relazione - FNP CISL

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RELAZIONE
di
MARIA DIQUATTRO
DIPARTIMENTO POLITICHE FORMATIVE –NO PROFIT POLITICHE INTERNAZIONALI
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LINEE DI INDIRIZZO DELL’ATTIVITÀ FORMATIVA PER IL PROSSIMO QUADRIENNIO
Gli elementi di evoluzione e di crisi che caratterizzano lo scenario nazionale italiano, e le
sue realtà regionali e territoriali, impongono anche al sindacato precise scelte politiche,
strategiche e organizzative.
Al di là dell’analisi sulle cause della situazione sociale ed economica del Paese, espressa
nelle tesi per il dibattito congressuale, la FNP ha ben chiara la consapevolezza di dovere
intervenire per sostenere tutto il gruppo dirigente nelle nuove sfide con cui si misura chi
rappresenta e tutela i pensionati e la popolazione anziana. Più che mai in questa fase, la
formazione si candida a essere una risorsa primaria in linea con la migliore tradizione della
CISL che di essa ha sempre fatto una leva di crescita culturale e organizzativa.
Da tempo ci poniamo rispetto ai nostri associati, al territorio e alle controparti come ‘agenti’
di interessi e di tutela per potenziare la partecipazione ed affermare la concertazione sulle
scelte di politica sociale e sociosanitaria, ai vari livelli elettivi e istituzionali. In continuità
con queste scelte e con gli obiettivi della propria azione sindacale, si tratta per la FNP di
modificare e migliorare le modalità di esercizio della rappresentanza e della promozione
della tutela.
Le grandi aree di intervento su cui insistono i bisogni degli anziani e dei pensionati (e non
solo, com’è ovvio) sono riconducibili all’ambito generale delle politiche di welfare e, in
particolare, ai problemi legati alla gestione della previdenza, dell’assistenza e della sanità.
Su questo terreno, uno dei grandi obiettivi è di realizzare l’integrazione, la sinergia fra il
sociale e il sanitario, secondo un disegno complessivo che miri anche a valorizzare e
moltiplicare le risorse, eliminando sprechi e ritardi e contribuendo a realizzare lo ‘sviluppo
sostenibile’. Un altro grande obiettivo è la ricerca di forme di tutela che garantiscano e
proteggere meglio gli anziani, soprattutto coloro che versano in uno stato di disagio
endemico (e di povertà nelle sue diverse specie) o che ad esso si avvicinano.
Mentre il modello di assistenza e cura passa ( o dovrebbe passare) dalla centralità
dell’istituzione ospedaliera alla centralità della persona e del territorio, la politica dei servizi
necessita di un approccio ‘di rete’ più coerente che richiede visioni più articolate e
coraggiose dei decisori pubblici e competenze più specialistiche nella gestione della
contrattazione e della vertenzialità. Un simile approccio amplia inoltre gli spazi di azione
ispirate alla sussidiarietà orizzontale, chiave di volta di un welfare che leghi inclusione,
diritti, responsabilità, controllo collettivo, risparmi effettivi a parità di servizi.
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Da qui una serie di stimoli e indicazioni per la funzione formativa della federazione, che ha
il compito di enucleare i fabbisogni di “apprendimento” dell’organizzazione, di definirli e
formulare su di essi progetti e percorsi. La formazione dovrà essere in grado di offrire
forme e strumenti di intervento su conoscenze, capacità e competenze di ruolo, per
potenziare e riorientare le risorse cognitive (il sapere) operative (il saper fare) e relazionali
(il saper essere) di cui ciascun dirigente dovrà disporre nell’esercizio del proprio ruolo, sia
esso di soggetto negoziale o di mediatore sociale.
Essere una forza di rappresentanza autorevole ed efficace vuol dire, per chi si occupa
della formazione, accrescere e rafforzare le conoscenze e le competenze generali e
specifiche dei dirigenti della FNP ma anche, se non soprattutto, stimolare ed accrescere la
consapevolezza della direzione e dei traguardi in vista dei quali competenze e conoscenze
vanno impiegate e messe a frutto. In questo senso - e in funzione delle scelte di
potenziamento organizzativo, per prima quello destinato alle leghe - si possono individuare
filoni di lavoro e di approfondimento cui dedicarsi, nell’arco del prossimo mandato
congressuale.
