1
Il cambiamento linguistico
 Le lingue cambiano nello spazio e nel tempo (es: dal
latino all'italiano)
 Lo studio sincronico considera una lingua in uno
stadio specifico della sua storia. Lo studio
diacronico di una lingua considera un segmento
della sua evoluzione nel tempo.
 Il metodo comparativo confronta lingue diverse per
stabilire se appartengono ad un'unica famiglia
linguistica e cerca di ricostruire la lingua
progenitrice (es: proto-indoeuropeo progenitore
della famiglia indoeuropea; latino progenitore della
famiglia romanza)
2
Cambiamento per fattori esterni alla lingua
 Uno dei principali fattori di cambiamento è il
contatto fra lingue coesistenti in una stessa
comunità (una lingua di superstrato si sovrappone
alle lingue locali di sostrato, es. nella
colonizzazione).
 In un primo stadio si crea un gergo detto pidgin,
una commistione in cui manca quasi tutto il "tessuto
connettivo" (= morfologia, flessione...), predomina il
vocabolario del superstrato, e c'è notevole
variazione individuale.
 I bambini che nascono in una comunità in cui si
parla un pidgin sviluppano spontaneamento una
grammatica. Questa fase della lingua è detta creolo.
 La grammatica del creolo non deriva né dal
superstrato né dai sostrati; infatti, creoli con
superstrati e sostrati molto diversi hanno
caratteristiche grammaticali comuni.
 Lo sviluppo spontaneo di una grammatica nella fase
di creolizzazione è una prova importante a favore
della Grammatica Universale.
3
Nel caso dell'immigrazione, gli immigranti adottano
la lingua locale ma, se sono molto numerosi e se
l'immigrazione dura per un periodo prolungato, la
loro lingua può avere effetti sulla lingua locale,
inducendo un cambiamento graduale senza la
creazione di un pidgin (es: i Normanni in Inghilterra
nel sec. XI)
 In alcuni casi la lingua degli immigranti o dei
colonizzatori può sostituire le lingue locali,
causandone
l'estinzione.
(es:
colonizzazione
britannica dell'Australia).
 Quando una lingua si espande in un'area geografica
nuova
e
separata,
per
immigrazione
o
colonizzazione, nella nuova area comincia uno
sviluppo autonomo che dà luogo col tempo ad una
varietà distinta (es.: inglese britannico, americano,
australiano; portoghese europeo vs. portoghese
brasiliano).
4
Variazione diatopica: il continuum dialettale
 La distinzione fra lingua e dialetto è
linguisticamente ingiustificata: una lingua è "un
dialetto con un esercito e una marina"!
 I dialetti su territori confinanti tendono ad essere
mutualmente comprensibili e la "distanza
linguistica" tra due dialetti tende ad essere
proporzionale alla distanza geografica delle
comunità che le parlano (es: il fiorentino e il senese
hanno molto più in comune che il senese e il
bergamasco!)
 Due dialetti in zone confinanti possono avere
sviluppi indipendenti per motivi politici, es. se c'è
la separazione di un confine statale. Il francese e
l'italiano si sono sviluppati dal latino parlato dai
Romani stanziatisi in Gallia e dai Romani rimasti
nella penisola italica, e pur essendo confinanti
hanno avuto sviluppi indipendenti (le lingue
risultanti non sono mutualmente comprensibili).
Oggi i dialetti al confine in territorio italiano (es.
piemontesi) sono "attratti verso" l'italiano, mentre i
dialetti in territorio francese subiscono l'influenza
del francese.
5
Cambiamenti
comunità
per
ragioni
interne
alla
Una lingua cambia anche quando una comunità
linguistica è isolata: ci sono anche fattori interni di
cambiamento.
 Imperfezione nell'ascolto e nella ripetizione (es:
parole di difficile pronuncia, specie i prestiti,
vengono modificate/semplificate)
 Semplificazione (es: dei nessi consonantici, delle
strutture sillabiche)
 L' analogia tende a regolarizzare i paradigmi
linguistici, spesso rianalizzando una forma
esistente in modo nuovo
Es. I verbi della seconda coniugazione latina col
suffisso incoativo –isksono passati alla terza
coniugazione italiana in –ire; anche verbi che non
avevano il suffisso incoativo in latino (censere) lo
hanno preso per analogia (censisco).
