scheda_kean - ICS "Maredolce"

annuncio pubblicitario
dal 15 al 24 gennaio 2016
Kean, passione e seduzione
di Michele Perriera
regia Lollo Franco e Jean Laurent Sasportes
scene Lollo Franco
costumi Dora Argento
musiche Marco Betta
luci Giuseppe Calabrò
con Lollo Franco, Roberta Azzarone, Sarah Biacchi, Marialorena Cacciatore, Loris De Luna,
Luciano Falletta, Nicola Franco, Giuditta Perriera, Caterina Silva, Luigi Tabita, Salvo Tessitore
aiuto regia Santina Pellitteri
assistente scenografo Claudio La Fata
produzione Teatro Biondo Palermo
Tra storia e leggenda, il testo di Michele Perriera racconta la vita e la carriera di Edmund Kean, il
più celebre attore inglese del primo ’800, seguendo l’intreccio del Kean di Dumas, che assume
come vero e proprio mito.
Perriera (che approda al palcoscenico del Biondo con un suo testo storico, e con il suo storico
interprete) di questo mito reinventa la prospettiva mentale e il linguaggio stesso, senza perdere
tuttavia quel profumo ottocentesco che ne è, in un certo senso, l’impronta genetica.
«La scena si sviluppa su volumetrie differenti, ed ognuna di essa rappresenta un ambiente diverso.
Gradatamente, dagli ambienti che rappresentano il mondo dei vari personaggi si arriva al
palcoscenico, la zona più vicina al pubblico. L’atmosfera è onirica. La romantica vicenda narrata da
Dumas è forse solo un sogno di Kean. Circondato dagli incubi della propria inessenzialità, la delusa
volontà di potenza, l’angoscia di corruzione e di morte, le sontuose sabbie mobili di una realtà
dell’Apparenza, il nostro Kean oscilla fra colpa e riscatto, paura e avventura, arroganza e povertà,
tedio e amore. Oscilla, insomma, tra seduzione e passione.
Forse queste due meduse non possono scindersi senza interrompere il fiume stesso della vita. Ma
una vita è più di una vita ogni volta che torna a navigare sulla rotta delle origini, prima che gli
specchi ci inghiottano nel loro sogno. La macchina teatrale di Dumas è anche pretesto per dare un
accento schiettamente discorsivo e favolistico ai nostri interrogativi sul teatro, in una prospettiva
che trascenda il teatro stesso, fino a mettere in scena il sempre più ambiguo rapporto fra vita e
rappresentazione.I personaggi di Kean – Passione e seduzione sono chiaroscuri dell’esistenza e
della rappresentazione: il vero e il falso, l’innocenza e il vizio, il coraggio e la viltà, il bello e il
brutto, si compongono e si dissolvono in loro come immagini di un caleidoscopio.
Una delle irrinunciabili chiavi di lettura di Kean consiste nell’affidare allo stesso attore i ruoli del
Conte e di Cooks. Il rapporto fra Kean e Cooks, nella doppia versione di Cooks e del Conte, è forse
il crogiolo di questa tragicommedia ironica dell’io». Lollo Franco
«Sregolato, Kean lo era davvero, ma soltanto nella vita; nell’arte preferiva dosare oculatamente le
proprie energie, sebbene nell’ultima fase della sua carriera la propensione all’alcol finisse per
ostacolare anche le sue interpretazioni sceniche. La sua difesa della sensibilità contribuì ad
alimentare il mito romantico dell’attore impetuoso, ma in verità anche Kean utilizzava una tecnica
accurata e attentamente pianificata».
Sandra Pietrini, L’arte dell’attore dal Romanticismo a Brecht, Editori Laterza, Roma-Bari 2009
«Edmund Kean (1789-1833) era di impronta fortemente romantica. Romantico esempio di “genio e
sregolatezza” fu anche la sua relativamente breve carriera. Si era fulmineamente affermato nel 1814
nel ruolo di Shylock e la sua tournée negli Stati Uniti nel 1820 già segnava l’inizio del declino. Il
suo forte erano le parti tragiche, in particolare quelle di villains, Barabas, Jago, Riccardo III,
Macbeth, che gli consentivano di sottolineare romanticamente la grandezza del male. La sua
recitazione, scrisse Hazlitt, rivelava “l’anarchia delle passioni” che si combattevano nell’animo del
personaggio. La sua voce passava con scioltezza dai toni solenni a quelli colloquiali, il suo viso si
trasformava ad esprimere le passioni più violente, i suoi grandi occhi ipnotizzavano gli spettatori,
come in balia della sua forza trascinante: era “come leggere Shakespeare alla luce dei lampi”,
scrisse Coleridge. Crollò in scena al Drury Lane, il 25 marzo 1833, mentre recitava Otello. Morì
poche settimane dopo, lasciando il ricordo, oltre che delle sue sregolatezze, delle sue sbornie e delle
sue avventure sessuali, di una recitazione animata da un’esaltazione e da un fuoco che aveva fatto
impallidire il credo attorale di Kemble».
