Sete di Parola
“La Chiesa non è un’istituzione escogitata e
costruita a tavolino, ma una realtà vivente.
Essa vive lungo il corso del tempo in divenire,
come ogni essere vivente, trasformandosi,
eppure nella sua natura rimane sempre la
stessa. Il suo cuore è Cristo. La Chiesa vive,
cresce e si risveglia nelle anime che come la
Vergine Maria accolgono la Parola di Dio e la
concepiscono per opera dello Spirito Santo”.
IV Settimana di Quaresima
dal 10 al 16 Marzo 2013
Vangelo del giorno
Commento
Preghiera
Impegno di vita
Nelle ultime pagine i primi articoli del documento del Concilio
sull’Apostolato dei laici
Domenica, 10 marzo 2013
Gustate e vedete com’è buono il Signore
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
operi mirabilmente la nostra redenzione,
concedi al popolo cristiano
di affrettarsi con fede viva e generoso impegno
verso la Pasqua ormai vicina.
LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 15,1-3.11-32
…È ASCOLTATA
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i
peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo
aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di
patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni
dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese
lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe
speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a
trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di
quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto
saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da
suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione,
gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho
peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato
tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e
fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il
vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio
figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E
cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno,
quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli
domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e
tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e
salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo.
Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai
disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far
festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha
divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello
grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è
mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
…È MEDITATA
Questa famosa parabola di Luca è
la storia di un "ritorno". Ritorno del
figlio minore che nel fango dei porci
lascia annegare il suo delirio di
onnipotenza. Ritorno accompagnato
dallo sguardo premuroso del padre
che sorveglia la strada deserta, che
continua a sperare contro ogni
speranza. Ritorno nell'abbraccio del
padre, quasi un tuffo nella presa
sicura di chi non rinfaccia, non
accusa, non umilia, non chiede
spiegazioni, ma spegne l'incendio
delle giustificazioni preparate in
anticipo con l'acqua fresca della
dignità filiale ridonata. Ma qualcuno
ancora manca: l'altro figlio. Il
fratello
maggiore,
spesso
dimenticato nelle nostre omelie
(sarà che ci assomiglia troppo?), è
l'emblema di una religione da
prestazione che rinsecchisce la
gioia di abitare nella casa del
Padre. Sì, si può stare con Lui ma
senza gioirne, senza gustarne la
bellezza e lo stupore. Ma perché?
Guardatelo: è nei campi a lavorare,
fa il suo dovere ed è talmente
intontito dalla sua giustizia formale
da diventare un giudice permaloso
e impietoso del fratello e del padre.
Suo fratello ritorna e lui non mostra
nemmeno un po' di gioia.
Possibile? Possibile, certo, perché
lui non vive come un figlio, ma
come un servo che rinfaccia la sua
opera
servizievole.
Le
conseguenze sono evidenti: per lui
il fratello non è più fratello, il padre
non è più un padre e non c'è spazio
per condividere la gioia e la festa di
un ritorno a casa. Il fratello
maggiore vive nella solitudine e
ragiona come un servo. Geloso e
permaloso non si presenta alla
festa. E ora guardate il padre: che
meraviglia! Non si stufa', non perde
la pazienza con questi suoi figli che
non capiscono, che si ostinano e si
stizziscono. Esce ancora sulle
tracce del figlio che ha preso le
distanze dalla festa ingiusta. Con
calma spiega, svuota il suo cuore di
padre e lo invita alla festa. Ma
dobbiamo fermarci qui. Come la
scorsa settimana - il fico è lasciato
o tagliato? - niente finale per
questa parabola. "Vissero felici e
contenti" è solo per le favole. Il
finale è tutto nostro. Tutto da
scrivere.
Nel mio cuore ci sono entrambi
questi figli. Le loro povertà e le loro
distanze mi fotografano e mi
mettono a nudo. Ma la certezza di
un Padre che si è già messo sulle
mie tracce, che scruta la strada,
che spera di vedermi sui passi del
ritorno mi riempie il cuore di
speranza. Non conta se porto
l'abito del porcaro o la veste del
figlio presuntuoso. Non importa
quante ferite mi porto sulla pelle,
quante delusioni ho accumulato o
quante lacrime si sono seccate tra
gli occhi. Non importa. Non conta.
