IL PRINCIPIO DI COMPOSIZIONE DEI MOVIMENTI Un corpo può essere soggetto a due o più spostamenti simultanei, per esempio sotto l’azione di più forze o perché al moto inerziale si sovrappone quello dovuto ad una forza acceleratrice o frenante, o perché l’oggetto si muove in un riferimento a sua volta in moto rispetto alla terra. Mediante il calcolo vettoriale siamo in grado di determinare lo spostamento risultante, dopo un determinato intervallo di tempo, ma anche la velocità istantanea complessiva Esempi: 1) Una barca è trascinata, mediante due funi, da due cavalli che si muovono su sponde opposte. Poiché la forza risultante si trova con la regola del parallelogramma, la barca si muoverà lungo la direzione della diagonale 2) Un proiettile è lanciato orizzontalmente con velocità iniziale Vo, acquista, per effetto della gravità un moto verticale naturalmente accelerato. Dopo un tempo Δt la velocità istantanea è la somma vettoriale della velocità orizzontale, costante, e di quella verticale pari a g Δt 3)Un corpo che si muove su un piano orizzontale scabro, con velocità iniziale è Vo, è soggetto a due movimenti, uno uniforme e l’altro uniformemente decelerato. Lo spazio percorso dopo un tempo t sarà 1 Vo t at 2 , dove con si è indicato il modulo 2 della decelerazione dovuta all’attrito 4) Un ragazzo si muove di moto uniforme con velocità v su un <<tapis roulant>> che si muove a sua volta con velocità u. Dopo ogni intervallo di tempo Δt, lo spostamento complessivo sarà v Δt + u Δt e quindi il ragazzo si muove con una velocità complessiva para a v+u v u In tutti questi esempi è stato in effetti applicato il Principio di composizione dei movimenti o di indipendenza dei moti simultanei: un corpo soggetto a due moti risultanti, si trova in ogni istante nella stessa posizione che avrebbe assuntore fosse stato sottoposto , separatamente e nello stesso tempo, ai due moti. In Fisica si applica spesso questo principio utilizzando, oltre al calcolo vettoriale, il metodo delle coordinate per determinare la forma della traiettoria.. . 1 COMPOSIZIONE DEI MOVIMENTI Un punto P è soggetto a due movimenti L’uno lungo l’asse x L’altro lungo l’asse y di un riferimento cartesiano Oxy Supponiamo di conoscere le due leggi orarie X = f(t) Y= g(t) ** Fissato un istante t esse determinano la corrispondente posizione di P nel piano e al variare di t esse determinano un luogo geometrico che rappresenta la traiettoria descritta da P Le equazioni ** prendono pertanto il nome di EQUAZIONI .PARAMETRICHE DELLA TRAIETTORIA Per determinare l’equazione cartesiana si deve eliminare il parametro e pervenire ad una relazione <<diretta>> tra y ed x ESEMPI X = 2t Y =3t Definiscono una traiettoria rettilinea y 3 x 2 X = r cos t Y= r sen t Definiscono la traiettoria circolare X² + Y² =r² Le equazioni X = 2t Y= 4 t² Definiscono la traiettoria parabolica y = x² 2 Esempi di risoluzione grafica con la Ti-89 Composizione di due moti uniformi, l’uno sull’asse x e l’altro sull’asse y Composizione di due moti armonici, rispettivamente sull’asse x e sull’asse y Si trova un moto circolare Determiniamone la velocità istantanea nell’istante t =π/4 Dal menu MATH (F5) selezionare e calcolare le tre derivate in corrispondenza di un determinato punto dy/dx rappresenta il coefficiente angolare della tangente alla traiettoria, quindi la direzione del vettore velocità dy/dt rappresenta la componente verticale , dx/ dt la componente orizzontale In accordo con la composizione vettoriale Vx 2 2 Vy 2 2 V V x2 Vv2 1 3 Al pari del Principio di Inerzia , il principio di composizione dei movimenti segna il passaggio dalla Fisica aristotelica alla Fisica galileiana. Leggendo questo brano del “Dialogo” si vede come Galileo abbia dovuto confutare molte convinzioni ben salde nei