REGIONE TOSCANA AZIENDA USL N°3 PISTOIA
UNITA’ OPERATIVA MALATTIE INFETTIVE
PROTOCOLLO OPERATIVO
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LINEE GUIDA POST ESPOSIZIONE A
RISCHIO BIOLOGICO
SCABBIA
Indice:
PROTOCOLLO PROFILASSI SCABBIA
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Informazioni sulla Scabbia
Applicabilità del protocollo
Misure igieniche per la profilassi della scabbia
Diagnosi e terapia
Strumenti di registrazione
bibliografia
Gruppo di lavoro:
C.S. Puccini Silvana
I.P. Nanni Cinzia
I.P. Ginanni Fausto
Approvazione
data
Revisioni
data
U.O. Malattie Infettive
U.O. Malattie Infettive
U.O. Malattie Infettive
funzione
Il Direttore Unità Operativa
visto
funzione
visto
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PROTOCOLLO OPERATIVO LINEE GUIDA POST ESPOSIZIONE RISCHIO BIOLOGICO
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PROTOCOLLO INTRAOSPEDALIERO DI PROFILASSI IN CASO DI ESPOSIZIONE
A SCABBIA
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INFORMAZIONI FONDAMENTALI SULLA SCABBIA
L’acaro della scabbia è piccolissimo, difficilmente visibile ad occhio nudo, di forma ovale,
senza occhi e trachee, con zampe robuste e corte. La femmina gravida scava nello strato corneo
della pelle umana, soprattutto tra le dita e sui polsi dove la cute è più sottile, una galleria alla
velocità di circa tre millimetri al giorno, depositando 2-3 uova ovali al giorno. Questi canali sono in
rilievo e grigi per le feci del parassita, che vi si accumulano. Dopo avere depositato un massimo di
50 uova la femmina muore. Entro 7 giorni dalle uova escono le larve di aspetto simile agli adulti
che vivono alla superficie della pelle, scavandovi dei piccoli crateri rifugio; dopo circa 16 giorni si
trasformano in ninfe ottopodi che verso il 28 giorno mutano trasformandosi in maschi o femmine.
Le femmine fecondate restano alla superficie fino a quando le uova sono quasi mature. In questo
periodo esse possono essere facilmente diffuse per contatto della pelle a nuovi ospiti. Si ha una
generazione ogni 6 settimane. Tuttavia gli acari, raggiunto un numero massimo compreso tra 50 e
500 entro pochi mesi, diminuiscono fino a 10 o meno nelle infestazioni croniche. Il tempo di
sopravvivenza degli acari femmina all’esterno dell’ospite umano non oltrepassa i 2 o 3 giorni.
L’irritazione da essi causata è principalmente di origine allergica; all’inizio la stessa malattia passa
spesso inavvertita, sì che l’infestazione ha la possibilità di estendersi ed in seguito il prurito
aumenta con esacerbazioni notturne. La scabbia si complica spesso per infezioni batteriche
secondarie. L’icubazione è in media di tre settimane ( da due a sei settimane ) nel caso di una prima
infezione e da uno a quattro giorni in caso di reinfezione. La trasmissione interumana avviene per
contatto da persona a persona, attraverso le aree cutanee colpite, essenzialmente per contatto
sessuale o cutaneo prolungato, ma anche, più raramente attraverso i vestiti. Talvolta può assumere
andamento epidemico. La diagnosi si basa sull’anamnesi (prurito), la clinica (topografia
caratteristica e gallerie scabbiose) e ricerca microscopica degli adulti, delle uova e delle larve o gli
escrementi nel materiale prelevato in corrispondenza al fondo delle gallerie ( i cosiddetti solchi ).
Talvolta le lesioni sono atipiche simili a quelle provocate da altre dermatosi pruriginose. L’indagine
deve essere estesa a tutto il gruppo familiare o sociale. La terapia si basa sull’uso di diversi
medicamenti topici ( esacloruro di gamma-benzene, benzoato di benzile, permetrina al 5% e
pietrina ). Il trattamento sarà applicato sull’insieme del tegumento, ad eccezione del viso e del cuoio
capelluto. E’ importante tagliare le unghie e applicare con cura il topico nella regione periungueale
senza omettere gli spazi interdigitali. Il periodo di contagiosità dura finchè gli acari e le uova non
siano distrutti da adeguato trattamento. Possono essere necessari due o più trattamenti eseguiti ad
intervalli di una settimana. I pazienti ospedalizzati o istituzionalizzati devono essere isolati (
isolamento da contatto ) per 24 ore dall’inizio del trattamento. La scabbia crostosa o norvegese è
causata dallo stesso acaro che è all’origine della scabbia tipica. E’ caratterizzata da una massiccia
proliferazione di Scarcoptes scabiei e quindi estremamente contagiosa. Il prurito è spesso discreto o
assente. La distribuzione delle lesioni è frequentemente atipica con un interessamento nell’adulto di
viso, cuoio capelluto, palme delle mani e piante dei piedi. Le epidemie in ospedali e case di cura
sono spesso causate da casi di scabbia non diagnosticati precocemente. Come per la scabbia tipica,
la diagnosi si basa sull’anamnesi, la clinica e l’esame dei prelievi sotto il microscopio. Tutti contatti
del paziente ( altri pazienti o personale di assistenza ) e i loro familiari devono essere trattati.
