GRUPPO DI PREGHIERA del 07.08.11

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“APOSTOLI DELLA REGINA
DELLA PACE”
Nel Cenacolo
con Maria..
Sommario
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Canto di apertura: LA PREGHIERA
DI GESU’ E’ LA NOSTRA
Rosario meditato
MESSAGGIO DEL MESE
Meditazione
Consacrazione alla Madonna
Canto allo Spirito Santo
Letture della domenica
Lo Spirito parla al cuore
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Catechesi del tempo…
Liturgia delle ore…Vespri o Compieta
Canto
Consacrazione ai tre Sacri Cuori
Preghiera a Maria prima di dormire
Canto di chiusura: HO
LOTTATO TANTO
Propositi settimanali
Appuntamento successivo
La preghiera di Gesù è la nostra (canto)
Dove due o tre sono uniti nel mio nome,
io sarò con loro, pregherò con loro,
amerò con loro perché il mondo venga a te,
o Padre, conoscere il tuo amore è avere vita con te.
Voi che siete luce della terra, miei amici,
risplendete sempre della vera luce,
perché il mondo creda nell'amore che c'è in voi,
o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a te.
Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno
se sarete uniti, se sarete pace, se sarete puri,
perché voi vedrete Dio che è Padre,
in lui la vostra vita gioia piena sarà.
Voi che ora siete miei discepoli nel mondo,
siete testimoni di un amore immenso,
date prova della speranza che è in voi, coraggio,
vi guiderò per sempre: io rimango con voi.
Spirito, che animi la Chiesa e la rinnovi,
donale fortezza, fa' che sia fedele
come Cristo che muore e risorge,
perché il Regno del Padre
si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui,
si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui.
Consacrazione alla Madonna
Consapevole della mia vocazione cristiana io rinnovo oggi nelle Tue mani, o Maria, gli impegni del mio Battesimo.
Rinuncio a satana, alle sue seduzioni, alle sue opere e mi consacro a Gesù Cristo per portare con Lui la mia croce
nella fedeltà di ogni giorno alla volontà del Padre. Alla presenza di tutta la Chiesa Ti riconosco per mia Madre e
Sovrana. A Te offro e consacro la mia persona, la mia vita e il valore della mie buone opere passate, presenti e
future. Disponi di me e di quanto mi appartiene alla maggior gloria di Dio, nel tempo e nell’eternità. Amen
Consacrarsi a Maria è guardare a Lei come al modello da imitare nella fedeltà a Gesù.
Ella stessa ci incoraggia: fate tutto quello che Egli vi dirà !
La Consacrazione è accogliere Maria nella nostra vita:..allora non saremo più soli!
Consacrazione ai tre Sacri Cuori
Sacro Cuore di Gesù, Immacolato Cuore di Maria, Castissimo Cuore di San Giuseppe, io vi consacro in questo
giorno (o notte), la mia mente, le mie parole, il mio corpo, il mio cuore e la mia anima affinché si compia attraverso
di me in questo giorno (o notte) la Vostra Santa Volontà. Amen
Preghiera a Maria Santissima prima del riposo notturno
“O Vergine, si fa tardi,
tutto si addormenta sulla terra,
è l’ora del riposo: non abbandonarmi !
Metti la tua mano sui miei occhi
Come una buona madre.
Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù.
L’anima mia è stanca di affanni e di tristezze,
la fatica che mi attende è qui a me vicina.
Metti la tua mano sulla mia fronte,
arresta il mio pensiero.
Dolce sarà il mio riposo,
se benedetto da te.
Perché domani il tuo povero figlio
Si desti più forte
E riprenda allegramente
Il peso del nuovo giorno.
Metti la tua mano sul mio cuore. Lui solo vegli sempre
e Ridica al suo Dio Un amore eterno
1
Messaggio del 2 agosto 2011 (a Mirjana)
“Cari figli, oggi vi invito a rinascere nella preghiera ed a diventare con mio Figlio, attraverso lo Spirito Santo, un
nuovo popolo. Un popolo che sa che se perde Dio ha perso se stesso. Un popolo che sa che, nonostante tutte le
sofferenze e le prove, con Dio è sicuro e salvo. Vi invito a radunarvi nella famiglia di Dio ed a rafforzarvi con la forza
del Padre. Come singoli, figli miei, non potete fermare il male che vuole regnare nel mondo e distruggerlo. Ma per
mezzo della volontà di Dio tutti insieme con mio Figlio potete cambiare tutto e guarire il mondo. Vi invito a pregare
con tutto il cuore per i vostri pastori, perché mio Figlio li ha scelti. Vi ringrazio.”
