Visione d`insieme

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Texto para a CTI
Sottocomissione della Dottrina Sociale della Chiesa
Geraldo Luiz Borges Hackmann
3. La Chiesa e la DS davanti alle sfide d’oggi (Ap 10,9-10)
- dopo il passagio del milenio (2000), la Chiesa si pone davanti varii sfide in questi primi diece
anni.
3.1 Antropologiche: individualismo e soggettivismo  fraternità e carità
- indicidualismo e soggettivismo della persona: “È da registrarsi poi una difesa esasperata della
soggettività della persona, che tende a chiuderla nell'individualismo, incapace di vere relazioni
umane” (Pastores dabo Vobis 7).
- la familia e la sessualità: “In questo quadro, si devono notare, in particolare, la disgregazione
della realtà familiare e l'oscuramento o il travisamento del vero senso della sessualità umana:
sono fenomeni che incidono in modo fortemente negativo sull'educazione dei giovani e sulla loro
disponibilità ad ogni vocazione religiosa (Pastores dabo Vobis 7).
- il senso di libertà: “Alla radice di queste tendenze si dà per non pochi giovani un'esperienza
distorta della libertà: lungi dall'essere obbedienza alla verità oggettiva e universale, la libertà è
vissuta come assenso cieco alle forze istintive e alla volontà di potenza del singolo” (Pastores
dabo Vobis 8).
- Il cristiano potrà afrontare queste sfide con il testemugno dell’amore e della carità, fonte di vita
per tutti le persone.
- “Senza Dio l'uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia. Di
fronte agli enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono allo sconforto e alla
resa, ci viene in aiuto la parola del Signore Gesù Cristo che ci fa consapevoli: ‘Senza di me non
potete far nulla’ (Gv 15,5) e c'incoraggia: ‘Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’
(Mt 28,20)” (Caritas in Veritate 78).
3.2 Culturale: secolarismo e ateismo  amore di Dio e verità di Gesù Cristo
- il principale cambiamento oggi è il cambiamento della epoca. Oggi non si vive più l’epoca di
cambiamento, però il cambiamento dell’epoca. Comincia una nuova civilizzazione.
- “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti
ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata
non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo,
fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago
misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni’astuzia che tende a trarre
nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il C giorno nascono nuove sette e si
realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull redo della Chiesa, viene spesso
etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da
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qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si
va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia
come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (Omelia del Cardinale Joseph Ratzinger.
Decano del Collegio Cardinalizio nella Missa Pro Eligendo Romano Pontifice, Basilica di San
Pietro, 18 aprile 2005).
- la relazione tra la carità e la verità di Gesù Cristo, secondo la Caritas in Veritate 2 e 3 (“Per
questo stretto collegamento con la verità, la carità può essere riconosciuta come espressione
autentica di umanità e come elemento di fondamentale importanza nelle relazioni umane, anche
di natura pubblica” (Caritas in Veritate 3).
- “La fede cristiana si occupa dello sviluppo non contando su privilegi o su posizioni di potere e
neppure sui meriti dei cristiani, che pure ci sono stati e ci sono anche oggi accanto a naturali
limiti, ma solo su Cristo, al Quale va riferita ogni autentica vocazione allo sviluppo umano
integrale. Il Vangelo è elemento fondamentale dello sviluppo, perché in esso Cristo, ‘rivelando il
mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo’” (Caritas in Veritate
18).
3.3 Economice: globalizzazione  solidarietà
- il problema della globalizzazione
“La novità principale è stata l'esplosione dell'interdipendenza planetaria, ormai comunemente
nota come globalizzazione. Paolo VI l'aveva parzialmente prevista, ma i termini e l'impetuosità
con cui essa si è evoluta sono sorprendenti. Nato dentro i Paesi economicamente sviluppati,
questo processo per sua natura ha prodotto un coinvolgimento di tutte le economie. Esso è stato il
principale motore per l'uscita dal sottosviluppo di intere regioni e rappresenta di per sé una
grande opportunità. Tuttavia, senza la guida della carità nella verità, questa spinta planetaria può
concorrere a creare rischi di danni sconosciuti finora e di nuove divisioni nella famiglia umana.
Per questo la carità e la verità ci pongono davanti a un impegno inedito e creativo, certamente
molto vasto e complesso. Si tratta di dilatare la ragione e di renderla capace di conoscere e di
orientare queste imponenti nuove dinamiche, animandole nella prospettiva di quella ‘civiltà
dell'amore’ il cui seme Dio ha posto in ogni popolo, in ogni cultura” (Caritas in Veritate 33).
- “Quanto mai forte è sui giovani il fascino della cosiddetta ‘società dei consumi’, che li fa
succubi e prigionieri di un'interpretazione individualista, materialista ed edonista dell'esistenza
umana. Il benessere materialmente inteso tende ad imporsi come unico ideale di vita, un
benessere da ottenersi a qualsiasi condizione e prezzo: di qui il rifiuto di tutto ciò che sa di
sacrificio e la rinuncia alla fatica di cercare e di vivere i valori spirituali e religiosi. La
‘preoccupazione’ esclusiva per l'avere soppianta il primato dell'essere, con la conseguenza di
interpretare e di vivere i valori personali e interpersonali non secondo la logica del dono e della
gratuità, bensì secondo quella del possesso egoistico e della strumentalizzazione dell'altro”
(Pastores dabo Vobis 8).
- “Si devono notare, inoltre, l'aggravarsi delle ingiustizie sociali e il concentrarsi della ricchezza
nelle mani di pochi, come frutto di un capitalismo disumano,(27) che allarga sempre più la
distanza tra popoli opulenti e popoli indigenti: vengono così introdotte nella convivenza umana
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tensioni e inquietudini che turbano profondamente la vita delle persone e delle comunità”
(Pastores dabo Vobis 7).
