RIGENERARE COMUNITA’ PER RICOSTRUIRE IL PAESE. LE ACLI ARTEFICI DI BUONA ECONOMIA E DI DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA TRA LAVORO E PARTECIPAZIONE: SPERANZA PER I GIOVANI, FUTURO PER LA COMUNITA’ Il tema congressuale che abbiamo scelto Tra lavoro e partecipazione: speranza per i giovani futuro per la comunità, si colloca nella cornice del tema del XXIV Congresso Nazionale che celebreremo proprio a Roma dal 3 al 6 maggio prossimo e che ci interroga su come un’organizzazione di promozione sociale come le ACLI possa contribuire, in questo momento di transizione, a rigenerare comunità per ricostruire il Paese. Lavoro e partecipazione, che è l’altro nome della democrazia, è dunque il binomio che costituisce il cuore della nostra riflessione, convinti che questi due diritti fondamentali, inscritti nella nostra Costituzione, rischiano oggi di trasformarsi in privilegi. I giovani sono i soggetti sociali su cui abbiamo scelto di investire, certi che, pur essendo attualmente fra i più fragili, possono rappresentare un’importante leva di cambiamento della comunità e del Paese, in quanto generativi di futuro. 1 Ma questi due binomi assumono per noi significato se sono incastonati in una visione più ampia di speranza e futuro, avendo ben presente qual è la sorgente dell’impegno delle ACLI e quale il loro compito. Scriveva don Luigi Sturzo nel 1956 “La missione del cattolico in ogni attività umana, politica, economica, scientifica, artistica, tecnica è tutta impregnata di ideali superiori, perché in tutto ci si riflette il divino. Se questo senso del divino manca, tutto si deturpa: la politica diviene mezzo di arricchimento, l’economia arriva al furto e alla truffa, la scienza si applica ai forni di Dachau, l’arte decade nel meretricio...” Per questo abitare la storia per noi aclisti è collaborare al risorgere della speranza nei campi attualmente più minati, quali quelli del lavoro e della democrazia. IL CONGRESSO, MOMENTO ALTO DI DEMOCRAZIA Il Congresso è un momento di cruciale importanza nella nostra Associazione: perché, in tempi in cui l’ingranaggio democratico del nostro Paese sembra essersi inceppato, il Congresso rappresenta il momento più alto della democrazia associativa, rinnova il patto di trasparenza con gli associati ed è simbolo della solida credibilità con la quale le Acli si propongono di essere artefici di democrazia partecipativa; 2 perché il congresso è un punto d’arrivo e di ripartenza, un momento di sintesi e rilancio insieme, per individuare nuovi percorsi che non coinvolgono solo l’Associazione, ma si intrecciano profondamente con i bisogni del territorio in cui essa vive. Infine, nell’ottica del processo di governance che le ACLI del Lazio hanno avviato da diversi anni, il Congresso regionale costituisce un importante punto di raccordo e di sintesi fra il livello territoriale ed il livello nazionale. FOTOGRAFIA ACLI LAZIO E CONGRESSI PROVINCIALI Il Congresso delle ACLI del Lazio si svolge, infatti, dopo aver celebrato tutti i congressi provinciali; avendo preso parte a tutti i congressi, vorrei condividere con voi il mio apprezzamento per la vitalità e il fermento che ho riscontrato nelle ACLI delle nostre province: veri e propri laboratori sperimentali di buona politica, che hanno colto l’occasione di questo importante momento associativo per approfondire le tematiche più rispondenti ai bisogni e alle specificità di ciascun territorio. 3 Le Acli del Lazio, che in questi anni hanno lavorato per sperimentare un modello di collaborazione fruttuosa tra le province ed il livello regionale, oggi raccordano, con un indirizzo strategico comune, l’impegno delle 5 province, nel rispetto dell’autonomia e delle peculiarità di ciascuna di esse. Coordinano inoltre, 2 importanti servizi: Enaip Impresa sociale, e Patronato Lazio-Umbria; promuovendo la FAP, Federazione Acli Pensionati, Acli Terra, Unione Sportiva Acli, Centro Turistico Acli, e Acli colf; contando circa 800 strutture di base, più 78.000 soci e circa 100.000 utenti di sistema, dati che registrano un trend in crescita. CALAMANDREI: DISCORSO AI GIOVANI Per entrare