a cura di www.qumran2.net « Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca.» (Salmo 86,5) 24/4/2016 – 30/4/2016 V Domenica di Pasqua Anno C Vangelo del giorno, commento e preghiera + Dal Vangelo secondo Giovanni 13,31-35 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». SPUNTI DI RIFLESSIONE (Carla Sprinzeles) Saremo salvati non dalle nostre opere, ma dalla grazia di Dio: questa è la convinzione di fede della liturgia di oggi. E' Dio che può fare nuove tutte le cose, noi siamo suoi collaboratori, non suoi sostituti! ATTI 14, 21-27 Nella prima lettura, in queste domeniche dopo Pasqua si leggono gli Atti degli Apostoli, dove leggiamo come viene diffusa la "buona notizia" del Vangelo. E' in atto nel mondo, dopo la resurrezione di Cristo, una forza radicale di trasformazione. Certo non si tratta di una novità facile. Incontra resistenze, per cui è "necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio!" Cosa significa "entrare nel regno di Dio"? vuol dire andare verso un Regno in cui la morte è superata, il pianto asciugato e l'amore sarà la legge di tutto. Questo orizzonte cristiano dobbiamo tenerlo davanti agli occhi. Non è un'autoconsolazione, è Parola di Dio, ma per arrivarci occorre attraversare "molte tribolazioni", non essere compresi, non essere coerenti! Non è una novità momentanea, evanescente, che può essere sostenuta da un entusiasmo epidermico e passeggero, occorre "restare saldi nella fede". Paolo e Barnaba sono alla fine del primo viaggio e raccomandano la fedeltà. C'è poi una novità all'interno delle comunità. Paolo e Barnaba nominano degli anziani (presbiteri) come responsabili di ogni comunità, che dovranno consolidare il lavoro compiuto da Paolo e Barnaba. Dovranno rianimare, esortare, incoraggiare e affrontare serenamente le prove. La preoccupazione dominante non è l'organizzazione, seppure necessaria, ma la vita. La struttura è in vista della vita e non può sostituirla né tanto meno soffocarla. "Li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto". Tutti vengono affidati al Signore: guide e semplici membri della comunità, a indicare che l'unica guida è lui. Lui solo dà affidamento. Soltanto grazie al Pastore supremo la comunità è al sicuro e può affrontare 1 con speranza l'avvenire. Oggi più che mai è necessario coltivare e promuovere i ministeri, i servizi che i battezzati, i cristiani svolgono nella comunità ecclesiale, a fianco del presbitero. All'arrivo ad Antiochia, punto di partenza della missione, Paolo e Barnaba fanno un resoconto della loro spedizione a quella chiesa. Non si vantano, non sono dei propagandisti che illustrano i successi personali, frutto della loro capacità persuasiva. Si tratta invece di documentare l'efficacia di quella Parola di cui loro sono stati semplicemente servitori: "Riferivano tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo di loro". E' un rendimento di grazie, è un'eucarestia, che costruisce la comunità attraverso una rete di relazioni fraterne e solidali nella comune preghiera. GIOVANNI 13, 31-35 Il vangelo che leggiamo oggi è secondo Giovanni al cap. 13. Qual è il distintivo, la caratteristica di noi discepoli di Gesù? Da che cosa ci riconosceranno? Gesù dice: "Da questo tutti vi riconosceranno, se avete amore gli uni per gli altri" Di quale amore si tratta? Tutti amano qualcuno, ma appena sorgono difficoltà, questo sentimento sembra venir meno. D'altronde chi penserebbe, vedendo due innamorati baciarsi, che per questo sono discepoli del Risorto? "Vi do un comandamento nuovo.." dice Gesù.. A parte che l'unica cosa che non si può comandare è di amare, perché appartiene all'intimo delle persone, dove nessuno può entrare. Gesù contrappone questo ai comandamenti di Mosè: Amare Dio in modo totale e amare il prossimo come se stessi. Sempre al cap. 13 dell'Evangelista Giovanni inizia