Un Patto educativo per la città: il Centro Pedagogico di Rimini per l’integrazione dei servizi Sintesi Un patto per la scuola come quello della provincia di Rimini è un’ impresa politica (di visione e progetto complessivi della città), culturale e pedagogica. La pluralità delle istituzioni della polis conduce un discorso comune cercando di pervenire a comuni intenti e avviando azioni condivise. Il Centro pedagogico si pone dunque luogo di interconnessione provinciale. La dimensione fondazionale è quella pedagogica, integrata poichè esprime la volontà dei vari soggetti nell’ individuare e realizzare insieme attività concordate attinenti alla scuola. E’ proprio del discorso pedagogico analizzare in modo rigoroso la complessità dell’esperienza culturale nell’articolazione delle sue componenti. Il nuovo Accordo riminese inerente “l’armonizzazione e il coordinamento della programmazione territoriale dell’offerta formativa ed educativa e dell’organizzazione della rete scolastica”, sottoscritto il 21 dicembre 2005, costituisce uno sviluppo di quello precedente siglato il 28 maggio 2002 tra l’ Ufficio Scolastico regionale per l’Emilia Romagna-Direzione Generale, la Provincia di Rimini, i Comuni e le Istituzioni scolastiche.. L’Accordo si è venuto configurando in provincia di Rimini come frutto dell’incontro tra le normative regionali da un lato e la volontà degli organismi scolastici e delle scuole riminesi dall’altro, concordanti con gli indirizzi dell’amministrazione provinciale. a) La procedura Il nuovo Accordo vede l’allargamento dei soggetti sottoscrittori all’Università-Polo scientifico di Rimini, agli Enti di formazione professionale, all’IRRE. L’Accordo istituisce due organismi: - la Conferenza provinciale di coordinamento (ex art. 46 della legge regionale 12/03) con funzioni di programmazione condivisa delle politiche formative ed educative territoriali e di riorganizzazione della rete scolastica - il Centro Pedagogico per l’integrazione dei servizi quale struttura interistituzionale funzionale all’autonomia scolastica e all’assolvimento di una funzione propulsiva ( secondo quanto previsto dall’art. 22 della L.R. 12/03). Un comitato tecnico assolverà sia a funzioni di “regia” scientifica che organizzativa. L’ elaborazione congiunta di questo “patto” è l’esito di una procedura partecipata alle scuole, per il tramite del CSA, e ai comuni per il tramite della Provincia. Un Accordo per la scuola, infatti, costituisce il modo in cui una comunità interpreta i mutamenti in atto sul piano istituzionale, culturale, sociale, educativo e configura il “come” pensare di rispondervi. Ogni Accordo è in qualche misura un intervento sull’ avvenire perché indica il quadro delle finalità e i criteri di operatività che un sistema scolastico si propone. Per questo è stato necessario (e continuerà a esserlo) un coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, nella specificità delle loro competenze e aspettative, per ascoltare, rilevare le domande, dare campo alle potenzialità, offrire la possibilità di un confronto circa gli scopi e i contenuti di questo “impegno civico” per la scuola. 2 Il testo dell’Accordo è stato definito da una commissione interistituzionale paritetica che ha costantemente informato sia le scuole che i comuni. E’ stato poi approvato dalla Conferenza provinciale, già istituita dall’Accordo del 2002 e vedrà, nel mese di dicembre la sottoscrizione da parte di ciascun singolo soggetto. b) Il significato e l’impegno L’introduzione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche (DPR 275/99), le nuove competenze degli enti locali hanno condotto nel territorio riminese a concordare un nuovo modo di interagire per la gestione dell’offerta educativa. L’Accordo pone in comune risorse, cerca di operare per contrastare rischi di isolamento, dispersione, sovrapposizione, insistenza sui propri limiti, concorrenzialità esasperata. Muove dal principio per cui la collaborazione tra istituzioni è essenziale per la qualità dell’offerta formativa; ente locale e scuola intendono infatti procedere in modo condiviso e responsabile al fine di coordinare le energie per affrontare insieme una situazione scolastica che si presenta sempre più impegnativa. Occorrono investimenti di ordine economico e occorrono risorse di pensiero, di conoscenza, di creatività e soprattutto l’ attivazione di stabili e fattivi circuiti relazionali che esprimano in sinergia, senza prevaricazioni e conflitti ma con rispetto delle distinzioni, la diversità dei vari profili degli enti firmatari: profilo politico, culturale, scientifico-tecnico, amministrativo, gestionale. L’efficacia della integrazione di servizi è ormai ampiamente dimostrata dalla positiva esperienza circa l’integrazione degli alunni in situazione di handicap. Storicamente gli accordi di programma provinciali in materia di handicap hanno infatti rappresentato il primo esempio di proficua collaborazione tra istituzioni. Continuando e allargando il campo di intervento, l’Accordo riminese intende collegare le istituzioni, moltiplicarne le potenzialità, fornire riferimenti, orientamenti, incrementare le relazioni in modo da influire sul discorso generale. Per perseguire tali finalità, le parti firmatarie (USR per l’Emilia-Romagna- CSA di Rimini, Provincia, Unione Comuni della Valconca, Comunità montana Valle del Marecchia, Comuni, Istituzioni scolastiche, Enti di formazione professionale accreditati nell’ambito dell’obbligo formativo ed operanti in provincia di Rimini, Polo scientificodidattico di Rimini-Università di Bologna, Irre per l’Emilia-Romagna) si sono impegnate a mettere a disposizione strutture tecniche, risorse finanziarie, strumentali, professionali. c) Il Centro pedagogico per l’integrazione dei servizi L’Accordo riminese istituisce il Centro pedagogico quale luogo di interconnessione provinciale al fine di valorizzare sia l’attività delle scuole sia i servizi territoriali locali, istituiti dai Comuni. La specificità della sua configurazione nel panorama regionale consiste nel fatto che il Centro riminese si caratterizza come versante culturale e pedagogico di integrazione delle politiche educative del territorio e delle sue risorse. La dimensione fondazionale è quella pedagogica, integrata poichè esprime la volontà dei vari soggetti nell’ individuare e realizzare insieme attività concordate che rendendo possibile un funzionamento coerente ne incrementino la compiutezza in una logica di complementarietà. Il Centro Pedagogico si pone pertanto quale funzione di rete nel tentativo di costruire una sede congiunta di progettazione e di azione interistituzionale valorizzando l’identità progettuale di ogni singolo soggetto. 