nel vivo dei temi del nostro Congresso, voglio condividere con voi 3 stralci di un discorso di Piero Calamandrei, pronunciato ad una platea di giovani, in occasione di un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro“. Questa affermazione non corrisponde alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da 4 uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale; non è una democrazia in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. […] La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica […]. “La politica è una brutta cosa”, “Che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina di quei due emigranti contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva a 5 svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentismo alla politica. E’ così bello, è così comodo. Si vive in regime di libertà, ci sono altre cose da fare che interessarsi alla politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai e di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. […] Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto - questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. 6 IERI OGGI DOMANI Sembra incredibile che questo discorso così intenso sia datato 1955, eppure è ancora così attuale, anche se è chiaro che il disorientamento della società di oggi ha colori e connotazioni completamente diversi rispetto a quelli del periodo in cui Calamandrei ha pronunciato questo discorso. IERI Il grande professore stava godendo della libertà ritrovata del postfascismo; esortava quindi i giovani ad un esercizio di responsabilità e di partecipazione che era tutto da sperimentare, vivendo il proprio territorio ma proiettandosi già nel contesto globale con un approccio sistemico. Egli parlava, infatti, in un periodo in cui il boom economico era nell’aria e il decennio si andava profilando come un periodo ricco di speranza e di futuro. Non a caso quello fu anche il periodo in cui le ACLI si diffusero a macchia d’olio in tutta Italia, allargando le loro tutele a tutti i lavoratori e caratterizzandosi come laboratori di partecipazione attiva. OGGI Oggi non stiamo uscendo dal fascismo e non dobbiamo ri-appropriarci della nostra libertà, ma certamente dobbiamo imparare a riconoscere 7 quando - in maniera talvolta molto sottile – essa viene intaccata: mi riferisco alla cattiva o distorta informazione dei mass media, allo strapotere della finanza globalizzata (che rende la politica ancella dell’economia) e ad un sistema elettorale viziato, in cui i rappresentanti politici nazionali non sono scelti direttamente dal popolo sovrano ma quasi “calati dall’alto” (per questo chiediamo con fermezza l’urgente approvazione di una riforma elettorale che ridia la parola ai cittadini) . Ecco perché la nostra è una società insicura e disorientata; [l’indice di insicurezza economica per gli italiani è salito dal 57% del 2009 al 73% del 2011] ; una società in cui “povertà” non è solo sinonimo di deprivazione economica ma anche di molte altre deprivazioni. [4 persone su 10 affermano di aver ridotto i propri consumi nell’ultimo anno e solo il 14% degli italiani sostiene di essere riuscito a risparmiare qualcosa] Oggi essere poveri significa anche essere privati del diritto al lavoro, alla famiglia, all'abitazione, alla giustizia, all'educazione, alla salute, all’informazione. DOMANI Questa crisi sistemica (che è economica, valoriale, etica e sociale), diffusasi sia a livello verticale (dal locale al globale) che orizzontale (trasversalmente, in tutti i ceti sociali), è talmente pesante, da inficiare seriamente il nostro domani. Infatti essa apre spazio a nuove fragilità che minano la coesione sociale, disorientando le persone, la famiglia e la comunità e producendo una sorta di “oscuramento della speranza collettiva” (come ha avuto modo di dire il Cardinal Bagnasco). 