con questa espressione. "Gesù, stando con i suoi, portò al massimo la sua capacità di amore e lavò loro i piedi.." Per cui "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato", si riferisce al servizio concreto, significa come io vi ho servito. L'unico comandamento all'interno della comunità cristiana è amarsi tra noi, servendoci. Non c'è amore se non si esprime nel servizio concreto. Quando Gesù dà il comandamento nuovo dell'amore, Giuda è appena uscito per tradirlo. Perché Gesù dice che questo comandamento è nuovo? Prima la gente non amava? Proprio quando sta per essere tradito Cristo dice di essere stato glorificato e che Dio, in lui, è stato glorificato. "Gloria" in ebraico è la parola che significa peso. Dar gloria a qualcuno è riconoscergli tutto il suo peso, la sua importanza. Ora sappiamo che Dio è amore. Dargli gloria. Dargli tutta la sua ragione d'essere nella nostra vita, è dunque far posto all'amore, permettergli di amare attraverso i nostri gesti. Così Gesù ama Giuda e ogni uomo, che sia peccatore o meno. Il traditore è, come ogni persona, immagine del Bene, immagine di Dio; è dunque infinitamente amabile e amato da Dio. La scommessa stava nel fatto che l'uomo Gesù continuasse a volere bene all'uomo nel momento stesso in cui questi lo tradiva. E ce l'ha fatta! Allora sì l'Amore è stato glorificato, perché si è dimostrato più forte del male! Ecco l'amore nuovo, quello che ancora non era stato inventato sulla terra, quell'amore verso chi ti fa del 2 male, ma al quale continui a volere bene, perché nonostante tutto, sai che questa persona è un bene, anche se per ora pensa di trovare il suo piccolo bene facendoti del male. Da quando Gesù ha permesso che l'amore del Padre continuasse a bruciare in lui per Giuda, tutti possono riconoscere anche nel nemico una persona da amare, perché infinitamente preziosa per il Bene di cui è immagine. Come temere ancora un Dio che ci ama a questo punto? Gesù dà il comandamento nuovo a degli uomini che appena poco prima bisticciavano per sapere chi fosse il più grande: l'unico rimedio al male è l'amore, perché ogni male è mancanza di amore. E' come se per il cristiano, la pace fosse a portata di mano in ogni circostanza, perché ogni nemico diventa un amico da guarire dal suo male con l'amore. Chi mi fa del male mi è affidato perché io lo ami come Dio lo ama. Allora tutti sapranno che l'amore che pulsava nel cuore del Nazareno è presente oggi nei suoi amici. Come fare? Ci riconosciamo incapaci di amare in questo modo! Ed è vero! Ricordiamoci che questo "comandamento" è soprattutto un "dono", è la forza dello Spirito che ci permette di amare così: neanche impegnandoci con tutte le nostre forze ci riusciremmo, ma solo accogliendo l'azione di Dio attraverso la sintonia con la presenza di Dio in noi. Gesù ha detto: " Come il Padre ha amato me e io rimango nel suo amore, così ho amato voi, rimanete nel mio amore." Questo è il segreto "rimanere nel suo amore", ci rende capaci di amarci gli uni gli altri. Chiediamoci quale forma di amore oggi la vita potrà esprimere in me? Non lasciamo passare la giornata senza una risposta, seppure minima, in qualche piccolo gesto concreto, ma restiamo in questa lunghezza d'onda e manifestiamo la tenerezza, l'ascolto, la misericordia, che provengono dalla forza dello Spirito, che è nella nostra vita. PER LA PREGHIERA (Bernardo di Chiaravalle) Donna, perché piangi, chi cerchi? Colui che cerchi è con te, e non lo sai? Possiedi la vera, eterna felicità e piangi? Hai dentro di te quello che cerchi al di fuori. E veramente stai fuori, piangendo vicino a una tomba. Ma Cristo ti dice: il tuo cuore è il mio sepolcro: io non vi riposo morto, ma vivo in eterno. La tua anima è il mio giardino... Il tuo pianto, il tuo amore e il tuo desiderio sono opera mia: tu mi possiedi dentro di te senza saperlo, perciò mi cerchi al di fuori. Allora ti apparirò all'esterno, per riportarti nel tuo intimo e farti trovare nell'interno quello che cerchi fuori. 