Prima parte

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Prima parte
AL PARCO ARCHEOLOGICO (Secondo giorno)
Tutte le nozione fornite saranno esposte facendo preventivamente domande a cui loro
dovranno tentare di dare una risposta, sottolineando contemporaneamente le
differenze con la nostra cultura.
Sapete quali sono le regole per visitare un museo ed un parco archeologico?
Sottolineare l’importanza di non toccare nulla, specialmente nel parco archeologico
dove sembrano tutte pietre e sassi ma sono pietre che ci parlano perché ognuna ha un
suo specifico significato fa parte di un mosaico, sono come le tessere di un puzzle un
solo pezzettino non ci dice nulla ma messe l’una accanto all’altra compongono un
disegno e se manca anche solo una tessera il disegno perde di valore.
Far elencare ai ragazzi le regole per la visita guidata:
 ricordiamoci che siamo in un parco archeologico o in un museo;
 siamo qui per visitare un parco archeologico o un museo, quindi guardate tutto con
attenzione senza toccare niente;
 ricordate che si parla uno alla volta ed a bassa voce solo per alzata di mano;
 non si mangia;
non si corre, ecc.
1. Dopo aver consegnato ai ragazzi i costumi greci che indosseranno ricordare le
regole basi per visitare il parco archeologico facendogliele dire da loro stessi.
Sapete perché sono così leggeri? Come facevano ad indossarli anche d’inverno?
Spiegazione climatica del tempo in relazione alla differente era geologica in cui si
trovavano a vivere i greci sicuramente più calda della nostra.
Spiegare ciò che si accingono ad intraprendere un VIAGGIO NEL TEMPO tra i
ruderi di Selinunte dove faranno il GIOCO DEI RUOLI: loro sono dei ragazzi greci
che si sono persi nella città e devono riuscire a raggiungere un punto dell’Acropoli
(ad esempio la loro casa, se sono delle medie, o la loro madre, se sono delle
elementari). Visiteranno vari luoghi, preventivamente descritti in cui si forniranno
anche delle informazioni utili per il gioco. In ogni luogo ci sarà, virtualmente o
realmente (è una cosa che deciderete voi a seconda delle persone disponibili), un
personaggio a cui si dovrà far dire quale sia la tappa successiva; per entrare in
contatto con lui e parlarci bisogna indovinare, in base a quanto raccontato in
precedenza, il modo giusto per entrare in contatto con lui. Ad esempio nel Tempio i
ragazzi troveranno il Sacerdote per fargli le domande e sapere qual’ è la tappa
successiva, per parlargli però i ragazzi dovranno indovinare che lui risponde alle
domande solo dopo delle offerte, e che cosa possono offrire loro? Qui varrà quanto
raccontato a scuola o precedentemente al parco archeologico, che i ragazzi quando
diventavano grandi offrivano i loro giochi veri al tempio.
Al mercato i ragazzi incontreranno un mercante che parlerà loro solo consegnandogli
una dracma ed i ragazzi dovranno indovinare che la moneta greca si chiamava
dracma.
La giornata tipo del cittadino medio nel V sec.
Ma quale era in mezzo a tanto fervore di vita la giornata-tipo vissuta dall'ateniese
medio nell'operosa città? Premesso che la popolazione si divideva in tre classi, quella
dei cittadini, quella degli stranieri residenti o metèci e quella degli schiavi, e che
cittadini o si nasceva o si diveniva per decreto del popolo con il conseguente
godimento di tutti i diritti politici, privati e religiosi e di tutti i vantaggi morali e
materiali che ne conseguivano, precisiamo subito che l'ateniese usava levarsi assai
presto e, appena fatta colazione con pane e vino si affrettava ad uscire per recarsi o al
lavoro o alle assemblee. Sul mezzogiorno rientrava per un pranzo frugale a base di
minestra, orzo, farina, legumi e pesce fresco o salato. Poco dopo, mentre le donne
tornavano ai lavori usati, usciva di nuovo per recarsi lungo le strade e i portici o nelle
botteghe a discutere i problemi del giorno. Verso il tramonto rientrava per la cena,
che per i poveri era quanto mai frugale, per i ricchi invece abbondante e a base di cibi
sostanziosi e vari (salsicce, salumi, olive farcite, pesce, cacciagione, frutta, erbaggi,
ecc.). Se erano presenti degli invitati, venivano offerti anche dolci al miele, frutta
secca, cacio, olive, il tutto annaffiato da vino abbondante, ma sempre mescolato con
acqua fredda o calda entro ampi vasi, detti «cratèri». Aveva quindi inizio il «bere
insieme» o simpòsio, nel corso del quale i presenti se ne stavano sdraiati su una
specie di letto a fare dei brindisi o a parlare, mentre alcune suonatrici di flauto
allietavano con motivi musicali la brigata.