 La grammaticalizzazione, un tipo di rianalisi,
riduce gradualmente il significato di una parola
lessicale fino a che essa svolge solo una funzione
grammaticale
6
Es:
lat. lenta mente -->it. Lentamente
lat. amare habeo --> *amar-ò --> it. Amerò
7
 Mode
che
influenzano
il
comportamento
linguistico, diffondendo i modelli di una varietà di
prestigio (es: il francese standard contemporaneo è
stato molto influenzato dalla varietà della capitale;
alcune innovazio-ni sarebbero nate a corte!)
 In una stessa lingua coesistono registri diversi (es.
colloquiale vs. formale) o varietà connotate
socialmente (variazione diastratica). Una causa di
cambiamento è il rimescolamento delle varietà
diastratiche: es. il latino volgare, progenitore della
famiglia romanza, presenta molti tratti di quello che
in epoca classica era il "latino degli incolti" (attestato
nel Satyricon di Petronio); certi tratti di un registro
inferiore sono accettati per gli "usi superiori"
Itaque cum maesti deliberaremus quonam genere
praesentem evitaremus procellam, unus servus
Agamemnonis interpellavit trepidantes, et: "Quid?
Vos – inquit - nescitis hodie apud quem fiat?
Trimalchio, lautissimus homo, horologium in triclinio
et bucinatorem habet subornatum, ut subinde sciat
quantum de vita perdiderit" (Satyricon 26.8)
Mentre dunque ci consigliavamo mogi mogi per che verso
evitare la procella incombente, uno schiavo di Agamennone
tronca le nostre incertezze e: " Come? – dice – Non sapete da
chi si va quest'oggi? Trimalcione, un vero signore, ha
8
sistemato nel triclinio un orologio e un trombettiere, per
sapere di volta in volta quanto ha perduto di vita".
9
Consonanti:
Bilabiali Labiodent. Dentali Alveolari Alveopal. Palatali Velari
Occlusive sorda
sonora
Fricative
sorda
sonora
Affricate
sorda
sonora
Nasali
Liquide
Semicons.
p
b
f
v
m
t
d
s
z
ts
dz
k
g
S
tS
dJ
n
ˆ
r-l
¥
j
w
10
Tipi di cambiamento fonologico
 Assimilazione: due segmenti (vicini, in genere
adiacenti) diventano più simili uno all'altro (totale
vs. parziale, progressiva vs. regressiva)
Es. latino /ct/,/pt/-->italiano /tt/ (totale, regressiva)
nocte(m) --> notte
septe(m) --> sette
octo --> otto
latino /ks/, /ps/ --> italiano /ss/
proximu --> prossimo
scripsi --> scrissi
latino /mn/ --> italiano /nn/
damnu --> danno
dom(i)na --> donna
lat. /nd/,/mb/-->dialetti centro-merid. /nn/, /mm/
(totale, progressiva)
quando --> quanno
andamo --> annamo
11

Dissimilazione: tra due segmenti vicini e identici,
uno dei due viene modificato
Es. latino quaerere --> italiano chiedere
peregrinus--> pellegrino
venenu --> veleno
 Metatesi: trasposizione di suoni in una parola (in
genere sporadica, non sistematica)
Es. latino fab(u)la --> *flaba --> ital. fiaba
Lat. volg. *formaticum --> franc. fromage
 Semplificazione di nessi consonantici
Es. latino /ns/ --> italiano /s/
sponsa --> sposa (ma: sponsali)
insula --> isola (ma: insulare)
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 Lenizione: comprende una varietà di cambiamenti
in cui il suono modificato risulta più debole in
articolazione rispetto al suono originario. Alcuni
esempi:
a) da C occlusiva a fricativa
es. latino ripa --> italiano riva
caballum --> cavallo
episcopu --> vescovo
pauperu --> povero
amabamus --> amavamo
b) da C sorda a sonora (sonorizzazione)
es. latino lacus --> ital. lago
locus --> ital. luogo
c) da consonante a semi-vocale
Es. latino C+l -->ital. C+j (semi-vocale)
platea --> piazza (cf: plateale)
clamare --> chiamare (cf: acclamare)
flore(m) --> fiore (cf: floreale)
flamma --> fiamma
clarus --> chiaro
sclavu --> schiavo
 Dileguo e allungamento compensativo: l'esito
ultimo del processo di lenizione, la perdita totale del
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suono originario (che provoca spesso l'allungamento
di un suono adiacente, in genere una vocale).
