Il tema del project financing è spesso presentato come uno strumento di finanziamento in grado di integrare o sostituire le fonti di finanziamento tradizionale1. In precedenza si è gia evidenziato che motivazioni di diversa natura hanno reso il costo-opportunità del finanziamento di opere di interesse pubblico mediante fondi pubblici particolarmente elevato. Di qui la necessità di ricorrere al project financing per superare la situazione di ritardo infrastrutturale che si rileva in alcuni settori, come ad esempio quello idrico. Il project financing può essere definito come un’operazione di finanziamento di una particolare unità economica nella quale un finanziatore è soddisfatto di considerare, sin dallo stadio iniziale, il flusso di cassa e gli utili dell’unità economica in oggetto come la sorgente dei fondi che consentirà il rimborso del prestito e la attività dell’unità economica come garanzia collaterale del prestito.2 Questa definizione coglie l’essenza del project financing, vale dire la capacità del progetto di produrre flussi di cassa di segno positivo, sufficientemente certi, in grado di consentire il rimborso del debito contratto per finanziare l’attività economica e contemporaneamente garantire un’adeguata remunerazione del capitale investito dai soci, indipendentemente da garanzie di carattere reale. 1 2 Vedi se puoi mettere le fonti di finaziamento tradizionale. P.K. Nevitt, Project financing, Milano, 1988. Al concetto di project financing viene spesso associato quello di Pubblic Private Partnership (PPP). Il PPP è un concetto che ingloba quello di project financing. Infatti il PPP è una tipologia di cooperazione tra settore pubblico e privato più ampia del project financing, in quanto comprende non solo quei progetti capaci di autofinanziarsi, cioè produrre flussi di cassa in grado di assicurare il rimborso del prestito ed un’adeguata remunerazione del capitale investito, ma anche quei progetti per il quale il soggetto pubblico deve svolgere un ruolo attivo di partnership. Questo ruolo può essere svolto attraverso forme differenti: predisponendo studi di fattibilità volti a verificare, ex ante, termini e modalità di coinvolgimento di soggetti privati; definendo un assetto regolamentare (tariffe, modalità di gestione ecc.) per il settore specifico favorevole alla partecipazione dei soggetti privati; definendo un contesto politico-amministrativo, un ambiente fiscale nonché dei meccanismi di ripartizione dei rischi, in grado di assicurare uno scenario di certezza per la gestione del progetto d’investimento così da garantire i soggetti privati coinvolti ed in particolare i finanziatori del progetto; contribuendo finanziariamente sotto forma di sovvenzioni, mutui agevolati o garanzie. Il PPP può assumere essenzialmente tre connotazioni. a) Progetti che si ripagano autonomamente Questa categoria comprende tutti i progetti dotati di un’intrinseca capacità di generare reddito attraverso ricavi commerciali. In questo caso l’integrale recupero dei costi di investimento da parte del soggetto privato è garantito dai ricavi incassati durante il periodo di gestione del progetto. Per questa tipologia di progetti, il coinvolgimento del settore pubblico si limita all’identificazione delle condizioni necessarie per consentirne la realizzazione e la gestione sul piano tecnico, economico e giuridico. (b) Progetti che si ripagano esclusivamente attraverso la contribuzione pubblica. Questa tipologia include quelle infrastrutture pubbliche realizzate e gestite dal soggetto privato, il quale fornisce direttamente i servizi al soggetto pubblico. In questo caso la remunerazione del privato deriva esclusivamente (o principalmente) dai pagamenti effettuati dal soggetto pubblico. In questo caso, l’affidamento ai privati, oltre ad avvenire attraverso procedure di evidenza pubblica, deve garantire l’ottimizzazione dei costi per il soggetto pubblico, nel rispetto di determinati standard quantitativi e qualitativi. Il pagamento, effettuato a cadenze temporali definite, includerà elementi di incentivazione/penalizzazione in funzione dell’effettivo raggiungimento degli standard prestazionali concordati. (c) Progetti che richiedono una componente di contribuzione pubblica. Questa tipologia include progetti i cui ricavi commerciali sono di per se insufficienti a generare ritorni economici idonei a garantire il rimborso del debito e un’adeguata remunerazione del capitale, necessaria a stimolare il coinvolgimento di capitali privati. In questo caso l’intervento pubblico si fonda essenzialmente sui benefici economici e sociali legati alla realizzazione dell’opera. A ciò si aggiunga la possibilità di ottenere, mediante una gestione di tipo privato, un’importante recupero di efficienza, nonché la possibilità di ridurre e distribuire nel tempo il totale degli impegni finanziari, permettendo l’avvio di un numero maggiore di progetti. Questi elementi giustificano l’erogazione di una componente di contribuzione pubblica. In questo caso il soggetto pubblico svolge un importante ruolo di catalizzatore delle risorse private innalzando il livello di redditività del progetto, e riportando in equilibrio il rapporto fra rischio e rendimento insito nello stesso. Il rischio. L’identificazione dei rischi e il loro trasferimento ai diversi soggetti coinvolti nella fase di realizzazione, costituisce una fase importante dell’attività di partenariato tra pubblico e privato. Per una corretta identificazione dei rischi è opportuno separare la fase di realizzazione dell’opera da quella di gestione della stessa. a) Rischi tipici della fase di realizzazione dell’opera. Le principali categorie di rischio della fase di realizzazione sono: rischio progettuali; rischio amministrativo legato all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni; rischi legato alla tecnologia adottata; rischio di completamento, connesso alla realizzazione materiale dell’opera (imprevisti, ritardi, extracosti, mancato rispetto delle specifiche tecniche previste, ecc.). (ii) Rischi tipici della fase di gestione dell’opera. Rientrano in questa categoria: rischio di mercato legato ad un’errata previsione dell’evoluzione della domanda; rischio legato alle difficoltà di reperimento degli input produttivi. Infine devono considerarsi i rischi che possono presentarsi durante tutta la vita del progetto: rischio finanziario, che può essere classificato in: - rischio di inflazione; - rischio tasso di interesse; - rischio di cambio; rischio amministrativo; rischio politico; rischio legale. Individuati i rischi connessi alla realizzazione e alla gestione del progetto è necessario procedere ad una corretta ed efficiente allocazione degli stessi. In via generale, al fine di sfruttare i vantaggi connessi ad operazioni di PPP, il rischio deve essere attribuito al soggetto che è maggiormente in grado di gestirlo. Uno strumento semplice attraverso il quale è possibile identificare i rischi e procedere ad una loro corretta allocazione è la matrice dei rischi.3 La seguente tabella è tratta dal documento elaborato da Monica Foschi e Pasquale Serlenga dell’UFP - Area Finanziaria ed Area Ingegneria, Ministero dell’Economia e delle Finanze con la collaborazione di Paola Basentini. 