LA CRISTOLOGIA IN GIOVANNI
Il vangelo ha un preciso intento cristologico: Gv 20, 30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non
sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché,
credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Gesù è Messia e (vs Mc) è subito presentato per quello che è, ma sono i suoi interlocutori che non colgono la sua identità,
creando poi un effetto chiamato la “ironia giovannea” (Gv 7, 41 Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla
Galilea?)
A un certo punto, in Gv emerge la domanda se Gesù sia o meno il Cristo, cioè il messia: Gv 10, 24 Se tu sei il Cristo,
dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «30 Io e il Padre siamo una cosa sola (…).
Gv 11, 27 Gli rispose (Marta): «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» “Figlio” in senso proprio (huiòs) è solo Gesù, mentre noi siamo tékna (téknon, sing.) cioè figli per adozione.
La condizione messianica di Gesù comporta la sua regalità - Gv 18, 37 Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?».
Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re».
Gesù è il rivelatore in fatti (segni) e parole - Gv 1,18: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel
seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». - Gv 8,38: «Io dico quello che ho visto presso il Padre» - Gesù dice e testimonia
quello che ha visto e udito dal Padre (3,32; 14,24; 15,15) - Gesù ha udito la verità da Dio e la comunica (8,40; 8,12.32; 14,6;
18,37)
Definizioni di Gesù - titoli tradizionali: profeta; figlio dell’uomo; figlio; Cristo - titoli di origine pasquale: Signore; Salvatore titoli giovannei: Lògos; Agnello di Dio (orizzonte soteriologico, accanto a “vita” e “luce”) – infatti Giovanni pone l’ultima
cena il venerdì sera, quando si sgozzavano gli agnelli per la pasqua.
IO SONO – ego eimi. In alcuni casi paiono delle forzature grammaticali, quando sono cioè nella forma dei cosiddetti “Io
sono” assoluti: Gv 4,26 Le disse Gesù: “Io sono, che ti parlo” (incontro con la samaritana al pozzo); Gv 6, 20 Il mare era
agitato …videro Gesù che camminava sul mare …disse: «Io sono, non temete»; Gv 8, 24.58 Vi ho detto che morirete nei
vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati» … prima che Abramo fosse, Io Sono»; Gv 13,
19 Ve lo dico fin d'ora perché crediate che Io Sono. (Dopo la lavanda dei piedi); Gv 18, «Chi cercate?». 5 Gli risposero:
«Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Io Sono!» 6 Appena disse «Io Sono», indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandò
loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8 Gesù replicò: «Vi ho detto che Io Sono».
La radice di questi “Io Sono” assoluti sta nell’AT (versione greca dei LXX): Is 41,4 Io sto all’inizio, quale primo, verso le
cose che stanno per venire io sono; Is 45, 18 Io sono il Signore, non ce n’è altri
“Io sono” funge quasi da nome di Dio: “io sono colui che sono” (Es 3, 14).
“Io sono” predicativi - Io sono il pane della vita (6,35.48); Io sono la luce del mondo (8,12; 9,5; 11,9-10; 12,35-36.46; cf
1,4-5.9); Io sono la porta delle pecore (10,7); Io sono il pastore buono (10,11.14); Io sono la risurrezione e la vita (11,25); Io
sono la via e la verità e la vita (14,6); Io sono la vite vera (15,1); Io sono la vite e voi i tralci (15,5)
La GLORIA e il NOME (di Dio e di Gesù)
Gv 12, 37 Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui; 38 perché si adempisse la parola detta
dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? 39 E non potevano credere, per il
fatto che Isaia aveva detto ancora: 40 Ha reso ciechi i loro occhi e ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con
il cuore, e si convertano e io li guarisca! 41 Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui. - Isaia parlava di queste
cose come della Gloria del Padre, qui Giovanni parla del Figlio. Gesù è la gloria di Dio manifestata.
