- L’infinito Tesina multidisciplinare
Di Piera G.
MATERIE COINVOLTE :
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Filosofia
Letteratura italiana
Inglese
Storia dell’Arte
Latino
Scienze della terra: Astronomia
PERCORSO:
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 IO PENSO  tre principi della deduzione  Io infinito come meta ideale degli io
finiti
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 INFINITO “raggiunto” tramite l’immaginazione
 Sperdimento dell’uomo di fronte all’ universo infinito
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 Passo tratto da “Sons and Lovers”, con riferimento alle emozioni di Paul di
fronte alla vastità dell’ Universo
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 “Viandante sul mare di Nebbia”: smarrimento e solitudine dell’uomo
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 Cosmologia del “De Rerum Natura”
 Cosmologia scientifica: teorie di espansione dell’universo
INTRODUZIONE:
Fin dall’antichità, l’uomo è rimasto affascinato di fonte all’Infinito: quando si fermò a
contemplare il cielo, il suo mondo interiore di paure, inquietudini, angosce per una
vita aspra e precaria, si arricchì di una dimensione nuova, quella della riflessione e
della consapevolezza di esistere al centro di qualcosa di arcano, misterioso e infinito.
Fra tutte le invenzioni umane, quindi, quella dell’infinito è forse la più affascinante, al
punto tale che è stata analizzata da molte discipline: filosofia, poesia, pittura,
matematica, astronomia…
TESINA ESAME DI STATO 2002
“Ho voluto iniziare l'esposizione di questo mio percorso pluridisciplinare, prendendo
spunto da questi versi appartenenti ad una canzone di Raf dello scorso anno, intitolata
Infinito. Le parole di questa canzone sono la testimonianza di come l'infinito, il tendere
verso qualcosa di misterioso e affascinante, sia sentito anche dall'uomo moderno,
oltre che, come vedremo tra breve, dalla cultura del passato.
Questi versi inoltre, possono essere considerati una significativa sintesi del pensiero di
Fiche, filosofo tedesco vissuto dal 1762 al 1814. La filosofia di Fichte è infatti
dominata dalla consapevolezza che l'essere uomini è sforzo e conquista. Per questo
motivo l'agire diventa elemento importantissimo, e l'attività pratica acquista
un'importanza significativa. Importanza questa che viene sottolineata anche dal
processo dialettico, attraverso il quale l'io afferma se stesso e la sua libertà. Esso si
articola in tre momenti:
il primo di questi sostiene che "l'lo pone se stesso": l'lo infinito, principio originario di
tutto, prima di essere, di esistere, compie un'azione, l'azione appunto di porre se
stesso. Vediamo da subito quindi come l'agire venga prima di tutto.
Anche i due momenti successivi "l'Io pone il non io", cioè pone davanti a se l'oggetto e
"l'lo oppone nell'lo all'io divisibile un non-io divisibile”, cioè pone l'ostacolo che l'io
dovrà continuamente superare, evidenziano e mettono in primo piano l'importanza
dell'agire.
Poniamo ora l'attenzione in quest'ultimo momento del processo dialettico: l'io trova
contrapposto a se stesso il non-io, che rappresenta un limite: l'opposizione ed il
contrasto avvengono perciò fra l'io che si sente così limitato, e il non-io; e questo io
limitato è l'io finito, particolare, divisibile, che corrisponde alle singole individualità di
ogni uomo. In altre parole possiamo dire che, l'lo infinito si pone frantumandosi nelle
molteplicità degli io empirici (cioè i singoli uomini) e nel non-io.
Con quest'ultimo momento, che è la sintesi, cioè la conservazione e il superamento
dei due momenti precedenti, si nota facilmente come la vita dell'uomo sia
caratterizzata dal continuo superare gli ostacoli, dal continuo tendere alla libertà,
cercando quindi di disfarsi (in un certo senso) dai limiti, spinti dal desiderio di arrivare
alla meta, al fine ultimo che è l'lnfinito, che però resta e resterà sempre
irraggiungibile.
Anche Leopardi si sofferma e analizza il concetto di infinito.
Nello zibaldone egli afferma:
"L'infinito è un parto della nostra immaginazione, della nostra piccolezza ad un tempo
e della nostra superbia
[...], l'infinito è un'idea, un sogno, non una realtà".