8 Come dargli torto? Quattro anni fa la crisi economica che si stava palesando nel mondo sembrava essere una crisi cosiddetta a V, ossia una recessione caratterizzata da un brusco calo dell’economia seguito da una fase di grande crescita. Infatti, nel 2009, aspettavamo una ripresa che a tutt’oggi tarda ad arrivare, ponendoci di fronte ad una crisi a forma di U, una crisi cioè che tra la fase in cui cala il PIL e quello in cui ritorna a crescere è caratterizzata da un lungo momento di stagnazione. L’oggi e l’immediato futuro, sembrano dunque sempre più dominati da una caduta di prospettive, che rischia di trasformare ulteriormente la crisi facendola passare da crisi a forma di U a crisi a forma di L, ossia una crisi in cui difficilmente si innescherà la ripresa. CALAMANDREI E TRE QUESTIONI DI FONDO Ecco perché oggi, mentre ci si disaffeziona all’altro e alla politica, invitiamo tutti, in special modo i giovani, ad un esercizio coerente di responsabilità e di partecipazione democratica. Un invito forte che noi aclisti del Lazio sentiamo nostro perché richiama il nesso inscindibile tra lavoro e partecipazione, che fa parte del nostro DNA. 9 Proprio per questo, la prima questione su cui mi vorrei soffermare riguarda: La profonda interconnessione fra lavoro e partecipazione. Semanticamente, l’interconnessione è tutta in quel “tra” che abbiamo premesso a “lavoro e partecipazione”, come a voler disegnare un ponte di cui il lavoro e la partecipazione sono i due piloni principali, su cui poggia la campata dove, lungo un continuum, trovano spazio tutti i diritti esigibili, diritti che danno sicurezza e dignità, e rappresentano il compimento dello sviluppo integrale della persona. LAVORO Il lavoro, vero generatore di cittadinanza, e i lavoratori sono sempre stati e sempre saranno al centro della riflessione e dell’impegno della nostra associazione, tant’è che rappresentano la prima delle nostre fedeltà. Una fedeltà che non è solo volta a difendere i diritti dei lavoratori tout court (non siamo un sindacato) ma a riflettere sull’orizzonte di senso del lavoro nella sua continua evoluzione. Possiamo affermare infatti che nel secolo breve, attorno al lavoro si è organizzata la partecipazione democratica di milioni di persone, e di ciò le ACLI ne sono testimonianza orgogliosa. Negli ultimi decenni, però, abbiamo assistito a profondi mutamenti sociali, economici e produttivi. 10 Il lavoro ne è uscito quindi radicalmente trasformato e frammentato, acuendo l’esclusione sociale e le differenze fra garantiti e non garantiti. Il mercato del lavoro, in particolare, ha preso 2 derive: da un lato sono diminuiti drasticamente i posti di lavoro e la dignità degli stessi; dall’altro, le richieste di performance lavorative sono sempre più stressanti e alienanti. In Europa, hanno chiuso, nel periodo 2009-2011, 176.000 aziende, di cui 33.000 italiane. Nel Lazio chiudono tre aziende al giorno (1215 casi nel 2011) e il 35% delle attività economiche della Regione è colpito da usura. Guardando alla nostra regione, il Lazio ha percentuali di disoccupazione giovanile più alte rispetto al Paese (27,9% nel 2011) e alle altre Regioni del Centro (27,4% nel 2011); infatti nel 2011 nel Lazio la disoccupazione nellafascia d’età 15-24 anni è arrivata a quota 32,5% aumentando del 6,3% e all’ 11,9% con un aumento del 2,6% in quella 25-34 anni. Nel 2011, nel Lazio erano il 56,5% gli occupati 15-34 enni con contratto atipico, una percentuale superiore persino al dato nazionale (53,9%). Questi dati sono quindi un segnale dell’urgenza di porre l’accento sul lavoro, proprio per restituirgli centralità e per rinnovarne l’importante funzione sociale. 11 Per noi il lavoro è infatti uno dei terreni più rilevanti su cui operare per costruire una società più equa: una società in cui diminuiscono le diseguaglianze sociali (misurate dall’indice Gini- una misura utilizzata dall’OCSE- che nel Lazio è il più alto d’Italia 0,339 , contro una media nazionale dello 0,322) Una società in cui il lavoro sia anche un’esperienza da vivere con e per gli altri e una condizione essenziale per rendere possibile la fondazione di una famiglia. In tal senso, auspichiamo che la riforma sul lavoro del Governo Monti riesca a dare a questa cruciale questione una prospettiva di ampio respiro, ragionando intorno a proposte di medio e lungo termine e facendo sì che le soluzioni di oggi, non siano