T307 INTRODUZIONE AL DIRITTO CANONICO
MONTAN Agostino /(Ass.)PALOMBI Roberto
6° Lez – 20 Nov 08 – Giovedì
In vista dell’esonero, ricordo il cammino percorso fino a questa sera. Ci siamo chiesti, questo
termine “diritto” che origine ha? Quale è il suo significato, abbiamo esaminato poi, come il diritto
sia presente nella nostra vita. Abbiamo del diritto una duplice lettura. Una negativa, lo sentiamo
come una rete di obblighi di comandi, di divieti. Ma vediamo anche che il diritto ha una funzione
positiva, lo invochiamo, vogliamo che il diritto sia adeguato alla situazione che stiamo vivendo,
invochiamo giustizia, soprattutto quando il diritto non è attuato, ci siamo poi chiesti, vista questa
terminologia, questa esperienza del diritto. Perché l’uomo ricorre al diritto, e quale è il fondamento
della obbligatorietà? Perché una delle caratteristiche del diritto è di essere imperativo, di esprimersi
attraverso comandi, stabilisce come la mia azione deve essere posta, e l’azione deve essere posta in
quel determinato modo, non è lasciato alla mia discrezionalità (io posso agire come voglio). Pensate
i percorsi che dovete fare se volete arrivare a prendere la Metro. Dovete passare di fronte ad una
biglietteria, versare una somma che è richiesta, quello è un contratto di trasporto che viene stipulato,
per cui voi sapete di avere diritto. Ecco, l’azione imperata, imperativa o mandata. Quale è il
fondamento della obbligatorietà della norma? Che non è tanto che io servo quella legge. Ho paura
della multa, o a di acquistarmi dei meriti… faccio un’azione che socialmente è molto utile, molto
rilevante… queste sono ragioni soggettive. Devo cercare una ragione oggettiva, e se individuo il
fondamento dell’obbligatorietà,
evidentemente do fondamento anche alla legge in se,
all’ordinamento giuridico. Varie risposte, alla domanda. Una potrebbe essere: “è un comando”. Ma
il comando bisogna giustificarlo, stiamo cercando il fondamento, non è una risposta questa. Altra
risposta: “ma è l’ordinamento in se che postula il comando”, si, però quel comando postulato,
voluto, cercato … vogliamo sapere il perché. La ?Grund norme? Di cui parlano alcuni giuristi,
filosofi del diritto, Grund norme significa, norma fondamentale, presupposta dall’ordinamento in
quanto tale. Questa presupposizione ha bisogno di una sua fondazione, non giustifica ancora. La
sanzione, abbiamo visto che sono tanti a dire che le sanzioni fondano l’obbligatorietà. Quando la
sanzione non viene applicata, allora, la norma non è più operativa? Sembra che la norma continui ad
essere operativa anche se la norma non viene inflitta. La giustizia fondamento di obbligatorietà.
L’uomo che vive in relazione, nella relazione cerca appunto la giustizia, la giustizia è dare a
ciascuno il suo, la giustizia realizza quelle situazioni di parità, di uguaglianza, riconosce il suo, il
dovuto. Allora qui troviamo questo fondamento della obbligatorietà. Altro punto delicato ed
importante, Diritto e Morale. Ho visto in libreria, un libro uscito di recente, è di uno studioso russo
che affronta la questione del diritto e morale, come viene affrontato e risolto il problema nel
comunismo, nel socialismo, nel liberalismo, e poi trae delle conclusioni. È interessante. È quel tema
che ci siamo posti anche noi. L’abbiamo visto nell’antichità, l’abbiamo visto nello sviluppo storico,
il problema in termini più recenti, il rapporto diritto e morale. Siamo poi passati al diritto canonico,
il diritto della Chiesa, ci siamo chiesti? Sono compatibili diritto e Chiesa? Abbiamo dato una
risposta di fatto, abbiamo aperto la prima lettera di Paolo ai Corinti. È una lettera, ma in questa
lettera ci sono contenuti che hanno una valenza normativa. In nome dell’identità profonda che è
proprio della comunità, l’ho chiamato ordinamento sostanziale teologico, la comunità che nasce
dalla comunione trinitaria e deve esprimersi come vita di comunione. Deve avere delle specifiche
identità che devono essere compatibili con il,battesimo ricevuto, con la visione che per esempio il
Signore ha del matrimonio. Abbiamo visto allora, come Paolo in questa comunità dica … non ci
possono essere divisioni tra di voi, vanno superate, proprio in nome di questa comunione, che ci
deve essere. La situazione di immoralità, vissuta con fierezza dai Corinti…Paolo dice, no non è
compatibile con la vostra identità, perciò consegnatelo a Satana. Per quanto riguarda il matrimonio
… ordino non io ma il Signore: l’uomo e la donna non si separino. Posizione di assoluta parità, ne
l’uomo ha il diritto di mandar via la donna, ne la donna ha il diritto di separarsi dal marito. Possono
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separarsi, però devono restare come separati, dice Paolo. Quindi abbiamo visto la situazione del
matrimonio, dove uno è credente, battezzato e l’altro no. Paolo dice… il non credente, se non vuole
continuare a stare insieme con il credente si separi. Abbiamo visto poi la celebrazione
dell’eucaristia, a Corinto, cosa capita? Conclusioni che abbiamo tratto da questa lettera di Paolo. La
comunità ha un ordinamento fondamentale che fa si che la comunità si organizzi in un certo modo,
non è un generico radunarsi, non è un darsi un ordinamento così come piace alla maggioranza. C’è
un diritto che abbiamo chiamato divino, c’è una realizzazione storica di questo diritto. E la
realizzazione storica va sempre rapportata al dato originario, va perciò modificata, riformata
secondo le esigenze, e lo sviluppo storico. Abbiamo, ripreso la domanda… mala Chiesa è
compatibile con il diritto, con la grazia, con la carità? Abbiamo letto quella frase di quello studioso
protestante il quale dice: “sono in opposizione radicale” – “le travi del diritto non servono alla
chiesa spirituale”. Abbiamo visto un autore, ?claus merdof ? il quale dice no: il diritto è intrinseco
alla parola, chi ascolta voi ascolta me, chi ascolta la parola è salvo, diversamente non è salvo;
quindi c’è una giuridicità interna alla parola. Quando Gesù dice: “fate questo in memoria di Me”.