Messaggio del 25 luglio 2011
“Cari figli, questo tempo sia per voi tempo di preghiera e di silenzio. Riposate il vostro corpo e il vostro spirito, che
siano nell’amore di Dio. Permettetemi figlioli di guidarvi, aprite i vostri cuori allo Spirito Santo perchè tutto il bene
che è in voi fiorisca e fruttifichi il centuplo. Iniziate e terminate la giornata con la preghiera del cuore. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata.”
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Giov. Paolo II
Giuseppe, sposo della Vergine Madre di Dio,
insegnaci incessantemente tutta la verità divina e tutta
la dignità umana contenute nella vocazione di sposi e
di genitori!
San Giuseppe, ottienici da Dio, che cooperiamo, con
costanza, con la grazia del grande sacramento nel
quale uomo e donna si promettono reciprocamente
l’amore, la fedeltà e l’onestà coniugale, fino alla
morte!
San Giuseppe, uomo giusto, insegnaci l’amore
responsabile verso coloro che Dio ci affida in modo
particolare: l’amore tra i coniugi, l’amore tra i genitori
e coloro ai quali i genitori danno la vita!
Insegnaci la responsabilità verso ogni vita, dal primo
momento del concepimento, fino all’ultimo istante su
questa terra.
Insegnaci un gran rispetto per il dono della vita.
Insegnaci ad adorare profondamente il Creatore, padre
e datore della vita.
San Giuseppe, patrono del lavoro umano, aiutaci in
ogni lavoro che è vocazione dell’uomo sulla terra.
Insegnaci a risolvere i difficili problemi collegati col
lavoro nella vita delle generazioni, a cominciare dai
giovani, e nella vita delle società.
San Giuseppe, protettore della Chiesa preghiamo Dio
con queste parole:
“O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi
della nostra redenzione alla custodia premurosa di san
Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua
Chiesa di cooperare fedelmente al compimento
dell’opera di salvezza”.
Preghiera per i sacerdoti ISPIRATA DAL SIGNORE
Signore Gesù, santifica tutti i Sacerdoti per i meriti della tua Santa Passione, perché possano essere la tua vera
immagine pura e santa nel mondo. Signore Gesù, per l'amarezza che hai provato per il bacio di Giuda traditore, fa' che
ritornino alla Grazia santificante tutti i Sacerdoti che furono infedeli alla loro vocazione e continuano ostinati nei
peccati del mondo. Te lo chiediamo per l'intercessione del Cuore Immacolato di Maria e del Cuore Castissimo di San
Giuseppe.
Eterno Padre, offriamo il Santo Volto del Tuo Figlio Gesù per le mani di Maria con l'intero generoso olocausto di tutti
noi stessi in riparazione di tanti peccati che si commettono, specialmente delle offese al SS. Sacramento dell'Altare. Te
lo offriamo in modo particolare perché i Sacerdoti mostrino al mondo con la santità della vita, l'adorabile fisionomia
del Divin Volto, irradiando la luce della verità e dell'amore per il trionfo della Chiesa e la propagazione del Regno.
O Gesù il tuo Cuore è dolce ed amabile sorgente donde scaturisce ogni bontà e misericordia, traboccante d’Amore.
Immergi l’Anima di tutti i Tuoi ministri nel Tuo sangue preziosissimo, affinché s’immolino con lo stesso Amore con
cui Tu sei morto e risorto, per salvare le anime. Amen 3 Ave Maria
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Prima Lettura 1 Re 19,9a.11-13a
Fermati sul monte alla presenza del Signore.
Dal primo libro dei Re
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco
gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al
Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il
terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì,
Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
2
Salmo Responsoriale Dal Salmo 84
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Amore e verità s’incontreranno,
Seconda Lettura Rm 9, 1-5
Vorrei essere io stesso anàtema, separato da Cristo, a vantaggio dei miei fratelli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel
cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la
carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro
appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei
secoli. Amen.
Vangelo Mt 14, 22-33
Comandami di venire verso di te sulle acque.
