27, 28 e 29 Giugno 2008 BARI - ARENA DELLA VITTORIA Il 22 settembre 2007 partiva al Demodé di Bari il progetto CUBE. Un gruppo di aziende, un gruppo di persone, che mettono in sharing le proprie esperienze per creare un nuovo spazio. Spazio alla musica, alle idee, alla creatività. Dopo una stagione di eventi, dai meeting per le band emergenti ai grandi nomi (vedi Caparezza, Après la Classe, Linea 77, Baustelle, Roy Paci e molti altri), CUBE rilancia con il CUBE FESTIVAL. 2 giorni di musica e 1 giorno dedicato allo sport. Grandi nomi della scena italiana e nuove promesse. Un calendario ricco ed intenso ed un ticket assolutamente accessibile. Grazie all’ottimo lavoro di gruppo tra la produzione, gli sponsor e le Amministrazioni. CUBE CONTEST Le selezioni del CUBE CONTEST si sono concluse e sono stati annunciati i nomi che accedono alla fase conclusiva del concorso per band emergenti di tutta Italia. Cinque gruppi sono stati selezionati grazie al coinvolgimento di una commissione artistica di ben 20 addetti ai lavori, mentre il sesto è stato eletto attraverso un sondaggio su Myspace di eccezionale riscontro: in 48 ore, infatti, hanno votato 1780 utenti e c’è stato un incremento di ben 8000 unità al numero di iscritti al sito. Alla luce di quanto detto, dopo aver ascoltato 594 cd e aver effettuato tre diverse sessioni di selezione, ecco il calendario del festival con i finalisti del contest: Giorno 1 : 27 giugno Giorno 2 : 28 giugno - Astenia (ROMA) - Nena And The Superyeahs (Bergamo) - Loud! Saturday (ROMA) - Soviet Ladies (Padova) - The River (Trani) - Waines (Palermo) - Le Luci della Centrale Elettrica - Serpenti - Joalurlo - Il Genio - Ministri - Fratelli Calafuria - Amari - The Niro - Max Gazzè - Bluvertigo Giorno 3 : 29 giugno EUROPARTY Verranno allestiti 2 maxischermi mt. 5x4 su cui verrà proiettata la partita finale degli Europei di calcio 2008 Dalle 23.00 alle 00.30 Party con DJSET Biglietto di ingresso 15€ -- ingresso valido per 1 giorno 25€ -- abbonamento per 2 giorni Il Patrocinio dell’Università degli Studi di Bari ha messo in stretta relazione la realtà studentesca con il mondo della musica dal vivo, ma per ottenere un obiettivo ancor più efficace è stata ora stipulata una convenzione in base alla quale tutti gli universitari potranno beneficiare di una sensibile sconto sul biglietto d’ingresso. Dal 21 giugno i titolari di libretto universitario possono infatti acquistare il ticket d’ingresso al costo di €10 anziché €15. Questi biglietti ridotti possono essere comprati solo in prevendita presso New Record (via De Giosa 59. Bari) e Box Office – Feltrinelli (via Melo, Bari) e dovranno necessariamente essere esibiti all’ingresso del concerto assieme al libretto universitario. Ma le agevolazioni per gli universitari continuano grazie a “Carta Replay – la carta ricaricabile dello studente”. Unicredit Banca, in cooperazione con Mediaeuro s.r.l., ha sviluppato una meccanica legata al Festival per proseguire il cammino di comunicazione a favore dei propri clienti: esibendo una carta attiva potranno infatti recarsi allo stand Unicredit presente nell’Arena e riceveranno un voucher valido per una consumazione al Bar offerta da Unicredit. L’attivazione di Carta Replay è completamente gratuita e a supporto dell’iniziativa la Unicredit ha commissionato a Mediaeuro s.r.l. la produzione di 500 manifesti 40x60 e la distribuzione/affissione degli stessi negli edifici Universitari. I Biglietti sono in vendita nelle prevendite ufficiali e on line sul sito www.voglioilbiglietto.it