1 Il cambiamento linguistico Le lingue cambiano nello spazio e nel tempo (es: dal latino all'italiano) Lo studio sincronico considera una lingua in uno stadio specifico della sua storia. Lo studio diacronico di una lingua considera un segmento della sua evoluzione nel tempo. Il metodo comparativo confronta lingue diverse per stabilire se appartengono ad un'unica famiglia linguistica e cerca di ricostruire la lingua progenitrice (es: proto-indoeuropeo progenitore della famiglia indoeuropea; latino progenitore della famiglia romanza) 2 Cambiamento per fattori esterni alla lingua Uno dei principali fattori di cambiamento è il contatto fra lingue coesistenti in una stessa comunità (una lingua di superstrato si sovrappone alle lingue locali di sostrato, es. nella colonizzazione). In un primo stadio si crea un gergo detto pidgin, una commistione in cui manca quasi tutto il "tessuto connettivo" (= morfologia, flessione...), predomina il vocabolario del superstrato, e c'è notevole variazione individuale. I bambini che nascono in una comunità in cui si parla un pidgin sviluppano spontaneamento una grammatica. Questa fase della lingua è detta creolo. La grammatica del creolo non deriva né dal superstrato né dai sostrati; infatti, creoli con superstrati e sostrati molto diversi hanno caratteristiche grammaticali comuni. Lo sviluppo spontaneo di una grammatica nella fase di creolizzazione è una prova importante a favore della Grammatica Universale. 3 Nel caso dell'immigrazione, gli immigranti adottano la lingua locale ma, se sono molto numerosi e se l'immigrazione dura per un periodo prolungato, la loro lingua può avere effetti sulla lingua locale, inducendo un cambiamento graduale senza la creazione di un pidgin (es: i Normanni in Inghilterra nel sec. XI) In alcuni casi la lingua degli immigranti o dei colonizzatori può sostituire le lingue locali, causandone l'estinzione. (es: colonizzazione britannica dell'Australia). Quando una lingua si espande in un'area geografica nuova e separata, per immigrazione o colonizzazione, nella nuova area comincia uno sviluppo autonomo che dà luogo col tempo ad una varietà distinta (es.: inglese britannico, americano, australiano; portoghese europeo vs. portoghese brasiliano). 4 Variazione diatopica: il continuum dialettale La distinzione fra lingua e dialetto è linguisticamente ingiustificata: una lingua è "un dialetto con un esercito e una marina"! I dialetti su territori confinanti tendono ad essere mutualmente comprensibili e la "distanza linguistica" tra due dialetti tende ad essere proporzionale alla distanza geografica delle comunità che le parlano (es: il fiorentino e il senese hanno molto più in comune che il senese e il bergamasco!) Due dialetti in zone confinanti possono avere sviluppi indipendenti per motivi politici, es. se c'è la separazione di un confine statale. Il francese e l'italiano si sono sviluppati dal latino parlato dai Romani stanziatisi in Gallia e dai Romani rimasti nella penisola italica, e pur essendo confinanti hanno avuto sviluppi indipendenti (le lingue risultanti non sono mutualmente comprensibili). Oggi i dialetti al confine in territorio italiano (es. piemontesi) sono "attratti verso" l'italiano, mentre i dialetti in territorio francese subiscono l'influenza del francese. 5 Cambiamenti comunità per ragioni interne alla Una lingua cambia anche quando una comunità linguistica è isolata: ci sono anche fattori interni di cambiamento. Imperfezione nell'ascolto e nella ripetizione (es: parole di difficile pronuncia, specie i prestiti, vengono modificate/semplificate) Semplificazione (es: dei nessi consonantici, delle strutture sillabiche) L' analogia tende a regolarizzare i paradigmi linguistici, spesso rianalizzando una forma esistente in modo nuovo Es. I verbi della seconda coniugazione latina col suffisso incoativo –isksono passati alla terza coniugazione italiana in –ire; anche