Es. lat. caballus --> lombardo kaal
caudam --> lombardo koa
 Rafforzamento consonantico (es. desonorizzazione
di C in posizione finale in russo)
 Sincope: caduta di un segmento vocalico interno
alla parola
Es. latino calidus --> italiano caldo
solidu -->
soldo
viride(m) -->
verde
speculu -->
speclu (--> specchio)
oculu ---> * oclu ---> occhio (cf. oculista)
nebula --> *nebla --> nebbia (cf: nebuloso)
vetulu --> *vetlo --> veclo -->vecchio
NB: tipicamente, questi cambiamenti non colpiscono
le parole di tradizione colta che rimangono più vicine
alla forma latina originaria
14
La ricostruzione linguistica
(Nespor & Napoli, p. 208-)
cento
cielo
cervo
cera
sardo
kEntu
kElu
kErbu
kEra
italiano
tSEnto
tSelo
tSErvo
tSEra
romansch
tsjEnt
tsil
tsErf
tsaira
francese
sa$
sjEl
sER
siR
spagnolo
Qjen
Qjelo
Qjerbo
Qjera
1) nella parola per cento, tutte le lingue hanno una
nasale dentale /n/, salvo il francese che ha una vocale
nasalizzata
--> probabilmente la lingua progenitrice aveva una
nasale. In francese la nasalizzazione si è estesa alla
vocale precedente, e in seguito la nasale si è dileguata.
2) nella parola per cento, il francese e lo spagnolo non
hanno suoni dopo il segmento nasale; le altre lingue
hanno una occlusiva dentale sorda (/t/)
--> probabilmente la lingua progenitrice aveva una
/t/ in questa posizione; in francese e in spagnolo
questa potrebbe essere caduta per semplificazione
del nesso consonantico /n+t/ (in cui le consonanti
hanno lo stesso punto di articolazione dentale).
3) nella parola per cielo, tutte le lingue hanno una
laterale (/l/) nell'ultima sillaba, seguita o no da una
vocale
15
--> probabilmente la lingua progenitrice aveva una
/l/, che si è preservata in tutte le lingue
4) nella parola per cervo, il sardo e lo spagnolo hanno
/b/, l'italiano ha /v/, il romantsch ha /f/, il francese
non ha niente.
--> probabilmente la lingua progenitrice aveva una
consonante che si è dileguata in francese. Ma quale
era la consonante? /b/, /v/ o /f/?
i) Dato che /f/ è l'unica sorda, probabilmente la
lingua progenitrice aveva una consonante sonora
ii) sia /f/ che /v/ sono fricative labiodentali, mentre
/b/ è bilabiale; probabilmente la lingua progenitrice
aveva una labio-dentale
iii) dunque, ricostruiamo una labio-dentale sonora:
/v/. Questa si è de-sonorizzata in romantsch, si è
dileguata in francese, si è preservata in italiano, e si è
rafforzata in sardo e in spagnolo (passando a
occlusiva bilabiale)
5) Nella parola per cervo e cera, tutte le lingue hanno
una vibrante (dentale, /r/ o uvulare, /R/ in francese)
--> probabilmente la lingua progenitrice aveva una
vibrante dentale: sia perché questa prevale nel corpus,
sia perché la vibrante uvulare è più marcata della
dentale
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6) la prima consonante di ogni parola è diversa in
ciascuna lingua, ma coerente entro ciascuna.
/k/ in sardo (occlusiva velare sorda)
/tS/ in italiano (affricata palatale sorda)
/ts/ in romantsch (affricata dentale sorda)
/s/ in francese (fricativa dentale sorda)
/Q/ in spagnolo (fricativa alveolare sorda)
--> sono tutte sorde e ostruenti. La lingua progenitrice
aveva una /k/ (occlusiva sorda velare), che è andata
soggetta a mutamenti diversi in ciascuna lingua. Ad
es., in italiano si è palatalizzata (-> affricata palatale
sorda) davanti a una vocale anteriore (/e/ o /E/, e anche
/i/).
 I cambiamenti sono gli stessi che si osservano a
livello sincronico e operano in genere su classi
naturali di suoni
 Raramente si hanno sufficienti testimonianze scritte
della lingua progenitrice. (NB: il progenitore della
famiglia romanza è il latino volgare, non il latino
classico!) In molti casi la ricostruzione ha una parte
di congettura.
 Nella ricostruzione utilizziamo il concetto di
marcatezza fonologica. I segmenti marcati :
a) sono fonologicamente più complessi
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b) hanno una distribuzione più limitata nelle lingue
del mondo
c) se una lingua ha un segmento marcato nel suo
inventario fonologico, spesso ha anche il
corrispondente non marcato (es: nasale velare -->
nasale dentale)
d) vengono acquisiti più tardi dai bambini
Talvolta due lingue hanno parole simili per via di
prestito, ma non sono geneticamente imparentate: es.
il tagalog (Filippine) ha preso molti prestiti dallo
spagnolo.