La scuola
Le scuole erano tutte private e numerosissime, in quanto era un preciso dovere dei
genitori fare istruire i propri figli nella grammatica, nella musica e nella ginnastica.
Una volta divenuti adulti, i giovani facevano il loro ingresso nei ginnasi e vi
compivano sotto la direzione di un ginnasiàrca un vero e proprio corso di
perfezionamento, applicandosi allo studio delle lettere, della matematica, della
morale e della retorica. Raggiunto poi il diciottesimo anno, iniziavano il servizio
militare e a trenta erano ammessi alle cariche dello Stato.
Ginnastica
Grande importanza era data all'insegnamento della ginnastica. Gli esercizi, nei quali i
giovani venivano esercitati in modo particolare onde poi sostenere pubbliche - prove
negli stadi, erano cinque, noti sotto la comune denominazione di pèntathlon (dal
greco pénte = cinque, dthlon = gara) cui si aggiunse con la 25a olimpiadè la corsa sui
carri negli ippòdromi.
Il più antico di tali esercizi era la corsa a piedi; seguivano quindi il salto, la lotta, il
lancio del disco ed infine il lancio de/l'asta, che era effettuato con una tecnica non
molto dissimile da quella in uso ai giorni nostri.
Pur non essendo compresa nel pèntathlon, era assai praticata anche una specie della
moderna boxe, per la quale si adoperavano guantoni fatti con strisce di cuoio
rafforzate spesso da borchie metalliche.
2) Visita al tempio E: nozioni sulla struttura del tempio e sui metodi di estrazione dei
rocchi.
Sapete come sono stati costruiti i templi?
Gioco del Compasso e spiegazione dell’estrazione dei blocchi di marmo.
GIOCO DEL COMPASSO
Ad un bambino si lega uno spago ad un piede mentre nell’altra estremità dello spago
si applica un bastoncino di legno. Un altro bambino si occuperà di prendere
l’estremità dello spago con il bastoncino di legno e di tracciare un cerchio intorno ai
piedi del bambino con lo spago legato. Questo gioco serve per far capire come senza
l’uso di compassi e strumenti di precisione si potevano ricavare cerchi perfetti.
Che cosa sono i templi?
Conoscete la religione che li ha prodotti?
Cenni storici sulla Religione Greca e sulla mitologia con le sue gerarchie e le sue
leggi: I dei dell’Olimpo
3) Visita all’Antiquarium ed ai sarcofagi trovati nelle Necropoli.
Sapete che cos’è una Necropoli?
Il corredo funebre: il vasellame e le sue varie funzioni
L'altra vita era concepita come perpetuo tormento per lo spirito, il cui corpo mancasse
di sepoltura. Quanto, per questa ragione, combattono intorno al cadavere del
compagno ucciso i guerrieri antichi! E solo cessano, quando sono riusciti a trarlo
fuori dal campo per procedere agli estremi onori della sepoltura, realizzata nell'età più
antica attraverso l'inumazione sostituita solo in seguito dalla cremazione o
incinerazione.
4) Visita all’Acropoli:
Le abitazioni
Nell'età storica la casa era piccola e modesta. Generalmente era costituita da un piano
e comprendeva un solo vano rettangolare, e a volte poteva essere anche ampio. Il
pavimento era in terra battuta o lastricato di pietre o in qualche caso a mosaico. I
muri erano costruiti con mattoni di argilla seccati al sole e su di essi gravava la
copertura costituita da travi di legno coperte da un battuto di terra misto a frasche o
canne o da mattoni di fango.
