Introduzione - Progetto Culturale

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INTRODUZIONE
S.E. Mons. Cesare Nosiglia
Vescovo di Vicenza
Delegato del CCEE per la Catechesi e
Presidente della Commissione Episcopale
per l’educazione cattolica,la scuola e l’università della CEI
A tutti un cordiale saluto a nome della Commissione per l’Educazione Cattolica,
la Scuola e l’Università della Conferenza Episcopale Italiana che promuove questo
Simposio Europeo in collaborazione con il Consiglio delle Conferenze Episcopali
Europee (C.C.E.E.) e con la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea
(COM.E.C.E.).
Rivolgo innanzitutto l’omaggio e l’espressione cordiale di riconoscenza a
Madame Viviane Reding Commissario Europeo per l’Educazione per il messaggio che
ha voluto trasmetterci.
Saluto con gratitudine la Dott.ssa Letizia Moratti, Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca e l’On. Roberto Maroni, Ministro per le Politiche Sociali
e il Lavoro per la disponibilità, la cortese sollecitudine e l’attenzione che hanno voluto
dedicare a questo incontro mediante la loro presenza e la loro parola.
1.
Nell’odierna sessione inaugurale, attraverso le due relazioni introduttive, saremo
aiutati a collocare i lavori di questo simposio all’interno di una duplice cornice.
1.1.
Quella istituzionale delle politiche dell’istruzione e della formazione
promosse e coordinate nella Comunità Europea e in cui l’attenzione è concentrata su
alcune prospettive di sviluppo:
- portare la totalità dei giovani, soprattutto quelli più svantaggiati, al livello più alto
di qualificazione e di competenza;
- aumentare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione;
- aprire al mondo esterno i sistemi di istruzione e di formazione.
offrire alle giovani generazioni non solo gli strumenti conoscitivi per trovare posto
in una società fortemente caratterizzata dalla scienza e dalla tecnica, ma anche e
soprattutto una solida formazione umana, come persone, soggetti liberi e al tempo
stesso solidali e responsabili.
Il Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000 ha riconosciuto il ruolo strategico
dell’educazione per una formazione più dinamica e competitiva basata sulla conoscenza
e per il raggiungimento degli obiettivi essenziali della promozione sociale,
l’occupazione, la coesione sociale, la realizzazione professionale e personale. Il Libro
Bianco della Commissione “Un nuovo slancio per la gioventù europea” e le Risoluzioni
del Consiglio sulla formazione continua hanno evidenziato che una cittadinanza attiva
da parte dei giovani richiede una diffusa cultura dell’apprendimento in cui si intrecciano
le dimensioni formali, quelle non formali e quelle occasionali. Per queste finalità è
indubbia l’importanza e la centralità delle istituzioni scolastiche e formative e la
necessità di un legame sempre più stretto tra scuola, famiglia e territorio per la
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promozione del “capitale umano” come elemento strategico per rafforzare la coesione
sociale dei Paesi dell’Unione e insieme per il loro sviluppo economico.
Ringrazio il prof. Domenico Lenarduzzi Direttore Generale Onorario, Direzione
Generale Istruzione e Cultura della Commissione europea, per la sua relazione che ci
permetterà di conoscere e apprezzare queste linee programmatiche della Commissione
Europea.
1.2.
Ma occorre guardare in profondità e al di là dei programmi e dei compiti
dei sistemi scolastici e formativi e interrogarsi sull’educazione stessa e questa è la
seconda prospettiva in cui vogliamo collocare il nostro lavoro.
Le manifestazioni quotidiane della vita di oggi denunciano con grande chiarezza
l’esistenza di una drammatica situazione di carenza di regole pedagogiche intorno ad
una serie di quadri costitutivi della qualità morale ed educativa della nostra civiltà.
Occorre investigare l’educazione in se stessa e in riferimento alle sfide e alle prospettive
poste dalla modernità e dal trapasso culturale in atto. Ripensare globalmente e
profondamente il “senso dell’educare”, non con un richiamo moralistico o astratto, ma
per rispondere a un’esigenza concreta ed urgente imposta dai mutamenti storico-sociali
in corso.
