Thailandia Riferimento: Kevin Bales, I nuovi schiavi, Feltrinelli, 2000 Siri è una ragazza thailandese di quindici anni che è stata venduta come merce di scambio dai suoi stessi genitori. Siri lavora e vive in un bordello di Ubon Ratchitani in una strada secondaria in cui sono allineati numerosi edifici degradati e polverosi. Le ragazze del bordello sono costrette a vivere nel piano più alto del palazzo fatto di minuscoli cubicoli, in stanzette di un metro e mezzo per due dove c’è un letto e poco più. La sua stanza è tappezzata di fotografie e poster di pop star che rivelano la sua giovane età, ma la sua vita è ben diversa da quella delle sue coetanee, ma ormai in Thailandia, sebbene la schiavitù sia illegale, migliaia di ragazze vengono vendute e ridotte alla schiavitù sessuale. Siri si è ormai rassegnata ad essere una prostituta, infatti inizialmente dopo che il primo cliente le aveva fatto male, aveva provato a scappare ma una volta riportata indietro con la forza, è stata picchiata e stuprata e quella notte l’hanno costretta a servire clienti a catena fino all’alba. Così botte e lavoro sono andati avanti notte dopo notte fino a che lei non si è piegata, tanto che ormai si è convinta di essere una poco di buono, una persona spregevole che si è meritata ciò che le è capitato. Spesso è costretta a subire le violenze del suo stesso “protettore” che può punirla e usarla come meglio crede, così come i poliziotti, i quali non si preoccupano nemmeno di usare delle precauzioni. Siri ha molta paura di restare incinta e si vede somministrare iniezioni anticoncezionali, inoltre prega ogni giorno Buddha di non prendere l’AIDS, perché sa che se risultasse sieropositiva verrebbe buttata fuori dal bordello e finirebbe per morire di fame per strada o chissà dove. Per capire cosa c’è dietro alla vasta diffusione di questo fenomeno di schiavitù bisogna ricercare le cause nella cultura e nella società thailandese. La Thailandia del nord dove vive Siri, è una regione molto meno generosa rispetto alle necessità quotidiane e anche consuetudini e cultura differiscono in modo marcato, perciò molti abitanti del nord in lotta per la vita, sono stati costretti a considerare i propri figli come merci: un cattivo raccolto o la morte di un capofamiglia portano a vendere una figlia (mai un figlio) come schiava o come domestica. Anche la religione serve a fornire due importanti giustificazioni al commercio delle figlie: per il buddhismo le donne sono nettamente inferiori agli uomini in quanto sono impure, carnali e corruttrici, inoltre il sesso è considerato una forma di attaccamento al mondo fisico e naturale, perciò bisogna farlo nel modo più impersonale possibile. Inoltre in Thailandia è previsto da sempre che le figlie contribuiscano al reddito familiare per ripagare il debito immenso che hanno nei confronti dei loro genitori, infatti il solo fatto di essere venuti al mondo è un grandissimo dono, così come l’essere nutriti e allevati, perciò ci vuole una vita intera per sdebitarsi. In casi estremi ciò significa essere vendute come schiave, sacrificarsi per il bene della famiglia, ma nello stesso tempo i genitori hanno capito che vendendo le figlie possono realizzare ottimi guadagni. Anche il fattore economico infatti ha un grosso peso, ed è tra le cause di questo orribile fenomeno. Infatti se il centro del paese intorno a Bangkok si è rapidamente industrializzato, il nord è rimasto indietro perciò le famiglie cercano di migliorare il proprio status sociale attraverso una vecchia fonte che oggi è diventata assai più redditizia: la vendita delle figlie. Oggi i genitori sentono una forte pressione a comprare beni di consumo di cui vent’anni fa nessuno aveva sentito parlare, e la vendita di una figlia può finanziare con facilità l’acquisto, ad esempio, di un nuovo apparecchio televisivo. Una recente indagine ha addirittura messo in evidenza che due terzi delle famiglie hanno preferito comprarsi una tv a colori e un videoregistratore nonostante avrebbero potuto