Pascali per la pubblicità
I lavori per la pubblicità realizzati da Pino Pascali fra il 1958 ed il 1968 –
purtroppo ancora poco noti al grande pubblico – hanno pian piano guadagnato
un posto di alto interesse e larga considerazione nel mondo artistico, tanto da
definirli, al pari delle altre sue opere pittoriche o scultoree, creazioni di
indiscutibile gusto e capacità creativa. Questa opinione ha definitivamente
scavalcato la perplessità iniziale di alcuni che, non riconoscendone la libertà
espressiva, perché frutto di commissioni lavorative, avrebbero voluto declassarli
ad un livello senza alcun pregio artistico o addirittura insabbiarne l’esistenza,
ritenendoli dannosi all’immagine dell’artista.
Alla fine degli anni ’50, Pino Pascali aveva appena terminato il corso di
scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. E come altri suoi compagni di
corso, fiutava le correnti artistiche del momento e, soprattutto, cercava un lavoro!
Anzi, non proprio “un” lavoro, ma “il” lavoro, e cioè quello di scenografo,
disegnatore, grafico, cartellonista.
Dandosi da fare, con l’intraprendenza e la spigliatezza che lo
contraddistinguevano, Pino conobbe Ermanno Biamonte, un grafico capace e
brillante che dirigeva il settore artistico della PROA1. Quest’ultimo gli
commissionò alcuni lavori e nel 1957 Pascali realizzò un plastico dell’Italia
Settentrionale. Era stato commissionato per un documentario dell’Agip che molti
anni prima, nel 1945, aveva scoperto giacimenti di petrolio in Val Padana, a
Cortemaggiore. L’Agip, con lo slogan "Supercortemaggiore, la potente benzina
italiana", avrebbe poi realizzato il filmato in cui appariva il plastico sezionato e
cosparso di alcuni modellini di pozzi di petrolio2.
Ma è nel settembre del 1958 che a Pascali si presenta un’importante occasione
lavorativa che lo impegnerà per dieci anni, fino alla sua scomparsa, nel 1968.
Quell’anno conobbe Sandro Lodolo al quale, oltre ad un continuativo rapporto
professionale, lo legherà una profonda e schietta amicizia.
La Lodolofilm, di cui Lodolo era titolare, fu per Pino l’occasione per spaziare in un
ambiente artistico non scultoreo e poco scenografico che gli diede l’opportunità
di giocare con altre e diverse realtà artistiche. Sì, perché Pascali, nello stesso
momento, continuava a creare le opere scultoree che venivano esposte da Plinio
De Martiis, da Sperone a Torino o a L’Attico di Sargentini.
E da questo lavoro parallelo, poco conosciuto - e anche per questo
squisitamente prezioso - ne esce un Pascali versatile dal carattere poliedrico,
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La PROA faceva parte della INCOM - che produceva il cinegiornale Settimana INCOM - e si occupava della
produzione di caroselli.
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Resta conservata una fotografia in bianco e nero del modello fatto con materiali vari fra cui stucco e gesso e
dei modellini dei pozzi.
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che si impegna nella grafica così come nella scultura, nel decoro leggero a china
o grafite così come nell’impiego della terra o del legno. Un Pascali, insomma,
che non tradisce la sua natura giocosa e divertita e che, come sempre, nasconde
l’ironia dietro le sue opere ed il gioco dietro il lavoro.
Pascali, quindi, come Warhol, esordisce come grafico. E nella grafica e nei lavori
per la pubblicità c’è da notare che, così come nella sua produzione scultorea,
non fu mai ripetitivo. Scorrendo i disegni e i bozzetti dei personaggi, ci si trova in
una lunghissima carrellata di tecniche, stili e scelte di materiali che danno esempi
così ampi da non poter non destare interesse e curiosità. E che offre
innegabilmente strumenti e riferimenti importanti per una comprensione ancora
più approfondita dell’opera di Pino.
Il settore pubblicitario non fu l’unico a cui Pascali dedicò il suo lavoro. Nel 1963
Tullio Zitkowsky, che era stato suo compagno di corso all’Accademia di Belle
Arti, e che lavorava come scenografo alla RAI, lo introdusse come assistente
scenografo di Carlo Cesarini da Senigallia nella lavorazione di un nuovo
programma televisivo. Fu così che Pascali lavorò per lo spettacolo di varietà La
biblioteca di Studio Uno (1963), Napoli contro tutti (1964), per lo sceneggiato
RAI Il Conte di Montecristo (1964) e Scala Reale (1965).
A dimostrare il valore di questi contestati lavori è lo stesso Pino. Scegliendoli fra i
lavori realizzati per la Lodolofilm, Pascali conservò alcuni bozzetti e disegni che
portò a Polignano a Mare per donarli ai suoi genitori. Inoltre, nel fotogramma di
testa del telecomunicato “Notturno”3, presentato nel 1963 al Festival di Cannes,
Pino volle aggiungere, scrivendolo a mano libera, “Grafico: P. Pascali”.
E’ chiaro che il lavoro che Pascali faceva con Lodolo per la pubblicità era motivo
di orgoglio. E a ragione!