3 RISCHIO COSTRUZIONE R ISCHI PUB GESTIONE BLIRIVATO MANUTENZIONE D ISPONIB ILITÀ FINANZIAMENTO DOMANDA FORZA MAGGIORE PUBBLICO PRIVATO Rischio che la realizzazione dell’opera non avvenga nei tempi, nei costi e con le specifiche concordate Rischio che i costi operativi del progetto differiscano da quelli previsti a budget o che il livello di prestazione previsto non sia raggiunto o che il servizio non possa essere erogato Rischio che i costi necessari a mantenere il bene in perfetto stato di funzionamento varino rispetto a quelli previsti da budget Rischio che la “quantità di servizio” fornito dal progetto sia inferiore alla quantità prevista nel contratto Rischio di mancato reperimento delle risorse finanziarie nei termini e nelle condizioni necessarie alla realizzazione e gestione dell’iniziativa in linea con le previsioni economiche finanziarie iniziali Rischio che la domanda relativa al progetto sia inferiore al livello previsto Rischio che un evento imprevedibile ed incontrollabile da parte di tutte le parti coinvolte nel progetto comporti un aumento dei costi o nei casi peggiori, l’impossibilità di erogare il servizio o di acquistarlo MISTO X X X X X X X X X I soggetti coinvolti. Di seguito si darà un breve indicazione dei soggetti coinvolti nell’operazione di project financing. I promotori. Il promotore di solito è un privato interessato all’esecuzione del progetto, ovvero l’amministrazione pubblica titolare del servizio. Spesso tali soggetti, insieme ad altri che possono farsi promotori di un project financing, si riuniscono per rendere più efficace l’azione di promozione. L’ente pubblico concedente. Tali enti possono essere amministrazioni pubbliche, enti pubblici imprese pubbliche. Si tratta del soggetto legittimato a trasferire alla società di project financing i diritti e le funzioni necessarie per realizzare e gestire l’opera, di solito sotto forma di concessioni . spesso l’ente pubblico svolge anche un ruolo di finanziatore (almeno parziale o indiretto) fornendo contributi in conto capitale o in conto esercizio. Un ulteriore ruolo svolto di frequente dall’ente pubblico è quello di garante delle obbligazioni contratte dalla società di project financing o dai promotori. La società di project financing (o società di progetto o special purpose vehicle (SPV)). È la figura chiave nell’operazione di project financing. Infatti la SPV è il soggetto: a cui viene conferito il capitale di rischio da parte degli investitori; che acquisisce il capitale di prestito proveniente dai terzi finanziatori o i contributi pubblici; che svolge le funzioni organizzative e manageriali; a cui fanno capo i flussi finanziari. A seconda della composizione societaria si può distinguere tra: project financing pubblico, quando il capitale è sottoscritto interamente o prevalentemente da un ente pubblico. project financing misto, che si ha quando la società di project financing è una società a capitale misto; project financing privato, quando il capitale è interamente o prevalentemente sottoscritto da soggetti privati. Gli investitori. Sono i soggetti che conferiscono il capitale di rischio al progetto. Generalmente sono i soggetti promotori o i soggetti pubblici interessati. I finanziatori. Sono i prestatori di mezzi di terzi. Spesso i finanziatori si uniscono, data la rilevanza dell’impegno, in pool di istituti finanziatori composto da istituzioni creditizie e finanziarie con caratteristiche e standing differenti. A questi soggetti devono aggiungersi figure professionali differenti, impegnati nella fase di progettazione, realizzazione e gestione dell’opera come ad esempio progettisti, realizzatori, consulenti e gestori. Si tratta spesso di soggetti che coincidono con quelli precedentemente indicati. I vantaggi del project financing. Il ricorso ai capitali privati, pur essendo ovviamente influenzato da convinzioni ideologiche, deve avvenire sulla base di criteri che permettano di evidenziare la convenienza di questa soluzione. Di seguito si indicheranno sinteticamente i principali vantaggi del ricorso ai capitali privati. Limitato utilizzo di risorse proprie. Il ricorso ai capitali privati permette di ridurre l’impegno finanziario gravante sul bilancio pubblico. Di conseguenza sarà possibile realizzare un maggior numero di iniziative contemporaneamente. Maggiore certezza sui costi e i tempi di realizzazione dell’opera. I flussi di cassa generati dal progetto costituiscono l’unico o il principale mezzo attraverso il quale il privato può ottenere un ritorno economico del capitale investito. È quindi evidente l’interesse del privato ad evitare ritardi o costi addizionali, di cui sopporterà direttamente gli oneri. Maggiore efficienza nella gestione. Il coinvolgimento dei privati permette di sfruttare competenze professionali specialistiche, oltre a costituire uno strumento per ridurre produttive. sprechi ed inefficienze Gli svantaggi del ricorso a forme di PPP e project financing sono riconducibili a quanto di seguito indicato. Complessità del processo di allocazione dei rischi ed estensione dei tempi di avvio dell’iniziativa. Il partenariato pubblico-privato richiede un processo di negoziazione articolato e complesso. Le difficoltà nella definizione di tutti gli elementi possono richiedere un tempo per l’avvio dei lavori maggiore di quello necessario nello schema d’appalto tradizionale. Maggiori costi di strutturazione dell’opera. La complessità dell’operazione richiede una lunga fase di studio della fattibilità dell’operazione, che costituisce una causa importante della lievitazione dei costi. Inoltre