Prof. Diego Manetti
Filosofia
SIGMUND FREUD
(Freiberg, 1856 – Londra 1939)
La vita e le opere
Sigmund Freud nasce nel 1856 a Freiberg, in Moravia (dal 1918: Cecoslovacchia). Abbandonata
da giovane la religione ebraica dei genitori, nel 1873 si iscrive alla Facoltà di Medicina di Vienna,
ove si laurea nel 1881. Indirizzatosi alla psichiatria, inizia il suo periodo neurologico, lavorando a
Vienna come specialista in malattie nervose. Innamoratosi di Martha Bernays, la sposa nel 1886.
Dopo aver frequentato a Parigi le lezioni di J.M. Charcot, uno dei più grandi neurologi del tempo,
famoso per le sue ipotesi sull’isteria e sull’ipnosi, pubblica tra il 1892 e il 1895 gli Studi sull’isteria:
con quest’opera - frutto della collaborazione con Josef Breuer, noto medico viennese – si apre la
strada alla psicanalisi.
Medico
Charcot
Breuer
Freud
Terapia
Ipnosi
Ipnosi
Libere associazioni
approccio
Cura della sintomatologia
Cura delle cause (scarica – abreazione)
Cura delle cause (scarica – abreazione)
Nel 1896 muore il padre di Freud e a questo lutto si connette l’inizio dell’autoanalisi che lo
condurrà alle scoperte analitiche fondamentali. Nel corso degli anni ha 6 figli da Martha, dei quali
solo Anna seguirà le orme paterne, diventando una psicanalista di grande valore.
Nel 1900 pubblica L’interpretazione dei sogni, cui segue nel 1901 la Psicolopatologia della vita
quotidiana (su lapsus e atti mancati): la psicanalisi è ormai una realtà e l’opera inaugura un
decennio di grandi studi e creatività, fino alla fondazione nel 1910 della Associazione Psicoanalitica
Internazionale, con i discepoli C.G. Jung e A. Adler che però abbandonano il maestro
rispettivamente nel 1911 e nel 1914. Nonostante la dolorosa separazione, Freud prosegue la sua
attività, pubblicando Totem e tabù (1913), Al di là del principio del piacere (1920), L’Io e l’Es
(1922). Seguono quindi opere di più ampio respiro dedicate alla religione (L’avvenire di
un’illusione, 1927) e alla società (Il disagio della civiltà, 1929).
Nel 1923 gli viene diagnosticato un tumore maligno al palato, che lo condurrà attraverso un calvario
di profonde sofferenze fino alla morte nel 1939, dopo essere fuggito a Londra l’anno prima in
seguito all’ascesa di Hitler e al rogo delle sue opere, in quanto autore ebreo, avvenuto a Berlino nel
1933.
Il pensiero
L’opera che forse più aiuta a ripercorrere l’evoluzione dei temi freudiani è Al di là del principio del
piacere (1920), nella quale Freud lascia emergere, accanto e oltre al principio del piacere, un
insieme di pulsioni di segno opposto. Si tratta delle pulsioni di morte, che orientano in senso
profondamente pessimista il pensiero dell’autore (forse per la morte della figlia Sofia, forse per gli
orrori della Prima Guerra Mondiale, oppure per le sofferenze causate dalla lacerante separazione da
Jung e Adler).
Freud parte dalla constatazione che se il principio del piacere dominasse la vita umana, tutti i
processi psichici dovrebbero essere accompagnati da sensazioni piacevoli; questo è però smentito
dalla vita quotidiana, nella quale si presentano situazioni di sofferenza osservando le quali si scorge
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la tendenza dell’individuo a ripetere esperienza dolore del passato. Dietro a questa coazione a
ripetere si scorgono delle pulsioni di segno opposto a quelle caratterizzanti il principio del piacere,
principio che dunque non è più sufficiente a spiegare la totalità dei processi psichici umani.
La sofferenza dell’individuo è spesso causata dal contrasto tra il principio del piacere (= tendenza
dell’attività psichica a cercare il piacere e evitare il dispiacere) e il principio di realtà (= tendenza a
modificare le pulsioni del principio del piacere, cercando una soddisfazione non più immediata e
istintuale ma razionale e ponderata, che tenga appunto conto della realtà). Ma altri e ben più gravi
conflitti si svolgono all’interno dell’apparato psichico.