permettersi di non vendere le proprie figlie. Il boom economico degli ultimi vent’anni inoltre,ha rapidamente aumentato la domanda di prostitute; adesso gli operai che lavorano nelle fabbriche o nei cantieri guadagnano dieci volte quello che guadagnavano con la terra e per la prima volta possono fare come i ricchi tailandesi e andare al bordello. In India i sensali passano di villaggio in villaggio offrendo posti di lavoro come operaie e domestiche, adescano con l’inganno le famiglie, che affidano le ragazze al sensale, spesso pagando per avere questo privilegio. Altre ragazze invece vengono semplicemente prese con la forza, drogate e spedite nei bordelli. Nel caso di Siri i genitori dopo varie contrattazioni avevano stipulato il prezzo di 50.000 bath, una somma rilevante per una famiglia di coltivatori di riso; il denaro versato sarebbe stato ripagato dal lavoro della figlia prima che Siri fosse stata libera di andarsene e le fosse concesso di inviare soldi a casa. Portata a sud Siri fu venduta per 100.000 bath al bordello dove ora lavora e solo dopo lo stupro e le percosse venne informata che il debito ammontava a 200.000 bath, un debito impossibile da saldare. Nel giro di un anno Siri ha avuto la possibilità di mandare ogni mese 10.000 bath hai genitori, questo incoraggia i genitori a sistemare nel bordello anche le altre figlie, a sua volta attratte da questa vita ricca di soldi e bei vestiti. Secondo i calcoli dell’autore oggi in Thailandia ci sono da mezzo milione a un milione di prostitute, e le più diventano prostitute volontariamente lavorando per scelta come ragazze squillo o in saloni per massaggi. Le altre ragazze delle zone rurali vengono invece tenute in schiavitù come Siri, le schiave servono la fascia più bassa del 1 mercato: manovali, studenti, operai. Si tratta di sesso a poco prezzo, massificato, e la domanda non manca mai. Per gli uomini thailandesi comprare una donna è più o meno come pagare un giro di consumazioni al bar. “A me dispiace farglieli sprecare e così la prendo” Per gran parte della storia la Thailandia è stata una monarchia assoluta. In base al suo status, ad ogni uomo veniva affidato un determinato numero di campi di riso, e si stabiliva il numero di amanti, mogli e concubine che poteva avere. Per chi aveva meno risorse, la prostituzione era un’opzione perfettamente accettabile. Il boom economico ha permesso agli uomini tailandesi di raggiungere una posizione finanziaria che gli permette di comprare regolarmente sesso. Oggi, infatti, il consumo di sesso a pagamento è aumentato spaventosamente. Tra l’80-87 % dei tailandesi hanno fatto sesso con una prostituta, e per il 90% è stata anche la prima esperienza sessuale. Il 95% degli uomini vano al bordello insieme agli amici, di solito alla fine di una nottata passata a bere, poiché pensano che il sesso a pagamento faccia parte di una normale serata, sia fra gli scapoli, sia fra i coniugati. Persino le mogli considerano naturale che i mariti frequentino i bordelli e considerano le prostitute il male minore, poiché non richiedono ne un impegno a lungo termine, ne un coinvolgimento emotivo. Capita spesso che un amico paghi per l’intero gruppo: il che riporta al bordello, poiché si crea l’obbligo di restituire il favore. Acquistare prostitute per terzi capita anche in altre circostanze: durante una trattativa di affari, in segno di ospitalità, nei confronti di funzionari governativi in visita al paese; fa parte anche del processo di iniziazione per gli studenti iscritti al primo anno di università. “Tigri milionarie e oche miliardarie” Le persone che sembrano possedere le prostitute sono dei semplici dipendenti, i quali garantiscono la brutalità che tiene asservite le donne e ne rende possibile lo sfruttamento. Per essere impiegati, però, guadagnano piuttosto bene, poiché aumentano di due o tre volte il prezzo di ogni donna, e il surplus finisce nelle tasche del protettore. I sensali e gli agenti che comprano le ragazze nei villaggi e le rivendono ai bordelli