Sete di Parola “La Chiesa non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente. Essa vive lungo il corso del tempo in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi, eppure nella sua natura rimane sempre la stessa. Il suo cuore è Cristo. La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime che come la Vergine Maria accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo”. IV Settimana di Quaresima dal 10 al 16 Marzo 2013 Vangelo del giorno Commento Preghiera Impegno di vita Nelle ultime pagine i primi articoli del documento del Concilio sull’Apostolato dei laici Domenica, 10 marzo 2013 Gustate e vedete com’è buono il Signore O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 15,1-3.11-32 …È ASCOLTATA In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». …È MEDITATA Questa famosa parabola di Luca è la storia di un "ritorno". Ritorno del figlio minore che nel fango dei porci lascia annegare il suo delirio di onnipotenza. Ritorno accompagnato dallo sguardo premuroso del padre che sorveglia la strada deserta, che continua a sperare contro ogni speranza. Ritorno nell'abbraccio del padre, quasi un tuffo nella presa sicura di chi non rinfaccia, non accusa, non umilia, non chiede spiegazioni, ma spegne l'incendio delle giustificazioni preparate in anticipo con l'acqua fresca della dignità filiale ridonata. Ma qualcuno ancora manca: l'altro figlio. Il fratello maggiore, spesso dimenticato nelle nostre omelie (sarà che ci assomiglia troppo?), è l'emblema di una religione da prestazione che rinsecchisce la gioia di abitare nella casa del Padre. Sì, si può stare con Lui ma senza gioirne, senza gustarne la bellezza e lo stupore. Ma perché? Guardatelo: è nei campi a lavorare, fa il suo dovere ed è talmente intontito dalla sua giustizia formale da diventare un giudice permaloso e impietoso del fratello e del padre. Suo fratello ritorna e lui non mostra nemmeno un po' di gioia. Possibile? Possibile, certo, perché lui non vive come un figlio, ma come un servo che rinfaccia la sua opera servizievole. Le conseguenze sono evidenti: per lui il fratello non è più fratello, il padre non è più un padre e non c'è spazio per condividere la gioia e la festa di un ritorno a casa. Il fratello maggiore vive nella solitudine e ragiona come un servo. Geloso e permaloso non si presenta alla festa. E ora guardate il padre: che meraviglia! Non si stufa', non perde la pazienza con questi suoi figli che non capiscono, che si ostinano e si stizziscono. Esce ancora sulle tracce del figlio che ha preso le distanze dalla festa ingiusta. Con calma spiega, svuota il suo cuore di padre e lo invita alla festa. Ma dobbiamo fermarci qui. Come la scorsa settimana - il fico è lasciato o tagliato? - niente finale per questa parabola. "Vissero felici e contenti" è solo per le favole. Il finale è tutto nostro. Tutto da scrivere. Nel mio cuore ci sono entrambi questi figli. Le loro povertà e le loro distanze mi fotografano e mi mettono a nudo. Ma la certezza di un Padre che si è già messo sulle mie tracce, che scruta la strada, che spera di vedermi sui passi del ritorno mi riempie il cuore di speranza. Non conta se porto l'abito del porcaro o la veste del figlio presuntuoso. Non importa quante ferite mi porto sulla pelle, quante delusioni ho accumulato o quante lacrime si sono seccate tra gli occhi. Non importa. Non conta. Ora ritorno. Ora voglio quell'abbraccio. Da lì saprò ripartire. Nuovo. Rivestito con l'abito del figlio. Per grazia. Per amore. --------------------------------------------Dunque: Dio è così? Fino a qui? Così tanto? Sì, amici. Dio è questo e non altro. Dio è così e non diversamente. E il Dio in cui credo è finalmente questo? Gesù sta per morire per affermare questa verità, è disposto a farsi scannare pur di non rinnegare questa inattesa rivelazione. Dio è prodigo, scialacquone, sciupone, non il figlio. Perché di esagerato, di eccessivo, in questa storia, c'è solo l'amore di Dio. …È PREGATA Ti preghiamo, Signore Gesù, rivesti le nostre nudità con la veste del Figlio, la Tua, quella di cui ti sei spogliato per salire sulla Croce. Rivesti le nostre fragilità con la forza del tuo amore, le nostre delusioni