verbi che non avevano il suffisso incoativo in latino (censere) lo hanno preso per analogia (censisco). La grammaticalizzazione, un tipo di rianalisi, riduce gradualmente il significato di una parola lessicale fino a che essa svolge solo una funzione grammaticale 6 Es: lat. lenta mente -->it. Lentamente lat. amare habeo --> *amar-ò --> it. Amerò 7 Mode che influenzano il comportamento linguistico, diffondendo i modelli di una varietà di prestigio (es: il francese standard contemporaneo è stato molto influenzato dalla varietà della capitale; alcune innovazio-ni sarebbero nate a corte!) In una stessa lingua coesistono registri diversi (es. colloquiale vs. formale) o varietà connotate socialmente (variazione diastratica). Una causa di cambiamento è il rimescolamento delle varietà diastratiche: es. il latino volgare, progenitore della famiglia romanza, presenta molti tratti di quello che in epoca classica era il "latino degli incolti" (attestato nel Satyricon di Petronio); certi tratti di un registro inferiore sono accettati per gli "usi superiori" Itaque cum maesti deliberaremus quonam genere praesentem evitaremus procellam, unus servus Agamemnonis interpellavit trepidantes, et: "Quid? Vos – inquit - nescitis hodie apud quem fiat? Trimalchio, lautissimus homo, horologium in triclinio et bucinatorem habet subornatum, ut subinde sciat quantum de vita perdiderit" (Satyricon 26.8) Mentre dunque ci consigliavamo mogi mogi per che verso evitare la procella incombente, uno schiavo di Agamennone tronca le nostre incertezze e: " Come? – dice – Non sapete da chi si va quest'oggi? Trimalcione, un vero signore, ha 8 sistemato nel triclinio un orologio e un trombettiere, per sapere di volta in volta quanto ha perduto di vita". 9 Consonanti: Bilabiali Labiodent. Dentali Alveolari Alveopal. Palatali Velari Occlusive sorda sonora Fricative sorda sonora Affricate sorda sonora Nasali Liquide Semicons. p b f v m t d s z ts dz k g S tS dJ n ˆ r-l ¥ j w 10 Tipi di cambiamento fonologico Assimilazione: due segmenti (vicini, in genere adiacenti) diventano più simili uno all'altro (totale vs. parziale, progressiva vs. regressiva) Es. latino /ct/,/pt/-->italiano /tt/ (totale, regressiva) nocte(m) --> notte septe(m) --> sette octo --> otto latino /ks/, /ps/ --> italiano /ss/ proximu --> prossimo scripsi --> scrissi latino /mn/ --> italiano /nn/ damnu --> danno dom(i)na --> donna lat. /nd/,/mb/-->dialetti centro-merid. /nn/, /mm/ (totale, progressiva) quando --> quanno andamo --> annamo 11 Dissimilazione: tra due segmenti vicini e identici, uno dei due viene modificato Es. latino quaerere --> italiano chiedere peregrinus--> pellegrino venenu --> veleno Metatesi: trasposizione di suoni in una parola (in genere sporadica, non sistematica) Es. latino fab(u)la --> *flaba --> ital. fiaba Lat. volg. *formaticum --> franc. fromage Semplificazione di nessi consonantici Es. latino /ns/ --> italiano /s/ sponsa --> sposa (ma: sponsali) insula --> isola (ma: insulare) 12 Lenizione: comprende una varietà di cambiamenti in cui il suono modificato risulta più debole in articolazione rispetto al suono originario. Alcuni esempi: a) da C occlusiva a fricativa es. latino ripa --> italiano riva caballum --> cavallo episcopu --> vescovo pauperu --> povero amabamus --> amavamo b) da C sorda a sonora (sonorizzazione) es. latino lacus --> ital. lago locus --> ital. luogo c) da consonante a semi-vocale Es. latino C+l -->ital. C+j (semi-vocale) platea --> piazza (cf: plateale) clamare --> chiamare (cf: acclamare) flore(m) --> fiore (cf: floreale) flamma --> fiamma clarus --> chiaro sclavu --> schiavo Dileguo e allungamento compensativo: l'esito ultimo del processo di lenizione, la perdita totale del 13 suono originario (che provoca spesso l'allungamento di un suono adiacente, in genere una vocale). Es. lat. caballus --> lombardo kaal caudam --> lombardo koa Rafforzamento