La realtà vissuta per Leopardi, è infelicità e noia, perché offre solo piaceri finiti e
perciò deludenti.
L’infinito allora coincide con la tensione che l’uomo ha connaturata in sé verso la
felicità: egli infatti ricerca il piacere in un numero sempre crescente di sensazioni,
nella speranza vana della sua completezza.
Ma la natura pone dei limiti al raggiungimento di tale stato, e così interviene
l’immaginazione, che ha come attività principale la raffigurazione del piacere.
Ci sono così immagini, sensazioni che suscitano nell'animo l'idea di infinito.
Il poeta ama infatti "naufragar" nell’infinito e nell'eterno come processo immaginativo
e consolatorio che comporta l'eliminazione dei dati reali e concreti per abbracciare
l'infinito come superamento dei limiti posti all'uomo. E' questo l'infinito "visto" dalla
sommità del monte Tabor (oggi chiamato colle dell'infinito); la vista del poeta è
impedita dalla siepe e allora si mette in moto in Leopardi un processo immaginativo e
fantastico che gli permette di fantasticare sul concetto - limite di infinito proprio a
partire da quella sensazione di limitatezza.
L'importanza dell’immaginazione è sottolineata anche in una riflessione del 12/8/1823
contenuta nello "Zibaldone": solo con un grande sforzo di immaginazione possiamo
infatti raffigurarci uno spazio e un tempo senza fine, l'infinito appunto.
In questo passo però Leopardi si trova anche a riflettere sul senso dell'esistenza e
sulla posizione dell'uomo all’interno dell'Universo. Noi uomini infatti siamo una
piccolissima parte dell'universo, la nostra vita occupa una frazione infinitesimale del
suo tempo.
La consapevolezza dell'uomo di essere "poca cosa" rispetto all'infinità del tutto,
l'abbiamo trovata anche in letteratura inglese, con l'autore David Herbert Lawrence.
These lines are taken from the book "Sons and Lovers" by David Herbert Lawrence. It
is an autobiografical novel, and it is based on Lawrence's experiences in his family.
The protagonists are Mrs Morel, her son paul and Miriam.
In this story the mother Mrs Morel tries to imprison her son's feelings and emotions in
her over- possessive embrace. Eventually Paul thinks be has found pure love in his
relationship with Miriam, but this turns out to be only a spiritual one, openly
contrasted by his mother. Only on Mrs Morel's death, he sets out to make his own life,
free from his mother's interference.
This passage is set in the moment in which paul and Miriam have iust had their last
conversation and he has definitively left Miriam because ha has understood he is
already linked to his mother's memory and he'll never be able to have a lasting
relationship with a woman. Then he goes away through a town full of lights; but he
sees only darkness. He looks at the sky full of stars and he feels only sadness, he
knovvs tbat there is
no piace to go. He is a lifeless body, he isn’t able to react, he is motionless, unable to
escape. He is desperate: his mother passed away and he would never come back.
They are in two different worlds and this isn't what he wants. He realizes to be only a
tiny spot among billion people; he perceives the vasteness
and the terror of the immense night as something eternal.
Le sensazioni provate dall’uomo di fronte all’infinito, sono state prese in
considerazione anche in campo artistico.
Molte volte infatti, i pittori tedeschi affrontarono nei loro dipinti quegli stessi temi
esistenziali, come la meditazione sul trascorrere del tempo e sugli spazi infiniti che
avevano contraddistinto la letteratura. Anche Caspar David Friedrich, il massimo
esponente dell’arte tedesca del tempo, espresse nette sue opere il desiderio d’infinito
e la riflessione sulla vita, attraverso la realizzazione di paesaggi surreali, nei quali
l'artista non cerca di raggiungere una fedele riproduzione del dato naturalistico, ma
piuttosto di esprimere la propria interiorità. Una delle opere di Friedrich che meglio
possono servire da esempio è Il “Viandante sul mare di nebbia", nel quale la
grandezza sublime della natura è esasperata dall’immensità spaziale, con i monti
scalati in profondità e appena visibili sullo sfondo, e dalla nebbia (simbolo degli errori
ormai superati) che, invadendo tutta la parte sottostante, lascia avvolto nel mistero
ciò che ricopre e amplifica quindi, come accade sempre quando il nostro occhio è
impossibilitato a scorgere con chiarezza, il senso di smarrimento e nullità di fronte
all’intuizione della profondità abissale. La piccolezza dell’uomo di fronte all'infinità
della natura è spesso accentuata dalla dimensione ridotta delle figure, simboli della
profonda solitudine dell’individuo e della sua tensione verso l’armonica unione col
divino. Il “Viandante sul mare di nebbia”, è quindi un simbolo di solitudine e forse di
disperazione.