Ora
ritorno.
Ora
voglio
quell'abbraccio.
Da
lì
saprò
ripartire. Nuovo. Rivestito con
l'abito del figlio. Per grazia. Per
amore.
--------------------------------------------Dunque: Dio è così? Fino a qui?
Così tanto? Sì, amici. Dio è questo
e non altro. Dio è così e non
diversamente. E il Dio in cui credo
è finalmente questo? Gesù sta per
morire per affermare questa verità,
è disposto a farsi scannare pur di
non rinnegare questa inattesa
rivelazione.
Dio è prodigo, scialacquone,
sciupone, non il figlio. Perché di
esagerato, di eccessivo, in questa
storia, c'è solo l'amore di Dio.
…È PREGATA
Ti preghiamo, Signore Gesù, rivesti le nostre nudità con la veste del Figlio, la
Tua, quella di cui ti sei spogliato per salire sulla Croce. Rivesti le nostre
fragilità con la forza del tuo amore, le nostre delusioni con la speranza che viene
solo da Te, i nostri scoraggiamenti con il soffio potente dello Spirito.
Maria, madre Tua e madre nostra, aggiunga ciò che manca alla nostra
preghiera. Amen.
…MI IMPEGNA
Come vedo il Sacramento della Riconciliazione: un peso fastidioso o un
incontro d'amore tra Padre e figlio? Lo vivo come un momento forte nel mio
cammino di conversione, sento cioè il bisogno di dare una svolta alla mia vita,
il bisogno di migliorare? Sono convinto che la confessione regolare, non
trascurata, ma ben preparata e vissuta, è il segreto di una crescita spirituale
autentica?
Lunedì, 11 marzo 2013
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato
O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti,
fa’ che la comunità dei tuoi figli
si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza
e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno.
LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 4,43-54
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti
aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti
erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva
cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio
malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea,
si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per
morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il
funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino
muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla
parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre
scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle
sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri,
un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che
proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con
tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò
dalla Giudea in Galilea.
…È MEDITATA
Gesù è di nuovo a Cana, dove precisa Giovanni - aveva cambiato
l'acqua in vino. Ora un funzionario
regio lo sollecita a guarirne il figlio
che sta per morire. L'accostamento
non è casuale: Cana, con il suo
banchetto nuziale rallegrato dal
vino nuovo "tre giorni dopo",
rimanda alla resurrezione, e di vita
ritrovata parla l'episodio di oggi con
la triplice espressione: "Tuo figlio
vive".
La fede cristiana è
imprescindibile
dall'evento
umanamente inspiegabile della
resurrezione: trova in essa il suo
saldo
fondamento
la
sua
giustificazione e, al tempo stesso,
ne offre la conferma a chi sa
mettersi in cammino dando credito
a Dio. "Va': tuo figlio vive!". Una
parola che chiede di essere accolta
nella sua nudità, senza offrire alcun segno di garanzia. Una luce
flebile, che non fuga le tenebre ma
solo illumina un passo dopo l'altro.
Quell'uomo, che posso essere io tu
ogni persona, viene messo dinanzi
a una scelta: credere senza pretendere convalide e mettersi in
cammino fidando di quell'unica
parola, o ritirarsi disilluso e
amareggiato
nel
guscio
di
un'esistenza priva di prospettive e
votata inesorabilmente alla morte.
Dio vuol compiere il miracolo di
restituirti alla pienezza della vita,
ma ha bisogno che tu lo lasci agire,
fidandoti di lui, mettendo a sua
disposizione le tue mani, i tuoi
piedi, tutto te stesso per collaborare attivamente alla realizzazione
del suo sogno su di te.
Questo è credere: aderire ad una
Persona, accoglierne e farne
attecchire nel cuore la Parola, accettando la sfida di mettersi in
cammino,
ogni
giorno,
con
rinnovato slancio, nella certezza
che anche per noi ci sarà la gioiosa
scoperta di un sepolcro vuoto,
perché
"tuo
figlio
vive!
".
"Tuo figlio vive!", mi ripeterò
quest'oggi, ravvivando la mia fede
e riprendendo con coraggio e
decisione il mio cammino di
credente.