I mattoni murati a sacco, erano sostenuti da un'armatura di legno. Naturalmente non
tutte le case erano così modeste e non in ogni tempo. I benestanti ad esempio
disponevano di diverse stanze, con pareti intonacate e dipinte; tali abitazioni in alcuni
casi comprendevano un primo piano. Nel periodo, ellenistico le abitazioni divennero
più ampie, più comode, più belle. Il cittadino comune non aveva molte pretese in
proposito perché viveva gran parte della giornata all'aperto, nell'Agorà o al mercato o
nel luogo in cui svolgeva il suo lavoro. Ogni casa possedeva dei pozzi d'acqua,
generalmente di forme cilindriche, scavati nel terreno, o di cisterne che raccoglievano
l'acqua piovana, interamente rivestita di pietre ed intonacate ed in qualche caso di
recipienti a fondo cieco in argilla. Data la posizione dell'acropoli, non era facile
rinvenire dell'acqua attraverso la perforazione dei pozzi, ma il consumo idrico era
assicurato da canalette che provenivano da lontano, dalle quali l'acqua veniva
immessa nelle cisterne. In alcune case si notano dei recipienti in argilla cotta,
incassati nel terreno che data la loro capacità non potevano servire ad incamerare
acqua, ma si crede contenessero derrate alimentari. Comunque non si hanno molte
notizie sulla tipologia della casa a Selinunte perchè gli scavi finora eseguiti sono stati
limitati ad ambiti ristretti e dalle relazioni di scavi si
hanno conclusioni necessariamente provvisorie.
Da questi scavi è emerso che:
nel periodo che va dall'ultimo quarto del VII sec. ai primi decenni del VI sec. a.C. le
case erano costruite con pietre piccole e piatte miste ad argille avevano muri in
mattoni di argilla crudi e non erano coperte di tegole, a partire dalla metà del VI sec.
fino ai primi decenni del V sec. a.C. vengono demolite le vecchie strutture su di esse
sorgono nuovi edifici con blocchi squadrati di tufo. La pianta e la distribuzione degli
ambienti di questi nuovi edifici non rispetta quelle delle vecchie case. Abbattute le
case in seguito alla distruzione della città del 409 a.C. vennero erette altre
costruzioni. Sono state messe in luce due abitazioni, avevano un cortile senza
peristilio, con corridoio di ingresso che sboccava in cortile lastricato e munito di
pozzo. Successivamente queste due abitazioni furono abbinate ed il cortile fu coperto,
ciò fu fatto negli ultimi decenni del IV sec. a.C. Attraverso l'Acropoli e lungo le
strade si notano costruzioni del periodo ellenistico i cui muri sono costituiti da telai
formati da elementi in tufo posti verticalmente, contemporaneamente delle maglie
chiuse con pietre di piccole dimensioni. La struttura a telaio di età ellenistica è
riscontrabile negli edifici punici.
Il ruolo della donna greca.
La donna greca non aveva i diritti e i privilegi dell'uomo ne' svolgeva attività politica,
restava chiusa in casa e più precisamente nella zona a lei riservata (ginecèo), ove
attendeva ai lavori domestici e all'educazione dei figli. Questi, se femmine, restavano
con lei sino al momento di andare a nozze; se maschi, al compimento del settimo
anno erano invece affidati alle cure di uno schiavo (pedagògo), che, dopo aver
insegnato loro i primi elementi del sapere, li accompagnava a scuola e li sorvegliava
persino mentre venivano istruiti.
Anche per gli studiosi di antichità la donna e' un tema bello e attraente. Ora, dato che
la ricchezza delle testimonianze e la possibilità di combinare i dati letterari con i dati
figurativi pervenutici soprattutto attraverso la pittura vascolare consentono di
appagare la nostra curiosità come non riusciremmo in un periodo diverso e altrove,
abbiamo deciso di volgere in particolare la nostra attenzione alla donna greca
dell'Atene classica tra il V e il IV secolo a.C. A tal proposito va subito detto che - se
desideriamo conoscerla bene - dobbiamo entrare in casa e sorprenderla nell'intimità
degli appartamenti più segreti, nel «ginecèo». In condizioni normali le donne non
circolano in pubblico e neanche si fanno vedere. Per le vie della città c'è solo gente
che va per i fatti suoi, uomini quasi tutti o schiave o popolane.
Grande affollamento è difficile che ci sia. Le vie della città di Atene non invitano a
sostare: sono strette, fiancheggiate da muri nudi e disadorni, di solito senza finestre;
manca la varietà e l'attrattiva dei grandi negozi; le botteghe sono bugigattoli e per
lunghi tratti si rasenta l'esterno di case impenetrabili, chiuse e tristi come prigioni.