PREVENDITE: Altamura - Artizen Tel. 347 1009913 Gioia del Colle - Dixieland Tel. 080 3484674 Monopoli - Disco Shop Tel. 080 9303081 Bari - New Record Tel. 080 5243946 Lecce - Manifatture Knos Tel. 0832 303707 Putignano - Spazio Libri/dischi Tel. 080 4054223 Bari - Box Office Tel. 080 5240464 Lecce - Clinica dell’Accendino Tel. 0832 332624 Taranto - Box Office Tel. 099 4540763 Barletta - Amnesia Tel. 0883 347292 Matera - Shibuya Tel. 0835 337409 Trani - Caffè 7 nani Tel. 0883 588844 Foggia - Moody Jazz Cafè Tel. 0881 711432 Molfetta - Clinic Tel. 080 3977613 CUBE FESTIVAL Con il Patrocinio di CONFCOMMERCIO UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI COMUNE DI BARI PROVINCIA DI BARI REGIONE PUGLIA Sponsors: UNICREDIT BANCA e BIRRA PERONI MYSUSHI TEKOM Una produzione MICROBATI ARTISTI ASSOCIATI Con la collaborazione di CONTRORADIO Partner tecnico: SOUND DELIVERY snc Daniele Quarto Direttore Artistico Giovanni Fuzio Walter Mondino Amministrazione / Produzione Andrea Carofiglio Responsabile Tecnico Dado Minervini Responsabile Cube Contest Andrea Godono Senior Account Monica Ladisa Segreteria di produzione Michele Casella Ufficio stampa INFO: www.cubefestival.it 0805227296 [email protected] Nato a Roma, Max trascorre diversi anni a Bruxelles dove studia musica e suona come musicista professionista in vari gruppi. Per cinque anni è bassista, arrangiatore e coautore dei 4 Play 4, formazione inglese di Northern soul dalle escursioni pionieristiche nell’acid jazz. Con il gruppo si trasferisce nel sud della Francia dove lavora anche come produttore artistico (Pyramid, Tiziana Kutich). Rientrato a Roma nel 1991, Max si dedica alla sperimentazione nel suo piccolo studio di registrazione, mentre compone colonne sonore. Nel 1994 e 1995 lavora alla realizzazione del primo album, Contro un’onda del mare, pubblicato nel gennaio 1996 e presentato in versione acustica nel tour di Franco Battiato. L’album, che inaugura il sodalizio con la Virgin Music, vanta una notevole diversità di climi musicali e originalità nella stesura dei testi e si fa presto notare dalla critica. Nel 1998 Max partecipa all’album di tributo a Robert Wyatt The Different You con il brano Oh Caroline. Il secondo album, La favola di Adamo ed Eva (ottobre 1998), è anticipato da due hit, Cara Valentina (1997) e Vento d’estate. La favola di Adamo ed Eva vede la partecipazione, oltre che di Niccolò Fabi in Vento d’estate (disco per l’estate ’98), di Mao in Colloquium vitae e di Lucio Morelli in Nel verde. Di forte impatto le strumentazioni del disco, basate sulla semplicità dell’interazione tra la chitarra acustica, il basso e la batteria, e i testi, lineari e allo stesso tempo linguisticamente ricchi e pieni d’inventiva: profondi, ricercati ma di presa immediata, i testi sono scritti da Max insieme al fratello Francesco. L’entusiasmo suscitato da La favola di Adamo ed Eva vale a Gazzè l’invito a partecipare all’edizione 1998 del prestigioso Premio Tenco. La sua popolarità si estende a un pubblico ancora più ampio con la partecipazione alla “Sezione Giovani” del Festival di Sanremo 1999, dove presenta Una musica può fare. Al termine di una lunghissima stagione di concerti, che ha confermato la popolarità dell’artista romano e la qualità delle sue esibizioni dal vivo, Max Gazzè ha iniziato a lavorare al terzo album, intitolato col suo nome e pubblicato il 13 marzo 2000. Il cantante-bassista-compositore ha ulteriormente perfezionato il suo stile altamente personale, come annunciato dal primo singolo