Crisi dello Stato liberale. La società di massa. Nella seconda metà dell’ottocento, vediamo affermarsi in Europa, e dunque anche in Italia, un fenomeno nuovo per la civiltà pre-industriale, l’insorgere di una cultura e di una società di massa. Il termine di “massa”, riferito ad un insieme di esseri umani, è relativamente recente… ma il concetto non era ovviamente nuovo agli uomini dei secoli precedenti. Ad una massa ci si riferisce, infatti, quando si parla di una popolazione presa nella sua totalità. Masse erano quelle, ad esempio, che si riversavano in gruppi su di un territorio nel periodo delle grandi migrazioni in Europa o durante il periodo delle cosiddette invasioni barbariche. Masse erano il gran numero di lavoratori impegnati nella costruzione delle grandi tombe dei faraoni in Egitto, masse di uomini che, contrariamente a quanto erroneamente si riteneva fino a non molto tempo fa, non erano per nulla schiavi ma operai specializzati e molto ben retribuiti. Il concetto di massa, in termini di società e di cultura è, però, correttamente applicabile soltanto a quei fenomeni e comportamenti della società moderna non individuali ma collettivi. Si parla di comportamento delle masse sottoposte ad una certa sollecitazione politica, di fenomeno di industrializzazione di massa, di urbanizzazione di massa, educazione di massa, divertimento di massa, e così via, solamente in relazione alla moderna “civiltà industriale”, così come viene configurandosi intorno alla metà del XIX secolo. Il concetto riguarda soprattutto i settori della produzione e della fruizione, del consumo dei prodotti ma anche l’estendersi delle esigenze che un tempo erano appannaggio di una ristretta cerchia di privilegiati. Riguarda la produzione in serie, per esempio, di oggetti che un tempo erano prodotti artigianalmente ma riguarda la diffusione del sistema scolastico nazionale, la diffusione dei mezzi di comunicazione, quali la stampa o la radio, la distribuzione dei prodotti di consumo su vasta scala, riguarda in altre parole tutte le esigenze attribuibili ai grandi aggregati sociali, soprattutto quelli che si configurano come realtà emergenti all’interno delle città, nei pressi delle quali sorgono la maggior parte degli apparati industriali. I soggetti caratterizzanti il volto di questa nuova “società di massa” sono in primo luogo i lavoratori salariati, impiegati all’interno degli stabilimenti industriali. La novità rispetto al passato è che queste nuove masse, che si riversano dalle campagne alle città in cerca di un sistema migliore per sopravvivere all’indigenza, si riconoscono quali soggetti sociali, politici ed economici. La consapevolezza di sé è l’elemento discriminante rispetto alle masse del passato, anche recente ma pre-industriale. Il riconoscersi come nuovo individuo politico o aspirante tale, in cerca di riconoscimento sociale e dunque civile, in cerca di terreni di dibattito sui quali discutere i diritti e non soltanto i doveri, questo fa la differenza ed in questo senso possiamo parlare di massa come di un soggetto politico. Questi nuovi soggetti costituiscono il perno della società industriale. La realtà politica inizia a guardare a loro come papabile base da cui attingere. “consenso” politico, perché dalla quale non è possibile prescindere. Esistono ed hanno delle esigenze che non si potranno ignorare a lungo. Queste masse saranno l’elemento che rivelerà l’inadeguatezza del vecchio sistema statale liberale. Il sistema politico su cui lo stato liberale poggiava, nelle sue linee guida ascrivibile a Cavour, era un sistema parlamentare elitario fondato sulla costituzione concessa da un re, governato da una classe politica scelta su basi ristrettissime, per appartenenza alla nobiltà, alla ricca borghesia. Una ricca oligarchia su base censitaria e culturale governava un paese che in larga maggioranza moriva di fame, per dirla in parole povere. Questo modello entrerà in crisi con l’affacciarsi alla ribalta della storia di un nuovo soggetto politico, la classe operaia, voluta dalla borghesia, creata e modellata dalla borghesia in funzione del sempre più complesso apparato industriale, classe operaia che sempre più penalizzata dalle sfavorevoli congiunture economiche che hanno travagliato l’Europa dai primi anni 70 dell’800, ha opposto quale strumento di rivendicazione un sistema considerato inquietante, perturbante per le allora classi dirigenti ed industriali: l’or-ga-niz-za-zio-ne. Grazie a questa gli appartenenti al proletariato, come venivano definiti, erano in grado di opporre una qualche forma di lotta alla ingiustizia sociale e civile su cui si basava la società europea di quei tempi. Nascono così le prime forme di organizzazione politica i partiti e i sindacati. Orientamenti del pensiero politico nella prima metà dell’800 Pensiero economico Malthus Ricardo Sismondi Pensiero socialista Socialismo utopistico francese ed inglese Saint Simon Charles Fourier Owen Blanc Phroudon Socialismo Scientifico (Sinistra hegeliana) Karl Marx, Friedrik Engels. Una critica scientifica della società capitalistica che muove dalla dialettica hegeliana e dalle riflessioni economico-politiche di Ricardo con la sua Teoria del valore-lavoro. Nel 1848 il manifesto del partito comunista, in cui viene assegnato un l ruolo rivoluzionario alla classe operaia nascente è uno dei momenti discriminanti tra il socialismo di marx e quello utopistico. Motore del divenire→ del mutamento storico è la “lotta di classe”, la dove prima c’era un sentimento dettato da motivi umanitari. Pensiero romantico. Visione della Storia provvidenzialistica. Visione organicistica dello Stato nazionale, quale individuo tra altri stati nazionali. Nascita del concetto di nazione e patriottismo. Concezione nazionalistica- statalistica nell’Europa centrale (Prussia) VS Concezione liberale mazziniana risorgimentale nell’Europa meridionale. Nascita dei partiti e dei movimenti nella società di massa Partito socialista sindacati Organizzazioni cattoliche nazionalismo