calendario e astronomia - Museu Maçônico Paranaense

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CALENDARIO E ASTRONOMIA
I preti erano depositari di tutte le conoscenze intellettuali e la religione, ancora una
volta, si trovava intimamente fusa con l’astronomia, come con tutte le altre attività
culturali, con le speculazioni aritmetiche, col computo del tempo e col calendario, di
cui si è scritto che esercitò una vera e propria dittatura sulla vita dei Maya.
Profondamente originale, unico nel suo genere, questo calendario rivela una
precisione veramente sbalorditiva, tanto più se si tiene conto che i preti astronomi
consideravano la terra piatta come un disco e non pensarono mai che girasse intorno
al sole. Il sistema vigesimale – con una progressione di 20 in 20 – della loro
aritmetica permetteva calcoli complessi per quanto riguardava lo studio dei fenomeni
celesti, poiché toccava all’astronomia regolare e dirigere tutte le azioni della vita. Per
i calcoli, essi usavano dei simboli semplici, ad esempio il punto per le unità, ed una
sbarretta per la cifra 5; inoltre, dato che i Maya furono uno dei rari popoli che
abbiano usato lo zero – simboleggiato da una conchiglia – con un millennio di anticipo
rispetto all’Europa, essi poterono, proprio perché erano riusciti a dare una
connotazione all’inesistente, dare un valore posizionale alle cifre e in tal modo fare
calcoli assai complessi. Seppero, inoltre prevedere con esattezza le eclissi, e
scrissero su delle tavole tutti gli spostamenti di Venere con una precisione che lascia
ancora sbalorditi gli studiosi moderni. Il codice di Dresda, per esempio, da un totale di
11.960 giorni per 405 lunazioni considerate; orbene, gli astronomi attuale stimano tale durata
pari a 11.959,89 giorni, il che corrisponde a un errore, o meglio a una differenza di poche ore
per 380 anni. Inoltre gli astronomi Maya ritenevano che l’anno di Venere fosse pari a 584
giorni, e noi oggi sappiamo che esso equivale esattamente a 385,92 giorni, il che comporta un
errore inferiore ad un’ora all’anno.
Questi risultati sono tanto più stupefacenti in quanto i Maya non disponevano di
strumenti ottici, ne di un’unità di tempo pari all’ora e al minuto. In seguito alle
ripetizioni dei calcolo, ad un po’ di “statistica” e alla trasmissione regolare dei
risultai, essi correggevano man mano i dati empirici ricavati da una geometria dello
spazio e da un’astronomia piuttosto sommarie. Tuttavia, secondo Thompson il
calendario Maya era più preciso di quello gregoriano.
Una grande vittoria degli archeologi e degli storici moderni è consistita nel trovare il
metodo di trascrizione delle cifre e delle date, il che ci ha permesso anche di poter
finalmente collocare nel tempo il mondo Maya. Precisiamo questo sistema: abbiamo
già detto che si basa su una numerazione vigesimale (di 20 in 20) e posizionale, il
che significa che invece di riportare una cifra a sinistra dopo dieci unità, lo faceva
dopo venti; i numeri acquistavano quindi una cifra in più al 20, poi al 400, poi
all’8.000, al 160.000, al 3.200.000, ecc. La numerazione posizionale era resa
possibile solo dall’uso del numero zero (una conchiglia).
Una data Maya è formata da cinque cifre sovrapposte, e non disposte orizzontalmente come
nei nostri numeri, il che non toglie che sia ugualmente una numerazione posizionale: la prima
cifra corrispondente ai baktun, ognuno dei quali rappresenta 144.000 giorni trascorsi; la
seconda cifra numera invece i katun (corrispondente a 7.200 giorni); la terza cifra da il numero
dei tun (360 giorni); la quarta cifra indica l’uinal, cioè un mese di 20 giorni; la quinta cifra
infine da i kini, che sono i giorni.