3 Maria, io ti conosco per nome, tu impara a conoscermi per fede... Non toccarmi... perché non sono ancora asceso al Padre: tu non hai ancora creduto che io sono eguale, coeterno e consustanziale al Padre. Credi dunque questo e sarà come se mi avessi toccato. Tu vedi l'uomo, perciò non credi, perché non si crede quello che si vede. Dio non lo vedi: credi e vedrai San Marco + Dal Vangelo secondo Marco 16,15-20 Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. SPUNTI DI RIFLESSIONE (a cura dei Carmelitani) Come dicevamo prima, il capitolo 14 del Vangelo di Giovanni è un bell'esempio di come si faceva la catechesi nelle comunità dell'Asia Minore alla fine del primo secolo. Mediante le domande dei discepoli e le risposte di Gesù, i cristiani formavano la loro coscienza e 4 trovavano un orientamento per i loro problemi. In questo capitolo 14, abbiamo la domanda di Tommaso e la risposta di Gesù (Gv 14,5-7), la domanda di Filippo e la risposta di Gesù (Gv 14,8-21), e la domanda di Giuda e la risposta di Gesù (Gv 14,22-26). L'ultima frase della risposta di Gesù a Filippo (Gv 14,21) forma il primo versetto del vangelo di oggi. • Giovanni 14,21: Io lo amerò e mi manifesterò a lui. Questo versetto presenta il riassunto della risposta di Gesù a Filippo. Filippo aveva detto: "Mostraci il Padre e questo ci basta!" (Gv 14,8). Mosè aveva chiesto a Dio: "Mostrami la tua gloria!" (Es 33,18). Dio rispose: "Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo" (Es 33,20). Il Padre non può essere mostrato. Dio abita una luce inaccessibile (1Tim 6,16). "Nessuno mai ha visto Dio" (1Gv 4,12). Ma la presenza del Padre può essere sperimentata mediante l'esperienza dell'amore. Dice la prima lettera di San Giovanni: "Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore". Gesù dice a Filippo: "Chi osserva i miei comandamenti, costui mi ama. E chi mi ama sarà amato dal Padre mio. Io anche lo amerò e mi manifesterò a lui". Osservando il comandamento di Gesù, che è il comandamento dell'amore al prossimo (Gv 15,17), la persona mostra il suo amore per Gesù. E chi ama Gesù, sarà amato dal Padre e può avere la certezza che il Padre si manifesterà a lui. Nella risposta a Giuda, Gesù dirà come avviene questa manifestazione del Padre nella nostra vita. • Giovanni 14,22: La domanda di Giuda, domanda di tutti. La domanda di Giuda: "Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?" Questa domanda di Giuda rispecchia un problema che è reale fino ad oggi. A volte sorge in noi cristiani l'idea di essere meglio degli altri e di essere amati da Dio più degli altri. Attribuiamo a Dio distinzioni tra la gente? • Giovanni 14,23-24: Risposta di Gesù. La risposta di Gesù è semplice e profonda. Ripete ciò che ha appena detto a Filippo. Il problema non è se noi cristiani siamo amati da Dio più degli altri, o che gli altri sono disprezzati da Dio. Questo non è il criterio per la preferenza del Padre. Il criterio della preferenza del Padre è sempre lo stesso: l'amore. " "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole". Indipendentemente dal fatto che la persona sia o no cristiana, il Padre si manifesta a tutti coloro che osservano il comandamento di Gesù che è l'amore per il prossimo (Gv 15,17). In cosa consiste la manifestazione del Padre? La risposta a questa domanda è stampata nel cuore dell'umanità, nell'esperienza umana universale. Osserva la vita delle persone che praticano l'amore e fanno della loro vita un dono agli altri. Esamina la loro esperienza. Indipendentemente dalla religione, dalla classe, dalla razza o dal colore, la pratica dell'amore ci dà una pace profonda ed una grande gioia che riescono a vivere insieme al dolore ed alla