consonantico (es. desonorizzazione di C in posizione finale in russo) Sincope: caduta di un segmento vocalico interno alla parola Es. latino calidus --> italiano caldo solidu --> soldo viride(m) --> verde speculu --> speclu (--> specchio) oculu ---> * oclu ---> occhio (cf. oculista) nebula --> *nebla --> nebbia (cf: nebuloso) vetulu --> *vetlo --> veclo -->vecchio NB: tipicamente, questi cambiamenti non colpiscono le parole di tradizione colta che rimangono più vicine alla forma latina originaria 14 La ricostruzione linguistica (Nespor & Napoli, p. 208-) cento cielo cervo cera sardo kEntu kElu kErbu kEra italiano tSEnto tSelo tSErvo tSEra romansch tsjEnt tsil tsErf tsaira francese sa$ sjEl sER siR spagnolo Qjen Qjelo Qjerbo Qjera 1) nella parola per cento, tutte le lingue hanno una nasale dentale /n/, salvo il francese che ha una vocale nasalizzata --> probabilmente la lingua progenitrice aveva una nasale. In francese la nasalizzazione si è estesa alla vocale precedente, e in seguito la nasale si è dileguata. 2) nella parola per cento, il francese e lo spagnolo non hanno suoni dopo il segmento nasale; le altre lingue hanno una occlusiva dentale sorda (/t/) --> probabilmente la lingua progenitrice aveva una /t/ in questa posizione; in francese e in spagnolo questa potrebbe essere caduta per semplificazione del nesso consonantico /n+t/ (in cui le consonanti hanno lo stesso punto di articolazione dentale). 3) nella parola per cielo, tutte le lingue hanno una laterale (/l/) nell'ultima sillaba, seguita o no da una vocale 15 --> probabilmente la lingua progenitrice aveva una /l/, che si è preservata in tutte le lingue 4) nella parola per cervo, il sardo e lo spagnolo hanno /b/, l'italiano ha /v/, il romantsch ha /f/, il francese non ha niente. --> probabilmente la lingua progenitrice aveva una consonante che si è dileguata in francese. Ma quale era la consonante? /b/, /v/ o /f/? i) Dato che /f/ è l'unica sorda, probabilmente la lingua progenitrice aveva una consonante sonora ii) sia /f/ che /v/ sono fricative labiodentali, mentre /b/ è bilabiale; probabilmente la lingua progenitrice aveva una labio-dentale iii) dunque, ricostruiamo una labio-dentale sonora: /v/. Questa si è de-sonorizzata in romantsch, si è dileguata in francese, si è preservata in italiano, e si è rafforzata in sardo e in spagnolo (passando a occlusiva bilabiale) 5) Nella parola per cervo e cera, tutte le lingue hanno una vibrante (dentale, /r/ o uvulare, /R/ in francese) --> probabilmente la lingua progenitrice aveva una vibrante dentale: sia perché questa prevale nel corpus, sia perché la vibrante uvulare è più marcata della dentale 16 6) la prima consonante di ogni parola è diversa in ciascuna lingua, ma coerente entro ciascuna. /k/ in sardo (occlusiva velare sorda) /tS/ in italiano (affricata palatale sorda) /ts/ in romantsch (affricata dentale sorda) /s/ in francese (fricativa dentale sorda) /Q/ in spagnolo (fricativa alveolare sorda) --> sono tutte sorde e ostruenti. La lingua progenitrice aveva una /k/ (occlusiva sorda velare), che è andata soggetta a mutamenti diversi in ciascuna lingua. Ad es., in italiano si è palatalizzata (-> affricata palatale sorda) davanti a una vocale anteriore (/e/ o /E/, e anche /i/). I cambiamenti sono gli stessi che si osservano a livello sincronico e operano in genere su classi naturali di suoni Raramente si hanno sufficienti testimonianze scritte della lingua progenitrice. (NB: il progenitore della famiglia romanza è il latino volgare, non il latino classico!) In molti casi la ricostruzione ha una parte di congettura. Nella ricostruzione utilizziamo il concetto di marcatezza fonologica. I segmenti marcati : a) sono fonologicamente più complessi 17 b) hanno una distribuzione più limitata nelle lingue del mondo c) se una lingua ha un segmento marcato nel suo inventario fonologico, spesso ha anche il corrispondente non marcato (es: nasale velare --> nasale dentale) d) vengono acquisiti più tardi dai bambini Talvolta due lingue hanno parole simili per via di prestito, ma non sono geneticamente imparentate: es. il tagalog (Filippine) ha preso molti prestiti dallo spagnolo. 