1° Lez 13 Ott 2008 ORDO Corso di Esegesi e teologia del NUOVO

1° Lez 13 Ott 2008
ORDO
Corso di Esegesi e teologia del NUOVO TESTAMENTO
Descrizione
Il corso intende offrire, attraverso saggi di esegesi, quindi, esamineremo dei brani campione per ogni
scritto del NT, che sono 27, naturalmente non avremo modo di esaminarli tutti … ci occuperemo in
modo particolare della tradizione sinottica – atti degli apostoli – Corpus paolino – opera giovannea e
l’apocalisse. Ci mancano le lettere cattoliche. Naturalmente non è che di queste parti del NT(di
queste parti) esamineremo ogni libro (non sarà possibile), di ogni libro vedremo dfei brani
campione. In modo tale da far emergere quelle che sono le caratteristiche letterarie, le prospettive
teologiche presenti negli scritti del NT . Per fare questo utilizzeremo i vari metodi esegetici. Il
metodo esegetico che va per la maggiore è il così detto “metodo storico critico” oramai pienamente
collaudato, anche nel documento della pontificia commissione biblica del ‘93; però proprio in quel
documento c’è l’apertura verso altri approcci, per esempio il metodo retorico, e questo è interessante
ne parlerò un po’ oggi, il metodo narrativo applicato ai vangeli è molto interessante. Per cui di volta
in volta prenderemo un po’ i vari metodi, questo per cercare di comprendere quella ricchezza che c’è
negli scritti del NT
- Per quanto riguarda la bibliografia: Chiarazzo, introduzione al Nuovo Testamento.
Io durante il corso delle lezioni farò dei brevi accenni, non mi addentrerò, quindi lascerò all’analisi
del mio testo l’analisi di ogni introduzione ai singoli libri biblici.
INTRODUZIONE
Questo anno inizieremo dal CORPUS PAOLINO.
Del resto cominciare con Paolo non è nemmeno sbagliato per il semplice fatto che sono i primi
scritti del NT, in modo particolare la Lettera ai Tessalonicesi.
Come procederemo:
- per le problematiche introduttive potete andare sul mio libro, oppure vi fornirò delle fotocopie
- per la parte esegetica è ovvio che ci sono le lezioni
segnalerò di tanto in tanto una bibliografia, e sarà importante che da parte vostra leggere prima cio
di cui parleremo, in modo di sapere già di che si tratta (Ora, vi ho già annunciato che avremo a che
fare con la 1° let ai tessalonicesi, il primo scritto del NT).
Vedete per poter studiare bene è importante che abbiate questo schema, per quanto riguarda ogni
singola lettera di Paolo:
- notizie sulla lettera: a chi è inviata, dove si trova la comunità
il luogo, la data di composizione (dovete essere in grado
di sapere queste cose un po’ come l’avemaria
poi per quanto riguarda il contenuto:
- i problemi di critica letteraria:
è veramente di Paolo? Non è di Paolo?
(distinzione tra proto, deutero e
trito..paoline);
all’interno di questa lettera quali sono le
caratteristiche letterarie (es: inni della
tradizione cristiana come nella lettera ai
Fil).
- composizione: ogni singola lettera ha una sua, strutturazione: parte iniziale,
centrale, conclusiva, dottrinale, parenetica esortativa, e poi una conclusione
(ogni esegeta presenterà una sua struttura, che va motivata teologicamente).
- teologia
Le lettere di Paolo rivestono un luogo di primissima importanza tra gli scritti del NT perché oltre a
costituire il gruppo più consistente dei testi del NT, nelle lettere paoline emerge: l’originalità,
l’ampiezza del pensiero di Paolo, i grandi temi della fede cristiana e della Teologia. Quali sono?… -
la persona di Cristo, (Polo è stato “innamorato” di Gesù) la resurrezione, il battesimo, l’eucaristia,
il grandissimo problema della giustificazione (che non è quella che facciamo ai nostri figli quando
non vanno a scuola) la grazia, i carismi, .. quindi ci sono questioni temi. Però mi raccomando, non
pensate a Paolo o all’epistolario paolino come se noi ci trovassimo di fronte ad una specie di
manuale di teologia, dove io vado a prendere una lettera e trovo argomenti particolari su uno di
questi temi. E ne, un’altra cosa a cui dovete stare molto attenti, pensare a Polo come se fosse un
teologo che si mette a tavolino e studia. È stato un grande teologo Paolo, ma non nel senso della
teologia come la intendiamo noi, come Rahner ad esempio.