sofferenza. Questa esperienza è il riflesso della manifestazione del Padre nella vita delle persone. E' la realizzazione 5 della promessa: "Io ed il Padre mio vivremo in lui e prenderemo dimora in lui. • Giovanni 14,25-26: La promessa dello Spirito Santo. Gesù termina la sua risposta a Giuda dicendo: "Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Gesù comunica tutto ciò che ha udito dal Padre (Gv 15,15). Le sue parole sono fonte di vita e devono essere meditate, approfondite ed attualizzate costantemente alla luce della realtà sempre nuova che ci avvolge. Per questa meditazione costante delle sue parole, Gesù ci promette l'aiuto dello Spirito Santo: "Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. " PER LA PREGHIERA (Papa Francesco) Una volta ho sentito un detto bello: "Non c'è santo senza passato, e non c'è peccatore senza futuro!". La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore, bisognosi del suo perdono. . + Dal Vangelo secondo Giovanni 14,27-31 Vi do la mia pace. In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco». SPUNTI DI RIFLESSIONE (Paolo Curtaz) Bisogna attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio. Lo sa Paolo che è appena stato lapidato, lo sanno i discepoli, lo 6 sappiamo noi. Le difficoltà della vita, di salute, le incomprensioni famigliari, la consapevolezza del proprio limite, in certi momenti, ci tolgono il fiato, ci scoraggiano, appesantiscono il nostro cammino di liberazione. E Gesù (prossimo alla morte!) ci rassicura e ci dona la sua pace. Una pace che non è assenza di conflitto (al discepolo il dolore non è evitato) ma certezza di una presenza e di un Amore fedele e immutabile. Se dimoriamo in questa pace, se vi attingiamo continuamente, possiamo fare esperienza della forza che ci deriva dallo Spirito Santo. È commovente vedere come Paolo, pur duramente provato dall'ostilità dei giudei alla sua predicazione, torna sui propri passi e raggiunge le comunità da lui fondate per rianimarle. Non solo: provvede a nominare dei responsabili che hanno il compito di seguire e far crescere le comunità: i presbiteri e vescovi. La Chiesa, che dimora nella pace del Maestro, è chiamata a rianimare e ad incoraggiare i discepoli, non a tediarli e ad appesantirli con fardelli e regole! Il Signore ci dona la sua pace, che è una pace diversa da quella che dona il mondo. L'abbiamo sperimentato e lo sperimentiamo in questo inizio di terzo millennio: il mondo si è svegliato impaurito e guerriero, e tutte le conquiste che sembravano aver portato i buissimi anni del ventesimo secolo sono dimenticate. Il nostro è un mondo inquieto e molte persone, contrariamente a quanto accadeva nel passato considerano la pace come il più grande dei beni dell'umanità; è bello condividere anche con i non-credenti l'anelito alla pace e alla giustizia profonda, è un segno dei tempi anche quando viene male interpretato o manipolato; occorre comunque ribadire che la pace del cristiano parte da un incontro, da un dono del Risorto, non è atto spontaneo, né generosa concessione: la pace è condizione essenziale per potersi dire autenticamente discepoli; e questa pace si raggiunge anzitutto nel profondo, nell'intimo, nel cuore di ciascuno, cuore toccato e convertito dal sentirsi amato. Il cristiano è pacifista perché radicalmente pacificato, disposto ad amare perché amato. Proprio perché amato e perdonato divento capace di amare e perdonare, di donare la mia vita, di vedere nell'altro un fratello e mai un nemico. Conserviamo la pace nelle piccole cose, diventiamo pacificatori, non solo pacifisti, perché le grandi guerre non sono che la somma delle nostre piccole guerre e dei nostri piccoli egoismi. PER LA PREGHIERA (Paolo VI) Al mondo intero, attento o sordo che sia, gridiamo il nostro gaudio vivissimo: Gesù Cristo è risorto! Sì, egli vive. La pietra del suo sepolcro è rovesciata; un giorno lo sarà anche quella del nostro. Questa è la nostra gioia. E' la nostra vittoria. E' la nostra salvezza, ora oggetto della nostra speranza. 