-------------------------------------------La fiducia del cuore non consiste
nel vedere dappertutto prodigi
(come se essa detenesse un
potere magico) ma dipende dal
conoscere sempre più in profondità
Gesù. Egli è la trasparenza di DioAmore. Frère Roger di Taizé
…È PREGATA
Signore ti ringraziamo per il dono della fede ed aiutaci a metterci in cammino
nell’ascolto della tua parola per diventare tuoi veri discepoli
…MI IMPEGNA
Oggi ci impegniamo a credere alla Tua Parola e a restare fedele ad essa nelle
scelte quotidiane.
Martedì, 12 marzo 2013
Dio è per noi rifugio e fortezza
Dio fedele e misericordioso,
in questo tempo di penitenza e di preghiera
disponi i tuoi figli
a vivere degnamente il mistero pasquale
e a recare ai fratelli il lieto annunzio della tua salvezza.
LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 5,1-3.5-16
…È ASCOLTATA
Era un giorno di festa per i Giudei, e Gesù salì a Gerusalemme. A
Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in
ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di
infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni
era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così,
gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che
mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per
andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua
barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e
cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i
Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la
tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto:
«Prendi la tua barella e cammina»». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo
che ti ha detto: «Prendi e cammina»?». Ma colui che era stato guarito non
sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel
luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non
peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne
andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei
perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
…È MEDITATA
Gesù sale a Gerusalemme per una
festa dei Giudei. Arrivato alla
piscina di Betzatà, vede un uomo
infermo da trentotto anni. Ora, quel
luogo è considerato sacro e ogni
anno, immergendosi nelle acque
della piscina quando si agitano,
qualcuno viene guarito. Questo
poveretto, con nessuno che
l'aiutasse, non riesce ad arrivarci
per primo. Gesù chiede all'infermo
una cosa che sembra scontata,
cioè domanda se vuole guarire.
Forse Gesù lo fa per sottolineare
che da solo e con i suoi limiti e
debolezze personali non potrà mai
farcela. Segue la parola di autorità:
"Alzati, prendi la tua barella e
cammina". All'istante quell'uomo
guarì, prese la sua barella e
camminava. Come la sua parola
onnipotente Dio creò l'universo,
così la parola di Cristo produce ciò
che comanda. Non c'è bisogno di
immergersi dell'acqua. Il Verbo
incarnato può tutto; è il vero
guaritore dei corpi e delle anime.
La salvezza dell'uomo e del nostro
mondo è solo in Lui. Molte persone
oggi,
sperimentano
guarigioni,
consolazioni, coraggio, speranza
perché si fidano di Gesù. Non si
può avere un mondo più sano
senza Dio..
---------------------------------------------Vuoi guarire? Sei disposto a
cambiare vita, a mettere del tuo?
Spesso solo a parole vogliamo
uscire da una situazione di
sofferenza o di peccato: è molto più
semplice
che
mettere
in
discussione
un
proprio
atteggiamento consolidato negli
anni. Il Signore conosce questa
sottile arma dell'avversario: il
pantano nebbioso e rassegnato in
cui ci fermiamo aspettando il
miracolo. E ci chiede, da adulto:
davvero vuoi cambiare? Quaresima
è l'occasione di convertire il nostro
cuore. Ma solo se lo vogliamo
davvero...
…È PREGATA
Signore Gesù, a volte anche noi siamo bloccati sulle nostre posizioni, e la relazione tra
noi sposi, con i figli o gli altri famigliari ne soffre, aiutaci a rialzarci e andare per
primi incontro agli altri.
…MI IMPEGNA
Oggi, chiederò a Gesù di venire vicino a me come ha fatto con il paralitico e mi
impegnerò a farmi vicino a chi è più solo, "senza nessuno" per immergerlo
nell'acqua di un'amicizia discreta ma consolante.
Mercoledì, 13 marzo 2013
Misericordioso e pietoso è il Signore.
O Padre, che dai la ricompensa ai giusti
e non rifiuti il perdono ai peccatori pentiti,
ascolta la nostra supplica:
l’umile confessione delle nostre colpe
ci ottenga la tua misericordia.
LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 5,17-30
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io
agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non
soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da
se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che
egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli
manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di
queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà
la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non
giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il
Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo
ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a
colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è
passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è
questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno
ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha
concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di
giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora
in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno,
quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per
una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo
quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà,
ma la volontà di colui che mi ha mandato».
…È MEDITATA
I Giudei imperversano sempre di
più e cercano di uccidere Gesù
perché chiama Dio suo Padre.
Capiscono bene la serietà delle sue
parole: sta proclamando, senza
equivoci, la sua uguaglianza con
Dio. Il brano del Vangelo di oggi è
la spiegazione puntuale della
situazione di Gesù, di chi Egli è in
verità: Figlio di Dio, uno con il
Padre, uguale a Lui, capace come
il Padre di far risuscitare i morti e
dare la vita; è anche Figlio
dell'uomo ed ha ricevuto il potere di
giudicare l'umanità. E il suo giudizio
è giusto perché non fa altro che la
volontà del Padre e conosce per
esperienza, fino in fondo, la natura
e l'esistenza umana. Da parte sua,
il Padre vuole che tutti diano onore
al Figlio prediletto, non solo a
parole ma con la propria vita,
accogliendolo
come
l'Amato,
mandato da Lui e da accogliere
come il fine ultimo della propria
esistenza. Infatti Dio lo ha mandato
per rivelarci il Suo amore, salvarci
dal peccato e unirci a Dio nel Suo
regno di amore e di pace senza
fine.
-------------------------------------------Giovanni annota che Gesù violava
il sabato e chiamava Dio suo
padre, facendosi uguale a Dio. Ci
scordiamo, a volte, del fatto che
Gesù è stato ucciso proprio a
causa di questa supponenza, di
questa arrogante pretesa: egli si fa
uguale a Dio. La Chiesa non ha
divinizzato un uomo, ma con fatica
ha accettato la sconcertante notizia
che Dio è diventato uomo.
…È PREGATA
Signore Gesù, desidero vivere ogni giorno seguendo la tua parola: è il seme di
vita che mi fa crescere nell'amore e nella fede, che mi dà accesso alla tua vita più
intima. Gloria a Padre, a te Figlio e allo Spirito Santo fuoco d'amore! Noi ti
professiamo Dio, Maestro Gesù, noi crediamo che tu sei veramente ciò che dici
di essere: il volto stesso di Dio, a te onore e gloria nei secoli, o Signore! -
…MI IMPEGNA
Oggi ci impegniamo a non farci distrarre dalle tante voci e a meditare sulla vera
voce che ci salva.
Giovedì, 14 marzo 2013
Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo
O Padre, che ci hai dato la grazia
di purificarci con la penitenza
e di santificarci con le opere di carità fraterna,
fa’ che camminiamo fedelmente
nella via dei tuoi precetti,
per giungere rinnovati alle feste pasquali.
LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 5,31-47
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso,
la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di
me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei
messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo
testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli
era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto
rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di
Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere
che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il
Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete
mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non
rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le
Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che
danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io
non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro
venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che
ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico
Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi
accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a
Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete
ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
…È MEDITATA
Ieri, il Vangelo riportava una chiara
proclamazione dell'identità e della
missione di Gesù. Oggi, Gesù
testimonia la veracità delle sue
parole: chiama a testimoniare
Giovanni Battista, Dio Padre, e
Mosè, colui che ha ricevuto la
legge in cui i Giudei di quel tempo,
mettevano tutta la loro speranza,
citandola sovente nei loro tentativi
di condannare Gesù. Ma, dirà
Gesù, Mosè stesso vi dichiarerà
increduli. Nelle parole di Gesù c'è
una vena di dolore: "Ma voi non
volete venire a me per avere la
vita". Nonostante l'Amore di Dio si
sia incarnato per salvarci, le sue
parole di verità che cercano di
aprire i cuori, le sue azioni
misericordiose che perdonano e
guariscono, molti stentano a
credere. Gesù rimprovera la loro
cecità, poiché vedono e non
credono! Anche oggi, dopo secoli
di segni e di ascolto della Parola,
quante volte ci capita di stentare a
credere! Che non ci capiti di
rifiutare la persona di Gesù! Mi
lascio provocare dalla domanda di
Gesù: "Volete venire a me per
avere la vita?"
