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B 02 IL TEATRO SCIENTIFICO
Nel 1767 l’Accademia dei Timidi, che ha la propria sede nel vecchio Palazzo
dell’Accademia mantovana di Scienze e Belle Lettere, promuove un
ambizioso piano di rinnovamento in piena aderenza agli entusiasmi
intellettuali del momento volti a istanze di ordine scientifico piuttosto che
letterario.
Carlo Ottavio di Colloredo, rettore dell'Accademia, invia il progetto a Milano, a
Carlo Firmian, plenipotenziario per la Lombardia austriaca, e il Firmian lo
trasmette con parere favorevole a Vienna per l'approvazione da parte
dell'imperatrice Maria Teresa.
In attesa della deliberazione imperiale, gli Accademici decidono di demolire
un teatrino cinquecentesco e alcuni vani contigui, collocati nell’edificio, e
creare, nello spazio ottenuto, una grande sala dove tenere le sessioni
dell’Accademia aperte alla cittadinanza.
Nel marzo del 1767, mentre vengono abbattuti gl’interni, i Timidi stabiliscono
che la nuova sala abbia l’aspetto di un teatro moderno, a due ordini
sovrapposti di palchetti attorno alla platea: una struttura inventata nel
Seicento ormai largamente applicata.
Una simile tipologia avrebbe consentito d’impiegare la sala per concerti e
manifestazioni varie, oltre che per le adunanze scientifiche, e i proventi
dell’affitto dei palchetti in simili circostanze avrebbe concorso
all’ammortamento delle spese edilizie.
I Timidi si rivolgono per questo a un architetto esperto di edifici teatrali,
Antonio Galli Bibiena, membro della famosa casata di architetti.
Il Bibiena progetta e costruisce un teatro perfettamente adeguato alle
richieste dei committenti: un’armoniosa sala a campana molto aperta, con
una coppia di balconate e tre ordini di piccoli palchi a balconcino, chiusa da
una scena fissa posta dietro a un palcoscenico poco profondo.
Se la scena fissa può apparire un inaspettato ritorno al passato
rinascimentale, altrettanto insolita è la sua realizzazione a forma di loggiato
praticabile a due piani: una galleria a doppio ordine di serliane da dove il
pubblico può assistere alle manifestazioni. Il che dà alla sala un’idea di
circolarità.
Le pareti presentano pannelli monocromi a chiaroscuro, dipinti dal Bibiena
stesso con soggetti pastorali.
Nelle nicchie della scena fissa e dell’arco di proscenio, statue a grandezza
naturale celebrano le glorie culturali di Mantova attraverso quattro celebri
personaggi: il poeta Virgilio, il filosofo Pietro Pomponazzo, Baldassar
Castiglione autore del Cortegiano, Gabriele Bertazzolo, ingegnere, architetto,
cartografo.
Il soffitto della sala è decorato, a
finto traforo, bordato da una finta
balaustrata.
Il teatro Scientifico di Mantova, capolavoro assoluto – e unico per perfezione
acustica – dell’architettura tardobarocca, fu compiuto nel giro di due anni.
L’inaugurazione ufficiale della sala e dell’anno accademico davanti al pubblico
mantovano avvenne il 3 dicembre 1769.
Il foglio di Mantova scriveva della cerimonia inaugurale:
«E’ riuscita tale funzione tanto in riguardo all’illuminazione di tutto il Teatro,
che al buon gusto ed ordine, di comune ammirazione e piacere. Il Teatro, a
gloria dell’insigne Architetto Cavaliere Bibiena, riesce sempre più armonioso
ed eccellente».
Il 31 dicembre 1769, come scrisse il prefetto Colloredo al conte Firmian, vi si
tenne la prima pubblica Accademia Filarmonica, che doveva costituire la vera
e propria inaugurazione della Colonia Filarmonica.
Il terzo concerto (le manifestazioni previste dovevano avere cadenza mensile)
fu anticipato al 16 gennaio per consentire l’eccezionale esibizione in teatro del
giovane Wolfgang Amadeus Mozart.
Gli accademici mantovani non fermarono comunque la propria ambizione alla
costruzione del solo teatro. Alcuni anni dopo furono in grado di rinnovare
l'intero palazzo per adeguare la sede alle esigenze della cultura illuminista.
Il teatro fu perciò inglobato nel più ampio complesso del palazzo
dell’Accademia, ristrutturato su progetto di Giuseppe Piermarini.
ANTONIO GALLI BIBIENA (Parma 1697 – Milano 1774)
Dopo una prima formazione a Bologna, Antonio Galli Bibiena, a partire dal
1717, studiò e lavorò sotto la direzione del padre Ferdinando, rientrato in
quegli anni da Vienna, dove aveva operato presso Carlo VI.
Si trasferì poi egli stesso a Vienna, nel 1721, su invito del fratello Giuseppe,
che era succeduto al padre come Primo architetto e scenografo di corte. Qui
Antonio visse e lavorò per più di trent’anni, dopo aver ottenuto, nel 1726, la
carica di Secondo ingegnere teatrale. Antonio esercitò il suo compito non solo
come ingegnere e scenografo ma anche come decoratore, quadraturista e
architetto. Dopo alcune esperienze importanti anche in Ungheria, nel 1751 il
Bibiena rientrò in Italia, per stabilirsi definitivamente a Bologna nel 1756.
La sua attività anche in Italia fu intensa, ricca di lavori in moltissime città del
nord e del centro, ma non sempre adeguatamente riconosciuta, a causa
dell’avvento di una cultura neocinquecentesca che si veniva affermando.
Nel 1765 Antonio Bibiena si stabilì a Mantova, impegnato in varie costruzioni
della provincia (Villa Pasquali, Sabbioneta) e infine in quello che è considerato
il suo capolavoro, il teatro Scientifico dell’Accademia (1767 – 1769).
Morì a Milano il 28 gennaio 1774.
I GALLI BIBIENA
La famiglia Galli Bibiena costituisce uno straordinario esempio di dinastia di
artisti, affermatisi in vari campi dell’arte e della scienza, ma soprattutto in
quello dell’architettura teatrale, tra il XVII e il XVIII secolo: in tale gruppo
familiare, infatti, per quattro generazioni, si succedettero almeno una decina
di personaggi di grande talento e forza innovativa, affermatisi in esperienze
sempre di eccezionale livello presso le principali città e corti d’Europa.
Il capostipite della famiglia, Giovanni Maria Galli, originario di Bibbiena, nel
Casentino, fu chiamato, per essere distinto
da un suo omonimo allievo pittore, “il
Bibiena”. Questo soprannome sarà poi
trasmesso come cognome a tutti i suoi
discendenti.
Giovanni Maria si distinse nella pittura,
lasciando poi la palma del successo e della
fama a livello internazionale ai suoi figli,
Ferdinando e Francesco, che raggiunsero
risultati di altissimo valore nell’ambito della
scenografia e dell’architettura.
Antonio Galli Bibiena, che progettò a
Mantova il Teatro Scientifico, era il più
giovane dei quattro figli di Ferdinando:
seguirono tutti le orme artistiche del padre.