7 + Dal Vangelo secondo Giovanni 15,1-8 Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto. In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». SPUNTI DI RIFLESSIONE (Riccardo Ripoli) Accade sempre più spesso che i figli si stacchino dalla propria famiglia e recidano il cordone ombelicale. Si sentono così liberi di poter volare senza limiti, provare tutte le esperienze che vengono loro suggerite, senza però accorgersi che il legame che si è creato è un po' come il riscaldamento nelle nostre case. La caldaia produce acqua calda che viene immessa nei radiatori attraverso un tubo, e nello stesso tempo, da un altro tubo esce dai radiatori l'acqua fredda che torna alla caldaia per essere riscaldata. La caldaia è la famiglia che genera il calore dell'amore, gli insegnamenti di vita, i buoni esempi, valori e principi; i radiatori sono i figli che ricevono il calore, lo usano, e si ribellano mandando acqua fredda alla caldaia. I genitori, coloro che sanno far funzionare la caldaia, con pazienza la alimentano affinché produca sempre quel calore di cui i figli necessitano. Arriva un momento nella vita in cui c'è il desiderio di vivere da soli, di non avere più legami con la caldaia, stufi di essere collegati da due tubi, uno di entrata e l'altro di uscita e c'è la voglia di creare un proprio equilibrio. E' certamente giusto, ma ciò che è sbagliato è recidere quel legame, impedire che quella caldaia, che per anni ci ha riscaldato, possa ancora fornirci calore ed amore. Nell'affidamento la cosa si complica un poco perché le caldaie sono due, una un po' malconcia, ma spesso in grado di donare emozioni. Quando il ragazzo diventa grande idealizza quella caldaia e pensa che possa scaldare meglio della prima, dare sensazioni mai provate. Non è certo 8 sbagliato ricercare il contatto con la famiglia di origine, ma gli affidatari dovrebbero restare per lui una risorsa alla quale attingere. Ed invece si preferisce lasciare alla spalle quell'amore che per anni ci ha scaldato il cuore in nome di un qualcosa che non si conosce o lo si immagina migliore solo perché lo desidereremmo. PER LA PREGHIERA (Sant’Ambrogio) Questo è il vero giorno di Dio, radioso di santa luce nel quale il sangue divino lavò i turpi peccati del mondo, ridando fiducia ai peccatori, illuminando la vista dei ciechi. Chi non libera dal grave timore l'assoluzione del ladrone il quale, con un breve atto di fede conquistò Gesù, mutando la croce in premio, e, con celere passo, precedette i giusti nel regno di Dio? Persino gli angeli rimangono stupiti davanti a quest'opera, osservando il supplizio del corpo e vedendo il peccatore, con la sua adesione a Cristo, conquistare la vita beata. . 9 + Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-11 Rimanete nel mio amore, perché la vostra gioia sia piena. In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». SPUNTI DI RIFLESSIONE (Monaci Benedettini Silvestrini) Amare e sentirsi amati è una della aspirazioni più profondi, importanti ed urgenti nella vita di ogni essere umano e ciò sia nelle nostre mutue relazioni, sia soprattutto nei confronti del Signore. Il contrario è sempre motivo di un profondo ed insanabile malessere, che spesso degenera in depressione, solitudine e abbandono. L'amore che Cristo ci ha donato è il massimo che si potesse desiderare e sperare e ciò per due fondamentali ragioni: egli, come figlio di Dio, identificandosi con lui nella stessa natura, è la fonte inesauribile dell'amore; inoltre la sua testimonianza, offertaci con l'incarnazione e con la sua passione morte, non poteva essere più grande e più evidente. Egli stesso ci offre la misura dell'amore quando afferma