Età del Realismo: situazione europea
L’età del realismo comprende la seconda metà dell’800 e la prima parte del Novecento (pag 4)
In questo periodo di grandi sviluppi tecnologici e di scoperte (macchina a vapore, importante x l’industria
ferroviaria – pag 6; l’industria meccanica, siderurgica, estrattiva; inoltre c’è il telefono, il telegrafo e la
fotografia - pag 9) c’è un boom delle industrie, che fa sì che le masse dei contadini cerchino lavoro come
operai: nasce il problema dei proletari che vivono nelle periferie e il contrasto con i ricchi (questione
sociale). C’è una grande fiducia nel progresso della scienza, anche se comunque qualcuno è contrario: questi
sottolineano il rovescio della medaglia (Verga parla dei “vinti come travolti dalla fiumana contemporanea”,
in Carducci compare il treno, simbolo positivo del progresso ma è un mostro che travolge gli antichi valori –
pag11). Si afferma l’imperialismo (pag 4 e 6), politica di conquista militare di territori dell’Asia e
dell’Africa; e il colonialismo, come espansione commerciale. Sempre in questo periodo si afferma la
filosofia del positivismo (pag 10), che si ispira all’illuminismo per l’osservazione della realtà. Mentre
l’illuminismo negava tutto ciò che potesse essere spiegato dalla ragione, il positivismo permette un’indagine
scientifica e globale, fondato da Auguste Comte, ma importanti furono Spencer e Darwin (teoria
dell’evoluzionismo e la lotta per la resistenza). Le idee di evoluzione andavano a sostenere l’ideologia
dell’imperialismo: l’uomo visto come prodotto dell’ambiente in cui vive. Ippolito Taein (pag 55) dice che
l’uomo è mosso da razza, ambiente e momento storico in cui vive e questi aspetti influenzano i
comportamenti umani. Il positivismo è importante perché influenzerà il Naturalismo e il Verismo.
Età del Realismo: situazione italiana
All’indomani dell’unità, l’Italia è un paese molto arretrato: basti pensare che lo sviluppo industriale si
verifica alla fine dell’800 quando in Europa si assiste alla seconda rivoluzione industriale: nel 1899 infatti
Giovanni Agnelli fonda la Fiat (pag 7). Lo sviluppo industriale riguarda Torino, Milano e Genova, mentre il
resto del paese è prevalentemente agricolo. La questione meridionale si fa gravosa nella metà degli anni 70,
per via del duro sistema fiscale voluto dalla destra che penalizza il proletariato. La conseguenza è il
brigantaggio che comporta l’occupazione militare dei territori (pag 22). Un altro problema è l’analfabetismo,
cui si cerca di fronteggiare tramite la Legge Coppino: spettava alla scuola unificare il paese.
La figura dell’artista
L’artista perde “l’aureola” (pag 16), cioè l’arte perde la sua funzione privilegiata, viene considerata merce,
perde la sua sacralità. Baudelaire paragonerà il poeta alla prostituta (topos molto utilizzato nella letteratura di
quel periodo), in quanto costretto per sopravvivere a vendere qualcosa che non può essere venduto (la donna
il corpo, il poeta l’arte), sono costretti ad accattivarsi il pubblico. Di conseguenza si assiste ad un
declassamento del poeta rispetto al periodo romantico e si identifica con figure marginali. Nasce il “poeta
maledetto”, ribelle, omosessuale, vagabondo. Baudelaire contrappone ai valori borghesi (come l’utile) la
bellezza fine a se stessa, sterile, perfetta (pag 19). Nasce il “dandy”, intellettuale che ha pose aristocratiche,
che vuole scandalizzare il pubblico per ricevere consensi. Milano è la città dove arrivano gli influssi della
cultura europea: giunge un nuovo modo di sentire il poeta e ha origine “la scapigliatura”, ossia un gruppo di
intellettuali che prendono atto della condizione attuale dell’intellettuale. Ma nel resto dell’Italia non
giungono queste nuove tendenze. I poeti (Carducci) si limitano a celebrare quel che accade e non a guidare il
popolo come Foscolo, ma resta il legame con il poeta-vate (pag 21). D’Annunzio fonde l’idea del poeta-vate
con il dandy. Il cultore della bellezza diventa l’uomo d’azione: D’Annunzio provava un disgusto
aristocratico per l’idea dell’ascesa delle masse al potere politico: nasce così il divismo.
Generi letterari
L’Ottocento è il secolo dell’affermazione del romanzo. In Italia si affermò il romanzo storico con Manzoni e
da qui tale genere si sviluppò nell’Ottocento con finalità patriottiche (pag 111-112). Dopo l’unità d’Italia vi è
una fioritura del romanzo borghese, d’avventura, fantastico, psicologico, sociale, educativo (pag 114). Per
quanto riguarda quest’ultimo, ricordiamo “Le avventure di Pinocchio” (1883) e “Cuore” (1886), entrambi
aventi finalità pedagogiche (il primo è incentrato sull’esorto alla vita onesta e al lavoro; il secondo illustra la
differenza tra Nord e Sud di quel periodo). Il genere del romanzo d’appendice (pag 23) include romanzi
pubblicati a puntate sui periodici. A partire dagli anni 70 è consuetudine pubblicare racconti più brevi e
questo portò al fiorire e alla diffusione della novella in prosa, mentre in precedenza vi era stata la novella in
versi. Tra i primi ad essere pubblicato fu “Rosso Malpelo” di Verga (1878).
