vicende della Chiesa della Madonna di Tersatto e del Convento

Dal Crozefisso miracoloso de San Vito,
su per el Calvario, fin el Zimitero,
dale scalete de Tersato, fin la Cesa dela Madona . . .
Fiume, 21 novembre 2006
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La coscienza di essere fiumani
da S. Katunarich, Frammenti di una vita fiumana, del Bianco ed., Udine 1994, cit. pp.13-16
(ripreso da “Fiume, città della memoria” di Ilona Fried, Del Bianco Editore, Udine 2005)
Di tante cose senza dubbio andavamo fieri, di quell’insieme di valori vari e
forse contrastanti di cui gli esuli fiumani porteranno poi ovunque il ricordo,
… Dalla serietà negli impegni professionali e civili a quel rigore di onestà e
senso sociale proprio della defunta Austria – Ungheria; dal profondo
sentimento di italianità a quell’apertura di orizzonti che faceva fraternamente
entrare in rapporto di amicizia e collaborazione con le razze più diverse;
dall’indole allegra e socievole che portava alle scampagnate lungo la
bellissima riviera e sui monti retrostanti… , dall’animo pieno di bellezze del
mare e del sole alla violenza grintosa della bora e per quella asciutta e scabra
del Carso …
Anche il fattore religioso ci contraddistingueva. Eravamo mescolati con ebrei,
ortodossi e protestanti, ma la città si riconosceva nei suoi santi patroni, nella
sua storia religiosa, nel suo antico nome di San Vito e in quello antichissimo
di Tarsatica, nel santuario di Tersatto, nelle sue chiese.
2
San Vito
L’epoca storica
Sul finire del XVI secolo, esattamente nel 1599 Fiume viene colpita duramente
dalla peste che in pratica decima la popolazione.
All’inizio del XVII si trova a dover affrontare anche altre avversità: i continui
scontri armati tra Veneziani ed Uscocchi le bloccano l’uscita al mare, mentre il
retroterra viene devastato e saccheggiato dai Turchi, l’ultima incursione turca
che è stata registrata da queste parti è quella nel territorio di Grobnico, alle
spalle della città quarnerina.
Proprio perché le vie di comunicazione sono così insicure, la vicina città di
Buccari riesce ad appropriarsi di gran parte dei flussi commerciali che facevano
prima capo a Fiume.
Con il Trattato di pace di Madrid si risolve il contenzioso fra gli Uscocchi, che
vengono cacciati, ed i Veneziani che finalmente permettono la libera
navigazione da e per Fiume.
La città incomincia così a rifiorire: la ripresa economica stimola gli scambi e
riprendono pure le iniziative culturali. Nel contesto generale che vede
l’elevamento del livello d’istruzione viene a formarsi un’intellighenzia
umanistica, che apre la strada alla presenza della Compagnia di Gesù.
3
La Compagnia di Gesù
Istituito nell’anno 1540 il Collegio dei Gesuiti nel 1556 contava già mille
membri in dodici province: ad esso veniva affidato il compito di arginare la
diffusione del protestantesimo e di educare la gioventù.
All’istituzione del collegio di Fiume precedette di poco quella del collegio di
Trieste. Nel 1623 il Consiglio cittadino, per mezzo dei suoi giudici, si rivolse a
due predicatori della Compagnia di Gesù pregandoli di intraprendere
l’insegnamento nella scuola cittadina.
Sul finire del 1627 venne inaugurato il Ginnasio dei Gesuiti e per il culto venne
affidata loro la chiesetta di San Rocco alla quale apparteneva una casetta con
orto.
Essi vollero però erigere il convento, il seminario e la chiesa, così si scelse il
territorio accanto alla Porta Nord della città, un ampio spazio presso le mura
della città, dove già sorgeva la vetusta chiesetta di San Vito, nella località detta
delle Zudecche. Nel vestibolo di tale chiesa era custodito il Crocefisso
Miracoloso.