3 La funzione di rete è qui intesa come struttura volta a favorire solidarietà nella gestione e a sostenere la comunicazione culturale e pedagogica tra le scuole. Si pone dunque come modalità di connessione per sentieri relazionali di raccordo tutelante la storia e l'identità dei vari soggetti, nonché del loro proiettarsi ad elevati livelli qualitativi verso ciò che singolarmente e nel loro complesso non sono ancora. Il Centro rappresenta pertanto una innovazione strutturale di grande importanza nell’individuare le questioni educative su cui investire. Innovare peraltro è il modo più proprio per rispondere alla funzione di disegno, di ponte verso gli eventi futuri. E’ una nota positiva degli ultimi anni la presa di coscienza da parte delle principali istituzioni, riminesi, interessate a vario titolo al mondo della scuola (daterei questo aspetto a partire dal maggio del 2002) del carattere complesso delle problematiche sociali e educative cui non può essere data una risposta semplificata, separata, monolitica, espressione di linee limitate a ogni singola tradizione istituzionale. Una problematica scolastica (ad es. l’intercultura) non è soltanto scolastica ma anche politica, economica, sociale, sanitario. Ugualmente una problematica politica (ad es. introdurre al comune sentire della città) non può non vedere l’impegno della scuola. Così il mondo dell’ economia non può prescindere dal tipo di preparazione culturale e professionale che la scuola riesce a dare a coloro che domani entreranno nel mondo del lavoro. Penso dunque che non siano possibili soluzioni unilaterali di tematiche generali. La loro configurazione e soluzione richiedono pertanto uno svolgimento dialogico e dialettico, interrelato dunque autenticamente costruttivo da parte di più istituzioni; sono questi i principi alla base della riscrittura dell’ accordo che istituisce anche il centro pedagogico. Apporre la propria firma a un documento di questa portata accanto a quella di altri non è mero atto formale; ha il significato di impegno di ciascuno al dialogo, significa volontà di partecipare, offrire il proprio contributo. Si è appena conclusa la fase di riscrittura del testo e ora inizia una nuova stagione. Un accordo rappresenta la prima pagina di una vicenda da vivere insieme facendo entrare in un circuito virtuoso di dialogo le risorse culturali, di conoscenza, di creatività, educative, finanziarie, di personale e di umanità. Si costruisce solo se c’è effettiva disponiblità e se esistono condizioni adeguate. Tutte queste componenti sono necessarie. Il centro riminese ha carattere pedagogico e intende muoversi al fine di integrare i servizi; costituisce pertanto il versante tecnico-pedagogico dell’interistituzionalità. Una piena traduzione del principio di collaborazione esige che nessuna istituzione potrà decidere per conto di altre. Risulta dunque necessario che il circuito relazionale esprima, senza prevaricazioni, ma con rispetto delle distinzioni, la diversità dei vari profili dei soggetti partecipanti: profilo culturale, scientifico-tecnico, organizzativo, territoriale, formativo. Sono soggetti autonomi che hanno guadagnato punti di intesa e convengono di dar vita a un luogo di incontro e di proposta. Il Centro pedagogico riminese si connota infatti per il carattere di pluralità istituzionale. Continuando e allargando il campo di intervento, il comitato scientifico, vede l’ingresso dei Centri territoriali locali, degli enti di formazione professionale, dell’università, della scuola non statale, accanto alle scuole statali e ai rappresentanti dell’amministrazione statale e provinciale. E’ evidente la volontà di collegare le istituzioni e moltiplicarne le potenzialità mediante la comunicazione, l’informazione, la proposta, l’interpretazione, la documentazione. 4 Se riusciremo a capire davvero che nessuna istituzione come peraltro nessun soggetto individuale riescono, nella solitudine, a risolvere granchè perché nessuno basta a se stesso, se ciascuno riconoscerà l’altro quale inter-locutore , il Centro pedagogico potrà dunque porsi quale luogo di addensamento di tematiche cui la pedagogia (scienza dell’educazione per eccellenza) è chiamata a dare le risposte essenziali ossia generative di virtuosi comportamenti educativi. d) Le prospettive La positiva tensione culturale e morale che caratterizza da anni l’azione della scuola riminese ha origine dal fatto che la scuola è qui avvertita per tradizione come un soggetto culturalmente motivato e eticamente sensato, L’Accordo allora pone l’insieme dei soggetti sottoscrittori al servizio della cultura e del soggetto. Il suo senso essenziale consiste nel tendere a rafforzare non solo in senso efficientistico la qualità della scuola; qualità autentica secondo il senso iscritto nella millennaria tradizione dell’Occidente, che si costruisce attorno al principio fondamentale per cui la scuola è luogo di formazione attraverso la comunicazione di cultura. Le connessioni che si andranno a costituire e a ricostituire saranno finalizzate a pensare e ad agire per affermare il primato della cultura e dell’educare affinchè la scuola continui, ripensandosi, ad assolvere alla sua duplice missione: aiutare la crescita di ciascuno e. insieme, quella della città futura.