GALILEO GALILEI
Galileo (Pisa, 1564-Arcetri, 1642), scienziato e filosofo, sostituisce nel ‘600 una nuova fisica
matematica a quella aristotelica, dando vita a una importante battaglia per il progresso e
l’autonomia della scienza.
Studia medicina a Pisa ma, orientatosi verso geometria e matematica, non si laurea, trasferendosi in
seguito a Padova per insegnare matematica presso l’università. Appresa la scoperta del
cannocchiale, perfeziona il telescopio e lo punta verso il cielo.
1610 – Pubblica il “Sidereus Nuncius” in cui illustra le osservazioni fatte con il cannocchiale: le
macchie solari, i crateri lunari, i satelliti di Giove, le fasi di Venere, la via Lattea. Tali scoperte
lo portano a criticare la concezione aristotelico-tolemaica dell’universo, affermando l’omogeneità
dello spazio (mentre fino ad allora si opponeva la imperfezione della terra alla perfezione della
quintessenza dei corpi celesti), l’infinità dell’universo e contrastando il finalismo
antropocentrico proprio della teoria geocentrica.
Le sue osservazioni vengono criticate dalla Chiesa poiché (1) osservando il Cielo Galileo sfida Dio,
tentando un orizzonte che non compete all’uomo e (2) usando il cannocchiale per potenziare i sensi,
afferma implicitamente l’imperfezione della vista così come creata, cioè critica Dio.
1613-1616 – Le critiche alle sue teorie lo portano a scrivere una serie di “Lettere copernicane” in
cui difende l’autonomia della scienza dalla teologia, della ragione dalla fede: in caso di contrasto
tra la scienza e la Sacra Scrittura (ad esempio quando Giosuè dice “fermati o Sole”) occorre
rivedere l’interpretazione teologica del passo biblico, ricordandosi che la Bibbia è stata scritta per
insegnare “non come vadia il cielo, ma come si vadia al Cielo”.
Le leggi naturali sono opera immutabile di Dio, mentre la Bibbia, che pure è opera di Dio, ha un
linguaggio mutevole, che si adatta alla cultura e dei popoli delle diverse epoche.
Galileo non accetta dunque la teoria della doppia verità, ma insegna a distinguere la verità
scientifica dal senso morale e teologico della Bibbia.
1623 – Scrive il “Saggiatore”, dedicato al neo-eletto papa Urbano VIII Barberini, amico degli
scienziati innovatori. Le speranze di Galilei vanno però deluse poiché il pontefice segue la linea
assai prudente dei predecessori.
1632 – Scrive il “Dialogo sopra i due massimi sistemi”. E’ scritto in volgare, per favorire la
diffusione delle sue idee tra il pubblico dei “non addetti” (carattere pubblico del nuovo sapere
scientifico).
L’opera è un dialogo in quattro giornate tra tre protagonisti: Simplicio (sempliciotto sostenitore
dell’aristotelismo), Salviati (presenta criticamente le posizioni copernicane di Galilei), Sagredo
(entusiasta eliocentrista).
L’opera, pur presentandosi come neutrale esposizione delle due teorie opposte – geocentrica ed
eliocentrica – intese come pure ipotesi e modelli del cosmo, di fatto propende decisamente in
favore della teoria copernicana presentata come reale descrizione del mondo.
1633 – La Chiesa condanna all’Indice dei Libri Proibiti il “Dialogo” poiché la teoria
copernicana è presentata come descrizione vera del mondo. Il card. Bellarmino avrebbe tollerato
una presentazione come puro modello matematico, ma il Dialogo rischia di andare contro
l’autorità ecclesiastica nella interpretazione della Bibbia, rischio che in tempi di controriforma
non si può correre; né si può accettare che un laico possa leggere e interpretare liberamente la
Bibbia (come avrebbe voluto Lutero).
La nuova fisica di Galilei si fonda su tre principi:
1. inerzia o conservazione del moto (il grave che viene lanciato dall’albero della nave si
muove alla stessa velocità della nave e permane in tale stato di moto orizzontale anche
durante la caduta verticale);
2. composizione dei movimenti (un corpo sollecitato contemporaneamente da due movimenti
si muove lungo la risultante: il grave lanciato dall’albero cade nel punto terminale della
diagonale del rettangolo descritto dal vettore orizzontale del moto della nave e da quello
verticale del moto di caduta)
3. relatività del movimento (ogni movimento accade rispetto a un sistema di riferimento; se
mancano punti di riferimento esterni, non è facile affermare se la nave stia ferma o si muova
di moto rettilineo uniforme; questo aiuta a capire l’esperimento del “gran naviglio” di cui
parla Galileo nel “Dialogo”: nella stiva di una nave in movimento pesci, farfalle, oggetti in
caduta libera si muovono come se fossero sulla terra ferma. E questo aiuta a capire perché il
fatto che un grave cadendo dalla torre precipiti esattamente ai suoi piedi non sia un
argomento valido contro la teoria che suppone la terra in movimento su se stessa e
attorno al sole.)
Il metodo galileiano della nuova scienza si fonda sui seguenti passaggi:
1.
2.
3.
4.
osservazione naturale di un fenomeno
elaborazione di una ipotesi a esso relativa
generalizzazione di tale ipotesi particolare in una teoria valida per tutti i casi simili
esperimento e verifica (l’esperimento è la “sensata esperienza”: può essere costruito in
laboratorio, selezionando gli elementi che si vogliono verificare, semplificando i casi da
osservare, come nel caso del piano inclinato creato per studia l’accelerazione dei gravi)
5. definizione della legge (una legge che è più vera degli assunti apodittici della fisica
aristotelica poiché, a differenza di quest’ultima, ha un rapporto razionale e concreto con
la realtà; una legge che consente dunque di prevedere gli effetti dei fenomeni simili; ma al
tempo stesso una legge che porta a un sapere sperimentale, dunque non a una verità
assoluta ma verosimile, continuamente sottoposta a verifica, secondo il carattere
progressivo del nuovo sapere scientifico).
Il sapere galileiano è dunque sperimentale, fondato sull’uso degli strumenti che la tecnica può
offrire; della realtà vengono poi selezionati solo alcuni aspetti, ovvero quelli misurabili e
oggettivi (proporzioni, misure, altezze, pesi, velocità) mentre vengono tralasciati tutti gli aspetti
soggetti e qualitativi (colori, odori, sapori) che dipendono dai sensi individuali. In tal modo si
compie quella che si chiama “matematizzazione della natura”.