seguaci di Aristotele ed abbia rivoluzionato la concezione del moto. I tre interlocutori discutono del problema classico della caduta verticale di un oggetto dall’albero di una nave in moto SIMP. Voi volete dir per ultima conclusione, che movendosi quella pietra d'un moto indelebilmente impressole, non l'è per lasciare, anzi è per seguire la nave, ed in ultimo per cadere nel medesimo luogo dove cade quando la nave sta ferma; e cosí dico io ancora che seguirebbe quando non ci fussero impedimenti esterni, che sturbassero il movimento della pietra dopo esser posta in libertà: li quali impedimenti son due; l'uno è l'essere il mobile impotente a romper l'aria col suo impeto solo, essendogli mancato quello della forza de' remi, del quale era partecipe, come parte della nave, mentre era su l'albero; l'altro è il moto novello del cadere a basso, che pur bisogna che sia d'impedimento all'altro progressivo. SALV. Quanto all'impedimento dell'aria, io non ve lo nego; e quando il cadente fusse materia leggiera, come una penna o un fiocco di lana, il ritardamento sarebbe molto grande; ma in una pietra grave, è piccolissimo: e voi stesso poco fa avete detto che la forza del piú impetuoso vento non basta a muover di luogo una grossa pietra; or pensate quel che farà l'aria quieta incontrata dal sasso, non piú veloce di tutto 'l navilio. Tuttavia, come ho detto, vi concedo questo piccolo effetto, che può dependere da tale impedimento; sí come so che voi concederete a me che quando l'aria si movesse con l'istessa velocità della nave e del sasso, l'impedimento sarebbe assolutamente nullo. Quanto all'altro, del sopravegnente moto in giú, prima è manifesto che questi due, dico il circolare intorno al centro e 'l retto verso 'l centro, non son contrarii né destruttivi l'un dell'altro né incompatibili, perché, quanto al mobile, ei non ha repugnanza alcuna a cotal moto: ché già voi stesso avete conceduto, la repugnanza esser contro al moto che allontana dal centro, e l'inclinazione, verso il moto che avvicina al centro, onde necessariamente segue che al moto che non appressa né discosta dal centro, non ha il mobile né repugnanza né propensione né, in conseguenza, cagione di diminuirsi in lui la facultà impressagli: e perché la causa motrice non è una sola, che si abbia, per la nuova operazione, a inlanguidire, ma son due tra loro distinte, delle quali la gravità attende solo a tirare il mobile al centro, e la virtú impressa a condurlo intorno al centro, non resta occasione alcuna d'impedimento. SIMP. Il discorso veramente è in apparenza assai probabile, ma in essenza turbato un poco da qualche intoppo mal agevole a superarsi. Voi in tutto 'l progresso avete fatta una supposizione, che dalla scuola peripatetica non di leggiero vi sarà conceduta, essendo contrariissima ad Aristotile: e questa è il prender come cosa notoria e manifesta che 'l proietto separato dal proiciente continui il moto per virtú impressagli dall'istesso proiciente, la qual virtú impressa è tanto esosa nella peripatetica filosofia, quanto il passaggio d'alcuno accidente d'uno in un altro suggetto: nella qual filosofia si tiene, come credo che vi sia noto, che 'l proietto sia portato dal mezo, che nel nostro caso viene ad esser l'aria e però se quel sasso, lasciato dalla cima dell'albero, dovesse seguire il moto della nave, bisognerebbe attribuire tal effetto all'aria, e non a virtú impressagli: ma voi supponete che l'aria non séguiti il moto della nave, ma sia tranquilla. Oltre che colui che lo lascia cadere, non l'ha a scagliare né dargli impeto col braccio, ma deve semplicemente aprir la mano e lasciarlo: e cosí, né per virtú impressagli dal proiciente, né per benefizio dell'aria, potrà il sasso seguire 'l moto della nave, e però resterà indietro. INDIETRO 4 5