L’indicazione di fondo che emerge come denominatore comune di tutte queste
trasformazioni è l’esigenza di ripensare e rimettere l’uomo al centro della politica,
dell’economia, della cultura e, perciò, anche dell’azione educativa. Appare sempre più
decisiva e urgente la necessità che la società e le sue diverse istituzioni possano contare
su persone consapevoli e responsabili, formate in un cammino ad alta tensione morale e
con una forte passione per l’uomo e i suoi destini. Ne discende l’esigenza di porre al
centro dell’attenzione l’educazione, la maturazione della coscienza morale, la capacità
di discernere e orientare le scelte personali e comunitarie su ciò che è vero e su ciò che è
bene per tutti, non solo su ciò che è utile e soddisfacente per se stessi. È necessario,
dunque, ritrovare la fiducia nella ragione pedagogica che pensa e progetta, nel contesto
di un pluralismo culturale povero di evidenze condivise. È un contributo culturale
insostituibile che ha il compito di rimotivare l’impegno educativo soprattutto per quanto
riguarda le mete ultime, le grandi domande di senso, l’apertura all’altro, al bene
comune, alla trascendenza e sconfiggere la cultura del soggettivismo, dell’utilitarismo e
dell’evasione.
2. Si consolida sempre più in molti educatori e responsabili anche della vita politica,
economica e sociale, la convinzione che l’Europa avrà un futuro se saprà far leva sulle
sue grandi risorse culturali, religiose e spirituali. A volte si ha l’impressione tuttavia che
sia un principio dichiarato ma fragile, in quanto non ancorato rigorosamente sui
necessari fondamenti teoretici. All’affermazione della libertà individuale deve
corrispondere la proposta di un progetto di vita in cui l’individuo diventa se stesso
attraverso il dono di sé al prossimo e , attraverso di esso, a Dio.
A Mons. Aldo Giordano Segretario Generale del Consiglio delle Conferenze
Episcopali Europee (CCEE) è stato chiesto di offrirci degli stimoli in proposito. Le sfide
all’educazione vanno accolte ed analizzate criticamente. Ma se si tratta di passare dalle
sfide all’educazione alla sfida dell’educazione e quindi di far fronte a queste
trasformazioni con un progetto educativo di ampio respiro da dove si dovrebbe
iniziare? Per parte loro, le Chiese e le comunità religiose europee, depositarie di una
tradizione e di un impegno educativo di profondo spessore culturale e umanistico,
possono offrire un contributo in grado di :
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elaborare la sintesi di un orizzonte etico comune;
offrire, a partire e sul fondamento dell’antropologia cristiana, un orizzonte di
senso che, tra l’altro esprime e salvaguarda aspetti fondamentali del patrimonio
spirituale e religioso dell’Europa stessa.
Rimettere al centro la persona significa dunque promuovere la cultura
dell’educazione e riconoscerle, di diritto e di fatto, la priorità. Se non si vuole solamente
rincorrere i diversi problemi della società odierna – dalla politica all’economia, dalla
sicurezza al lavoro, dalla ricerca scientifica alla tecnologia, dall’intercultura alla
globalizzazione – è necessario ancorarsi ad una chiara e fondata visione antropologica
da cui scaturiscono una conseguente linea educativa e un coerente affronto dei problemi
particolari.
In questa linea si colloca anche l’intervento di S. E. Mons. Anton Stres, Vescovo
Ausiliare di Maribor (Slovenia) che a nome della Commissione degli Episcopati della
Comunità Europea (COM.E.C.E.) evidenzierà gli aspetti connessi alle responsabilità
degli Stati e delle Istituzioni Europee in merito all’educazione e l’impegno delle
Comunità Ecclesiali.
3.
La scuola in quanto istituzione deputata alla trasmissione del sapere ha un ruolo
essenziale per questo rinnovato progetto educativo. “Il sapere, però, è anche un valore
ed una risorsa in sé che, una volta interiorizzato, permette alla persona di avere un
quadro di riferimento, di decifrare e comprendere la realtà, di operare scelte esistenziali,
in base a personali criteri di giudizio. Ora, alla scuola spetta il compito di trasmettere un
“sapere sano”, cioè di presentarsi come “scuola di cultura”, che promuove i processi di
individualizzazione, socializzazione e spiritualizzazione con l’aiuto delle conoscenze
che convergono non solo sui fatti, ma sull’”essere”. E’ necessario, quindi, insieme agli
obbiettivi, promuovere nella scuola anche i valori e i significati, dato che al centro del
processo formativo non vanno poste le discipline in se stesse, bensì l’espansione e lo
sviluppo della persona, come centro di intenzionalità, di riflessione, di scelta” (Card. Z.