la necessità di compensare il maggior rischio rispetto ad operazioni di finanziamento tradizionale si traduce in un aumento del costo del capitale investito. Presupposti per il ricorso ai capitali privati. Il project financing può essere una reale alternativa alle fonti tradizionali di finanziamento solo nel caso in cui si realizzano determinati presupposti: vi sia un effettivo trasferimento dei rischi dal soggetto pubblico a quello privato; il progetto deve essere riconducibile ad un preciso contesto territoriale, all’interno del quale sia individuabile e quantificabile con sufficiente certezza il livello di domanda; vi siano un intreccio di entrate ed uscite monetarie tali da generare un flusso di cassa in grado di permettere il rimborso del prestito ed un’adeguata remunerazione del capitale. Vi sia un contesto legislativo favorevole alla realizzazione di soluzioni alternative al finanziamento tradizionale. Contrariamente al settore pubblico, il settore privato sarà disposto a partecipare ad un progetto solo se la redditività finanziaria del progetto sarà tale da garantirli un adeguata remunerazione del capitale investito, tenuto conto dei rendimenti di mercato e dei rischi dell’operazione. Si evidenzia pertanto la necessità di un’analisi economica finanziaria che permetta di valutare la convenienza economica di un progetto, dove per convenienza economica si intende la capacità del progetto: Di creare valore; Di generare un livello di redditività per il capitale investito, ritenuto adeguato dall’investitore privato. Lo strumento classico per la valutazione dei progetti di investimento è l’analisi dei flussi di cassa scontati (DCF Analysis). Ai fini della corretta determinazione dei flussi di cassa dei progetti di investimento è necessario predisporre un modello o piano economico finanziario. In questo modo è possibile determinare preliminarmente : La capacità di reddito del progetto di investimento; I fabbisogni finanziari collegati alla realizzazione del progetto. La predisposizione del piano economico finanziario e la determinazione dei flussi di cassa necessari per definire il grado di convenienza economica del progetto richiede una serie di ipotesi di lavoro: Tecnico operative; Fiscali; Finanziarie; Macroeconomiche. Ipotesi tecnico operative. La definizione delle ipotesi tecniche operative attiene essenzialmente alla determinazione dei costi di investimento e dei ricavi e costi operativi. Costi di investimento. Per la definizione dei costi di investimento si rimanda al capitalo dedicato all’analisi del piano di investimento. In questa sede è sufficiente ricordare che l’ammontare complessivo di investimenti è pari a 4500 milioni di euro, di cui 955 milioni a carico del soggetto pubblico. Questi costo non richiedono di essere indicizzati all’inflazione, in quanto pur essendo ripartiti si di un orizzonte temporale pluriennale, sono normalmente fissati in contratti che prevedono un corrispettivo a prezzo fisso ed invariabile, incorporando in questo modo le aspettative inflazionistiche. I ricavi operativi. La definizione dei ricavi operativi impone innanzitutto delle stime relative all’evoluzione della domanda. Inoltre nel settore idrico la definizione dei ricavi e l’evoluzione temporale deve essere coerente alla normativa di riferimento, ed in particolare alla l. 36/94, ed al D.M. 1 agosto 1996 del Ministero dei lavori pubblici. Costi operativi. La determinazione dei costi operativi è dipendente dal livello di servizio che si intende fornire e dalla struttura organizzativa prescelta. La stima corretta di tale componente richiede non solo una distinzione tra i servizi di acquedotto, fognatura e depurazione, ma anche un sufficiente livello di disaggregazione tra le diverse voci di costo. Punto di riferimento obbligato sono le prescrizioni del D.lgs. 127/1991. Inoltre la definizione dei costi operativi deve riflettere lo sforzo di ottimizzazione gestionale e tener conto delle economie di scala conseguibili dal futuro soggetto gestore. Ipotesi fiscali. Per definire correttamente il livello di redditività del progetto è necessario considerare l’impatto fiscale. L’incidenza sui flussi di cassa è infatti notevole soprattutto in un paese come l’Italia dove l’incidenza fiscale è elevata. In particolare ai fini della valutazione della convenienza economica del progetto occorre considerare che la tassazione ha un duplice effetto di segno opposto: negativo, in quanto costituisce una decurtazione del reddito prodotto, positivo perché grazie alla deducibilità degli interessi passivi riduce il costo del capitale investito. Le principali imposte che gravano sulle società di capitali sono l’IRES (imposta sul reddito delle società) e l’IRAP (imposta sul reddito delle attività produttive. Le due imposte si applicano, oltre che con aliquote differenti, su basi imponibili diverse. L’IRES infatti si applica sul reddito imponibile elaborato a partire dal risultato civilistico, e rettificato in aumento e in diminuzione ai sensi della disciplina fiscale.4 L’IRAP invece si applica al valore della produzione netta, una sorta di valore aggiunto dell’attività di impresa. Di conseguenza la soluzione più corretta per individuare l’incidenza fiscale consiste nell’utilizzare un aliquota fiscale media, derivante da valori storici, che misuri l’incidenza del carico fiscale sul reddito operativo. Tuttavia occorre tenere conto dell’eventuale divergenza esistente tra oneri fiscali di competenza ed effettiva corresponsione durante l’esercizio. Quindi il carico fiscale complessivo è dato dalla somma delle imposte iscritte nel conto economico e delle relative attività (crediti verso l’Erario e imposte anticipate) e passività (debiti tributari e fondi imposte)5. Analizzando i bilanci dell’AQP del biennio 2000-2001 si giunge ad un aliquota media del 47%, calcolata sul reddito operativo. Ipotesi macro economiche. Per quanto riguarda l’imposizione diretta la base normativa di riferimento è costituita dal Testo Unico delle Imposte sul reddito, cosi come modificato dal D.lgs. 344/2003. 5 Cfr. Zara C. Valutazione finanziaria per le decisioni di investimento Egea, ed. 2005. 