Vincola la sua comunità, i suoi seguaci a ripetere l’eucaristia. Quindi intrinseca giuridicità della
eucaristia. Io qui ho tagliato molto, potrei continuare sulla intrinseca giuridicità, ad esempio il
sacramento dell’ordine, che ha natura collegiale, questo è un tema che riprenderò in parte, la
settimana prossima o l’altra, quando parleremo della collegialità nella chiesa, secondo
l’insegnamento del CVII. Questa sera a conclusione di questa riflessione, aggiungo un punto che
non ho toccato l’altra volta, ho visto che qualcheduno si meravigliava, ma siamo un po’ più in
dietro. Effettivamente c’è un punto che non ho trattato, ed è quello che sta a {pag. 46-47}. Ed è
presentato così: la natura sacramentale della chiesa, di ogni realtà ecclesiale, e quindi natura
sacramentale anche del diritto della Chiesa. Dunque la Chiesa ha natura sacramentale … cosa vuol
dire? Per capire questa frase, guardate che si corre il rischio di spiegarla in maniera banale e di non
capire niente. Invece è una prospettiva delicatissima, che si ricollega ad un dato fondamentale … a
Gesù. Gesù ha un corpo visibile, dove la divinità, il suo essere il Logos eterno del Padre, si rende
presente, si rende visibile. Noi ti condanniamo perché tu che sei un uomo ti fai Dio. Ecco la
situazione del Cristo. Tu che sei uomo ti fai Dio. Allora notate, in cristo, nella sua realtà umana, si
rende presente la sua realtà divina. Pensate l’inno cristologico di Filippesi 2. non conservò per se la
prerogativa della divinità, ma umiliò se stesso, si è fatto uomo, si è reso schiavo, e si è reso
obbediente fino alla morte di croce, ed il Padre lo ha esaltato. La teologia chiama questa duplicità,
in una sola persona, e quindi unità del Cristo Sacramento. Il sacramento è fondamentalmente una
realtà umana, che però è anche luogo dove è presente il divino, e attraverso la realtà umana si rende
presente. È il Verbo incarnato che mi porta al Verbo. Per cui il punto di partenza è questo dato
cristologico. La Chiesa riflette questo dato cristologico. Voi sapete cosa è il Monofisismo, l’avete
studiato? Una sola natura in Cristo. - Cristo è Dio? Si solo Dio. – Cristo è uomo? Si, solo uomo. –
Mentre il dualismo cristologico? Due nature inconciliabili, che non sono riconducibili ad unità.
Allora attenzione… si corre il rischio di cadere nel monofisismo ecclesiologico, totale scritto così
nei libri. Monofisismo ecclesiologico, significa considerare la Chiesa solo divina, solo spirituale.
Oppure, solo visibile, solo sociologica, la chiesa che cosa è? Ricchezza potere organizzazione,
efficienza. Già l’altra volta dicevo, guardate che ridurre la Chiesa, a solo spirituale, o solo realtà
visibile sociale, è facilissimo, e se volete farlo, sappiate che siete in ritardo, perché lo hanno già
fatto in molti. Invece, la novità e la difficoltà, è unire insieme l’umano ed il divino. Il visibile e
l’invisibile, come nel Cristo. Vedete, il problema delle nostre parrocchie è che sono appesantite, il
parroco fa tutto lui, come si fa a dire che questo è il luogo dove mi raggiunge la parola del Signore?
È l’umano che prende il sopravvento, sul divino. C’è Ratzinger che ha scritto un libretto, nella fine
degli anni ‘68-’70, “Perché sono ancora nella Chiesa”. A quell’epoca, lasciare la Chiesa, perché era
troppo pesante dal punto di vista umano, era la scelta che molti facevano. Oggi non dicono molto
slogan di questo tipo: “Cristo si, Chiesa no”. Però negli anni ’68 – ’70, erano molti che lo dicevano.