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APPLICABILITA’
Le misure specifiche descritte in seguito devono essere applicate dal personale sanitario che
opera in ospedale, in tutti i casi in cui si presentano persone con accertata o sospetta scabbia.
MISURE IGIENICHE PER LA PROFILASSI DELLA SCABBIA
 Evitare contatto cutaneo diretto con il paziente, finchè il trattamento terapeutico non
è terminato
 Usare guanti monouso
 camici monouso a maniche lunghe e polsini di stoffa
 Lavarsi le mani frequentemente e accuratamente
 Non è necessario l’uso della cuffia e della mascherina
 Cambiare quotidianamente la divisa
 Cambiare lenzuola, asciugamani e vestiti dopo ogni trattamento terapeutico
 Disinfettare gli strumenti come da protocollo (protocollo di decontaminazione e
disinfezione n° 4092 PADS 054 del 7/7/2001) allegato n° 1
 Isolamento da contatto in stanza singola per 24 ore dall’inzio del trattamento, da
mantenere in caso di infestazione ,massiccia (scabbia norvegese) o se l’igiene
personale del paziente è carente
 Pulire superfici e pavimenti come da protocollo (protocollo per la gestione della
pulizia e della sanificazione ambientale n° 5065 PADS 06 del 8/7/2001 allegato n°2
(ulteriori interventi di disinfezione definitiva non sono necessari)
 Inserire effetti letterecci (lenzuola,federe,ecc..) ospedalieri in un apposito sacco
idrosolubile che deve essere posto in un secondo sacco di colore rosso, e chiusi
immediatamente
 I cuscini ed i materassi del paziente infestato devono essere raccolti in appositi
sacchi impermeabili apportando la dicitura MATERIALE INFETTO con scritta
indelebile
 Disinfettare termicamente spazzole o pettini dopo l’uso
 Gli indumenti personali devono essere lavati ad almeno 60° (ideale fare bollire) per
20’ con detersivo normale per lavatrice
 Gli indumenti che non possono essere lavati come sopra devono essere inviati in
lavanderia per un lavaggio chimico
 Gli indumenti nel sacco chiuso di plastica non sono più infettivi dopo quattro giorni
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DIAGNOSI E TERAPIA
Per la diagnosi e la terapia in caso di scabbia deve essere richiesta la consulenza specialistica
dell’U.O. Dermatologia, che potrà effettuare anche una valutazione dei contatti in reparto, in
collaborazione con il Medico Competente. La terapia topica per i casi e per il personale può essere
reperita nella farmacia interna ospedaliera.
I provvedimenti nei confronti di conviventi e contatti dei casi infestati sono di competenza
dell’U.F. malattie infettive e del viaggiatore ( la notifica di caso sospetto o accertato, classe IV,
deve essere fatta con le modalità indicate dall’art. 253/254 T.U.LL.SS. DM 15/12/90 ed inviata in
direzione sanitaria ospedaliera entro 24 ore.
STRUMENTI DI REGISTRAZIONE
Notifica di malattia infettiva.
BIBLIOGRAFIA
 Casadio E.-Curcetti C.- Finzi G.- Migliorini F.- Taddia P.-: guida all’isolamento
del paziente in ospedale
 Center of disease control end prevention, federal register 1994
 Circolare isteriale n°4 del 13/3/1998, ministero della sanità dipartimento della
prevenzione ufficio III malattie infettive e profilassi internazionale OEN 400.326-1189: misure di profilassi ed esigenze di sanità pubblica- provvedimenti da
adottare nei confronti di soggetti affetti da alcune malattie e nei confronti di loro
conviventi e contatti
 Daschner F. : praktische krankenhaushygiene und umweltschutz,sprinter verlag,
Berlin heidelberg 1997
 Infezioni ospedaliere, linee guida e protocolli, Lauri edizioni Milano,1998
 Lupi C.- Wanderlight ....- Giomi....: protocollo profilassi scabbia del 4/9/2002
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