Le autorità di Fiume accettarono la richiesta del Gesuiti, ma vi misero delle
condizioni: anche la nuova chiesa avrebbe dovuto portare il nome del Santo
Patrono della città ed ogni anno il 15 giugno vi si sarebbe dovuta celebrare la
festa tradizionale; la Chiesa sarebbe inoltre dovuta essere aperta alla devozione
del popolo verso il Crocefisso fino al suono della seconda Ave Maria; infine il
Comune si riservava il diritto di svolgere le funzioni consuetudinarie proprio in
quella Chiesa, come ad esempio il rito del giuramento di ogni nuovo Capitano
della Città, la Processione del perdono, il diritto di usare le Campane per
annunciare morti, incendi e pericoli di attacchi nemici.
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San Vito
San Vito era già a quel tempo il Patrono della città.
Si narra che San Vito, nato da una famiglia benestante in Marsala di Sicilia,
all’insaputa del padre, pagano, abbia abbracciato il cristianesimo (al tempo
dell’imperatore Diocleziano) sotto l’influsso del suo educatore Modesto (San
Modesto è accoppiato a San Vito nel culto dei Fiumani) e della sua balia
Crescenzia.
Scoperto il segreto, il padre lo fece frustare ripetutamente. Fuggiti da casa, Vito,
Modesto e Crescenzia raggiunsero la Lucania (nel Golfo di Salerno) dove
furono scoperti e subirono il martirio: Vito, pur avendo solo 12 anni fu gettato
in pasto ad orsi e leoni che però non lo toccarono, poi fu immerso in una caldaia
di pece bollente uscendone illeso ed infine fu squartato.
La fama dei suoi miracoli, ripetutisi anche dopo la morte al solo contatto con le
sue reliquie, lo ha fatto venerare in Italia, in Carinzia, nella Stira, in Croazia, nel
Goriziano, in Friuli, nel Litorale, in Westfalia ed a Praga. Nel X secolo San
Venceslao, re di Boemia, venuto in possesso delle reliquie di San Vito le
trasporta nella nuova chiesa di San Vito a Praga.
Nei paesi occidentali si trova San Vito dipinto come un giovane cavaliere con
veste romana portante in mano la palma del martirio (tale figura si trova
stampata negli antichi passaporti municipali di Fiume) ed un corvo al fianco,
talvolta con un libro e un leone e spesso come martire con in mano la caldaia
con la pece bollente. San Vito è protettore dei farmacisti, dei calderai, dei birrai
e dei vinai, degli attori e dei danzatori, dei sordomuti e dei minatori. Inoltre aiuta
a superare i dolori del cosiddetto “Ballo di San Vito” (convulsioni spasmodiche
con irrigidimento dei muscoli).
5
Il Crocefisso miracoloso
Prima di abbattere la vecchia chiesetta di San Vito, assegnata ai Gesuiti per
creare il nuovo complesso seminariale con tanto di convento e chiesa, vengono
recuperati i suoi arredi più preziosi, fra questi un crocefisso neogotico al quale è
legato il culto del Crocefisso miracoloso.
Stando alla tradizione, che ci porta indietro nel tempo sino al tardo XIII secolo e
precisamente nel 1296, un tale Pietro Lonciarich, giocando a dadi davanti alla
chiesetta di San Vito, avrebbe perso una grossa somma di denaro e in preda alla
rabbia, avrebbe scagliato, bestemmiando pesantemente, una pietra contro il
Crocefisso esposto sul muro esterno del tempio.
Immediatamente, nel punto colpito dalla pietra, dal costato destro del Cristo
ligneo, sarebbe sgorgato del sangue. Contemporaneamente, la terra si sarebbe
spalancata sotto i piedi del blasfemo e questi ne sarebbe stato inghiottito: del
corpo sarebbe rimasto fuori soltanto il braccio con la mano che avrebbe
scagliato la pietra.
A ricordo dell’evento ai piedi del Crocefisso fu posta una mano in ottone.
Ancor oggi si trova, a sinistra del Crocefisso, la pietra che gli è stata scagliata
contro, accompagnata dalla seguente iscrizione latina: Huius lapidus percussus
est crucifixus.
6
La costruzione della chiesa
L’inizio della costruzione della nuova chiesa è avvenuto, dopo tante peripezie di
vario genere, il 15 giugno 1638 allorquando venne posta la prima pietra sulla
quale è scolpito un testo di ringraziamento a Dio in latino.