Una data quindi era fornita in giorni: la stele D di Copan, per fare un esempio, porta
una data corrispondente ad un totale di 1.405.800 giorni trascorsi dalla data iniziale
del calendario Maya, che in genere viene collocata nel 3113 (o nel 3373, secondo
Spinden) prima della nostra era. Inoltre una data veniva fornita indicando la sua
posizione nell’anno religioso e la sua posizione nell’anno solare.
D’altra parte queste date somigliavano molto, a prima vista, a piccole scene animate:
a volte vi sono rappresentati dei personaggi, dei facchini, seduti per terra; in questi
glifi complessi, solamente le teste devono essere prese in considerazione per il
calcolo, ed il valore che rappresentano è riconoscibile, ad una analisi dettagliata, da
particolari come dei punti oppure una mano appoggiata al mento, una mascella
inferiore ossuta e scarnificata, una pettinatura stilizzata…Il resto del glifo – il corpo
del facchino – che non aveva valore di calcolo, era completamente lasciato alla
fantasia dell’artista. Secondo le concezioni Maya, in effetti, il tempo era
continuamente trasportato nel futuro da alcuni dei che si davano il cambio e si
alternavano di volta in volta per governare il mondo: il dio del giorno succedeva al
dio della notte, e si caricava sulle spalle il fardello del tempo fissato con una cinghia
frontale. I giorni erano esseri viventi, e ognuno di essi era sotto la protezione di un
dio, diventava un dio lui stesso, con una duplice natura, una corrispondente al nome
di una divinità, l’altra ad un numero. E le cifre, invariabili, avevano molta più
importanza dei nomi, che potevano variare.
Come per tutte le civiltà di tipo agricolo, la determinazione del ritmo delle stagioni
era indispensabile per assicurare il successo dei raccolti. Era infatti necessario
lavorare i campi, seminare, effettuare il raccolto, nei momenti propizi e favorevoli; e
il calendario aveva il compito specifico di determinare questi momenti.
I Maya possedevano due calendari principali: il più semplice, il calendario sacro – il
Tzolkin – era riservato alla divinazione e comprendeva duecentosessanta giorni
suddivisi in tredici mesi di venti giorni ciascuno. Il programma delle feste religiose e
di tutte le altre attività cerimoniali o private veniva stabilito in base a questo
calendario.
Il secondo calendario – l’Haab – solare ed agricolo, era invece composto da 365
giorni suddivisi in diciotto mesi di venti giorni ciascuno, ai quali si aggiungeva poi,
alla fine del ciclo, per far tornare i conti, un periodo malefico di cinque giorni, nefasti,
vuoti, senza nome, detti di “ristabilimento”, o Uayeb, giorni critici durante i quali non
si lavorava, ma si effettuavano digiuni e si osservava la continenza. Questi due
calendari coincidevano soltanto a intervalli di 18.980 giorni, cioè ogni 52 anni,
periodo di tempo assimilato al nostro secolo, sebbene più breve. Ognuno dei tredici
Dei del Pantheon Maya regnava per un mese.
Esisteva poi un terzo metodo di conteggio, in cui interveniva l’anno venusiano, più
lungo, poiché Venere compie solo cinque rivoluzioni nello spazio di otto anni solari.
Per designare la durata, i Maya avevano poi concepito tutta una serie di periodi che
progredivano con i multipli di 20, con l’eccezione del tun, il loro anno di 360 giorni,
che corrispondeva a 18 uimal di 20 giorni.
Abbiamo già detto che il loro computo a base di cifre del tempo aveva inizio da una
data zero di origine, fissa, che si fa risalire al 3113 a.C.. Questa data mitica, a
proposito della quale ci si perde in congetture, potrebbe riferirsi a un evento
astronomico dimenticato, o potrebbe forse indicare l’ultima delle loro quattro
Creazioni del Mondo. Da parte sua Spinden ha stabilito una cronologia che fa slittare
tutte le date di 260 anni indietro nel tempo (3373 a.C.), con una cronologia che
sarebbe confermata da analisi effettuate con il metodo del Carbonio 14, ma che crea
una discontinuità incomprensibile nel succedersi degli eventi tra i periodi più antichi
e il periodo storico. Per questo motivo gli specialisti continuano ad attenersi alla
cronologia di Thompson.