Perciò: Chiesa ti saluto, me ne sto con Cristo. Poi poco dopo è venuto l’altro slogan: “Dio si, Cristo
no”. E non si sapeva più quale era questo Dio contrapposto a Cristo. Ecco, negli anni ‘70-‘80
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abbiamo vissuto anche questo slogan. E bisognava affrontarlo, io mi ricordo, ho incominciato il mio
insegnamento molto presto, nel ‘72-’75, e i laici che incontravo nella città dove facevo l’insegnante
o dove incontravo dei gruppi per varie ragioni, ponevano questo tipo di problemi. Ecco, ripeto, il
dualismo, o come monofisismo o come dualismo in Cristo, aveva la sua ricaduta nella Chiesa. Lo
sforzo che fa il CVII con i testi che abbiamo letto è proprio questo, di leggere unitariamente. Dicevo
di Joseph Ratzinger in quel libretto “Perché sono ancora nella Chiesa”, partiva dalla considerazione
della pesantezza dell’umano, per dire che proprio questo umano è quello che Cristo ha scelto, ha
amato, dove si è reso presente, e attraverso l’umano Lui si è comunicato. E io questo umano povero
lo amo, perché attraverso questo umano Cristo mi raggiunge. E allora la Chiesa è povera, ha
bisogno di purificazione, ma è questa realtà umana che mi comunica una fede. Ha quelle stupende
considerazioni sul Credo, chi ha dettato il Credo? Dice Ratzinger (il teologo) il credo è nato da quel
dialogo che si svolge quando si celebra il battesimo. Tu credi in Dio? Credo. Credi in Dio Padre
creatore di tutto? Credo. Credi in Gesù Cristo? … e il dialogo continua. Il Credo lo ha scritto il
Popolo di Dio, professando la fede in questo dialogo, nel momento della nascita. Alla vita del
Signorte. È stupenda questa pagina, la trovate nell’introduzione al cristianesimo, quando riflette
sulla Creazione del Credo di un popolo che approfondisce la fede. La teologia chiama questa lettura
profonda del popolo di Dio, della Chiesa…. Sacramento. La Chiesa è Sacramento, Cristo è
sacramento, Cristo è sacramento fontale, la Chiesa è il sacramento originario, che scaturisce dal
Cristo. Ogni realtà nella chiesa che nasce dal Cristo, i Padri dicono, e San Giovanni prima, dal
Cristo che muore, il costato viene aperto e di lì escono Sangue ed Acqua, la Chiesa e i Sacramenti.
Quindi io ho questo concetto lato di sacramento che riguarda queste realtà, e poi ho i 7 sacramenti.
Allora, vengo al testo, però devo andare speditamente perché abbiamo tanta materia da fare, {pag.
46} in fondo; preparatevi questi passaggi, che si legano intensamente all’ecclesiologia.
In senso generale, la natura sacramentale del diritto canonico va compresa a partire dalla
nozione di chiesa sacramento. Definire in concreto cosa significhi questa qualità della chiesa è una
questione delicata, occorre evitare sia il dualismo, sia il monofisismo dialogico. La chiesa visibile e
quella spirituale non sono due res, ma un’unica complessa realtà nella quale l’elemento visibile
costituisce lo strumento attraverso cui passa l’azione salvifica di Cristo. La professione di un Dio
personale che mi ama per mezzo di Gesù e mi dona lo Spirito avviene attraverso quella professione
di fede, di quella comunità, che sta celebrando il battesimo. Ecco, l’umano attraverso il quale
passa… e notate, l’umano non è solamente un canale dove passa l’acqua, e cerco che l’acqua non
penetri nel canale. L’acqua compenetra il canale, e la fede mi giunge come quella comunità
comprende che Dio è Padre. Che Dio è Figlio. Che Dio è Spirito. Quel canale, concorre a farmi
capire, potrebbe condizionare la comprensione, e quanti condizionamenti sulla paternità di Dio cono
dovuti a quelle figure modeste di padre e di madre che magari si sono separati, che trasmettono la
fede. Notate come l’umano non è estraneo alla comunicazione della fede, è profondamente
coinvolto sia positivamente che negativamente. Dunque un'unica complessa realtà…l’ordinamento
canonico, in quanto parte integrante della Chiesa, assume il carattere sacramentale di questa, e
contribuisce a mediare la salvezza, secondo l’insegnamento del testo conciliare, i due elementi,
l’umano e il divino, mantengono ciascuno il loro dinamismo, nel formare l’unità. La realtà che ne
risulta è complessa, c’è bisogno dello Spirito Santo per dare vita al corpo e farlo crescere. Ecco
perché continuiamo a restare nella Chiesa, perché la leggiamo e la cogliamo in questa profondità, il
principio sacramentale, con le sue esigenze di visibilità, socialità e certezza, conferisce alla Chiesa
una dimensione umana, storica, ciò vale in particolare per il diritto canonico, che nella Chiesa
realizza in un modo tutto peculiare, tale esigenza. Qui ci sono le persone consacrate. Se non
guardate così alla vostra regola, come guardate? Corriamo il rischio di considerarla semplicemente
un insieme di norme da cui se posso mi libero. L’unione uomo – donna, rientra nella stessa
prospettiva, anche lì, siamo però in un ambito più ristretto, ecco il secondo significato della parola
sacramento. Sono i 7 sacramenti, che fanno si che il popolo di Dio, abbia una configurazione dovuta
ai 7 sacramenti, è dai 7 sacramenti che scaturiscono obblighi e diritti. Prendete il battesimo,
vedremo tra poco, la settimana prossima, non questa sera, quale è l’efficacia del battesimo, ci fa
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fedeli cristiani. Depositari di obblighi, vivere nella comunione, tendere alla santità, annunciare ad
ogni uomo che il nostro Dio è il Dio dell’amore, questi sono i primi obblighi… diventano doveri.