Tutta la vita politica e commerciale si concentra nella grandissima piazza, l'agorà.
Nelle ore vicine al mezzogiorno, quando la vita dell'agorà si fa più intensa, è tutto un
brulichio di persone che attendono alle più svariate faccende:
dagli uomini politici ai venditori delle merci di ogni genere, dai magistrati, che per
l'appunto nell'agorà hanno la sede del loro ufficio, agli schiavi che vanno in giro a far
commissioni. C'è insomma gente di ogni ceto e di ogni risma: cuochi, artigiani,
merciai, banchieri, sfaccendati in cerca di svago, curiosi in cerca di notizie, delatori in
cerca di vittime da ricattare, nonché, e un po' dappertutto, i vigili pronti
- come sempre - a fare contravvenzioni.
L'agorà è infatti un piccolo mondo al completo, nel quale però predomina l'elemento
mascolino.
Le poche donne che vi si incontrano sono le rappresentanti più umili dell'elemento
femminile o le più allegre. Vi manca, per usare una espressione un po' borghese, la
donna di buona famiglia. Le frequentatrici dell'agorà o sono sfarfallanti bellezze, che
attendono sotto lo sguardo vigile dei padroni chi rimanga sedotto dalle loro grazie; o
sono delle povere popolane, donne libere, che s'ingegnano a campar la vita vendendo
pagnotte e ortaggi, oppure nastri e corone per i vivi, o nastri e corone per i morti, e
tutto ciò che è oggetto del commercio al minuto. Fra le une e le altre vi è la classe
intermedia delle suonatrici di flauto e di cetra, che vengono prese a nolo da chi
intende fare un sàcrificio in casa, più spesso per rallegrare i conviti degli uomini con
la musica, con la danza, con l'amore. Nella grande piazza, in cui tutto si vende, quelle
graziose fanciulle offrono i loro servizi, diciamo cosi, musicali, sotto il controllo dei
vigili, i quali in Atene avevano giurisdizione su di loro e facevano osservare le tariffe:
sorvegliavano cioè che non chiedessero più di due dracme al giorno, secondo che
prescriveva la legge.
Stando cosi le cose, non deve sembrare strano se il regime di clausura imposto dal
costume greco alle donne costringeva il capo di famiglia a girare per le baracche del
mercato in compagnia di uno schiavo per far compere come una brava massaia.
Ecco perché la donna greca non va cercata in piazza o per le strade, a meno che non
ricorra come vedremo fra poco l'occasione di una sua solenne uscita in pubblico. Solo
nelle famiglie povere, che non potevano permettersi il lusso di mantenere degli
schiavi, anche le donne libere erano costrette a uscire più volte di casa per le
elementari necessità quotidiane: e cosi la miseria, tra tanti guai, portava almeno un
po' di libertà. Prima fra tali necessità per la donna ateniese, che non avesse schiave,
era l'andare a prendere l'acqua alle pubbliche fontane presso le quali è possibile
ascoltare i «si dice», le notizie vaghe, le confidenze collettive del mondo femminile.
Cosi, come nell'agorà si raccolgono elementi per la cronaca politica, presso le
fontane si forma la cronaca leggera, tessuta di cunosità intime e di pettegolezzi
sentimentali.
A questo punto, se curiosi fino all'impertinenza, vogliamo addentrarci più a fondo
nell'intimità della vita femminile greca, dovremo deciderci a lasciare l'agorà e le
fontane e passare dall'aria aperta nel chiuso santuario della pudicizia muliebre, fra le
mura del ginecèo, dove anche i parenti piu intimi non sono ammessi e lo stesso
marito è tenuto ai riguardi e al riserbo di un estraneo. Infatti, se altrove, in Grecia, si
concede alla donna un po' più di libertà, se gli Spartani non credono di dovere
allevare nel buio tra quattro mura le madri dei loro figli, le donne ateniesi
osserveranno, sì, con nostalgia, il bel colorito e le rotondità delle fanciulle
peloponnesiache, ma i maschi ateniesi grideranno allo scandalo, appuntando il dito
accusatore contro le spartane e indicandole come deplorevole esempio di lascivia
femminile, di corruzione e di spudoratezza, con quelle vesti spaccate e troppo corte
che si sarebbero dovute vergognare!