Accanto alla gloria, emerge il tema del nome. Gv 17,6 Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini; Gv 12, 27 Ora l'anima
mia è turbata; e che devo dire? 28 Padre, glorifica il tuo nome». Quest’ultimo associa il nome e la gloria. Laddove il nome
indica identità e presenza: cfr 1Re 8 - “In questo tempio regna il tuo nome”. Se Gesù rivela il nome di Dio, la persona di
Gesù è una persona unica, speciale: egli è il figlio. Gesù è il nome stesso di Dio che dimora presso gli uomini.
IDENTITA’ e MISSIONE (Croce) - In GV identità e missione sono temi inclusivi: Gesù si fa Luce (vs tenebre
sataniche), Vita (vs demonio omicida), Grazia (vs seduzione del peccato) e Verità (vs menzogna diabolica) per noi. Quindi
Gesù vs Satana.
Il Battista rivela subito identità e missione di Gesù: “l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29). A
questa missione si associano i titoli di Cristo/Messia, Rabbi, Re d’Israele, Figlio dell’Uomo, Sposo.
Il disvelamento dell’identità di Gesù avviene tramite i segni: l’acqua trasformata in vino alle nozze di Cana (Gv 2), la
guarigione del figlio del funzionario regio (Gv 4), la guarigione del paralitico alla piscina di Betesda (Gv 5), la moltiplicazione
dei pani (Gv 6), la guarigione del cieco nato (Gv 9), Lazzaro resuscitato (Gv 11) + il segno per eccellenza della Resurrezione
(Gv 20).
Gesù è l’unico mediatore di salvezza: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”
(Gv 14, 6).
LA CRISTOLOGIA GIOVANNEA
Il vangelo stesso di Giovanni dichiara di avere un preciso intento cristologico:
Gv 20, 30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo
libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate
la vita nel suo nome.
L’intento di Gv 20,30-31 è suscitare o rafforzare la fede in Gesù.
Suscitare o rafforzare: questa distinzione si dovrebbe rendere in latino con un vel e non con un aut.
Nel testo greco di Gv 20,31 “affinché crediate” presenta un’incertezza che i curatori dell’edizione
critica del Nestle-Aland hanno segnalato: c’è un sigma fra parentesi quadre, per indicare che “affinché
crediate” può essere
1) un congiuntivo presente (“affinché continuiate a credere”) = rafforzare
2) congiuntivo aoristo (“affinché cominciate a credere”) = suscitare
Sembra in effetti che, in ragione del suo essere un testo non così facilmente accessibile, Gv sia rivolto a
persone che hanno già la fede e desiderino rafforzarla.
Gesù come Messia (Cristo) - “Perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”
E’ opinione condivisa (cfr. Marco) che l’identità messianica di Gesù si sveli solo progressivamente,
secondo una dinamica che all’inizio del XX secolo fu chiamata da Wrede il “segreto messianico”. Gesù
in Mc parecchie volte raccomanda di non dire chi sia:
Mc 8, 27 Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i
suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». 28 Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia
e altri uno dei profeti». 29 Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30 E
impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
Gesù è Messia, ma questa sua identità messianica non può essere svelata se non dopo la morte e la
risurrezione di Gesù. Invece in Gv Gesù è già presentato per quello che è. Il lettore sa bene chi è Gesù,
ma sono i suoi interlocutori che non colgono la sua identità, creando poi un effetto chiamato la “ironia
giovannea”.
Per esempio in Gv 7, ai versetti 40-43 c’è una discussione riguardo l’identità di Gesù:
Gv 7, 40 All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!». 41 Altri dicevano:
«Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? 42 Non dice forse la Scrittura che
il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?». 43 E nacque dissenso tra la gente
riguardo a lui.
“Questi è davvero il profeta”: … sembra un ammiccamento dell’autore verso il lettore, il quale sa che
Gesù proviene della stirpe di Davide mentre i contemporanei non lo colgono.