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Tipi di cambiamento morfologico
 In alcuni casi si ha la perdita di una categoria
morfologica. Es. il sistema dei Casi in latino:
lupus bibebat... agnus vidit lupum
Il nome porta un morfema di Caso (es: Nominativo
vs. Accusativo) che indica la sua funzione sintattica
(soggetto
vs.
complemento
oggetto),
indipendentemente dall'ordine delle parole:
agnus vidit lupum
l'agnello vide il lupo
lupum vidit agnus
L'italiano ha perso la flessione nominale per il Caso, e
di conseguenza l'ordine delle parole è molto più
rigido:
l'agnello vide il lupo  il lupo vide l'agnello
-> la sintassi ha "preso il posto" della morfologia nella
indicazione delle funzioni grammaticali.
La distinzione dei Casi è preservata parzialmente solo
nei pronomi tonici: io vs. me, ecc.
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 Un paradigma sintetico (cioé realizzato da morfemi
flessivi attaccati al lessema) viene sostituito da uno
analitico, realizzato con una perifrasi:
Es. passivo latino (pres., impf., fut.) --> passivo
italiano
Pres. amor
-->
Pf. amatus sum -->
sono amato
fui amato
Nel passaggio dal latino all'italiano si perde anche la
classe dei verbi deponenti, con morfologia simile a
quella del passivo ma di significato "attivo": questi
passano alla coniugazione attiva. Da notare che già in
latino c'erano verbi con coniugazione sia attiva che
deponente, e nel linguaggio dei semi-colti del
Satyricon sono attestati verbi deponenti usati con
coniugazione attiva:
"Quia tu, qui potes loquere, non loquis" (Sat. 46.1)
(lat. cl. loquor, loqueris, locutus sum, loqui)
20
 Grammaticalizzazione: un elemento inizialmente
dotato di contenuto lessicale riduce/genericizza il
suo significato e diventa una parola grammaticale
(per rianalisi); viene generalizzato a tutti i contesti
di un certo tipo (per analogia); in seguito può
perdere
indipendenza
morfo-fonologica,
trasformandosi in un clitico e in un affisso flessivo:
parola lessicale > parola grammaticale > clitico >
morfema flessivo
Alcuni esempi (tratti da Hopper & Traugott 1993):
a) la negazione in francese
b) il futuro in francese/italiano
c) il passato composto in francese/italiano
21
a) La negazione in francese (H&T 1993, 58-59)
I. La negazione è espressa dalla particella ne che
precede il verbo
II. Un verbo di movimento negato può essere
rinforzato dallo pseudo-oggetto pas ('passo'):
il ne va (pas)
(cf.: non va avanti di un passo)
III. Nel contesto: ne+V movimento+pas, la parola pas
viene rianalizzato come una particella negativa
IV. Per analogia, pas viene esteso a verbi negati che
non hanno nulla a che vedere col movimento:
il ne sait (pas)
V. La particella pas è rianalizzata come un elemento
obbligatorio concomitante con ne per esprimere la
negazione:
ne V pas per tutti i tipi di verbo
VI. In francese colloquiale odierno, la particella
preverbale ne è diventata facoltativa; in alcune varietà
ne scompare e pas da solo esprime la negazione
(nuova rianalisi):
Il va pas
22
E' allo stadio IV (generalizzazione per analogia) che ci
accorgiamo che ha avuto luogo una rianalisi (allo
stadio III) dal significato lessicale concreto di 'passo' a
un significato grammaticale generico (rafforzamento
della negazione).
b) Il futuro in francese/italiano (H&T 1993, 42-44)
canta-bo
V + 1.SG.FUT
(futuro latino sintetico)
In latino classico un verbo transitivo all'infinito retto
da habere esprime il significato di possibilità o di
obbligo futuro: 'avere q.c. da fare/ avere da fare q.c.'
De re publica nihil habeo ad te scribere nisi...
(Cicerone)
circa lo stato nulla ho da scriverti se non...