Nessuno stupore quindi se in quasi tutte le città della penisola le donne risultavano
costrette ad un vero e proprio regime di clausura al punto da essere considerato un
gran segno di sregolatezza se una di esse, socchiudendo una finestra o l'uscio di casa,
faceva capolino sulla strada.
Per vedere infranta una si rigida clausura bisognava attendere che vi fossero nozze,
processioni, grandi feste pubbliche: esse allora uscivano di casa con elegantissime
vesti e con mirabili pettinature e si mostravano in parata, mentre la gioventù maschile
era tutt'occhi a guardarle.
Oltre a quella delle nozze, che vedeva la donna trasferirsi con un festoso corteo nella
casa dello sposo, seconda occasione per uscire in pubblico si offriva loro quando in
casa qualcuno moriva. Erano infatti proprio le donne di famiglia che compivano gli
estremi uffici verso il morto, che gli chiudevano gli occhi e la bocca, gli davano
l'ultimo bacio. Spettava a loro la cura di lavare il cadavere con abluzioni di acqua
calda, di rivestirlo della bianca veste dei morti, di apprestarne l'esposizione: con
amore e con femminile pietà gli cingevano la testa di una corona di fiori, collocavano
presso il feretro i vasi dell'acqua lùstrale e facevano sul corpo esanime un lungo
lamento, percuotendosi il petto. Il giorno dei funerali, che in Atene avevano luogo nel
giorno seguente all'esposizione sulle prime ore del mattino, le donne della famiglia
seguivano la salma, insieme con le conoscenti di tarda età e venendo dopo gli uomini,
sino al luogo della cremazione e sepoltura:
prendevano quindi parte al banchetto funebre.
Essendo dunque i funerali una delle rare opportunità di èsodo che si offrivano alla
donna greca, meritano scusa i giovanotti di Atene se succedeva loro che una
cerimonia funebre segnasse qualche volta l'inizio di un intrigo di amore.
Matrimonio
L'educazione scolastica della donna, invece, era per lo più
trascurata e mirava soprattutto a prepararla al matrimonio, che in generale si
effettuava assai presto: a quindici anni infatti le donne erano ritenute già mature per
la cerimonia nuziale, alla quale però venivano ammesse solo dopo il fidanzamento
ufficiale.
Nei giorni immediatamente precedenti quello fissato per le nozze, la giovane
bruciava i suoi giocattoli e una ciocca di capelli; quindi aveva luogo la stesura di una
specie di contratto fra il padre della sposa e lo sposo per la determinazione della dote.
Il giorno degli sponsali in casa della donna era imbandito un lauto convito, al termine
del quale lo sposo accompagnava nella nuova casa la sposa, vestita di bianco e col
volto velato, su un carro tirato da cavalli o da muli, mentre dietro si snodava un
allegro corteo di parenti e di conoscenti, che cantavano e suonavano inneggiando ad
Imenèo, dio del matrimonio. Giunti a destinazione, lo sposo sollevava la sposa e la
deponeva al di là della soglia, onde evitare che inciampasse e quindi ricevesse un
palese segno di cattivo augurio proprio all'inizio della sua nuova vita.
Da quel momento la sua principale occupazione, oltre all'allevamento dei figli, era
costituita dal cosiddetto «lanificio» e cioè dal lavare, battere e tessere la lana, onde
procurare la stoffa necessaria ai bisogni della famiglia: ecco perché alla donna greca,
che era stata in vita laboriosa ed onesta, il più bell'elogio poteva essere fatto
incidendo sulla sua pietra sepolcrale parole non dissimili da quelle molto in uso
presso i Romani: «Fu casta, lavorò la lana, custodì la casa». altre sue occupazioni
erano attendere al bucato, provvedere alle pulizie, sorvegliare la cucina, ma non
cucinare: infatti la brava massaia, nelle case dei ricchi naturalmente, rifiutava di
affaccendarsi intorno alle casseruole e ne affidava l'incarico o a qualche vecchia
schiava o a cuochi di professione.
Anche la donna greca come l'uomo, se poteva, faceva dunque ricorso al lavoro
servile: in tal modo riusciva ad avere tempo per poter attendere in tutta tranquillità ai
propri compiti.