---------------------------------------------La vita è legata alla fede in Gesù e
chi va verso Gesù, cioè orienta la
propria condotta alla luce della
parola di Gesù, trova la felicità
duratura e sfugge la morte.
Giorgio Zevini
…È PREGATA
Signore Gesù, accresci in me la fede e l'amore per te per poterti incontrare non
solo nelle scritture ma anche nella realtà della mia vita quotidiana.
…MI IMPEGNA
Se voglio essere un cristiano devo essere un testimone. Oggi ci impegniamo a
non lasciarsi tentare dal successo e dalla gloria del mondo.
Venerdì, 15 marzo 2013
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato
Padre santo, che nei tuoi sacramenti
hai posto il rimedio alla nostra debolezza,
fa’ che accogliamo con gioia i frutti della redenzione
e li manifestiamo nel rinnovamento della vita.
LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 7,1-2.10.25-30
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non
voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si
avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Ma quando i suoi
fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di
nascosto. Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui
quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli
dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma
costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di
dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi
conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma
chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché
vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma
nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua
ora.
…È MEDITATA
È la festa delle capanne e Gesù va
di nascosto a Gerusalemme per
non scontrarsi con le autorità
religiose. Arrivato nel Tempio si
mette ad insegnare alla gente,
perplessa sulla sua identità: si
chiedono,
questo
Gesù
è
veramente il Messia? Perché i capi
religiosi non si pronunciano?
Conosciamo la provenienza di
quest'uomo, città e famiglia ... non
dovrebbe essere così per il
Messia? Gesù cerca di far
comprendere
che
la
loro
conoscenza è parziale. La sua vera
provenienza è da Dio che lo ha
mandato ed egli è veritiero. Gesù
non nomina Dio in questo brano ma
gli ascoltatori capiscono bene a chi
si riferisce. Cercano di arrestarlo
ma non è ancora giunta la sua ora.
Da questo momento gli scontri con
i capi aumentano portando Gesù
sempre più verso la passione e la
gloria. Gesù è venuto proprio per
aprire tutti ad una conoscenza più
completa di Dio, per rivelare in
forma umana l'amore di Dio per
noi. Molti, però, oggi come ieri, si
accontentano di ciò che hanno
imparato da piccoli o di ciò che
pensano di sapere; non si
preoccupano di andare più in là.
C'è un modo scontato di ascoltare
la Parola di Dio che ci fa ritenere di
conoscerla già. Basta qualche
sommaria notizia a chiudere occhi
e orecchie. Gesù però sfugge a
questa logica: ha qualcosa da
comunicare, o meglio qualcuno da
farci conoscere che è Dio stesso,
che sfugge ai facili giudizi di chi
pensa di sapere già come vanno le
cose. Per questo Gesù sfugge alla
cattura di quegli uomini che volevo
imprigionarlo.
La
Parola
del
Signore sfugge all'ingabbiamento
che vogliamo tante volte imporgli,
per farne qualcosa di innocuo e
scontato. Sfugge e si libera del
peso delle abitudini, anche quelle
religiose, che tante volte noi
usiamo per camuffarla.
f----------------------------------------------Ho veramente scoperto che Lui è la
Via: in Lui trovavo tutto quello che il
mio cuore cercava, in Lui trovavo la
pace, in Lui trovavo la gioia, in Lui
trovavo un senso alla mia
esistenza, in Lui trovavo quei colori
capaci di riempire, di colorare di
cielo
la
mia
piccola
vita.
Chiara Amirante
…È PREGATA
Signore, fa' che ti accogliamo, e che la tua Parola non sia motivo di scandalo,
ma produca in noi la conversione del cuore. Amen.
…MI IMPEGNA
Fa' parlare la tua coerenza e non spaventarti se qualcuno avrà da ridire sul tuo
stile di vita ispirato al Vangelo.
Sabato, 16 marzo 2013
Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio
Signore onnipotente e misericordioso,
attira verso di te i nostri cuori,
poiché senza di te
non possiamo piacere a te, sommo bene.
LA PAROLA DEL SIGNORE Gv 7,40-53
…È ASCOLTATA
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano:
«Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri
invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura:
Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?».