In particolare:
Ο La formazione a sostegno della concertazione e della vertenzialità territoriale,
legata alla riforma dello Stato sociale ( quella sistemica annunciata con il Libro
Bianco di Sacconi e quella, strisciante e contraddittoria, che si attua con le politiche
fiscali e locali). La sua crescente importanza (non solo per la FNP ma per l’intera
CISL) deriva dal ruolo strategico e prioritario del territorio, dal procedere verso un
quadro di welfare decentrato e ‘leggero’, declinato in senso federalista. L’obiettivo
non può che essere quello di elevare la qualità dell’iniziativa vertenziale nel
territorio in ambito sociosanitario, di sviluppare la capacità di leggere le realtà locali,
di comprendere e discutere i documenti di bilancio e di programmazione, di
costruire piattaforme e negoziarle, di riconoscere interlocutori e aggregare alleati, di
sviluppare forme di concertazione sulle scelte di politica sociosanitaria integrata. Si
tratta di sviluppare l’attitudine a indicare e definire obiettivi, gestire processi,
padroneggiare flussi informativi e tematiche complesse.
Ο La formazione sulle prospettive di riforma in senso federalista del sistema fiscale,
mirata a capire le forme di autonomia impositiva delle istituzioni locali, la loro nuova
discrezionalità nello stabilire tariffe dei servizi socioassistenziali e sanitari.
Occorrerà indirizzarsi verso la costruzione di una dote cospicua di competenze
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operative, a sostegno delle azioni negoziali con le controparti istituzionali e della
capacità di attivare reti fra i soggetti sociali interessati (l’area dell’associazionismo
professionale o trasversale, del privato sociale e del volontariato, ecc). Questo
ambito di attività formativa si connette direttamente all’obiettivo della FNP di
affermare l’importanza del livello organizzativo locale e il suo ruolo cruciale per il
perseguimento delle politiche sindacali.
Ο La formazione a sostegno della crescita organizzativa, ancorata a progetti di
sviluppo territoriale della FNP. Vi ricadono sia il potenziamento dell’attività di
proselitismo sia l’avvio di progetti di segretariato sociale. Nel primo caso, con
l’attività formativa si vuole potenziare la capacità di promozione della presenza del
sindacato nel territorio e fra la gente, fornendo strumenti da utilizzare a livello locale
per rinnovare e rafforzare le ragioni delle adesioni alla FNP. In questo senso la
formazione farà da supporto decisivo al rinnovamento e alla crescita organizzativa
delle leghe, promossa come nuovo livello organizzativo, più vicino alle istanze e alla
vita quotidiana di quelle fasce di comunità che guardano a noi come riferimento e
presidio. I dirigenti impegnati in questo livello organizzativo, potenziato nella sua
missione di rappresentanza e interlocuzione negoziale, troveranno nella formazione
l’opportunità di acquisire le conoscenze e le competenze, relazionali e sociali,
necessarie per l’opera di comunicazione sociale implicita nelle azioni di proselitismo
e di promozione dell’identità. Svilupperanno capacità che permettano loro di
costruire rapporti saldi con gruppi di potenziali associati, di attuare forme di
indagine sul territorio, di proporsi come nucleo catalizzazione dei bisogni, di
diffusione di una cultura dei diritti, di orientamento verso nuove istanze di tutela e
rappresentanza. Tale processo, peraltro, è già stato avviato.
Vanno di pari passo l’affermazione e l’espansione del segretariato sociale in
collaborazione con Anteas. E’ di tutta evidenza che il cittadino, sia esso giovane o
anziano, incontra quasi sempre notevoli difficoltà nel rapporto con il sistema
istituzionale dei servizi assistenziali e sociosanitari di fronte alle complessità
burocratiche e procedurali. Ciò fa sì che bisogni essenziali rimangono disattesi
anche per mancanza di informazione e di indirizzo. Il Segretariato Sociale come
livello basilare delle prestazioni sociali serve a tradurre in azioni concrete gli
orientamenti di politica sociale contenuti nella legge 328/00 e a generare
esperienze innovative e incisive sul territorio. La formazione sarà anche qui di
‘professionalizzazione’ dei sindacalisti della FNP e dei soci Anteas chiamati a
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queste esperienze, per svilupparne capacità, motivazioni e consapevolezza
necessarie. In particolare si dovrà puntare ad alcune abilità: attivare relazioni
efficaci
con
i
fruitori
dell’informazione;
promuovere
la
consapevolezza
dell’informazione come diritto; interagire con le istituzioni locali; creare reti locali
anche informali per favorire l'individuazione delle risposte ai bisogni di informazione
e di servizio dei cittadini; promuovere iniziative, anche assieme ad altri soggetti, di
comunicazione sociale e di informazione diffusa sul territorio. Si tratterà di
sviluppare abilità sia trasversali che specialistiche.