Devi vivere nella comunione, non puoi essere sempre in lite con il tuo parroco, …ma è lui che litiga
con me…allora vediamo il motivo della lite e troviamo poi la comunione. Non accettiamo cosa ha
suggerito il nostro vescovo, voi sapete cosa hanno suggerito nel ’68 alla comunità dell’isolotto di
Firenze, … noi la messa la diciamo, ma quando c’è da dire il nome del vescovo, il nome del
vescovo non lo diciamo, … si può dire la messa senza nominare il proprio vescovo? Si chiamava
Don Mazzi, quel prete, con la sua comunità, diceva: noi saltiamo il nome del vescovo. Allora
calducci ha suggerito alla comunità: piuttosto fate il digiuno eucaristico. E quella comunità ha fatto
il digiuno eucaristico. Perché voleva restare nella comunione, non poteva celebrare l’eucaristia se
non in comunione con il vescovo, allora bisognava affrontare il problema. Portare avanti il motivo
del dissenso. Queste sono le scelte coerenti, la chiesa antica i dissensi li sapeva gestire, qui ci
impongono la legge mosaica, noi, non vogliamo la legge mosaica, allora che facciamo, ci
dividiamo? No, andiamo a Gerusalemme, discutiamo il problema, lo sottoponiamo alle colonne, e
risolviamo, vedi come ha gestito la tensione, non ha detto: tu stai zitto che non capisci niente. A me
è capitato 3 anni fa, si alza uno aspirante ad essere ministro/prete, … i laici li farò tacere io nella
mia Parrocchia. Se io fossi il vescovo di quel seminarista … Tu non diventi prete. Che scherziamo?
La comunità cristiana è fatta dai soli preti? È una comunitas, che vive e professa la fede, e i primi a
trasmetterla sono i genitori nei confronti dei figli, lì c’è il primo annuncio, non è del prete il primo
annuncio. A ma l’eucaristia non si celebra se non la faccio io. L’eucaristia è l’atto di culto di un
popolo sacerdotale. E tu hai solo una funzione, rendere certo a quel popolo sacerdotale che
attraverso il ministro ordinato, che ha le imposizioni delle mani che viene dal vescovo, fa parte del
collegio, si ricongiunge agli apostoli e a Cristo, cristo è presente. Questa è la tua funzione, ma
l’offerta è del popolo di Dio. È il suo culto, in spirito e verità, che viene offerto, questo è il
significato della processione offertoriale, smettiamola di fare la commedia durante la processione
offertoriale. Puntiamo alla verità profonda. A ma i ragazzi devono portare il pallone con cui
giocano, …facciamo due momenti distinti, … ho visto per il 50° allora, all’offertorio hanno portato
la tenda, perché quel prete faceva, dei campeggi su in montagna. Poi portiamo la bibbia… che senso
ha portare la bibbia? Porto a Dio la sua Parola, ma Lui la da a noi. Sembra quasi dire tientela.
Guardate che son cose un po’ ridicole, cose che si fanno, … fare in due momenti, noi vogliamo dire
che siamo un gruppo biblico, amiamo la Parola di Dio, questo è il nostro servizio alla parola di Dio.
Distinguiamo, una cosa è l’offerta che io faccio per il sacrificio che si compie, ed è espressione di
questo culto, in spirito e verità, che è ciò che diventa pane, ciò che diventa sangue di Cristo, a noi
donato. Allora l’eucaristia è qualcosa che è coinvolgente. Sono andato fuori strada, chiedo scusa.
Però guardate che il diritto quando pone qualcosa, non lo fa per chi sa per quale ragione.
Confrontarsi con la norma, significa uscire dalla propria visuale, riduttiva, noi pensiamo di avere le
idee al top, e allora si fa cosi… confrontati prima, dialoga, entra nella dinamica. Allora, il popolo di
Dio riceve il battesimo, che comporta, il parroco che osserva la sua comunità parrocchiale, adesso
vi do il mandato e diventate missionari. Un bel niente, gli dai il mandato, il mandato l’hanno dal
battesimo, è il battesimo che rende tutti noi missionari. La coppia di sposi che ha ricevuto il
sacramento del matrimonio, ha un posto qualificato nella comunità, proprio in forza del sacramento
del matrimonio. L’ammalato che ha ricevuto il sacramento dell’ordine, è figura di Cristo sofferente,
e nell’ammalato si realizza il mistero di morte e di risurrezione. L’ammalato ha una sua dignità
nella comunità, ha i suoi doveri come malato, Eluana (Englaro) è segno di Cristo, che qualcuno
veste, che qualcuno cura, ed il cristiano è chiamato a testimoniare questo. Lo imponiamo anche per
legge, e questo è un altro problema, delicatissimo, sul quale io non entro, come la vita deve pur
concludersi. Di conseguenza, una legge ad esempio per noi in Italia che affronti questo problema.
Quelle suorine misericordie, le ho viste in azione nella mia parrocchia a Milano, dove abitano i miei
famigliari, con la loro bicicletta andare da un caseggiato all’altro a fare le iniezioni, purtroppo non
ci sono più queste figure, è una crisi profonda che sta vivendo la vita consacrata, la vita religiosa.
Ma che presenza straordinaria in quel quartiere. È il Cristo riconosciuto nell’anziano, dimenticato
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dai figli, ma amato dalla comunità. Attraverso quella presenza semplice, umile, ma che è il vero
riconoscimento del Cristo presente. Questo è il sacramento della Chiesa, che si realizza. I 7
sacramenti danno alla comunità Cristiana una peculiare configurazione. Ecco spiegate, quelle
pagine che sembravano tralasciate {pag. 46-47}. Pagina stupenda questa, guardate dove si colloca il
diritto, se capiamo bene il mistero della chiesa; di questa prospettiva era appassionato Paolo VI.