Da quando fu trasmesso per la prima volta, nel 1957, il Carosello era il
programma più seguito della RAI. E in vent’anni ha coinvolto tutto il mondo del
cinema e dello spettacolo italiano. E soprattutto i pubblicitari che, sfidati da una
rigida regola che divideva la parte spettacolo dalla parte pubblicitaria - il famoso
codino - gareggiavano fra loro a colpi di idee e trovate, studiando con sapiente
ironia strategie di attacco così brillanti è indovinate da far sì che per i filmati
pubblicitari si istituissero dei veri e propri festival, sia nazionali che internazionali.
E’ proprio in questo mondo pubblicitario che hanno lavorato registi come i fratelli
Taviani, Mauro Bolognini, Giuseppe Patroni Griffi, Ugo Gregoretti e Federico
Fellini. E poi grafici e pubblicitari di spicco come Osvaldo Cavandoli, Manfredo
Manfredi, Franco Grignani, Saul Steinberg, Jean Michel Folon, Raymond Peynet,
Emanuele Luzzati e Armando Testa. Ma anche direttori della fotografia come
Giuseppe Rotunno, Aiace Parolin e Alfio Contini.
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Per la Squibb, lo studio Lodolo realizzò un filmato pubblicitario per lo spray insetticida, Getto, dal titolo
“Notturno”.
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E ancora, hanno fatto da testimonial celebri nomi del cinema italiano come Aldo
Fabrizi, Totò, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi, fino alla
straordinaria apparizione di Frank Sinatra che pubblicizzava i Baci Perugina.
Senza contare i musicisti, gli scenografi e i professionisti di ogni settore che
hanno lavorato per la pubblicità e che si aggiungono a questo incompleto,
benché lungo, elenco di professionisti. E Pino Pascali era fra loro.
Si accetti voler considerare i disegni per la pubblicitaria come opere minori, ma
non si può relegarli ad un livello insignificante o scadente.
E’ giusto notare che, a differenza di oggi, il film pubblicitario era considerato
all’altezza di una alta produzione cinematografica o televisiva. Con la fine del
Carosello - e con l’eliminazione quindi della parte spettacolo - questa patina di
alta professionalità è andata scendendo più sul banale. Dare spazio solo al
codino e dovendo inquadrare solo detersivi e sgrassatori per pavimenti non può
certamente offrire più lo stesso entusiasmo di un tempo!
E’ in questo determinato momento, negli anni ’60, che dobbiamo collocare le
lavorazioni a cui partecipò anche Pascali. Un momento vivo di creatività in cui lui,
come altri, si è trovato a studiare, progettare e realizzare filmati che hanno fatto
la storia della televisione italiana.
Sarà inoltre chiaro che Pino Pascali non ha lavorato nella pubblicità per ripiego,
ma per vera sintonia col suo estro. Certo, i disegni per la pubblicità sono ben
diversi dalle opere museali, ma solo per il risultato finale. Pino resta lo stesso,
con la stessa inventiva, la stessa energia, la stessa volontà di ricerca. In lui il
germe della grande scultura prendeva forma e cresceva negli schizzi e nei
bozzetti per poi diventare grande e monumentale nei dinosauri e nei carri armati.
Gesti che non sono sfuggiti all’attenta valutazione da parte di critici di spicco
come Alberto Boatto, Vittorio Rubiu, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi,
Enrico Crispolti, Anna D’Elia e Livia Velani.
La prima collaborazione con Lodolo è del 1958. Il filmato è per Autoservizi
Maggiore. Lodolo lo prende per le scenografie, sapendo che aveva frequentato il
corso di scenografia all’Accademia. Ma si rende presto conto di avere davanti più
di uno scenografo. E se ne rende conto, sorprendendo se stesso, anche Pino
che trovandosi a dover realizzare disegni con un sofisticato stile grafico, si
appassiona con ossessionata ostinazione nella ricerca di un segno che incontri la
sua indole più scultorea.
I disegni conservati sintetizzano queste caparbie ricerche e testimoniano la sua
volontà di arrivare ad un risultato il più sintetico possibile. I personaggi, le
scenografie e quanto altro viene disegnato ha un rigore ortogonale che elimina
ogni orpello dalla sua linea, rendendo il disegno essenziale e di immediata
leggibilità.
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Pino indovina lo stile più appropriato alle animazioni: le linee semplici e senza
dettagli per creare una animazione più fluida e leggibile. Ed il mondo della
pubblicità guadagna un collaboratore sorprendentemente indovinato!
Da qui, per quella professione Pino non ha più dubbi. Il suo lavoro continua e lo
coinvolge con così tanto entusiasmo e convinzione che Pascali lavorerà nella
pubblicità come animatore, grafico pubblicitario, creativo, sceneggiatore,
scenografo televisivo, attore e fotografo per clienti come la RAI, Algida, Cirio,
Alberti, Camerino, Ferrovie dello Stato, Squibb, Autoservizi Maggiore e Agip.
Ecco allora che alla sua attività artistica di pittore e scultore si uniscono i suoi
lavori per la pubblicità e quei disegni, a cui Pino era “affezionato” e che portava
con orgoglio al padre a Polignano a Mare, si riappropriano dell’importanza che
hanno sempre avuto per lui e che ora, anche per un più ampio pubblico,
documentano che quegli studi grafici e quelle ricerche di segno, quelle matite,
sono state lo spunto per riflettere su altre opere. Perché è soprattutto negli
schizzi a matita che il pensiero di un artista si esprime in modo diretto e libero.
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