solennemente: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». Egli ha dato la vita prima umiliandosi nella carne e poi soffrendo volontariamente l'immolazione sul patibolo della croce. Così egli ci ha immersi nuovamente nel cuore stesso di Dio, pagando con la sua vita il prezzo del nostro riscatto. Comprendiamo allora l'accorato appello che oggi Egli rivolge a tutti noi: «Rimanete nel mio amore», comprendiamo anche l'immensità e la perfezione di quell'amore: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi». Questo incalcolabile dono è la condizione indispensabile per vivere in comunione con Lui, ma è anche la forza interiore che ci consente di osservare i suoi comandamenti, non più per paura o timore, ma solo perché convinti che quanto egli ci propone è la cosa migliore per noi. Come l'amore che ci viene donato è della stessa natura e della stessa intensità con cui Padre e Figlio vivono l'intimità divina, così anche la nostra obbedienza a Cristo deve avere le stesse caratteristiche di quella praticata da Gesù nei confronti del Padre suo. Dalla consapevolezza di essere amati e dalla certezza di essere noi capaci di amare sgorga la vera gioia nel cuore dell'uomo: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Quanto rammarico nel costatare invece le nostre angosce, le 10 nostre infelicità, i nostri persistenti e interiori tormenti! Abbiamo dissertato l'amore e abbiamo spento la gioia. PER LA PREGHIERA (Giovanni Paolo II) Come i due discepoli del Vangelo, ti imploriamo, Signore Gesù; rimani con noi! Tu divino Viandante, esperto delle nostre strade e conoscitore del nostro cuore, non lasciarci prigionieri delle ombre della sera. Sostienici nella stanchezza, perdona i nostri peccati, orienta i nostri passi sulla via del bene. Benedici i bambini, i giovani, gli anziani, le famiglie, in particolare i malati. Benedici i sacerdoti e le persone consacrate. Benedici tutta l'umanità. Nell'Eucaristia ti sei fatto "farmaco d'immortalità": dacci il gusto di una vita piena, che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi, guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine. Rimani con noi, Signore! Rimani con noi! Amen! 11 Santa Caterina da Siena + Dal Vangelo secondo Matteo 11,25-30 Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». SPUNTI DI RIFLESSIONE (Eremo San Biagio) Camminare nella luce non è solo una bella metafora. Nella sua significazione profonda vuol dire "vivere con Gesù che ha detto di essere ?la luce del mondò. E vive con Gesù non tanto chi gli snocciola ?dolci preghiere' quanto piuttosto chi evita il peccato e s'impegna a vivere il precetto dell'amore vicendevole che nota bene - è ben più che un precetto! Propone infatti uno stile nuovo di vita che - dice il testo - è un "essere in comunione gli uni con gli altri". Bellissima espressione che poi si apre a un'altra conseguenza molto rassicurante: il sangue del Signore Gesù non è solo forza vitale che scorre in questa realtà di comunione, ma è - Esso stesso - impeto purificatorio che cancella il nostro peccato. Ecco, questo del “sangue che ci redime' e dà vigore alla nostra vita di credenti è un tema molto caro a S. Caterina da Siena, patrona d'Italia e grande donna illuminata dallo Spirito Santo. Nelle sue lettere indirizzate a una vasta gamma di destinatari (perfino numerosi prelati e il Sommo Pontefice) S. Caterina continua anche oggi a tener vivo, nella Chiesa, il culto del sangue di Cristo Gesù. Sentiamolo anche noi spiritualmente come l'impeto di un fiume salvifico che ci raggiunge nelle intenzioni della mente, nei sentimenti del cuore e dà vigore alla nostra volontà. Gesù stesso ha affermato di essere la luce del mondo. Anche nelle più antiche religioni l'uomo ha avvertito la divinità come una grande luce. Qui Giovanni sottolinea che in Lui non ci può essere alcuna tenebra