Skip to primary navigation Skip to content Skip to footer IL BARATTOLO DELLE IDEE LA FILOSOFIA PER TUTTI header-right Main navigation o o o o o o Filosofia Gli spilli Filosofia Pre-socratica Filosofia antica Filosofia medievale Filosofia moderna Filosofia post hegeliana Appunti traduzioni Claudia Rademacher Arte In cucina Ai fornelli il lievito Il pane pizza Poesie Rime e congiuntivi A corpo libero Dall’amore All’amore Rabbia e colpa Ricomporsi Disegni A Francoforte Primi disegni Ritorno A colori I parte A colori II parte A colori III parte o o o o o Il bianco Il nero Maxi Ultimi lavori Il diario Relazione Riflessioni Vecchi post Social plus+ Forum plus Libri, Film, Opere D’Arte Relazioni Pensieri Presentati Login Chi sono NOVEMBRE 4, 2016 BY IL BARATTOLO DELLE IDEE LEAVE A COMMENT La candela Tweet In effetti ho ben presente il periodo in cui scrivevo queste poesie. Era l’estate del 1997, avevo finito da poco di lavorare e scrivevo lunghissime corrispondenza alla mia compagnetta di banco. Ci scambiavamo un quanderno tutti i giorni durante l’inverno e d’estate io le scrivevo quasi ogni giorno. La sera sopratutto, quando tutti andavano a dormire. L’estate per me era un periodo molto noiso, i miei non organizzavano praticamente nulla ed io lavoravo per tutta la prima parte della paura scolastica, grosso modo sino al 15 Agosto. Poi mio padre entrava in ferie e noi fratelli interrompevamo il lavoro. Io m’ero cercato da solo il posto dove andare a lavorare, facevo il giro di bar, meccanici, negozi e chiedevo a tutti se cercassero un ragazzo per lavorare. All’inizio mi vergognavo da matti a chiedere quell’informazione, anche perché spesso le cassiere non capivano bene di che stessi parlando. Poi dopo un pò ci facevo l’abitudine e diventava una frase automatica. Quell’anno avevo trovato lavoro nel bar Castiglione angolo via Perez, esiste ancora il bar e i proprietari. Era terribile non poter precisare che studiavo e che il lavoro mi serviva per qualche mese, mia madr mi diceva di non dirlo e io giocavo di ambiguità finché non saltava fuori. Poi in un modo o nell’altro mi licenziavo o venivo lincenziato. Adesso da adulto, proprio non riesco a capire perché mia madre si convincesse a farci lavorare nei primi mesi delle vacanze. Quelli più pieni, vigorosi e chiassosi, per poi lasciarci liberi dalla seconda metà d’Agosto in poi. Restavano di fatto due settimane di vacanza, perché finito Agosto, i primi di Settembre si entrava nell’ottica che la scuola stesse per ricominciare. Ecco era questo il periodo in cui mi anniavo più in assoluto, Settembre era un mese triste, rappresentava per me l’estate morente e pochi compagni restavano in città, per cui di fatto ero solo e annoiato e stavo lì ad aspettare che cominciasse la scuola. Mio fratello soffriva meno la noia lui sin da piccolo si buttava davanti la televisione e non rompeva le scatole. Io di giorno non avevo granché da fare, ero sempre stato un tipo solitario e poi sai com’è se non ti sei mai potuto coltivare le amicizie, perché d’inverno studi e d’estae lavori, alla fine quando sei libero stai da solo. Ricordo le liti furbonde, perché mia madre voleva che le dessi i soldi che guadagnavo e che cavolo, me li sudavo, almeno lasciameli in tasca per farmi divertire quei 15 giorni. Ma divertimento è una parole che le non conosce, rigore, disciplina, depressione e rabbia sono gli unici sentimenti che tutt’oggi conosce. Gli rubavo parte delle mance che mi davano, perché lei voleva gli dessi anche quelle. Non aveva certo bisogno dei miei soldi e se l’economia familiare fosse dipesa da quei due mesi di lavoro miei saremmo stati apposto. Non credo prendessi più di 70.000 lire a settimana. Era la cosa che più mi faceva ammattire. Mio fratello maggiore non protestava mai di questa cosa, mentre a me la cosa faceva sempre imbestialire e poi c’era sempre mio padre. L’eterno assente, che pur di non litigare con mia madre, cosa che puntualmente succedeva lo stesso, preferiva dargli sempre ragione e cercava con il suo filosofeggiare di spiegarmi che i miei discorsi non avevano senso, che in famiglia non c’erano soldi di nessuno e che se avessero dovuto chiedermi indietro tutti i soldi che avevano speso per me non l’avremo finita più, quindi non aveva senzo raggionassi in quei termini. Invece ce lo aveva e come, perché quei soldi erano miei, me li ero sudati e li avrei voluti come ricompensa per dei sacrfici che già era assurdo fare. Più in là mi dissi che abituarmi al mondo del lavoro sin da piccolo era stato importante, ma adesso penso che non abbia più senso. Ogni cosa ha la sua età e l’unico risultato fu viversi delle estati costellate i solitudine e noia, di cui queste poesie sono il diretto risultato. Passa sola la fiammella di una candela che si riflette nei miei occhi agitandosi come le mie passioni e dolori il suo tiepido giallore infittisce l’aria tetra che tutt’attorno di respira e alla gente che ancora spera non dico nulla lasciandoli sognare Tanto a poco serve sapere che il sogno mai s’avvera e alla gente che ancor spera racconto la mia storia che si perde tra i dolori amori illusori e passioni vissute a metà e ora lasciatemi stare tra i miei grandi sbagli e il mio animo che fallace si specchia nella fioca candela che sola e solitaria ci illumina della luce di una fede More from my site Un sogno da seguire Amori a metà Giorni di speranza tre anni dopo CHI Nella cantina Condividi: Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Fai clic qui per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra) Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) FILED UNDER: A CORPO LIBERO Previous Post Next Post I liked a @YouTube video https://t.co/udppbepvKA farina: come sceglierla | impastiamo | CasaSuperStar About 2 hours ago Footer Filosofia Appunti Gli spilli o Filosofia antica o Filosofia medievale o Filosofia moderna o Filosofia post hegeliana Percorsi Traduzioni o Claudia Rademacher Più letti Ludwig Wittgenstein: giochi linguistici e immagini del mondo Schelling: riassunto. 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