Nel corso della storia l'uomo si è sempre chiesto da che cosa e come sia nato il cosmo,
quale sia stata la sua evoluzione, come siano nati i corpi che ve ne fanno parte e
come si evolvano. Ha sempre avuto il bisogno di conoscere quale sia il futuro
dell'Universo in cui vive; se esso ha dei limiti oppure sia uno spazio infinito ed eterno.
Domande queste a cui è difficile dare una risposta…
A tal proposito, fra gli autori latini, interessante è la visione di Lucrezio, il quale
propone il tema dell’infinito. Per egli il principio di tulle le cose è l'atomo, e l'universo è
dato dall'aggregazione degli atomi che sono eterni e infiniti e che volteggiano
incessantemente nello spazio.
Lucrezio argomenta anche tale ipotesi e lo fa in questo modo: se un arciere, giunto
all'ultimo confine del cielo, scaglia una freccia oltre quello, o la freccia continua la sua
traiettoria e, in tal caso, esiste uno spazio ulteriore, oppure urta contro un ostacolo
che sta comunque al di là del presupposto confine ultimo. Quindi è impensabile che
l'universo sia finito. la conclusione del suo ragionamento è quella riportata in questi
versi, dove la sequenza dei limiti terrestri, il colle, l'aria, il monte, forniscono un
crescendo oltre il quale si apre dialetticamente l'infinito, inteso come superamento e
negazione di un limite.
Per quanto riguarda la scienza, sono più di una le teorie formulate circa l'origine,
l'evoluzione e Il futuro dell'universo.
Ciò che sembra certo è che l’universo è in espansione: infatti nel 1929 si scoprì che le
galassie si allontanano da noi con una velocità che aumenta con l’aumentare della loro
distanza da noi.
In questo modello, l'espansione dell'universo è simulata dal gonfiarsi di un palloncino
di gomma sulla cui superficie sono disegnate, come punti, le galassie. Quando il
palloncino si gonfia, i punti si allontanano uno dall'altro, come fanno le galassie
nell'Universo.
A partire da questa osservazione, sono due le teorie formulate nel XX° secolo
sull’origine
dell’universo.
1) Universo stazionario: in base a questa teoria l’Universo dovrebbe essere
immutabile. Il reciproco allontanamento delle galassie, a cui conseguirebbe una
diminuzione della densità media dell’Universo, verrebbe compensato da una
continua creazione nello spazio di nuova materia, la cui aggregazione produrrebbe
nuove galassie.
Tale teoria ha perso ben presto terreno, perché mancano conferme sulla
formazione di nuova materia.
2) Universo inflazionario: questa teoria prevede un inizio per l'espansione
dell'Universo; precisamente si ritiene che 15 miliardi di anni fa esso fosse
concentrato in un volume piccolissimo, con una densità infinita e una temperatura
di miliardi e miliardi di gradi. Quello stato di cose, provocò una gigantesca
deflagrazione con un'immane esplosione, oggi conosciuta con il nome di Big Banq.
Il futuro dipende dalla quantità di materia contenuta nell’Universo, (ogni parte di
materia esercita sull’altra una forza di attrazione gravitazionale che tende a frenare
l’espansione dell’Universo).
Si può avere un Universo chiuso e quindi finito, se la quantità di materia è sufficiente
a bloccare l’espansione (ad un certo punto potrebbe iniziare un processo di
contrazione che provoca un “ritiro” dell’Universo fino a produrre un’enorme
implosione, il Big Crunch).
Oppure si può avere un Universo aperto e quindi infinito, se la quantità di materia non
è sufficiente a fermare l’espansione, che quindi continua indefinitamente.
BIBLIOGRAFIA
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SITOGRAFIA
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http://www.artonline.it
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http://studenti.it