È importante comprendere che gli scritti di Paolo provengono da una situazione ben precisa, cono
chiamati: “scritti di circostanza”, quindi devono essere inquadrati nella finalità missionaria, nella
finalità pastorale, che ha al suo fondamento la persona di Gesù (Paolo dirà: per me vivere è Cristo!),
alla luce di questa visione rielabora tutta la teologia. La convergenza degli elementi convergenti
nell’epistolario paolino offre la possibilità di mettere in risalto le caratteristiche della riflessione
teologica, per esempio: come vede la persona di Gesù Cristo, e allora noi la vediamo nella lettera ai
Galati , nella lettera ai Romani, poi nelle altre lettere minori, se poi seguiamo un ordine
cronologico(dalla lettera ai Tessalonicesi >alla lettera ai Romani) vediamo che sviluppo c’è stato in
Paolo. Lo stesso vale per altre tematiche importantissime come l’escatologia, la soteriologia,
l’ecclesiologia, … vedete quando si vuole avere una visione un po’ sintetica e complessiva
dell’epistolario paolino, bisogna seguire questo andamento, questo sviluppo da parte di Paolo.
Quale è l’importanza di Paolo? Per il quale dobbiamo essergli grati e veramente si vede che è stato
ispirato dallo Spirito? I primi cristiani vivevano esperienze spirituali nuove, (questo era il Kerigma)
però come esprimere questa esperienza nuova? I prii cristiani, non avevano le parole per esprimere
tali concetti, mancavano. Ecco allora che Paolo ha elaborato nuove categorie teologiche per
esprimere la novità cristiana rispetto alla tradizione giudaica; il fulcro di tutto è dato dalla persona di
Gesù Cristo, Paolo fece capire che la morte e resurrezione di Gesù Cristo avevano creato una nuova
situazione religiosa. L’autorità, la forza del pensiero di Paolo, attestata nelle lettere hanno
accompagnato la crescita delle prime comunità cristiane, che raccogliendo i suoi scritti ne facevano
oggetto di una continua riflessione. Paolo ha creato alcune volte delle divisioni, c’è stata una specie
di Paolinismo e Antipaolinismo, pensate all’importanza che ha avuto l’epistolario paolino nel
periodo della riforma, con Martin Lutero. I testi di Paolo hanno nutrito la fede cristiana della
teologia da 20 secoli e continuano a farlo, sono al centro del dialogo ecumenico e potremmo dire che
la voce di Paolo è una voce critica, per il credente, perché oltre a confrontarsi con quella che è la
visione di fede, c’è un confronto continuo con quello che è il proprio impegno nella storia. Per cui
ogni credente nei propri cammini storici ha il dovere di confrontarsi con le lettere di Paolo, proprio
per cercare l’autentica espressione di fede cristiana.
Paolo da quello che abbiamo visto è stato veramente grande, però ripeto e voglio sottolinearlo, la
riflessione di Paolo è una riflessione essenzialmente cristologia, parte da questa realtà importante ed
in base alla teologia rielabora tutto il resto.
Prima di procedere con l’esegesi vediamo la VITA di PAOLO, la cronologia, cosa faceva Paolo
prima di essere chiamato o secondo alcuni, prima di “convertirsi”. Si può parlare di conversione
oppure di vocazione/rivelazione? – Paolo uomo di 3 culture – Paolo il più grande missionario
cristiano - Paolo non ha incontrato sempre favori, ma anche dei rivali. In genere quando a livello di
comunità cristiane (oggi) se ci sono dei problemi di vissuto a livello di esperienza cristiana si dice
sempre di tornare ai primi cristiani, come vivevano … c’è sempre come idea di base Atti 2, 42-48 ..
se leggiamo bene tra le righe vediamo che comunque rimangono sempre uomini e non erano così in
comunione “perfetta”. Si scopre che in realtà ciò che viviamo oggi non è molto diverso da ciò che
vivevamo prima, a parte il rapporto stretto con la persona di Gesù Cristo.