La costruzione della chiesa è durata più di cento anni: nel 1641 l’edificio spuntò
dalle fondamenta, sette anni dopo arrivò al muro perimetrale ed all’erezione di
due cappelle, ma nel 1648 i lavori si arrestarono per mancanza di fondi.
Subentrò nei finanziamenti la contessa Orsola Thonhausen nata Hollneg
cosicché nel 1650 fu portata a termine parte della chiesa e nel 1657 fu eretto un
tetto provvisorio. Due altari lignei, anch’essi provvisori, dedicati a San Ignazio
ed a San Francesco Saverio furono consacrati nel 1659, anno in cui con una
solenne processione il Crocefisso miracoloso fu trasferito dalla Chiesa di San
Rocco alla chiesa di San Vito e posto (provvisoriamente) sull’altare di San
Ignazio.
Nel 1654 i lavori si fermarono e così rimasero per ben 68 anni.
All’inizio del XVIII secolo, grazie all’impegno del Capitano di città e del
Delegato imperiale, l’Ordine dei Gesuiti ottenne il permesso di portare a termine
la costruzione della Chiesa. Appena nel 1712 terminò l’opera dell’altare in
marmo, nel 1724 il tetto e nel 1728 la cappella che divenne l’oratorio della pia
confraternita della Madonna dei Sette Dolori.
7
Il Calvario
Sin dal XVII secolo furono intrapresi sforzi degni di nota per creare fuori dalla
cinta muraria la salita del Calvario, tra la Chiesa di San Vito alla cima della
collina denominata Monte Calvario, oggi rione di Cosala.
I Gesuiti rianimarono la devozione al vetusto crocefisso di San Vito, devozione
che si era affievolita nel tempo: nel 1656 istituirono una confraternita pia,
denominata dell’Agonia e nel 1676 fecero il Calvario sulla vicina altura.
Il colle del Calvario, come pure la salita che vi conduce, ospitano i resti della
fortificazione romana nota nella letteratura scientifica come “Limes liburnico”.
Si tratta di un monumento storico di grande rilevanza: c’è addirittura una
leggenda popolare che ne conferma l’importanza. Si narra infatti che il colle
avrebbe preso il nome di Goljak da Golia, perché, sempre secondo il pensiero
popolare, soltanto un gigante del genere sarebbe stato in grado di costruire un
simile muro. Esistono testimonianze scritte che indicano come nel XVII secolo
la fortificazione romana fosse ben nota con il nome di “Catena mundi” ed ancor
meglio conservata.
La salita del Calvario esiste ancor oggi, alle stazioni della Via Crucis
corrispondevano altrettante cappelle: oggi ne possiamo rinvenire soltanto
alcune. La Via Crucis è il rito che commemora il passaggio di Cristo per le
strade di Gerusalemme, dal pretorio di Pilato, dove fu emessa la condanna di
Gesù, fino al Golgota, dove si compì la Sua Passione. L’essenza fondamentale
della Via Crucis sta nella meditazione sulla Passione che si compie lungo questa
simbolica, e nello stesso tempo reale, Via.
Oggidì i grattacieli hanno invaso il Monte Calvario che conduce all’eterna
dimora dei fiumani, il Cimitero di Cosala. Interessante ricordare che il primo
cimitero della città era stato ubicato proprio all’inizio di quella che sarebbe
diventata la salita del Calvario.
Fra i grattacieli rimane però la statua della Madonna con le spalle rivolte al mare
e la faccia rivolta alla statua di Gesù, statua che però non è sopravvissuta alle
ruspe ed al cemento dell’edificazione urbana del ventesimo secolo.
POESIA
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Dai ricordi del signor Pino Bartolomè, alias El Lugaro, Melbourne 13 ottobre
2006
La parte più importante della salita Calvario iera le picole capelete dela Via
Crucis: davanti le aveva portoncini de legno con feritoie pituradi in un verdolin
scuro. Durante la Quaresima le veniva averte, adornade con fiori e con candele
impizade e i ghe meteva davanti una stacionada de legno cusì che nisun vada
dentro a far dano. Ogniduna de queste capelete rapresentava una tapa dela Via
Crucis.