di male. Tra luce e tenebre c'è pieno contrasto. Le due realtà si oppongono 12 nettamente. Per questo Giovanni afferma che non si può illudersi di essere in comunione con Dio luce e nello stesso tempo camminare nelle tenebre del peccato. Non sarebbe solo illusione, ma menzogna, tradimento della verità. L'apostolo però non denuncia solo questa negatività ma ci sprona a camminare nella luce proponendocene anche l'effetto assai consolante: quello di vivere da fratelli che si amano fino a far comunione in una vita che diventa riflesso della luce di Dio nel mondo. Gesù per intercessione di S. Caterina, scorra nella Chiesa e in me che ne sono membro, il sangue del Signore, Mi ravvivi nella volontà di amare. PER LA PREGHIERA (Vito Groppelli) All'improvviso dal sepolcro sbocciò la vita, ed il risuscitato riempì di festa la terra redenta. La notte fuggì spaventata facendo sorgere l'eterna aurora. C'erano apostoli tremanti, quando il Cristo apparve, ma divennero intrepidi eroi dopo la sua ascensione. Ci fu un tempo di paura a metter in fuga gli amici, ma lo Spirito di Cristo vinse per sempre la barriera del timore. La notte tragica cedette così il posto alla risurrezione. È la storia di un condannato che era giudice dei vivi e speranza dei morti. C'era una volta un unico Cristo che predicava la Buona Novella, ma Egli si moltiplicò in ognuno di noi, e fece di ogni giorno della Chiesa una nuova Pentecoste. 13 + Dal Vangelo secondo Giovanni 15,18-21 Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo. In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». SPUNTI DI RIFLESSIONE (Movimento Apostolico) venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?» (Gv 5,3647).E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È È questo un tema caro al Vangelo secondo Giovanni. I Giudei non conoscono Cristo, non lo vogliono conoscere perché non conoscono Mosè, non conoscono il Padre. Hanno di Dio una conoscenza della lettera della Legge. Manca loro lo Spirito di essa. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono 14 nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola (Gv 8,17-19.54-55). Anche San Paolo afferma la stessa verità. Per lui la lettera uccide. Lo spirito dà vita. Proprio questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita. Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli d'Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Ma le loro menti furono indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto. Il Signore è lo Spirito e, dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore (2Cor,4-18). In nome di Dio sempre si commettono orrendi delitti. Quando questo avviene è segno che Dio non è conosciuto secondo verità. Si ha di Dio una visione falsa, errata, ereticale. È questa visione che giustifica ogni immoralità, nefandezza, atrocità. Gesù non inganna i suoi discepoli. Dice loro quale sarà il loro futuro: di persecuzione, martirio, morte. Non potrà non essere così. Il mondo è nella totale ignoranza del vero Dio. Se non si conosce il vero Dio, neanche si conosceranno coloro che lo annunziano. Come si fa oggi a credere nel vero Dio, nel Dio uno e trino, se anche il mondo cattolico, per rispetto umano e per una pace effimera e menzognera, lo sta rinnegando? Per paura della persecuzione si vende la verità di Dio per un prezzo veramente effimero. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri annunziatori di Dio. PER LA PREGHIERA (Gianfranco Ravasi) Certo, sia la rondine sia la piuma si librano nell'aria, ma la differenza è netta: la rondine sceglie la traiettoria, naviga contro il vento opponendogli il suo petto carenato; la piuma, invece, è sospinta da ogni corrente d'aria, è succube a ogni soffio. Una domanda s'impone: e noi come siamo? Siamo rondini libere e sicure o piume agitate da ogni brezza e variabilità?. 15