Africae Munus: Una lettura dalla perspettiva di un missionario africano
Schema:
1) Che sguardo pone il Papa sull’Africa
2) Che tesoro fa Africae Munus di lavori di tutto il processo dall’inizio alla fine del secondo sinodo
africano?
3) Che cosa intende fare il Papa Benedetto XVI con Africae Munus e quale sarebbe la chiave di
interpretazione interna al documento stesso?
4) Che cosa più attira di più nella ricezione di Afriace Munus in terra Africana (dentro e fuori della chiesa
africana) ?ossia una lettura mirata su alcune sfide socio economiche e politiche dell’Africae Munus che
hanno attirato più attenzione sul continente africano.
5)Che responsabilità affida il Papa alla chiesa dell' Africa sul continente?
6) Quali applicazioni già in atto di Africae Munus?
All’inizio di questa mia lettura dell’Esortazione Africae Munus di Benedetto XVI, mi pare utile e bello
soffermarmi un pò sullo sguardo che il Papa pone sull’Africa e la sua chiesa. Appare chiarmente nei testi che
questo o avvicinanza del Papa all’Africa è segnatamente positivo, nutrito di amore o affeto, ammirazione,
fiducia, rispetto, stimma, speranza , incoraggiamento, ecc. Alcuni passi di Africae Munus in tale senso sono
felicemente molto espressivi. Eccone alcuni:
Benedetto XVI chiama l’Africa, ” quel caro Continente”(1), l’“amato Continente” (4);,”Nobile Continente”
(177); egli si dichiara “impressionato dalla qualità degli interventi dei Padri sonodali che con il loro
realismo e la loro lungimiranza hanno dimostrata la maturità cristiana del Continente”(4). Ha fatto
impressione sul Papa anche la loro libertà interiore che ha fatto che “Non hanno avuto paura di misurarsi
con la verità”; Sempre in questo n 4 il Papa afferma con grande corraggio e libertà che gli Africani sanno
meglio di chiunque altro i problemi del loro continente e gli rende un vero omaggio perche affrontano
appunto le loro sfide -che non solo semplici e facili- , con coraggio e dignità .; si tratta di un continente che
diventerà sempre piu, dice il Papa “una terra di promesse” (5); Per quanto riguarsda la sua speranza
nell’Africa, oltre alla gioia di vivere, l’esplosione e l’amore della vita, la vivacità delle sue culture, ecc, il
Papa nota particolarmente un “ricco patrimonio intellettuale, culturale e religioso di cui l’Africa è
depositaria... un apporto essenziale e positivo.(9). Di piu, si legge nel n. 12 che “lo Spirito Santo è all’opera
dappertutto, anche nel Continente africano, e che le forze della vita, che nascono dall’amore, prevalgono
sempre sulle forze della morte (cfr Ct 8,6-7). Perciò i Padri sinodali hanno visto che le difficoltà incontrate
dai Paesi e dalle Chiese particolari in Africa non rappresentavano ostacoli insormontabili, ma che piuttosto
sfidavano ciò che di meglio vi è in noi: la nostra immaginazione, la nostra intelligenza, la nostra
vocazione...”; è un’ “Africa capace di assicurare a tutti gli individui e a tutte le Nazioni del Continente le
condizioni di base, che consentano di partecipare allo sviluppo”(24)
Segnaliamo quest’altro passo interessante dello sguardo di Benedetto XVI sull’Africa: “Un tesoro prezioso
è presente nell’anima dell’Africa, in cui scorgo « un immenso “polmone” spirituale per un’umanità che
appare in crisi di fede e di speranza », grazie alle straordinarie ricchezze umane e spirituali dei suoi figli,
delle sue culture multicolori, del suo suolo e del suo sottosuolo dalle immense risorse.” (13). Infine, ecco
quello che io chiamerei, in un certos senso,“una émouvante dichiarazione d’amore” del vescovo di Roma
all’Africa “Posso loro assicurare che la Chiesa rispetta e ama l’Africa.” (4). è interessante segnalare che
questa visione positiva, affetuosa e dignitosa del Papa verso l’Africa, egli la vuole condividere con il resto
della chiesa – e perché tutti gli uomini di buonsa volontà come suggerito nel n.13?- che egli chiama ad
nutrire gli stessi “sentimenti e atteggiamenti”; è quello che traspare ad esempio qui: “Esorto dunque la
Chiesa intera a posare sull’Africa questo sguardo di fede e di speranza”(5).
