IL MIO PASCOLI Uno spettacolo di Giuseppe

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COMUNICATO STAMPA
POESIA FESTIVAL
“A QUEL CIELO LONTANO”
IL MIO PASCOLI
Uno spettacolo di
Giuseppe Battiston, Renata M. Molinari,
Vincent Longuemare
su testi, visioni e versi di Giovanni Pascoli
Drammaturgia di Renata M.Molinari
Scene e luci di Vincent Longuemare
IN SCENA
G IUSEPPE B ATTISTON
Sabato 30 settembre 2006, ore 21.00
Centro culturale
Marano sul Panaro
A partire da una lettura nuova e coraggiosa della produzione epistolare di Giovanni
Pascoli, Giuseppe Battiston e Renata Molinari – allontanandosi dai percorsi
interpretativi più battuti – svelano e portano sotto le luci della ribalta, nel loro nuovo
spettacolo “A quel cielo lontano. Il mio Pascoli” (in programma a Marano sul
Panaro, sabato 30 settembre, alle 21.00, Centro culturale), la faccia nascosta del
poeta romagnolo.
“Pensare a Giovanni Pascoli fa tornare indietro con la memoria” dice Giuseppe Battiston
“magari ai (bei) tempi degli studi, quando ognuno di noi ha avuto a che fare con qualcuno
che tentava di spiegare, di tradurre di esemplificare le parole della sua poesia. E si cresce
(almeno io sono cresciuto), con l'immagine di un poeta tenero, cultore dei ricordi e dei
valori più belli, la natura, la famiglia, l'età dell'innocenza, e allo stesso tempo lacerato e
segnato dalla tragedia dell'uccisione del padre”.Ma esiste un altro Pascoli”continua l’attore
“che io non conoscevo, che Renata chiama "il mio Pascoli",che guarda"a quel cielo lontano",
e appartiene agli accadimenti della vita,alla passione politica e a tutte quelle situazioni che
traspaiono dalla produzione epistolare. Leggendo alcune lettere scopriamo nel nostro
Pascoli una forte tensione verso il sociale, e una stretta appartenenza al movimento
socialista prima, e ad un socialismo tutto personale poi, frutto di un'analisi molto profonda
e, mi sento di dire, molto attuale”.
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In sostanza, dice ancora Battiston “vorremmo creare uno spettacolo non per narrare la vita di
Pascoli, non per tenere una lezione di letteratura, ma – citando Pascoli - per "trasfondere in voi
qualche sentimento e pensier mio non cattivo... Vorrei che pensaste con me che il mistero, nella
vita, è grande, e che il meglio che ci sia da fare, è quello di stare stretti più che si possa agli
altri, cui il medesimo mistero affanna e spaura."
Pascoli socialista, il sentimento del dolore, la pietà, il grande tema dell'emigrazione,
- nella vita e nel mondo - la confusione della modernità, le insidie dell'emancipazione;
Pascoli "minchione" - come diceva Carducci - , Pascoli che non sa pensare a se stesso,
che non sa sistemarsi, Pascoli sempre in contatto con il mistero, sono alcuni dei momenti
di vita e poesia tenuti assieme da un filo particolare nel monologo che vede impegnato
in scena Battiston, attore noto per le sue interpretazioni cinematografiche, e con un
pedigree di tutto rispetto quanto a esperienze teatrali. E ancora, la storia nella poesia e nella
politica: il Passatore e Artusi dentro la Romagna di Pascoli.