Rimozione, resistenza e inconscio
Quello di rimozione è un concetto centrale per la psicanalisi, elaborato da Freud quando si accorse
che il maggior ostacolo alla cura dei disturbi della psiche stava nell’incapacità dei pazienti di
ricordare contenuti psichici rimossi, cioè esclusi dalla coscienza e posti nell’inconscio. Si tratta
essenzialmente di pensieri, ricordi o rappresentazioni collegati a pulsioni (per lo più sessuali) il cui
soddisfacimento sarebbe intollerabile per il soggetto, per cui permangono nell’inconscio come
contenuti rimossi.
La rimozione è connessa al concetto di resistenza, cioè di quella forza che impedisce al paziente di
richiamare alla coscienza i contenuti del rimosso. Si tratta di una forza che agisce a livello inconscio
(ad esempio quando il paziente arriva involontariamente in ritardo a una seduta).
Ci si chiede allora quale sia l’origine della rimozione e della resistenza. Se l’inconscio, come
sostenne a lungo Freud, non è altro che il rimosso, cioè è formato da ciò che è stato rimosso, allora
è chiaro che all’origine di tale processo deve esserci la coscienza. Ma questo è in contraddizione col
fatto che gran parte di queste forze di rimozione e resistenza operano a livello inconscio. La
soluzione viene trovata proprio in Al di là del principio del piacere, laddove Freud sostituisce
all’opposizione tra conscio e inconscio quella tra Io coerente e rimosso. Rimozione e resistenza
dipendono dunque dall’Io coerente, ma sono eseguite da parti inconsce di esso.
L’isteria e l’origine della psicanalisi
Si può dire che la psicanalisi sia nata dall’isteria, a partire dagli studi effettuati da Freud in
collaborazione con Breuer. L’isteria è un disturbo psichico caratterizzato da sintomi psichici e
spesso anche somatici (disturbi visivi, respiratori, …). L’isteria consiste essenzialmente in una
sofferenza causata dalla reminiscenza di un trauma passato che la mente non riesce a elaborare e
superare. Il caso di Anna O. è esemplare: parlando nelle sedute con lo psicoterapeuta, Anna ricorda
di quando vide il cagnolino della sua dama di compagnia bere da un bicchiere; l’episodio la ripugnò
ma non disse nulla per gentilezza. Da allora subentrò l’isteria, con difficoltà a bere anche in caso di
sete profonda. Raccontando l’episodio, Anna O. scarica la rabbia allora trattenuta: eliminando la
causa (collera trattenuta), anche il sintomo (isteria) scompare.
Mentre Charcot utilizza l’ipnosi come tecnica terapeutica dei sintomi della nevrosi isterica, Breuer
impiega tale pratica per intervenire direttamente sulle cause remote (impostazione eziologia) e
favore lo scarico della tensione emotiva accumulata (abreazione), come nel caso di Anna O.
L’ipnosi, che favoriva il ricordo del paziente rispetto a traumi infantili e del passato, causa dei
presenti stati isterici, si rivelò però applicabile a un numero limitato di casi. Freud elaborò allora la
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tecnica alternativa delle libere associazioni, grazie alla quale scoprì che all’origine del rimosso vi
erano quasi sempre situazioni sessuali inaccettabili e inconfessabili per il paziente (es.: un tentativo
di aggressione sessuale in età infantile).
La coazione a ripetere e il transfert
Analizzando i comportamenti dei bambini, Freud scopre in essi la tendenza a ripetere esperienze
spiacevoli. Il bambino che gioca lanciando un rocchetto di legno lontano da sé tende a ripetere
l’esperienza dolorosa dell’allontanamento della madre che spesso lo lascia solo. Nell’ambito della
relazione analitica, la coazione e ripetere si verifica quando un paziente, non convinto
dell’esattezza della ricostruzione del trauma infantile che l’analista comunica, tende a voler ripetere
l’esperienza rimossa nel presente per riviverla, invece di limitarsi a ricordarla come qualcosa di
passato. Freud osserva che fa meno male ripetere un’esperienza dolorosa piuttosto che limitarsi a
ricordarla e dover riconoscere il male che ha segnato parte della propria vita passata: la coazione a
ripetere agisce dunque secondo il principio del piacere (evitare il male maggiore) pur esprimendosi
misteriosamente come tendenza a ripetere sofferenze passate.
Nella ripetizione dell’esperienza, non è raro che il paziente proietti sulla persona dell’analista
sentimenti, desideri e affetti inizialmente rivolti verso i genitori: si tratta del processo del transfert.
Il transfert ha valenza positiva quando, proiettando sul medico sentimenti positivo quali il desiderio
di compiacimento, il paziente si affida al terapeuta con fiducia, favorendo la guarigione. Ha invece
una valenza negativa quando si proietta sul medico la conflittualità tipica del rapporto
genitore/figlio oppure quando il paziente “si innamora” del medico (e tende a perpetuare il suo stato
patologico per non staccarsi dal medico/amante).