Paolo Bertinetti, Storia del teatro inglese dalla Restaurazione all’Ottocento, Einaudi, Torino 1997
NOTE SULL’AUTORE
MICHELE PERRIERA
1 agosto 1937 – 11 settembre 2010
“La banalità ci sovrasta ovunque e gli intellettuali, a forza di dissacrare, hanno finito per smarrire il senso
stesso dei valori”.
Scrittore e drammaturgo, operò attivamente nella cosiddetta Scuola di Palermo parte integrante del nucleo
storico del Gruppo ’63.
Ha pubblicato diverse opere di narrativa: La principessa Montalbo (1963), Il romboide (1969), Il piano
segreto (1984).
Dal 1994 ha diretto la collana di teatro della casa editrice Sellerio, con cui ha pubblicato la memoriaintervista Marcello Cimino, vita e morte di un comunista soave (1991), Anticamera (1994), La spola infinita
Premio Mondello (1995), Con quelle idee da canguro, Trentasei anni di note ai margini (1997), Atti del
bradipo (1998), Ritorno (2003).
I suoi romanzi: A presto (1990), Delirium cordis (1995), Finirà questa malìa (2004), l'affresco autobiografico
di una città e di una vita Romanzo d'amore (2002), La casa (2007).
Nel 1961 si accosta al teatro con il dramma Il signor X, nel 1970 avviene la prima prova ufficiale di regista e
drammaturgo con la riscrittura e la messa in scena del Faust di Marlowe, da lui ribattezzato Morte per
vanto.
Menzioniamo alcune regie di cui è anche autore dei testi: I pavoni (1983/1997), Ogni giorno può essere
buono (1993), Anticamera (1994), Dietro la rosata foschia (2001), Pugnale d’ordinanza (2004/2005), Buon
appetito (2004/2005), Come, non lo sai? (2008).
Fra le altre regie più note, vi segnaliamo: Il gabbiano di Cechov (1981), Occupati d’Amelia di Feydeau
(1983), La cantatrice calva di Ionesco (1985), I fisici di Durrenmatt (1987), Aspettando Godot (1985), Finale
di partita di Beckett (1992).
Ha inoltre riscritto il Macbeth di Shakespeare (1973), Le sedie di Ionesco (1974).
La grande svolta avviene nel 1979 quando Perriera fonda la Scuola di Teatro Teatès, tutt’ora uno dei centri
vitali di attività teatrale di Palermo.
Dal gennaio 1997 al dicembre 2005 ha diretto la Scuola di Teatro del Comune di Marsala. Mentre, nel 2006
gli è stato conferito il Premio della Critica teatrale e nel 2012 gli è stato intitolato lo Spazio Michele Perriera
all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.
«Penso che gli artisti e gli uomini di cultura siano chiamati a svolgere un appassionato ruolo critico verso la
società, verso l'intelligenza e verso se stessi. Ci si attende che diffondano dubbi, coscienza critica,
entusiasmo per ciò che può mutare in meglio la nostra vita. Non si è meritevoli perché si protesta.
Si è meritevoli perché si opera con il proprio lavoro, con la propria parola, col proprio esempio con
generosità e con ingegno. E perché si sanno scoprire gli inganni e le illusioni che diffondono non solo gli
avversari, ma le nostre pigrizie, le nostre rinunce, i nostri stessi opportunismi. Credo che i più onesti di noi
stiano lottando per non perdere la dignità del pensiero e la delicatezza dei sentimenti. E per rilanciare
sempre e di nuovo il gusto della fantasia».
Da Educazione&scuola, Perriera “Vi racconto il romanzo della vita”, di Marcello Benfante.
Scheda informativa a cura di Maria Pecoraro liberamente tratta da fonti ufficiali.
Teatro Biondo Palermo
via Roma, 248 / tel. 091 7434395 / www.teatrobiondo.it
Scarica