Per info: www.poesiafestival.it
Unione Terre di Castelli tel 059 534802 – 810 [email protected]
Ufficio stampa Poesia festival: Maria Elisa Traldi - 333 4613740 [email protected]
GIUSEPPE BATTISTON
Giovane volto del cinema italiano, Giuseppe Battiston è noto al grande pubblico per le sue
interpretazioni in film di successo come La bestia nel cuore di Cristina Comencini (è il regista tv
che vorrebbe redimersi artisticamente - Nomination ai Nastri d’Argento come Migliore attore non
protagonista); Agata e la tempesta (in cui interpreta il rappresentante di vestiti marito di una
ragazza disabile - Nomination al David di Donatello come Miglior attore protagonista) e Pane e
Tulipani (l’idraulico che si improvvisa detective privato - Premio David di Donatello e Ciak d’oro
come Miglior attore non protagonista), entrambi di Silvio Soldini. Ha partecipato, inoltre, a
numerose produzioni cinematografiche, tra cui La tigre e la neve, di Roberto Benigni e Chiedimi se
sono felice, di Aldo Giovanni e Giacomo. Molto significative sono anche le sue esperienze teatrali:
ha lavorato infatti con stimati registi come Alfonso Santagata (con cui ha collaborato dal ’94 al
’98, aggiudicandosi il Premio UBU come Miglior attore non protagonista in Petito Strenge - 1986) e
Claudio Morganti (Riccardo III - 2000) e con alcune delle più rilevanti realtà del teatro italiano,
tra cui il Teatro Mercadante di Napoli (L’orso e una domanda di matrimonio, di Checov, spettacolo
della Compagnia Falbalas – 2005/2006), il Teatro Metastasio di Prato (No man’s land di Sandro
Veronesi, regia di Massimo Luconi - 2003), il CTB di Brescia (Giudici, testo e regia di Renato
Gabrielli) e il Teatro Stabile del Friuli-Venezia-Giulia (Intrigo d’amore, di Schiller, regia di Nanni
Garella – 1994/1995).
RENATA MOLINARI
Scrittrice, drammaturga e docente alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano dove
conduce laboratori di drammaturgia in diversi contesti formativi e produttivi. Ha coordinato il corso
di formazione superiore per attori dell’Ert, negli anni 1995-96 e 1996-97 e insegnato alla Scuola di
Specializzazione in Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica di Milano. Ha seguito diverse fasi
del lavoro di Jerzy Grotowski e ha preso parte al percorso artistico di Thierry Salmon. Tra i molti
spettacoli nati dalla sua drammaturgia: Artaud. Una tragedia (regia di Federico Tiezzi); La
dodicesima notte (regia di Giorgio Barberio Corsetti); Gioventù senza dio (regia di Marco Baliani);
Le Troiane, Tre studi per I Demoni, Quadriglie, Des Passions e L’assalto al cielo (regia di Thierry
Salmon). È autrice, con Luigi Dadina, dello spettacolo Al Placido Don; e con Massimiliano Speziani
del Custode delle partenze. Dal 2003 è fra le curatrici del progetto “Città in condominio. Scritture al
presente”, progetto di “reading aperto” sulla drammaturgia e, dallo stesso anno, è fra i giurati del
Premio Riccione per il Teatro. Ha scritto per diverse riviste teatrali fra cui Sipario, Primafila, Art’ò,
Linea d’Ombra, Prove di Drammaturgia, Teatro in Europa. Per la Ubulibri ha curato L’attore mentale
(1997) di Giorgio Barberio Corsetti e, assieme a Cristina Ventrucci, Certi prototipi di teatro (2000);
è, inoltre, “suggeritrice” storica del Patalogo, annuario dello spettacolo diretto da Franco Quadri.
Recentemente ha pubblicato il monologo Parole da mangiare (L’alfabeto urbano, Napoli, 2005).
VINCENT LONGUEMARE
Giovane e assai stimato light designer francese, Longuemare ha lasciato il suo segno luminoso su
alcune delle più interessanti esperienze del teatro d’avanguardia francese ed italiano degli ultimi
anni. Inizia l’attività artistica collaborando a più riprese come assistente regia di Robert Altman . Nel
1987/1989 entra a far parte de “L’atelier théâtral de Louvain La Neuve “diretto da Armand
Delcampe dove collabora regolarmente con Josef Svoboda e disegna i suoi primi progetti luci. Nel
1992 è chiamato da Patrick De Laender come direttore tecnico della compagnia di Thierry Salmon
che seguirà anche come disegnatore luci. Scopre con Salmon un teatro che non è solo produzione
di teatro ma anche un modo di sperimentare e frequentare la vita attraverso il teatro stesso, un
mezzo per educare il proprio sguardo e la propria coscienza. Con Salmon approda nel 1992 in
Italia, e vi si trasferisce nel 1996, il suo sguardo si dirige verso il teatro e la danza contemporanei,
lavorando con artisti e compagnie come La Sosta Palmizi, Il Teatro delle Albe di Marco Martinelli, la
compagnia Italo/Ceca Deja-Donnè, il teatro Kismet Opera, Marco Baliani, tutte collaborazioni ormai
decennali con compagnie dalle grandi intuizioni teatrali che vengono molto apprezzate all’estero.
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