Durante la setimana de passion, come la gente passava davanti se faceva el
segno dela croze e butava zo qualche lira dentro sul piato dela elemosina. Non
mancava le vece che con el passo lento sgranando el rosario in man le faceva la
Via Crucis dixendo l’Ave Maria e tante fermandose ogni tanti scalini con la
scusa de ciapar un poco de fià.
In zima al monte iera tre croci. La più grande, quela del zentro, la iera messa
contro un muro con orli e cornizi de sora che faceva de paravento, de soto e
davanti dela croze ghe iera un altar consumà dal tempo.
9
Il 15 giugno nelle tradizioni dei fiumani di ieri e di oggi
Feste solenni sono state fatte in occasione del quinto e del sesto centenario del
Crocefisso: nel 1796 le celebrazioni si sono protratte per una settimana con la
partecipazione di una folla di fedeli accorsi da ogni dove.
Alla solenne processione con la quale venivano portate all’attenzione dei fedeli
le reliquie del prezioso sangue sgorgato dal Crocefisso, si accompagnavano le
sante messe officiate al mattino ed al pomeriggio e le indulgenze plenarie. La
processione si snodava lungo i margini dell’antico nucleo urbano e ritornava alla
Chiesa per celebrarvi la Messa solenne.
La festa religiosa veniva seguita pure da quella popolare: la banda municipale
suonava per le strade, gli studenti del seminario mettevano in scena spettacoli
teatrali, si organizzavano vari incontri sportivi e giochi.
Negli Anni Novanta del secolo scorso alcune delle tradizioni sono state riprese:
nella giornata del 15 giugno si distribuiscono ciliegie ai passanti, si organizzano
svariati eventi celebrativi, si snoda la processione per le vie del centro e si
officiano solennemente le sante messe.
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Testimonianze dei tempi che furono
Dai ricordi del signor Pino Bartolomè, alias El Lugaro, Melbourne 13 ottobre
2006
La prozession che cominciava dala Catedrale de San Vito iera in testa i novizi in
toga con el camice bianco de sora, uno de lori portava el Crozefisso coverto con
una tela nera, altri due portava l’incenso e la scatoleta che lo conteniva, seguiva
poi altri prelati con camice bianco, infine la gerarchia eclesiastica. El corteo dei
fedeli de drio iera rapresentado da zitadini de diverso ceto sociale, seguido da
gente popolana che abitava in Zitavecia, San Vito e Calvario e altre parti dela
zità.
La prozession de fedeli se fermava davanti ogni stazion per le preghiere e litanie
religiose, la benedizion del incenso. La prozession dala Via Crucis saliva fino
ale Tre Croci, dove preghiere e canti liturgici dei fedeli veniva intonadi, seguiva
poi la benedizion. La prozession tornava zo dal monte e se dirigeva ala Fortiza,
questo iera el nome del rion a quel tempo, dove se trovava la Capela col
Sepolcro. Ogni anno durante la setimana Santa el Sepolcro veniva averto per le
preghiere dei fedeli.
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Da “EL FIUMAN” 1982, su segnalazione del signor Pino Bartolomè alias El
Lugaro , Melbourne 13 ottobre 2006
SS. Vito e Modesto nei ricordi del signor Gino Trentini, mulo de Zitavecia
Mi me ricordo che la matina verso le sete la banda zitadina con a capo el
maestro Trevisiol scominziava a far el giro della zità e sveiar i Fiumani con la
musica che a quel tempo la ne iera tanto cara.
Verso le dieci i banchetti per el Corso iera pieni de baloni, fiscioti, bale col
lastico e cussì via.
Adobavimo tuta Fiume con chilometri de corone de lavrano, ma l’atrazion
numero UNO iera sempre la Zitavecia. Iera anca le gare de chi adoba meio le
calli con premi oferti dal comun.
La matina in Corso se faceva corse de monopatini e tricicli per i più pici: me
ricordo el mulo Roco Zatela, che la mama ghe vendeva baloni, el vinceva quasi
sempre. Come quel altro mulo Pampini, più grande de noi, el vinceva le gare de
bicicleta. El dopopranzo, le atività sportive culminava con le gare de canotagio.
La sera foghi artificiali e bali per le piaze e per le sale de balo.