Vediamo questa famosa CRONOLOGIA tradizionale di Paolo, che è quella che si presenta in
genere, però secondo me: ad ogni tentativo volto a delineare una biografia completa di Paolo,
nonostante la relativa abbondanza di documenti sulla sua persona, non raggiunge il suo scopo.
Infondo le fonti che noi abbiamo a disposizione sono innanzi tutto le stesse lettere di Paolo, ora,
quando scrive alle varie comunità non è che mette in risalto ciò che lui stesso fa nel privato, se fa dei
riferimenti alla sua persona sono sempre indiretti … non sappiamo se era sposato, anche se la
tradizione ne dice tante … leggiamo bene gli scritti paolini. Paolo quando da quei brevi tratti
biografici sono in riferimento alla sua attività missionaria, sono direttamente correlati alla causa del
vangelo, quindi fanno parte dell’evangelizzazione. Paolo si presenta come colui che è servo di Gesù
Cristo, apostolo per vocazione e prescelto per annunciare il vangelo divino, i tratti biografici, quindi,
sono a servizio della teologia. Altre notizie su Paolo le abbiamo sugli Atti degli apostoli, che valore
dare a queste notizia date da Luca? Si tratta senz’altro di notizie complementari atte a completare la
vicenda dell’Apostolo, anche se bisogna ricordare (lo vedremo facendo gli Atti) che ciò che Luca ci
dice di Paolo bisogna inserirlo nella visione teologica lucana della storia, se Luca ha questa idea:
che la storia della salvezza giunge a pienezza con Gesù Cristo, però si diffonde il vangelo in tutto il
mondo grazie all’attività di Paolo. Perciò i tratti biografici dell’apostolo sono al centro, più che di un
interesse biografico, agiografico; e rispondono idea lucana. Tanto è vero che nella famosa
conversione di Paolo abbiamo 3 racconti diversi negli atti degli apostoli (Atti 9 - 22 e 26). Questo
per renderci conto di come i tratti biografici che Luca ci presenta rientrano in questo contesto.
Possiamo dire che un quadro di massimo della formazione della vita di Paolo prima della
conversione, riusciamo un po’ a ricavarlo grazie alla testimonianza stessa di Paolo, tant’è vero che
in un testo… probabilmente deve essere nato tra i 5 ed il 7 d.C., quindi se tutto si è realizzato nel 30,
Paolo aveva una ventina di anni, quando Gesù è morto in Croce, e non lo ha conosciuto
direttamente. Paolo stesso precisa di essere nato a Tarso, una città della Cilicia, è un importante
centro di studi, Paolo nelle sue lettere non parla della città nativa, ma menziona la Cilicia, dicendo
di essersi recato dopo la sua conversione. Era figlio di ebrei, divenuto cittadino romano, vedete il
doppio nome: Paolo/Saulo. Questo perché apparteneva alla tribù di Bignamino, il re Saul era il
personaggio celebre di questa tribù, quindi la formazione giudaica di Paolo ebbe luogo a
Gerusalemme sotto la guida del rabì Gamaliele, la cui scuola era nota per l’interesse, l’aiuto verso i
giudei della diaspora. Anche la formazione giudaica deve ave inciso sull’attività missionaria di
Paolo, proprio in questa apertura verso gli estremi confini del mondo, per formare comunità cristiane
al di fuori della Palestina. Si dice che Paolo facesse un lavoro, c’è chi dice che era un tessitore di
tende, qualcuno dice invece che aveva a che fare con le pelli, però nel testo greco (pr. Henogoios)
“colui che fa le tende”; ed è un mestiere che continuerà ad esercitare anche quando si darà
all’attività missionaria, proprio perché non voleva essere di peso alla comunità che Paolo stesso
aveva fondato. (Che bel evangelizzatore: annuncia il vangelo gratuitamente, non pretende nulla.
Dobbiamo diffidare di chi ci annuncia Gesù e pretende).
