Corso di Filosofia del diritto prof. D.M. Cananzi Seminario Estetica

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Corso di Filosofia del diritto
prof. D.M. Cananzi
Seminario
Estetica del diritto
1) “La forma del diritto ha la sua genesi nel garantire ad ogni io il diritto alla forma”
“Negli uomini le forme manifestano un oltre che eccede il funzionare manifestando la volontà di senso
nel compiersi come volontà di forma”
“Ogni forma di libertà è sempre oltre le forme definite che la manifestano”
B. ROMANO, Filosofia della forma, Giappichelli, Torino, 2010, cap. 1, cap. 9, cap. 6, in corso di stampa
2) “Volere non è creare (…) il paradosso radicale della libertà umana (…) [:] io sono libero e questa
libertà è indisponibile”
P. RICOEUR, Philosophie de la volonté, tome I, Paris, Aubier, 195 , pp. 456, 452, 29
3) “La dimensione del diritto è ortonoma e non eteronoma, è nell’uomo, in quanto tale, non gli viene
dall’esterno, facendolo altro che se stesso; è ortonoma e non autonoma, perché non è disponibile da un
soggetto o da un insieme di soggetti, essendo nell’inizio stesso dell’essere-soggetti intersoggettivamente”
B. ROMANO, Ortonomia della relazione giuridica, Bulzoni, Roma, 1997, p. 18
4)
Henry Moore, Progetto di un atomo, 1964, Chicago
Sta a Chicago, proprio all’ingresso del luogo dove il fisico Enrico Fermi, nel 1942, ha creato la prima reazione a
catena controllata, origine della bomba atomica.
… In un posto simbolico, in effetti. Questo luogo è oggi uno spazio aperto. Ma, all’epoca, c’erano i guardaroba di
un teatro all’aperto, o di uno stadio, a seconda delle stagioni. Si trovava vicinissimo all’università, ma in una
parte assolutamente nascosta. Un giorno, la reazione a catena controllata… ed è l’inizio della bomba atomica!
Perché, allora, questa scultura? Non conosco le intenzioni di Moore. Dirò che, in modo generico, la cosa fa parte
del mio concetto di ermeneutica: non è l’intenzione dell’autore che conta, ma ciò che i lettori leggono. Si possono
dunque leggere molte cose sopra questa scultura. Ovviamente, l’atomo, rappresentato da una forma rotonda, ma
scoppiata alla base.
… Henry Moore è stato lo scultore del vuoto. Ha studiato, sotto molti aspetti il vuoto. Quest’atomo rappresenta
pure un cranio umano. Si tratta dunque del sapere, della scienza, del dominio, ma rosi sotto dal vuoto della
distruzione, dell’odio, della paura, cioè di tutto ciò che si scatenerà da questo atomo.
Mi capita talora di andare oltre e dirmi: “Ma questo magnifico cranio-bomba non è anche il cranio già nudo a
causa delle radiazioni atomiche? Il cranio non è già passato dallo stadio dell’invenzione allo stadio della
distruzione, di cui è la prima vittima?”
P. RICOEUR – E. BLATTCHEN, L’unico e il singolare, Bergamo, 2000, pp. 2527
5)
Antonio Canova, Le tre grazie, 1816, St. Petersburg, Hermitage Museum
… Le Grazie, allora, sono un privilegio degli dei. Si chiamano anche Càriti, personificazione di ciò che di vero,
bello e buono produce ed elargisce la vita dell’universo: Eufròsine (la gioia), Aglaia (lo splendore), Talìa (la
fioritura); tre fanciulle bellissime, figlie di Zeus e di Eurìnome (‘colei che dovunque governa’, cioè l’Essere),
simbolo di purità e di dolcezza, raffigurate sempre nude – come la Verità – unite in un abbraccio che le ricompone
in una sola cosa, una realtà unica e inscindibile …
B. NARDINI, Mitologia, Firenze, 1982, p. 106
…Sulla giustizia e sull’ingiustizia bisogna indagare che tipo di azioni concernono, e che tipo di medierà è la
giustizia, e di che cosa il giusto è via di mezzo …
… [la giustizia, è] dunque, una virtù perfetta, ma non in senso assoluto, bensì in relazione agli altri …
… Ed è una virtù perfetta al più alto grado perché è l’uso della virtù perfetta. Essa è perfetta perché chi la
possiede è in grado di usare la virtù anche verso gli altri e non soltanto verso se stesso …
… Per questo stesso motivo si ritiene comunemente che la giustizia, unica tra le virtù, sia un bene allotrio: perché
è in rapporto con gli altri …
… Per questo è costruito, bene in vista, un tempio delle Grazie, perché vi sia corrispondenza. Questo infatti è
proprio della grazia …
ARISTOTELE, Etica nicomachea, Milano, 2001, pp. 321, 327, 347
… nella giustizia come reciprocità, la relazione tra il soggetto A e il soggetto B non si esaurisce in essi, ma si apre
al terzo, il soggetto X, connotato unicamente dalla sua capacità di soddisfare un bisogno di A o, rispettivamente,
dal fatto di esprimere un bisogno che B può soddisfare. In questo senso, la giustizia come reciprocità, cioè la
giustizia delle Grazie, instaura una relazione normativa che è diversa non solo dal modello del contratto (tipico
della giustizia commutativa), ma anche dal modello del dono …
… Attraverso le Grazie mi sembra diventare evidente che il problema oggi non è elaborare un nuovo decalogo,
eventualmente in termini di ‘functionings’ e/o ‘capabilities’, ma sempre segnato da universalismo astratto e che,
per la sua astrattezza, innesca quella bipolarità nella relazione tra universale e particolare...
… Il problema è cercare le Grazie dove le Grazie possono essere: nei non-luoghi dell’essere comune …
G. AZZONI, L’idea di giustizia tra universale e particolare, in www.unipv.it/deontica/opera/azzoni/giusti/.pdf, pp. 2930
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