E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano
arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai
capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete
condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i
farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse
creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non
conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato
precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica
forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli
risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea
non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
…È MEDITATA
Dopo Cafarnao, quando tutti tranne
i Dodici, lo hanno abbandonato,
Gesù lascia la Galilea e si
incammina verso Gerusalemme.
Sa bene che le sue parole possono
costargli la vita. E, in effetti, il
capitolo settimo di Giovanni si apre
proprio con la decisione dei capi
d'Israele di far tacere quel giovane
profeta.
E'
diventato
troppo
scomodo. Se è necessario va
eliminato anche con la morte. E' la
storia dei tanti martiri cristiani la cui
voce è stata stroncata dalla
violenza omicida. Quella voce
libera e autorevole doveva essere
fermata. I capi del popolo decisero
perciò di inviare alcune guardie per
arrestarlo. Ma anche loro vennero
conquistate: "Nessun uomo ha mai
parlato così". Nessuno parla come
lui: insegna a voler bene agli altri
senza misura. È una voce che non
si è mai udita: insegna che i veri
beati sono i poveri, che beati sono i
non violenti, che sono i miti e non i
potenti a possedere la terra. E
tuttavia Gesù non è un eroe
impossibile, non è un maestro
severo che impartisce ordini e
precetti irraggiungibili. Gesù è
l'uomo dell'amore senza limiti. Per
questo lo hanno ucciso. Ma è
risorto e la sua parola opera effetti
ogni volta che il Vangelo è
comunicato. Ma questo continua a
provocare ostilità e opposizione. Il
Vangelo viene contrastato perché
scardina in ciascuno di noi il
radicale
egocentrismo
a
cui
nessuno vuole rinunciare
---------------------------------------------Gesù
scandalizza,
inquieta,
provoca, obbliga a schierarsi, è un
mistero. Anche noi sperimentiamo
che egli è venuto a portare il fuoco
e la spada, anche noi sappiamo
che
accogliere
Gesù
senza
parentesi significa pagare sulla
propria pelle un esoso prezzo di
coerenza
…È PREGATA
Ogni giorno, Signore, tu mi interpelli perché ogni giorno io rinnovi la mia
decisione per te. Fa' che mai torni a rinchiudermi nell'angusta sicurezza della
mia casa, impedendo alla tua luce di mostrarmi le vie impegnative dell'amore.
…MI IMPEGNA
"Nessun uomo ha mai parlato così". Nessuno parla come lui: insegna a
voler bene agli altri senza misura. È una voce che non si è mai udita:
insegna che i veri beati sono i poveri, che beati sono i non violenti, che
sono i miti e non i potenti a possedere la terra..
CONCILIO VATICANO II DECRETO SULL’APOSTOLATO DEI LAICI
APOSTOLICAM ACTUOSITATEM
1. Il sacro Concilio, volendo rendere più intensa l'attività apostolica del popolo
di Dio, con viva premura si rivolge ai fedeli laici, dei quali già altrove ha
ricordato il ruolo proprio e assolutamente necessario che essi svolgono nella
missione della Chiesa. L'apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa
vocazione cristiana, non può mai venir meno nella Chiesa. La stessa sacra
Scrittura mostra abbondantemente quanto spontanea e fruttuosa fosse tale
attività ai primordi della Chiesa. I nostri tempi poi non richiedono minore zelo
da parte dei laici; anzi le circostanze odierne richiedono assolutamente che il
loro apostolato sia più intenso e più esteso. Infatti l'aumento costante della
popolazione, il progresso scientifico e tecnico, le relazioni umane che si fanno
sempre più strette, non solo hanno allargato straordinariamente il campo
dell'apostolato dei laici, in gran parte accessibile solo ad essi, ma hanno anche
suscitato nuovi problemi, che richiedono il loro sollecito impegno e zelo. Tale
apostolato si è reso tanto più urgente, in quanto l'autonomia di molti settori
della vita umana si è assai accresciuta, com'è giusto; ma talora ciò è avvenuto
con un certo distacco dall'ordine etico e religioso e con grave pericolo della vita
cristiana. Inoltre in molte regioni, in cui i sacerdoti sono assai pochi, oppure,
come talvolta avviene, vengono privati della dovuta libertà di ministero, senza
l'opera dei laici la Chiesa a stento potrebbe essere presente e operante. Il segno
di questa molteplice e urgente necessità è l'evidente intervento dello Spirito
Santo, il quale rende oggi sempre più consapevoli i laici della loro responsabilità
e dovunque li stimola a mettersi a servizio di Cristo e della Chiesa .