Ο Nel cambiamento descritto finora, ossia la prefigurazione di un nuovo Welfare dove
prevarrà il principio di sussidiarietà, la moltiplicazione di nuovi servizi sociali che gli
enti locali si apprestano ad offrire alle proprie comunità, la diversificazione dei
bisogni (economici, istituzionali, post-materialistici), impongono a tutte le nostre FNP
Regionali un ruolo determinante nella formazione. Ogni struttura si deve sentire
impegnata a progettare una formazione calata nelle dimensioni geo-politiche
proprie. Deve dotarsi di riserve umane, culturali ed economiche per affrontare la
sfida istituzionale locale con quadri preparati e dotati di creatività e passione.
Insomma preparare dirigenti che sappiano unire intelligenza, cuore e impegno. In
questa attività il Dipartimento Nazionale si impegna “on demand” a dare supporto sia
sulla fase progettuale che esecutiva.
Ο La formazione sulle politiche previdenziali, che dovrà prevedere la creazione di un
sistema di previdenza complementare, anche se non riguarda in prima istanza i
soci pensionati, è parte integrante del bagaglio di competenze che ogni dirigente
sindacale FNP deve possedere. La politiche previdenziali sono infatti un pilastro del
sistema di welfare in trasformazione. La comprensione delle sue direttrici presenti e
future ha dirette conseguenze sul versante negoziale delle politiche sindacali di
welfare, a livello centrale e periferico, stanti le ricadute sui bisogni di tutela dei
pensionati prossimi venturi.
Ο In un contesto come quello attuale assumono, a nostro avviso valenza ancora
maggiore i percorsi formativi sulle problematiche comunitarie ed internazionali.
Soprattutto in relazione al progetto di “sindacalismo internazionale dei pensionati”
che, come è a tutti noto, la FNP porta avanti già da qualche anno.
Ο La formazione sulle tecnologie
applicate
al lavoro
organizzativo
e
alla
comunicazione sociale, che la Federazione promuove già da tempo. Rientra nel
modello della ‘rete formativa’ che mira ad implementare il modello formativo della
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Federazione in forma integrata, con lo sviluppo, anche attraverso la gestione del
sito informatico sulla formazione, delle sinergie utili tra il livello nazionale, quello
regionale e quello territoriale.
Ο La formazione per target specifici, ciascuno ancorato a obiettivi organizzativi, in
ragione di precise strategie di crescita politica e associativa. Si ricomprende in essa
la formazione dei formatori, la formazione delle componenti dei coordinamenti
donne, la formazione sulla bilateralità, la formazione sulle politiche transnazionali. I
percorsi formativi coinvolgeranno le dirigenti e i dirigenti a tutti i livelli, a partire da
quello nazionale, secondo i piani di rafforzamento dei ruoli da gestire ed esercitare.
Ο La formazione economico – finanziaria destinata ai dirigenti con responsabilità
amministrative: segretari, operatori e componenti dei collegi sindacali. L’importanza
di questo filone risiede nella precisa volontà di mantenere nella gestione
amministrativo – contabile delle strutture, ai vari livelli organizzativi, standard elevati
di trasparenza gestionale, correttezza, regolarità procedurale e operativa nell’uso
delle risorse.
Ο La formazione permanente per i quadri già in ruolo e neoeletti. Quest’area della
formazione sindacale della Federazione, che risponde a bisogni costanti di sviluppo
di competenze ‘trasversali’, intende sostenere, in uno con l’approccio europeo al life
long learning, una linea continua di accesso alla crescita culturale e ‘professionale’
dei dirigenti della FNP, variamente impegnati in ruoli di rappresentanza e di
negoziato e in attività di promozione associativa e crescita organizzativa.
Nell’attuazione dei programmi formativi si continuerà ad adottare i metodi e gli strumenti
formativi e didattici che fino ad ora hanno caratterizzato l’impianto della formazione FNP.
Dovrà essere possibile sperimentare modalità e tecniche inedite (la formazione a distanza
e l’uso della telematica) in grado di dare all’azione formativa nuovo impulso sul piano
dell’efficacia e dei risultati attesi, più alte potenzialità verso destinatari in progressivo
aumento, maggior valore aggiunto nel rapporto tra la funzione formativa e lo sviluppo
culturale della Federazione.
ATTIVITÀ INTERNAZIONALI
La FNP da anni ha elaborato e porta avanti un disegno che si propone di tutelare e
sostenere i pensionati nel mondo.
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L’obiettivo fondamentale è implementare il coordinamento dei sindacati e delle
associazioni dei pensionati per arrivare alla creazione di un organismo mondiale dei
pensionati che possa essere riconosciuto come organo consultivo di organismi
internazionali quali l’ONU; così come esiste l’UNICEF per l’infanzia, chiediamo che si crei
un “Organismo Internazionale” dell’ONU per gli anziani.