La parte più importante iera però el Palo dela Cucagna, in piazeta San Micel in
Barbacan; iera ogni anno messo in mezo sto alto palo de dieze metri con una
croze tacada de sora. E de ogni gamba de la croze picava un premio.
Basta un nome, una foto, un ricordo: e tuta la vita te rinasse avanti i oci, che
pieni de lagrime de contenteza vede ancora e sogna ancora come solo noi
potemo sognar.
CORO !!!!
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Il Santuario della Madonna di Tersatto
Per la misericordiosa immagine della Madonna ed in ricordo della sua casa di
Nazareth, il Santuario di Tersatto è un luogo santo dove da oltre 710 anni si
riuniscono in pellegrinaggio i fedeli che arrivano da tutte le parti della Croazia
ma anche dall'estero per rinnovare e approfondire la loro fede e rincuorarsi gli
animi grazie alla forza miracolosa della Madonna di Tersatto.
I tutori ed i fautori dei valori universali del Santuario Mariano di Tersatto sono i
frati francescani, seguaci di San Francesco d'Assisi. Chiamati dai sucessori di
Pietro a tutelare i sacri valori della cristianità nella patria di Gesù, i francescani
adempiono a questo secolare compito anche nel Tempio Mariano di Tersatto, sul
colle dove, verso la fine del XIII sec., gli angeli deposero la Sacra casa di Maria
di Nazareth.
I pellegrinaggi al Santuario avvengono nell'arco dell'anno intero, ma soprattutto
in occasione delle festività Mariane.
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La tradizione orale
La tradizione orale narra che San Francesco d'Assisi, nel suo viaggio verso la
Siria, naufragò nel 1212 approdando sulla costa quarnerina.
Di notte, sostando sulla piana di Tersatto, avrebbe avuto la visione del viaggio
della Casa di Nazareth che sarebbe avvenuto soltanto decenni dopo, nel 1291
allorquando la „dimora della Benedetta Vergine Maria“ sparì da Nazareth per
comparire a Tersatto, il 10 maggio 1291, nel corso del papato di Nicolò IV e del
Regno di Rodolfo I d'Asburgo.
Il 10 dicembre 1294 la „Santa dimora“ sparì da Tersatto per spostarsi
miracolosamente a Loreto.
Anche se nel 1307 il Conte Nikola Frankopan fece costruire una piccola
cappella sul luogo ove s'era rivelata la „Santa dimora“, lo sconforto della
popolazione per la sua scomparsa era tale che papa Urbano V fece dono ai
pellegrini, giunti a Loreto dal litorale quarnerino, della miracolosa effige della
Madre di Dio, nota come la Madre Misericordiosa il cui autore sarebbe San
Luca.
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La costruzione del complesso Mariano
Ai tempi della costruzione del Santuario, i Conti di Veglia erano i signori di
Tersatto di cui disponevano già dal 1223. Siccome la dinastia dei conti veglioti, i
Francopani (si presume dal latino „Frangipani“: infatti nel loro stemma ci
stavano due leoni che spezzavano il pane) aveva l'usanza di edificare chiese in
prossimità dei castelli, a Tersatto sorse la chiesa di San Giorgio proprio sul
luogo ove sarebbe stata deposta la „Santa dimora“.
Nel punto in cui avrebbe sostato la Santa Casa, il Conte di Veglia Nikola I fece
erigere dal 1307 al 1339 una cappella che ben presto divenne meta di
pellegrinaggi .
Nel 1453 il conte Martino Frankopan, al tempo conte di Segna, Modrussa,
Veglia, Buccari e Grobnico, forte del fatto che i fedeli continuavano ad arrivare
in pellegrinaggio, implorò il Papa Nicolò V di permettergli la costruzione di una
chiesa e di un convento a Tersatto, esattamente sul posto dove un tempo era
comparsa la Santa Casa di Nazareth, vicino alla capella che aveva già costruito
il suo predecessore Nikola Frankopan dopo la partenza della Santa Casa per
Loreto.
Il permesso gli fu concesso siccome il terreno su cui si andava a costruire non
era fertile e di conseguenza non c'era modo di mantenere il grande numero di
sacerdoti necessari per il servizio di questa chiesa.