Dovendosi adattare al giornale, la novella doveva essere pertanto breve, con linguaggio semplice perché
destinata ai lettori dei quotidiani (pag 23-24). In questo periodo c’è un rapporto stretto tra novella, romanzo e
giornalismo: quindi gli autori iniziano a guadagnare. In Italia però l’intellettuale deve avere un secondo
lavoro: Verga e Capuana ad esempio vissero a Milano, ma erano comunque proprietari terrieri.
Il Realismo
Il Realismo è un movimento che nasce in Francia nella metà dell’Ottocento per le sue tendenze
antiromantiche, in quanto dà importanza all’impersonalità, cioè non ci devono essere commenti dell’autore
in quanto è necessaria un’osservazione distaccata della realtà (pag 52). Il primo romanzo realista è “Madame
Bovary” di Flaubert (1857), in cui tutto viene documentato con criterio scientifico. In Italia le posizioni dei
Realisti vengono ripresi dai “Scapigliati” e da Verga.
La Scapigliatura
La Scapigliatura fiorisce prima a Milano, poi a Torino: quindi si tratta di un movimento limitato nello spazio
e nel tempo (una decina d’anni) (pag 53-54 punto 3). Cletto Arrighi tradusse Bohème con Scapigliatura per
indicare la vita sregolata. I principali esponenti furono Ugo Tarchetti, Carlo Dossi, Emilio Praga e i fratelli
Boito. Caratterizzati dall’antitradizionalismo e dall’anticonformismo, nelle loro opere troviamo termini
scientifici. Sostengono l’interartisticità, cioè l’unione di più arti (letteratura, musica e pittura). Gli Scapigliati
sono importanti perché recepiscono gli influssi europei e li trasmettono alla nostra cultura (il senso del
mistero, dell’ignoto e dell’orrido, temi ripresi in seguito dal Decadentismo). La loro poesia è simile quindi a
quella dei “poeti maledetti” francesi (pag 112); come opera si ricorda “Fosca” di Ugo Tarchetti (pag 112): la
vicenda è incentrata sull’amore di Giorgio per una donna brutta e ammalata: a questo proposito è bene
sottolineare il contrasto tra interesse e repulsione tra amore e morte.
Naturalismo francese
Si tratta di un movimento letterario che nasce tra il 1865 e il 1870. Il termine Naturalismo indica la
concezione deterministica che ispira questa poetica, cioè l’uomo è determinato dalla natura. (vedi Taein pag
55). Alla base del Naturalismo francese c’è il Positivismo e il Darwinismo. L’opera di Zola, il “Romanzo
Sperimentale”, è considerato il manifesto del Naturalismo francese. Innanzitutto il Romanzo Sperimentale
rifiuta la letteratura romantica in quanto basata sulla fantasia e sul sentimento, invece che sulla realtà. Si
afferma il concetto di impersonalità e si ribaltano i canoni tradizionali del bello, in quanto anche il brutto e il
macabro, se aderenti al vero, sono belli: il vero è sempre bello. La narrazione deve avere un’impostazione
scientifica, basata cioè sull’osservazione e sulla sperimentazione. Si prende una passione, la si applica a una
circostanza e si osserva l’evolversi. Di conseguenza il romanzo è il genere che meglio degli altri permette di
attuare questo tipo di osservazione. Lo scrittore è uno scienziato sociale. Come la scienza procede dal
semplice al complesso, così il letterato dovrà analizzare tutto, procedendo dal basso verso l’alto (dall’analisi
delle classi più umili si risale attraverso le gerarchie sociali). La visione della realtà si rispecchia nel realismo
linguistico per contenuti e lingua, pertanto viene utilizzata la lingua parlata. Anche a Milano giungono questi
influssi ideologici del Naturalismo francese, in particolare le idee vengono recepite da alcuni scrittori che si
trovano a Milano.
Il Verismo
Verso la fine degli anni 70 del 1800 nasce in Italia, più precisamente a Milano, il Verismo. Il primo racconto
verista fu “Rosso Malpelo” di Verga, pubblicato in appendice, al posto del romanzo. Il Verismo si colloca tra
il 1878 (anno di pubblicazione di Rosso Malpelo) e il 1889 (a. d. p. di “Il piacere” di D’Annunzio). Si
prendono le basi dal Naturalismo francese; tuttavia vi sono delle differenze: mentre il Naturalismo può essere
definito cittadino, in quanto inerente la vita della città, il Verismo è provinciale, cioè i Veristi sono per lo più
meridionali (Verga, Capuana, De Roberto) e parlano della campagna e della questione meridionale.
Il Verismo Italiano non è ottimista come il Naturalismo Francese: è caratterizzato dal pessimismo, dalla
sfiducia nel progresso. Il Verismo Italiano sostiene l’immutabilità dell’uomo, che non può cambiare la sua
posizione. Si ricordi che Capuana, grande amico di Verga, fu il teorico del Verismo Italiano. Verga dice che
“il verista deve essere come il fotografo”, cioè deve scattare una fotografia e riprodurre oggettivamente la
realtà.
“Il marchese di Roccaverdura”
Si tratta per la cronaca di un romanzo realista, l’opera principale di Capuana. La trama ha per protagonista un
marchese che si innamora di una serva contadina, Agrippina, ma per le convenzioni sociali presenti all’epoca
non la sposa; allora il marchese fa sposare Agrippina con il suo servo, a patto che i due non abbiano rapporti.
Morso dal tarlo della gelosia, il marchese uccide il servo e impazzisce. Da notare che nell’arco del romanzo
viene analizzato lo svilupparsi di una passione con un criterio scientifico: inoltre si tratta di un romanzo
psicologico.