In questo ambito si rivivono al presente esperienze che sono negative e dolorose e, per quanto tutto
ciò possa (forse) fare meno male del ricordo cosciente del male patito nell’infanzia, Freud si
convince che esiste al fondo dei processi psichici un principio che è al di là del principio del
piacere.
La sessualità infantile e il complesso di Edipo
L’indagine dei traumi infantili dei pazienti porta Freud a indagare le caratteristiche della vita
infantile, secondo una concezione che vede nel bambino un essere perverso (non in senso morale,
bensì in riferimento al fatto che possiede un’attività sessuale che, data l’età e il mancato sviluppo
fisico, è deviata rispetto al naturale scopo della riproduzione) e polimorfo (l’attività sessuale, dato il
mancato sviluppo degli organi genitali in età infantile, è concentrata su organi diversi ed espressa in
forme variegate). Si accorge come l’attività sessuale cominci dal primo giorno di vita, attraversando
nei primi 5 anni di vita tre fasi (orale, sadico-anale e fallica) che corrispondono a zone corporee
privilegiate e sede di soddisfazione/frustrazione di desideri sessuali.
La fase orale va dai 6 mesi di età fino all’anno e mezzo. La bocca è il principale organo di piacere,
connesso all’attività della suzione del latte dal seno materno.
La fase sadico-anale va da 1,5 a 3 anni. L’organo di piacere è l’ano: lì si concentra infatti il piacere
nell’espletamento delle funzioni corporali della defecazione che, inizialmente, sono affrontate dal
bambino come un piccolo trauma in quanto “separazione” da una parte di sé. Nel provocare piacere,
la defecazione si collega spesso a momenti di particolare rilassatezza del bambino (quando è in
braccio alla mamma, etc…).
La fase fallico-genitale comprende due momenti: quello fallico propriamente detto (dai 3 ai 6 anni
circa) e quello genitale (corrispondente allo sviluppo tipico dell’età puberale). Si parla di fallo
(analogo femminile è la clitoride) come connesso al complesso di castrazione che interessa sia la
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bimba (prova “invidia del pene” e teme di averlo perso, subendone la perdita in età precedente) sia
il bimbo (teme di perdere il pene come “già accaduto” alla bambina).
In questo processo, caratteristico è il complesso di Edipo, che sorge intorno ai 4 anni: il bambino
prova desiderio nei confronti del genitore di sesso opposto e rivalità mista a timore verso il genitore
del proprio sesso. Dal felice superamento di questa situazione (dove il desiderio è destinato a restare
inappagato) dipende lo sviluppo di una struttura mentale sana ed equilibrata.
In questa fase dell’infanzia, dove il bambino è privo di una qualsiasi morale, trovano origine i valori
e i sentimenti morali che giudicheranno poi la vita dell’adulto.
Si sente un’eco profonda di quanto Nietzsche affermava in Al di là del bene e del male (1886) e
nella Genealogia della morale (1887), dove sosteneva la nascita dei codici morali in un’epoca premorale, dove i deboli (il bambino frustrato di Freud) elaboravano una morale del risentimento o
degli schiavi, eleggendo a valore l’opposto (pace e giustizia) di quanto avrebbero desiderato
raggiungere (dominio con la forza) se solo avessero potuto. Analogamente, nel bambino è il SuperIo a interiorizzare i comandi dei genitori e a colpevolizzare le pulsioni (edipiche) destinate
comunque a restare insoddisfatte. A differenza di Nietzsche, Freud non auspica però l’avvento di
una nuova umanità (Übermensch) perché ritiene tali processi di interiorizzazione e codificazione di
valori morali connaturati alla natura dell’uomo e quindi insuperabili.
Il sogno
Una via privilegiata verso l’inconscio è il sogno. I pazienti affetti da nevrosi traumatica sognano
ripetutamente l’incidente da cui ha avuto origine la loro malattie. Questo contraddice la tesi secondo
la quale i sogni sono l’appagamento di un desiderio. L’indagine è condotta da Freud in
L’interpretazione dei sogni (1900).
I sogni sono i custodi del sonno, in quanto impediscono che il soggetto venga bruscamente
svegliato da desideri sessuali inconsci la cui pressione si fa quanto mai energica durante il sonno. Il
sogno consente da un lato al desiderio inconscio di trovare un appagamento onirico – allucinatorio,
dall’altro protegge il sonno nella misura in cui deforma desiderio e appagamento privandoli della
loro forza d’urto. Il sogno è una sorta di compromesso, una sorta di ‘resto del desiderio’ dopo che
questo ha subito dei tagli (censura).