A un certo punto, in Gv emerge la domanda se Gesù sia o meno il Cristo, cioè il messia. Ed Egli
risponde affermativamente, benché in modo complesso:
Gv 10, 23 Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. 24 Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli
dicevano: «Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25 Gesù
rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno
testimonianza; 26 ma voi non credete, perché non siete mie pecore. 27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io
le conosco ed esse mi seguono. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola (…) 32 Vi ho fatto vedere molte opere
buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». 33 Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo
per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». (…) 36 «a colui che il Padre ha
consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37 Se non
compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38 ma se le compio (…) il Padre è in me e io nel
Padre». 39 Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Anche nell’episodio di Lazzaro emerge un chiaro riferimento a Gesù come Cristo/Messia:
Gv 11, 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo
giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque
vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il
Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo»
“Figlio” in senso proprio (huiòs) è solo Gesù, mentre noi siamo tékna (téknon, sing.) cioè figli per
adozione.
In Gv Gesù è definito attraverso categorie che facevano parte del mondo culturale ebraico e quindi
concetti tipicamente biblici; Giovanni conduce a una forma di cristianesimo che continuava ad
esprimersi ancora in rapporto secondo le speranze di Israele. In altri termini: Israele in forza di come
Giovanni descrive Gesù può capire secondo le sue categorie tradizionali.
La condizione messianica di Gesù comporta la sua regalità, il fatto cioè che Gesù sia Re.
Ricordate in Gv cosa succede dopo la moltiplicazione dei pani?
Gv 6, 4 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che
deve venire nel mondo!». 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo
sulla montagna, tutto solo.
La tematica regale riemerge nel contesto della passione, quando Pilato domanda se Gesù sia il Re dei
Giudei. Tutta quella sezione ruota attorno alla persona di Gesù
Gv 18, 33 Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». 34 Gesù
rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?». (…) 36 Rispose Gesù: «Il mio regno non
è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non
fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37 Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?».
Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re».
Dunque Gesù è Re, ma non di questo mondo.
Ignace de la Potterie nel suo La passione secondo Giovanni insiste sulla regalità di Gesù: crocifisso in mezzo
a due malfattori, con l’iscrizione voluta da Pilato “Gesù Nazareno, il re dei Giudei”.
Quindi vediamo lentamente emergere tutti i titoli di Gesù che esprimono l’origine divina di Gesù che
nei Sinottici, pur essendo manifesta in parole e gesti, tuttavia è meno esplicita.
Gesù è il rivelatore in fatti (segni) e parole
Gv 1,18: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato».
Gv 8,38: «Io dico quello che ho visto presso il Padre» ; Gesù è l’inviato del Padre (apostéllō e pémpō)
Dio ha dato tutto a Gesù (3,35; 13,3)
Gesù dice e testimonia quello che ha visto e udito dal Padre (3,32; 14,24; 15,15)
Gesù è disceso dal cielo (è venuto; è uscito: 8,42; 13,3; 16,27.28.30; 17,8; è sceso dal cielo; è giunto: 8,42);
Gesù sale (al cielo 3,13; dov’era prima 6,62; presso il Padre 20,17.27); Gesù va (8,21; 13,36; 14,5; 16,5;
14,2.3.12.28; 16,7); viene al Padre (17,11.13); Gesù passa da questo mondo al Padre (13,1).
Gesù conosce le cose per apprendimento (ginòskō); ma conosce le cose divine in modo stabile e tranquillo
(oida) 7,29; 8,14.55 ; Gesù ha udito la verità da Dio e la comunica (8,40; 8,12.32; 14,6; 18,37)
definizioni di Gesù
titoli tradizionali: profeta; figlio dell’uomo; figlio; Cristo
titoli di origine pasquale: Signore; Salvatore
titoli giovannei: Lògos;
Agnello di Dio (orizzonte soteriologico, accanto a “vita” e “luce”) – infatti Giovanni pone l’ultima cena il
venerdì sera, quando si sgozzavano gli agnelli per la pasqua.