tratto dall’album, Il timido ubriaco, con il quale Max si presenta sul palco del 50° Festival di Sanremo: una canzone in cui la vicenda narrata e la musica alludono a due diversi stati d’animo. Il nuovo album rispecchia il grande amore di Gazzè per la poesia, costante fonte d’ispirazione: l’Elemosina è la traduzione di una poesia di Mallarmé, poeta citato anche nel brano Su un ciliegio esterno. Altrove vengono riscoperti i poeti dell’Arcadia. Nell’ottobre 2001 è uscito, infine, Ognuno fa quello che gli pare, un album emozionante, che svela un autore più sicuro e complesso, un affabulatore coraggioso che, nella creazione musicale, non esita a trarre ispirazione da una coloratissima varietà di fonti, pur riuscendo a conservare la consueta freschezza d’invenzione. La tensione, il conflitto, la contrapposizione sono il filo conduttore che attraversa un succedersi di canzoni spesso diverse tra loro per impostazione melodica e atmosfere strumentali. I contrasti attraggono Max: i contrasti armonici, di colore, o i contrasti tematici, sociali o di coppia; l’album vive di queste tensioni. La varietà di soluzioni sonore che caratterizza Ognuno fa quello che gli pare, è frutto anche di numerose collaborazioni: le scopriamo nel country divertito di Il debole fra i due, cantato insieme a Paola Turci, ne Il motore degli eventi, duetto con Carmen Consoli – che del brano è anche coproduttrice, nella coproduzione con Francesco Magnelli, tastierista dei CSI (Non era previsto e Niente di nuovo). E ancora, Il dolce della vita, realizzato a Parigi insieme a Stephan Eicher, e Niente di nuovo, registrato live con i musicisti che accompagnano solitamente Ginevra di Marco. Anche per questo disco Max ha scritto i testi a quattro mani con il fratello Francesco, cercando insieme, brano per brano, il percorso più idoneo da seguire: il punto di partenza è un testo intorno al quale viene costruita la canzone. Le parole sono scelte sempre con grande cura: senza inseguire ad ogni costo la complessità, si cercano con attenzione le espressioni più evocative, quelle che meglio indicano possibili nuovi orizzonti, o contenuti “altri” che ognuno può poi diversamente esplorare. Gli anni tra il 2001 e il 2003 sono caratterizzati da un’intensa attività live (un tour teatrale nell’inverno 20012002, la tournée nei maggiori festival italiani nell’estate 2002, un tour nei club nel 2002-2003) e dalla collaborazione sempre più stretta con Stephan Eicher, autore e interprete di primissimo piano nel panorama musicale europeo degli ultimi vent’anni. Nel 2003 Eicher pubblica il suo nuovo album, Taxi Europa, la cui title track è scritta e interpretata da Max e Stephan (con loro canta anche Herbert Groenemeyer, l'artista tedesco più famoso); i due cantano insieme anche Cendrillon après Minuit / Cenerentola a mezzanotte, brano per il quale Max ha curato anche l’adattamento in italiano. Il musicista romano compare, inoltre, come bassista stabile della band sia per le registrazioni dell’album Taxi Europa che per l’omonimo tour europeo. Un giorno, è il più recente album di inediti, uscito nell’aprile 2004. E’ un lavoro con una forte impronta live, che risente molto degli incontri musicali fatti da Max negli ultimi due anni, costruito in studio suonando. Il suono è puro e senza sovrincisioni, caratterizzato dalla strumentazione vintage con il quale è riprodotto. Da un punto di vista testuale, qui la proverbiale ironia di Gazzè lascia spesso il passo al sarcasmo, mentre sono poche le storie narrate in favore di una