Dal vangelo secondo Matteo
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva,
finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se
ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era
contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i
discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo:
«Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!».
Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte,
s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse:
«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si
prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 31.07.2011
Cari fratelli e sorelle!
Il Vangelo di questa domenica descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una
moltitudine di persone che lo hanno seguito per ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie (cfr Mt 14,14).
Sul far della sera, i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare la folla, perché possa andare a rifocillarsi. Ma il
Signore ha in mente qualcos’altro: "Voi stessi date loro da mangiare" (Mt 14,16).
Essi, però, non hanno "altro che cinque pani e due pesci".
Gesù allora compie un gesto che fa pensare al sacramento dell’Eucaristia: "Alzò gli occhi al cielo, recitò la
benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla (Mt 14,19).
Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano
per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano
loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione
apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e dei Sacramenti.
In questo segno prodigioso si intrecciano l’incarnazione di Dio e l’opera della redenzione. Gesù, infatti, "scende" dalla
barca per incontrare gli uomini (cfr Mt 14,14). San Massimo il Confessore afferma che il Verbo di Dio "si degnò, per
amore nostro, di farsi presente nella carne, derivata da noi e conforme a noi tranne che nel peccato, e di esporci
l’insegnamento con parole ed esempi a noi convenienti" (Ambiguum 33: PG 91, 1285 C).
Il Signore ci offre qui un esempio eloquente della sua compassione verso la gente. Viene da pensare ai tanti fratelli e
sorelle che in questi giorni, nel Corno d’Africa, patiscono le drammatiche conseguenze della carestia, aggravate dalla
guerra e dalla mancanza di solide istituzioni. Cristo è attento al bisogno materiale, ma vuole donare di più, perché
l’uomo è sempre "affamato di qualcosa di più, ha bisogno di qualcosa di più" (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 311).
Nel pane di Cristo è presente l’amore di Dio; nell’incontro con Lui "ci nutriamo, per così dire, dello stesso Dio
vivente, mangiamo davvero il «pane dal cielo»" (ibid.).
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Cari amici, "nell’Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così
intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo" (Esort. ap. postsin. Sacramentum
caritatis, 88). Ce lo testimonia anche Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, di cui oggi la Chiesa
fa memoria. Ignazio scelse, infatti, di vivere "ricercando Dio in tutte le cose, amando Lui in tutte le creature" (cfr
Costituzioni della Compagnia di Gesù, III, 1, 26). Affidiamo alla Vergine Maria la nostra preghiera, perché apra il
nostro cuore alla compassione verso il prossimo e alla condivisione fraterna.
L’umiltà di confessarsi garanzia del cambiamento
di Giacomo Samek Lodovici (02/08/11)
Da mezzogiorno di ieri e sino alla mezzanotte di oggi è come sempre possibile lucrare l’indulgenza plenaria del
«Perdono di Assisi», ottenuta da san Francesco nel 1216. Tra le condizioni per ottenerla c’è – come di consueto per le
indulgenze – la confessione sacramentale negli otto giorni precedenti o successivi.
Sono però ancora molti coloro che criticano la confessione ritenendo che sia sufficiente chiedere interiormente
perdono direttamente a Dio. La mancanza di comprensione del senso e del valore di questo sacramento tocca in questi
giorni un apice in Irlanda, dove due ministri vogliono presentare un disegno di legge per obbligare i sacerdoti a
rivelare notizie di abusi sui minori (esecrabili, non ci stancheremo mai di dirlo) apprese in confessione. Risulta
insomma sempre più opportuno chiarire o ricordare i motivi sia teologici sia "laici" per confessarsi dal sacerdote.
Dal punto di vista scritturistico non va dimenticato, per esempio, l’annuncio di Gesù ai discepoli: «A chi rimetterete i
peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv, 20,22-23). Egli non parla di una
remissione mediante la mera accusa dei propri peccati davanti a Dio, bensì tramite la mediazione di altri uomini. Il
passo va connesso con quello dell’affidamento a Pietro delle chiavi del Regno dei cieli: «Tutto ciò che legherai sulla
terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt, 16,19). Potremmo continuare,
ma passiamo ad alcune ragioni laiche. Anzitutto, se ci rivolgiamo interiormente a Dio, l’esame di coscienza rischia di
essere frettoloso perché ci viene da pensare che Dio sa già tutto. Se invece dobbiamo riferire le nostre colpe a un
sacerdote siamo portati a fare un esame più approfondito e ciò, oltre a essere utile per una buona confessione, ci può
aiutare a conseguire un miglioramento morale, perché quest’ultimo esige la chiara conoscenza dei propri difetti.
