Prof. Diego Manetti
Filosofia
TOMMASO D’AQUINO
Le 5 VIE per dimostrare l’esistenza di Dio
Nasce ad Aquino (Frosinone) nel 1225. Entrato nell’ordine domenicano, è allievo di Alberto Magno. Tutta la
vita si dedica all’insegnamento: a Parigi, a Roma, a Napoli. Muore a Fossanova nel 1274 mentre è in viaggio
per il Concilio di Lione. Le due opere principali sono la Summa contra gentiles e la Summa Theologiae
(“Summa teologica”, incompiuta).
Si propone di conciliare fides (teologia) e ratio (filosofia), valorizzando la filosofia aristotelica come base
per il dialogo con i non credenti = la filosofia spiega e fonda le verità teologiche, rendendole comprensibili
anche ai non credenti. Ritiene che la filosofia sia subordinata alla teologia (philosophia ancilla theologiae)
LE 5 VIE PER DIMOSTRARE L’ESISTENZA DI DIO
Dio esiste?
Tommaso risponde con le 5 vie che costituiscono un argomento a posteriori poiché
a priori non se ne può dare dimostrazione, non essendo conosciuta l’essenza di Dio e
non potendone quindi derivare analiticamente l’esistenza (vs Anselmo e l’argomento
ontologico: non si può passare dal piano del pensiero a quello dell’essere)
1. Prova cosmologica - Dio come causa del moto (primo motore immobile aristotelico)
2. Prova causale - Dio come causa prima (efficiente)
3. Rapporto tra possibile e necessario - Dio come causa necessaria
(fondamento nell’universo contingente)
4. Prova dei gradi - Dio come causa perfetta (principio dei diversi gradi di perfezione)
5. Prova finale - Dio come causa del finalismo del cosmo (tutto tende a un fine)
Punto di Partenza
(la via)
Il movimento
La causa
Il possibile
(il contingente)
I gradi
di perfezione
I fini
Che cosa è Dio?
5 VIE
Punto di Arrivo
(l’argomento)
Dio come primo motore immobile (se le cose si muovono, qualcosa deve muoverle;
poiché non si può regredire all’infinito, occorre supporre un primo motore
immobile, cioè che muove senza esser mosso)
Nell’ordine delle cause efficienti non si può regredire all’infinito, ma occorre
supporre una causa prima incausata
Le cose possibili esistono in virtù di cose necessarie, altrimenti nulla esisterebbe; le
cose necessarie esistono in virtù di altre cose necessarie, ma poiché non si può
regredire all’infinito, occorre ammettere una prima causa necessaria
Se nelle cose si trova il più e il meno rispetto al bene, al vero, al giusto, occorre
ammettere anche il grado massimo di tali caratteri o perfezioni, ovvero una causa
perfetta che sia principio dei diversi gradi di perfezione
Le cose naturali, prive di intelligenza, paiono tuttavia dirette a un fine, per cui
occorre ammettere un essere dotato di intelligenza che ordina tutte le cose a un fine
e questo essere è Dio
Dio è causa prima incausata
Che discorso è possibile su Dio?
Teologia negativa:
(a) non parlo di Dio in sé, ma di Dio in rapporto al mondo (è causa
in rapporto agli effetti)
(b) non dico ciò che Dio è, ma ciò che non è
Prof. Diego Manetti
Filosofia
Vie per raggiungere e affermare l’esistenza di Dio
Attraverso cinque vie si può provare l’esistenza di Dio.
La prima e la più evidente si deduce dal moto. È infatti certo, e lo constatiamo coi sensi, che nel
mondo alcune cose si muovono. Ma tutto ciò che si muove è mosso da altro. Infatti, tutto si muove
in quanto potenza rispetto a ciò verso cui si muove, ma qualcosa muove in quanto atto, giacché il
movimento non è altro che condurre qualcosa da potenza ad atto: il che non può avvenire se non per
un essere che è in atto: come il caldo in atto, cioè il fuoco, fa sì che il legno, caldo solo in potenza,
divenga caldo in atto, e in questo modo lo muove e lo trasforma. Infatti non è possibile che una cosa
sia la stessa in atto e in potenza nel medesimo stato, ma solo in stati diversi: ciò che è caldo in atto
non può contemporaneamente esserlo in potenza, ma sarà invece freddo. Quindi è impossibile che
una stessa cosa nella stessa condizione sia movente e mossa, ovvero che muova se stessa. Dunque,
tutto ciò che si muove dovrà essere mosso da altro; e questo da altro ancora. Tuttavia questo non è
un procedere all’infinito, perché in tal caso non vi sarebbe qualcosa che si muove per primo, e di
conseguenza non vi sarebbe nemmeno qualcosa che muove qualcos’altro, in quanto provoca per
secondo il movimento, lo fa solo in quanto mosso da un primo motore, così come il bastone non si
muove se non perché è mosso dalla mano. Dunque si dovrà arrivare a un primo motore che non è
mosso da nessuno: e tutti comprendono che questo è Dio.
La seconda via deriva dal concetto di causa efficiente (…).
La terza via è desunta dal possibile e dal necessario, ed è questa. Tra le cose troviamo quelle che
possono essere e quelle che non possono, poiché si trovano cose che possono nascere e corrompersi,
e quindi che possono esistere o non esistere. E’ impossibile che tali cose siano per sempre, in
quanto ciò che può non essere, in qualche tempo non è. Se pertanto tutte le cose possono non essere
una volta non ci fu nulla nella realtà. Ma se questo è vero, non vi sarebbe nulla nemmeno ora,
poiché ciò che non è, comincia a essere solo in virtù di qualcosa che è; se pertanto non vi fosse stato
un ente, nulla sarebbe potuto cominciare ad essere, e nulla ora sarebbe, cosa questa evidentemente
falsa. Ne consegue che non tutti gli enti sono possibili, ma dovrà essere nella realtà qualcosa di
necessario, Ora, ogni cosa necessaria o ha la causa della sua necessità altrove, o non l’ha; non è
comunque possibile procedere all’infinito nelle cose necessarie che hanno da altro la causa della
propria necessità, come nelle cause efficienti, e ne sono state date le prove. Dunque dovremo di
necessità supporre un essere necessario per sé, che non abbia da altro la causa della sua necessità, e
sia invece causa di necessità per le altre cose; questo essere tutti dicono che è Dio.
La quarta via si va derivare dalla gerarchia che si riscontra nelle cose (…).
La quinta via si deduce dall’ordine delle cose. Vediamo infatti che alcune cose mancanti di
conoscenza, cioè i corpi materiali, operano per un fine: ciò appare dal fatto che sempre o quali
operano allo stesso modo per raggiungere la perfezione, quindi è evidente che giungono al fine non
per caso bensì per un condizionamento. Ma le cose che non hanno conoscenza non tendono al fine
se non dirette da qualcuno che possiede conoscenza e intelletto, come la freccia che è scagliata
dall’arciere. Quindi vi è un essere intelligente, da cui tutte le cose create vengono indirizzate a un
fine: questo essere diciamo che è Dio.
(Summa Teologica I, q. 2, a. 3)