È un obiettivo dettato dalle contingenze dell’attuale società.
Nell’ultimo cinquantennio la vita media è aumentata di circa 20 anni, quale effetto di
miglioramenti nel campo della prevenzione, dell’igiene e della nutrizione. È, quindi,
conseguenza di fenomeni fondamentalmente positivi legati ad una crescita economica e
sociale. Si abbassa il tasso di fertilità, aumenta la longevità e si tende progressivamente e
irreversibilmente ad un invecchiamento della popolazione. Siamo nel pieno di una vera e
propria rivoluzione demografica.
In base alle previsioni dell’Eurostat, si stima che nel 2030 in molti paesi industrializzati la
popolazione ultra sessantenne rappresenterà un terzo degli abitanti, mentre, nel 2150,
questa fascia costituirà un terzo della popolazione mondiale. La stessa popolazione
anziana, inoltre, sta invecchiando: circa il 10% sono ottantenni e si prevede che questa
percentuale crescerà del 25% prima del 2050, essendo questa la fascia d’età che
presenta la maggiore crescita.
Le donne rappresentano la maggioranza delle persone anziane, sono il 55% degli ultra
sessantenni e il 65% degli ultra ottantenni.
Il fenomeno dell’invecchiamento, benché inizi ad interessare in maniera evidente anche i
paesi in via di sviluppo e quelli emergenti, interessa in modo specifico l’Europa. I governi
europei da decenni si trovano nella necessità di dover affrontare questo cambiamento
demografico, che ha un forte impatto socio economico ed effetti rilevanti sulla sostenibilità
del sistema pensionistico, la sanità e l’assistenza socio-sanitaria continuativa.
Tuttavia, sono ancora notevoli le differenze all’interno della stessa Europa. L’aspettativa di
vita in diversi paesi dell’Europa centrale e orientale, è ancora bassa, 65-70 anni, a fronte
di una media di 76 anni nell’Europa dei 15. Il gap è quindi rilevante.
L’Italia, con il suo 22% di popolazione anziana, continua ad essere il Paese europeo che
invecchia di più.
L’invecchiamento pone tra gli altri un problema di discriminazioni legati all’età. Dal 2000 le
politiche e la normativa dell’UE includono esplicitamente garanzie per la parità dei diritti e
sono numerose le leggi che combattono la discriminazione legata all’età.
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Le politiche europee, in tutti gli ambiti, contemplano l’impatto del cambiamento
demografico e in alcuni paesi tale tematica è divenuta una priorità politica. Riflesso di
questa preoccupazione è il Libro Verde della Commissione Europea del marzo 2005, “Una
nuova solidarietà tra le generazioni di fronte ai cambiamenti demografici”, nel quale si
indica, tra le altre priorità, quella di:
“garantire un equilibrio tra le generazioni nella ripartizione del tempo lungo tutto l’arco della
vita e nella ripartizione sia dei frutti della crescita sia delle esigenze di finanziamento delle
pensioni e della sanità”.
L’impatto del fenomeno demografico è stato affrontato anche nella successiva
Comunicazione della Commissione, adottata nell’Ottobre del 2006, Il futuro demografico
dell’Europa, trasformare una sfida in un’opportunità, che ha, tra l’altro, istituito un Forum
Demografico Europeo a cadenza biennale, il primo dei quali si è svolto nell’ottobre del
2006, al quale ha fatto seguito il primo Rapporto Demografico, adottato nel maggio del
2007.
Sono tutti segni evidenti di quanto ormai il tema sia entrato pienamente nell’agenda
dell’UE.
Questa da tempo promuove una stretta collaborazione tra gli Stati Membri sul tema dei
sistemi di tutela sociale attraverso il Metodo Aperto di Coordinamento, che offre un
sostegno a coloro che elaborano le politiche nazionali, in modo particolare nel campo delle
pensioni e dell’assistenza sanitaria continuativa.
Anche se in generale i sistemi pensionistici in Europa garantiscono un buon grado di
sicurezza ed autonomia per la maggior parte delle persone anziane, persistono situazioni
di indigenza tra i più anziani, con differenze da paese a paese, che colpiscono in modo
particolare le donne.
Le riforme strutturali dei sistemi pensionistici dovrebbero quindi tener conto di queste
disuguaglianze di genere ed assicurare a tutti una pensione adeguata, in previsione di un
futuro nel quale aumenterà progressivamente il numero di pensionati parallelamente a una
riduzione delle persone che pagano la contribuzione. È inevitabile un ripensamento e un
riadeguamento dei sistemi pensionistici, che siano equi e sostenibili. La risposta più
efficace ad un’Europa che invecchia sarà, tra le altre, quella di avere una parte più
consistente di popolazione che lavora e che lavora per più tempo. Le riforme degli ultimi
dieci anni hanno, infatti, cercato di limitare il più possibile l'uscita precoce dal mercato del
lavoro.