Nel periodo che precede l’evento di Damasco, il fariseo Saulo si distingue per il suo attaccamento
alle tradizioni religiose del giudaismo, perché era fermamente convinto di poter raggiungere
attraverso l’osservanza della legge di raggiungere la salvezza, fu annoverato nell’ambito del
giudaismo fra i rigoristi, questo atteggiamento porterà ad essere aggressivo nei confronti dei
cristiani, perché , si sentiva di essere il difensore della autentica tradizione giudaica. Non dobbiamo
pensare a Paolo come l’uomo violento, desideroso di mandare a morte i cristiani, pare più attendibile
vedere Paolo nella veste di un “irriducibile polemista” , una specie di “attacca brighe”, faceva
polemica per battersi contro il cristianesimo nascente (che abbia preso e portato in catene i cristiani,
è sempre nella mentalità lucana di far vedere come con l’inserimento di Ido le cose cambiano, è più
un genere agiografico che biografico).
36dC si pensa a questa conversione, anche se si dice che si debba collocare tra il 32 e 34, qualche
anno dopo la morte e resurrezione di Gesù e la morte del primo martire Stefano. Gli Atti si
soffermano più volte su questa conversione, per farci vedere che c’è stata questa conversione, ma
cosa è successo nella via per Damasco? Di solito pensiamo al Caravaggio: Paolo cade da Cavallo.
Negli Atti non è scritto questo, cadde per terra… non si sa dove fosse seduto, … fa parte del genere
delle vocazioni in cui l’uomo chiamato da Dio si trova in una situazione nuova, c’è una sorta di
scompenso tra la propria realtà e quella di Dio. Indubbiamente, ciò che possiamo dire sulla
descrizione degli Atti, è che si riflette la situazione dei modelli biblici della chiamata incarico, un
po’ sul modello della vocazione dei patriarchi dei profeti, luca segue i modelli biblici di quando un
personaggio particolare ha ricevuto un incarico, tant’è vero che alcuni parlano di
vocazione/missione di Paolo, piuttosto che conversione. L’esperienza di Damasco, filtrata da Paolo
stesso nelle sue lettere cerca di mettere in risalto questo elemento fondamentale, che infondo Paolo
ha compreso che nella sua esistenza c’è stato un gesto misericordioso di Dio che lo ha scelto senza
alcun merito, è stata la grazia di Dio che si è riversata su di lui, senza che lui avesse fatto niente.
Paolo all’inizio pensava, attraverso l’osservanza della legge di raggiungere la salvezza, cioè fa da
solo, e dopo invece si abbandona totalmente a Dio, potremmo dire allora che questo evento che
viene chiamato della conversione è la scoperta del nuovo volto di Dio. Quella che noi chiamiamo
una svolta. Per Paolo, se prima possedeva la fiduciosa sicurezza in se stesso, nell’essere
l’osservatore orgoglioso della legge, ora si affida a Cristo,è diametralmente opposto a ciò che
credeva prima (corinzi: parla della sapienza degli uomini e quella di Dio). L’incontro con il Cristo
risorto rappresenta l’esperienza del processo di liberazione cristiana che dalla miseria del peccato e
della morte produce grazia di vita, e che annuncia nel cuore dei credenti mediante il dono dello
Spirito l’amore di Dio. Quindi si può parlare di conversione o di vocazione/rivelazione, qui ad un
certo punto ci sono un po’ di polemiche… forse è un po’ improprio parlare di conversione, è chiaro
che se noi intendiamo la conversione come cambiamento di mentalità dove c’è una scoperta del
volto di Cristo, è chiaro che c’è stata una svolta e in questo senso è giusto. Se per conversione
intendiamo uno che non è credente e poi dopo la sua vita cambia completamente indirizzo,
senz’altro questo non possiamo applicarlo a Paolo, per il semplice fatto che era un credente.
Secondo, il cristianesimo delle origini apparteneva ancora al giudaismo, non c’era ancora quella
cultura che inizierà più tardi. Gli stessi discepoli andavano al tempio, per cui Paolo non ha mai
cessato di credere nel Dio dei suoi padri, ha scoperto il nuovo volto di Dio. Ecco perché molti
ritengono che non si debba parlare di conversione. C’è chi invece dice, proprio perché si parla di
METANOIA, cambiamento di vita, tradotto poi con conversione, siccome Paolo ha cambiato
totalmente il modo di vedere Dio, e quindi con il desiderio di annunciare il vangelo ai gentili, ai
pagani che prima considerava estranei a qualsiasi possibilità di salvezza, perché erano coloro che
non facevano parte del popolo eletto, ecco che sentite parlare di conversione. Quindi chiamiamola
come vogliamo, ma se la chiamiamo conversione cerchiamo di capirne il senso, cioè di chi già è in
questa forma di credente e passa dall’implicito all’esplicito. Soprattutto quando poi Paolo parlerà di
giustificazione avrà una completa e differente visione di Dio.