4 L’inflazione. L’analisi economico-finanziaria deve essere realizzata a prezzi correnti. Tuttavia nella definizione dei costi e dei ricavi individuati nel piano d’Ambito, non si è tenuto conto della dinamica inflazionistica. Questa impostazione è essenzialmente riconducibile alla difficoltà di effettuare delle stime attendibili in merito alla dinamica inflazionistica per un orizzonte temporale di 30 anni. Inoltre nel metodo normalizzato la determinazione della tariffe media di riferimento per ciascun anno avviene aggiungendo successivamente l’inflazione programmata. L’utilizzo dei costi e dei ricavi in termini reali (al netto dell’inflazione), impone alcune importanti considerazioni in merito alla definizione del tasso di sconto da utilizzare per l’attualizzazione dei flussi di cassa. Il principio di coerenza tra tassi e flussi impone infatti la necessita di stimare anche il tasso di sconto al netto dell’inflazione. La questione sarà esaminata più approfonditamente nella parte dedicata alla determinazione del tasso di sconto. I tassi di interesse. Per lo sviluppo dell’analisi finanziaria è necessario identificare una struttura de tassi di interesse idonea a rappresentare il costo base dei finanziamenti. In particolar modo si può far riferimento ai tassi EURIBOR ovvero al Interest Rate Swap, ovvero al tasso di interesse privo rischio. A tale costo base dovrà aggiungersi un margine richiesto dai finanziatori in funzione del livello di rischio associato al progetto. Definite pertanto le ipotesi di lavoro, e sulla base di queste elaborati un conto economico ed uno stato patrimoniale revisionale, è necessario calcolare i flussi di cassa necessari per elaborare degli indicatori della convenienza economica del progetto. L’analisi dei flussi di cassa scontati è generalmente considerata la tecnica più appropriata in quanto considera contemporaneamente i flussi di cassa del progetto, la loro distribuzione temporale e il valore finanziario nel tempo. I flussi di cassa rilevanti di un progetto devono essere : Monetari; Al lordo degli oneri finanziari; Al netto delle imposte. L’utilizzo dei flussi monetari permette di considerare l’effettivo momento dell’esborso o dell’incasso. La misurazione dei flussi di cassa può avvenire attraverso due modalità: la prima, diretta, consiste nella differenza tra entrate ed uscite monetarie, la seconda, indiretta e derivata dalla prima utilizza degli schemi contabili classici. L’utilizzo di tale metodologia può basarsi su una schema di questo genere: -/+ investimenti/disinvestimenti in immobilizzazioni produttive + Margine Operativo Lordo -/+ variazioni del Capitale circolante netto = Flusso di cassa del progetto al lordo delle imposte - Imposte = Flusso di cassa del progetto al netto delle imposte 3. La valutazione della convenienza economica di un progetto La valutazione della convenienza economica di un progetto può avvenire attraverso una serie di metodologie. In via preliminare si deve specificare che per convenienza economica si intende la capacità del progetto: a) di creare valore; b) generare un livello di redditività del capitale investito adeguato rispetto alle aspettative dell’investitore privato, assicurando il successo dell’operazione di project financing. Esistono numerosi indicatori della convenienza economica di un progetto, è non è possibile individuare un unico criterio che fornisca informazioni certe. In genere si utilizzano più indicatori, uno principale e l’altro secondario. Tra le diverse metodologie utilizzate per la valutazione del progetto di investimento sono da preferirsi quelle che prendono in considerazione questi elementi e quindi la capacità del progetto di generare valore e garantire pertanto un’adeguata redditività. Essenzialmente ci si riferisce ai criteri di valutazione basati sul TIR (tasso interno di rendimento) e sul VAN (valore attuale netto), che statisticamente sono i due indici maggiormente utilizzati, rispettivamente come indicatore principale e secondario6. 3.1. Criteri di valutazione basati sul VAN. 6 Cfr. Boeri T. , Cohen R. Analisi dei progetti di investimento. Teoria e applicazioni per il project financing. Egea, ed.1999, p. 130. Il VAN rappresenta l’incremento di ricchezza prodotto dall’operazione, espresso come se fosse disponibile nell’istante in cui viene effettuata la valutazione. Teoricamente rappresenta l’indicatore più adeguato per valutare la convenienza economica del progetto. Un VAN positivo indica la capacità del progetto di creare nuova ricchezza, generando dei flussi di cassa in grado di garantire il recupero dell’esborso iniziale ed un’adeguata remunerazione del capitale investito. Pertanto un progetto che produca un VAN 0 andrebbe sicuramente realizzato, perché è in grado di ottenere ricchezza incrementale. Analiticamente il calcolo del VAN è effettuato mediante la somma algebrica dei flussi di cassa attesi dal progetto, scontati al tasso corrispondente al costo del capitale investito opportunamente stimato. Quindi: n VAN Fk (1 j) ( t k t 0 ) k 0 dove: FK flussi di cassa attesi dal progetto; j tasso corrispondente al costo stimato del capitale investito. Una degli elementi negativi di questo indice è la mancata considerazione delle dimensioni dell’investimento iniziale. Inoltre il VAN è espresso in termini assoluti e pertanto è particolarmente difficile il confronto tra progetti di dimensioni differenti. 3.2. Criteri di valutazione basati sul TIR. Il TIR è definito come il tasso di sconto in corrispondenza del quale il VAN dell’operazione è uguale a zero. Analiticamente: n FC t t 1 (1 TIR ) 0 Quindi il TIR misura intuitivamente il ritorno economico che il progetto è in grado di generare rispetto al capitale investito. Questo valore assume significato economico solamente se confrontato con il costo del capitale investito. È evidente che un progetto è conveniente solo nell’ipotesi in cui il TIR è maggiore del costo del capitale investito. Il calcolo del TIR avviene attraverso metodi matematici iterativi. Questo indicatore presenta alcuni gravi svantaggi: ad esempio l’assenza di soluzioni reali o la presenza di soluzioni reali multiple. Un ulteriore svantaggio è legato ai tassi di reinvestimento. La logica sottostante al TIR prevede il reinvestimento di tutti i flussi di cassa ad un tasso identico al TIR, una soluzione che non sempre è realistica. 4. Determinazione delle componenti per il calcolo del TIR e del VAN. Per il calcolo del TIR e del VAN è necessario: 1) un conto economico che esprima sinteticamente i ricavi e i costi operativi, in modo da permettere la determinazione del margine operativo lordo (MOL) e, dopo l’applicazione delle imposte, il calcolo del reddito operativo netto; 2) il calcolo del capitale circolante netto (CCN) e delle successive variazioni; 3) il calcolo dei flussi di cassa per il periodo di pianificazione rilevanti ai fini del TIR; 4) la determinazione del tasso di sconto. 