i problemi di domani. PARTECIPAZIONE Nel territorio le ACLI sono sempre state sentinelle responsabili e testimoni credibili, capaci di intercettare i bisogni e stimolare la partecipazione e la cittadinanza attiva; partendo dai luoghi di lavoro e dai lavoratori, abbiamo sempre cercato di valorizzare la democrazia partecipativa e deliberativa, favorendo grazie 12 ai nostri circoli e alle nostre attività lo sviluppo di forme di partecipazione dal basso che comprendessero l’interessamento alla cosa pubblica e al bene comune. La partecipazione infatti rende la società più coesa e le persone più libere. Partecipare: vuol dire essere dentro a tutte le questioni del vivere umano vuol dire essere fautori di cambiamento vuol dire esprimere se stessi attraverso le proprie idee, senza autoescludersi Vuol dire poter sperare. Da ciò discende che la partecipazione rende le persone attori protagonisti, capaci di decidere il meglio per sé e per la comunità, di cui si fa parte. Ecco perché la partecipazione,che è da sempre uno dei temi centrali attorno a cui ruota la riflessione delle ACLI (in relazione con la seconda fedeltà delle ACLI, la democrazia), costituisce assieme all’ascolto e alla 13 centralità del territorio, la cifra della buona politica, una politica non partitica, ma non per questo meno politica. Per questo le ACLI hanno colto la sfida di essere un’associazione autonomamente schierata per il bene comune, appassionati più ai contenuti che ai contenitori. Davanti alla deriva della politica che ha avuto come conseguenza l’insediamento di questo Governo tecnico (con tutti i pro e i contro), le ACLI hanno affrontato il cruciale problema della partecipazione e della democrazia contribuendo attivamente ad approfondire la questione dell’impegno dei cattolici in politica (si pensi alla nostra presenza a Todi), con un duplice obiettivo: rafforzare la nostra presenza nella società civile grazie a una rete di cattolici che, con linguaggio e obiettivi comuni, siano promotori di cambiamenti rispettosi della dignità dell’uomo e della giustizia sociale ; aiutare la società a fronteggiare e superare la crisi seguendo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Tutto ciò, non con l’intenzione di sostituirci ai partiti politici o ai tecnici, ma svolgendo un lavoro di cerniera e di collegamento, tra politica e cittadini, nel tentativo di riportare sul piano del reale una politica 14 divenuta troppo virtuale e di ridare protagonismo al territorio e agli stessi cittadini. Perché questo “bastimento che affonda” è di tutti e di tutte ed è necessario che tutti e tutte partecipino al suo salvataggio. Ma una “carica” particolare la vogliamo / dobbiamo dare alle “giovani generazioni che vivono un deficit di partecipazione conseguente ad un’eredità ricevuta da parte di una società che tende a lasciarli sugli spalti e che non rinuncia però a scaricare su di esse difficoltà e contraddizioni del nostro tempo”. Per fare un esempio, la rappresentanza giovanile (35 anni e meno) nel consiglio regionale del Lazio, per esempio, è davvero esigua (9,9%). Eppure nel Lazio la partecipazione dei giovani (15-34 anni) a comizi; a cortei e manifestazioni; a riunioni di un partito politico è più alta (di uno o due punti percentuali) rispetto alla media italiana, rispettivamente con il 8,8%, 9,7% e 6% [Dati ISTAT 2011]. Si tratta, allora, di eliminare quegli ostacoli che non permettono a questo “fermento giovanile” di esprimersi concretamente nei luoghi della rappresentanza istituzionale. Nel nostro piccolo stiamo facendo la nostra parte, da testimoni credibili e non da maestri, e proprio in questo congresso eleggeremo al nostro Consiglio Regionale una significativa rappresentanza di giovani e donne. 15 2. I giovani, leva di cambiamento e rigenerazione della comunità e del Paese. Ecco perché, per contribuire a rigenerare comunità, abbiamo scelto di dare speranza ai giovani (come del resto, lo aveva fatto anche Calamandrei….), perché sono la parte più fragile e disorientata della nostra piramide sociale, la fascia della popolazione meno numerosa [in Italia, i giovani fra 15 e 24 anni sono solo il 10% della popolazione totale – (dato Unesco 2010)] [basti ricordare che la disoccupazione giovanile (1524 anni) che è ormai arrivata al 31,1%....- (dato IREF 2012)], ma quella più generativa e creativa. Diceva Bauman “La portata di un ponte si misura dalla forza del suo pilone più debole”; se dunque i giovani rappresentano il pilone debole, rafforzarli significa dare forza a tutta la comunità. Ecco perché, quindi, per noi puntare sui giovani non equivale ad operare una scelta che esclude, ma al contrario una scelta che include: perché il loro lavoro sarà la garanzia del welfare di domani perché se i giovani sono messi nella condizione di fare famiglia, primo anello di congiunzione fra persona e società, l’Italia può vivere una vera rinascita demografica 16 perché sono il perno della tessitura del legame intergenerazionale, cosa che mi piace sottolineare particolarmente in questo Anno Europeo dell’ Invecchiamento Attivo e della Solidarietà tra Generazioni perché - come dice il santo Padre nel suo messaggio per la 27° Giornata mondiale della gioventù – “la gioventù è un tempo di apertura verso il futuro, […] in cui si è mossi da ideali e si concepiscono progetti”; è in loro che si sedimentano le nuove tendenze destinate, nel tempo, ad estendersi alla famiglia, alle generazioni adulte, all’intera società” perché riteniamo che l’investimento su di essi non un costo, ma un investimento ad alto rendimento economico, i cui benefici saranno restituiti – con gli interessi – all’intera comunità. Per rendere concreta questa nostra scelta, proponiamo l’applicazione a tutti i livelli della valutazione dell’impatto delle misure e delle scelte politiche tanto da parte del Governo e a tutti i livelli sui giovani (youth mainstreaming) sul modello del family mainstreaming, già sperimentato a livello nazionale dalle Acli sul soggetto famiglia. 3. Speranza e futuro. I giovani sono, quindi, nell’oggi la speranza per il nostro domani, per il nostro futuro. 17 Speranza e futuro, appunto, sono profondamente intrecciati tra loro. La Speranza, messa a tema dal Congresso delle Acli provinciali di Roma, ci richiama la fedeltà delle Acli al Vangelo. La nostra fede, infatti, si fonda su una grande speranza, una speranza ultima che è tutta contenuta nella Resurrezione di Cristo. Se Egli ha vinto la morte, ciò significa che ogni nostro desiderio di bene trova in Lui una possibilità reale. È perciò una speranza ricevuta e spetta a noi trasformarla in una speranza data al mondo. È questa speranza concreta quella sola e unica virtù che può innescare una vera e propria “rivoluzione copernicana” nelle nostre coscienze: se ci crediamo e lavoriamo, i nostri progetti possono realizzarsi, ancor più in questo momento storico. La speranza, infatti, ci dona occhiali nuovi per guardare il mondo oltre questa crisi e ci fa vedere il bisogno di una nuova mentalità in campo economico e sociale, che costringa l'individualismo sfrenato di questi tempi a cedere il posto a ciò che è bene per la persona, per la comunità. È una speranza che ci allontana dalle sole relazioni di profitto e predispone l'animo alle relazioni d'amore, di cura, di solidarietà. 18 Le ACLI da sempre sono portatrici di questa speranza “sana”, di vera speranza cristiana, che è non attesa inerme di un miracolo, ma attesa feconda e laboriosa che costruisce pazientemente le condizioni affinché questo miracolo accada. Le nostre azioni, il nostro pensiero politico e culturale, i nostri circoli così come i nostri Punto Acli famiglia, sono luoghi dove le relazioni diventano feconde, luoghi impregnati: di questa doppia speranza (ricevuta e data), e della possibilità di aspirare ad un futuro migliore partendo non dalle risorse materiali, ma dalle risorse umane; perché siamo convinti che “Il vero capitale è l'uomo” (così come recita lo slogan scelto per la campagna associativa di quest'anno), uomini e donne che sanno farsi comunità e tessere relazioni buone, improntate alla gratuità e alla solidarietà, ossia, in un'unica parola, alla fraternità. È proprio la gratuità, infatti, come ci dice la Caritas in Veritate, quella relazione d’amore che fa dimenticare ogni interesse, che fa abdicare al beneficio personale per donare tempo e risorse ad un altro uomo che riconosco come fratello, come una persona di cui ho fiducia. È su questa reciprocità di relazioni buone e non di merci che si fonda dunque quell’economia civile di cui le Acli vogliono essere costruttrici. L’impresa che tentiamo di compiere quindi non è astratta: si tratta di iniettare nelle coscienze di tutti un po’ di questa speranza per far sì che 19 si metta in moto quel circuito virtuoso in grado di generare coesione sociale e fiducia, in breve di generare futuro. Il futuro, infatti, è il luogo della speranza, dell’inquietudine che nell’attesa diventa cammino, ed è anch’esso una fedeltà delle Acli, quella che ci siamo regalati per i nostri 60 anni. C’è un proverbio arabo che dice “Quando tutto sembra perduto c’è ancora il futuro”; a mio avviso questa frase esprime perfettamente il legame che c’è tra futuro e speranza, perché ci mostra come il futuro sia un orizzonte indefinito ma proprio per questo modificabile e potenzialmente migliore. Si può sempre sperare che le cose cambino se accettiamo di essere noi stessi i primi artefici di questo cambiamento. Per questo dunque abbiamo scelto di dare speranza ai giovani, per dare implicitamente futuro alla comunità, perché è solo calcolando gli effetti delle azioni compiute nel presente che ci assumiamo veramente la responsabilità del futuro. IL RUOLO DELLE ACLI LAZIO PER RIGENERARE COMUNITA’ Il futuro lo costruiamo nell’oggi, sostenuti da una tradizione che non è alle nostre spalle, ma è viva e presente al nostro fianco. 20 Infatti, intraprendere un nuovo percorso non significa rimettere in discussione tutto quanto è stato pazientemente costruito sinora, bensì capitalizzare ciò che è stato fatto e utilizzare le sinergie e le buone pratiche che siamo stati capaci di mettere in piedi in questi anni. Le parole chiave del tema congressuale (lavoro e partecipazione; giovani e comunità; speranza e futuro) , infatti, non sono temi nuovi per le Acli del Lazio ma temi da trattare in modo innovativo, scardinando schemi e logiche ormai obsolete. La specificità dell’azione sociale delle ACLI risiede infatti nel coniugare pensiero e opere, analisi e proposta, servizi e visione, in ciò che noi chiamiamo “fare pensato”, una filosofia fondata su tre direttive principali: - La sensibilizzazione culturale; - La sensibilizzazione politica; - Le opere sul territorio. 8.1 Il nostro impegno sul lavoro. Le ACLI del Lazio hanno da sempre posto una particolare attenzione ai repentini cambiamenti nel mondo del lavoro: se ieri significava essere vicini ai lavoratori nelle fabbriche, oggi significa attivarsi per i giovani precari, per i disoccupati, per i cassaintegrati. 21 È da questa consapevolezza che discende il nostro IMPEGNO CULTURALE E POLITICO sul lavoro, filo rosso che ha segnato il mio mandato a partire dal ciclo di incontri itineranti “Il lavoro che cambia” (2004) un percorso che ci ha visti anche un po’ anticipatori dei tempi, nel dare l’allarme su alcuni rischi del mondo del lavoro, come il pericoloso spettro del precariato, il rischio che il lavoro generasse esclusione sociale e la sempre più critica questione della conciliazione (fra tempi di lavoro e tempi per la famiglia). Ecco perché abbiamo dato concretezza a questa riflessione politica e culturale, ATTRAVERSO L’OPERATO del nostro ENAIP, riconoscendo alla formazione il valore di vera e propria politica attiva per il lavoro. Ci siamo quindi quotidianamente impegnati a promuovere e sostenere la formazione e la riqualificazione professionale tanto di quelle categorie di persone che si sono viste, negli anni, emarginate dal mondo del lavoro; quanto di molte altre persone che attraverso percorsi formativi di eccellenza, stanno migliorando la propria condizione lavorativa . A questo proposito è con piacere che vi comunico che da pochi mesi, il nostro Enaip Lazio, si è trasformato in Enaip IMPRESA SOCIALE- di cui ho l’onore di essere presidente-: segno tangibile della nostra volontà di adottare una nuova prospettiva culturale e di farci promotori di economia civile. 