Quali mezzi possono aver utilizzato i Maya, che non avevano altri utensili che quelli di pietra,
per giungere a conoscenze astronomiche e astrologiche di una precisione così strabiliante?
Sembra in effetti accertato che non abbiano usato ne orologi a sabbia ne clessidre ne
altri strumenti di precisione. I loro calcoli furono dunque basati esclusivamente su
osservazioni oculari, calcoli di triangolazione e misure delle ombre, poiché essi erano
sorpresi dall’osservazione che gli astri, e il sole in particolare, si presentavano sotto
angoli che cambiano a seconda dei diversi periodi dell’anno. Allo stesso modo
osservarono che la permanenza del sole nel cielo aveva durata variabile a seconda di
quelle posizioni e si sforzarono quindi di determinare le date dei solstizi, cioè delle
posizioni estreme, poiché si traducevano nel giorno più corto e più lungo dell’anno.
Per queste osservazioni utilizzarono senza dubbio lo gnomone, una specie di mirino
costituito da una semplice pertica posta verticalmente; l’ombra proiettata sul
terreno, a mezzogiorno del 21 giugno (solstizio d’estate) da la proiezione più corta,
mentre quella che si proietta a mezzogiorno del 21 dicembre (solstizio di inverno) è
la più lunga. Se si effettuano osservazioni al sorgere del sole, i diversi angoli di
visuale descriveranno un angolo diverso nel corso dell’intero anno, poiché il sole
sorge in inverno più a Sud e in estate più a Nord, sulla linea dell’orizzonte, a Levante.
Queste osservazioni hanno potuto essere effettuate a Chichèn Itzà attraverso le
feritoie praticate nei muri della torre – osservatorio ben nota, detta Caracol
(lumaca), a causa della sua scala elicoidale. Ricketon e Morley hanno a loro volta
dimostrato che un osservatore posto sulla cima della grande piramide detta E-VIII, a
Uaxactun, vedeva il sole apparire nell’angolo Sud-Est della piattaforma con i tre
templi, di fronte a se, all’alba del solstizio d’inverno, e nell’angolo opposto, a NordOvest dello stesso podio, il mattino del solstizio d’estate. Nei giorni di equinozio, il
sole sorge lungo l’asse mediano, proprio dietro al tempio centrale. Va da se che la
disposizione di quei templi è stata subordinata e calcolata in funzione di queste
osservazioni, e che questa combinazione è tutt’altro che accidentale, ma doveva
avere la sua importanza. Inoltre essa presuppone un lunga tradizione di
osservazione. Oltre all’osservazione diurna del cielo, anche quella notturna doveva
essere non meno importante. L’osservazione delle varie fasi e delle traiettorie della
luna fu riportata nel codice di Dresda, che si riferisce a 405 lunazioni, come abbiamo
già detto, cioè a ben 33 anni di osservazioni. Il manoscritto riporta una tavola
contenente 69 date durante le quali si possono avere eclissi solari. Venere, la stella
del Pastore, la prima a risplendere, l’ultima a scomparire, con il suo corso irregolare
attirò in egual misura l’attenzione, e i Maya si sforzarono di misurarne l’altezza
sull’orizzonte, variabile al momento del sorgere o del tramontare del sole.
Come venivano calcolati gli angoli? Alcune illustrazioni dei codici ci mostrano,
appollaiati sulle piramidi, dei personaggi ridotti al solo volto o addirittura ad un
occhio, posti sotto un baldacchino che li protegge, vicino a due bastoni incrociati
posto davanti a loro. D’altra parte, sono stati ritrovati anche dei tubi scavati nella
giada, lunghi all’incirca venti centimetri, che ricordano stranamente gli occhiali
astronomici cinesi, sprovvisti come questi di vetri ottici. Resta il fatto che tutte
queste preoccupazioni, che andavano molto al di la dello stretto necessario per la
costruzione di un calendario agricolo, mettono in luce un’ossessione dell’infinito, spaziale
o temporale, e una angoscia profonda di fronte alle scorrere del tempo.