Furono così costruiti la chiesa ed il convento in onore della Beata Vergine Maria
e successivamente affidati in donazione ai conventuali Minoriti Osservanti
dell'ordine di San Francesco.
La prima Chiesa di Tersatto era molto più piccola di quella odierna. Gli unici
elementi che si sono conservati nel tempo sono alcuni capitelli gotici che
fungevano da base per l'erezione del coro.
Nel 1531 si procedette all'edificazione della capella di San Pietro, e nel 1624 il
capitano fiumano Stefano della Rovere fece costruire a fianco della cappella
Kružić, la cappella di Sant'Anna e la sua tomba di famiglia nonché l'altare di
Sant'Anna. A lato della Chiesa venne ricostruito il convento seguendo gli schemi
architettonici dei conventi dell'Italia settentrionale. Si ritiene avesse tre ali ad un
piano ed in mezzo un chiostro
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Nella notte del 5 marzo 1629 scoppiò un grande incendio. Le fiamme
distrussero in sole tre ore il convento, la biblioteca e l'archivio. La chiesa della
Regina dell'Adriatico sfuggì al disastro come pure la piccola sacristia.
I Padri Francescani si misero subito all'opera per raccogliere i fondi necessari
alla ricostruzione: nuovamente un esponente della famiglia dei Francopani, per
l'esattezza Wolfgang Kristof, venne loro incontro concedendo il diritto a
raccogliere le offerte della popolazione di Vinodol (la Valdevium o Valdevinum
che in latino viene citata la prima volta nel 1150) che nel XIII secolo si
estendeva dall'Eneo sino a Povile comprendendo ben nove signorie o castrum:
Novigrad, Ledenice, Bribir, Grižane, Drivenik, Hreljin, Buccari, Grobnico e
Tersatto.
Il 14 agosto 1644 il vescovo Pietro Mariani benedì la posa della prima pietra per
l'ampliamento della chiesa di Tersatto e nello stesso anno vennero eretti l'altare
di santa Caterina e il coro della chiesa. Fu riedificato il convento a lato della
Chiesa, con tre ali ad un piano. Il pianterreno era occupato da un vasto chiostro
con in centro un pozzo d'acqua: sia i padri che i pellegrini potevano così
rinfrescarsi all'ombra del chiostro e dissetarsi alla fonte potabile.
Nel 1691 venne costruita la cappella dedicata a San Antonio di Padova ed
ultimata la costruzione del convento di Tersatto che dopo l'incendio risultò due
volte più ampio di quello precedente.
Anche la Chiesa fu oggetto di ampliamento: da una singola navata
accompagnata da un piccolo santuario, in trent'anni di lavori assunse l'aspetto
che ancor oggi la contraddistingue. Dalle capelle laterali fu creata una nuova
navata, piena di luce, sebbene appesantita da massicci pilastri. Infine vennero
eretti gli altari di marmo.
Bisogna precisare che questo è il periodo in cui in città, a Fiume, la Chiesa di
San Vito viene a rivestire sempre più importanza grazie all'azione costante di
rafforzamento che la Compagnia di Gesù porta innanzi.
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I tesori artistici
La chiesa e il convento rappresentano un intreccio armonioso di fasi
architettoniche gotiche, rinascimentali e barocche.
Sopra l'entrata principale la chiesa presenta il campanile costruito in modo tale
da dare spazio a ben tre campane.
Oltre ai ricchi arredi dell'inusuale interno a due navate, spiccano per bellezza
ambedue i chiostri ed il refettorio estivo con la grande tela in stile manieristico
di S. Schon e le opere del pittore barocco C. Tasca.
Nel 1707 il vescovo di Zagabria Martin Brajković donò al Santuario di Tersatto
la grata in ferro battuto che venne posta dinanzi all'altare maggiore e che per il
suo alto valore artigianale viene considerata un capolavoro.
La ricchezza del tesoro testimonia la popolarità del Santuario della Madonna di
Tersatto; i lasciti più generosi si devono ai Francopani e successivamente a
numerosi altri nobili della Croazia, della Carniola ed ai membri della casa
imperiale degli Asburgo.
