Gesù Cristo: la risposta alla tua vita (Tratto da una conversazione video di padre Raniero Cantalamessa da Vincenzo Ammirabile) Il cristianesimo non è una filosofia, né un insieme di verità teologiche o morali, né una semplice dottrina o una fra le tante religioni: il cristianesimo è una Persona, Gesù Cristo. Nel corso dei secoli, si sono susseguiti studi, teorie, dottrine su Gesù Cristo; ma, oggi, siamo impreparati a ricevere questo patrimonio di esperienze: dobbiamo ripartire dall’essenziale per rendere Gesù Cristo comprensibile al mondo d’oggi, cioè l’annuncio che Egli è nato, vissuto, morto e risorto per la remissione dei peccati, per darci la vita nuova. Dobbiamo scoprire o riscoprire Gesù Cristo, e questo appello è rivolto specialmente a quelle persone disinteressate che hanno abbandonato la Chiesa, che sono esodate verso forme di religiosità moderne ed improvvisate; persone che hanno avuto bisogno di un contatto semplice con il divino e a queste stesse persone bisogna, invece, dare la possibilità di stabilire un contatto personale con Gesù Cristo, loro Salvatore: bisogna ripartire da qui. I veri cristiani sono quelli che sono riusciti a stabilire questo contatto, hanno inserito la spina nella presa e si è accesa la luce. Deve accadere la stessa cosa. L’ingresso del cristianesimo nella nostra vita potrebbe avvenire come un avvenimento imprevisto, un “provare”, una scelta a cui non si dà molto credito; e bene ricordare, a questo scopo, quanto ci è stato raccontato dallo storico Beda. Papa Gregorio mandò dei monaci nel regno di Northumberland, in Inghilterra, per predicare il vangelo. Il re convocò il Consiglio ma non si riusciva a trovare l’accordo sulla concessione di tale autorizzazione. La sala della riunione era ben riscaldata e illuminata e, ad un certo punto, un uccellino, proveniente dal freddo e dal buio, entrò nella stanza, svolazzò da una parte all’altra, spaventato, finché non trovò una finestra e scomparve. Allora, un consigliere disse: “La nostra vita, in questo mondo, assomiglia a quell’uccellino. Entriamo nel mondo senza sapere da dove veniamo. Venendo dal buio, godiamo, per un po’ di tempo, della luce e del caldo della vita; poi scompariamo di nuovo nel buio, senza sapere dove. Se questi uomini sanno dirci qualcosa sul mistero della nostra vita, ascoltiamoli!”. Fu così che fu presa la decisione di permettere la predicazione del vangelo in Inghilterra e, al pari di quei consiglieri, accogliamo colui che ha qualcosa da dire sul mistero della nostra vita. Questo qualcuno è Gesù Cristo. E’ vero, nel mondo di oggi sono ancora presenti tanti mali che feriscono o annullano la dignità umana e un contatto con Gesù suppone la convinzione che Egli possiede veramente le risposte alle nostre domande, anzi, che sia l’unico ad averle. Prendiamo, ad esempio, il tema della povertà: oggi, tutti gli uomini, cristiani e non, sono impegnati per ridurre lo scandaloso divario esistente fra i ricchi e i poveri. Questo atteggiamento nasce da un senso di solidarietà e di umanità che condividono anche i non credenti. Però, Gesù Cristo vi aggiunge un altro motivo: Egli stesso si identifica con ogni povero, con ogni sofferente. Gesù considera come “l’avete fatto a me” quanto viene fatto alle persone che vivono nel bisogno, come gli affamati, gli assetati, gli ignudi, i prigionieri, ….. Il vangelo, la parola di Gesù, può portare una straordinaria motivazione in più nella lotta per la dignità umana, per la povertà e per l’emarginazione, anche nelle forme più recenti. Ma, per vincere i mali del mondo, è necessario che l’uomo si converta, cambi il suo modo di pensare e di agire. Gesù cambia il mondo cominciando a cambiare la persona, esattamente il contrario di altre dottrine rivoluzionarie. Ci propone la conversione, la “sterzata” della nostra vita, il profondo cambiamento della nostra mentalità. Dice S. Paolo: “Non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi, rinnovandovi nel profondo della vostra mente”. Non dobbiamo, quindi, conformarci a questo mondo, né tanto meno, trasformarlo; dobbiamo trasformarci, dobbiamo cambiare noi stessi. Deve avvenire in noi una “rivoluzione” radicale. Dobbiamo smettere di pretendere che gli altri ci servano, che ognuno si sente al centro dell’universo: Gesù, infatti, incominciò a predicare con queste parole: “Convertitevi e credete al vangelo”. Nella nostra società sono presenti tanti problemi, sia collettivi (contrasti sociali e politici, inquinamenti, …) che personali (stress, competitività, crisi dei valori, ….). Ma i maggiori problemi non sono quelli esterni, ma quelli interni all’uomo che ci spingono alla ricerca di nuove esperienze, al cui centro non c'è Dio ma l’uomo, la sua realizzazione, il suo successo, il suo benessere. E la risposta ci viene da Gesù: “Non abbiate paura, perché avete paura?” . Seguiamo il suo ideale di vita, senza paura, senza timore. Gesù Cristo ci dona la speranza, che fra le tre virtù teologali, sembra essere quella meno forte. Infatti, in un poemetto francese, le tre virtù sono rappresentate come tre sorelle: la speranza, la più piccola, sta al centro e cammina tenendosi per mano alle altre due. Sembrerebbe che la fede e la carità conducano la piccolina, ma è vero il contrario: è la speranza che conduce le altre due, è la speranza che trascina tutto. La speranza che ci dà Gesù Cristo “oggi” si fonda sul fatto che, in Lui, l’uomo ha vinto la morte, l’angoscia del futuro, dove si ritrovano tutte le paure dell’uomo. Tutto in Cristo si può superare, soprattutto quella della morte. Scriveva Ungaretti: “Si sta/come d’autunno/ sugli alberi/le foglie”. Fotografia della condizione dell’uomo: nella vita, siamo come le foglie d’autunno. Neppure la Bibbia, nell’Antico Testamento, ha saputo dare una risoluzione definitiva sulla morte: troviamo solo lamenti e sgomento davanti a questa realtà. La risposta la troviamo in Gesù Cristo: sulla croce è un uomo che rappresenta tutti gli uomini, è morto al nostro posto e in nostro favore, come dice S. Paolo: “Uno solo è morto per tutti”. Quindi, la morte non deve più essere considerata un’incognita, una via che dobbiamo intraprendere da soli ma un “ponte” verso una vita con Cristo. Possiamo riscoprire Gesù a livello puramente intellettuale, diciamo in modo esteriore, da fuori, senza coinvolgimenti, oppure dall’interno, riscoprendo il battesimo, sacramento che ci incorpora a Lui. Ma il battesimo non deve essere “inattivo”, deve agire nella nostra vita cristiana, deve impegnarci a vivere secondo il vangelo. Per avere la salvezza non basta essere solo “battezzati” ma è essenziale credere; se un battezzato non compie un atto di fede maturo, per lui il battesimo è un sacramento “congelato”. Ecco, quindi, che il battesimo ci dà una visione completamente diversa della vita ed il contatto personale con Gesù Cristo. Torna a lezioni catechismo