Mentre in Europa i secoli che vanno dal 300 al 900 d.C. furono oscuri e sanguinari, nel Nuovo
Mondo videro il pieno splendore della civiltà Maya.
Furono i secoli dei grandi centri monumentali con torreggianti piramidi, templi e
palazzi, molti dei quali ancora oggi conservati.
Fu l'unica civiltà precolombiana che abbia utilizzato una scrittura geroglifica evoluta,
un particolare sistema di calcolo matematico e, come si è potuto constatare dai vari
rinvenimenti archeologi, un sofisticato calendario che era in grado di determinare
l'esatta durata dell'anno solare, del mese lunare e dell'anno di Venere.
I Maya si svilupparono su un territorio di circa quattrocento chilometri quadrati, che
comprendeva il Messico meridionale, il Belize, alcune zone del Guatemala,
dell'Honduras e del Salvador. Si ritiene che le origini di questa civiltà risalgano a
4000 anni fa. Alla fine del IX secolo d.C. una serie di trasformazioni di carattere
catastrofico determinarono il declino della civiltà Maya, con il susseguirsi di guerre
tra i vari gruppi e una frammentazione politica, fino a quando apparvero i primi
"conquistadores".
... Saranno dispersi per il mondo le donne che cantano e gli uomini che cantano e
tutti quelli che cantano. Nessuno scamperà, nessuno si salverà... Molta miseria ci
sarà negli anni della cupidigia. Schiavi dovranno farsi gli uomini. Triste sarà il volto
del sole...
Hernán Cortés con undici navi, cinquecento uomini e sedici cavalli sbarcò nell'isola di
Cozumel, al largo dello Yucatán, e conquistò il Messico, sfruttando, saccheggiando,
depredando le terre che un tempo erano state dei gloriosi Maya.
... Fu il principio dei soprusi, il principio delle spoliazioni totali, il principio della
schiavitù per debiti, il principio dei debiti attaccati alle spalle, il principio delle
sofferenze...
Un’era maya era composta da 13 Baktun e gli epigrafisti - trascrivendo i glifi con i
loro coefficienti in numeri arabi - hanno potuto calcolare che, secondo il Conto
Lungo, i Maya stabilirono l’inizio della loro storia l’11 agosto del 3114 a.C. e
pensavano che sarebbe terminata il 21 dicembre dell’anno 2012 della nostra era. La
fine di quella grande e antica civiltà arrivò però prima del previsto: nell’anno 1517
sbarcarono sulle coste dello Yucatán i primi spagnoli.
Purtroppo nulla o quasi della vasta produzione letteraria, scientifica e storica dei
Maya si è salvato dalle distruzioni seguite alla conquista spagnola e i loro geroglifici
(glifi) restano in parte ancora un mistero. Ciò che sappiamo è frutto di ipotesi
elaborate sull'interpretazione del ricchissimo patrimonio archeologico, sui dati
contenuti negli unici tre manoscritti giunti fino a noi, sui testi scritti dai
conquistadores e sulle notizie rintracciabili nelle tradizioni. Le nostre conoscenze
sull'antica civiltà e storia dei Maya sono quindi approssimative, incerte e
lacunose.poche dell'Arte maya
La più antica suppellettile datata (un vaso rintracciato a Tikal, nel Guatemala
settentrionale) risale al 320 d.C.; da tale data si fa iniziare il cosiddetto antico
Impero o epoca classica(320-987), l'età di maggior splendore della civiltà maya.
L'antico Impero può essere diviso in due periodi: il primo (320-650) si fa coincidere
con la diffusione della ceramica Tzakal (i Costruttori); fattori importanti furono
l'edificazione di complessi urbani e templi nel distretto guatemalteco del Petén
(Uaxactún, Tikal, Naranjo, Tayasal), la lotta per l'egemonia fra le città-Stato, la
diffusione dei Maya verso ovest (Chiapas e Tabasco), sud (litorale pacifico) e NordEst (Yucatán, prima fondazione di Chichén Itzá, da parte del clan Itzá).