Inoltre, fare una confessione di fronte a un uomo è faticoso e, per alcuni, motivo di umiliazione, ma ha la sua
fecondità: sia perché questa sgradevolezza può essere già parte (insieme alla penitenza assegnata dal sacerdote) della
pena per il male commesso, ed è davvero poca cosa rispetto all’assoluzione di una colpa come il peccato, che è offesa
a Dio; sia perché questa percezione emotiva può risultare un incentivo a non peccare più, appunto per evitare di dover
ri-sperimentare ciò che è spiacevole; sia, infine, perché la "fatica" che l’assoluzione è costata ce la fa apprezzare
maggiormente, come tutte le cose che otteniamo con un certo sforzo.
L’uomo non è solo spirito, bensì un’entità composta di spirito e corpo, compenetrati profondamente. Dunque, visto
che siamo anche corporei, abbiamo bisogno di atti fisico-corporei nei nostri confronti. Per esempio, l’amore
(genitoriale, amicale, coniugale, ecc.) si esplica anche attraverso la pacca sulla spalla, l’abbraccio, il bacio.
Analogamente, chi si confessa ha bisogno di sentire materialmente con le sue orecchie che il sacerdote gli dica: «Io ti
assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Ne ha bisogno per essere certo di essere
stato davvero perdonato da Dio. Se la confessione fosse solo interiore come potremmo sapere di essere stati perdonati?
Solo con una locuzione interiore. Ma, anche in questo caso, come potremmo sapere che non si tratta di
un’autosuggestione?
È vero che alcuni sacerdoti possono essere indegni del sacramento che amministrano. Ma l’efficacia di un sacramento
non scaturisce dalla santità o meno del ministro, bensì dalla potenza di Dio. Di cui il sacerdote è semplice strumento.
Mons Mazzolari: una vita grande di Francesco Agnoli (30/07/2011)
Avevo sul tavolo un libro, appena edito, dell’amico Lorenzo Fazzini (“Un vangelo per l’Africa. Cesare Mazzolari,
vescovo di una chiesa crocifissa”, Lindau), quando tutti i giornali, domenica 17, hanno dato la notizia: è morto
monsignor Mazzolari. E’ stato un colpo al cuore. Il Sudan è per me un luogo “mitico”, da quando ero ragazzo, e mio
padre mi parlava di questa terra di cattolici ed animisti, perseguitati dagli islamici del Nord del paese.
Poi, solo l’anno scorso, avevo chiesto, proprio a Lorenzo, di portare Cesare Mazzolari nella mia città, ma l’incontro
era saltato all’ultimo momento, non ne ricordo il motivo. Mazzolari, dunque, è morto, pochi giorni dopo che il paese
per cui ha dato l’esistenza, il Sudan del sud, aveva festeggiato l’indipendenza (9 luglio). Gli è stato concesso di vedere
l’alba di un nuovo giorno, ma non più di questo. E così la conoscenza diretta di un così grande uomo, non sarà più
possibile ad alcuno. Che fosse grande, però, lo hanno riconosciuto tutti. Il Corriere della sera ha titolato: “Addio a don
Mazzolari, amico dei bimbi soldato”. Anche il Giornale ha messo in luce la lotta di Mazzolari per salvare bambini
africani dalla schiavitù e dalla guerra.
E’ innegabile: un occidentale che lascia la nostra ricca terra per andare a vivere, per trent’anni, in mezzo alla miseria
più nera, alla guerra, al terrore, fa il suo effetto. E’ ben altro rispetto ai volontari delle varie organizzazioni umanitarie,
che con generosità partono per le loro missioni, sicuri però di tornare, molto presto, al calduccio delle loro case.
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Mazzolari ha vissuto il Vangelo alla lettera: ha abbandonato i suoi genitori a 18 anni, sapendo che non li avrebbe quasi
più rivisti. Non per smania di viaggiare; neppure per quell’inquietudine che muove tanti giovani verso sempre nuovi
lidi. Al contrario, Mazzolari è partito mettendo la propria volontà nelle mani di Dio.