con la speranza che viene solo da Te, i nostri scoraggiamenti con il soffio potente dello Spirito. Maria, madre Tua e madre nostra, aggiunga ciò che manca alla nostra preghiera. Amen. …MI IMPEGNA Come vedo il Sacramento della Riconciliazione: un peso fastidioso o un incontro d'amore tra Padre e figlio? Lo vivo come un momento forte nel mio cammino di conversione, sento cioè il bisogno di dare una svolta alla mia vita, il bisogno di migliorare? Sono convinto che la confessione regolare, non trascurata, ma ben preparata e vissuta, è il segreto di una crescita spirituale autentica? Lunedì, 11 marzo 2013 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti, fa’ che la comunità dei tuoi figli si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno. LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 4,43-54 …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. …È MEDITATA Gesù è di nuovo a Cana, dove precisa Giovanni - aveva cambiato l'acqua in vino. Ora un funzionario regio lo sollecita a guarirne il figlio che sta per morire. L'accostamento non è casuale: Cana, con il suo banchetto nuziale rallegrato dal vino nuovo "tre giorni dopo", rimanda alla resurrezione, e di vita ritrovata parla l'episodio di oggi con la triplice espressione: "Tuo figlio vive". La fede cristiana è imprescindibile dall'evento umanamente inspiegabile della resurrezione: trova in essa il suo saldo fondamento la sua giustificazione e, al tempo stesso, ne offre la conferma a chi sa mettersi in cammino dando credito a Dio. "Va': tuo figlio vive!". Una parola che chiede di essere accolta nella sua nudità, senza offrire alcun segno di garanzia. Una luce flebile, che non fuga le tenebre ma solo illumina un passo dopo l'altro. Quell'uomo, che posso essere io tu ogni persona, viene messo dinanzi a una scelta: credere senza pretendere convalide e mettersi in cammino fidando di quell'unica parola, o ritirarsi disilluso e amareggiato nel guscio di un'esistenza priva di prospettive e votata inesorabilmente alla morte. Dio vuol compiere il miracolo di restituirti alla pienezza della vita, ma ha bisogno che tu lo lasci agire, fidandoti di lui, mettendo a sua disposizione le tue mani, i tuoi piedi, tutto te stesso per collaborare attivamente alla realizzazione del suo sogno su di te. Questo è credere: aderire ad una Persona, accoglierne e farne attecchire nel cuore la Parola, accettando la sfida di mettersi in cammino, ogni giorno, con rinnovato slancio, nella certezza che anche per noi ci sarà la gioiosa scoperta di un sepolcro vuoto, perché "tuo figlio vive! ". "Tuo figlio vive!", mi ripeterò quest'oggi, ravvivando la mia fede e riprendendo con coraggio e decisione il mio cammino di credente. -------------------------------------------La fiducia del cuore non consiste nel vedere dappertutto prodigi (come se essa detenesse un potere magico) ma dipende dal conoscere sempre più in profondità Gesù. Egli è la trasparenza di DioAmore. Frère Roger di Taizé …È PREGATA Signore ti ringraziamo per il dono della fede ed aiutaci a metterci in cammino nell’ascolto della tua parola per diventare tuoi veri discepoli …MI IMPEGNA Oggi ci impegniamo a credere alla Tua Parola e a restare fedele ad essa nelle scelte quotidiane. Martedì, 12 marzo 2013 Dio è per noi rifugio e fortezza Dio fedele e misericordioso, in questo tempo di penitenza e di preghiera disponi i tuoi figli a vivere degnamente il mistero pasquale e a recare ai fratelli il lieto annunzio della tua salvezza. LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 5,1-3.5-16 …È ASCOLTATA Era un giorno di festa per i Giudei, e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: «Prendi la tua barella e cammina»». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: «Prendi e cammina»?