se ne occupano per brevi periodi, con l’unico scopo di guadagno. Il vero detentore di schiavi è in genere un uomo di affari, di mezza età, perfettamente integrato nella propria comunità, e che gode dell’ammirazione degli altri uomini. Il proprietario di schiavi può essere una società, un azienda o un impresa. A partire dagli anni ’80 gli investimenti hanno inondato la Thailandia attraverso una gigante migrazione di capitale, nota come “oche volanti”. Questo perché gli investitori hanno visto che si può fare molto più denaro attraverso l’industria del sesso. Se non fossero schiavisti investirebbero i loro soldi in altri affari, ma sono poco incentivati a farlo, visto che l’investimento sui bordelli è solido, è stabile sul mercato e crea posti di lavoro. Nonostante il boom economico il reddito Tailandese medio è incredibilmente basso rispetto agli standard occidentali. Non esiste un sistema assistenziale e i bilanci non permettono di mettere da parte nessun soldo. Per questo 10.000 o 20.000 bath che si ricavano dalla vendita di una figlia, sono un grande incentivo alla schiavitù sessuale. “Fuggire ed essere arrestate” Lo sviluppo industriale ha significato un aumento dei posti di lavoro per le donne. La scolarizzazione e la formazione professionale si stanno diffondendo così che donne e ragazze vi stanno prendendo parte in massa. L’ ignoranza e la deprivazione su cui si basa la possibilità di ridurre in schiavitù le ragazze sono in declino, infatti, oggi che hanno più informazioni, le ragazze della Thailandia settentrionale rifiutano di seguire nel sud le loro sorelle; per gli schiavisti ciò rappresenta un problema serio. L’unico rimedio è cercare altrove, in aree dove la povertà e l’ignoranza sono rimaste intatte. La schiavitù funziona al suo massimo quando le alternative sono poche. Dalla Birmania ad ovest e dal Laos a est arrivano migliaia di rifugiati ed esuli in cerca di lavoro; uomini e donne privi di difese in un paese dove sono stranieri senza documenti e senza permesso di soggiorno. La tratta di donne e ragazze dalla Birmania alla Thailandia è spaventosa. Gli agenti che lavorano per conto di proprietari di bordello avendo paura della trasmissione di malattie come AIDS/HIV ricercano particolarmente le ragazze vergini, perché si vendono a prezzi migliori e danno maggiori garanzie di non essere state esposte a malattie a trasmissione sessuale. Gli agenti promettono alle donne un lavoro come donne delle pulizie, come lavapiatti, domestiche o cuoche ma, una volta portate nei bordelli, vengono brutalizzate e ridotte in schiavitù. L’esportazione di prostitute schiave è un business fiorente, che rifornisce i bordelli di Giappone, Europa ed America. Arrivate a destinazione, i protettori non perdono occasione di informarle che se mettono piede fuori dal 2 bordello verranno arrestate. In caso di arresto, alle birmane, non è riconosciuto alcun diritto legale. Se scappano o se vengono scaricate dai padroni dei bordelli diventano immediatamente bersaglio della polizia, perché non hanno soldi per pagarsi il viaggio di ritorno. Una volta prese, vengono messe in carcere, dove incontrano altre donne che sono state arrestate durante le periodiche retate nei bordelli. Le donne straniere possono essere trattenute nelle prigioni locali per un massimo di 8 mesi, durante i quali subiscono abusi di ogni tipo, non esclusa la violenza sessuale da parte della polizia. Se riescono a rientrare nel loro paese d’origine, le donne rischiano la prigione o peggio; vengono incriminate per “ abbandono illegale” del paese. Se non sono in grado di pagare la multa, vengono condannate a sei mesi di lavoro forzato. Chiunque viene arrestato, viene sottoposto alle stesse pene detentive; uomini, donne e bambini. “Non pensava che fossimo esseri umani” La schiavitù sessuale prende forme diverse a seconda dei paese: in Svizzera, le ragazze vengono fatte entrare con un visto da “artiste”, in qualità di danzatrici esotiche. Una volta nel paese, oltre ad esercitare il mestiere