Viene chiamata “la prospettiva sacramentale”, attenzione, è delicatissima, non è da tutti condivisa,
c’è il rischio di operare mistificazioni, soprattutto all’interno di alcuni gruppi ecclesiali. Poi si parla
del diritto come vincolo di comunione, l’ho già detto questo. Diritto missionario, l’ho già anticipato
prima, vedete, quando Gesù dice “andate e battezzate”, “annunciate quello che Io vi ho detto”, io vi
invito a riflettere su questa formula, tutti sapete che è una formula post-pasquale, ma qui su questa
formula post-pasquale la Chiesa storica e la Chiesa di tutti i tempi continua a realizzare, a portare
avanti la sua azione missionaria. Cosa dice questa formula? “andate…”. Perché? Perché ogni uomo
ha diritto di conoscere Gesù. Ogni uomo ha diritto di incontrare un Cristiano che gli annuncia il
Signore. ogni uomo ha diritto di incontrare una comunità cristiana che gli annuncia e gli testimonia
il Signore. una comunità che vive la parola, che vive l’eucaristia, che vive la solidarietà, la carità.
Tutto questo è scritto in quella formula; c’è scritto altro… chi è che può annunciare? Se non colui
che è mandato autorevolmente? Gesù manda i 12, dice ad uno conferma…quello sta dicendo che
bisogna farsi battezzare per i morti. Paolo dice: No, non ci si fa battezzare per i morti. Allora, il
battesimo a chi va dato? Vedete, la presenza di una autorità che legittima il battesimo. Guardate che
Gesù, non è una apparenza di Dio, non è una apparenza di uomo, ma è … qui abbiamo un contenuto
della fede che viene definito. Li chiamiamo i dogmi, c’è bisogno di qualcuno che nella comunità gli
dica quale è l’eucaristia legittima, quale è la verità da professare, come fonte della fede. Questo è
l’aspetto missionario del diritto. Ultimo aspetto della missionarietà, meriterebbe approfondimento,
vedete, quella comunità parte da Gerusalemme, incrocia il mondo ellenico, Greco, poi incrocia il
mondo romano. E Paolo dice: io mi sono fatto tutto a tutti. Greco con i greci, romano con i romani,
schiavo con gli schiavi, libero con i liberi, perché tutti avessero a conoscere Cristo. E notate, prima
in Gesù, ma poi anche in Paolo, l’essere ebreo, non è un muro, non è una barriera, non è uno
schermo. In Gesù ogni uomo si riconosce. Il Paolo possiamo dire che è capitata la stessa cosa, voi
sapete che Paolo ha avuto il coraggio di dire: l’essere ebreo, circonciso, del conoscere la legge, tutto
questo l’ho ritenuto spazzatura, pur di possedere Cristo. E la spazzatura non la impongo a nessuno,
perché Cristo è Lui che mi salva. Guardate che forza straordinaria, ecco, diritto missionario.
Passo alla {pag. 53}, il resto è di facile lettura. Si parla di fonti del diritto, la preoccupazione
mia, adesso è impostare il capitolo e spiegare qualche punto, in modo che la settimana prossima
andiamo a {pag. 77}, non so se riesco a far tutto questa sera. Perché qui, vedete questi 3 libri? Uno
è Codex iuris canonici anno 1917; un altro è: Codex iuris canonici 1983. C’è su qualche
banco?bene ecco che cominciano ad arrivare, bene lo alzi signora, lo faccia vedere, … prima
questo, lo presento, questo è in lingua latina e italiana, perché il codice deve avere sempre latino e
lingua corrente. Allora lì è in italiano, quello ha anche un commento, quel commento è stato fatto
dai professori dell’università di Pamplona in Spagna, università Santa Croce, Opus Dei. Qui a
Roma hanno una università, Santa Croce, che sta a piazza della collinare, vicino al senato. Allora,
quel commento lo potete trovare anche in lingua inglese, l’originale è in spagnolo), tradotto in
lingua italiana, in francese. Seppiatelo, è un buonissimo commento aggiornato. Non riporta le
delibere della conferenza episcopale italiana(CEI), cosa che invece fa questa edizione. Ho visto
un’altra la giù, che anno è? ’83. edizioni UECI unione editori cattolici italiani. Quella edizione è la
prima, dopo è stata fatta la seconda e c’è un miglioramento, seppiatelo. Poi è uscita quella latina con
le fonti dei canoni, cioè, i canoni non sono inventati a tavolino, hanno una tradizio alle spalle, molto
antica, e queste fonti ci riportano, alle origi addirittura. Li mancano le fonti, su questa ci sono le
fonti. Questa è la 3° edizione, la prima è quella che hai tu(’83), ne è uscita una seconda con alcuni
miglioramenti del testo, poi è uscita la 3° perché intanto è uscita l’edizione ufficiale latina, con
queste fonti ed è stata fatta questa edizione. In italiano ci sono 3 edizioni del codice commentate.