La preesistenza di Gesù.
Se io dico Pre-esistenza intendo “esistente prima del mondo”. Giovanni non è l’unico a parlare di una
preesistenza di Gesù: anche Paolo: Fil 2, 6 (Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò
un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio); 1Cor 8, 6 (per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale
tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le
cose e noi esistiamo per lui). Sono riferimenti che richiamano il prologo giovanneo ma risalgono a ben
prima, almeno al 50 dC. Ma possiamo anche ricordare Ebr 1, 1-2: 1 Dio, che aveva già parlato nei tempi
antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, 2 in questi giorni, ha
parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha
fatto anche il mondo.
Anche Giovanni è assai chiaro sulla preesistenza di Gesù:
Gv 3, 13 Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo
Gv 8, 57 Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». 58 Rispose loro Gesù:
«In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
E poi ancora la cosiddetta preghiera sacerdotale:
Gv 17, 5 E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo
fosse
IO SONO.
Io sono – ego eimi. In alcuni casi paiono delle forzature grammaticali, quando sono cioè nella forma dei
cosiddetti “Io sono” assoluti:
Gv 4,26 Le disse Gesù: “Io sono, che ti parlo” (incontro con la samaritana al pozzo)
Gv 6, 18 Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. 19 Dopo aver remato circa tre o quattro
miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. 20 Ma egli
disse loro: «Io sono, non temete».
Gv 8, 24 Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei
vostri peccati» 28 Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io
Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 58 Rispose loro
Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Gv 13, 19 Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io
Sono. (Dopo la lavanda dei piedi)
Gv 18, «Chi cercate?». 5 Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Io Sono!» 6 Appena
disse «Io Sono», indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?».
Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8 Gesù replicò: «Vi ho detto che Io Sono».
La radice di questi “Io Sono” assoluti sta nell’AT (versione greca dei LXX):
Is 41,4 Io sto all’inizio, quale primo, verso le cose che stanno per venire io sono
Is 43,10 Affinché conosciate, comprendiate che io sono
Is 45, 18 Io sono il Signore, non ce n’è altri
Is 46,4 Fino alla vostra vecchiaia, io sono sempre lo stesso
L’espressione greca “io sono” traduce l’espressione ebraica “io sono quello”, oppure “quello sono io”.
“Chi è che t’ha fatto uscire dal paese d’Egitto? Quello sono io”. Questo “io quello” è tradotto dalla
LXX “Io sono”.
Giovanni fa dire al Kyrios, al Signore, “Io sono”. Quest’espressione in Giovanni è in bocca a Gesù
stesso, non al padre. “Io sono” funge quasi da nome di Dio: “io sono colui che sono” (Es 3, 14).
Questa espressione fa designare Gesù con la stessa locuzione con cui Dio presentava se stesso nei testi
dell’AT. Così vediamo che Gesù è associato in modo strettissimo a Dio e alla sua unicità.
Oltre agli “io sono” assoluti ci sono gli “io sono” predicativi che designano Gesù con termini familiari
al contesto culturale ebraico, indicanti lo stretto rapporto tra Dio e il popolo e identificanti Gesù col
Cristo
“Io sono” predicativi
Io sono il pane della vita (6,35.48); Io sono il pane disceso dal cielo (6,41.42); Io sono il pane vivente
disceso dal cielo (6,51)
Io sono la luce del mondo (8,12; 9,5; 11,9-10; 12,35-36.46; cf 1,4-5.9)
Io sono la porta delle pecore (10,7); Io sono la porta (10,9)
Io sono il pastore buono (10,11.14)
Io sono la risurrezione e la vita (11,25)
Io sono la via e la verità e la vita (14,6)
Io sono la vite vera (15,1); Io sono la vite e voi i tralci (15,5)
La GLORIA e il NOME (di Dio e di Gesù)
Gv 12, 37 Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui; 38 perché si
adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E il braccio del Signore a
chi è stato rivelato? 39 E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora: 40 Ha reso ciechi i loro occhi e
ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, e si convertano e io li guarisca!