Un uomo così non può che stupire, anche i media laici. Che però hanno messo in luce, di lui, soprattutto le opere di
carità: “Mazzolari ha salvato migliaia di bambini soldato; ha costruito scuole, ospedali, con instancabile tenacia”…
Tutto vero. Ma dire questo, e non capire perché, è molto poco. A muovere Mazzolari, come racconta Fazzini, è stato
l’amore di Cristo. La carità, quella perseverante, capace di sacrificio, indomabile, non nasce, nell’uomo decaduto,
come un sentimento spontaneo. Non siamo, naturalmente, buoni. Non è neppure un acquisto per sempre. Mazzolari
confessava di trovare forza in Cristo: in Cristo Eucaristia, in Cristo crocifisso, in Cristo incarnato
Solo così per lui era possibile rinunciare totalmente a se stesso, consapevole che “chi perderà la propria vita per Me, la
salverà” (LC, 22-25). Quando ero giovane, confessava sempre Mazzolari a Fazzini, parlando dello scandalo pedofilia
in Usa, andai a studiare in quel paese: “Durante gli anni del dopo-Concilio, nella Chiesa degli Stati Uniti, constatavo
la diffusione di una spiritualità molto superficiale, basata per lo più sulla psicologia. Quest’ultima diventava il
sistema per curare la vita interiore”.
In questo modo, continuava Mazzolari, Dio veniva sempre più “marginalizzato”, con la conseguenza inevitabile che,
accanto alle motivazioni, venisse a mancare anche la castità. Non era più compresa, né, poco a poco, praticata. Ma la
castità è il primo dono di sè che il sacerdote fa: è ciò che gli permette di donarsi poi, interamente, agli altri; di poter
essere mandato oggi in un paese, domani in un altro…
Monsignor Mazzolari, senza moglie, figli, né psicologia, ha vissuto la fame, la guerra (dal 1983 al 2006), la prigionia,
in mezzo ad un’etnia, i dinka, in cui i ricchi si permettono anche decine di mogli, e le figlie vengono vendute per delle
vacche. Lui bianco, tra i neri, condividendo storie, dolori, speranze, originariamente non suoi. La sua morte, dunque,
non ha lasciato indifferenti. I giornali, dicevo, lo hanno lodato, ne hanno riconosciuto la generosità e l’opera sociale. I
missionari sono ancora apprezzati, perché si sa che portano lavoro, istruzione, sanità.
Ma c’è qualcosa, in loro, che oggi si stenta a comprendere; che, addirittura, o si mette tra parentesi, o si condanna.
Colui che li muove. Questo accade persino nel mondo cattolico. Proprio Mazzolari lamentava sia la formazione dei
giovani missionari, sia la mentalità dei cattolici: “Spesso in Italia trovo fondi per opere sociali, ma non per costruire
una chiesa…siamo diventati iconoclasti e non vogliamo più sentire parlare di cose sante”.
Due mi sembrano i motivi di ciò. Il primo è il prevalere di una mentalità di stampo socialista-marxista, secondo cui
come il prete è uno psicologo, così il missionario è solo un operatore sociale chiamato a cambiare più la struttura
economica che il cuore degli uomini. Il secondo è il relativismo religioso. Ma non sarebbe partito, Mazzolari, se non
avesse creduto che esiste una bella differenza tra Cristo ed Allah. Lasciò tutto, dunque, per donare agli altri qualcosa
di più prezioso di se stesso: per annunciare il Vangelo. Le scuole, i bambini salvati dalla guerra, le opere sociali,
furono inevitabili conseguenze.
Degna sepoltura per i bimbi non nati di Francesco Agnoli (29/07/11)
La notizia non è nuova, ma ha ora un certo rilievo sui grandi media: a Caserta, l’associazione Difendere la vita con
Maria, fondata e presieduta da don Maurizio Gagliardini, ha siglato un protocollo di intesa, approvato con delibera del
22 luglio 2011, con l'Azienda ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano, per promuove il seppellimento dei «bambini
non nati». Il sindaco della città ha dato la propria disponibilità a concedere un apposito spazio nel cimitero cittadino,
ma, come sempe in questi casi, si è levata, violenta e intollerante, la voce di alcuni protestatari - rappresentati dal
sindacato medico Fp-Cgil Medici - che sono divenuti, per il Corriere della Sera, "i medici" tout court. Il che non
dovrebbe essere, dal momento che nel nostro Paese la maggioranza dei ginecologi sono obiettori e quindi ritengono
l’aborto quantomeno qualcosa di negativo. Secondo il sindacato di sinistra, si tratterebbe di «violenza psicologica sulle
donne da fermare».