18 Tipi di cambiamento morfologico In alcuni casi si ha la perdita di una categoria morfologica. Es. il sistema dei Casi in latino: lupus bibebat... agnus vidit lupum Il nome porta un morfema di Caso (es: Nominativo vs. Accusativo) che indica la sua funzione sintattica (soggetto vs. complemento oggetto), indipendentemente dall'ordine delle parole: agnus vidit lupum l'agnello vide il lupo lupum vidit agnus L'italiano ha perso la flessione nominale per il Caso, e di conseguenza l'ordine delle parole è molto più rigido: l'agnello vide il lupo il lupo vide l'agnello -> la sintassi ha "preso il posto" della morfologia nella indicazione delle funzioni grammaticali. La distinzione dei Casi è preservata parzialmente solo nei pronomi tonici: io vs. me, ecc. 19 Un paradigma sintetico (cioé realizzato da morfemi flessivi attaccati al lessema) viene sostituito da uno analitico, realizzato con una perifrasi: Es. passivo latino (pres., impf., fut.) --> passivo italiano Pres. amor --> Pf. amatus sum --> sono amato fui amato Nel passaggio dal latino all'italiano si perde anche la classe dei verbi deponenti, con morfologia simile a quella del passivo ma di significato "attivo": questi passano alla coniugazione attiva. Da notare che già in latino c'erano verbi con coniugazione sia attiva che deponente, e nel linguaggio dei semi-colti del Satyricon sono attestati verbi deponenti usati con coniugazione attiva: "Quia tu, qui potes loquere, non loquis" (Sat. 46.1) (lat. cl. loquor, loqueris, locutus sum, loqui) 20 Grammaticalizzazione: un elemento inizialmente dotato di contenuto lessicale riduce/genericizza il suo significato e diventa una parola grammaticale (per rianalisi); viene generalizzato a tutti i contesti di un certo tipo (per analogia); in seguito può perdere indipendenza morfo-fonologica, trasformandosi in un clitico e in un affisso flessivo: parola lessicale > parola grammaticale > clitico > morfema flessivo Alcuni esempi (tratti da Hopper & Traugott 1993): a) la negazione in francese b) il futuro in francese/italiano c) il passato composto in francese/italiano 21 a) La negazione in francese (H&T 1993, 58-59) I. La negazione è espressa dalla particella ne che precede il verbo II. Un verbo di movimento negato può essere rinforzato dallo pseudo-oggetto pas ('passo'): il ne va (pas) (cf.: non va avanti di un passo) III. Nel contesto: ne+V movimento+pas, la parola pas viene rianalizzato come una particella negativa IV. Per analogia, pas viene esteso a verbi negati che non hanno nulla a che vedere col movimento: il ne sait (pas) V. La particella pas è rianalizzata come un elemento obbligatorio concomitante con ne per esprimere la negazione: ne V pas per tutti i tipi di verbo VI. In francese colloquiale odierno, la particella preverbale ne è diventata facoltativa; in alcune varietà ne scompare e pas da solo esprime la negazione (nuova rianalisi): Il va pas 22 E' allo stadio IV (generalizzazione per analogia) che ci accorgiamo che ha avuto luogo una rianalisi (allo stadio III) dal significato lessicale concreto di 'passo' a un significato grammaticale generico (rafforzamento della negazione). b) Il futuro in francese/italiano (H&T 1993, 42-44) canta-bo V + 1.SG.FUT (futuro latino sintetico) In latino classico un verbo transitivo all'infinito retto da habere esprime il significato di possibilità o di obbligo futuro: 'avere q.c. da fare/ avere da fare q.c.' De re publica nihil habeo ad te scribere nisi... (Cicerone) circa lo stato nulla ho da scriverti se non... Questa struttura complessa (bi-frasale), con due forme verbali (possibilmente) adiacenti: [[cantare] habeo] viene rianalizzata in latino tardo come