Teatro degli Unanimi di Arcidosso domenica 28 febbraio ore 21.15 LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni Progetto U.R.T. – Compagnia Jurij Ferrini La locandiera. Nel 1753, Goldoni stesso descriveva così La Locandiera: "Di tutte le commedie da me sinora composte, starei per dire essere questa la più morale, la più utile, la più istruttiva. Mirandolina fa altrui vedere come si innamorano gli uomini". Nella sua rivoluzionaria elaborazione delle maschere della Commedia dell’Arte, Goldoni trasformato quelle stesse maschere in veri e propri personaggi, complessi, specchio di una società anch’essa in trasformazione. Ne ‘La locandiera’ Mirandolina nasce dalla figura di Colombina, la serva astuta, seducente e garbata. Mirandolina però è una più matura locandiera, comprensiva, profonda, che ama la locanda ereditata dal padre e cura i suoi ospiti con tutti i riguardi del caso. La sua femminilità si esprime attraverso l’arte della cucina, i vezzi e i merletti che la rendono ambita da numerosi pretendenti. Finché non compare il misogino Cavaliere di Ripafratta. Mirandolina si fa prendere la mano dal gioco di seduzione, di fuga e rincorsa, che a tratti diventa crudele e la storia si chiude con un “non-lietofine”, pur tra situazioni comiche deliziose. Nell’esperienza di ognuno di noi l’universo maschile e quello femminile si attirano e si scontrano come la calamita quando si gioca ad invertire la polarità. La domanda che sorge prepotente è questa: l’uomo teme l’emancipazione femminile o la donna ha smarrito il suo ruolo? Mirandolina, simbolo universale di equilibrio e saggezza femminili? O piuttosto “donna pericolosa”, che infierisce sull’uomo che ha fatto innamorare? Il regista e attore Jurij Ferrini, con la sua compagnia Progetto Urt, si misura con le parole della grande drammaturgia europea ne La locandiera di Goldoni. Nei panni della protagonista che dà il titolo al capolavoro goldoniano è l’attrice parmigiana Sarah Biacchi, gli altri interpreti sono Jurij Ferrini (il Cavaliere di Ripafratta), Marco Zanutto (il Marchese di Forlipopoli), Francesco Tonti (il Conte d’Albafiorita), Woody Neri (Fabrizio), Alessandra Frabetti (Ortensia), Wilma Sciutto (Dejanira), Ture Magro (il servitore del Cavaliere). Jurij Ferrini con un classico del teatro italiano ‘la Mandragola’ di Machiavelli si rivela nel 2000 come un nuovo talento della scena nazionale, capace di lavorare con originalità e rigore sulla potenza del linguaggio e sulla forza del testo dei grandi autori di un passato che sa intrecciare una rete di profonde implicazioni col presente. Qui a entrare in gioco prepotentemente è l’eterna questione del rapporto maschile-femminile, che trova nel celebre personaggio di Mirandolina, una chiave che scardina, senza parere, certezze e luoghi comuni. E lo fa, come spesso accade in Goldoni, dietro un’apparente bonomia piacevole, rivelando a poco a poco un sottotesto rivoluzionario sul piano sociale e culturale. Figura di donna moderna e autonoma, capace di bastare a se stessa in una società maschilista, Mirandolina è una abilissima imprenditrice, una self made woman capace di usare l’arte della seduzione con saggia praticità. Un cavaliere tutto d’un pezzo, un misogino incallito capitato nella sua locanda, diventa per lei il pretesto di un gioco sbarazzino al gatto col topo, per applicare un teorema infallibile che serve a dimostrare la micidiale efficacia delle sue tecniche di seduzione. L'opera è senza dubbio uno degli indiscutibili capolavori goldoniani e offre ancora una volta un canovaccio in lingua italiana: una lingua italiana particolare, ricca, calda, vitale, piena di sapore come lo è la cucina tradizionale del nostro paese e nello stesso tempo leggèra e speziata (al rosmarino direi) spesso estremamente elegante; in questo senso, nel senso della ricerca delle sonorità linguistiche, il lavoro - che tenta di equi-distanziarsi dall'italiano disinvolto e annacquato che ogni giorno la televisione ci propina e da ogni manierismo teatrale – ritrova in questo testo un materiale ricco di spunti comici e di improvvise virate ritmiche, di altalene melodiche e movimenti rapidi. Un gioiello. Ricorda un'opera buffa. La musica infatti è un altro cardine su cui poggia questo progetto: la figura della serva amorosa attraversa il teatro e l'opera buffa in tutto il '700 e approda alla società moderna incarnando un nuovo tipo di femminilità che porta la donna ad iniziare, almeno in occidente, un lento processo di emancipazione. Ma il grottesco ha sempre qualche aspetto fosco e qualche pennellata pesante e infatti non tutta la storia appare lieve. Mirandolina si fa prendere la mano dal gioco che a tratti diventa crudele ed il cavaliere maledirà le donne sopraffatto dal dolore per un amore non corrisposto. Se si prende questo come un gioco spensierato si può ritenere si tratti di una semplice questione di orgoglio ma a ben vedere la passione amorosa è nella vita una faccenda molto seria e prendendo alla lettera le cocenti vampate di desiderio del cavaliere per la provocatoria sensualità della locandiera si può immaginare quale emozione violenta possa muoversi nel suo petto e nel suo ventre. ‘Ricordo dopo la prima lettura di aver provocato la compagnia proponendo un dibattito sul maschile e sul femminile. E dopo pochi istanti i toni erano tutt'altro che pacati. Nell'esperienza di ognuno di noi l'universo maschile e quello femminile si attirano e si scontrano come la calamite quando si gioca ad invertire la polarità’. (J. F.) Info e prenotazioni: 338-3042299