Il secondo periodo (650-987) si fa coincidere con la diffusione della ceramica Tepeuh
(i Conquistatori); si ebbe una notevole espansione della cultura maya soprattutto
verso il sud dell'America Centrale prevalentemente a opera dei commerciantinaviganti (i Maya furono, come i Fenici, grandi navigatori e forse i soli dell'America).
In tale periodo vennero fondati nuovi complessi urbani e si svilupparono quelli
preesistenti: Piedras Negras, Yaxchilán, Palenque, Chankalá, Toniná, Bonampak,
Copán, Tzendales, Etzná, Tulum, Coba divennero centri di grande importanza, ricchi
di monumenti spettacolari. In tale periodo compare la metallurgia.
Il cosiddetto nuovo Impero, o secondo Impero o epoca Postclassica, si fa iniziare col
987, data della nuova occupazione e ricostruzione di Chichén Itzá da parte dei MayaItzá appoggiati dai Toltechi. La genuina civiltà maya ebbe termine intorno alla metà
del X sec. a seguito dell’intervento dei Toltechi. Considerati i distruttori dell'antico
Impero, i Toltechi furono invece gli artefici dell'unificazione politica delle disperse
popolazioni maya. Sotto il loro influsso, i Maya acquistarono non solo i costumi
religiosi e guerreschi caratteristici delle civiltà più propriamente messicane, ma
costituirono una vera e propria civiltà urbana ed ebbero centri politici unitari. Sede
della nuova cultura fu lo Yucatán.
Col nuovo Impero ha inizio l'epoca maya-tolteca, che viene divisa in tre periodi: Puuc
(dal nome di un tipo di ceramica e di decorazione), dal 987 al 1194, caratterizzato
dall'egemonia di Chichén Itzá, dalla costituzione della cosiddetta "lega di Mayapán"
(città fondata nel 941 o nel 987), dalla cacciata dell'aristocrazia Itzá da Chichén Itzá
a opera dei Cocom, clan aristocratico di Mayapán.
Il secondo periodo vide il prevalere della nuova aristocrazia maya-tolteca di
Mayapán: durò dal 1194 al 1441 e vide l'estendersi dell'egemonia di Mayapán su tutti
i centri dello Yucatán settentrionale.
Il terzo periodo ha inizio con la distruzione di Mayapán e col progressivo abbandono
di gran parte delle città dello Yucatán, le sole ancora abitate; tale periodo fu
caratterizzato da una serie di calamità (uragani, pestilenze, vaiolo) e dall'arrivo degli
spagnoli che toccarono la costa settentrionale una prima volta nel 1518
L'ASTRONOMIA DEI MAYA
Primo interesse degli astronomi Maya era il passaggio allo zenit del Sole, evento possibile per la
loro latitudine: molte delle città Maya erano a sud della latitudine 23,5 gradi (altezza solare nel
solstizio d'estate), dalle quali si poteva osservare il passaggio zenitale del Sole due volte l'anno.
I Maya potevano determinare facilmente quelle date, per la mancanza di ombra, e le attribuirono ad
un dio, il Dio Immergente.
Venere era per i Maya l'oggetto celeste di maggior interesse. Consideravano questo pianeta più
importante del Sole.
I Maya osservarono Venere molto accuratamente:
periodo di 584 giorni tra gli allineamenti (congiunzioni inferiore e superiore) TerraVenere rispetto al Sole;
periodo di 2922 giorni tra gli allinementi Terra-Venere-Sole rispetto a delle stelle.
Durante la congiunzione inferiore, Venere scompare per circa 8 giorni. Quando
sorge dopo la congiunzione inferiore, primo oggetto visibile all'alba, si parla di
sorgere eliacale.
