abbattimento programmato dei lupi (apri e stampa)

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14 Luglio 2011 10:00
CACCIA E PESCA
ASSALTO DEI LUPI A PECORE E CAPRE: 82 CAPI PERSI IN POCHI GIORNI
Claudio Sacchetto: Chiediamo al Ministero di poter procedere in un abbattimento programmato dei lupi per
alleggerire una pressione predatoria ormai insostenibile:
La problematica lupi esiste ed i gravissimi episodi degli ultimi giorni nel Cuneese dimostrano che
attualmente condurre una qualsiasi attività in montagna significa essere costantemente esposti a
pericolo. La scorsa settimana i lupi hanno colpito in Valle Stura (4 pecore uccise) e in Val Pellice
(morti 3 capi). Nella notte tra sabato e domenica, inoltre, un branco ha attaccato un allevamento di
capre in Valle Po, precisamente nel comune di Oncino, causando la perdita di 16 capi tra animali
morti, feriti e dispersi. I caprini si trovavano vicino a fabbricati, i lupi hanno attaccato senza alcun
timore.
Un altro inquietante episodio, l’ultimo in termini di tempo, risale alla notte tra lunedì 11 e martedì
12 luglio: teatro della mattanza è stato il comune di Sant’Anna di Bellino; in totale sono morte 59
pecore. A preoccupare chi segue e studia il fenomeno della predazione è l’altitudine: i lupi, in
occasione di quest’ultimo episodio, sono entrati in azione a circa 2.500 metri, probabilmente spinti
dal caldo che contraddistingue il periodo e dalla ricerca di cibo.
Precedenti di tale entità se ne ricordano pochi; adesso è necessario, specie nel caso di Sant’Anna di
Bellino, che le autorità competenti richiedano l’intervento di protezione civile o vigili del fuoco per
la complicata procedura di recupero dei capi sbranati, operazione di difficile esecuzione per le
complesse condizioni orografiche del territorio interessato.
I sopralluoghi nelle località interessate per la raccolta di ulteriori dati e informazioni (capi dispersi,
feriti, uccisi) sono attualmente in corso.
Assessore Regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto: “L’Assessorato, fin dall’inizio, si è
schierato con fermezza dalla parte dei pastori e continuerà con convinzione a cercare soluzioni
concrete per difendere le loro attività: gli episodi degli ultimi tempi -82 capi coinvolti in pochi
giorni- dimostrano che la presa di posizione della Regione non è fine a se stessa, ma dettata da una
problematica oggettiva che, per colpa di visioni distorte ad opera di alcune realtà, peggiora di
anno in anno mettendo in ginocchio l’ecosistema e le fondamentali attività economiche che
garantiscono la tutela del patrimonio montano. Ci vuole buonsenso: il lupo non ha più paura
dell’uomo e attacca con frequenza. Basta con componenti ideologiche cieche, continueremo a
chiedere al Ministero di autorizzarci ad abbattere i lupi qualora non permettano la sopravvivenza
di un ecosistema equilibrato: è ora di intervenire, lo chiede la montagna esasperata da agguati e
aggressioni. Nonostante le opposizioni, cercheremo con tenacia di porre rimedio alla situazione
continuando con il lavoro già avviato con il progetto Propast; la Regione si scontra, purtroppo,
non solo con anacronistiche normative internazionali che garantiscono una superprotezione
ingiustificata alla specie lupina, ma anche con una particolare insensibilità delle strutture
Ministeriali ai problemi degli allevatori e dei pastori. A differenza di altri paesi dove, a fronte della
constatazione di gravi danni per gli allevamenti si attivano abbattimenti selettivi in deroga, in Italia
sono state predisposte delle procedure che condizionano le decisioni in materia del Ministero
dell’Ambiente a organismi autoreferenziali di matrice ambientalista orientati per motivi ideologici
a non concedere alcun abbattimento indipendentemente dalla gravità della situazione. La Regione
sta predisponendo una riorganizzazione nell’ambito dei risarcimenti e degli interventi attivi a
supporto degli allevatori vittime della predazione lupina: si parla dunque non solo del recupero
delle carcasse finite in posizioni di difficile recupero, ma anche del sottovalutato problema degli
animali feriti (da individuare, recuperare, curare o eutanasizzare): spesso e volentieri l’attacco del
lupo, quando non si traduce nella morte della preda, significa giorni di lunga agonia e sofferenza
per l’animale ferito. Anche prendere in considerazione tale aspetto significa tutelare la natura”.
Distribuzione e diffusione del lupo nel nostro Paese, fino al minimo storico dei primi anni ’70,
quando probabilmente risultavano sopravviventi meno di cento individui. (Randi et al, 2000)
A. Decreto Ministeriale (Natali) del luglio 1971, tolse il lupo dall’elenco degli
animali “nocivi”, ne proibì la caccia e vietò l’uso dei bocconi avvelenati;
B. Decreto Ministeriale (Marcora) del 22/11/1976, decreto definitivo per la protezione
del lupo con il quale la specie diviene integralmente protetta;
C. Legge 157/92 “Norme per la protezione della fauna omeoterma e prelievo
venatorio”, recepimento della direttiva CEE 79/409 Uccelli e della Convenzione
di Berna. Legge quadro di disciplina di tutta la materia della caccia e tutela della
fauna selvatica.
D. DPR 357/97 (attuazione della direttiva CEE 92/43 Habitat)
E. Ogni Legge Regionale sulla caccia lo protegge poi integralmente, mentre altre
norme (diverse da Regione a Regione e non in tutte) stabiliscono il rimborso dei
danni causati al patrimonio zootecnico.
Una strategia di successo: areale dei primi anni dopo il 2000 (Spagnesi e De Marinis, 2002)