Santità e storia (1) La relazione verso gli altri prima ancora che

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Santità e storia
(1) La relazione verso gli altri prima ancora che essere una domanda etica, appare
come un modo di essere proprio della persona. Nessuno può sottrarsi agli altri e
ogni presa di posizione personale modifica le relazioni precedentemente esistenti,
plasmandole di nuovo, cioè costringendo gli altri ad entrare in un sistema di rapporti che
viene modificato ad ogni decisione. Anche la santità è soggetta a tale dinamica, perché,
mentre essa si esprime nell'accoglienza dell'amore trinitario, non può fare a meno di
piantare e far crescere un nuovo stile di vita all'interno della storia.
(2) La santità, però, testimonia l'amore all'interno di una storia che, pur essendo già
redenta, nondimeno rimane ancora segnata dalla ferita del peccato; persino la chiesa,
come abbiamo visto, è allo stesso tempo santa eppure bisognosa di purificazione. Come
la santità, pure il peccato, può essere ben compreso come una relazione, che però si
esprime nella forma di alienazione, nel rifiuto della comunione accogliente di Dio e degli
altri e nel ripiegamento egoistico su se stessi. Non che il peccatore sia in grado di
eliminare la presenza dell'altro, cioè di poter materialmente vivere senza che alcuno
compaia dentro l'orizzonte della sua esistenza. Egli, però, può vivere l'alterità in termini
puramente strumentali, impiegando le persone all'interno di un progetto nel quale tutto e
tutti devono ruotare attorno a se stesso. La vita nel peccato perciò plasmerà una serie di
relazioni nelle quali l'incontro con l'altro, quando non è possibile evitarlo, diventa l'incontro
con una preda.
La moltiplicazione di queste relazioni peccaminose in cui l'altro è posseduto e privato della
sua alterità si diffonde e tende a creare una situazione di concupiscenza che, allo stesso
tempo, proviene dal male e conduce al male. Quando queste relazioni peccaminose si
strutturano allora necessariamente diventano visibili e operanti anche attraverso delle
istituzioni che tendono a difendere ed a promuovere il sistema ingiusto da cui sono
scaturite. Né le strutture sociali, né quelle politiche o economiche sono esenti dalla
presenza del veleno del peccato. Anche la chiesa, nel suo vivere incarnata nel tempo, ha
la necessità di esprimere i suoi carismi attraverso delle strutture, talvolta non esenti dal
peccato degli uomini.
In questo senso esiste la necessità di lasciar emergere il rapporto che lega la santità del
cristiano ad ogni forma del vivere strutturato, compresa quella delle istituzioni
ecclesiastiche. (3) Se la santità consiste nell'accoglienza della relazione di amore di
Dio e nella conseguente testimonianza attraverso un atteggiamento di accoglienza
gratuita degli altri, allora si intuisce come il santo plasmi di fatto una serie di
relazioni che si oppongono a quelle peccaminose. Proprio in quanto possibilità
offerta a tutti quelli che decidono di entrare all'interno di un nuovo modo di
relazionarsi con gli altri, la santità diventa forza politica. Questo comportamento esige
però, che si scovi il modo migliore per creare nuove e migliori alternative a quelle esistenti
attraverso condizioni storiche sempre complesse e spesso così intricate da rendere
difficile obiettivamente l'affermazione dell'amore. L'efficacia del proprio agire non è solo
determinata dalla denuncia del male in termini di principio, ma soprattutto dalla
capacità di entrare dentro le strutture di peccato e cercare di ampliare dal di dentro
le basi che faciliteranno, in seguito, un agire meno condizionato dal male. Tutto
questo ha, però, un costo: accettare una contaminazione col male che si vuole ridurre. E'
in tal senso che si parla di “compromesso” in morale, come di un tentativo di concretizzare
il proprio agire, senza tuttavia accettare il peccato.
E' il tramonto definitivo di una santità intesa semplicemente come fuga mundi e in termini
verticali di un rapporto con un Dio senza storia e senza umanità. Al suo posto emerge una
santità che permane come segno di speranza e di liberazione da ogni forma di ingiustizia,
non attraverso la rivoluzione violenta e l'abbattimento materiale delle strutture ingiuste, ma
attraverso la conversione del cuore e delle relazioni. La chiesa dovrebbe rendere visibile,
soprattutto all'interno della sua istituzione, la forza liberante e accogliente delle sue
strutture, lontane da logiche di potere o di dominio e obbedienti piuttosto alla logica del
suo Maestro , il quale è venuto “ non per essere servito ma per servire e dare la sua vita
per la salvezza di molti” (Mt. 20,28).
(Cataldo Zuccaro, Professore ordinario di teologia morale fondamentale)
Santità, In Dizionario di teologia, Cinisello Balsamo (San Paolo) 2002, Pagg. 1470-1471.
La CONCLUSIONE del lungo cammino alla ricerca dei testimoni di Cristo nell'Italia
contemporanea ci ha condotti a “conoscere” 8 figure moto diverse: del nord e del sud.
Religiosi, preti e laici, uomini dotti e semplici, costruttori di opere o morti senza lasciare
apparentemente traccia. In questo ultimo incontro vi proponiamo di richiamare alla
memoria le loro figure facendovi guidare dall'interpretazione della santità proposta dal
teologo Cataldo Zuccaro, che avete appena letto. Il suo testo è inserito in un discorso più
ampio che tratta della santità dal punto di vista della teologia cattolica; il brano che
abbiamo proposto è l'ultimo passaggio del testo nel quale il teologo getta uno sguardo
sulla relazione tra santità (ma forse sarebbe meglio dire tra l'uomo o la donna santa) e
l'ambiente in cui vive.
Nel testo abbiamo sottolineato tre passaggi:
1) L'umanità vive di relazioni: buone o cattive, vivere una relazione significa cambiare
il corso della storia.
2) Relazioni vissute male rendono l'uomo peccatore e nello stesso tempo aguzzino di
chi le subisce, al contrario la persona buona, il santo, è libero e crea libertà sul
modello ed a imitazione di Dio.
3) Entrare in un mondo segnato dal peccato e dal male, anche se si è santi, comporta
il rischio della compromissione: facendo il bene si ridurrà il male ma non lo si
eliminerà, se non da se stessi e, solo parzialmente, dalla storia.
Vi proponiamo di concludere il cammino didattico di questo A.S. ricordando i santi di cui
abbiamo parlato: Don Bosco, Giuseppe Benedetto Cottolengo, Piergiorgio Frassati,
Giuseppe Moscati, La Pira, Fratel Ettore Boschini, Don Tonino Bello, Padre Pio da
Pietrelcina. Cercate di applicare lo schema di Zuccaro alle loro testimonianze:
1) Con chi ha vissuto le sue relazioni?
2) Quali strutture di peccato ha combattuto
3) Se lo ha fatto, quali strutture nuove ha creato.
4) Con quali rischi? Con quali “compromessi”? E con quali esiti di liberazione e
trasformazione della storia?
E ora, come vera conclusione, prova ad immaginare un ambito in cui il male secondo te
agisce ed immagina come potresti agire per cambiare le cose in modo positivo? Quale
prezzo ti troveresti a pagare? E con quali prospettive? E' il gioco della storia che si rinnova
ogni generazione: tra qualche anno toccherà alla vostra prendere in mano le redini del
mondo.
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