Questa struttura complessa (bi-frasale), con due forme
verbali (possibilmente) adiacenti:
[[cantare] habeo]
viene rianalizzata in latino tardo come un'unica forma
verbale analitica:
[cantare habeo] --> cantar-ò --> canterò
23
NB: il processo di 'rinnovamento' è ciclico! Infatti lat.
canta+bo è una forma sintetica in cui il suffisso –bo
deriva a sua volta dall' indo-europeo *bhwo¯, prima
persona singolare del verbo 'essere' usato come
ausiliare.
Altri casi di futuro perifrastico:
franc. Je vais chanter (vado a cantare --> canterò)
ingl. I am going to (gonna) sing
c) I modali in inglese (H&T 1993, 45-48)
 In inglese medio (ME), tutti i verbi precedono la
negazione not, senza l'ausiliare do:
it aperteneth not to a wys man to... (c.1380, Chaucer)
(esso) non conviene a un uomo saggio di...
 I verbi predecessori dei modali can, may ecc. si
comportano come normali verbi lessicali:
i) possono essere usati transitivamente:
she koude muchel of wandrying by the weye
lei sapeva molto sul viaggiare per la strada
ii) possono essere forma composta, aux+participio:
24
Any man De whiche hadde mowJt to scapen De deth
qualsiasi uomo il quale avesse potuto sfuggire alla morte
iii) possono essere in sequenza:
...noJt to may will haue is of grete vertew
niente essere in grado di voler avere è grande virtù
Nel 16mo secolo (EME) queste strutture scompaiono.
I verbi lessicali seguono la negazione, e viene inserito
l'ausiliare do. can, may ecc. vengono rianalizzati come
appartenenti alla stessa categoria sintattica di
ausiliare, e cessano di essere usati come verbi lessicali.
25
L'analogia tende a regolarizzare le forme/i
paradigmi (ad es., una forma irregolare viene
sostituita da una regolare).
Es. nello sviluppo del toscano/italiano:
/E/, /O/ aperte --> /jE/, /wO/ in sillaba aperta accentata
lat. boˇnus > tosc. buono (ma: bontà)
noˇvus > tosc. nuovo (ma: rinnovare)
Per analogia, il dittongo viene esteso anche a forme
derivate in cui in realtà la vocale non è accentata:
buonissimo, nuovissimo...
Nei paradigmi verbali, il dittongo viene spesso esteso
per analogia anche alle voci in cui la vocale non è
accentata:
lat. soˇno > suòno, suòni, suòna, suònano
ma anche... suoniàmo, suonàte, suonàto, suonàre
Cf. anche muovere, chiedere, ruotare... In altri casi però
non avviene l'estensione analogica del dittongo:
lat. te˘ne˘o > tièni, tiène
invece...
tèngo, tèngono (in sillaba non aperta!)
teniàmo tenète (sillaba non accentata!)
Un altro esempio di analogia:
26
lat. pf. 3 pl. cantàverunt > ant. It. cantàro > cantàro-no
--> la desinenza –no viene aggiunta per analogia alla
3a persona plurale del presente (canta-no)
27
 Si può avere la creazione di una nuova categoria
morfologica. Ad es., in italiano (ed in altre lingue
neolatine) viene creato il modo condizionale, che
assume alcune funzioni rivestite in latino dal
congiuntivo:
si loqueretur, diceret --> se parlasse, direbbe
Anche il condizionale (come il futuro semplice) nasce
dalla grammaticalizzazione di una perifrasi composta
dall'infinito e dal passato remoto di avere (amar-ei,esti,-ebbe... > amerei; cf. Bruni, p. 281)
28
Il cambiamento sintattico
Il cambiamento sintattico è spesso (secondo alcuni,
sempre) innescato da altri cambiamenti fonologici o
morfologici. Abbiamo già visto un esempio: la perdita
del sistema dei Casi del latino ha portato ad una
sintassi più "rigida" nelle lingue romanze.
Anche la rianalisi che ha creato la classe degli ausiliari
modali in inglese (do, may ecc.) sembra collegata ad un
cambiamento sintattico generale: nel corso dello
sviluppo dell'Early New English (c. 1500-), i verbi
lessicali non possono più salire a sinistra della
negazione (se non sporadicamente):
it aperteneth not to a wys man to...(c.1380, Chaucer)
* it pertains not to a wise man to...
it does not pertain to a wise man to...
Questo cambiamento sembra essere collegato
all'indeboli-mento della flessione del verbo: i
paradigmi si impove-riscono, e questo rende la testa I
morfologicamente troppo "debole" per poter attirare il
verbo lessicale (V).