A queste lamentazioni, si è unito, puntuale e immancabile, l’anatema dei Radicali, con un comunicato di Maria
Antonietta Farina Coscioni, che comincia così: «Apripista è stata la regione Lombardia di Formigoni, che ha varato
provvedimenti che vanno ben oltre le sue competenze disponendo la sepoltura dei feti come fossero esseri umani e
mettendo in essere una vergognosa speculazione». Perché tanta rabbia, tanto ingiustificato livore?
A Caserta, infatti, non è successo nulla di nuovo, sia perché la sepoltura dei feti, morti per aborto spontaneo, o uccisi
tramite ivg, è già realtà in varie zone del nostro paese, come, appunto, la Lombardia, sia perché nulla cambia, dal
punto di vista della legge 194, in quanto l’aborto procurato rimane libero e gratuito, esattamente come prima.
Cerchiamo di capire come stanno i fatti.
Nel nostro Paese è previsto il seppellimento dei feti superiori alle 20 settimane, le cui fattezze umane così evidenti e
visibili impediscono anche ai più cinici di gettare questi resti umani nell’inceneritore. Un dpr del 21 ottobre 1975, n.
803, stabilisce, all’articolo 7, «su richiesta dei genitori il seppellimento anche dei prodotti di concepimento abortivi di
presunta età inferiore alle 20 settimane». Proprio sulla base di questo dpr, l’allora ministro alla Sanità Donat Cattin
emanò la circolare telegrafica n.500/2/4 del 13 marzo 1988, tutt’ora in vigore, in cui si stabiliva la sepoltura di feti
anche in assenza di richiesta dei genitori, e si ricordava che «lo smaltimento attraverso rete fognante o i rifiuti urbani
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ordinari costituisce violazione del Regolamento di polizia mortuaria e del Regolamento di igiene», mentre lo
«smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali, seppur legittimo, urta contro i principi dell’etica comune».
Il dpr n. 285 del 1990 prevede ugualmente che i bambini, definiti «prodotti abortivi», di età gestazionale dalle 20 alle
28 settimane vengano sepolti a cura della struttura ospedaliera. A richiesta dei genitori possono essere raccolti nel
cimitero, con la stessa procedura, i resti di «prodotti del concepimento» di età inferiore alle 20 settimane. In questo
caso i genitori, a titolo proprio, o associazioni come quella fondata da don Gagliardini, attraverso convenzioni mirate,
possono raccogliere i resti dei bambini non nati e chiedere all’unità sanitaria locale i relativi permessi del trasporto e
del seppellimento. Infine dovranno accordarsi con i servizi cimiteriali, per l’atto di pietà dell’inumazione.
Riassumendo: i feti oltre le 20 settimane hanno automatico diritto alla sepoltura, anche se sovente questo avviene con
ben poca cura (in modo anonimo, cumulativo, senza possibilità di conoscere il luogo), mentre per quelli più piccoli
sarebbe richiesta un'analoga pietas, trattandosi pur sempre di resti umani, ma nella realtà dei fatti essi finiscono spesso
bruciati nell’inceneritore insieme ai "rifiuti speciali", quando non buttati, come un tempo avveniva sicuramente più
spesso, nelle fogne.
«La nostra associazione - spiegano Maria Luisa e Francesca, dell’associazione Life di Ospedaletto Euganeo, che si
occupa proprio della sepoltura dei feti - è cominciata agli inizi del 2000 in seguito alla richiesta di una madre, che
aveva perso il proprio bambino nelle prime settimane di gestazione. Questa madre desiderava sapere se poteva salutare
il suo bambino attraverso un rito religioso. Da allora abbiamo capito l’importanza di venire in aiuto al dolore di alcune
madri, e nello stesso tempo di compiere un atto dovuto a creature umane. Proprio in questi giorni una famiglia che si
trova nel dolore per la perdita del proprio figlio, ha richiesto di poter seppellire il proprio bambino, morto a 18
settimane di gestazione, e ha richiesto il nostro aiuto. Il rito ha avuto luogo giovedì 12 maggio alle ore 8.30 presso
l’ospedale di Monselice», che è uno dei tanti, oltre a quello di Caserta, ad aver riconosciuto questa possibilità.