4.1. Determinazione del margine operativo lordo. La determinazione del MOL è stata ottenuta facendo riferimento ai costi ed ai ricavi operativi indicati nel piano economico-finanziario dell’ATO Puglia.7 La situazione si presenta in sintesi come indicato in tabella: 7 In particolare i ricavi operativi sono stati ottenuti moltiplicando la tariffa media di riferimento di ciascun anno per il volume fatturato. Tabella 1. Determinazione del MOL (anni 1-10) Anno 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 ricavi operativi costi operativi MOL Ammortamento margine operativo netto imposte(35%) 269.920 235.476 34.444 18.015 16.429 5.750 291.508 239.583 51.925 26.986 24.939 8.729 316173 251548 64625 35548 29077 10.177 344170 269171 74999 41898 33101 11.585 361845 272403 89442 49154 40288 14.101 384370 276053 108317 59625 48692 17.042 401625 274287 127338 69071 58267 20.393 416024 272369 143655 78835 64820 22.687 430591 272374 158217 88709 69508 24.328 445188 271251 173937 97695 76242 26.685 Tabella 1. (segue) Determinazione del MOL (anni 11-20). Anno 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 ricavi operativi Costi operativi MOL Ammortamento margine operativo netto imposte(35%) 450.024 269.665 180.359 101.383 78.976 27.642 451248 268308 182940 102242 80698 28.244 455114 266944 188170 108249 79921 27.972 458988 265372 193616 111741 81875 28.656 462870 263887 198983 116743 82240 28.784 463287 262502 200785 121849 78936 27.628 467320 262532 204788 126009 78779 27.573 464816 258066 206750 128587 78163 27.357 451845 243900 207945 130905 77040 26.964 452385 243922 208463 133175 75288 26.351 Tabella 1. (segue) determinazione del MOL (anni 21-30). Anno 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 ricavi operativi Costi operativi MOL Ammortamento margine operativo netto imposte(35%) 446.082 239.590 206.492 132.891 73.601 25.760 436410 233952 202458 130315 72143 25.250 433440 233974 199466 129597 69869 24.454 430592 233991 196601 129186 67415 23.595 424242 234013 190229 124663 65566 22.948 417880 234034 183846 119262 64584 22.604 414879 234051 180828 116476 64352 22.523 411872 234067 177805 114120 63685 22.290 408859 234084 174775 111792 62983 22.044 405720 234106 171614 109171 62443 21.855 4.2. Calcolo del capitale circolante netto. Il capitale circolante netto è costituito dalla differenza tra le attività correnti, riconducibili essenzialmente ai crediti verso clienti e alle rimanenze di magazzino, e le passività correnti, identificabili con i debiti verso fornitori. L’evoluzione di tali componenti è stata stimata come percentuale dei ricavi e dei costi operativi. In particolare i crediti verso clienti sono stati quantificati pari al 78% dei ricavi operativi, i debiti verso fornitori e le rimanenze di magazzino pari al 33,36% e al 4,15% dei costi operativi. Queste percentuali sono state ottenute considerando l’impatto medio che le tre componenti hanno avuto sui costi e sui ricavi operativi nel triennio 1999-2001, come riportato in tabella: Crediti Debiti rimanenze Ricavi Costi 1999 2000 2001 467.162.466.178 186.600.995.201 21.278.762.578 654.919.934.359 530.550.852.450 540.310.280.953 181.100.851.240 23.490.357.472 692.456.416.246 524.591.661.636 550.509.014.045 168.792.174.939 21.928.366.122 650.086.175.896 555.426.664.188 Media Crediti/ricavi debiti/costi rimanenze/costi 71,33% 35,17% 4,01% 78,03% 34,52% 4,48% 84,68% 30,39% 3,95% 78,01% 33,36% 4,15% In questo modo è stato possibile stimare l’impatto delle attività e delle passività correnti nell’arco dei 30 anni, come risulta in tabella. Tabella 2. Calcolo del CCN. Anno crediti verso clienti debiti verso fornitori rimanenze Costi ricavi CCN Variazione CCN 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 210.565 227.405 246.647 268.487 282.275 299.847 313.308 324.540 335.904 347.291 351.064 352.019 355.034 358.057 361.085 361.410 364.556 362.603 352.484 352.906 347.989 340.443 338.127 335.905 330.951 325.988 323.647 321.301 318.951 316.502 78.555 79.925 83.916 89.795 90.874 92.091 91.502 90.862 90.864 90.489 89.960 89.508 89.053 88.528 88.033 87.571 87.581 86.091 81.365 81.372 79.927 78.046 78.054 78.059 78.067 78.074 78.079 78.085 78.090 78.098 9.772 9.943 10.439 11.171 11.305 11.456 11.383 11.303 11.304 11.257 11.191 11.135 11.078 11.013 10.951 10.894 10.895 10.710 10.122 10.123 9.943 9.709 9.710 9.711 9.712 9.712 9.713 9.714 9.714 9.715 235.476 239.583 251.548 269.171 272.403 276.053 274.287 272.369 272.374 271.251 269.665 268.308 266.944 265.372 263.887 262.502 262.532 258.066 243.900 243.922 239.590 233.952 233.974 233.991 234.013 234.034 234.051 234.067 234.084 234.106 269.920 291.508 316.173 344.170 361.845 384.370 401.625 416.024 430.591 445.188 450.024 451.248 455.114 458.988 462.870 463.287 467.320 464.816 451.845 452.385 446.082 436.410 433.440 430.592 424.242 417.880 414.879 411.872 408.859 405.720 -122.238 -137.538 -152.291 -167.521 -180.097 -196.300 -210.423 -222.375 -233.737 -245.545 -249.912 -251.376 -254.904 -258.516 -262.101 -262.946 -266.081 -265.802 -260.997 -261.410 -258.118 -252.688 -250.363 -248.135 -243.173 -238.202 -235.855 -233.503 -231.146 -228.689 -122.238 -15.300 -14.753 -15.230 -12.576 -16.203 -14.123 -11.952 -11.362 -11.808 -4.367 -1.464 -3.528 -3.612 -3.585 -845 -3.135 278 4.805 -413 3.292 5.430 2.325 2.228 4.962 4.971 2.347 2.352 2.357 2.457 4.3. Il calcolo dei flussi di cassa per il periodo di pianificazione rilevanti ai fini del TIR. Mediante l’utilizzo dei dati precedentemente esposti è possibile definire i flussi di cassa rilevanti ai fini del calcolo del TIR. Tabella 3. Flussi di cassa per il calcolo del TIR (anni 1-10) Anno 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 165.526 143.220 98.121 93.027 221.802 173.795 170.372 167.125 175.888 173.888 (B) +/- Margine operativo lordo 34.444 51.925 64.625 74.999 89.442 108.317 127.338 143.655 158.217 173.937 (C) +/- Variazioni del CCN -122.238 -15.300 -14.753 -15.230 -12.576 -16.203 -14.123 -11.952 -11.362 -11.808 -106.595 -48.249 -33.258 -144.936 -81.681 -57.157 -35.422 -29.033 -11.759 8.729 11.585 14.101 20.393 22.687 24.328 26.685 -44.843 -159.037 -98.723 -77.551 -58.109 -53.361 -38.444 (A) (D) (E) (F) - Investimenti Flusso di cassa operativi per il calcolo del TIR di progetto lordo (A) + (B) + (C) -253.320 - Imposte sul reddito calcolate sul margine operativo netto 5.750 Flusso di cassa operativi per il calcolo del TIR di progetto netto (D) + (E) -259.070 10.177 -115.324 -58.426 17.042 Tabella 3 (segue). Flussi di cassa per il calcolo del TIR (anni 11-20). Anno 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 132.222 114.629 109.339 109.339 109.339 105.745 105.745 105.745 105.745 104.875 (B) +/- Margine operativo lordo 180.359 182.940 188.170 193.616 198.983 200.785 204.788 206.750 207.945 208.463 (C) +/- Variazioni del CCN -4.367 -1.464 -3.528 -3.612 -3.585 -845 -3.135 278 4.805 -413 Flusso di cassa operativi per il calcolo del TIR di progetto lordo (A) + (B) + (C) 43.770 66.847 75.303 80.665 86.059 94.195 95.908 101.283 107.005 103.175 - Imposte sul reddito calcolate sul margine operativo netto 27.642 28.244 27.972 28.656 28.784 27.628 27.573 27.357 26.964 26.351 Flusso di cassa operativi per il calcolo del TIR di progetto netto (D) + (E) 16.128 38.603 47.331 52.009 57.275 66.568 68.335 73.926 80.041 76.824 (A) (D) (E) (F) - Investimenti Tabella 3 (segue). Flussi di cassa per il calcolo del TIR anni (21-30). Anno 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 (A) - Investimenti 102.970 102.970 102.970 102.970 102.970 102.970 102.970 102.970 102.970 102.970 (B) +/-margine operativo lordo 206.492 202.458 199.466 196.601 190.229 183.846 180.828 177.805 174.775 171.614 (C)+/-Variazioni del CCN 3.292 (D) 2.325 2.228 4.962 4.971 2.347 2.352 2.357 2.457 Flusso di cassa operativi per il calcolo del TIR di progetto lordo (A) + (B) + (C) 106.814 104.918 98.821 95.859 92.221 85.847 80.205 77.187 74.162 71.101 (E) - imposte sul reddito calcolate sul margine operativo netto (F) 5.430 25.760 25.250 24.454 23.595 22.948 22.604 22.523 22.290 22.044 21.855 Flusso di cassa operativi per il calcolo del TIR di progetto netto (D) + (E) 81.054 79.668 74.367 72.264 69.273 63.242 57.682 54.897 52.118 49.246 Il valore finale residuo. Ai fini della stima del valore residuo possono seguirsi diversi approcci alternativi tra quelli proposti dalla dottrina e dalla prassi professionale prevalente. In particolare, il valore residuo F(n) può essere determinato come: - Valore di liquidazione: si ipotizza che il valore residuo sia pari ad una stima dei flussi di cassa ottenibili dalla vendita degli assets che costituiscono l’investimento, al netto dei debiti residui alla fine del periodo di previsione esplicita; - Formula della convergenza: si ipotizza che il valore residuo corrisponda al reddito operativo netto normalizzato, capitalizzato in base al WACC; - Valore derivante dall’impiego di moltiplicatori empirici: si ipotizza che l’investimento possa assumere un valore pari a un multiplo del suo utile netto futuro atteso; - Formula della perpetuità di crescita del flusso finanziario disponibile: si ipotizza che il flusso di cassa dell’investimento cresca ad un tasso costante (g) oltre il periodo di proiezione esplicita e che il valore residuo sia pari alla capitalizzazione del flusso di cassa normalizzato atteso in futuro. Questo modello presuppone che il fattore di capitalizzazione sia determinato come differenza tra il WACC ed il tasso di crescita atteso in perpetuità (g). L’ultima alternativa esposta è la più coerente con l’analisi dei flussi di cassa scontati (DCF). Per questo nella stima del valore finale si farà riferimento a questa tecnica ed alla formula matematica che la sintetizza: F( n ) FCF( n 1) ( WACC g ) dove: FCF(n+1) Livello normalizzato del flusso di cassa disponibile relativo al primo anno seguente il periodo esplicito di previsione; WACC Costo medio ponderato del capitale investito; g Tasso di crescita del flusso di cassa disponibile atteso in perpetuità. Il parametro FCF(n+1) è stato posto pari al reddito operativo lordo del primo anno successivo al periodo di previsione esplicita, al netto delle imposte. Per quanto riguarda il tasso di crescita g la necessità di effettuare una stima prudente dei flussi attesi, ha portato ad assumere un valore di g pari a zero. Il valore finale è pertanto pari a 738.177.000 euro. 4.4. Il tasso di sconto per l’attualizzazione dei flussi di cassa. Il tasso di sconto utilizzato deve rappresentare il tasso di remunerazione del capitale investito nell’impresa. Tra i diversi approcci per la determinazione del costo del capitale necessario a finanziare l’investimento, il più diffuso a livello teorico e nella prassi è il metodo del Costo Medio Ponderato del Capitale (Wheighted Average Cost of Capital, WACC). In questo caso il tasso di sconto è determinato come media ponderata tra il tasso di congrua remunerazione del capitale di rischio e del tasso di remunerazione dei debiti finanziari. La formula standard applicata è la seguente: WACC K E E D KD (1 t ) DE DE dove: E capitale di rischio; D indebitamento; KE tasso di rendimento del capitale di rischio; KD tasso di remunerazione dei debiti finanziari; t aliquota fiscale per il calcolo del beneficio fiscale derivante dalla deducibilità, ai fini delle imposte dirette, degli oneri finanziari ( c.d. scudo fiscale). Per la corretta determinazione del WACC, nelle due componenti del costo del capitale di rischio e del capitale di indebitamento occorre considerare una serie di fattori: - Il valore finanziario nel tempo; - La rischiosità del progetto; - La struttura finanziaria ( proporzione tra capitale di rischio e capitale di debito). La quantificazione del WACC richiede la determinazione: della struttura finanziaria; del tasso di interesse sui debiti finanziari; del tasso di congrua remunerazione del capitale proprio. 