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Infatti, l’invecchiamento della popolazione si riflette, inevitabilmente, sul mercato del
lavoro. Sempre secondo le stime dell’UE, nel 2050, si prevede ci saranno solo due
persone in età lavorativa per ogni ultra 65enne. Il fenomeno, come detto, non è solo
europeo, ma inizia ad interessare anche le economie emergenti che per le loro dinamiche
interne potrebbero subirne le conseguenze a ritmi molto più accelerati rispetto ai paesi di
più vecchia industrializzazione, con effetti imprevedibili considerando le minori risorse,
soprattutto sociali, per affrontare tali problematiche.
Per questi motivi, la necessità di promuovere l’impiego dei lavoratori anziani è contemplato
sin dalla Strategia di Lisbona. Uno dei tre pilastri fissati dal Consiglio europeo di Lisbona è
appunto relativo alla politica sociale, nello specifico:
“un pilastro sociale che deve consentire di modernizzare il modello sociale europeo grazie
all'investimento nelle risorse umane e alla lotta contro l'esclusione sociale. Gli Stati
membri sono invitati a investire nell'istruzione e nella formazione e a condurre una politica
attiva per l'occupazione onde agevolare il passaggio all'economia della conoscenza”.
L’invecchiamento è tema prioritario non solo per l’UE ma anche per le Nazioni Unite, nel
cui ambito è attivo il Programma sull’Invecchiamento. Da decenni, infatti, il maggior
organismo internazionale è sensibile ai temi dell’invecchiamento. Si pensi che sin dal 1982
l’Assemblea delle Nazioni Unite, con la risoluzione 37/51, adottava i cosiddetti principi del
Programma di Vienna, che si proponeva quale guida per pensare e formulare politiche
relative a tali tematiche, finalizzati in particolare a rafforzare le capacità dei governi e della
società civile nell’affrontare questo fenomeno. L’obiettivo principale è quello di assicurare
che le persone in ogni parte del mondo, abbiano la possibilità di invecchiare con sicurezza
e dignità e di continuare ad essere cittadini con pieni diritti.
Al 1991, poi, risalgono i Principi delle Nazioni Unite per le Persone Anziane, nei quali si
riconoscevano fondamentali diritti quali l’indipendenza, la partecipazione, la cura, l’autorealizzazione e la dignità.
Nel 2002, infine, si è svolta a Madrid la seconda Assemblea Mondiale sull’Invecchiamento,
dalla quale è scaturito il Programma d’Azione di Madrid, che rafforza e ribadisce i punti
espressi nel precedente Programma di Vienna. Interessante ricordare che il secondo
articolo della Dichiarazione Politica di Madrid dichiara “Celebriamo il prolungamento
dell’aspettativa di vita in molte regioni del mondo come una delle maggiori conquiste
dell’umanità”.
È in questo contesto che si inserisce il ruolo e l’azione della FNP in ambito internazionale.
In un mondo che invecchia, anzi, preferiremmo dire, in un mondo che garantisce un
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auspicabile allungamento della vita, i pensionati non possono che essere visti come una
grande ricchezza per l’intero mondo sindacale. La crescita non deve essere misurata e
valutata solo in termini economici, ma anche e soprattutto in termini umani e sociali, e
crescita e progresso contribuiscono, appunto, a prolungare la durata della vita. Il sindacato
è chiamato a dare il proprio contributo alla costruzione di un modello di sviluppo equo,
solidale e sostenibile. Può svolgere un ruolo importante di fronte alle difficoltà di sostenere
l’attuale sistema di welfare e può offrire un valido contributo per l’istituzione di un sistema
di welfare e di tutele sociali in quelle realtà nelle quali non esistono, pensiamo in
particolare ai paesi in via di sviluppo.
Per la FNP, dunque, è prioritario garantire una più forte presenza dei pensionati, è questa
la missione che la guida sin dalla sua fondazione. Un impegno che ormai non può essere
più limitato ai confini nazionali. In un mondo globalizzato come quello attuale, con le
degenerazioni che questo fenomeno ha prodotto e continua a produrre, il ruolo del
sindacato deve essere anche quello di fomentare una globalizzazione dei diritti, una
globalizzazione culturale e sociale, non solo quella economica e dei mercati.