Quella è una, quella che ci ha presentato la Signora, una seconda edita dall’ancora, è un gruppo di
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professori che scrivono anche nella rivista, “quaderni di diritto ecclesiale” edita dall’ancora. Si
occupa di temi di diritto, quel gruppo di professori ha fatto anche, non la traduzione che rimane la
stessa. Allora, la seconda edizione del codice, versione CEI con il commento del gruppo di
professori della rivista “quaderni di diritto ecclesiale”. C’è una 3° edizione del codice commentato,
il commento è fatto da un bravo professore di latino in una scuola superiore, un liceo, che aveva
sempre amato nella sua vita il latino, e il diritto, uscito il codice, si è messo, si è comprato tutti i
libri, e aveva fatto dei buoni studi, ha scritto un commento al codice, in tre volumi. Poi ne ha fatto
uno sommario, ridotto, poi ne ha fatto uno specifico per il matrimonio, l’autore si chiama
Chiappetta. Lingua brasiliana, allora, quando noi lavoravamo per fare quella traduzione, veniva
ogni tanto a trovarci un bravo salesiano, che poi è diventato Vescovo, lui stava preparando la
traduzione in lingua portoghese, brasiliana, il padre Ortal, che è un gesuita brasiliano, ha fatto una
edizione del codice con un commento molto sobrio, però buono. Quindi in lingua portoghese potete
trovare questo commento del padre Ortal, con le delibere della conferenza episcopale, brasiliana. In
lingua spagnola, c’è innanzi tutto questo testo di Pamplona, c’è anche un altro commento in lingua
spagnola, edito dai professori di diritto canonico dell’università di Salamanca, è un commento
anche quello di alto livello. Quindi in Spagna, Salamanca e Pamplona si erano presentati alla
conferenza episcopale con due traduzioni, e dice: noi facciamo la traduzione ed il commento. La
conferenza episcopale ha detto: No, voglio un'unica traduzione. Allora Pamplona e Salamanca,
un'unica traduzione e due commenti, ugualmente validi. L’edizione spagnola è entrata in America
latina. Quasi tutto il vasto continente dell’America latina, di lingua spagnola, utilizza la versione
spagnola approvata dalla conferenza episcopale. La conferenza episcopale argentina ha approvato
una traduzione fatta in argentina, con un piccolo commento. Lingua inglese, i canonisti
anglosassoni, Stati Uniti e Inghilterra, hanno fatto una versione in lingua inglese. Un volume
pesantissimo, ottimo, io lo ho utilizzato … soprattutto il commento al libro 4° è fatto molto, molto
bene. L’India, ha fatto una sua traduzione e cosa non del tutto indovinata, per motivi economici
hanno stampato il solo testo inglese. In America latina, circola anche una edizione del codice nella
sola lingua spagnola, e non è una cosa corretta, perché le lingue correnti sono solo lingue che ci
aiutano per andare al testo latino. Ecco, le cose principali le ho dette sul nuovo codice, per quanto
riguarda le versioni. Qualcuno mi chiede, in lingua italiana quale comprare? Queste sono ottime,
quelle dell’ancora, va benissimo, se volete un’edizione col commento. Attenti, c’è una edizione del
codice, latino-italiano colore rosso scuro, mattone, edizioni logos, Non Compratelo, sappiate che
buttate via i soldi, se lo avete buttatelo nel cestino, è una edizione piena di errori, chi l’ha fatta ha
agito di propria iniziativa, non è approvata dalla CEI, sappiate che buttate via i soldi. La lingua
francese, è stato tradotto questo testo, con a volte imprecisioni, riconosciuta dalla conferenza
episcopale francese, e c’è l’edizione che ha le fonti, come questa, e con le delibere della conferenza
episcopale. La conferenza episcopale tedesca ha approvato un traduzione, usato anche nella svizzera
tedesca, il commentar è un commentar prestigioso, però esce indipendentemente dal testo del
codice, esce a schede, costosissimo. Io ho parlato dei codici tradotti, sono fonti di conoscenza del
diritto della Chiesa, e cosa vuol dire fonti di conoscenza? Eccoci, sono a {pag. 53} del testo,
discorso può articolarsi, fonti del diritto italiano, francese spagnolo, ecc… civile, … a noi interessa
della Chiesa (fondi del diritto della Chiesa). Ho detto, la comunità di Corinto, non è una generica
comunità di amici che si ritrova, che dice: questa è la nostra costituzione, la approviamo e
cambiamo come vogliamo. Non è questo, ha una sua identità, ordino, non io(l’apostolo) ma il
Signore, come si fa in tutte le comunità, le donne stiano zitte nell’assemblea… dice Paolo. Allora, è
un uso che diventa fonte, la superiora passa a visitare le comunità, …facciamo come si fa in tutte le
comunità… magari dice: l’abito religioso si porta in queste circostanze. Notate: un uso che c’è in
tutte le comunità. Un uso che diventa legge. Quale è la fonte? Non io(l’apostolo) ma il Signore,
l’uso delle comunità, sono tante le fonti allora, del diritto nella Chiesa. Paolo dice alla comunità di
Corinto: radunatevi, dovete cacciar voi di vostra iniziativa quel tizio. Notate, qui è la comunità che
prende la decisione, c’è un duplice procedimento, la comunità è coinvolta e Paolo è colui che indica
la soluzione che bisogna prendere. Chi è fonte del diritto? Se io prendo la Chiesa attorno all’anno
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1000, più sul 1100 che 900, trovo questo schemino che trovate nel testo, lo vediamo infondo a {pag.