Grocholewski, Convegno Nazionale, “Le sfide dell’educazione”, Roma, 12-14 febbraio
2004). Al seguente scopo dovrebbe tendere in ultima analisi il processo di educazione
delle nuove generazioni nella scuola in stretta e complementare sintonia e
collaborazione con la famiglia e la comunità: abilitare ogni alunno a mantenere vivo e
stimolante in se stesso il processo di apprendimento e di formazione promovendone la
voglia di sapere, di cercare la verità, di confrontarsi con gli altri, di fare scelte motivate
e responsabili, di impegnarsi dentro il sociale e la propria professione con competenza,
guidato da una coscienza morale e civica, matura e consapevole.
D’altra parte allargare lo sguardo dalla realtà scolastica al bisogno di educazione
consente di guadagnare un orizzonte più ampio, arricchente per la stessa esperienza
scolastica istituzionale:
- è necessario saper intercettare i tanti segnali di disagio che la realtà giovanile
rimanda, cogliendoli nei diversi ambienti nei quali si manifestano;
- occorre poter ripensare modalità di presenza adulta significativa, nella scuola come
nella più ampia realtà sociale; i giovani hanno bisogno di una ‘rete’ di
accompagnamento, che veda dialogare e interagire le istituzioni e le persone (i vari
‘mondi’: famiglia, associazionismo, parrocchia, ente locale…);
- è urgente favorire un patto educativo tra famiglia – scuola – comunità, come punto
integrante e centrale di un progetto culturale ed educativo.
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4.
Il Simposio intende approfondire un’idea di educazione in grado di mettere “in
rete”l’intero sistema educativo formale (i percorsi dell’istruzione e della formazione),
non formale (la famiglia,le associazioni, la Parrocchia …) e informale (mass media) a
sostegno dei programmi europei e a partire dalla “plusvalenza” educativa derivante
dall’ispirazione cristiana con particolare riguardo al rapporto tra famiglia e scuola.
Ringrazio per questo il prof. Etienne Verhack, Segretario Generale del Comitato
Europeo per l’Insegnamento Cattolico (CEEC) per il suo intervento che ci aiuterà a
focalizzare questo tema: la famiglia (e anche la stessa comunità cristiana) fanno parte
della società civile e il loro ruolo nell’impostazione dei programmi educativi non può
essere sminuito o relegato nel privato.
5. Tenendo conto di questa impostazione del Simposio, che risulta già dall’odierna
sessione inaugurale, possiamo così elencare gli obiettivi generali che ci proponiamo di
raggiungere:
- individuare le nuove istanze educative e pedagogiche alla luce delle trasformazioni
socio-culturali nei seguenti quattro ambiti o contenuti tematici in cui si ritiene che
siano contenute sfide molto significative per la persona, l’educazione e la
riflessione pedagogica (le sfide all’educazione):
a) “Manipolazione, artificializzazione, educazione”
b) “La costruzione dell’identità e l’educazione”
c) “Economia, lavoro e educazione”;
d) “Interculturalità e educazione”
- mettere a fuoco i riferimenti ideali e antropologici di fondo (dalle sfide
all’educazione alla sfida dell’educazione) anche alla luce dell’antropologia
cristiana;
- scambiare esperienze su come combinare la dimensione formale, quella non
formale e quella informale dell’educazione con particolare riferimento al rapporto
tra scuola, famiglia, Chiesa locale
discernere, riformulandoli, principi e criteri dell’azione educativa delle Chiese e
comunità cristiane d’Europa (quale nuova evangelizzazione e inculturazione della
fede a servizio di una nuova prospettiva umanistica).
Si ritiene molto opportuno che, nella cornice delle politiche dell’educazione
promosse e coordinate negli ultimi cinque anni dalla Commissione dell’Unione
Europea, si avvii un confronto tra studiosi e operatori nel campo dell’educazione.
Questo Simposio intende essere già una prima risposta a questo invito,
un’occasione e un incoraggiamento per focalizzare l’attenzione su questi temi urgenti e
cruciali dell’educazione sopra elencati con lo scopo di confrontarsi e di verificare
insieme con studiosi e operatori europei se ad essi si può assegnare il valore di priorità
strategica.
Interessa molto:
- dal punto di vista culturale e padagogico: il rapporto tra teologia e pedagogia per
una prospettiva umanistica integrale dello sviluppo personale e sociale della
persona; la Speranza derivante dalla fede in Cristo che diventa non solo difesa, ma
anche promozione della persona e rinnovamento degli educatori;
- dal punto di vista istituzionale: la collaborazione tra e con le istituzioni che operano
nel campo della ricerca educativa e delle politiche dell'educazione con una parola di
incoraggiamento per affrontarle insieme.
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6.