Da tempo la FNP è impegnata nella crescita di quelle organizzazioni sindacali che ne
condividono valori ed aspirazioni, pur non dimenticando le differenze associative ed
organizzative che le peculiarità nazionali determinano. Negli ultimi quattro anni è stato
dato grande impulso proprio al consolidamento o addirittura a porre le basi ex novo per
una presenza della FNP all’estero. Il nostro Segretario Generale Antonio Uda si è
particolarmente speso in questo percorso.
A livello europeo uno dei maggiori impegni della FNP rimane la partecipazione ed il
sostegno alle politiche della FERPA, il cui attuale Segretario Generale, Bruno Costantini, è
espressione della nostra Federazione, la quale si batte affinché la FERPA diventi un vero
soggetto contrattuale e politico, riconosciuto non solo per il grande numero dei suoi iscritti,
ma soprattutto per il suo ruolo di rappresentanza dei valori e dei bisogni di tanti anziani e
pensionati che sono parte attiva della cittadinanza europea.
Per il prossimo futuro il nostro obiettivo è quello di rafforzare ancora di più il ruolo della
FERPA e di sostenere la sua azione di interlocuzione con la CES. In particolare riteniamo
prioritario che la Federazione europea dei pensionati abbia un ruolo più determinante e
una maggiore visibilità all’interno della CES, che insieme alle rivendicazioni degli attivi
dovrebbe portare avanti anche quelle dei pensionati, o quanto meno tenerne
maggiormente conto nelle sue politiche; così come è auspicabile che il dialogo sociale
europeo si costruisca riconoscendo la FERPA come interlocutrice diretta per tutte quelle
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tematiche che riguardano i pensionati. La FERPA deve e può avere un ruolo più
propositivo.
Ricordiamo ora brevemente alcune delle attività svolte in questi ultimi quattro anni:
Nel mese di febbraio abbiamo concluso un importante e impegnativo progetto
sull’invecchiamento attivo (Invecchiamento attivo: buone pratiche per l’informazione e
l’orientamento dei lavoratori over 55 sul luogo di lavoro), che ci ha visti capofila insieme ad
alcuni partners europei, provenienti dal mondo sindacale ed accademico (CFDT Francia,
OSTOE Grecia, Konfederacija Sindikatov 90 Slovenia, l’Università Cattolica di EichstättIngolstadt, Germania, SINDNOVA, l’Istituto per il Lavoro e la FERPA).
Per quanto riguarda i rapporti bilaterali e multilaterali, la FNP è attivamente impegnata a
riallacciare le relazioni con la Polonia e con altri Paesi dell’Est europeo, con i quali in
passato si sono avuti legami di solidarietà.
Un sogno, un desiderio, nel quale crediamo e che speriamo realizzare, è il progetto di un
sindacato mondiale dei pensionati che sia capace di rappresentare con maggiore forza e
determinazione il popolo degli anziani e dei pensionati. In questa prospettiva abbiamo
iniziato a costruire dei tasselli, in Europa ed in America Latina, sia per consolidare la
presenza della FNP sia per sostenere quelle organizzazioni sindacali a noi vicine.
Nel mese di dicembre, insieme all’INAS e grazie alla presenza capillare del nostro
Patronato in molti paesi europei e non, si è svolta una riunione con i coordinatori INAS di
Gran Bretagna, Slovenia, Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera e Francia, con i quali
ci siamo impegnati a progettare un radicamento della FNP in quei paesi che vedono già la
presenza delle sedi INAS.
Particolare attenzione abbiamo rivolto all’America Latina, non solo per la presenza di oltre
30 milioni di ultrasessantenni ma anche per le numerose comunità di italiani. Ricordiamo
insieme le tappe principali del nostro percorso in Sud America: incontro con la federazione
dei pensionati della CUT brasiliana a São Paulo nel maggio del 2006; incontro con i
pensionati in Argentina e Uruguay nel novembre del 2007, creazione delle sedi FNP in
Cile, Argentina e Uruguay tra i mesi di agosto e settembre del 2008.
Tra i prossimi impegni, subito dopo il Congresso, ci sarà la visita di una nostra
delegazione in Russia, con la finalità di conoscere la realtà dei pensionati di quel paese
per verificare la fattibilità di istituire una forma di collaborazione se non addirittura porre le
basi per una nostra presenza.
Stiamo programmando un incontro con i pensionati italiani residenti nella Repubblica
Dominicana, con i quali da tempo abbiamo creato un interessante dialogo.
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Allargheremo i nostri orizzonti sindacali e, in collaborazione con l’ANOLF, andremo in
Senegal. È, infatti, nostra intenzione proiettarci anche nel continente africano, nonostante
le grandi differenze che possono sussistere a livello di esperienze sindacali.