Va precisato subito che questa visione sintetizzata qui, non chiude gli occhi sui drami, le ferite, le debolezze,
le contradizioni, le incoerenze dei figli e figlie dell’Africa compreso i crsitiani a qualsiasi livello ; non è
dunque uno sguardo idilico o un insieme di pure elucubrazioni di un ignaro sull’Africa. Il Papa è ben al
corente di tutte quelle realtà (esempi concreti sono casi di alcuni vescovi discretamente, o in modo a volte
piu energico, chiamati a dimettersi dai loro incarichi recentemente in Africa). Accontentiamoci qui solo di
elencare certi problemi reali all’Africa come lo troviamo nel documento stesso: “Sul piano sociale, la
coscienza umana è interpellata da gravi ingiustizie presenti nel nostro mondo, in generale, e all’interno
dell’Africa, in particolare. La confisca dei beni della terra da parte di una minoranza a scapito di popoli
interi...inaccettabile perché immorale”.(24), o al n. 9 si legge ”La memoria dell’Africa conserva il ricordo
doloroso delle cicatrici lasciate dalle lotte fratricide tra le etnie, dalla schiavitù e dalla colonizzazione.
Ancora oggi il Continente si trova di fronte a rivalità, a nuove forme di schiavitù e di colonizzazione”. Non
si dimenticano pure le situazioni gravi di malattie, corruzione, dittatura, o di “ trattamenti intollerabili inflitti
in Africa a tanti bambini”(67) e come dei giovani tentati o manipolati da “ideologie, sette, denaro, droga,
sesso facile, violenze”(63). Altro problema grave, quello ecologico: “Uomini e donne d’affari, governi,
gruppi economici si impegnano in programmi di sfruttamento, che inquinano l’ambiente e causano una
desertificazione senza precedenti. Gravi attentati vengono effettuati alla natura e alle foreste, alla flora e
alla fauna”(80) o ancora “ La crescita dei tassi di criminalità nelle società sempre più urbanizzate”(83)
2) Che tesoro fa Africae Munus di lavori di tutto il processo dall’inizio alla fine del secondo sinodo
africano?
Notiamo prima di tutto che il materiale prodotto dai Padri sinodali africani - e non solo- nelle varie fasi di
questo secondo grande raduno della chiesa africana è giudicato molto ricco dal Papa e costituisce un
prezioso tesoro per la chiesa. Dalla lettura del document si vede che una buona parte del materiale è stato
utilmente sfruttato dal Papa e restituito alla chiesa non solo dell’Africa ma anche del mondo intero. Certo,
uno può rimanere un pò “frustrato” da certi silenzi del documento su alcune problematiche cruciali come il
comercio delle armi ma “il Papa si scuserebbe in un certo senso” dichiarando apertamente: “ Non mi sembra
necessario dilungarmi sulle diverse situazioni sociopolitiche, etniche, economiche o ecologiche che vivono
quotidianamente gli Africani e che non possono essere ignorate.” (5). Va detto a “benefico” del Papa che
egli ha permesso la diffusione – cosa forse mai fatta dai suoi predecessori – di tutte le Propositiones dei
Padri sinodali cosi da mettere a disposizione di chi vuole tutto il materaile prodotto durante gli assisi africani
in Vaticano. Si sa comunque che chi vuole approfittare delle richezze teologiche, intelletuali, culturali del
secondo sinodo africano ha a sua disposizione la documentazione che va dai Lineamenta alle 57
Propositiones passando per l’Instrumentus Laboris, le relazioni redatte prima e dopo la discussione, gli
interventi e i verbali dei gruppi di lavoro e il Messaggio finale . Ha suscitato pure perplessità e una certa
impressione di marcia indietro la visione della chiesa che sembra presentare Africae Munus; l’immagine che
lì apparene ricorda (purtroppo) quella priamidale almeno quando il Papa parla dei “membri della chiesa” (dai
n, 100 à 131). Per uno studio piu dettaggliato e approfondito sulla sorte – felice o no- delle varie produzioni
teologiche, intelletuali e culturali dei Padri sinodali, si può utilmente leggere due bei articoli publicati sul sito
della rivista mensile comboniana Nigrizia quasi subito dopo il memorabile viaggio del Papa in Benin a
Cotonou dove egli ha consegnato simbolicamente Africae Munus a dei vescovi africani e a tutta la chiesa.