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. …È MEDITATA Gesù sale a Gerusalemme per una festa dei Giudei. Arrivato alla piscina di Betzatà, vede un uomo infermo da trentotto anni. Ora, quel luogo è considerato sacro e ogni anno, immergendosi nelle acque della piscina quando si agitano, qualcuno viene guarito. Questo poveretto, con nessuno che l'aiutasse, non riesce ad arrivarci per primo. Gesù chiede all'infermo una cosa che sembra scontata, cioè domanda se vuole guarire. Forse Gesù lo fa per sottolineare che da solo e con i suoi limiti e debolezze personali non potrà mai farcela. Segue la parola di autorità: "Alzati, prendi la tua barella e cammina". All'istante quell'uomo guarì, prese la sua barella e camminava. Come la sua parola onnipotente Dio creò l'universo, così la parola di Cristo produce ciò che comanda. Non c'è bisogno di immergersi dell'acqua. Il Verbo incarnato può tutto; è il vero guaritore dei corpi e delle anime. La salvezza dell'uomo e del nostro mondo è solo in Lui. Molte persone oggi, sperimentano guarigioni, consolazioni, coraggio, speranza perché si fidano di Gesù. Non si può avere un mondo più sano senza Dio.. ---------------------------------------------Vuoi guarire? Sei disposto a cambiare vita, a mettere del tuo? Spesso solo a parole vogliamo uscire da una situazione di sofferenza o di peccato: è molto più semplice che mettere in discussione un proprio atteggiamento consolidato negli anni. Il Signore conosce questa sottile arma dell'avversario: il pantano nebbioso e rassegnato in cui ci fermiamo aspettando il miracolo. E ci chiede, da adulto: davvero vuoi cambiare? Quaresima è l'occasione di convertire il nostro cuore. Ma solo se lo vogliamo davvero... …È PREGATA Signore Gesù, a volte anche noi siamo bloccati sulle nostre posizioni, e la relazione tra noi sposi, con i figli o gli altri famigliari ne soffre, aiutaci a rialzarci e andare per primi incontro agli altri. …MI IMPEGNA Oggi, chiederò a Gesù di venire vicino a me come ha fatto con il paralitico e mi impegnerò a farmi vicino a chi è più solo, "senza nessuno" per immergerlo nell'acqua di un'amicizia discreta ma consolante. Mercoledì, 13 marzo 2013 Misericordioso e pietoso è il Signore. O Padre, che dai la ricompensa ai giusti e non rifiuti il perdono ai peccatori pentiti, ascolta la nostra supplica: l’umile confessione delle nostre colpe ci ottenga la tua misericordia. LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 5,17-30 …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato». …È MEDITATA I Giudei imperversano sempre di più e cercano di uccidere Gesù perché chiama Dio suo Padre. Capiscono bene la serietà delle sue parole: sta proclamando, senza equivoci, la sua uguaglianza con Dio. Il brano del Vangelo di oggi è la spiegazione puntuale della situazione di Gesù, di chi Egli è in verità: Figlio di Dio, uno con il Padre, uguale a Lui, capace come il Padre di far risuscitare i morti e dare la vita; è anche Figlio dell'uomo ed ha ricevuto il potere di giudicare l'umanità. E il suo giudizio è giusto perché non fa altro che la volontà del Padre e conosce per esperienza, fino in fondo, la natura e l'esistenza umana. Da parte sua, il Padre vuole che tutti diano onore al Figlio prediletto, non solo a parole ma con la propria vita, accogliendolo come l'Amato, mandato da Lui e da accogliere come il fine ultimo della propria esistenza. Infatti Dio lo ha mandato per rivelarci il Suo amore, salvarci dal peccato e unirci a Dio nel Suo regno di amore e di pace senza fine. -------------------------------------------Giovanni annota che Gesù violava il sabato e chiamava Dio suo padre, facendosi uguale a Dio. Ci scordiamo, a volte, del fatto che Gesù è stato ucciso proprio a causa di questa supponenza, di questa arrogante pretesa: egli si fa uguale a Dio. La Chiesa non ha divinizzato un uomo, ma con fatica ha accettato la sconcertante notizia che Dio è diventato uomo. …È PREGATA Signore Gesù, desidero vivere ogni giorno seguendo la tua parola: è il seme di vita che mi fa crescere nell'amore e nella fede, che mi dà accesso alla tua vita più intima. Gloria a Padre, a te Figlio e allo Spirito Santo fuoco d'amore! Noi ti professiamo Dio, Maestro Gesù, noi crediamo che tu sei veramente ciò che dici di essere: il volto stesso di Dio, a te onore e gloria nei secoli, o Signore! - …MI IMPEGNA Oggi ci impegniamo a non farci distrarre dalle tante voci e a meditare sulla vera voce che ci salva. Giovedì, 14 marzo 2013 Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo O Padre, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza e di santificarci con le opere di carità fraterna, fa’ che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali. LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 5,31-47 …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». …È MEDITATA Ieri, il Vangelo riportava una chiara proclamazione dell'identità e della missione di Gesù. Oggi, Gesù testimonia la veracità delle sue parole: chiama a testimoniare Giovanni Battista, Dio Padre, e Mosè, colui che ha ricevuto la legge in cui i Giudei di quel tempo, mettevano tutta la loro speranza, citandola sovente nei loro tentativi di condannare Gesù. Ma, dirà Gesù, Mosè stesso vi dichiarerà increduli. Nelle parole di Gesù c'è una vena di dolore: "Ma voi non volete venire a me per avere la vita". Nonostante l'Amore di Dio si sia incarnato per salvarci, le sue parole di verità che cercano di aprire i cuori, le sue azioni misericordiose che perdonano e guariscono, molti stentano a credere. Gesù rimprovera la loro cecità, poiché vedono e non credono! Anche oggi, dopo secoli di segni e di ascolto della Parola, quante volte ci capita di stentare a credere! Che non ci capiti di rifiutare la persona di Gesù! Mi lascio provocare dalla domanda di Gesù: "Volete venire a me per avere la vita?" ---------------------------------------------La vita è legata alla fede in Gesù e chi va verso Gesù, cioè orienta la propria condotta alla luce della parola di Gesù, trova la felicità duratura e sfugge la morte. Giorgio Zevini …È PREGATA Signore Gesù, accresci in me la fede e l'amore per te per poterti incontrare non solo nelle scritture ma anche nella realtà della mia vita quotidiana. …MI IMPEGNA Se voglio essere un cristiano devo essere un testimone. Oggi ci impegniamo a non lasciarsi tentare dal successo e dalla gloria del mondo. Venerdì, 15 marzo 2013 Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato Padre santo, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza, fa’ che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel rinnovamento della vita. LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 7,1-2.10.25-30 …È ASCOLTATA In quel tempo, Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. …È MEDITATA È la festa delle capanne e Gesù va di nascosto a Gerusalemme per non scontrarsi con le autorità religiose. Arrivato nel Tempio si mette ad insegnare alla gente, perplessa sulla sua identità: si chiedono, questo Gesù è veramente il Messia? Perché i capi religiosi non si pronunciano? Conosciamo la provenienza di quest'uomo, città e famiglia ... non dovrebbe essere così per il Messia? Gesù cerca di far comprendere che la loro conoscenza è parziale. La sua vera provenienza è da Dio che lo ha mandato ed egli è veritiero. Gesù non nomina Dio in questo brano ma gli ascoltatori capiscono bene a chi si riferisce. Cercano di arrestarlo ma non è ancora giunta la sua ora. Da questo momento gli scontri con i capi aumentano portando Gesù sempre più verso la passione e la gloria. Gesù è venuto proprio per aprire tutti ad una conoscenza più completa di Dio, per rivelare in forma umana l'amore di Dio per noi. Molti, però, oggi come ieri, si accontentano di ciò che hanno imparato da piccoli o di ciò che pensano di sapere; non si preoccupano di andare più in là. C'è un modo scontato di ascoltare la Parola di Dio che ci fa ritenere di conoscerla già. Basta qualche sommaria notizia a chiudere occhi e orecchie. Gesù però sfugge a questa logica: ha qualcosa da comunicare, o meglio qualcuno da farci conoscere che è Dio stesso, che sfugge ai facili giudizi di chi pensa di sapere già come vanno le cose. Per questo Gesù sfugge alla cattura di quegli uomini che volevo imprigionarlo. La Parola del Signore sfugge all'ingabbiamento che vogliamo tante volte imporgli, per farne qualcosa di innocuo e scontato. Sfugge e si libera del peso delle abitudini, anche quelle religiose, che tante volte noi usiamo per camuffarla. f----------------------------------------------Ho veramente scoperto che Lui è la Via: in Lui trovavo tutto quello che il mio cuore cercava, in Lui trovavo la pace, in Lui trovavo la gioia, in Lui trovavo un senso alla mia esistenza, in Lui trovavo quei