klp - Mario bianchi

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Inequilibrio 2012
Racconti a più voci dalla pineta di Castello Pasquini
di Mario Bianchi
E dunque siamo tornati di nuovo, ripercorrendo le strade de “Il Sorpasso” di Risi, nei luoghi
che videro passeggiare Mastroianni e Suso Cecchi d'Amico, noi a mangiare - tra uno
spettacolo e l'altro - la più buona porchetta della nostra vita sul mare di Castiglioncello,
all'ombra degli alberi del Castello Pasquini.
L'occasione: l'ultimo week end della quindicesima edizione del festival Inequilibrio, la
seconda con la direzione di Andrea Nanni, che Klp ha seguito per restituire le diverse
particolarità dei numerosi spettacoli che quest'anno si sono riversati anche nelle località
circostanti, in luoghi anomali ma estremamente seducenti.
A Rosignano Marittimo, per esempio, in una villa da poco ristrutturata e donata alla
comunità, Renata Palminiello riadatta “Le tre sorelle” di Cechov consegnandola ad un
gruppo di giovani attori della Galante Garrone.
Gli spettatori, seduti nel grande salone centrale dell'edificio, vengono letteralmente
circondati dalle vicende di Maša, Ol'ga e Irina. In questo modo l'ordinario che li circonda,
alcune sedie, un tavolo diventano straordinario, e il loro sguardo riesce ad abbracciare
tutto ciò che avviene dentro e fuori la scena, sperimentando da vicino gli sguardi intrisi di
speranze delle tre donne, ma anche immaginando - attraverso rumori e grida lontane - le
vicende che non permetteranno a nessuna di esse di uscire dal loro piccolo guscio. "A
Mosca, a Mosca" sospireranno ogni volta, ma gli inciampi del destino sempre in agguato le
obbligherà solo e sempre ad immaginare improbabili fughe future.
Riempie il cuore vedere una quindicina di ragazzi, tutti bravi e impegnati nel restituire
attraverso la semplicità di ogni arma che il teatro possiede, le emozioni cangianti del testo.
Renata Palminiello si affaccia poi ancora al nostro sguardo in un particolarissimo progetto
sull'Antigone dedicato ai ragazzi, a cui tra l'altro il festival ha concesso molto spazio con gli
spettacoli di Cà luogo d'arte, Inquanto teatro e Gli Omini.
Complice Letizia Quintavalla, il progetto dedicato al capolavoro di Sofocle si configura
come un vero e proprio percorso creativo molto ampio, che coinvolge venti attrici di
diversa estrazione per formazione artistica e pratica teatrale, una per ogni regione italiana.
Insieme hanno preparato il racconto dell'infelice e temeraria fanciulla per un pubblico di
ragazzi, e ognuna di loro lo riporterà nel proprio territorio.
Renata Palminiello, qui in terra toscana, narra in modo intensamente coinvolgente la
tragica vicenda di Antigone, utilizzando delle semplici pietre che diventano i personaggi
dell'azione e un mucchio di terra, emblematica protagonista di una storia anch'essa
esemplare, senza tempo, che testimonia le ragioni del cuore e della fratellanza contro
quelle della ragion di stato. E affinchè la storia narrata non venga persa, alla fine del
racconto, l’attrice invita alcuni bambini a raccontare a loro volta questa storia ad altri
bambini, lasciando loro in consegna le parole e i sassi usati nel racconto.
A Vada, sotto lo scheletro di un capannone industriale, il gruppo pratese di Kinkaleri, al
calar del sole, inonda poi di colori sempre diversi il grande spazio scenico.
"For gun no fake you | All" è un progetto ancora in divenire (lo ritroveremo a Santarcangelo
nel prossimo week-end), che interagisce con la figura di William Burroughs attraverso
l'azione di due performer, Jacopo Jenna e Simona Rossi, che muovendosi in complice
sintonia con gesti e versi intendono comunicare, rimandando al complesso mondo dello
scrittore americano, riflessioni “sulla coscienza del linguaggio, sul suo potere e sulla
possibilità di rivolta che potrebbe animare un corpo dell’oggi immerso nell’ordine e nel
controllo”.
Intanto anche i rumori esterni vengono amplificati nello spazio scenico, e il risultato pare in
perfetta coerenza con il cammino teatrale della compagnia, tra sperimentazione teatrale e
installazione visiva, ricerca sul movimento e performance.
Sulla riva del mare, tra la sabbia bianca illuminata dalla luce delle torce, è ambientata
invece la nuova curiosa narrazione di Stefano Massini “Balkan Burger”, affidata alla
misurata recitazione di Luisa Cattaneo con le musiche dal vivo di Enrico Fink.
Viene narrata la storia di Razna che, nata ebrea in Hercegovna, tra etnie e religioni
diverse, vede cambiare diverse volte la sua vita, diventando suo malgrado via via cattolica,
ortodossa e musulmana, avendo come solo filo comune la macellazione della carne (tutta
la carne) in un mondo governato dagli uomini, dove l'odio e la guerra regnano imperituri.
Sempre in faccia al mare, ai bordi della pineta Marradi, davanti a Villa Celestina, è
ambientata “Volare via”, piccola performance imbastita dai giovanissimi di inQuanto
teatro, a cui il festival ha dedicato un focus con tre spettacoli.