La partecipazione dei laici alla missione della Chiesa
2. Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la
terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza
operata dalla redenzione, e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo
intero a Cristo. Tutta l'attività del corpo mistico ordinata a questo fine si chiama
« apostolato »; la Chiesa lo esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in
modi diversi; la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione
all'apostolato. Come nella compagine di un corpo vivente non vi è membro
alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma unitamente alla vita
partecipa anche alla sua attività, così nel corpo di Cristo, che è la Chiesa « tutto il
corpo... secondo l'energia propria ad ogni singolo membro... contribuisce alla
crescita del corpo stesso ». Anzi in questo corpo è tanta l'armonia e la
compattezza delle membra , che un membro il quale non operasse per la crescita
del corpo secondo la propria energia dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se
stesso. C'è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione. Gli apostoli e
i loro successori hanno avuto da Cristo l'ufficio di insegnare, reggere e santificare
in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici, essendo partecipi dell'ufficio
sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all'interno della missione di tutto il
popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo. In realtà essi
esercitano l'apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e
perfezionando con lo spirito evangelico l'ordine temporale, in modo che la loro
attività in quest'ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla
salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello stato dei laici che essi vivano nel
mondo e in mezzo agli affari profani, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di
spirito cristiano, esercitino il loro apostolato nel mondo, a modo di fermento.
Fondamenti dell'apostolato dei laici
3. I laici derivano il dovere e il diritto all'apostolato dalla loro stessa unione con
Cristo capo. Infatti, inseriti nel corpo mistico di Cristo per mezzo del battesimo,
fortificati dalla virtù dello Spirito Santo per mezzo della cresima, sono deputati
dal Signore stesso all'apostolato. Vengono consacrati per formare un sacerdozio
regale e una nazione santa, onde offrire sacrifici spirituali mediante ogni attività
e testimoniare dappertutto il Cristo. Inoltre con i sacramenti, soprattutto con
quello dell'eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità che è come
l'anima di tutto l'apostolato.
L'apostolato si esercita nella fede, nella speranza e nella carità: virtù che lo
Spirito Santo diffonde nel cuore di tutti i membri della Chiesa. Anzi, in forza del
precetto della carità, che è il più grande comando del Signore, ogni cristiano è
sollecitato a procurare la gloria di Dio con l'avvento del suo regno e la vita
eterna a tutti gli uomini: perché conoscano l'unico vero Dio e colui che egli ha
mandato, Gesù Cristo. A tutti i cristiani quindi è imposto il nobile impegno di
lavorare affinché il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da
tutti gli uomini, su tutta la terra. Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo
che già santifica il popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti,
elargisce ai fedeli anche dei doni particolari «distribuendoli a ciascuno come
vuole», affinché mettendo « ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per
cui l'ha ricevuto, contribuiscano anch'essi come buoni dispensatori delle diverse
grazie ricevute da Dio» alla edificazione di tutto il corpo nella carità. Dall'aver
ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il
dovere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, sia
nella Chiesa stessa che nel mondo con la libertà dello Spirito, il quale « spira
dove vuole » e al tempo stesso nella comunione con i fratelli in Cristo,
soprattutto con i propri pastori essi hanno il compito di giudicare sulla loro
genuinità e uso ordinato, non certo per estinguere lo Spirito ma per esaminare
tutto e ritenere ciò che è buono.
BENEDETTO XVI
A CASTELGANDOLFO
“Sono semplicemente
un pellegrino che inizia l’ultima tappa
del suo pellegrinaggio su questa terra.
Ma vorrei ancora
con il mio cuore, con il mio amore,
con la mia preghiera, con la mia riflessione,
con tutte le mie forze interiori,
lavorare per il bene comune
e il bene della Chiesa e dell’umanità.
Andiamo avanti con il Signore
per il bene della Chiesa
e del mondo".