Venere raggiunge la massima brillantezza alla massima elongazione ovest, e si
muove poi rapidamente verso il Sole con moto retrogrado. E quindi rimane visibile
per circa 260 giorni nel cielo mattutino fino a quando raggiunge la congiunzione
superiore (dalla parte opposta della Terra rispetto al Sole). Il pianeta diventa sempre
meno brillante fino a tornare sotto l'orizzonte, e riapparire dalla parte opposta
rispetto al Sole dopo circa 50 giorni. Sorge quindi come stella serale e permane nel
cielo notturno per quasi 260 giorni, fino a che raggiunge la massima elongazione est
con massima brillantezza, e andare nuovamente alla congiunzione inferiore.
Venere aveva effetti psicologici sui Maya e le altre culture centroamericane, è stato dimostrato che i
loro tempi di guerra erano basati sugli stazionamenti di Venere e Giove. I sacrifici umani
avvenivano al momento della prima apparizione di Venere dopo la congiunzione superiore
(momento di massima magnitudine, minima brillantezza) e avevano timore del primo sorgere
eliacale dopo la congiunzione innferiore.
I Maya avevano un Almanacco (Codice di Dresda) con la descrizione dell'intero ciclo di Venere,
suddiviso in cinque settori di 584 giorni, cioè 2920 giorni, approssimativamente 8 anni o 5 cicli
venusiani.
Il Sole era stato osservato soprattutto per il suo passaggio zenitale. A Chichen Itza, durante il
tramonto il Serpente Solare sale dalla parte della scalinata della piramide El Castillo nei giorni degli
equinozi primaverile e autunnale.
Nei calendari Maya c'era anche una componente lunare. I periodi lunari erano di 29 e 30 giorni
alternativamente. Essendo il periodo sinodico della Luna di quasi 29,5 giorni, riuscivano a inserire
la luna nei loro calendari senza difficoltà. Avevano cognizioni sui periodi lunari tali da poter predire
le eclissi (Codice di Dresda).
I Maya descrissero l'Eclittica nei loro disegni come un Serpente a due teste. Non si sa esattamente
come i Maya descrivessero le costellazioni dell'eclittica (Zodiaco). Sappiamo che parlavano di uno
scorpione, equivalente al nostro Scorpione, nei Gemelli i Maya individuavano un maiale o un pecari
(suino americano). Altre costellazioni dell'eclittica erano identificate come un giaguaro, almeno un
serpente, un pipistrello, una tartaruga, un mostro xoc (squalo o mostro marino). Le Pleiadi erano
assimilate alla coda di un serpente a sonagli, chiamato Tz'ab.
La Via Lattea era oggetto di forte venerazione, veniva chiamata Albero del Mondo, un albero
fiorito molto grande e maestoso. Altro nome era Wakah Chan (Wak=sei, eretto; Chan=quattro,
serpente,cielo). Gli ammassi nell'Albero erano visti come fonte di vita e particolare importanza
aveva il punto dove la Via Lattea interseca l'eclittica, vicino al Sagittario. L'Albero comprendeva
anche il mostro Kawak, un gigante. In cima all'Albero c'è il dio Uccello Principale o Itzam Ye.
Veniva preso in considerazione anche il passaggio del Sole nella Via Lattea nel solstizio invernale .
Il periodo dei mesi invernali, quando la Via Lattea è ben visibile, era chiamato del Sepente dalle
ossa bianche.
518. 2012
- La Fine del Mondo
di Menphis75
Da 2000 anni circa, il concetto di fine del mondo si è arricchito di una nuova carica religiosa: la fine del
mondo coinciderà con il Giudizio Universale, in cui tutti gli uomini saranno giudicati e ripagati per le loro
azioni. Ma il concetto di fine del mondo, non è proprio soltanto della sfera religiosa, perché esso ha da
sempre rappresentato uno dei timori più diffusi nell'uomo. Parecchi miti sono incentrati sulla fine del
mondo, che verrà preannunciata da gravi disastri ed indizi inequivocabili. Tralasciando la carica di pura
superstizione che impregna questo discorso, sarebbe interessante cercare di capire o intuire in che modo
quantificare o qualificare la fine del mondo. Le domande a tal riguardo sono molteplici e varie, ma una
spicca su tutte: per fine del mondo deve intendersi la fine del pianeta Terra, la fine di ogni forma di vita
sul pianeta o ancora la fine dell'attuale civiltà e l'inizio di un nuovo periodo di lento progredire? Non è
certo cosa facile rispondere e dopo tutto, bisogna ammettere che non è immediata la comprensione di un'
idea che afferma che il mondo potrebbe finire da un momento all'altro. Nell'ammettere tali ipotesi
entrerebbero in gioco altre domande. Cosa causerebbe la fine del mondo intesa come distruzione del
pianeta?