Non possiamo continuare ad eludere la necessità di confrontarci con il continente
“dimenticato”, soprattutto tenendo conto della forte presenza di immigrati africani in Italia,
alcuni dei quali hanno raggiunto l’età pensionabile e molti altri la raggiungeranno nei
prossimi anni. È importante quindi che si inizi anche a riflettere e a prevedere azioni di
coinvolgimento di questi imminenti pensionati “stranieri”, con i quali il dialogo e l’azione di
sindacalizzazione passa fondamentalmente attraverso la conoscenza dei loro luoghi
d’origine e la sensibilizzazione verso i temi dell’invecchiamento, da portare avanti proprio
all’interno delle loro realtà.
Siamo aperti e desiderosi, ovviamente, di ricevere ispirazioni e proposte dai nostri territori,
per arricchire il nostro progetto di politica internazionale.
Certi che solo ampliando le nostre prospettive, confrontandoci con altre realtà, possiamo
trovare maggiore energia e vigore per portare avanti le nostre battaglie, uniti, perché gli
anziani e i pensionati possano sperare di vivere in una società che recuperi i valori della
solidarietà nel riconoscimento dei diritti, oltre i confini anagrafici.
ANTEAS
Anche per gli anziani una vita dignitosa un titolo impegnativo per un congresso.
Per assicurare agli anziani una vita dignitosa bisogna affrontare le questioni della tutela
del reddito, delle risorse dedicate per la sanità e l’assistenza temi sui quali la FNP si batte
rivendicando a tutti livelli interventi coerenti sviluppando una estesa contrattazione.
Assicurare una vita dignitosa agli anziani richiede anche di operare per costruire una
qualità della vita nelle nostre comunità volta al superamento della disgregazione sociale,
alla costruzione di nuove relazioni al fornire a tutti la possibilità di usufruire di servizi
adeguati umanizzando il rapporto con l’utenza attraverso l’impegno diretto del volontariato.
Costruire comunità solidale significa tra l'altro assicurare la possibilità di permanenza
presso il proprio domicilio, anche in una situazione di parziale disabilità, grazie al sostegno
assistita da reti di sostegno in cui si intrecci il ruolo del pubblico con il privato sociale,
sperimentando laddove possibile forme di abitare solidale. Su questo terreno pensiamo
che Anteas, in una forte azione sinergica con la FNP che l’ha promossa, possa e debba
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svolgere un importante ruolo qualificando la sua azione e assicurando una presenza
decentrata sul territorio.
L’Anteas dopo la fase di potenziamento organizzativo e lo sviluppo di buone pratiche è
impegnato nel prossimo futuro a dare risposte a due sfide:
-
la crisi economica e sociale che richiede risposte immediate ma anche un disegno
di prospettiva rispetto ai nuovi scenari che si presentano: riforma del Welfare,
risposta alla disgregazione sociale, alle povertà materiali e immateriali;
-
l’esigenza di caratterizzare il ruolo e la missione dell’Associazione con progetti di
valenza nazionale e nello stesso tempo valorizzare l' esperienza progettuale delle
singole associazioni attraverso un’intensa vita democratica, la partecipazione e il
raggiungimento progressivo dell’autonomia economica e gestionale.
Alle due sfide che abbiamo citato si può rispondere con una proposta unificante attraverso
l’attivazione dei seguenti progetti che raccolgono i contributi delle tante iniziative che le
Anteas nel territorio nazionale già svolgono:
1°) Sul piano delle povertà e delle risposte alle fragilità, occorre qualificare i nostri
interventi nell’area socio-assistenziale per dare un contributo nel rendere fruibili i servizi a
chi è emarginato o impossibilitato ad accedervi. Occorre generalizzare la rete dei centri di
ascolto sul territorio, gli sportelli presso le strutture sanitarie e assistenziali gli ambulatori
sociali, il trasporto solidale. Occorre impegnarsi all'interno delle strutture di ricovero per
renderle sempre più luoghi “umanizzati”, ossia luoghi in cui si pone attenzione non solo
all'aspetto sanitario ma dove si ha a cuore anche la cura della qualità delle relazioni e dei
rapporti tra le persone in modo da alleviare le solitudini e promuovere la socialità. Occorre
altresì favorire la realizzazione:

di sempre maggiori servizi domiciliari e territoriali, nei quali si ponga attenzione al
significato del vivere nella propria casa, ossia viverla come luogo dei propri affetti e della
propria appartenenza alla comunità locale (altrimenti anche la propria casa può diventare
una “prigione”. In questo, come volontariato abbiamo ruolo fondamentale, diverso e non
sostitutivo di quello pubblico

moltiplicare i centri diurni ed operare per favorire la realizzazione di strutture che siano
aperte al territorio, al rapporto con la comunità locale,
In tutto ciò il ruolo del volontariato ANTEAS è di vitale importanza, di sostegno e non
sostitutivo al ruolo del pubblico.