4.4.1. La struttura finanziaria. La determinazione di tale elemento è necessaria per definire il peso relativo del capitale di rischio e del capitale di indebitamento. In particolare la struttura finanziaria può essere determinata facendo riferimento all’analisi di strutture finanziarie adottate da soggetti industriali operanti nel settore idrico in Italia ed in altri paesi, che presentano un profilo economico e politico similare. In questo modo è possibile stimare un rapporto Debt to Equity che oscilla tra il 70:30 e il 40:60. Per l’AQP S.p.A. si è ipotizzato rapporto Debt to Equity pari a 60:40.8 4.4.2. Tasso di interesse sui debiti finanziari (KD). La determinazione del tasso di remunerazione del debito può essere effettuata considerando un tasso di interesse idoneo a rappresentare il costo-base dei finanziamenti, a cui aggiungere una maggiorazione (spread) richiesta dai finanziatori in considerazione del rischio associato al progetto. La concreta individuazione del valore di KD può avvenire attraverso due tecniche. La prima consiste nell’utilizzare come tasso base per l’individuazione del costo del capitale di debito l’Interest Rate Swap a 15 anni 9, se il tasso è fisso, ovvero i tassi EURIBOR se al credito concesso viene applicato un tasso variabile. Per l’individuazione del margine di Per l’AQP SpA il rapporto indebitamento/capitale, espresso in termini percentuali, nel triennio 20002002 è stato pari rispettivamente al 56%, 65,2% e 69,5%. 9 Durata tipica del debito per operazioni di concessione finora adottate in Italia. 8 remunerazione (spread) si dovrà far riferimento alla prassi degli istituti finanziari.10 La seconda procedura consiste nell’utilizzare come tasso base un tasso privo di rischio. La prassi individua questo parametro nei tassi di interesse dei titolo di stato. A tale valore dovrà aggiungersi un premio per il rischio di inadempienza (default spread). Tale valore può essere stimato rifacendosi al giudizio di società di rating, quali ad esempio Standard & Poor’s e Moody’s, che forniscono una stima del rischio di default, attribuendo alle obbligazioni un giudizio sintetico di affidabilità noto come rating. Per ottenere il costo del capitale di debito si aggiunge quindi al tasso free risk il default spread corrispondente al rating. 4.4.3. La remunerazione del capitale di rischio (KE). Per quanto riguarda la stima della remunerazione del capitale di rischio si è fatto riferimento al metodo del CAPM (Capital Asset Pricing Model). In questo caso il valore di KE può essere ottenuto mediante la seguente formula: L’Unita Tecnica Finanza di Progetto ha stimato un spread compreso tra i 90 p.b. e i 130 p.b.. Questo valore è stato stimato a partire dai dati relativi ai debiti a M/L termine riferiti a concessionari operanti nel settore idrico in paesi della UE e degli Stati Uniti. 10 K E rf (rm rf ) dove: rf tasso di privo di rischio; rm rendimento atteso del mercato azionario; coefficiente di correlazione tra il rendimento atteso del capitale di rischio dell’impresa e il rendimento atteso del mercato azionario. rm rf differenza tra il tasso privo di rischio e il rendimento atteso del mercato azionario.11 Ai fini di una corretta individuazione del tasso di remunerazione del capitale di rischio, occorre sottolineare che la tecnica del CAPM si fonda sul presupposto che investitori razionali siano in grado di ottenere un’efficace diversificazione del proprio portafoglio, in modo da eliminare una parte del rischio connesso al singolo investimento. Di conseguenza solo il rischio non eliminabile attraverso queste tecniche di diversificazione dovrà essere remunerato dal mercato. 11 Questo parametro rappresenta il premio richiesto dai portatori di capitale di rischio. Tuttavia questa ipotesi appare corretta solo nell’eventualità di un investimento in società quotate. Solo in questa circostanza, infatti, potrà realizzarsi un efficace diversificazione del portafoglio. In caso di investimento in società non quotate, come quelle che gestiranno il servizio idrico integrato nei futuri ATO, il proprietario investe nell’impresa la totalità o la maggioranza del proprio patrimonio, e quindi non potendo diversificare le attività detenute, non riuscirà a ridurre il rischio e richiederà pertanto un rendimento maggiore. Quindi se i rendimenti di mercato remunerano solo il rischio non diversificabile, nel caso in cui la diversificazione non potrà essere efficacemente realizzata, dovrà riconoscersi la necessità di correggere il valore di KE, ottenuto applicando il metodo del CAPM in forma standard, mediante un apposito parametro che tenga conto di tali fattori. La prassi normalmente utilizza il c.d. ARP ( Additional Risk Premium). Il KE è stato quindi stimato prendendo in considerazione gli elementi di seguito indicati. Per quanto riguarda la definizione di rf occorre preliminarmente notare che non esiste sul mercato dei capitali un tasso privo di rischio. Occorre pertanto ricorrere a delle approssimazioni. In genere il tasso free risk viene identificato con il tasso di rendimento dei titoli di Stato. In questo caso si è utilizzato come tasso di riferimento il rendimento dei titoli di Stato italiani BTP con scadenza trentennale. Questo tasso corrisponde ad un valore nominale pari al 4%. Per quanto riguarda l’individuazione del parametro rm - rf, che rappresenta il premio richiesto dai portatori di capitale di rischio (Equity Risk Premium) si è fatto riferimento alla stima della Ibbotson Associates, e quindi si assunto un valore pari a 5,50%, che rappresenta la media geometrica dello scarto tra i redimenti del portafoglio di mercato e i rendimenti offerti dalle attività prive di rischio nell’orizzonte temporale compreso tra il 1932 e il 2001. Infine per la stima del parametro β si è fatto riferimento al β levered delle water utility italiane e straniere sulla base dei dati Bloomberg. Il β levered presenta un valore medio pari a 0,52, e si riferisce ad una struttura finanziaria media espressa da un rapporto Debt to Equity pari a 65:35. Questo β levered deve essere opportunamente corretto per tener conto della struttura finanziaria della società considerata. Per quanto riguarda la stima del parametro ARP è stata utilizzata la metodologia del Size Premia (SP). Questa metodologia si basa sull’analisi dei dati storici dei maggiori rendimenti riferiti ad investimenti in società di piccole/medie dimensioni quotate sulle borse internazionali rispetto ai rendimenti medi di mercato. In questo modo si ottiene un ARP che assume un valore medio pari a 350 punti base, portato ad incremento del valore KE stimato in modo standard, secondo una percentuale del 40%. 