56}. Questo schema risponde a questa domanda: da dove vengono le leggi nella Chiesa? Noi già
sappiamo che c’è un diritto divino, ma se ci mettiamo all’inizio del 2° millennio, la fonte che crea la
legge nella Chiesa è abbastanza definita, c’è innanzi tutto una fonte individuale, il Papa. Notate, lì è
scritto: legislatore individuale (non abbiate paura della parola legislatore, significa: chi fa la legge)
che ha una competenza generale e che è il Papa. Siamo nell’occidente latino. E lo strumento con cui
il Papa fa delle leggi che valgono per tutta la Chiesa, si chiamano lettere decretali. Decreto legge è
uno strumento con cui viene fatta una legge in Italia. Il governo… decreto del presidente della
repubblica, decreto ministeriale… legge parlamentare, son tutti strumenti attraverso i quali la legge
viene elaborata discussa promulgata. Il Papa è il legislatore di competenza generale. Ma c’è anche
un legislatore con competenza limitata, locale, che è il vescovo. Negli istituti religiosi è il superiore
religioso. Ma nella Chiesa c’è anche un legislatore collegiale, ripeto, questo schemino è lucido e
chiaro all’inizio del 2° millennio. E abbiamo il concilio ecumenico, sono ecumenici i concili
celebrati nella chiesa occidentale dopo l’anno Mille? Gli ortodossi dicono di no, ma noi diciamo di
si, ma come vedete questi concili sono importanti. È pacifico che quelli del 1° millennio, tutti
celebrati in oriente, ecumenici. I concili dell’oriente, badate che sono tutti concili che entrano nelle
verità di fede, pensate quello di Nicea, Costantinopoli, Efeso, la divinità di Gesù, Maria madre di
Dio, definizioni importantissime. Il 2° Niceno, è più di carattere disciplinare, la questione delle
immagini, della rappresentazione della divinità, e via dicendo, i lateranenzi, 1°, 2°, 4° del 12001300; quello di Firenze, quello di Trento, sono quelli del 2° millennio, tutti celebrati in occidente,
tutti convocati dal Papa. I primi il papa non li ha mai convocati, li convocava il senatore. Notate la
differenza. Allora, nei concili ecumenici c’è questa distinzione che bisogna fare, nel 1° millennio
Chiesa oriente e occidente; nel 2° millennio chiesa divisa. Poi con la riforma, che fa piazza pulita,
via tutti i concili, resta la sola scrittura. Ancora… legislatore conciliare, i concili particolari, quelli
generali, nazionali, provinciali, ecc… pensate al concilio di Elvira, Elvira corrisponde all’attuale
città di Granata, sud della Spagna, siete mai andati a ballare il tango a Granada? L’antica città era
Elvira, una città dove erano presenti ebrei, mussulmani, cristiani, interessantissimo come luogo, lì si
raduna il vescovo, con il presbiterio, con i fedeli, ed affrontano parecchi problemi, per esempio il
celibato dei preti, lì abbiamo le prime norme. Lì c’erano parecchi matrimoni tra cristiani ed ebrei,
troviamo le prime norme su questi matrimoni, e poi altre disposizioni, le norme emanate da Elvira,
a macchia d’olio, una diocesi vicina celebra il suo sinodo/concilio (i termini in questo periodo sono
intercambiabili) ha gli stessi problemi di Elvira, sui preti, sui matrimoni, sulla frequenza
all’eucaristia, sulla emissione all’eucaristia di persone che sono in certe situazioni. Ma guardate, che
ad Elvira hanno già risolto così… prendiamo i canoni di Elvira. Nello spazio di 50 anni Spagna,
Gallia, nord Europa, fino a Roma, adottano i canoni del concilio di Elvira. È la comunione della
disciplina nella Chiesa antica. Qui sul testo lo troverete accennato, non lo approfondisco molto.
Ignazio, parte dalla sua Antiochia e viene a Roma per diventare frumento di Cristo, e chiede ai
Romani di darsi da fare per non far lievitare il martirio, scrive lettere a tutte le comunità. Questa è la
comunione della Chiesa antica. Non era mica il Papa, Ignazio, noi oggi aspettiamo la lette4ra
enciclica, e … le lettere di Martini in Italia hanno avuto una certa risonanza… in Belgio le lettere di
Daniels hanno avuto una risonanza ancor maggiore di quelle di martini, soprattutto nell’ambito
della lingua francofona. Però vedete, le lettere encicliche, partono da Roma, la Chiesa antica, i
vescovi, avevano questa iniziativa. E pensate agli altri scritti delle origini della Chiesa antica, la
comunione era resa visibile. Allora, i concili, i capitoli degli istituti religiosi, siamo nel 2°
millennio, vi dicevo, in cui il legislatore individuale , il Papa è il primo, tant’è vero che il diritto
viene chiamato Ius Pontificium o anche Ius Decretalium. Perché come stavano le cose nel 1°
millennio? Nel primo millennio legislatori sono innanzitutto i vescovi nelle proprie Chiese, il
vescovo ha una importanza nella sua chiesa, fondamentale. Legislatori sono i vescovi che si
radunano insieme ai vescovi vicini, realizzando una attività sinodale, ecco i concili provinciali, i
concili regionali… sono i primi a celebrarsi. Vi dicevo il concilio di Elvira, che è collocato tra 297 e
312 – Nicea si tiene nel 325 – Costantinopoli 381- Efeso 431 – Nicea 2° 787 – questi sono i concili
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del 1° millenni, ecumenici, che poi hanno la partecipazione dei vescovi orientali, pressoché assenti i
vescovi occidentali. C’è sempre il rappresentante del Papa, ma il Papa non va in oriente, e i Papi,
per tutto il 1° millennio, si guarda bene di fare leggi per l’oriente. E quando cominciano a fare leggi
per l’oriente, l’oriente comincia a dire: no, chi sei tu da rivendicare questo potere da fare le leggi per
tutti? Per questo gli orientali non erano in comunione con il Papa, ed il Papa sentiva la chiesa di
oriente separate da lui? No, no, no, c’era la piena consapevolezza di essere in comunione. Allora,
legislatori sono i vescovi, i concili locali, chiamati anche sinodi, pensate la questione della pasqua, è
il Papa che decide la data della pasqua? No, dice la Chiesa d’oriente, radunatevi e decidete. E poi
parte un vescovo che dice: guardate che noi abbiamo deciso la data diversa da quella che avete
deciso voi, e qui a Roma i vescovi celebrano insieme, si possono avere 2 date per la Pasqua e siamo
in piena comunione, comunione eucaristica, diversità disciplinare.