22 8.2 Il nostro impegno sulla Partecipazione/Democrazia. Anche rispetto alla partecipazione, ci siamo mossi sulle 3 direttive del “fare pensato”, e in questo senso L’IMPEGNO CULTURALE delle Acli del Lazio: - promuove la partecipazione soggettiva, che sostiene e valorizza la costruzione di legami e intenti comuni; - promuove la partecipazione attiva che concretizza la sussidiarietà verticale e orizzontale favorendo interlocuzioni efficaci tra Istituzioni e Società Civile. Nell’ambito di questa cornice culturale, anticipando i tempi, abbiamo approfondito il tema dell’impegno dei cattolici in politica a cui accennavo poc’anzi, dando vita a varie occasioni di dialogo e riflessione tra i rappresentanti delle Istituzioni, chiesa e società civile. Due sono quelli che vorrei ricordare: “Impegno cristiano e politica”( presente S.E. Card. Martino oltre che importanti rappresentanti delle istituzioni) “Laicità, Famiglia, Bene Comune”. Che ha approfondito attraverso tre temi interconnessi la nostra idea di società e di politica. SUL VERSANTE POLITICO, ci siamo impegnati proponendoci come interlocutori competenti e qualificati, non facendo mai mancare la nostra 23 voce e proponendo iniziative e misure politiche nuove, tanto negli alti momenti democratici, quanto nei tavoli di concertazione più concreti. Infatti nelle 2 tornate elettorali regionali che hanno incrociato il mio mandato, come Acli del Lazio, in un incontro di confronto e di riflessione abbiamo presentato, ai candidati alla presidenza un documento programmatico, che conteneva le nostre proposte su quelle che per noi erano le priorità della nostra regione. Ma la nostra presenza politica si è anche espressa nei numerosi tavoli di lavoro a cui abbiamo partecipato, investendo in modo rilevante sul valore di una rete sociale capace di minimizzare le sovrapposizione valorizzando le eccellenze; e sulla forza delle rappresentanze di secondo livello, in cui amplificare la nostra voce, come: il Forum del Terzo Settore del Lazio; il Forum delle Associazioni Familiari del Lazio il neo costituito Forum delle Persone e delle Associazioni di Ispirazione Cattolica nel mondo del Lavoro del Lazio (fondato da Mcl-Movimento Cristiano Lavoratori, Cisl, Confcooperative, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Acli e Coldiretti.) 24 Sul VERSANTE DELLE OPERE, abbiamo voluto soprattutto incentivare le occasioni di partecipazione soggettiva, attraverso: - i progetti di servizio civile, una grande risorsa educativa che dà la possibilità ai giovani di sperimentare nuove forme di cittadinanza attiva e di azione volontaria. - la recente costituzione dell’Associazione territorio”, un associazione di volontariato che “Sentinelle del vuole sostenere, organizzare e formare i tanti volontari che quotidianamente si spendono nel Sistema Acli, mi riferisco in particolare ai promotori sociali del nostro Patronato, i giovani del servizio Civile, gli anziani della Fap, le famiglie. 8.3 il nostro impegno su welfare e famiglia Ma parlando di lavoro e partecipazione, non possiamo non fare cenno a tutta quella gamma di diritti esigibili che costituiscono la campata del ponte a cui facevo riferimento in apertura; e tra questi, diritti importantissimi quali il welfare e la famiglia, ambiti d’impegno trasversali alla nostra azione che ci hanno visti impegnati a 360° gradi . 25 SUL WELFARE Rispetto al Welfare sul VERSANTE CULTURALE E POLITICO ci siamo impegnati attivamente per accendere i riflettori sulla necessità di sviluppare un modello di welfare regionale che sia partecipato e partecipativo. Un modello di welfare promozionale incentrato su politiche integrate e interdipendenti, lontano dalle logiche dell’emergenza, dell’assistenzialismo. (Questa era la convinzione che ha animato : - il convegno “Welfare promotore di sviluppo. La Governance delle politiche sociali nella Regione Lazio” (2007), a cui hanno partecipato gli assessori alle Politiche Sociali di tutte e 5 le province laziali, - e la PROPOSTA POLITICA circa la necessità di una nuova legge-quadro socio-sanitaria regionale, che miri ad effettuare una riorganizzazione dei servizi e degli interventi socio assistenziali e socio sanitari, valorizzando ill mondo del Terzo settore. ) Ma nell’ambito del Welfare siamo impegnati anche “sul campo”, con OPERE che incarnano pienamente questa filosofia. 26 Penso soprattutto al Patronato Lazio Umbria che da soggetto di tutela e assistenza si sta trasformando in soggetto costruttore di welfare promozionale e, più di ogni altra opera, rappresenta il legame di ascolto e sostegno che da sempre le Acli sono riuscite a realizzare con i cittadini. Inoltre, convinti della necessità di superare l’equazione politiche sociali uguale politiche per la famiglia, abbiamo promosso DA UN PUNTO DI VISTA POLITICO, la soggettività e cittadinanza della famiglia; da un PUNTO DI VISTA CULTURALE, la sua bellezza, il suo protagonismo e la sua primaria funzione educativa, caratteristiche essenziali di questa importante cellula, da riscoprire proprio in questo momento di crisi. Partendo da questi assunti, quindi, le Acli del Lazio si sono fatte da sempre portatrici presso le istituzioni dei bisogni e dei problemi delle famiglie della Regione, promuovendo momenti di riflessione e di approfondimento su questi temi, a partire: dagli Stati Generali del Sistema Acli Lazio, “Riflettori sulle difficoltà delle famiglie” (2009), che si proponevano di analizzare le nuove situazioni di emergenza che avevano colpito le famiglie del Lazio all’indomani della grande crisi. 27 Al più recente incontro, dello scorso 22 settembre, “SOS Famiglia. Solitudini, Ostacoli e speranze delle famiglie del Lazio nella quotidianità problematica” occasione in cui sono stati presentati i dati dell’omonima ricerca, realizzata su un campione di oltre 1000 famiglie, e in cui abbiamo voluto consegnare simbolicamente il grido di aiuto delle famiglie della nostra Regione ai rappresentanti delle Istituzioni lì presenti. Ma anche in merito alla famiglia non posso non citare LE OPERE: abbiamo accompagnato lo sviluppo dei Punto Acli Famiglia in tutte le nostre province (sono 11 nel Lazio) per favorire il protagonismo e il mutuo aiuto tra le famiglie. E permettetemi da responsabile nazionale delle politiche per la famiglia, di esprimere la soddisfazione di vedere come un’intuizione come quella dei Punto Famiglia si è trasformata in soli 3 anni in una solida realtà (oltre 100 PAF in tutta Italia), grazie anche al contributo del 5 per 1000. 28 Ma quello che considero il nostro fiore all’occhiello è l’Osservatorio Acli Lazio dei Bisogni e delle risorse della Famiglia; un Osservatorio che non vuole porsi in concorrenza con i primari istituti di ricerca o con l’Osservatorio permanente della Famiglia della Regione Lazio, ma che si mette in ascolto dei cittadini e delle famiglie, attraverso la capillare rete del Sistema Acli; uno strumento nato dalla volontà di andare oltre i numeri ascoltando le storie delle persone, toccando con mano la quotidianità problematica delle famiglie. L’Osservatorio Acli connettendosi sia ai servizi storici delle Acli ( Patronato, Caf, Enaip), sia alle iniziative più innovative (come i Punto ACLI Famiglia), si è caratterizzato come uno strumento di ascolto finalizzato a fornire risposte concrete, capace di innescare un circuito virtuoso in grado di sviluppare un significativo collegamento fra le rilevazioni dei bisogni e i servizi svolti nel territorio. I dati relativi alla disoccupazione giovanile presentati in occasione di questo Congresso rappresentano una anticipazione della nuova ricerca /azione avviata dal nostro Osservatorio incentrata su Giovani e Lavoro 29 CONCLUSIONI “Tutte le idee che hanno enormi conseguenze sono sempre idee semplici” diceva Lev Tolstoj. Noi ci auguriamo che queste semplici idee che raccontano e segnano il nostro cammino, abbiano enormi conseguenze nello sviluppo e nell’affermazione di una società che sappia mettere al centro la dignità e la vocazione della persona, chiamata a vivere nella speranza, il lavoro, la famiglia e la città, valorizzando fiducia e gratuità, e lasciando dietro a sé la ricerca del profitto e dell’interesse personale. 30 31