Lo spegnimento del Sole... ma sembra che esso sia solo alla metà del suo ciclo vitale...
L'impatto con una meteora... ma esse "piccole" per quanto possano Essere sarebbero prontamente tenute
sotto controllo.
Uno scompenso gravitazionale, magari causato da improvvisi mutamenti dell'equilibrio del sistema
solare... già... una simile ipotesi potrebbe accadere se la Terra si trovasse nel mezzo di un allineamento
planetario, che produrrebbe un'elevatissima forza di attrazione che potrebbe far deviare la Terra dal suo
naturale percorso. Francamente, però, nessuno scienziato può dirsi in grado di stabilire ciò che
effettivamente potrebbe produrre un simile allineamento. A questo punto entra in gioco un sottile alito di
mistero che come un uragano sconvolge anche la mente più assennata, riportando parole dimenticate,
quasi perse nel tempo, pronunciate nel III sec. a. C. da Berosso, un astronomo: <<Io Berosso...affermo
che tutto ciò che la Terra ha ereditato, verrà consegnato alle fiamme, quando i cinque pianeti si uniranno
in Cancro, disponendosi in un'unica fila sicché una retta potrebbe trapassare le loro sfere>>. Questa
disposizione planetaria è avvenuta il 5 maggio del 2000, senza causare nessun dissesto. Forse, Berosso
non voleva imputare la causa della fine del mondo all'allineamento dei pianeti, forse egli voleva soltanto
fissare un punto, un evento, un riferimento.
Si intuisce quindi che a poco o a nulla serve sapere come avverrà la fine del mondo, se non si sa quando,
da qui l'esigenza di conoscere e misurare il tempo. Sia che esso, venga diviso in spazi grossolani (LuceBuio), sia in spazi sempre più precisi (Anni, mesi, giorni, ore, minuti, secondi, millisecondi...), l'uomo ha
da sempre cercato di dare e darsi dei precisi riferimenti per catalogare gli eventi. Gli Egizi scandivano il
loro tempo sulla base dei periodi di piena del Nilo; altri popoli si basavano su altri elementi, caratteristico
è, a tal proposito, il calendario dei mesi dei Lakota che si basava su precisi riferimenti naturali (luna degli
alberi scoppiettanti=dicembre; luna quando le ciliege diventano nere=agosto; luna delle foglie
cadenti=novembre), si noti come l'elemento astronomico (luna... luna... luna...), appreso grazie ad attente
osservazioni dei fenomeni celesti, vada a innestarsi con l'elemento naturale per coprirsi semplicemente di
certezza!(ecco raggiunto lo scopo della misurazione del tempo: riuscire a catalogare con precisi
riferimenti i vari eventi).