3) Che cosa intende fare il Papa Benedetto XVI con Africae Munus e quale sarebbe la chiave di
interpretazione interna al documento stesso?
In stretta continuità con il primo sinodo speciale precedente sull’Africa del 1994, quello “attuale” intende
“ravvivare la nostra fede e la nostra speranza per contribuire a costruire un’Africa riconciliata, attraverso
le vie della verità e della giustizia, dell’amore e della pace (cfr Sal 85,11)!” (2) dandosi cosi alla chiesa
africana “un nuovo impulso carico di speranza e di carità evangelica”(3). In altri termini, Africae Munus,
vorrebbe , in confrmità con i lavori dei Pardi sinodali, mettere tutta la chiesa africana “a servizio della
riconciliazione, de la giustizia e della pace” come d’altronde si legge nel titolo del document papale. Si tratta
di una missione, un impegno, un servizio che tutti ritengono cruciale per l’Africa di oggi.
Per quanto riguarda la sua chiave di interpretazione o sotto quale angolatura va abordato o letto questo
documento, interroghiamo ancora lo stesso “Africae Munus” che ce lo precisa nel n.6 “Nel mio pensiero, la
Parola di Cristo: «Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo», doveva essere il filo conduttore
del Sinodo e anche quello del periodo post-sinodale.”. Essere sale della terra africana e luce dello stesso
continente in una testimonianza credibile e un impegno deciso a favore della pace, della giustizia e della
riconciliazione dovrebbe essere la bussola, i riferimenti essenziali nell’affrontare i vari problemi, le diversi
sfide si incontrano sul continente. Africae Munus non intende per nulla sostituirsi alle responsabilità enorme
e primordiali della chiesa africana stessa ma essere di stimolo, di incoraggiamento ai discepoli di Cristo
presenti i questa parte della chiesa universelle e del mondo.
4) Che cosa più attira di più nella ricezione di Afriace Munus in terra Africana (dentro e fuori della chiesa
africana) ?ossia una lettura mirata su alcune sfide socio economiche e politiche dell’Africae Munus che
hanno attirato più attenzione sul continente africano
Si traterebbe qui di considerare quegli aspetti che riguardano alcuni problemi sociopolitici, ambientali e
economici che non solo i cristiani, ma anche le società civili, ritengono di una importanza particolare e che
quindi diventano campo comune di lavoro e di impegno per una nuova Africa
Anche qui una precisazione iniziale: Africae Munus è un document papale e cioè del pastore universalle
della chiesa ; non è quindi di per sé un documento destinato solo all’Africa, d’altronde a partorirlo non sono
stati solo gli Africani ma anche vari collaboratori nella chiesa appartenenti ad altri continenti. Il documento
come pure le vari fasi precedenti a Africae Munus riflettono quella ampia riflessione a vari livelli, da cui la
sua richezza e la sua pertinenza anche in altri posti oltre all’Africa. Il Papa stesso , nel rendere publico
Africae Munus lo segnala. Chiarito questo, va detto che Africae Munus è essenzialmente indirizzato
all’Africa nel suo essere esistenziale di ora e adesso. Situandosi quindi in Africa, poniamoci la domanda:
quali sono nel quadro globale di giustizia, pace e riconciliazione, i punti importanti che hanno avuto più
impatto in Africa sia nella chiesa o fuori di essa coinvolgendo tutta la società africana nel suo insieme. Mi
pare che sono grossomodo quattro ossia le problematiche relative alle elezioni, à la bonne gouvernance, (il
buon governo), l’economia e giustizia e l’ecologia. Legati ad ognuna di queste problematiche cruciali vanno
conessi i problemi di diritti umani, della criminalità, delle violenze su tutte le sue forme, le istituzioni sociali
, la povertà lo sfruttamento delle risorse, ecc.