Il lavoro onirico è l’insieme delle operazioni che trasformano il desiderio originario e il suo
appagamento nelle scene del sogno. Quello che si deve fare è smascherare il contenuto latente del
sogno, rivelando il reale desiderio inconscio che si cela dietro al contenuto manifesto (il sogno così
come lo sogniamo e ricordiamo). Il lavoro onirico si fonda su condensazione (più elementi fusi in
uno solo), spostamento (la centralità del sogno è spostata dall’elemento primario a uno relativo) ed
elaborazione secondaria (rendere coerente il tessuto narrativo del sogno, composto di elementi
altrimenti eterogenei).
Per scoprire il contenuto latente del sogno, il paziente è invitato a parlare liberamente delle scene
del sogno stesso (libera associazione), offrendo una via per accedere ai meccanismi onirici
dell’inconscio.
La meta di ogni vita è la morte
Esaminando i sogni, Freud scopre che in essi si manifesta quella coazione a ripetere (sognare
l’incidente che ha originato il trauma) già notata nei bambini (il rocchetto di legno) e nei pazienti
adulti (il transfert).
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Dietro alla coazione a ripetere si scorge la tendenza a ripristinare uno stato anteriore; poiché lo
stato anteriore in assoluto a ogni organismo è lo stato inorganico, allora tali pulsioni spingerebbero
l’individuo a uno stato inorganico, cioè alla morte.
Comincia così a delinearsi un dualismo tra pulsioni di vita (piacere e autoconservazione) e di morte
(coazione a ripetere), tra eros e thanatos. Entrambe avrebbero in sé un elemento di regressività: le
pulsioni di morte tendono a regredire allo stato pre – organico (la morte); le pulsioni di vita,
attraverso la tensione all’accoppiamento e alla riproduzione, tendono a regredire alla (mitica)
condizione in cui l’uomo era maschio – e – femmina: l’unione dei due sessi non sarebbe altro che la
tensione a ripristinare una mitica condizione originaria dell’essere umano.
Si noti, in questa tensione alla morte, un richiamo alla prospettiva di Schopenhauer, che rilegge le
vicende dell’umanità come incessante e conflittuale affermarsi della Wille zum leben attraverso la
morte degli individui.
Il primato delle pulsioni di morte
Come pulsioni di vita e di morte si oppongono, così all’interno della stessa vita sessuale odio e
amore, sadismo ed eros si contrastano. Affermando che alle pulsioni di morte si connette il
principio del Nirvana, cioè la tendenza ad azzerare le tensioni interne alla vita psichica individuale,
Freud assegna a thanatos un primato sull’eros, poiché la maggior parte dei processi psichici
dell’uomo (consci e non) tendono proprio a contenere la carica tensionale delle pulsioni. Solo
successivamente (1924) Freud rivedrà la sua teoria, riequilibrando le pulsioni in virtù della
distinzione tra tendenza ad azzerare le tensioni interne (propria del principio del Nirvana e connessa
alle pulsioni di morte) e tendenza a ridurre la tensione interna per favorire invece il piacere
(connessa alle pulsioni di vita).
Le topiche freudiane
Attraverso l’indagine topica Freud cerca di localizzare le forze in campo nei diversi sistemi, nei
diversi luoghi della psiche. Si tratta di immagini e localizzazioni fondate su analogie, con valore
puramente euristico (ipotetico – pedagogico).
In L’interpretazione dei sogni (1900) è delineata la prima topica: inconscio, preconscio e
coscienza.
Il sistema inconscio è costituito dai contenuti che sono incorsi in una rimozione e ai quali è dunque
precluso l’accesso diretto della coscienza. L’attività dell’inconscio è regolata esclusivamente dal
principio del piacere.
Il sistema preconscio è costituito di contenuti che attualmente non si trovano nel campo della
coscienza ma che non sono inconsci in senso stretto poiché, pur non essendo consci al momento,
potrebbero diventarlo in un momento successivo (es.: un ricordo).
Il sistema della coscienza infine è la parte dell’apparato psichico che si trova a diretto contatto col
mondo esterno; i suoi contenuti provengono dall’esterno (percezioni sensoriali) e dall’interno della
psiche (ricordi, sensazioni piacevoli e dispiacevoli). Solo una minima parte di ciò che accade a
livello psichico raggiunge la coscienza (vs. il primato della coscienza tipico del cogito cartesiano).
La coscienza agisce secondo il principio di realtà: esaminata la situazione, sa tollerare il
differimento o il ridimensionamento del piacere.