un'unica forma verbale analitica: [cantare habeo] --> cantar-ò --> canterò 23 NB: il processo di 'rinnovamento' è ciclico! Infatti lat. canta+bo è una forma sintetica in cui il suffisso –bo deriva a sua volta dall' indo-europeo *bhwo¯, prima persona singolare del verbo 'essere' usato come ausiliare. Altri casi di futuro perifrastico: franc. Je vais chanter (vado a cantare --> canterò) ingl. I am going to (gonna) sing c) I modali in inglese (H&T 1993, 45-48) In inglese medio (ME), tutti i verbi precedono la negazione not, senza l'ausiliare do: it aperteneth not to a wys man to... (c.1380, Chaucer) (esso) non conviene a un uomo saggio di... I verbi predecessori dei modali can, may ecc. si comportano come normali verbi lessicali: i) possono essere usati transitivamente: she koude muchel of wandrying by the weye lei sapeva molto sul viaggiare per la strada ii) possono essere forma composta, aux+participio: 24 Any man De whiche hadde mowJt to scapen De deth qualsiasi uomo il quale avesse potuto sfuggire alla morte iii) possono essere in sequenza: ...noJt to may will haue is of grete vertew niente essere in grado di voler avere è grande virtù Nel 16mo secolo (EME) queste strutture scompaiono. I verbi lessicali seguono la negazione, e viene inserito l'ausiliare do. can, may ecc. vengono rianalizzati come appartenenti alla stessa categoria sintattica di ausiliare, e cessano di essere usati come verbi lessicali. 25 L'analogia tende a regolarizzare le forme/i paradigmi (ad es., una forma irregolare viene sostituita da una regolare). Es. nello sviluppo del toscano/italiano: /E/, /O/ aperte --> /jE/, /wO/ in sillaba aperta accentata lat. boˇnus > tosc. buono (ma: bontà) noˇvus > tosc. nuovo (ma: rinnovare) Per analogia, il dittongo viene esteso anche a forme derivate in cui in realtà la vocale non è accentata: buonissimo, nuovissimo... Nei paradigmi verbali, il dittongo viene spesso esteso per analogia anche alle voci in cui la vocale non è accentata: lat. soˇno > suòno, suòni, suòna, suònano ma anche... suoniàmo, suonàte, suonàto, suonàre Cf. anche muovere, chiedere, ruotare... In altri casi però non avviene l'estensione analogica del dittongo: lat. te˘ne˘o > tièni, tiène invece... tèngo, tèngono (in sillaba non aperta!) teniàmo tenète (sillaba non accentata!) Un altro esempio di analogia: 26 lat. pf. 3 pl. cantàverunt > ant. It. cantàro > cantàro-no --> la desinenza –no viene aggiunta per analogia alla 3a persona plurale del presente (canta-no) 27 Si può avere la creazione di una nuova categoria morfologica. Ad es., in italiano (ed in altre lingue neolatine) viene creato il modo condizionale, che assume alcune funzioni rivestite in latino dal congiuntivo: si loqueretur, diceret --> se parlasse, direbbe Anche il condizionale (come il futuro semplice) nasce dalla grammaticalizzazione di una perifrasi composta dall'infinito e dal passato remoto di avere (amar-ei,esti,-ebbe... > amerei; cf. Bruni, p. 281) 28 Il cambiamento sintattico Il cambiamento sintattico è spesso (secondo alcuni, sempre) innescato da altri cambiamenti fonologici o morfologici. Abbiamo già visto un esempio: la perdita del sistema dei Casi del latino ha portato ad una sintassi più "rigida" nelle lingue romanze. Anche la rianalisi che ha creato la classe degli ausiliari modali in inglese (do, may ecc.) sembra collegata ad un cambiamento sintattico generale: nel corso dello sviluppo dell'Early New English (c. 1500-), i verbi lessicali non possono più salire a sinistra della negazione (se non sporadicamente): it aperteneth not to a wys man to...