di prostitute, devono lavorare come ballerine spogliarelliste per rispettare i termini scrupolosamente stabiliti dal loro contratto d’impiego. In Germania sono di solito ragazze da bar e vengono vendute agli uomini dal barman o dal buttafuori. Alcune vengono semplicemente piazzate in bordelli o appartamenti controllati da protettori. Il turismo sessuale è iniziato negli anni ottanta: il Giappone è diventato rapidamente il maggior importatore di donne thailandesi. Le donne vengono comprate e vendute dai bordelli e controllate con estrema violenza. Resistere può voler dire finire ammazzate. Episodio: Nella città di New York trenta donne thailandesi erano tenute sotto chiave agi ultimi piani di un edificio usato come bordello. Le finestre erano sigillate da sbarre di ferro e una serie di porte blindate comandate a distanza, bloccavano l’uscita sulla strada. Dopo la retata da parte della polizia, al processo, la proprietaria del bordello ha detto di aver comprato le donne alla luce del sole pagandole in contanti; ma, in realtà, le donne dovevano pagare 300 dollari a settimana per il vitto e l’alloggio; lavoravano dalle undici della mattina alle quattro di notte e venivano vendute a ore ai clienti. Solo nel 1997 la Thailandia ha sottoposto a revisione la legge sulla prostituzione. Le nuove disposizioni hanno reso più pesanti le multe e le pene detentive per chiunque faccia sesso con prostitute di età inferiore ai 18 anni ( 60.000 bath e tre anni di carcere) o di età inferiore ai 15 anni (400.000 bath e venti anni di carcere). Ciò ha segnato un netto miglioramento rispetto all’ ATTO SOPPRESSIVO DELLA PROSTITUZIONE del 1960. Nonostante la nuova legge però, non è ancora chiaro da che parte stia il governo! La ‘locanda’ della perpetua prosperità I bordelli sono uno dei tanti sbocchi del commercio sessuale, ma servono un’ampia fetta della popolazione in cerca di sesso a pagamento. Il bordello medio conta dalle dieci alle trenta prostitute. Nelle zone rurali si riduce spesso a una casa privata dove lavorano tre o quattro donne, ma solo i bordelli delle grandi città utilizzano ragazze vincolate da debito. L’autore visitò un bordello da proletari che esibiva una piccola insegna luminosa con la scritta ‘Perpetua prosperità’, e sotto a caratteri più piccoli avevano aggiunto ‘locanda’. Tale aggiunta era stata fatta su suggerimento della polizia, sebbene all’interno non si vendesse affatto cibo. D i solito gli edifici sono cadenti, sporchi, infestati da ratti, dove la pulizia è ridotta al minimo. Le donne che vi lavorano sono giovani, spesso sotto i diciotto anni, che vengono dal nord. Nella sua ricerca l’autore prova a registrare nel dettaglio l’aspetto imprenditoriale di questa forma di schiavitù e di evidenziare le dimensioni dello sfruttamento. Il bordello è una macchina di grande efficienza che brucia le giovani donne trasformandole in oro. La spesa da sostenere per l’avviamento di un bordello è relativamente bassa; oltre alle prostitute un bordello ha bisogno di un protettore (che spesso ha un aiutante) e di un cassiere\contabile. Tra tutti i componenti, la prostituta è quella che costa di meno. Ci sono poi altri due fattori di spesa: il cibo e le tangenti. I proprietari di schiavi non lesinano sul cibo, perché i clienti vogliono ragazze ben in carne e dall’aria sana, inoltre l’aspetto sano è essenziale in un paese dove si ritiene che le ragazze giovani e in buona salute siano le più sicure. Le tangenti non sono esorbitanti: nella maggior parte dei bordelli un poliziotto passa una volta al giorno a ritirare dagli 8 ai 16 dollari e inoltre egli controlla da vicino il buon funzionamento e la stabilità dei bordelli. 