PASQUA DEL SIGNORE

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PASQUA DEL SIGNORE
“Cristo è risorto!”.
Forse per un cronista l’informazione che sta al centro del messaggio pasquale non fa più notizia; forse anche a noi
non appare più come una novità. «Lo sapevamo già», saremmo tentati di dire. L’annuncio della risurrezione di
Cristo non interpella solo la nostra intelligenza, ma anche il nostro cuore, fino nel profondo, e coinvolge tutta la
nostra esistenza per trasformarla. Ecco perché la Pasqua non si celebra solo una volta in un anno; ogni domenica è
memoria della risurrezione di Cristo, anzi, ogni giorno è attraversato da questo evento.
Gli Apostoli, sconcertati dalla morte in croce del loro Maestro, hanno cercato di capire che cosa stava avvenendo.
Ricevono l’annuncio: «Alcune donne sono venute a dirci che non egli non è più qui, è risorto, ci aspetta in Galilea».
Ricevono poi la visita del Risorto. La difficoltà a credere è quasi personificata in Tommaso: «Se non metto le mani
nelle sue piaghe, non crederò»; simile è stata anche l’esperienza dei due discepoli di Emmaus.
Gli apostoli sono i testimoni privilegiati della resurrezione di Cristo; e allo stesso tempo ne sono gli annunciatori.
Come Vescovo e insieme agli altri vescovi, io succedo agli Apostoli per ripetere questo stesso annuncio, per offrire
la stessa testimonianza. Sento forte dentro di me l’emozione nel comunicare a ciascuno di voi: Cristo è risorto! Sta
tutta qui la missione della Chiesa. La risurrezione di Cristo è il fondamento della nostra speranza.
La speranza non è solamente il desiderio di qualcosa di buono che può avvenire per noi, né un’attesa umanamente
calcolata. Fratelli e sorelle carissimi, la speranza con la esse maiuscola è una virtù teologale; come la fede e la carità
essa trova il suo fondamento e il suo compimento in Dio e nelle sue promesse. E come tale essa è già presente,
perché già anticipata. Cristo è già risorto; e se Cristo è risorto, allora la nostra vita non può che essere vissuta, direi
quasi ritmata dall’annuncio pasquale. Si, “Cristo è veramente risorto, primizia di coloro che devono risorgere”.
Allora - ci dice Paolo - la nostra vita non può non essere rinnovata da quest’annuncio.
Davanti a noi possiamo ancora osservare i segni della grande veglia pasquale che abbiamo celebrato stanotte: la
“madre di tutte le veglie”, la chiamava Sant’Agostino. Il grande cero pasquale da sempre è segno di Cristo risorto
che diventa “luce” per gli uomini. Quanto abbiamo bisogno di questa luce nella nostra vita! quanto ne abbiamo
bisogno per illuminare le tenebre del non senso e dell’insignificanza e per ritrovare il grande valore che la vita ha.
La grandezza e la dignità della nostra vita si fondano sulla mano stessa di Dio. E’ Dio che ci ha creati e ci crea ogni
giorno; è Dio che ogni giorno sostiene la nostra esistenza.
Vi è poi il segno dell’acqua lustrale. È attraverso l’acqua che, durante la veglia pasquale, i credenti rinascono a
nuova vita. Stanotte noi abbiamo anche rinnovato le promesse del nostro battesimo. E il battesimo non è altro che
rivivere in noi la resurrezione di Cristo: con lui noi moriamo per risorgere con lui. Se per Cristo la risurrezione è
stato un evento unico, per noi si ripete ogni giorno. A volte i segni della risurrezione si manifestano a noi con tutta lo
loro evidenza e forza; a volte, quando ci sentiamo deboli e scoraggiati, non sono così evidenti. Messaggio della
Pasqua è allora conservare forte dentro di noi la virtù della speranza. Messaggio della pasqua è l’invito a rinascere
nella logica della resurrezione di Cristo.
Buona Pasqua a tutti voi, fratelli e sorelle carissimi. Buona Pasqua ai sacerdoti, ai ministranti, alle suore qui presenti,
ai cantori che rendono solenne la nostra celebrazione. Buona Pasqua a tutte le persone impegnate per annunciare
Cristo Signore.
Vi auguro di “fare Pasqua” prima di tutto dentro di voi. È dentro di noi che abbiamo bisogno di risorgere, per
vincere tutto ciò che ci frena nel cammino della nostra vita. Pasqua sia per noi un invito a rinnovarci nel profondo
del nostro spirito.
Buona Pasqua ancora a tutte le famiglie friulane, dove c’è una grande attesa di pace, di speranza, di resurrezione!
Buona Pasqua a tutte le nostre comunità, sia cristiane che civili.
Il Signore ci ha affidato un comandamento, nuovo e antico: quello dell’amore. Ultimamente avvertiamo che il cuore
dell’uomo si sta indurendo: aumentano le contrapposizioni, gli egoismi, le diverse forme di litigiosità, la violenza, la
guerra. Chi di noi non pensa in questo momento a ciò che sta avvenendo nella terra di Gesù, dove vige un altro
comandamento: “Occhio per occhio, dente per dente”. Cristo perfeziona la legge antica con una nuova: “Se tu non
sei capace di amare anche i tuoi nemici, non hai ricevuto lo Spirito che io sono venuto a portarti”. Nella Terra anta
vige una logica di morte, non di vita, che non permette vie d’uscita.
Noi vogliamo augurare Buona Pasqua anche alla gente che abita quella terra, gente martoriata nel corpo e nello
spirito. Quando nell’animo entra l’odio, l’uomo è devastato, abbruttito: non è più una persona umana. Nonostante i
momenti di difficoltà e tutte le contraddizioni, noi dobbiamo credere che Pasqua è seme di speranza; è seme che
porterà frutto anche quando ci sembra impossibile, perché è opera di Dio. Noi non siamo capaci di fare la pace da
noi stessi, ma se la accogliamo come dono di Dio, allora certamente essa può realizzarsi e fruttificare.
Ancora una volta dunque vi auguro di cuore Buona Pasqua. Dal volto di ciascuno di noi si legga che siamo dei
risorti. Già da oggi possiamo vivere nella logica della resurrezione di Cristo; già da oggi possiamo rinascere in
Cristo Signore.
Udine, 31 marzo 2002
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