colori capaci di riempire, di colorare di cielo la mia piccola vita. Chiara Amirante …È PREGATA Signore, fa' che ti accogliamo, e che la tua Parola non sia motivo di scandalo, ma produca in noi la conversione del cuore. Amen. …MI IMPEGNA Fa' parlare la tua coerenza e non spaventarti se qualcuno avrà da ridire sul tuo stile di vita ispirato al Vangelo. Sabato, 16 marzo 2013 Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 7,40-53 …È ASCOLTATA In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. …È MEDITATA Dopo Cafarnao, quando tutti tranne i Dodici, lo hanno abbandonato, Gesù lascia la Galilea e si incammina verso Gerusalemme. Sa bene che le sue parole possono costargli la vita. E, in effetti, il capitolo settimo di Giovanni si apre proprio con la decisione dei capi d'Israele di far tacere quel giovane profeta. E' diventato troppo scomodo. Se è necessario va eliminato anche con la morte. E' la storia dei tanti martiri cristiani la cui voce è stata stroncata dalla violenza omicida. Quella voce libera e autorevole doveva essere fermata. I capi del popolo decisero perciò di inviare alcune guardie per arrestarlo. Ma anche loro vennero conquistate: "Nessun uomo ha mai parlato così". Nessuno parla come lui: insegna a voler bene agli altri senza misura. È una voce che non si è mai udita: insegna che i veri beati sono i poveri, che beati sono i non violenti, che sono i miti e non i potenti a possedere la terra. E tuttavia Gesù non è un eroe impossibile, non è un maestro severo che impartisce ordini e precetti irraggiungibili. Gesù è l'uomo dell'amore senza limiti. Per questo lo hanno ucciso. Ma è risorto e la sua parola opera effetti ogni volta che il Vangelo è comunicato. Ma questo continua a provocare ostilità e opposizione. Il Vangelo viene contrastato perché scardina in ciascuno di noi il radicale egocentrismo a cui nessuno vuole rinunciare ---------------------------------------------Gesù scandalizza, inquieta, provoca, obbliga a schierarsi, è un mistero. Anche noi sperimentiamo che egli è venuto a portare il fuoco e la spada, anche noi sappiamo che accogliere Gesù senza parentesi significa pagare sulla propria pelle un esoso prezzo di coerenza …È PREGATA Ogni giorno, Signore, tu mi interpelli perché ogni giorno io rinnovi la mia decisione per te. Fa' che mai torni a rinchiudermi nell'angusta sicurezza della mia casa, impedendo alla tua luce di mostrarmi le vie impegnative dell'amore. …MI IMPEGNA "Nessun uomo ha mai parlato così". Nessuno parla come lui: insegna a voler bene agli altri senza misura. È una voce che non si è mai udita: insegna che i veri beati sono i poveri, che beati sono i non violenti, che sono i miti e non i potenti a possedere la terra.. CONCILIO VATICANO II DECRETO SULL’APOSTOLATO DEI LAICI APOSTOLICAM ACTUOSITATEM 1. Il sacro Concilio, volendo rendere più intensa l'attività apostolica del popolo di Dio, con viva premura si rivolge ai fedeli laici, dei quali già altrove ha ricordato il ruolo proprio e assolutamente necessario che essi svolgono nella missione della Chiesa. L'apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai venir meno nella Chiesa. La stessa sacra Scrittura mostra abbondantemente quanto spontanea e fruttuosa fosse tale attività ai primordi della Chiesa. I nostri tempi poi non richiedono minore zelo da parte dei laici; anzi le circostanze odierne richiedono assolutamente che il loro apostolato sia più intenso e più esteso. Infatti l'aumento costante della popolazione, il progresso scientifico e tecnico, le relazioni umane che si fanno sempre più strette, non solo hanno allargato straordinariamente il campo dell'apostolato dei laici, in gran parte accessibile solo ad essi, ma hanno anche suscitato nuovi problemi, che richiedono il loro sollecito impegno e zelo. Tale apostolato si è reso tanto più urgente, in quanto l'autonomia di molti settori della vita umana si è assai accresciuta, com'è giusto; ma talora ciò è avvenuto con un certo distacco dall'ordine etico e religioso e con grave pericolo della vita cristiana. Inoltre in molte regioni, in cui i sacerdoti sono assai pochi, oppure, come talvolta avviene, vengono privati della dovuta libertà di ministero, senza l'opera dei laici la Chiesa a stento potrebbe essere presente e operante. Il segno di questa molteplice e urgente necessità è l'evidente intervento dello Spirito Santo, il quale rende oggi sempre più consapevoli i laici della loro responsabilità e dovunque li stimola a mettersi a servizio di Cristo e della Chiesa . La partecipazione dei laici alla missione della Chiesa 2. Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione, e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo. Tutta l'attività del corpo mistico ordinata a questo fine si chiama « apostolato »; la Chiesa lo esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi; la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all'apostolato. Come nella compagine di un corpo vivente non vi è membro alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma unitamente alla vita partecipa anche alla sua attività, così nel corpo di Cristo, che è la Chiesa « tutto il corpo... secondo l'energia propria ad ogni singolo membro... contribuisce alla crescita del corpo stesso ». Anzi in questo corpo è tanta l'armonia e la compattezza delle membra , che un membro il quale non operasse per la crescita del corpo secondo la propria energia dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso. C'è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l'ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici, essendo partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all'interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo. In realtà essi esercitano l'apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l'ordine temporale, in modo che la loro attività in quest'ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello stato dei laici che essi vivano nel mondo e in mezzo agli affari profani, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, esercitino il loro apostolato nel mondo, a modo di fermento. Fondamenti dell'apostolato dei laici 3. I laici derivano il dovere e il diritto all'apostolato dalla loro stessa unione con Cristo capo. Infatti, inseriti nel corpo mistico di Cristo per mezzo del battesimo, fortificati dalla virtù dello Spirito Santo per mezzo della cresima, sono deputati dal Signore stesso all'apostolato. Vengono consacrati per formare un sacerdozio regale e una nazione santa, onde offrire sacrifici spirituali mediante ogni attività e testimoniare dappertutto il Cristo. Inoltre con i sacramenti, soprattutto con quello dell'eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità che è come l'anima di tutto l'apostolato. L'apostolato si esercita nella fede, nella speranza e nella carità: virtù che lo Spirito Santo diffonde nel cuore di tutti i membri della Chiesa. Anzi, in forza del precetto della carità, che è il più grande comando del Signore, ogni cristiano è sollecitato a procurare la gloria di Dio con l'avvento del suo regno e la vita eterna a tutti gli uomini: perché conoscano l'unico vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo. A tutti i cristiani quindi è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra. Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo che già santifica il popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti, elargisce ai fedeli anche dei doni particolari «distribuendoli a ciascuno come vuole», affinché mettendo « ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per cui l'ha ricevuto, contribuiscano anch'essi come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio» alla edificazione di tutto il corpo nella carità. Dall'aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, sia nella Chiesa stessa che nel mondo con la libertà dello Spirito, il quale « spira dove vuole » e al tempo stesso nella comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori essi hanno il compito di giudicare sulla loro genuinità e uso ordinato, non certo per estinguere lo Spirito ma per esaminare tutto e ritenere ciò che è buono. BENEDETTO XVI A CASTELGANDOLFO “Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra. Ma vorrei ancora con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. Andiamo avanti con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo".