a cura di www.qumran2.net
« Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.»
(Salmo 86,5)
24/4/2016 – 30/4/2016
V Domenica di Pasqua
Anno C
Vangelo del giorno, commento e preghiera
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
13,31-35
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni
gli altri.
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è
stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui,
anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora
per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli
altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
SPUNTI DI RIFLESSIONE
(Carla Sprinzeles)
Saremo salvati non dalle nostre
opere, ma dalla grazia di Dio: questa
è la convinzione di fede della liturgia
di oggi. E' Dio che può fare nuove
tutte le cose, noi siamo suoi
collaboratori, non suoi sostituti!
ATTI 14, 21-27 Nella prima lettura, in
queste domeniche dopo Pasqua si
leggono gli Atti degli Apostoli, dove
leggiamo come viene diffusa la
"buona
notizia"
del
Vangelo.
E' in atto nel mondo, dopo la
resurrezione di Cristo, una forza
radicale
di
trasformazione.
Certo non si tratta di una novità facile.
Incontra resistenze, per cui è
"necessario
attraversare
molte
tribolazioni per entrare nel regno di
Dio!" Cosa significa "entrare nel regno
di Dio"? vuol dire andare verso un
Regno in cui la morte è superata, il
pianto asciugato e l'amore sarà la
legge di tutto. Questo orizzonte
cristiano dobbiamo tenerlo davanti
agli
occhi.
Non
è
un'autoconsolazione, è Parola di Dio, ma per
arrivarci occorre attraversare "molte
tribolazioni", non essere compresi,
non essere coerenti! Non è una novità
momentanea, evanescente, che può
essere sostenuta da un entusiasmo
epidermico e passeggero, occorre
"restare
saldi
nella
fede".
Paolo e Barnaba sono alla fine del
primo viaggio e raccomandano la
fedeltà. C'è poi una novità all'interno
delle comunità. Paolo e Barnaba
nominano degli anziani (presbiteri)
come responsabili di ogni comunità,
che dovranno consolidare il lavoro
compiuto da Paolo e Barnaba.
Dovranno
rianimare,
esortare,
incoraggiare
e
affrontare
serenamente
le
prove.
La
preoccupazione dominante non è
l'organizzazione, seppure necessaria,
ma la vita. La struttura è in vista della
vita e non può sostituirla né tanto
meno soffocarla. "Li affidarono al
Signore, nel quale avevano creduto".
Tutti vengono affidati al Signore:
guide e semplici membri della
comunità, a indicare che l'unica guida
è lui. Lui solo dà affidamento.
Soltanto grazie al Pastore supremo la
comunità è al sicuro e può affrontare
1
con
speranza
l'avvenire.
Oggi più che mai è necessario
coltivare e promuovere i ministeri, i
servizi che i battezzati, i cristiani
svolgono nella comunità ecclesiale, a
fianco del presbitero. All'arrivo ad
Antiochia, punto di partenza della
missione, Paolo e Barnaba fanno un
resoconto della loro spedizione a
quella chiesa. Non si vantano, non
sono dei propagandisti che illustrano i
successi personali, frutto della loro
capacità persuasiva. Si tratta invece
di documentare l'efficacia di quella
Parola di cui loro sono stati
semplicemente servitori: "Riferivano
tutto quello che Dio aveva compiuto
per
mezzo
di
loro".
E' un rendimento di grazie, è
un'eucarestia, che costruisce la
comunità attraverso una rete di
relazioni fraterne e solidali nella
comune preghiera.
GIOVANNI 13, 31-35 Il vangelo che
leggiamo oggi è secondo Giovanni al
cap. 13. Qual è il distintivo, la
caratteristica di noi discepoli di Gesù?
Da che cosa ci riconosceranno?
Gesù dice: "Da questo tutti vi
riconosceranno, se avete amore gli
uni per gli altri" Di quale amore si
tratta? Tutti amano qualcuno, ma
appena sorgono difficoltà, questo
sentimento sembra venir meno.
D'altronde chi penserebbe, vedendo
due innamorati baciarsi, che per
questo sono discepoli del Risorto?
"Vi do un comandamento nuovo.."
dice Gesù.. A parte che l'unica cosa
che non si può comandare è di
amare, perché appartiene all'intimo
delle persone, dove nessuno può
entrare. Gesù contrappone questo ai
comandamenti di Mosè: Amare Dio in
modo totale e amare il prossimo
come se stessi. Sempre al cap. 13
dell'Evangelista Giovanni inizia con
questa espressione. "Gesù, stando
con i suoi, portò al massimo la sua
capacità di amore e lavò loro i piedi.."
Per cui "Vi do un comandamento
nuovo: che vi amiate gli uni gli altri
come io vi ho amato", si riferisce al
servizio concreto, significa come io vi
ho servito. L'unico comandamento
all'interno della comunità cristiana è
amarsi tra noi, servendoci. Non c'è
amore se non si esprime nel servizio
concreto. Quando Gesù dà il
comandamento nuovo dell'amore,
Giuda è appena uscito per tradirlo.
Perché Gesù dice che questo
comandamento è nuovo? Prima la
gente non amava? Proprio quando
sta per essere tradito Cristo dice di
essere stato glorificato e che Dio, in
lui, è stato glorificato. "Gloria" in
ebraico è la parola che significa peso.
Dar gloria a qualcuno è riconoscergli
tutto il suo peso, la sua importanza.
Ora sappiamo che Dio è amore.
Dargli gloria. Dargli tutta la sua
ragione d'essere nella nostra vita, è
dunque
far
posto
all'amore,
permettergli di amare attraverso i
nostri gesti. Così Gesù ama Giuda e
ogni uomo, che sia peccatore o
meno. Il traditore è, come ogni
persona,
immagine
del
Bene,
immagine
di
Dio;
è
dunque
infinitamente amabile e amato da Dio.
La scommessa stava nel fatto che
l'uomo Gesù continuasse a volere
bene all'uomo nel momento stesso in
cui questi lo tradiva. E ce l'ha fatta!
Allora sì l'Amore è stato glorificato,
perché si è dimostrato più forte del
male! Ecco l'amore nuovo, quello che
ancora non era stato inventato sulla
terra, quell'amore verso chi ti fa del
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male, ma al quale continui a volere
bene, perché nonostante tutto, sai
che questa persona è un bene, anche
se per ora pensa di trovare il suo
piccolo bene facendoti del male.
Da quando Gesù ha permesso che
l'amore del Padre continuasse a
bruciare in lui per Giuda, tutti possono
riconoscere anche nel nemico una
persona
da
amare,
perché
infinitamente preziosa per il Bene di
cui è immagine. Come temere ancora
un Dio che ci ama a questo punto?
Gesù dà il comandamento nuovo a
degli uomini che appena poco prima
bisticciavano per sapere chi fosse il
più grande: l'unico rimedio al male è
l'amore, perché ogni male è
mancanza di amore. E' come se per il
cristiano, la pace fosse a portata di
mano in ogni circostanza, perché ogni
nemico diventa un amico da guarire
dal
suo
male
con
l'amore.
Chi mi fa del male mi è affidato
perché io lo ami come Dio lo ama.
Allora tutti sapranno che l'amore che
pulsava nel cuore del Nazareno è
presente oggi nei suoi amici.
Come fare? Ci riconosciamo incapaci
di amare in questo modo! Ed è vero!
Ricordiamoci
che
questo
"comandamento" è soprattutto un
"dono", è la forza dello Spirito che ci
permette di amare così: neanche
impegnandoci con tutte le nostre
forze ci riusciremmo, ma solo
accogliendo l'azione di Dio attraverso
la sintonia con la presenza di Dio in
noi. Gesù ha detto: " Come il Padre
ha amato me e io rimango nel suo
amore, così ho amato voi, rimanete
nel mio amore." Questo è il segreto
"rimanere nel suo amore", ci rende
capaci di amarci gli uni gli altri.
Chiediamoci quale forma di amore
oggi la vita potrà esprimere in me?
Non lasciamo passare la giornata
senza una risposta, seppure minima,
in qualche piccolo gesto concreto, ma
restiamo in questa lunghezza d'onda
e manifestiamo la tenerezza, l'ascolto,
la misericordia, che provengono dalla
forza dello Spirito, che è nella nostra
vita.
PER LA PREGHIERA
(Bernardo di Chiaravalle)
Donna, perché piangi, chi cerchi? Colui che cerchi è con te, e
non lo sai?
Possiedi la vera, eterna felicità e piangi?
Hai dentro di te quello che cerchi al di fuori. E veramente
stai fuori, piangendo vicino a una tomba.
Ma Cristo ti dice: il tuo cuore è il mio sepolcro: io non vi
riposo morto, ma vivo in eterno.
La tua anima è il mio giardino... Il tuo pianto, il tuo amore
e il tuo desiderio sono opera mia: tu mi possiedi dentro di te
senza saperlo, perciò mi cerchi al di fuori.
Allora ti apparirò all'esterno, per riportarti nel tuo intimo e
farti trovare nell'interno quello che cerchi fuori.
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Maria, io ti conosco per nome, tu impara a conoscermi per
fede...
Non toccarmi... perché non sono ancora asceso al Padre: tu
non hai ancora creduto che io sono eguale, coeterno e
consustanziale al Padre.
Credi dunque questo e sarà come se mi avessi toccato. Tu vedi
l'uomo, perciò non credi, perché non si crede quello che si
vede. Dio non lo vedi: credi e vedrai
San Marco
+ Dal Vangelo secondo Marco
16,15-20
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni
creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma
chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno
quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro
danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo
aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi
partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e
confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
(a cura dei Carmelitani)
Come dicevamo prima, il capitolo 14
del Vangelo di Giovanni è un
bell'esempio di come si faceva la
catechesi nelle comunità dell'Asia
Minore alla fine del primo secolo.
Mediante le domande dei discepoli e
le risposte di Gesù, i cristiani
formavano la loro coscienza e
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trovavano un orientamento per i loro
problemi. In questo capitolo 14,
abbiamo la domanda di Tommaso e
la risposta di Gesù (Gv 14,5-7), la
domanda di Filippo e la risposta di
Gesù (Gv 14,8-21), e la domanda di
Giuda e la risposta di Gesù (Gv
14,22-26). L'ultima frase della risposta
di Gesù a Filippo (Gv 14,21) forma il
primo versetto del vangelo di oggi.
• Giovanni 14,21: Io lo amerò e mi
manifesterò a lui. Questo versetto
presenta il riassunto della risposta di
Gesù a Filippo. Filippo aveva detto:
"Mostraci il Padre e questo ci basta!"
(Gv 14,8). Mosè aveva chiesto a Dio:
"Mostrami la tua gloria!" (Es 33,18).
Dio rispose: "Ma tu non potrai vedere
il mio volto, perché nessun uomo può
vedermi e restare vivo" (Es 33,20). Il
Padre non può essere mostrato. Dio
abita una luce inaccessibile (1Tim
6,16). "Nessuno mai ha visto Dio"
(1Gv 4,12). Ma la presenza del Padre
può essere sperimentata mediante
l'esperienza dell'amore. Dice la prima
lettera di San Giovanni: "Chi non ama
non conosce Dio, perché Dio è
amore". Gesù dice a Filippo: "Chi
osserva i miei comandamenti, costui
mi ama. E chi mi ama sarà amato dal
Padre mio. Io anche lo amerò e mi
manifesterò a lui". Osservando il
comandamento di Gesù, che è il
comandamento
dell'amore
al
prossimo (Gv 15,17), la persona
mostra il suo amore per Gesù. E chi
ama Gesù, sarà amato dal Padre e
può avere la certezza che il Padre si
manifesterà a lui. Nella risposta a
Giuda, Gesù dirà come avviene
questa manifestazione del Padre
nella nostra vita.
• Giovanni 14,22: La domanda di
Giuda, domanda di tutti. La domanda
di Giuda: "Come è accaduto che devi
manifestarti a noi e non al mondo?"
Questa domanda di Giuda rispecchia
un problema che è reale fino ad oggi.
A volte sorge in noi cristiani l'idea di
essere meglio degli altri e di essere
amati da Dio più degli altri.
Attribuiamo a Dio distinzioni tra la
gente?
• Giovanni 14,23-24: Risposta di
Gesù. La risposta di Gesù è semplice
e profonda. Ripete ciò che ha appena
detto a Filippo. Il problema non è se
noi cristiani siamo amati da Dio più
degli altri, o che gli altri sono
disprezzati da Dio. Questo non è il
criterio per la preferenza del Padre. Il
criterio della preferenza del Padre è
sempre lo stesso: l'amore. " "Se uno
mi ama, osserverà la mia parola e il
Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui e prenderemo dimora presso di lui.
Chi non mi ama non osserva le mie
parole". Indipendentemente dal fatto
che la persona sia o no cristiana, il
Padre si manifesta a tutti coloro che
osservano il comandamento di Gesù
che è l'amore per il prossimo (Gv
15,17).
In
cosa
consiste
la
manifestazione
del
Padre?
La
risposta a questa domanda è
stampata nel cuore dell'umanità,
nell'esperienza umana universale.
Osserva la vita delle persone che
praticano l'amore e fanno della loro
vita un dono agli altri. Esamina la loro
esperienza. Indipendentemente dalla
religione, dalla classe, dalla razza o
dal colore, la pratica dell'amore ci dà
una pace profonda ed una grande
gioia che riescono a vivere insieme al
dolore ed alla sofferenza. Questa
esperienza è il riflesso della
manifestazione del Padre nella vita
delle persone. E' la realizzazione
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della promessa: "Io ed il Padre mio
vivremo in lui e prenderemo dimora in
lui.
• Giovanni 14,25-26: La promessa
dello Spirito Santo. Gesù termina la
sua risposta a Giuda dicendo:
"Queste cose vi ho detto quando ero
ancora tra voi. Gesù comunica tutto
ciò che ha udito dal Padre (Gv 15,15).
Le sue parole sono fonte di vita e
devono essere meditate, approfondite
ed attualizzate costantemente alla
luce della realtà sempre nuova che ci
avvolge. Per questa meditazione
costante delle sue parole, Gesù ci
promette l'aiuto dello Spirito Santo: "Il
Consolatore, lo Spirito Santo, che il
Padre manderà nel mio nome, egli vi
insegnerà ogni cosa e vi ricorderà
tutto ciò che vi ho detto. "
PER LA PREGHIERA
(Papa Francesco)
Una volta ho sentito un detto bello: "Non c'è santo senza
passato, e non c'è peccatore senza futuro!". La Chiesa non è
una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che
seguono il Signore, bisognosi del suo perdono.
.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni 14,27-31
Vi do la mia pace.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non
abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi
amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non
parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me
non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il
Padre mi ha comandato, così io agisco».
SPUNTI DI RIFLESSIONE
(Paolo Curtaz)
Bisogna
attraversare
molte
tribolazioni per entrare nel Regno di
Dio. Lo sa Paolo che è appena stato
lapidato, lo sanno i discepoli, lo
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sappiamo noi. Le difficoltà della vita,
di salute, le incomprensioni famigliari,
la consapevolezza del proprio limite,
in certi momenti, ci tolgono il fiato, ci
scoraggiano, appesantiscono il nostro
cammino di liberazione. E Gesù
(prossimo alla morte!) ci rassicura e ci
dona la sua pace. Una pace che non
è assenza di conflitto (al discepolo il
dolore non è evitato) ma certezza di
una presenza e di un Amore fedele e
immutabile. Se dimoriamo in questa
pace, se vi attingiamo continuamente,
possiamo fare esperienza della forza
che ci deriva dallo Spirito Santo. È
commovente vedere come Paolo, pur
duramente provato dall'ostilità dei
giudei alla sua predicazione, torna sui
propri passi e raggiunge le comunità
da lui fondate per rianimarle. Non
solo: provvede a nominare dei
responsabili che hanno il compito di
seguire e far crescere le comunità: i
presbiteri e vescovi. La Chiesa, che
dimora nella pace del Maestro, è
chiamata
a
rianimare
e
ad
incoraggiare i discepoli, non a tediarli
e ad appesantirli con fardelli e regole!
Il Signore ci dona la sua pace, che è
una pace diversa da quella che dona
il mondo. L'abbiamo sperimentato e lo
sperimentiamo in questo inizio di
terzo millennio: il mondo si è svegliato
impaurito e guerriero, e tutte le
conquiste che sembravano aver
portato i buissimi anni del ventesimo
secolo sono dimenticate. Il nostro è
un mondo inquieto e molte persone,
contrariamente a quanto accadeva
nel passato considerano la pace
come il più grande dei beni
dell'umanità; è bello condividere
anche con i non-credenti l'anelito alla
pace e alla giustizia profonda, è un
segno dei tempi anche quando viene
male interpretato o manipolato;
occorre comunque ribadire che la
pace del cristiano parte da un
incontro, da un dono del Risorto, non
è atto spontaneo, né generosa
concessione: la pace è condizione
essenziale
per
potersi
dire
autenticamente discepoli; e questa
pace si raggiunge anzitutto nel
profondo, nell'intimo, nel cuore di
ciascuno, cuore toccato e convertito
dal sentirsi amato. Il cristiano è
pacifista
perché
radicalmente
pacificato, disposto ad amare perché
amato. Proprio perché amato e
perdonato divento capace di amare e
perdonare, di donare la mia vita, di
vedere nell'altro un fratello e mai un
nemico. Conserviamo la pace nelle
piccole cose, diventiamo pacificatori,
non solo pacifisti, perché le grandi
guerre non sono che la somma delle
nostre piccole guerre e dei nostri
piccoli egoismi.
PER LA PREGHIERA
(Paolo VI)
Al mondo intero, attento o sordo che sia, gridiamo il nostro
gaudio vivissimo: Gesù Cristo è risorto! Sì, egli vive. La pietra
del suo sepolcro è rovesciata; un giorno lo sarà anche quella
del nostro. Questa è la nostra gioia. E' la nostra vittoria. E' la
nostra salvezza, ora oggetto della nostra speranza.
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni 15,1-8
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è
l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio
che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa
della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non
può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se
non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in
me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel
fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,
chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio:
che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
SPUNTI DI RIFLESSIONE
(Riccardo Ripoli)
Accade sempre più spesso che i figli
si stacchino dalla propria famiglia e
recidano il cordone ombelicale. Si
sentono così liberi di poter volare
senza limiti, provare tutte le
esperienze
che
vengono
loro
suggerite, senza però accorgersi che
il legame che si è creato è un po'
come il riscaldamento nelle nostre
case. La caldaia produce acqua calda
che viene immessa nei radiatori
attraverso un tubo, e nello stesso
tempo, da un altro tubo esce dai
radiatori l'acqua fredda che torna alla
caldaia
per
essere
riscaldata.
La caldaia è la famiglia che genera il
calore dell'amore, gli insegnamenti di
vita, i buoni esempi, valori e principi; i
radiatori sono i figli che ricevono il
calore, lo usano, e si ribellano
mandando acqua fredda alla caldaia.
I genitori, coloro che sanno far
funzionare la caldaia, con pazienza la
alimentano affinché produca sempre
quel calore di cui i figli necessitano.
Arriva un momento nella vita in cui c'è
il desiderio di vivere da soli, di non
avere più legami con la caldaia, stufi
di essere collegati da due tubi, uno di
entrata e l'altro di uscita e c'è la voglia
di creare un proprio equilibrio. E'
certamente giusto, ma ciò che è
sbagliato è recidere quel legame,
impedire che quella caldaia, che per
anni ci ha riscaldato, possa ancora
fornirci
calore
ed
amore.
Nell'affidamento la cosa si complica
un poco perché le caldaie sono due,
una un po' malconcia, ma spesso in
grado di donare emozioni. Quando il
ragazzo diventa grande idealizza
quella caldaia e pensa che possa
scaldare meglio della prima, dare
sensazioni mai provate. Non è certo
8
sbagliato ricercare il contatto con la
famiglia di origine, ma gli affidatari
dovrebbero restare per lui una risorsa
alla quale attingere. Ed invece si
preferisce
lasciare
alla
spalle
quell'amore che per anni ci ha
scaldato il cuore in nome di un
qualcosa che non si conosce o lo si
immagina migliore solo perché lo
desidereremmo.
PER LA PREGHIERA
(Sant’Ambrogio)
Questo è il vero giorno di Dio,
radioso di santa luce
nel quale il sangue divino
lavò i turpi peccati del mondo,
ridando fiducia ai peccatori,
illuminando la vista dei ciechi.
Chi non libera dal grave timore
l'assoluzione del ladrone
il quale, con un breve atto di fede conquistò Gesù,
mutando la croce in premio, e, con celere passo,
precedette i giusti nel regno di Dio?
Persino gli angeli rimangono stupiti
davanti a quest'opera,
osservando il supplizio del corpo
e vedendo il peccatore,
con la sua adesione a Cristo,
conquistare la vita beata.
.
9
+ Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-11
Rimanete nel mio amore, perché la vostra gioia sia piena.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Come il Padre ha amato me, anche
io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti,
rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e
rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la
vostra gioia sia piena».
SPUNTI DI RIFLESSIONE
(Monaci Benedettini Silvestrini)
Amare e sentirsi amati è una della
aspirazioni più profondi, importanti ed
urgenti nella vita di ogni essere
umano e ciò sia nelle nostre mutue
relazioni, sia soprattutto nei confronti
del Signore. Il contrario è sempre
motivo di un profondo ed insanabile
malessere, che spesso degenera in
depressione, solitudine e abbandono.
L'amore che Cristo ci ha donato è il
massimo che si potesse desiderare e
sperare e ciò per due fondamentali
ragioni: egli, come figlio di Dio,
identificandosi con lui nella stessa
natura, è la fonte inesauribile
dell'amore;
inoltre
la
sua
testimonianza,
offertaci
con
l'incarnazione e con la sua passione
morte, non poteva essere più grande
e più evidente. Egli stesso ci offre la
misura dell'amore quando afferma
solennemente: «Nessuno ha un
amore più grande di questo: dare la
vita per i propri amici». Egli ha dato la
vita prima umiliandosi nella carne e
poi
soffrendo
volontariamente
l'immolazione sul patibolo della croce.
Così egli ci ha immersi nuovamente
nel cuore stesso di Dio, pagando con
la sua vita il prezzo del nostro
riscatto.
Comprendiamo
allora
l'accorato appello che oggi Egli
rivolge a tutti noi: «Rimanete nel mio
amore»,
comprendiamo
anche
l'immensità e la perfezione di
quell'amore: «Come il Padre ha
amato me, così anch'io ho amato
voi». Questo incalcolabile dono è la
condizione indispensabile per vivere
in comunione con Lui, ma è anche la
forza interiore che ci consente di
osservare i suoi comandamenti, non
più per paura o timore, ma solo
perché convinti che quanto egli ci
propone è la cosa migliore per noi.
Come l'amore che ci viene donato è
della stessa natura e della stessa
intensità con cui Padre e Figlio vivono
l'intimità divina, così anche la nostra
obbedienza a Cristo deve avere le
stesse caratteristiche di quella
praticata da Gesù nei confronti del
Padre suo. Dalla consapevolezza di
essere amati e dalla certezza di
essere noi capaci di amare sgorga la
vera gioia nel cuore dell'uomo:
«Questo vi ho detto perché la mia
gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena». Quanto rammarico nel
costatare invece le nostre angosce, le
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nostre infelicità, i nostri persistenti e
interiori tormenti! Abbiamo dissertato
l'amore e abbiamo spento la gioia.
PER LA PREGHIERA
(Giovanni Paolo II)
Come i due discepoli del Vangelo,
ti imploriamo, Signore Gesù; rimani con noi!
Tu divino Viandante, esperto delle nostre strade
e conoscitore del nostro cuore,
non lasciarci prigionieri delle ombre della sera.
Sostienici nella stanchezza,
perdona i nostri peccati,
orienta i nostri passi sulla via del bene.
Benedici i bambini, i giovani, gli anziani,
le famiglie, in particolare i malati.
Benedici i sacerdoti e le persone consacrate.
Benedici tutta l'umanità.
Nell'Eucaristia ti sei fatto
"farmaco d'immortalità":
dacci il gusto di una vita piena,
che ci faccia camminare su questa terra
come pellegrini fiduciosi e gioiosi,
guardando sempre
al traguardo della vita che non ha fine.
Rimani con noi, Signore!
Rimani con noi!
Amen!
11
Santa Caterina da Siena
+ Dal Vangelo secondo Matteo 11,25-30
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli.
In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete
il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso
leggero».
SPUNTI DI RIFLESSIONE
(Eremo San Biagio)
Camminare nella luce non è solo una
bella
metafora.
Nella
sua
significazione profonda vuol dire
"vivere con Gesù che ha detto di
essere ?la luce del mondò. E vive con
Gesù non tanto chi gli snocciola
?dolci preghiere' quanto piuttosto chi
evita il peccato e s'impegna a vivere il
precetto dell'amore vicendevole che nota bene - è ben più che un precetto!
Propone infatti uno stile nuovo di vita
che - dice il testo - è un "essere in
comunione gli uni con gli altri".
Bellissima espressione che poi si
apre a un'altra conseguenza molto
rassicurante: il sangue del Signore
Gesù non è solo forza vitale che
scorre in questa realtà di comunione,
ma è - Esso stesso - impeto
purificatorio che cancella il nostro
peccato. Ecco, questo del “sangue
che ci redime' e dà vigore alla nostra
vita di credenti è un tema molto caro
a S. Caterina da Siena, patrona
d'Italia e grande donna illuminata
dallo Spirito Santo. Nelle sue lettere
indirizzate a una vasta gamma di
destinatari (perfino numerosi prelati e
il Sommo Pontefice) S. Caterina
continua anche oggi a tener vivo,
nella Chiesa, il culto del sangue di
Cristo Gesù. Sentiamolo anche noi
spiritualmente come l'impeto di un
fiume salvifico che ci raggiunge nelle
intenzioni della mente, nei sentimenti
del cuore e dà vigore alla nostra
volontà. Gesù stesso ha affermato di
essere la luce del mondo. Anche nelle
più antiche religioni l'uomo ha
avvertito la divinità come una grande
luce. Qui Giovanni sottolinea che in
Lui non ci può essere alcuna tenebra
di male. Tra luce e tenebre c'è pieno
contrasto. Le due realtà si oppongono
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nettamente. Per questo Giovanni
afferma che non si può illudersi di
essere in comunione con Dio luce e
nello stesso tempo camminare nelle
tenebre del peccato. Non sarebbe
solo
illusione,
ma
menzogna,
tradimento della verità. L'apostolo
però non denuncia solo questa
negatività ma ci sprona a camminare
nella luce proponendocene anche
l'effetto assai consolante: quello di
vivere da fratelli che si amano fino a
far comunione in una vita che diventa
riflesso della luce di Dio nel mondo.
Gesù per intercessione di S. Caterina,
scorra nella Chiesa e in me che ne
sono membro, il sangue del Signore,
Mi ravvivi nella volontà di amare.
PER LA PREGHIERA
(Vito Groppelli)
All'improvviso dal sepolcro sbocciò la vita,
ed il risuscitato riempì di festa la terra redenta.
La notte fuggì spaventata facendo sorgere l'eterna aurora.
C'erano apostoli tremanti, quando il Cristo apparve,
ma divennero intrepidi eroi dopo la sua ascensione.
Ci fu un tempo di paura a metter in fuga gli amici,
ma lo Spirito di Cristo vinse per sempre la barriera del timore.
La notte tragica cedette così il posto alla risurrezione.
È la storia di un condannato che era giudice dei vivi e
speranza dei morti.
C'era una volta un unico Cristo che predicava la Buona
Novella,
ma Egli si moltiplicò in ognuno di noi,
e fece di ogni giorno della Chiesa una nuova Pentecoste.
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
15,18-21
Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che
prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;
poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il
mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più
grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi;
se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a
voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha
mandato».
SPUNTI DI RIFLESSIONE
(Movimento Apostolico)
venuto nel nome del Padre mio e voi
non mi accogliete; se un altro venisse
nel proprio nome, lo accogliereste. E
come potete credere, voi che ricevete
gloria gli uni dagli altri, e non cercate
la gloria che viene dall'unico Dio? Non
crediate che sarò io ad accusarvi
davanti al Padre; vi è già chi vi
accusa: Mosè, nel quale riponete la
vostra speranza. Se infatti credeste a
Mosè, credereste anche a me; perché
egli ha scritto di me. Ma se non
credete ai suoi scritti, come potrete
credere alle mie parole?» (Gv 5,3647).E nella vostra Legge sta scritto
che la testimonianza di due persone è
vera. Sono io che do testimonianza di
me stesso, e anche il Padre, che mi
ha mandato, dà testimonianza di
me». Gli dissero allora: «Dov'è tuo
padre?». Rispose Gesù: «Voi non
conoscete né me né il Padre mio; se
conosceste me, conoscereste anche
il Padre mio». Rispose Gesù: «Se io
glorificassi me stesso, la mia gloria
sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il
Padre mio, del quale voi dite: "È
È questo un tema caro al Vangelo
secondo Giovanni. I Giudei non
conoscono Cristo, non lo vogliono
conoscere perché non conoscono
Mosè, non conoscono il Padre.
Hanno di Dio una conoscenza della
lettera della Legge. Manca loro lo
Spirito
di
essa.
Io però ho una testimonianza
superiore a quella di Giovanni: le
opere che il Padre mi ha dato da
compiere, quelle stesse opere che io
sto facendo, testimoniano di me che il
Padre mi ha mandato. E anche il
Padre, che mi ha mandato, ha dato
testimonianza di me. Ma voi non
avete mai ascoltato la sua voce né
avete mai visto il suo volto, e la sua
parola non rimane in voi; infatti non
credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di
avere in esse la vita eterna: sono
proprio esse che danno testimonianza
di me. Ma voi non volete venire a me
per avere vita. Io non ricevo gloria
dagli uomini. Ma vi conosco: non
avete in voi l'amore di Dio. Io sono
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nostro Dio!", e non lo conoscete. Io
invece lo conosco. Se dicessi che non
lo conosco, sarei come voi: un
mentitore. Ma io lo conosco e osservo
la sua parola (Gv 8,17-19.54-55).
Anche San Paolo afferma la stessa
verità. Per lui la lettera uccide. Lo
spirito
dà
vita.
Proprio questa è la fiducia che
abbiamo per mezzo di Cristo, davanti
a Dio. Non che da noi stessi siamo
capaci di pensare qualcosa come
proveniente da noi, ma la nostra
capacità viene da Dio, il quale anche
ci ha resi capaci di essere ministri di
una nuova alleanza, non della lettera,
ma dello Spirito; perché la lettera
uccide, lo Spirito invece dà vita. Forti
di tale speranza, ci comportiamo con
molta franchezza e non facciamo
come Mosè che poneva un velo sul
suo volto, perché i figli d'Israele non
vedessero la fine di ciò che era solo
effimero. Ma le loro menti furono
indurite; infatti fino ad oggi quel
medesimo velo rimane, non rimosso,
quando si legge l'Antico Testamento,
perché è in Cristo che esso viene
eliminato. Fino ad oggi, quando si
legge Mosè, un velo è steso sul loro
cuore; ma quando vi sarà la
conversione al Signore, il velo sarà
tolto. Il Signore è lo Spirito e, dove c'è
lo Spirito del Signore, c'è libertà. E noi
tutti, a viso scoperto, riflettendo come
in uno specchio la gloria del Signore,
veniamo
trasformati
in
quella
medesima immagine, di gloria in
gloria, secondo l'azione dello Spirito
del
Signore
(2Cor,4-18).
In nome di Dio sempre si commettono
orrendi delitti. Quando questo avviene
è segno che Dio non è conosciuto
secondo verità. Si ha di Dio una
visione falsa, errata, ereticale. È
questa visione che giustifica ogni
immoralità,
nefandezza,
atrocità.
Gesù non inganna i suoi discepoli.
Dice loro quale sarà il loro futuro: di
persecuzione, martirio, morte. Non
potrà non essere così. Il mondo è
nella totale ignoranza del vero Dio. Se
non si conosce il vero Dio, neanche si
conosceranno
coloro
che
lo
annunziano. Come si fa oggi a
credere nel vero Dio, nel Dio uno e
trino, se anche il mondo cattolico, per
rispetto umano e per una pace
effimera e menzognera, lo sta
rinnegando?
Per
paura
della
persecuzione si vende la verità di Dio
per un prezzo veramente effimero.
Vergine
Maria,
Madre
della
Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri
annunziatori di Dio.
PER LA PREGHIERA
(Gianfranco Ravasi)
Certo, sia la rondine sia la piuma si librano nell'aria, ma la
differenza è netta: la rondine sceglie la traiettoria, naviga
contro il vento opponendogli il suo petto carenato; la piuma,
invece, è sospinta da ogni corrente d'aria, è succube a ogni
soffio. Una domanda s'impone: e noi come siamo? Siamo
rondini libere e sicure o piume agitate da ogni brezza e
variabilità?.
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