Tra tutti i popoli e le culture sviluppatesi nel mondo intero, uno soltanto può definirsi come il popolo che
aveva ossessione del tempo e voleva misurarlo e conseguentemente controllarlo. Tale popolo era il
popolo Maya. Il loro calendario è estremamente preciso, calcola la durata dell'anno solare in 365,2420
giorni (errore per difetto di soli 0,0002 giorni. N.B. quello attualmente utilizzato da noi erra di circa
0,0003 giorni...), e quello lunare in 29,528395 (di poco inferiore al valore reale). Essi avevano altresì
sviluppato un perfetto metodo di previsione delle eclissi, avendo nozione che esse possono avvenire
soltanto 18 giorni prima o dopo del nodo (=punto in cui l'orbita lunare interseca quella apparente del
sole). Conoscevano anche il concetto di zero, inteso come valore nullo, ma concreto allo stesso tempo. Il
calendario maya andava oltre, collegandosi ai fenomeni celesti di un latro importante pianeta: Venere. I
Maya sapevano che Venere era sia l'astro del mattino e sia quello della sera; sapevano che esso compie un
giro intorno al sole in 224,7 giorni, mentre la terra in 365,2420 giorni. Il risultato combinato di questi due
elementi è che il pianeta Venere, sorgeva esattamente nello stesso punto del cielo visibile dalla Terra ogni
584 giorni circa.
I maestri Maya, sapevano che 584 era una quantità approssimata, stimarono infatti i giorni della
rivoluzione sinodica media di Venere in 583,92 (è lo stesso numero che si è calcolato ai giorni nostri). I
maestri Maya utilizzarono queste loro ampie conoscenze creando un complesso sistema di calcolo
calendaristico. Ogni 61 anni venusiani praticavano un aggiustamento di 4 giorni per armonizzare il ciclo
sinodico di Venere con il loro anno sacro (composto da 260 divisi in 13 mesi da 20 giorni ciascuno). Nel
corso di ogni V ciclo, alla fine della 57^ rivoluzione veniva effettuato un aggiustamento di 8 giorni, che
interelava così strettamente l'anno sacro Maya con la rivoluzione sinodica di Venere da produrre
semplicemente l'errore di un giorno ogni 6000 anni. Tutta un'altra serie di aggiustamenti facevano si che
risultasse interrelato anche il normale calendario solare, che venne reso in grado di funzionare senza
errori su archi di tempo eccezionalmente lunghi. La domanda a questo punto è già nata: che motivo
avevano i Maya di adottare un così preciso calendario? Il motivo era uno solo, l'ossessione del tempo in
quanto essi sapevano esattamente quanto il mondo era destinato a durare.
Il segreto di ciò sta nel cosiddetto lungo computo. Esso è un sistema per calcolare le date, fortemente
impregnato da credenze del passato. Secondo questo il tempo operava in grandi cicli nei quali avevano
luogo creazioni e distruzioni del mondo. Secondo i Maya, l'attuale ciclo iniziato il 13 agosto 3114 a.C. è
destinato a finire il 23 dicembre 2012 d.C. Questa data, ritornando alle predizioni di Berosso, vedrà una
disposizione planetaria così singolare ed unica da verificarsi soltanto una volta ogni 45.000 anni.
Nuovamente e per fortuna, nessuno è in grado di dire come e se ciò succederà, resta comunque un
interrogativo di non poco conto:
che motivo hanno avuto i Maya di creare calendari e sistemi computistici così complessi da ragionare in
cifre vicine ai milioni di anni, senza aver creato né nell'architettura, né nell'arte un qualcosa capace di
resistere al tempo?
Questo modo di contare i giorni e di scandire il tempo è forse frutto di un'antica eredità lasciata da
qualche civiltà che soccombette alla fine dell'ultimo ciclo?
Verso una linea di confine?
Sabato 22 Dicembre 2012, fine del mondo? Questa data è riferita ad una profezia che la civiltà
Maya fece più di 5000 anni fa, questa profezia non ci indica quella data come termine del mondo, ci
indica invece il punto di conclusione di un anno galattico, ricordo che I Maya hanno scoperto che
come la Terra gira intorno al Sole, tutto il sistema solare nel quale la Terra si trova gira anch'esso
intorno alla galassia, così il giro completo del sistema solare intorno alla galassia dura 25625 anni,
questo è chiamato "anno galattico", sabato 22 dicembre 2012 finisce "un anno galattico". La
profezia ci dice che vi saranno dei grandi cambiamenti, climatici per quanto riguarda il nostro
pianeta, spirituale tra gli esseri umani, ma il mondo dopo quella data continuerà ad esistere e a
vivere.
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