La visita a Gerusalemme dopo Damasco, … la conversione è espressamente collegata con l’attività
missionaria, Paolo mette nelle sue lettere, la conversione in rapporto diretto con la sua missione di
apostolo. Potremmo dire che ciò che più interessa è l’attività missionaria di Paolo, le tappe di questa
attività possono essere così suddivise: dopo l’evento di Damasco, quando Paolo vive questo
momento di riflessione(andò in Arabia dove restò per 2 anni), si recò a Gerusalemme incontrando
Pietro e Giacomo, ed in fine fece ritorno in Siria, in Cilicia, e poi sarà introdotto nella comunità
cristiana. Se seguiamo gli Atti c’è un altro schema, prima Damasco, poi Gerusalemme. Gli Atti
fanno una sintesi più veloce. Comunque il percorso Spirituale di Paolo non è immediato, c’è tutta
una pedagogia.
46-49 primo viaggio missionario, dove Paolo ha come punto di riferimento Antiochia di Siria, è la
prima comunità aperta ai cristiani provenienti dal paganesimo, qui viene organizzata la prima
campagna missionaria di Paolo. il punto di partenza dell’attività missionaria di Paolo è Antiochia di
Siria, qui ci sono molti traffici commerciali che lui può utilizzare per annunciare il vangelo, ecco il
viaggio di andata: Seleucia, Salmina Pafo (Cipro) di fatti ne parla, Attaglia, Perge, sale ad Antiochia
in Asia minore, poi qui abbiamo le varie regioni: galazia, licaonia, cilicia, la panfilia, pisidia, … qui
vedete, sale su Iconio, Listra, Derbe, poi torna in dietro Antiochia, Perge, a questo punto c’è una
duplice possibilità, da Perge torna via mare, oppure da Derbe continua via terra passando per Tarso
(è logisticamente più opportuno).
Questo primo periodo si conclude con il primo concilio/assemblea di Gerusalemme, nel 49, dove
venne riconosciuto il metodo missionario di Paolo: la libertà dalla legge e dalle osservanze
giudaiche per i convertiti dal paganesimo. Questo è il periodo antiocheno.
Abbiamo poi il periodo autonomo.
49-52 secondo viaggio.
un viaggio più complesso e tocca varie parti dell’impero, arriva in Grecia, di nuovo come punto di
partenza Antiochia, questa volta sembra più razionale come viaggio, da Antiochia va a Tarso
rimangono i contatti con il proprio luogo di nascita), Derbe, Icono, Antiochia di P., Frigia , Triade e
passa per Filippi, Tessalonica, fino ad arrivare a Corinto, poi passa per Efeso e ritorna giù a Cesare,
poi porta la colletta a Gerusalemme e ritorna , Seleucia, Antiochia luogo strategico dove comincia le
sue attività missionarie.
53 –57 d.C. 3° viaggio missionario
parte sempre da Antiochia, Tarso, la zona montagnosa, (Paolo stesso ci da nella lettera ai Corinti,
una breve sintesi di quello che è stato il suo percorso, in quei tempi non era poi così facile
viaggiare) poi vedete di nuovo Filippi, che sono quelle comunità a cui Paolo ha scritto delle lettere,
con le quali ha avuto particolari “contatti/predilezione”, Tessalonica, qui c’è la possibilità che abbia
visitato più volte Corinto, comunità che dava grossi problemi a Paolo, poi da Efeso è ritornato
rifacendo il giro, ed il ritorno è sempre via terra fino a quando tocca le comunità già fondate e poi
ritorna via mare verso Cesare. Questa è la zona di evangelizzazione di Paolo: Asia minore e Grecia.
(forse Luca ha usato una specie di appunto dei viaggi di Paolo).