Il tema scelto nella piacevole pièce, appositamente scritta per il luogo appartenuto ad un
gerarca fascista, è il volo. Spaziando tra gli anni, le arie e i continenti più distanti, Floor
Robert, Giacomo Bogani e Andrea Falcone, utilizzando come è nel loro stile oggetti
inusuali che acquistano nuova vita e dimensione, rendono omaggio soprattutto alle donne
che hanno osato librarsi nell'aria, anche con il raffinato impiego di antiche melodie che
Giacomo Bogani esegue dal vivo con partecipata emozione.
Ma a Castiglioncello abbiamo visto anche due spettacoli molto particolari agiti da non
attori: "Che cosa sono le nuvole" di Nerval Teatro e “Chi siete voi” di Egumteatro.
In “Che cosa sono le nuvole” Maurizio Lupinelli, ispirandosi al bellissimo omonimo
cortometraggio di Pasolini a cui associa anche evidenti rimandi poetici dell'altro
capolavoro pasoliniano “La ricotta”, mette in scena un gruppo di attori diversamente abili
che, a modo loro, rappresentano l’Otello di Shakespeare ed un'improbabile crocefissione
attraverso un teatrino popolare, animato da figure che affrontano la vita con un gusto del
gioco che non si incrina neanche davanti agli aspetti più tragici dell’esistenza. In perfetta
sintonia con le intenzioni originarie del poeta friulano.
E così la persistenza di “un sogno dentro un sogno” è perfettamente visibile negli occhi e
nella gioia degli attori protagonisti.
Della medesima felicità inventiva e necessità non ci è parso invece "Chi siete voi",
concepito da Annalisa Bianco e ispirato a "Il cavaliere inesistente" di Italo Calvino, in cui
Piero Cencini e Lucio Vagaggini, ospiti della Casa famiglia Lorenzo Mori di Trequanda,
sono due soldati senza identità governati da Olga Rossi, attrice professionista, qui nel
ruolo di una suora.
Di grande e forte vitalità, dopo il precedente ottimo esito de “Il Signor di Pourceaugnac” di
Molière, ci è parso il nuovo spettacolo di Punta Corsara "PetitoBlok, Il baraccone della
morte ciarlatana".
Come spesso accade nei testi di Antonio Calone, che firma questo ottimo lavoro, anche
qui due mondi apparentemente diversissimi tra loro si incontrano, quello dell'autore
napoletano Antonio Petito e del russo Aleksandr Blok, poeta e drammaturgo che
mescolava nella seconda metà dell’Ottocento le tradizionali pulcinellate con storie rubate
al melodramma e ai romanzi d’appendice italiani e francesi.
Nello spettacolo diretto da Emanuele Valenti un eccentrico ciarlatano russo, arrivato da
poco dalla madre patria, intende sbarazzarsi, assoldando nientemeno che la morte, delle
creature inventate da Petito: Pulcinella e Felice Sciosciammocca.
Con il linguaggio di una favola, lo spettacolo mescola la farsa alla commedia dell'arte, il
circo alla sceneggiata, con un preciso gusto pittorico che si rifà ai balletti russi di Diaghilev
(i costumi sono inventati e cuciti da Daniela Salernitano). Racconta così le tragicomiche
sventure dei due protagonisti alle prese con una quotidianità fatta di fame e illusioni.
Alla fine sarà lo stesso ciarlatano che, trascinandoli nel suo baraccone, li farà (forse?)
morire in scena, recitando la farsa di Petruska dove sperimenteranno e confonderanno “il
lato umano e quello meccanico della paura, della fame e dell’amore”. Perchè, come si sa,
le marionette non possono morire.
"PetitoBlok" si configura come una raffinata creazione dai contorni popolari, godibile per un
pubblico di tutte le età, dove Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato,
Valeria Pollice e Giovanni Vastarella conducono in modo eccellente il gioco continuo di
interscambio tra realtà e finzione.
Infine Dario De Luca, di “Scena Verticale”, cambia decisamente il registro del suo teatro
e, appoggiandosi sulle parole di Giuseppe Vincenzi, in “Morir sì giovane e in andropausa”
- atto unico in otto quadri e canzoni - riporta in auge in modo personale il teatro-canzone di
gaberiana memoria per parlare del tema attualissimo della precarietà.
Parla e canta di tante cose Dario, partendo proprio dai molti aspetti della sua condizione di
attore, precario, giunto ad un'età che manca decisamente di confini definiti. Parla e canta
quindi del concetto abusato di giovane, dell'età fragile dei quarantenni dove nulla è certo,
inventando neologismi per entrare di petto in un periodo come il nostro, dove nulla può
essere dato più per scontato. E spesso lo fa partendo dalla sua Calabria, dove ancor più la
morsa dell'incertezza ha sempre condizionato il futuro di uomini e donne.
Non tutto il repertorio delle invettive è dello stesso livello, e qualche volta si rischia la facile
demagogia, ma la sincerità degli accenti, che si mescola all'ostentato sarcasmo per una
realtà non più sostenibile, rende lo spettacolo accattivante e necessario. La Omissis Mini
Orchestra, coinvolta per l'occasione, asseconda perfettamente le intenzioni del
protagonista, producendosi anche in momenti di godibile teatralità.
20 luglio 2012
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