4.4.4. La quantificazione dei valori KE, KD e WACC. Per la definizione del tasso privo di rischio si è già in precedenza effettuata una scelta a favore del rendimento dei BTP con scadenza trentennale, in considerazione della durata della concessione. Il tasso di interesse nominale è pari al 4%.12 Questo dato deve essere corretto per tenere conto del carico fiscale e dell’inflazione. L’imposizione è pertanto pari al 12,5%, l’inflazione è invece pari al 1,5%.13 12 In particolare si è fatto riferimento ai titoli emessi in data 01/08/2005, con scadenza 01/02/2037. I dati sono disponibili sul sito del dipartimento del tesoro www.dt.tesoro.it. 13 Per l’inflazione si è fatto riferimento all’inflazione programmata per il 2006, così come previsto nel DPEF 2004-2007. Mediante l’utilizzo della formula di Fisher il tasso di interesse free risk, al netto dell’inflazione e del prelievo fiscale, è pari al 2%.14 Per il calcolo del coefficiente β si è fatto riferimento ad un β levered pari a 0,52, riferito ad una struttura finanziaria media con un rapporto Debt to Equity pari a 65:35. Il valore ottenuto deve essere corretto per tenere conto della differente struttura finanziaria ipotizzata per l’AQP e della pressione fiscale.15 In particolare la relazione matematica che collega il valore di β al valore del raporto Debt to Equity ed alla aliquota fiscale è la seguente: L U (1 (1 t )(D / E)) . In considerazione della aliquota fiscale ipotizzata (47%) e del rapporto D:E (60:40) il β levered è pari a 0,41. Con l’utilizzo di questi dati è possibile stimare un costo del capitale proprio (Ke) pari a 5,67%. Per la stima del valore di KD si è preferito fare riferimento alla seconda procedura precedentemente esposta. L’analisi compiuta dalla 14 La relazione che collega i rendimenti reali a quelli nominali è data dalla formula di Fisher: R 15 R 1 in questa sede si ricorda che si è assunto un valore del Debt to Equiy pari a 60:40. società di rating Standard & Poor’s 16ha attribuito all’AQP S.p.A. un rating BBB.17 Il default spread corrispondente a questo rating è 2,25%. In questo modo si ottiene un valore del costo del capitale di debito pari a 4,25%. Quindi il valore del WACC da utilizzare come tasso di sconto per l’attualizzazione dei flussi di cassa e per il confronto con il TIR di progetto, è 3,62%. 5. La determinazione del VAN e del TIR Definito il tasso da applicare per l’attualizzazione dei flussi di cassa è possibile calcolare il VAN dell’operazione. I flussi di cassa rilevanti sono riportati in tabella 3. Il VAN dell’operazione, considerando anche il valore finale, è pari a € 390.880, prima del prelievo fiscale, e pari € - 124.582.000, al netto del prelievo fiscale. Il TIR di progetto lordo è pari a 6,16%, ed il TIR al netto delle imposte è pari a 2,82% La relazione è stata pubblicata in data 11 marzo 2004 ed è disponibile al sito internet dell’AQP: www.aqp.it. 17 In base alla definizione della Standard & Poor’s il rating BBB corrisponde ad una adeguata capacità attuale di rimborso del debito. Tuttavia l’emittente è molto soggetto agli effetti negativi di cambiamenti nelle condizioni economiche e finanziarie. 16 Tale valore deve essere confrontato con il costo stimato del capitale investito. Assumendo un valore del WACC pari al 3,62% , si nota come il TIR di progetto, al netto delle imposte, è nettamente inferiore al costo dell’operazione. 6. Conclusioni. Il VAN del progetto negativo significa che il progetto distrugge valore economico, poiché la somma di tutti i flussi di cassa attualizzati ad un tasso che riflette il trascorrere del tempo ed il grado di rischiosità del progetto, è negativo. A conclusioni simili si giunge anche considerando il TIR. Il TIR del progetto al netto delle imposte è infatti positivo (2,54%). Tuttavia tale valore ha un significato economico solo se confrontato con il costo del capitale. In questo senso il valore del TIR nettamente inferiore al valore del WACC utilizzato (3,62%) conferma la non convenienza dell’operazione. In definitiva il settore idrico presenta ancora notevoli difficoltà che non lo rendono in grado di attrarre con continuità capitali privati nella realizzazione e gestione delle infrastrutture, in particolar modo attraverso tecniche di finanza di progetto.18 Tali difficoltà sono essenzialmente riconducibili all’inadeguatezza dell’attuale sistema tariffario. Il Metodo prevede infatti una remunerazione massima del capitale investito pari al 7%. Il valore massimo di remunerazione del capitale, stabilito dal Metodo, non appare, al momento attuale, in grado di tenere in adeguata considerazione i costi finanziari e di remunerazione del capitale degli azionisti.19 Inoltre il metodo si basa su un modello statico che non tiene conto delle specificità di ciascun Ambito. In particolare la determinazione del fattore K20 secondo un modello a scaglioni, penalizza, soprattutto nel primo periodo, i gestori con tariffe più elevate e i sistemi idrici meno sviluppati, non permettendo incrementi tariffari adeguati rispetto alle reali esigenze di sviluppo infrastrutturali. 18 Unita tecnica finanza di progetto Unità tecnica finanza di progetto. 20 Il fattore K misura l’incremento tariffario tra un anno e l’altro. Negli anni successivi al primo il valore di K è stabilito nel modo seguente: per tariffa media reale dell’anno precedente - < 1100 lire /mc, k massimo pari al 10%; - > 1750 lire /mc, k massimo pari al 5%; - per le tariffe comprese in questo intervallo il valore di K è calcolato per interpolazione dei valori estremi; 19 Questa situazione è maggiormente dannosa per le regioni meridionali, che dovendo fronteggiare una carenza di infrastrutture e di risorsa, presentano tariffe medie ponderate particolarmente elevate.21 È pertanto auspicabile una revisione del Metodo che consenta una maggiore flessibilità delle tariffe, in modo da : permettere di determinare il livello tariffario tenendo conto della specificità di ciascun ATO, consentendo la totale copertura dei costi reali; consentire una dinamica tariffaria che preveda una remunerazione del capitale investito, e quindi un tasso di crescita del fattore K, che tenga conto della necessità di attrarre capitali privati necessari per la realizzazione delle infrastrutture; introdurre in tariffa degli elementi di premialità in funzione degli standard qualitativi raggiunti dal gestore nell’erogazione del servizio. 21 la tariffa media ponderata delle gestioni esistenti è stata calcolata rapportando i ricavi delle gestioni attuali ai volumi di acqua erogata. Questo calcolo, che deve essere effettuato tenendo conto dei servizi di acquedotto, depurazione e fognatura, è stato realizzato, per l’ATO Puglia, con i dati forniti dall’AQP, tralasciando, per la loro limitata incidenza sul totale della popolazione d’Ambito (0,9%), le gestioni in economia.