Nel 1725 a Tersatto operarono i Padri francescani del laboratorio d'intarsio
lubianese Ivo Schweiger e Dionis Hoffer che arricchirono con le loro opere la
chiesa, il refettorio e il convento. Notevoli gli altari lignei ed il pulpito.
Da segnalare il polittico gotico con al centro la rappresentazione della Vergine
col bambino, che risplende di una bellezza infinita; la galleria di quadri
arricchita da tante opere nuove ed infine, nella capella dei Doni votivi, tra una
moltitudine di rappresentazioni figurative popolari di miracoli operati dalla
Madonna di Tersatto, spicca la scultura gotica della Madonna di Slunj.
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La scalinata di Tersatto
Alle vicende della Chiesa della Madonna di Tersatto e del Convento francescano
è strettamente collegata anche la storia della costruzione delle scale di Tersatto.
Queste gradinate furono costruite nel XVI secolo da Petar Kružić. Negli anni dei
grandi pellegrinaggi la scalinata era una delle vie che i pellegrini percorrevano
per arrivare alla Chiesa e perciò vi si costruirono diverse cappelle.
La capella dei voti è situata in cima alle scale, in prossimità della Chiesa, ed è
dedicata a San Nicola, il protettore dei marinai. Sulla facciata di questa cappella,
in cima ad un arco tardogotico acuto vi è l'iscrizione dell'anno di costruzione
delle scale, il 1531 allorquando Pietro Kružić dà inizio alla costruzione dei
primi 128 gradini e fa erigere la cappella di San Nicola.
L'inizio invece è contrassegnato da una cappella in stile barocco a forma di arco
trionfale che presenta in una nicchia nel piano attico, un rilievo della Madonna
con il Bambino.
Nel 1635 viene costruita la cappella d'accesso alla famosa gradinata che dal
mare porta al colle di Tersatto.
Oggi i gradini sono ben 561 e quattro le cappelle lungo la gradinata.
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Il 15 agosto nelle tradizioni dei fiumani di ieri e di oggi
Nel 1710 il vescovo fiumano Giorgio Francesco Marotti in una sua dissertazione
descrive una processione al Santuaro nella quale rileva tra l'altro che all'epoca i
pellegrini,per pentimento,raggiungevano il Tempio salendo in ginocchio la
gradinata che conduce al colle sino a lasciar ''traccie di sangue sul selciato''.
Nel 1930 il Papa Pio XI concede alla chiesa della Regina dell'Adriatico il titolo
di basilica minore, visto che già dal 1709, ogni 10 maggio viene celebrata la
festa della Madonna di Tersatto.
Nel 1991 hanno avuto luogo i festeggiamenti del 700 anniversario del Santuario.
Nel 2003, a Pentecoste, l'8 giugno, Papa Giovanni Paolo II visita il Santuario di
Tersatto e prega davanti all'altare della Madonna di Tersatto. In ricordo di tale
momento è stata eretta, sul piazzale antistante l'entrata principale, la statua di
Giovanni Paolo II.
Oggi il Santuario continua ad essere meta di pellegrinaggi di fedeli che diverse
volte all'anno si radunano per rendere omaggio alla Regina dell'Adriatico. Il 15
agosto il traffico viene interrotto e tutto il colle di Tersatto diviene un'oasi
pedonale a disposizione delle migliaia di fedeli, arrivati da ogni dove.
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Per il contributo alla ricerca della documentazione si ringraziano:
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La signora Preside, prof.ssa I. Sever;
il signor Pino Bartolomè;
Suor Caterina;
la prof.ssa d’italiano, Dr. G. Mazzieri Sankovic;
la prof.ssa di storia, C. Gerbaz e
la bibliotecaria, prof.ssa D. Močinić.
 Hanno collaborato alla realizzazione del Progetto
 Per la ricerca dei testi: Iva Begić
 Per la ricerca delle foto: Nino Javorović, Nicolas Leites, Marin Vuletić, Livio
Defranza
 Fotoreporter: Maja Starčević, Mrtina Cianci
 Presentazione: classi IV, III e II del programma alberghiero turistico
Un grazie particolare al
CORO DEI FEDELI FIUMANI
per aver percorso insieme a noi le strade del ricordo
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