(c.1380, Chaucer) * it pertains not to a wise man to... it does not pertain to a wise man to... Questo cambiamento sembra essere collegato all'indeboli-mento della flessione del verbo: i paradigmi si impove-riscono, e questo rende la testa I morfologicamente troppo "debole" per poter attirare il verbo lessicale (V). Late ME/ENE I knowe thou knowest Present Day English I know you know 29 (s)he knoweth (s)he knows 30 TP NP John T' T likes VP Neg not V' V NP like Mary 31 Il verb-second nella storia dell'inglese Abbiamo visto che l'inglese ha il movimento di T a C nelle frasi interrogative principali: a) non salgono a C i V lessicali, ma solo gli ausiliari (perché V non sale a T); b) il movimento non avviene nelle frasi principali dichiarative, ma solo in quelle interrogative (“V2 residuo", Rizzi 1991/1996). (Anche in una lingua a V2 generalizzato, es. tedesco, sembrano esservi proprietà diverse che attirano il verbo finito in C nelle dichiarative vs. interrogative.) In antico inglese (c.a. 500-1100), l'ordine V2 era sistematico nelle interrogative, con la differenza che poteva salire in seconda posizione anche un V lessicale (NB uso sempre D nella trascrizione): Hwaet what getacniaD Donne Da twelf oxan…? signify then those twelve oxen…? (Hogg 1992, vol I, 170) L'ordine V2 era frequente, benché non altrettanto sistematico, nelle frasi dichiarative (era frequente l'ordine XP-sogg-V, specie con soggetto pronominale): 32 Daet gefremede Diulius hiora consul, Daet... that arranged Diulius their consul, that... (Hopper & Traugott 1993: 186) [Donne he geseah Da hearpan him nealecan], then he saw the harp to him be brought [Donne aras he for scome from Dæm symble...] then raised he for shame from the party... (Mitchell & Robinson 1982: 206) Nel corso del medio inglese (c.a. 1100-1500), l'ordine V2 nelle dichiarative entra in crisi (intorno al 1400), e si esaurisce entro la fine del 15 sec. Nello stesso periodo il V2 nelle interrogative resta robusto, anche con salita del verbo lessicale: Wenst Du Dat ich ne cunne singe? think you that I not can sing (Owl & Nightingale; Burrow & Turville 1992, p. 82) [On al Dis yvele time] heold Martin abbot his abbotrice XX wintra… (Peterborough Chron; ibidem, p. 77) [Micel] hadde Henri king gadered gold and silver … (Peterborough Chron; ibidem, p. 77) 33 And whan that he wel dronked hadde the wyn, thanne wolde he speke no word but Latyn. (Canterbury Tales, Prologue 636-637) 34 La salita del V lessicale a C era possibile perché, come abbiamo già visto, il V lessicale poteva salire a T grazie alla “ricchezza morfologica” della flessione: CP AvvP C' Donne C[INT] TP aras NP he T' T VP 2 aras VP V PP for scome 1 aras Il primo passo diviene in seguito impossibile, e dunque solo gli ausiliari possono salire da T a C. 35 In Early New English (1500-) si stabilizza la situazione attuale, con V2 solo nelle interrogative, e salita dei soli ausiliari. Tuttavia, ancora in Shakespeare (soprattutto nei brani in versi e nei sonetti) troviamo casi di V2 in frase dichiarativa e di salita di un V lessicale. a) V2 in dichiarativa con verbo lessicale Now cracks a noble heart. Good night, sweet prince, and flights of angels sing thee to thy rest! (Hamlet V, 2, 357-8) So long as men can breathe or eyes can see, so long lives this, and this gives life to thee. (Sonnets 18, 13-14x) b) V2 in dichiarativa con V ausiliare Now is the winter of our discontent made glorious summer by this sun of York... (Richard III, 1, 1-2) Right joyous are we to behold your face, most worthy brother England... (Henry V, V, 1, 10-11) Full many a glorious morning have I seen... 36 (Sonnets 33, 1) 37 Like as the waves make towards the pebbled shore, so do our minutes hasten to their end... (Sonnets 60, 1-2) c) V2 in interrogativa, con V lessicale: Why lov'st thou that which thou receiv'st not gladly? (Sonnets 8, 3) Thou blind fool love, what dost thou to mine eyes, that they behold and see not what they see? (Sonnets 137, 1-2) Negli ultimi due esempi, notiamo anche la salita del verbo lessicale a sinistra della negazione not nelle frasi subordinate (non verb-second): questo conferma che in questa varietà V può salire a T (in conformità alla restrizione sul movimento da testa a testa).