- “Molte aree del pianeta, oggi, seppure in modo problematico e non omogeneo, si sono evolute,
entrando nel novero delle grandi potenze destinate a giocare ruoli importanti nel futuro. Va
tuttavia sottolineato come non sia sufficiente progredire solo da un punto di vista economico e
tecnologico. Bisogna che lo sviluppo sia anzitutto vero e integrale. L'uscita dall'arretratezza
economica, un dato in sé positivo, non risolve la complessa problematica della promozione
dell'uomo, né per i Paesi protagonisti di questi avanzamenti, né per i Paesi economicamente già
sviluppati, né per quelli ancora poveri, i quali possono soffrire, oltre che delle vecchie forme di
sfruttamento, anche delle conseguenze negative derivanti da una crescita contrassegnata da
distorsioni e squilibri” (Caritas in Veritate 23).
3.4 Etice: progresso senza Dio  etica cristiana
- Il progresso tecnico non può essere l’unico obiettivo della umanità, ma deve cercare la
promozione integrale della persona umana.
- “A questi fattori, e in stretto collegamento con la crescita dell'individualismo, si aggiunge il
fenomeno della soggettivizzazione della fede” (Pastores dabo Vobis 7).
- “Questo si riflette, in particolare, sulla visione della sessualità umana, che viene fatta decadere
dalla sua dignità di servizio alla comunione e alla donazione tra le persone per essere
semplicemente ricondotta ad un bene di consumo. Così l'esperienza affettiva di molti giovani si
risolve non in una crescita armoniosa e gioiosa della propria personalità che si apre all'altro nel
dono di sé, ma in una grave involuzione psicologica ed etica, che non potrà non avere i suoi
pesanti condizionamenti sul loro domani” (Pastores dabo Vobis 8).
- La libertà é un dono di Dio e necessario per il progresso dell’umanità (Puebla, Messagio 8).
- Bisogna avere educazzione per la libertà, poichè é uno dei valori della persona umana (Santo
Domingo 274).
- La libertà é allo stesso tempo dono e impegno (cf. Puebla 321).
3.5 Spirituale: consumire con sobrietà (cap. II e III della “Caritas in Veritate”)
Towards a civilization of love …
- “Si diffonde, inoltre, in ogni parte del mondo, anche dopo la caduta delle ideologie che avevano
fatto del materialismo un dogma e del rifiuto della religione un programma, una sorta di ateismo
pratico ed esistenziale, che coincide con una visione secolarista della vita e del destino dell'uomo.
Quest'uomo « tutto occupato di sé, quest'uomo che si fa non soltanto centro di ogni interesse, ma
osa dirsi principio e ragione di ogni realtà »,(26) si trova sempre più impoverito di quel
supplemento d'anima che gli è tanto più necessario quanto più una larga disponibilità di beni
materiali e di risorse lo illude di autosufficienza. Non c'è più bisogno di combattere Dio, si pensa
di poter fare semplicemente a meno di lui” (Pastores dabo Vobis 7).
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“Il desiderio di Dio e di un rapporto vivo e significativo con Lui si presenta oggi tanto forte da
favorire, là dove manca l'autentico e integrale annuncio del Vangelo di Gesù, la diffusione di
forme di religiosità senza Dio e di molteplici sette. La loro espansione, anche in alcuni ambienti
tradizionalmente cristiani, è sì per tutti i figli della Chiesa, e per i sacerdoti in particolare, un
costante motivo di esame di coscienza sulla credibilità della loro testimonianza al Vangelo, ma
insieme anche un segno di quanto sia tuttora profonda e diffusa la ricerca di Dio” (Pastores dabo
Vobis n. 6).
“Così l'ignoranza religiosa che permane in molti credenti; la scarsa incidenza della catechesi,
soffocata dai più diffusi e più suadenti messaggi dei mezzi di comunicazione di massa; il
malinteso pluralismo teologico, culturale e pastorale che, pur partendo a volte da buone
intenzioni, finisce per rendere difficile il dialogo ecumenico e per attentare alla necessaria unità
della fede; il persistere di un senso di diffidenza e quasi di insofferenza per il magistero
gerarchico; le spinte unilaterali e riduttive della ricchezza del messaggio evangelico, che
trasformano l'annuncio e la testimonianza della fede in un esclusivo fattore di liberazione umana
e sociale oppure in un alienante rifugio nella superstizione e nella religiosità senza Dio”
(Pastores dabo Vobis 7).
“Di qui deriva anche il fenomeno delle appartenenze alla Chiesa sempre più parziali e
condizionate, che esercitano un influsso negativo sul nascere di nuove vocazioni al sacerdozio,
sulla stessa autocoscienza del sacerdote e sul suo ministero nella comunità” (Pastores dabo Vobis
7).
“Si fa allora evidente la difficoltà di proporre ai giovani un'esperienza integrale e coinvolgente di
vita cristiana ed ecclesiale e di educarli ad essa. Così la prospettiva della vocazione al sacerdozio
rimane lontana dagli interessi concreti e vivi dei giovani” (Pastores dabo Vobis 8).
- 29. C'è un altro aspetto della vita di oggi, collegato in modo molto stretto con lo sviluppo: la
negazione del diritto alla libertà religiosa. Non mi riferisco solo alle lotte e ai conflitti che nel
mondo ancora si combattono per motivazioni religiose, anche se talvolta quella religiosa è solo la
copertura di ragioni di altro genere, quali la sete di dominio e di ricchezza. Di fatto, oggi spesso si
uccide nel nome sacro di Dio, come più volte è stato pubblicamente rilevato e deplorato dal mio
predecessore Giovanni Paolo II e da me stesso” (Caritas in Veritate 29).
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