50 metri di strada gli procurano un’entrata che va dai 32000 ai 64000 dollari l’anno. L’entrata indicata come ‘’indennità vergini’’ richiede spiegazioni. Alcuni clienti, in particolare cinesi, sono disposti a pagare somme molto elevate per fare sesso con una vergine; questa forte preferenza poggia su due basi: la prima è l’antica credenza cinese che fare sesso con una vergine risvegli la potenza sessuale maschile e prolunghi la vita La seconda ragione per cui il bordello può esigere un’indennità per le vergini è la diffusa paura dell’HIV\Aids; è opinione diffusa che le vergini non possano essere portatrici del virus. Inoltre quanto più la ragazza è giovane, tanto più il suo prezzo sale, come 3 nel caso di Siri. Una volta usata la ragazza viene messa a lavorare nel bordello insieme alle altre prostitute, per alimentare la normale corrente del profitto. Corpi usa e getta Le ragazze costano così poco che prendersi cura di loro a lungo termine è poco ragionevole. Nei bordelli è raro che si spenda in cure mediche o prevenzione, poiché la vita lavorativa di una ragazza vincolata da debito è piuttosto breve. Nessun bordello vuole assumersi la responsabilità di una ragazza malata o morente. La salute fisica e mentale delle prostitute prigioniere nei bordelli è minacciata soprattutto da due pericoli: la violenza e la malattia. La violenza, quella sessuale, è sempre presente. Tutte le ragazze intervistate hanno ripetuto la medesima storia: dopo essere state portate al bordello, ogni loro resistenza o rifiuto veniva punito con botte o con uno stupro. Alcune ragazze raccontano di essere state drogate e quindi aggredite. A distanza di poche ore dall’arrivo al bordello, le ragazze sono in preda al dolore e allo shock, soprattutto per le più giovani, che capiscono ben poco di quanto sta loro capitando, il trauma è devastante. Se vuole evitare di essere picchiata, una ragazza deve fare tutto ciò che il protettore le chiede. La fuga è impossibile. Se una delle ragazze riesce a fuggire, la polizia interviene a darle la caccia; una volta catturate, le ragazze vengono spesso trattenute presso la stazione di polizia dove, prima di essere rimandate al bordello, vengono picchiate o violentate. A questo punto la ragazza è disposta a fare qualsiasi cosa pur di ridurre il dolore, pur di adattarsi mentalmente a una vita in cui ogni giorno viene usata da quindici uomini diversi. La reazione a tale abuso prende svariate forme: aggressività, disgusto di sé, depressione. Liberate e portate in centri di assistenza, le ragazze manifestano tutti questi sintomi e chi lavora alla loro riabilitazione riporta che soffrono di instabilità emotiva. Un quadro più chiaro si può tracciare delle malattie fisiche che le ragazze accumulano: le malattie a trasmissione sessuale sono numerose e le prostitute le contraggono tutte. Ad alcune il protettore somministrano alcune iniezioni di anticoncezionale e lo stesso ago può essere usato per tutte le ragazze, trasmettendo il virus HIV dall’una all’altra. In alcuni villaggi rurali dove il traffico delle ragazze è sempre stato un fatto di normale amministrazione, il tasso d’infezione supera il 60% e una recente ricerca avanza l’ipotesi che, più sono giovani, più le ragazze sarebbero esposte al contagio Hiv. Per quelle che restano incinte, l’aborto è la regola. Ormai non siamo più buone ad altro Di tanto in tanto il governo ordina una requisizione in un bordello e arresta tutte le ragazze. Si tratta di un gesto dimostrativo, provocato generalmente dalle denunce della stampa o dall’interessamento di paesi stranieri. Durante queste requisizioni le prostitute si nascondono e cercano di sfuggire alla polizia. I video realizzati durante queste azioni mostrano ragazze paralizzate dalla paura e dallo shock che se ne stanno sedute smarrite nella stanza della selezione. Certe volte vengono portate in n centro d’accoglienza, ma chi si occupa di riabilitazione sa che è impossibile impedire che alcune di loro scappino e tornino al bordello. Spesso le ragazze trovano che costruire un rapporto con il protettore è una buona strategia. Sebbene siano dei criminali, i protettori si servono anche di mezzi di controllo diversi dalla violenza. All’occorrenza possono essere gentili e spingersi a trattare le ragazza in modo affettuoso per renderla più malleabile e conquistarne la fiducia. 4