41 Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui.
L’evangelista sembra dire che il Profeta Isaia avrebbe visto la gloria di Gesù. E’ istituito un legame
senza precedenti tra il Padre e il Figlio: Isaia parlava di queste cose come della Gloria del Padre, qui
Giovanni parla del Figlio.
Il tema della gloria è importante in Giovanni. Presente in Gv 1,14: “e noi vedemmo la sua gloria” e
Gv 11, 3-4: “Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio” (Lazzaro).
Il padre glorifica il Figlio e il figlio glorifica il Padre. Gesù cerca la gloria del Padre e volontà del Padre è
la glorificazione del Figlio. Dio viene glorificato e il Figlio viene glorificato nelle attività terrene di Gesù
e nella sua morte e risurrezione. In queste opere, quindi, il Padre glorifica il Figlio e il Figlio glorifica il
Padre: questo è il senso del suo ministero.
Inoltre, in Gv 14,13 si dice che i discepoli, se pregheranno nel nome di Gesù, egli li esaudirà affinché il
Padre sia glorificato nel Figlio. Quindi, la Preghiera dei discepoli è qualcosa che ha come punto di
arrivo la gloria di Gesù e la gloria del Padre.
Il tema della gloria si trova già nel Secondo Isaia ma quella gloria annunciata da Isaia ora passa
attraverso la persona di Gesù. Quella gloria che Isaia attribuiva a Dio ora in Giovanni viene attribuita
al Padre e a Gesù insieme. Perciò vengono estese alla persona di Gesù le espressioni che nell’Antico
Testamento erano usate per parlare di Dio. Come per “Io sono”, così per la gloria.
Questo tema della gloria arriva a farci cogliere il particolare rapporto che sussiste fra Dio Padre e il
Figlio Gesù. Non solo Gesù è associato alla Gloria del Padre, ma Gesù è la gloria di Dio
manifestata.
Accanto alla gloria, emerge il tema del nome.
Gv 17,6 Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini - Gesù fa conoscere il nome di Dio agli uomini
Gv 17, 12 Questo versetto ha due possibilità, date dalla diversità dei manoscritti. La vecchia CEI
diceva: “conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato”; altri manoscritti (preferiti dal testo critico
attuale) dicono “li ho custoditi nel tuo nome che mi hai dato”.
Gv 5,43 nella disputa che nasce presso la piscina di Betesda, Gesù dice “Io sono venuto nel nome del
Padre mio”.
Gv 12, 27 Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono
giunto a quest'ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e
di nuovo lo glorificherò!»
Quest’ultimo associa il nome e la gloria. Laddove il nome indica identità e presenza: cfr 1Re 8 - “In
questo tempio regna il tuo nome”. La presenza emerge già nel prologo giovanneo, quando dice che “il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14), ponendo la sua tenda in mezzo a noi.
Se Gesù rivela il nome di Dio, la persona di Gesù è una persona unica, speciale: egli è il figlio.
Quello che la tradizione della Chiesa ha formulato in secoli successivi nei termini che noi conosciamo
dal Credo niceno-costantinopolitano, omousios (e quindi i termini di persona, sostanza eccetera) in
verità in Giovanni avviene attraverso la categoria della gloria e del nome.
Quindi: per dire che Gesù è Dio ed è della stessa natura del Padre, Giovanni insiste molto sulla natura
del Padre e sul nome. Poiché questi due temi erano caratteristici dell’AT, visto che adesso Giovanni
applica tutto a Gesù, significa che Gesù è presentato come Dio. Gesù è il nome stesso di Dio che
dimora presso gli uomini.
