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La fondazione di Pietroburgo
La decisione di costruire la nuova capitale di Pietroburgo ebbe per Pietro il Grande motivazioni
politiche e simboliche: sfidare la potenza svedese nel suo stesso territorio e costringere la Russia ad
abbandonare la sua natura asiatica e a spostare quanto più possibile verso occidente il suo orizzonte
geografico.
La politica di “occidentalizzazione” della Russia voluta da Pietro il Grande doveva a un certo punto
far sorgere la necessità di cambiare la capitale dell’impero. Agli occhi degli europei e dello stesso
zar Mosca era una città “asiatica” e non europea, prima esposta per secoli all’influenza mongola e
poi legata, come “Terza Roma”, alla rivendicazione dell’eredità bizantina, sul duplice piano dei
diritti imperiali e della difesa della fede ortodossa, ma sempre, per ragioni geopolitiche, orientata a
espandersi verso l’Asia centrale e i khanati mongoli.
Una nuova capitale per un nuovo ruolo europeo
La nuova capitale doveva invece essere un centro dal quale la Russia potesse aprirsi all’influenza
culturale dell’Europa. La Russia era però un immenso paese continentale, privo di sbocchi su mari
che la mettessero facilmente in contatto con le reti commerciali e con i nodi politici strategici
dell’Occidente. Il porto di Arcangelo, sul mar Bianco, era gelato per quasi tutti i mesi dell’anno e
permetteva di conservare gli esili scambi commerciali con l’Inghilterra solo attraverso la difficile
rotta che aggirava la penisola scandinava. Il mar Nero era saldamente controllato dall’impero
ottomano. I rapporti con l’Europa dovevano necessariamente passare attraverso le mediazione delle
potenze ostili della Svezia e della Polonia.
Per fondare una capitale rivolta a Occidente la sola collocazione che si offriva era quella alla foce
del fiume Neva, che unisce il lago Ladoga al golfo di Finlandia. Ciò avveniva in un ambiente non
particolarmente adatto per una grande città e per di più sfidando apertamente il regno di Svezia,
dato che il territorio scelto per la costruzione si trovava formalmente sotto la sovranità svedese. La
fondazione ufficiale della nuova città di Pietroburgo avvenne nel maggio 1703; i lavori di
costruzione andarono avanti ancora per una decina d’anni e nel 1713 avvenne il trasferimento della
capitale.
La nascita di san Pietroburgo nel racconto di Voltaire
Ecco come la costruzione della città viene descritta dal filosofo e storico francese Voltaire nella sua
Storia dell'impero russo sotto Pietro il Grande pubblicata nel 1763 (tr. it. Avanzini e Torraca,
Roma 1967, pp. 134-135).
Fu dunque su quel terreno deserto e acquitrinoso, comunicante con la terraferma per una sola via,
che egli gettò le prima fondamenta di Pietroburgo. Le prime pietre della fondazione furono le
rovine di alcuni bastioni di Nya [fortezza svedese sulla Neva espugnata da Pietro]. Dapprima fu
innalzato un piccolo forte in una delle isole che si trovano oggi al centro della città. Gli svedesi non
si curavano di quelle costruzioni sorte in mezzo a una palude dove le grandi navi non potevano
attraccare, ma ben presto videro estendersi le fortificazioni, sorgere una città e alfine l’isolotto di
Kronstadt, che fronteggia la città, diventare nel 1704 una fortezza imprendibile sotto i cui cannoni
si possono riparare le flotte più numerose. Queste opere che sembrano richiedere tempi di pace,
venivano eseguite in tempi di guerra [...]. Gli ostacoli posti dalla natura del terreno, che occorreva
rassodare e innalzare, la lontananza dei soccorsi, le difficoltà impreviste che sorgono ad ogni
passo in ogni genere di lavoro e per finire le malattie epidemiche che portarono via un numero
incredibile di operai, nulla valse a scoraggiare il fondatore: egli ebbe la sua città nel giro di cinque
anni. Non era che un gruppo di capanne con due edifici in mattoni, il tutto circondato da spalti, ma
per il momento era tutto ciò che occorreva.
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