Sulle le elezioni e il buon governo, va osservato che in Africa, quest’anno sono previste une dozzina di
appuntamenti di voti a livello presidenziale o legislative con vari timori di brogli o violenze senza dimenticar
casi difficili avvenuti dal novembre scorso o prima ancora; appuntamenti elettorali i cui grossi problemi
impegnano tutt’ora la chiesa e le società civili come ad esempio nella RD Congo.
Vediamo un pò brevemente, quello che dice Africae Munus su alcune di queste tematiche: Elezioni e buon
governo“ Uno degli strumenti più importanti al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace
può essere l’istituzione politica il cui essenziale dovere è la messa in campo e la gestione del giusto ordine...
Favorire un buon svolgimento delle elezioni susciterà ed incoraggerà una partecipazione reale ed attiva dei
cittadini alla vita politica e sociale. Il non rispetto della Costituzione nazionale, della legge o del verdetto
delle urne, là dove le elezioni sono state libere, eque e trasparenti, manifesterebbe una disfunzione grave
nell’esercizio del governo e significherebbe una mancanza di competenza nella gestione della cosa
pubblica”(81); Fa notare il n. 82”Oggi, molte persone che prendono decisioni, sia politici sia economisti,
pretendono di non dovere nulla a nessuno tranne che a se stessi. Ritengono di essere titolari solo di diritti e
incontrano spesso forti ostacoli a maturare una responsabilità per il proprio e l’altrui sviluppo integrale.
Per questo è importante sollecitare una nuova riflessione su come i diritti presuppongano doveri senza i
quali si trasformano in arbitrio ». Questa lettura va fatta ricordando pure la forte interpellazione di
Benedetto XVI nel suo famoso disocro al presidente del Benin e al corpo diplomatico a Cotonou durante
ilsuo viaggio in Africa , disocrso nel quale tra l’altro egli chiedeva ai governatori politici di non rubare agli
africani la loro speranza. Emblematico di questa irresponsabilità politica con le sue tragiche conseguenze sui
popoli, è il caso della Rd Congo.
Su economia, sviluppo, ecologia, il documento denuncia fortemente: “Sul piano sociale, la coscienza umana
è interpellata da gravi ingiustizie presenti nel nostro mondo, in generale, e all’interno dell’Africa, in
particolare. La confisca dei beni della terra da parte di una minoranza a scapito di popoli interi, è
inaccettabile perché immorale” (24) e chiede .... La giustizia, vissuta in tutte le dimensioni della vita, privata
e pubblica, economica e sociale,”; al n.27 si legge: “Secondo la logica delle Beatitudini, un’attenzione
preferenziale dev’essere riservata al povero, all’affamato, al malato – per esempio di AIDS, di tubercolosi o
di malaria – allo straniero, all’umiliato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato
(cfr Mt 25,31-46). La risposta ai loro bisogni nella giustizia e nella carità dipende da tutti. L’Africa aspetta
questa attenzione da tutta la famiglia umana come anche da se stessa. Essa dovrà tuttavia cominciare con
l’introdurre al proprio interno, in maniera risoluta, la giustizia politica, sociale e amministrativa, elementi
della cultura politica necessaria allo sviluppo e alla pace. Da parte sua, la Chiesa offrirà il proprio
contributo specifico appoggiandosi sull’insegnamento delle Beatitudini.”
E ancora la stessa preoccupazione sull’economia, la giutizia e l’ecologia: Con i Padri del Sinodo, invito tutti
i membri della Chiesa ad operare e prendere posizione in favore di un’economia attenta ai poveri e
decisamente opposta ad un ordine ingiusto che, con il pretesto di ridurre la povertà, ha spesso contribuito
ad aggravarla. Dio ha dato all’Africa importanti risorse naturali. Di fronte alla povertà cronica delle sue
popolazioni, vittime di sfruttamenti e malversazioni locali e straniere, l’opulenza di alcuni gruppi turba la
coscienza umana. Costituiti per la creazione di ricchezze nelle proprie nazioni e non di rado con la
complicità di quanti esercitano il potere in Africa, tali gruppi troppo spesso assicurano il proprio
funzionamento a scapito del benessere delle popolazioni locali Agendo insieme a tutte le altre componenti
della società civile, la Chiesa deve denunciare l’ordine ingiusto, che impedisce ai popoli africani di
consolidare le proprie economie e « svilupparsi secondo le caratteristiche culturali proprie » Inoltre è
dovere della Chiesa di lottare « affinché ogni popolo possa essere lui stesso il principale artefice del proprio
progresso economico e sociale […] e possa prendere parte alla realizzazione del bene comune universale
quale membro attivo e responsabile della società umana, su un piano di uguaglianza con gli altri popoli
».(79).