Ancora: in Isaia Dio aveva detto che Dio non avrebbe ceduto la sua gloria ad Altri: “non darò ad altri la
mia gloria” (Is 42, 8). Quindi Dio non dà gloria ad altri se non a chi? Al figlio. Colui al quale è stato
dato “il nome che è al di sopra di ogni nome” (Fil 2, 9).
IDENTITA’ e MISSIONE (Croce)
In GV identità e missione sono temi inclusivi. Gesù è il Logos Figlio eterno di Dio che si fa carne per
diventare Luce (vs tenebre sataniche), Vita (vs demonio omicida), Grazia (vs seduzione del peccato) e
Verità (vs menzogna diabolica) per noi. Quindi Gesù vs Satana.
Gesù, Logos incarnato, porta la vita donando la vita, fine ultimo del vangelo stesso: “perché credendo
abbiate la vita” (Gv 20, 31).
Il Battista rivela subito identità e missione di Gesù: “l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del
mondo” (Gv 1, 29). A questa missione si associano i titoli di Cristo/Messia, Rabbi, Re d’Israele, Figlio
dell’Uomo, Sposo.
La volontà salvifica di Dio è esplicitata: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito
perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Gesù si rivela progressivamente (“Io sono”) come profeta (4, 19), messia (4, 25-26), come salvatore del
mondo (4, 42), come “pane per la vita del mondo” (6, 51) con chiaro riferimento all’eucaristia.
Il disvelamento dell’identità di Gesù avviene tramite i segni: l’acqua trasformata in vino alle nozze di
Cana (Gv 2), la guarigione del figlio del funzionario regio (Gv 4), la guarigione del paralitico alla piscina
di Betesda (Gv 5), la moltiplicazione dei pani (Gv 6), la guarigione del cieco nato (Gv 9), Lazzaro
resuscitato (Gv 11) + il segno per eccellenza della Resurrezione (Gv 20).
Gesù accoglie liberamente la missione indicatagli dal Padre, donando la sua vita (Gv 10, 17: Ho il
potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo). Non è tanto mandato nel mondo per morire, quanto
piuttosto perché con la sua morte gli uomini abbiano la vita eterna da Lui che è resurrezione e vita
eterna (Gv 11).
Gesù è l’unico mediatore di salvezza: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se
non per mezzo di me” (Gv 14, 6). È cioè unica via (medium) per arrivare alla vita vera (comunione
eterna con Dio). Si tratta di un’opera di salvezza che si compie non solo con la morte di Gesù ma anche
tramite la sua venuta nella carne, le sue parole, i suoi gesti.
La preghiera sacerdotale (Gv 17) rivela che la salvezza non è tanto un dono che Gesù deve chiedere al
Padre quanto piuttosto un progetto nel Padre col Figlio nello Spirito Santo. Gesù non prega per
chiedere ma per rivelare il progetto del Padre e manifestare la sua profonda unità.
La missione soteriologia si compie nei doni dalla Croce: lo Spirito, il sangue e l’acqua che rimandano
alla Chiesa, all’Eucaristia e al Battesimo.
Nella 1Gv la salvezza si definisce come vita di comunione col Padre e col Logos, il cui primo frutto è la
gioia. Gesù è la vittima di espiazione per i nostri peccati (1Gv 4), non come dono offerto per propiziare
Dio, ma come dono che il Padre stesso offre per la salvezza degli uomini, come espressione di Sé in
quanto Amore: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio in lui” (1Gv 4, 16).
bibliografia
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HURTADO, L.W., Signore Gesù Cristo. La venerazione di Gesù nel cristianesimo più antico, II, Introduzione allo studio della Bibbia.
Supplementi 32, Paideia, Brescia 2006, 361-436.
PENNA, R., I ritratti originali di Gesù il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria. II. Gli sviluppi, San Paolo, Cinisello
Balsamo 1999, 387-456.