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In L’Io e l’Es (1922) emerge la seconda topica freudiana: l’Io, l’Es e il Super-io.
L’Es (pronome personale neutro tedesco) è il centro pulsionale, l’istanza psichica più irrazionale,
pressante e intransigente; il Super-io è l’istanza morale e critica della personalità, le cui esigenze
(frutto dell’interiorizzazione dell’educazione dei genitori e delle pressioni delle istituzioni civili e
religiose) giungono a esercitarsi fino a crudele azione persecutoria nei confronti dell’Io; l’Io è il
punto di mediazione tra la severità del Super-io, i bisogni dell’Es e i dati e la situazione del mondo
esterno.
La pulsione. Classificazione dei tipi
Concetto fondamentale in ambito psicanalitico, la pulsione è la forma assunta dall’energia che, a
partire dall’organismo, attiva la vita psichica; non è solo espressione psichica di una eccitazione
somatica ma è fatta di energia ed è essa stessa qualcosa di somatico.
La pulsione è caratterizzata da 4 elementi: la spinta, la fonte, la meta e l’oggetto.
La spinta è elemento di diretta derivazione somatica ed è la componente motoria di una pulsione; la
fonte è il processo somatico che ha luogo in uno o più organi del corpo e che mette in moto il
meccanismo della pulsione (ad es.: particolare stato di tensione degli organi sessuali); la meta è il
soddisfacimento della pulsione, è ciò verso cui la pulsione spinge; il soddisfacimento consiste
nell’eliminazione dello stimolo che è alla fonte (ad es.: sopprimere la tensione degli organi genitali
attraverso l’atto sessuale). Infine, l’oggetto è ciò che permette alla pulsione di raggiungere la sua
meta (ad es.: il rapporto erotico col partner).
Mentre la fonte di ogni pulsione è costante, oggetto e meta possono variare. Il desiderio sessuale
può infatti essere soddisfatto con oggetti diversi, cioè con pratiche e atti erotici di vario genere;
egualmente può variare la meta, quando avviene quella che si definisce sublimazione: raggiungo
una meta analoga con attività differenti (ad es. soddisfo una pulsione sessuale con un’attività
intellettuale o artistica).
Le pulsioni si possono dividere in pulsioni sessuali (investono la sfera della sessualità; la loro
energia è la libido) e pulsioni dell’Io (o di autoconservazione, legate al bisogno del nutrimento e
della conservazione della persona). Le pulsioni sessuali a loro volta si possono dividere in libido
oggettuale (rivolta verso oggetti esterni) e libido narcisistica (rivolta verso la persona stessa).
I principi della vita psichica
La vita psichica è dominata da tre principi: il principio del piacere, il principio di realtà e il
principio di costanza.
Il principio del piacere presiede alle attività psichiche volte a evitare il dispiacere e a cercare il
piacere (= deflusso di pressione pulsionale).
La necessità di sopravvivere e di affrontare in modo efficace la vita portano il principio di realtà a
intervenire sulle spinte del principio del piacere, per regolarne in modo razionale e strategico la
ricerca cieca e irrazionale del piacere. La vita quotidiana, con i suoi ostacoli e le sue rinunce,
impone ben presto la sottomissione al principio di realtà, che obbliga a differire o trasformare il
soddisfacimento del desiderio di piacere: si rinuncia a un piacere intenso ma incerto per un piacere
più moderato ma sicuro. Il principio di realtà non è dunque che la versione pragmatica del principio
del piacere.
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L’apparato psichico ha inoltre la tendenza a mantenere il più basso possibile e costante il livello di
eccitazione presente: a questa attività presiede il principio di costanza, del quale il principio di
piacere in qualche modo è una conseguenza. Infatti, per mantenere costante il livello di energia
pulsionale della psiche (principio di costanza) occorre scaricare il più presto possibile (principio del
piacere) gli incrementi di energia pulsionale che hanno appena innalzato il livello di energia del
campo psichico. Il principio di costanza torna in Al di là del principio del piacere con il nome di
principio del Nirvana, che è il principio di costanza considerato dal punto di vista delle pulsioni di
morte.
L’avvenire di un’illusione (1927) – La religione consiste nella creazione da parte dell’uomo
dell’idea di Dio (come Feuerbach, Marx e Nietzsche) per il bisogno di proteggersi. Dio incarna il
capo tribù, di cui si aveva timore per il possesso che aveva di tutte le donne (finché lo uccidono…)
Il disagio della civiltà (1929) – La vita in società comporta il contenimento di certi piacere e il
differimento di certi desideri. Questa insoddisfazione calcolata è la condizione necessaria per poter
con-vivere: è un disagio necessario, dunque.