Sui diritti umani, va annotata une denuncia esplicita della pena capitale (83)e l’invito a mettere tutto in moto
perche si arriva a metterne fine, lavorando pure per il diritto e la protezione della società con leggi giuste nel
rispetto dei prigionieri.
5)Che responsabilità affida il Papa alla chiesa dell' Africa sul continente?
Il Papa, nel Munus Africae, pone la sua fiducia nella chiesa africana e nei suoi figlie e figlie nella loro
capacità di testimonianza e di collaborare con le forze civile e governative ad affrontare le sfide
sopramenzionate. “In effetti, « è nelle Chiese locali che si possono stabilire quei tratti programmatici
concreti – obiettivi e metodi di lavoro, formazione e valorizzazione degli operatori, ricerca dei mezzi
necessari – che consentono all’annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere
in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura africane” (14). Un
invito è lanciato ai cristiani di « trasformare la teologia in pastorale, cioè in un ministero pastorale molto
concreto” (10) nterrogandosi seriamente, senza paura o complessi, sul ruolo pubblico della Chiesa e sul suo
posto nell’ambito africano di oggi(17). Benedetto XVI fa notare prudentemente “ Il compito che dobbiamo
precisare non è facile, poiché esso si situa tra l’impegno immediato nella politica – che non rientra nelle
competenze dirette della Chiesa – e il ripiegamento o l’evasione possibile in teorie teologiche e spirituali,
che rischiano di costituire una fuga di fronte a una responsabilità concreta nella storia umana.”. Africae
Munus ritorna sulla dottrina classica del suo impegno in campo socio politico e cioè: « La Chiesa non ha
soluzioni tecniche da offrire e non pretende “minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati”. Ha
però una missione di verità da compiere … una missione irrinunciabile. La sua dottrina sociale è momento
singolare di questo annuncio: essa è servizio alla verità che libera” (22)
Per poter assumere pienamente la sua missione, Africae Munus domanda alla chiesa africana una vera
metanoia, una testmonianza credibile di giustizia, di riconciliazione, di unità, di buona amministrazione dei
beni al propio interno. Ecco ora alcuni elementi fortemente ribaditi per l’impegno della chiesa a favore di
una nuova Africa: la formazione delle coscienze, l’insegnamento della dotrina sociale della chiesa, le
associazioni dei laici formati e convinti, l’incoraggiamento ai laici competenti ad assumere delle
responsabilità anche politiche, la creazione di centri di studi di alto livello, ecc. Mi piace l’immagine di
sentinella che il Papa propone all’Africa: “A causa di Cristo e per la fedeltà alla sua lezione di vita, essa si
sente spinta ad essere presente là dove l’umanità conosce la sofferenza e a farsi eco del grido silenzioso
degli innocenti perseguitati, o dei popoli i cui governanti ipotecano il presente e il futuro in nome di interessi
personali.Con la sua capacità di riconoscere il volto di Cristo in quello del bambino, del malato, del
sofferente o del bisognoso, la Chiesa contribuisce a forgiare lentamente ma solidamente la nuova Africa. Nel
suo ruolo profetico, ogni volta che i popoli gridano verso di essa: « Sentinella, quanto resta della notte? »
(Is 21,11), la Chiesa vuole essere pronta a rendere ragione della speranza che porta in sé (cfr 1 Pt 3,15),
poiché un’alba nuova sorge all’orizzonte (cfr Ap 22,5). Solo il rifiuto della disumanizzazione dell’uomo e
della compromissione – per paura della prova o del martirio – servirà alla causa del Vangelo della verità.”
(30).
6) Quali applicazioni già in atto di Africae Munus?