La sepoltura dei feti non è però, come si potrebbe pensare, un sollievo solo per le madri che hanno visto morire un
bambino desiderato, e che per questo sentono il dovere di tributargli un ultimo gesto di affetto. Può esserlo anche per
quelle che, essendosi sottoposte all’aborto procurato (spesso spinte da qualcuno, dalla solitudine, dalle circostanze, da
una cultura disumana…), sono poi cadute, come spesso accade, in un profondo stato di desolazione, e cercano
quantomeno un luogo in cui piangere, per non essere del tutto impotenti di fronte al fantasma del loro bambino,
rimpianto e perduto, ma non scomparso dal loro cuore.
Rimangono a questo punto da proporre alcune considerazioni.
La prima: gli abortisti aborrono la sepoltura dei feti, tirando in ballo contro di essa ora "i costi", ora la "violenza
psicologica sulle donne", perché seppellire un feto significa riconoscergli una dignità. Significa riconoscere che è un
essere umano. Invece la mentalità abortista, ben esemplificata nella frase menzognera della Coscioni («…feti come
fossero esseri umani…»), vuole che questo non avvenga: lotta perché nell’immaginario collettivo, nonostante le
evidenze scientifiche, accessibili con qualsiasi ecografia, un feto rimanga un "grumo di cellule", un qualcosa di
indistinto, di inumano; lotta perché abortire o partorire siano due decisioni esattamente equivalenti, in ogni
circostanza. Per questo gli abortisti devono negare completamente la realtà del bambino nell’utero materno, ad ogni
stadio, e anche dopo la morte. La seconda considerazione porta un po’ più lontano, al senso stesso della vita e della
morte, e quindi anche della sepoltura. Un poeta ateo come Ugo Foscolo notava che «dal dì che nozze tribunali ed are
dier alle umane belve esser pietose di se stesse e d’altrui», gli uomini provvidero a seppellire i loro morti, sottraendoli
alle ingiurie degli animali e degli agenti atmosferici. Foscolo riteneva che gli uomini fossero solo materia: eppure,
dimostrando una lodevole e significativa incoerenza, negava potesse essere "civile" una società che sottrae ai suoi
morti un ultimo tributo. La sepoltura è infatti un segno chiaro della dignità umana.
Solo gli uomini, infatti, seppelliscono i loro simili, dalla notte dei tempi. Le bestie mortali non lo fanno. Uno
scienziato contemporaneo, anch’egli ateo, come Edoardo Boncinelli sostiene che tutto ciò che esiste, in un universo,
anche umano, solo materiale, è sempre in vista di qualche utilità concreta. Eppure, nota in un suo libro, il fatto che gli
uomini abbiano sempre seppellito i loro defunti, è, da un punto di vista puramente naturalistico e materialistico,
ingiustificabile, incomprensibile. A meno che, diciamo noi, non si riconosca che l’uomo, da sempre, ha visto nei suoi
cari qualcosa di più della loro carne, della loro materia: cioè una vita spirituale, un destino eterno, immortale.
Ecco, coloro che seppelliscono oggi i feti abortiti, spontaneamente o in modo procurato, saranno un giorno ricordati
per la loro coraggiosa testimonianza: si dirà che in un’epoca di disumanità - che ha partorito lager e gulag, guerre
mondiali e sperimentazioni sugli uomini, tentativi di clonazione e pompe Karman per fare a pezzi i bambini -,
qualcuno ha lottato, con gesti simbolici e umanizzanti, per affermare la dignità di ogni singolo uomo, piccolo o
grande, di 20 settimane o di 25, sano o malato che fosse. Si dirà che in tempi di feroce ateismo, quando la legge di Dio
è stata sostituita dal capriccio e dall’arbitrio di ogni singolo uomo, cioè dalla legge del più forte, qualcuno ha voluto
tener viva la sacra pietas e, con essa, la differenza che corre tra le cose e le persone, tra un tumore strappato dalla
carne, e gettato nel water o tra i “rifiuti speciali”, e un bimbo, strappato, suo malgrado, dal grembo di sua madre e dal
cuore di suo padre.
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