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2°) Definire un progetto per l’invecchiamento attivo in cui si combini l’orientamento dei
futuri pensionati verso l’impegno sociale, il volontariato, le forme di auto-aiuto (banche del
tempo, gruppi di acquisto solidale, buon vicinato) con un imprescindibile ed intenso
impegno culturale e concreto di educazione di orientamento e di informazione sui corretti
stili di vita, la prevenzione delle malattie, lo sviluppo delle forme aggregative per
combattere la solitudine. Riteniamo che sia strategico realizzare sul territorio sportelli di
orientamento ed educazione all'invecchiamento attivo, che siano in grado per valorizzare il
“tesoro inestimabile” di competenze e di idealità, la possibilità di progettare e dare senso al
proprio invecchiare, grazie al supporto di volontari ed esperti opportunamente formati.
3°) Realizzare una diffusa attività formativa degli adulti attraverso la diffusione delle
Università per gli anziani che propongano un modello di apprendimento rivolto anche a
coloro che sono stati in passato esclusi dai processi formativi, realizzando iniziative
fortemente collegate al territorio e decentrate per redere l'accesso fruibile a tutti,
indipendentemente da eventuali motivi geografici od economici che ad oggi ne
impediscono l'accesso ad alcuni.
4°) Realizzare un progetto sui soggiorni climatici e di sollievo che utilizzi anche i buoni
vacanze per offrire un’opportunità a tutti coloro che per motivi economici e di mobilità non
hanno possibilità di accedere e usufruire anche di servizi che possono essere curativi e
preventivi.
La sfida a cui siamo chiamati a rispondere è quella di qualificare la funzione del
volontariato e della promozione sociale, passando dal ruolo di tampone delle varie
emergenze a soggetto in grado di proporre dei progetti per costruire nuovi modelli di
servizi che siano in grado di dare risposte a coloro che fino ad ora, anziani, giovani
diversamente abili, sono stati esclusi ed emarginati.
In questo quadro bisogna utilizzare tutti gli spazi offerti al volontariato e al terzo settore
dalla Legge 328 diventando protagonisti della costruzione di welfare di comunità
partecipato costruendo alleanze, ossia vere e proprie reti solidali in cui esercitare un ruolo
coerente con gli obiettivi strategici che caratterizzano la politica rivendicativa della FNP.
A supporto dei progetti, ed integrati con essi, dobbiamo qualificare l’azione dei nostri
territori costruire dei nuovi luoghi di aggregazione e di attenzione alle problematiche del
territorio, con l’obiettivo di costruire attraverso essi e alla presenza capillare delle
associazioni e dei gruppi locali, tanti strumenti per costruire coesione sociale e praticare la
solidarietà.
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Utilizzando tutti gli strumenti per una lettura dei bisogni del territorio, incrociando e
collaborando tra studi e ricerche della FNP e di Anteas, individuando poi risposte concrete
ai problemi e progetti da realizzare.
Strumento essenziale per rendere concreti gli obiettivi posti è la realizzazione di un
progetto formativo intrecciato tra Anteas e FNP da realizzare il più possibile a livello
decentrato che coinvolga le associazioni, i gruppi locali e le leghe.
Un impegno particolare dovrà essere rivolto per promuovere una gestione trasparente
delle risorse, visti anche gli obblighi derivati da norme nazionali e regionali che richiedono
certificazioni del corretto utilizzo delle risorse in questo campo occorrerà individuare
competenze specificando a livello regionale, che con il supporto di esperti, sia in grado di
offrire servizi di tenuta contabile alle associazioni.
Per reggere e rendere concreti i progetti e le proposte deve essere messo in campo un
impegno comune tra FNP e Anteas, per una straordinaria e capillare campagna di
individuazione, reclutamento e, susseguente formazione e gestione di nuovi volontari che
se, svolta in modo sinergico ed integrato, consentirà di impegnare in questo campo
militanti che, forniti di idealità e di valori, possono mettere in gioco le loro competenze per
far crescere le nostre strutture. Per dare risposte sempre più efficaci ed “umane” a tutte
quelle persone in situazioni di disagio per le quali il sindacato e l'Anteas sono nate, per
costruire insieme comunità, anche, e soprattutto, in tempi di crisi come questi, più solidali
e fraterne.
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