Con questa domanda, vorre segnalare brevemente due casi concreti della messa in pratica di alcune proposte
del documento postsynodale.Si tratta di un esempio preso delle Conferenze episcopali dell’Africa
occidentale da una parte e dall’altra dell"l'accordo" di cooperazione tra le Conferenze episcopali dell'Europa
e dell’Africa.
Conferenze episcopali regionali: In seguito all’ Africae Munus che invita a “ una maggiore visibilità,
coerenza ed efficacia nella pastorale sociale della Chiesa” e trovando “bene che le Conferenze episcopali
regionali e nazionali... rinnovino il loro impegno di solidarietà collegiale” (106), i vescovi del’Africano
Occidentale hanno creato a Yamoussokro in Costa D’Avorio (23-29 gennaio 2012), formare una sola
Conferenza Episcopale Regionale de l’Africa Occidentale (RECOWA-CEREAO) ragruppando i paesi
francofoni, angolofoni e lusofoni. Due sono i motivi pastorali indicati con questa iniziativa:all’interno della
chiesa, questo ragruppamento vuole cooperare più efficacemente nella formazione degli agenti pstorali a vari
livelli, non solo nel quadro classico delle parrochie, famiglie, scuole ma anche a livello universitario e
assicurare un acompagnato speciale ai cristiani politici e agli imprenditori; tutto ciò perche si adempisse più
il servizio di giustizia, di pace e reconciliazione, di sviluppo in questa regione africana. Fuori del cerchio
della chiesa, i vescovi vogliono impegnare le forze riunite della chiesa a lavorare, in uno spirito di dialogo
ecumenico o religioso, su delle problematiche sociali, con le altre religioni.
Nuova evangelizzazione: chiamata all’Africa per l’Europa:
Benedetto XVI chiama per una doverosa collaborazione tra Africa e Europa per una nuova evangelizzazione
: “ La Chiesa che cammina in Africa è chiamata a contribuire alla nuova evangelizzazione anche nei Paesi
secolarizzati, da cui provenivano in passato numerosi missionari e che oggi mancano, purtroppo, di
vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata... i Vescovi dell’Africa devono accogliere con generosità la
richiesta dei loro confratelli dei Paesi che mancano di vocazioni e venire in aiuto ai fedeli privi di sacerdoti.
Questa collaborazione, che dev’essere regolamentata attraverso accordi tra la Chiesa che invia e quella che
riceve, diventa un segno concreto di fecondità della missio ad gentes” (167). In un messaggio pubblicato alla
fine del loro secondo simposium, il 17 fevrier scorso a Roma, col titolo emblematico di “L’Evangelizzazione
oggi: Communione e collaborazione tra l’Afrique e l’Europa”, i vescovi delegati delle rispettive conferenze
episcopali continentali, hanno felicemente espresso la loro disponibilità e la loro solidale collaborazione per
rispondere alle varie sfide della nuova evangelizzazione. Ulteriori incontrari permetteranno di trovare
migliori vie del come l’Africa potrebbe appunto rispondere sempre più alle sfide della nuova
evangelizzazione nel suo venire in aiuto all’Europa
Per concludere:
Con Africae Munus, Benedetto XVI chiama l’Africa ad alzarsie assumere le proprie responsabilità, con fede,
amore, speranza, e dignità rispondendo cosi alla chiamata di Cristo per un servizio generoso ecredibile
all’Africa sulle vie della giustizia, pace, riconciliazione e sviluppo, Ciò faccendo, La chiesa africana potrà
riflettere meglio la luce di Cristo sul volto degli Africani e in quanto sale ridarà sapore, gusto ai cuori, per
certi versi, feriti e stanchi, dei suoi abitanti. La sfida è grande ma grandi pure sono le potenzialità spirituali,
umani, intelletuali, culturali , economiche, ecc di cuo il Signore ha dotato l’Africa. A Ouida, in Benin, il 19
novembre 2011 il finiva il suo documento con queste parole altamente significative di “preghierasperanzate”: “Possa la Chiesa cattolica in Africa essere sempre uno dei polmoni spirituali dell’umanità, e
diventare ogni giorno di più una benedizione per il nobile Continente africano e per il mondo intero”(177).
Sono anche queste, le mie ultime parole.
P. Kouevi Louis
Roma, 8 marzo 2012