Decenzio, vescovo di Gubbio, prima di andare vescovo di Gubbio, sta qui a Roma, siamo nel 390,
410, lui è vescovo a Gubbio nel 400. Lui è stato a Roma, ha conosciuto papa Innocenzo 1°,
mandato a vescovo a Gubbio… gli abitanti di Gubbio sono viaggiatori e quando tornano
cominciano a dire: ma perché noi non facciamo lo scambio della pace come fanno a Milano, qui noi
lo facciamo prima della comunione, a Milano lo fanno quando si presentano i doni all’altare.
Secondo l’ammonimento dei vangeli, prima di presentare i doni all’altare scambiatevi un segno di
pace. Sapete che al sinodo sull’eucaristia, hanno discusso se collocare lo scambio della pace perché
i neocatecumeni hanno fatto la rivoluzione, la conclusione, andate a vedere ?neo sacramentum
caritatis?, trovate che il Papa incaricherà una commissione per studiare se portare o scambio della
pace a prima dell’offertorio, secondo l’ammonimento dei vangeli, prima di portare i doni all’altare,
perché non facciamo anche noi così? Dicono i mercanti di Gubbio. I dittici, sono i nomi dei santi,
dei martiri, nel primo periodo vengono nominati, soltanto i martiri, poi grazie a Dio finisce la
stagione delle persecuzioni dei martiri. Allora, sono i santi, così si passa dai martiri ai santi. Perché i
nomi dei santi li diciamo anche noi a tal punto della celebrazione? Via, via tutta una serie di
questioni che vengono fuori, portate da questi cristiani, mercanti, che viaggiano. Che fa Decenzio?
Scrive una bella lettera al Papa, che cosa dobbiamo fare? E sottopone tutta una serie di questioni,
molto importanti per noi oggi. La lettera scritta da Decenzio non la conosciamo, conosciamo la
risposta, lettera decretalis. Non finisco oggi, però ho già posto il quadro del diritto attuale e il
passaggio, primo secondo millennio. Allora, la risposta del Papa, c’è un preambolo e poi le
disposizioni, preambolo dice: Tu sei stato qui a Roma e ti sei formato con me nella chiesa di Roma,
ora tu sai molto bene che tutte le chiese sono nate perché sono state fondate da Pietro. Il che
storicamente, voi sapete non è vero, però ci dice la coscienza della chiesa di Roma e Papa
Innocenzo il quale dice “tutte le chiese”. Di ai tuoi che studino bene, non solo tutte le chiese sono
nate, perché Pietro le ha fondate, ma sono nate perché da Roma è venuta l’azione missionaria che
ha fondato queste chiese. Quando davanti alla basilica di San Giovanni leggete “?mater omnio
ecclesiarum?” guardate che quella è pubblicità. Questa è la chiesa madre di tutte le chiese –
pubblicità-. Contro San Pietro, perché era un periodo in cui le due chiese sono in qualche modo
rivali. Costantino ha donato il palazzo Lateranenze, il Papa risiedeva qui, però San Pietro era
sepolto là, ed il Papa sovente era a San Pietro. C’è una collana di libri che presenta tutte le vicende
della chiesa di Roma, del papato, leggeteli. Torniamo a Decenzio, questo dice come il vescovo di
Roma ha una coscienza di essere il centro della comunione, ebbene, tu sei stato qui a Roma, tu sai
come questa chiesa, è la chiesa da cui sono partite tutte le altre chiese, da qui è partita l’azione
missionaria. Cosa devi fare tu nella tua chiesa di Gubbio? Devi fare quello che hai visto fare a
Roma, lo scambio della pace si fa, i dittici si leggono, le unzioni si fanno, come hai visto fare a
Roma. Questo ci dice che c’era un pluralismo, quando il papa dice: devi fare come si fa a Roma.
Comincia l’uniformità, che sembra garanzia di unità, c’è una unità che chiede uniformità. Ma c’è
anche una unità che consente la pluralità. Quando Bonifaz, viene mandato ad evangelizzare gli
Angli, gli inglesi, attraversa, l’attuale, Svizzera, Austria, Germania, da là su scrive: perché essendo
una la fede? Ci sono tanti modi di celebrare la messa? Che lui ha incontrato salendo su, e io qui
come celebro l’eucaristia? E il papa gli risponde: sono varietà, che non compromettono l’unità, tu
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celebra quell’eucaristia che ti sembra più adatta per il popolo che stai evangelizzando. Allora, nel 1°
millennio vediamo questa testimonianza di una grande varietà di chiese che non sono ancora
rigidamente comprese, sotto un vertice. È vissuta attivamente la comunione attraverso l’attività
sinodale. C’è la consapevolezza che la comunio deve avere una sua articolazione e suo centro focale
è il Papa. Vi ho portato esempi dove il Papa vuol creare unità attraverso l’uniformità. Ma c’è anche
quell’azione papale che acconsente alla varietà, perché è una varietà che non compromette l’unità.
Processo storico interessantissimo questo.
Il tempo è scaduto, cari amici, ci vediamo la settimana prossima.
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