Vasca da bagno punica
Sapete che cos’è l’agorà?
I giochi dei ragazzi
Per le elementari:
I bambini erano affidati alle cure della madre, che era perennemente a casa, ed
insieme alla nutrice gli cantavano al piccolo cantilene e ninnenanne, ma gli
raccontavano appena aveva l’età per comprenderle, le storie tradizionali che
costituivano il suo primo insegnamento. Successivamente gli insegnavano i miti e le
leggende nazionali preparandoli alla lettura dei poemi di Omero e di Esiodo, che i
ragazzi facevano dal grammatista (il maestro di lettura). Per farli stare buoni gli
venivano date le nacchere (platagé) perché usandole non rompano niente in casa.
Il gioco della palla (sphaira) e quello dei dadi (astragali) erano praticati senz’altro fin
dalla prima infanzia, ma anche gli adolescenti li prediligevano. Atri giocattoli più
propri alla prima infanzia erano i piccoli carri che vediamo trascinati dai bambini
nella pittura vascolare.
Molte feste religiose, tra cui quelle di Zeus e le Antesterie (alla fine di febbraio),
ospitavano giochi a cui partecipavano anche i bambini e nel corso dei quali c’era
l’uso di acquistare loro giocattoli, come carri, vasi piccoli, dei veri e propri oinochoes
in miniatura, animali in terracotta, come cavalli, maiali, galli, colombe, per le
bambine bambole, alcune delle quali articolate.
Ma il gioco preferito da bambini e bambine era di modellare l’argilla e costruirsi da
soli i loro giocattoli.
Spesso possedevano anche animali domestici con cui giocare, soprattutto cani erano
gli animali che stavano in casa ma si poteva giocare anche con anatre, quaglie, topi,
donnole e rane.
Per le medie:
Cambiano assai poco i giochi dei ragazzi greci da quelli praticati oggi. Giocavano a
palla, al cerchio, con la trottola, con gli astragali e <<alla campana>>; prativacano
l’altalena, il salto e l’ephedrismos, che consisteva nel portare sulla schiena il proprio
compagno di gioco. Giocavano anche con le biglie, sostituite da noci: si lanciava una
noce contro altre tre probabilmente disposte a piramide, il vincitore si aggiudicava le
quattro noci; sempre con le noci si giocava ad homilla o delta: si tracciava per terra
un cerchio o un triangolo all’interno del quale la noce lanciata doveva ricadere; in
caso di successo tutte le noci che erano cadute fuori dal bersaglio andavano al
vincitore. Un’ulteriore variante sostituiva alla figura tracciata al suolo una fossa o un
vaso posto a terra.
Si giocava anche con cocci di ceramica o pietre, a chi le lanciava più vicino a una
linea tracciata a terra.
Era noto anche lo <<yo yo>> di legno o di metallo.
I giovani greci di entrambi i sessi quando raggiungevano l’adolescenza avevano
l’abitudine di offrire a certe divinità i giochi della loro infanzia o oggetti votivi che ne
riproducevano la forma, i yo yo votivi ritrovati erano infatti in ceramica.
L’ascoliasmos era un concorso fra giovani che rivaleggiavano a chi teneva per più
tempo in equilibrio un otre pieno di vino e cosparso d’olio; al vincitore andavano
l’otre e il suo contenuto.
Si praticavano anche esercizi di equilibrio ad esempio reggere sul piede sinistro
alzato un vaso oppure i trampoli. Era conosciuta la palla e tra i tanti giochi con la
palla si è rinvenuto un bassorilievo in cui alcuni adolescenti giocavano a palla con
bastoni ricurvi tipo l’hockey attuale.
Conoscevano anche il gioco dei dadi, i giochi d’azzardo e le scommesse sugli
animali, tra i giochi particolari ricordiamo il gioco <<delle cinque righe>>, che
metteva a confronto due giocatori che spingevano delle pietre a guisa di pedoni, su
legnetti, secondo le indicazioni fornite dai dadi tirati a sorte; praticavano anche un
gioco simile al nostro <<gioco dell’oca>>.
La petteia ricorda la nostra dama.
Sull’Agorà non mancavano le distrazioni c’erano giocolieri buffoni mimi prestigiatori
danzatori e pagliacci, marionettisti
Gioco dell’ homilla o delta (per i ragazzi delle medie e delle elementari)
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