Il Simposio, come ho accennato, si soffermerà su alcuni temi che corrispondono
ad altrettante sfide educative nell’attuale contesto europeo: “Manipolazione,
artificializzazione, educazione, “La costruzione dell’identità e l’educazione”,
“Economia, lavoro, educazione, “Interculturalità e educazione”.
Ciascuno di essi sarà introdotto da uno specifico intervento a due voci e ringrazio
per la preziosa e fattiva collaborazione i professori Alberto Munari e Cesare Scurati a
cui è stato affidato il compito di aprire il dibattito sul primo tema, e quindi i proff. Italo
Fiorin e Miguel Angel Zabalza che offriranno alcune linee di riflessione sul secondo; i
proff. Guglielmo Malizia e Josè Tomas Raga introdurranno il terzo e i proff. Mikael
Fuss e Sergio Lanza il quarto.
Nell’impostazione dei temi si è cercato di tenere conto sia dei contenuti (in
particolare il raccordo tra teologia e pedagogia alla luce dell’antropologia cristiana) sia
dei soggetti (in particolare genitori, educatori, docenti) in grado di mettere in rete sul
territorio la scuola, l’extrascuola (enti locali, famiglia, parrocchia). La centralità
dell’offerta culturale ed educativa della scuola è vista in un’ottica di integrazione con le
agenzie educative che operano nel territorio.
Ciascun tema viene considerato:
- come “sfida-appello per una nuova umanizzazione” di fronte anche alle prospettive
delle politiche dell’educazione aperte dalla Comunità Europea;
- come “luogo di inculturazione della fede” che impegna anche le comunità
Ecclesiali a rinnovare il proprio annuncio per contribuire a dare speranza e sostegno
agli operatori non solo della scuola, ma anche di ogni altra agenzia educativa.
Si è lasciato quindi lo spazio più ampio possibile agli interventi che saranno
raccolti e contribuiranno alla elaborazione di una “Sintesi del Simposio” contenente
“Principi e linee pedagogiche e strategie per un comune impegno in Europa sul terreno
educativo sia all’interno delle istituzioni scolastiche e formative, sia nel rapporto tra
queste e la società civile con speciale riferimento al contributo delle Chiese e delle
comunità religiose”.
Vogliamo dunque riflettere e indicare operativamente le scelte prioritarie e le vie
privilegiate su cui ripensare l’educazione come elemento di valorizzazione e di
equilibrio in una corretta visione scientifica ed umanistica che possa costituire la base
portante di una salda prospettiva pedagogica considerando anche l’apporto che nel
contesto dei rapporti tra scuola-famiglia-territorio può venire dalle comunità cristiane.
7. Per approfondire l’ampia tematica del Simposio abbiamo ritenuto di qualificarne
la partecipazione invitando 110 persone circa , scelte tra :
- studiosi/esperti delle scienze umane e dell'educazione (40 docenti universitari
docenti di pedagogia nelle Università Europee )
- uomini di cultura singolarmente considerati oppure anche in rappresentanza di
Fondazioni o centri di ricerca europei e rappresentanti istituzionali del mondo
dell’educazione, della scuola cattolici e laici;
- rappresentanti di associazioni europee di docenti del ciclo primario e secondario
dell’istruzione e della formazione professionale;
- rappresentanti di associazioni europee di genitori;
- responsabili e operatori di pastorale dell’educazione, dell’istruzione, della
catechesi, della scuola delle 34 Conferenze Episcopali Europee con propria
rappresentanza nel C.C.E.E.
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In tutti voi qui convenuti saluto non solo delle persone particolarmente qualificate,
ma quel vasto mondo – genitori, docenti, operatori, istituzioni – che si dedica con
passione, impegno e fiducia alla grande missione educativa.
8.
Non posso infine non esprimere già fin d’ora il nostro più vivo grazie al Santo
Padre Giovanni Paolo Secondo che ci accoglierà in udienza Sabato 3 Luglio. Le sue
parole saranno il più autorevole e importante coronamento di tutto il nostro lavoro .
9.
Permettete che concluda con il più vivo grazie a quanti hanno lavorato con
generosità e competenza per avviare questo ampio e articolato programma di lavoro.
Sono certo che la vostra competenza e generosità sarà premiata da un lavoro ricco
di interessanti contributi non solo di alta qualità scientifica e accademica, ma anche
pastorale, culturale e operativa da cui avremo modo di trarre un contenuto rilevante per
il nostro Simposio e più in generale per il mondo della scuola e per le altre istituzioni e
realtà coinvolte nel campo educativo.
Grazie e buon lavoro.
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