Marras Francesca Soleri Bertoni Classe IV B Tema : Il gioco per la crescita Dopo la respirazione, l’alimentazione, la comunizìcazione c’è un altro elemento che accomuna tutti gli uomini e gli animali si dall’antichità: il GIOCO. Infatti si gioca sia nel regno animale che in quello umano, ma in modo diverso. Gli animali che giocano maggiormente sono quelli più evoluti. E’ perciò un’attività universale ed è improduttivo, poiché gli sport retribuiti rientrano nella categoria delle attività ludiche. Ma con improduttivo non si intende che non abbia le sue funzioni: il gioco è infatti apprendimento. Fin da quando siamo bambini o gli animali dei cuccioli attraverso il gioco possiamo imparare, le madri con il gioco insegnano ai loro piccoli a cacciare o le regole del branco proprio come un bambino che inserito in gruppo sociale di suoi coetanei impara le norme, sia del gioco ma anche della società. Sappiamo quindi che tutti gli esseri di tutti il mondo giocano e il gioco con norme annesse è determinato dalla comunicazione, perciò come si sa che nelle diverse parti del mondo si ha diversi linguaggi diverse leggi diversi costumi religioni norme sociali si hanno anche diversi giochi. Ma il gioco è in primis divertimento creatività e ha una funzione catartica (Freud), cioè liberatoria, per questo motivo l’uomo durante il corso della sua vita, da quando è bambino a quando è adulto, gioca. Da bambini con il gioco impariamo le regole sociali e lavoriamo, ma non bisogna appunto confonderlo con altre attività, come lo sport che non è più considerato un gioco, o i comportamenti esplorativi con i quali i bambini scoprono il mondo che gli circonda e man mano che crescono questi diminuiscono. Il gioco ha delle determinate caratteristiche: è improduttivo, catartico, piacevole, dà tranquillità, dà delle regole, è spontaneo, si ha uno stacco dalla realtà, insegna l’incertezza sull’esito di una cosa, a fingere e la libertà, cioè che nelle regolamento c’è libertà. In campo di crescita umana occorre giocare, per questo motivo dall ‘800 etologi psicologi, antropologi e sociologi cominciarono a studiare il gioco. Gli studiosi ricordano che attraverso il gioco si possono imparare anche cose negative, che bisogna sempre considerare il gioco adulto e che non sempre dal gioco si impara qualcosa. Fatto questo importanti studiosi ( come Piaget, Kant, Maria Montessori…) hanno mostrato come il gioco è un pratico esercizio per il bambino e hanno ideato strutture come edifici o percorsi per seguire il bambino nella crescita, nel gioco e nel suo apprendimento. Un esempio sono i giardini dell’infanzia di Frobel, dove ogni classe ha a disposizione un pezzo di prato per piantare una pianta per ciascun alunno. Ogni età ha i suoi giochi (Piaget) e questi sono degli oggetti transizionali (Winniccot) cioè che servono a imparare a distaccarsi e acquistare sicurezza, infatti grazie al gioco possiamo condurre dolcemente alla realtà ed educare il bambino al senso del dovere (Kant). Alla luce dell’importanza del gioco nella crescita del bambino bisogna tutelarlo. Si potrebbe inserire il gioco nell’apprendimento scolastico, soprattutto nei primi anni delle elementari. Facendo ciò si renderebbe più leggero un orario che magari è oppressivo per un bambino piccolo che deve stare nell’ambiente scolastico la mattina e il pomeriggio per quasi tutta la settimana e magari cercando anche di fare uno sport vede molto limitato il tempo dedicato al gioco. Aiutare i bambini che fin da piccoli vengono messi a lavorare, anche in modo pesante, a volte nelle fabbriche, senza guardare il tempo rubato all’istruzione, la conoscenza, momenti di gioco, di svago. Infatti anche se è un bisogno secondario il gioco è fondamentale per la crescita e per la vita.