Late ME/ENE
I knowe
thou knowest
Present Day English
I know
you know
29
(s)he knoweth
(s)he knows
30
TP
NP
John
T'
T
likes
VP
Neg
not
V'
V
NP
like
Mary
31
Il verb-second nella storia dell'inglese
Abbiamo visto che l'inglese ha il movimento di T a C
nelle frasi interrogative principali:
a) non salgono a C i V lessicali, ma solo gli ausiliari
(perché V non sale a T);
b) il movimento non avviene nelle frasi principali
dichiarative, ma solo in quelle interrogative (“V2
residuo", Rizzi 1991/1996).
(Anche in una lingua a V2 generalizzato, es. tedesco,
sembrano esservi proprietà diverse che attirano il
verbo finito in C nelle dichiarative vs. interrogative.)
In antico inglese (c.a. 500-1100), l'ordine V2 era
sistematico nelle interrogative, con la differenza che
poteva salire in seconda posizione anche un V
lessicale (NB uso sempre D nella trascrizione):
Hwaet
what
getacniaD Donne Da twelf oxan…?
signify then
those twelve oxen…?
(Hogg 1992, vol I, 170)
L'ordine V2 era frequente, benché non altrettanto
sistematico, nelle frasi dichiarative (era frequente
l'ordine XP-sogg-V, specie con soggetto pronominale):
32
Daet gefremede Diulius hiora consul, Daet...
that arranged Diulius their consul, that...
(Hopper & Traugott 1993: 186)
[Donne he geseah Da hearpan him nealecan],
then he saw the harp to him be brought
[Donne aras he for scome from Dæm symble...]
then raised he for shame from the party...
(Mitchell & Robinson 1982: 206)
Nel corso del medio inglese (c.a. 1100-1500), l'ordine
V2 nelle dichiarative entra in crisi (intorno al 1400), e
si esaurisce entro la fine del 15 sec. Nello stesso
periodo il V2 nelle interrogative resta robusto, anche
con salita del verbo lessicale:
Wenst Du Dat ich ne cunne singe?
think you that I not can sing
(Owl & Nightingale; Burrow & Turville 1992, p. 82)
[On al Dis yvele time] heold Martin abbot his
abbotrice XX wintra…
(Peterborough Chron; ibidem, p. 77)
[Micel] hadde Henri king gadered gold and silver …
(Peterborough Chron; ibidem, p. 77)
33
And whan that he wel dronked hadde the wyn,
thanne wolde he speke no word but Latyn.
(Canterbury Tales, Prologue 636-637)
34
La salita del V lessicale a C era possibile perché, come
abbiamo già visto, il V lessicale poteva salire a T
grazie alla “ricchezza morfologica” della flessione:
CP
AvvP
C'
Donne C[INT]
TP
aras
NP
he
T'
T
VP
2
aras
VP
V
PP
for scome
1
aras
Il primo passo diviene in seguito impossibile, e
dunque solo gli ausiliari possono salire da T a C.
35
In Early New English (1500-) si stabilizza la situazione
attuale, con V2 solo nelle interrogative, e salita dei soli
ausiliari. Tuttavia, ancora in Shakespeare (soprattutto
nei brani in versi e nei sonetti) troviamo casi di V2 in
frase dichiarativa e di salita di un V lessicale.
a) V2 in dichiarativa con verbo lessicale
Now cracks a noble heart. Good night, sweet prince,
and flights of angels sing thee to thy rest!
(Hamlet V, 2, 357-8)
So long as men can breathe or eyes can see,
so long lives this, and this gives life to thee.
(Sonnets 18, 13-14x)
b) V2 in dichiarativa con V ausiliare
Now is the winter of our discontent
made glorious summer by this sun of York...
(Richard III, 1, 1-2)
Right joyous are we to behold your face,
most worthy brother England...
(Henry V, V, 1, 10-11)
Full many a glorious morning have I seen...
36
(Sonnets 33, 1)
37
Like as the waves make towards the pebbled shore,
so do our minutes hasten to their end...
(Sonnets 60, 1-2)
c) V2 in interrogativa, con V lessicale:
Why lov'st thou that which thou receiv'st not gladly?
(Sonnets 8, 3)
Thou blind fool love, what dost thou to mine eyes,
that they behold and see not what they see?
(Sonnets 137, 1-2)
 Negli ultimi due esempi, notiamo anche la salita
del verbo lessicale a sinistra della negazione not nelle
frasi subordinate (non verb-second): questo conferma
che in questa varietà V può salire a T (in conformità
alla restrizione sul movimento da testa a testa).