poetica del frammento, della descrizione di immagini e degli stati d’animo. Testi scanzonati e canzonatori, che tornano a rimbrottare sulla vacuità del presente col sorriso sulle labbra. Il 17 giugno 2005, a dieci anni dall’uscita di Contro un’onda del mare, esce per la Emi Music Max Gazzè – Raduni 1995-2005, una raccolta di 26 brani editi tratti dai 5 album precedenti e 4 inediti. Il doppio CD raccoglie canzoni tratte in egual misura dai 5 album pubblicati ed include i grandi successi di Max come anche brani meno ascoltati nei quali è forse più evidente la peculiare formula compositiva di Max, la forza poetica dei suoi testi, l’originalità armonica e la stralunata linea melodica che lo caratterizza così fortemente. Dopo il tour estivo del 2005, Max si è dedicato a collaborazioni e scambi, uno dei suoi metodi prediletti per crescere, raccogliere nuovi stimoli e coltivare vecchi progetti: ha partecipato a Gizmo, una straordinaria cover band dei Police capitanata da Steward Copeland, dove – oltre allo storico batterista dei Police – dividevano il palco con Max anche Raiz degli Almamegretta e Vittorio Cosma. Ancora tante collaborazioni con l’amico Daniele Silvestri – per il quale ha suonato in moltissime canzoni del suo disco Il latitante – e, nell’estate 2007, è andato in tour insieme a Paola Turci e Marina Rei, scambiandosi ruoli e canzoni, sempre insieme sul palco a reinventare i tre repertori. Dopo 8 anni, a fine febbraio 2008 Max Gazzè torna a Sanremo partecipando al 58° Festival della canzone italiana presentando il brano “Il soLITO Sesso”, che racconta di una telefonata fatta a una ragazza conosciuta neanche un’ora prima. Nonostante il piazzamento oltre il decimo posto, il pezzo è attualmente uno dei più passati in radio nonché fra i più apprezzati dalla critica e scaricati su Itunes. A seguito della competizione sanremese, il 28 febbraio 2008 esce l’ultimo album intitolato “Tra L’aratro e la Radio”. Gli Amari nascono nel 1996. Nascono dall’idea malsana di Pasta e Dariella di vedere cosa potevano ricavare dall’hip hop se lo tormentavano un po’. Con un campionatore e parecchio spleen adolescenziale, i due iniziano una gavetta fatta di cassettine e concerti: funziona e si fanno un po’ conoscere. Ma i due non ce la fanno ad accontentarsi, e introducono nella band Cero, bassista convinto di suonare il violino e, dall’esperienza del Contingente, recuperano il dj H.C.Rebel. Così, a quattro, ricominciano a fare altro. Ne viene fuori un miscuglio di rock, psichedelia, hip hop deviato il tutto spacciato per semplice rap. Vincono Arezzo Wave del 2000 e pubblicano su Riotmaker il frutto di questo anno di sound, “Corporali”: si scopre che dentro c’è l’elettronica e pure il post-rock, ed un sacco di gastrite. Lo staff di Arezzo Wave decide di prenderli sotto la propria ala e li riporta in studio per pubblicare nuovo materiale. Il risultato vede luce nel 2002 ed ha il nome d i“Apotheke”, nove brani con tanti tanti ritornelli. E oltre al rap spuntano le chitarre. E poi,come sempre, ancora concerti. E la banda non ce la fa più a sentirsi così sola: decide di chiamare altri amici sul palco. Arrivano Marcopiano alle chitarre e tastiere e Carletto Baracus alla batteria. E i live degli Amari diventano indie-rock. Ma il rap? Torna nel 2003 nel loro album “Gamera”. Un miscuglio forsennato di qualsiasi cosa. Il disco ottiene un ottimo successo di critica e pubblico, alimentato da parecchie date in giro per lo stivale. A fine 2005: gli Amari pubblicano il disco che decreta la svolta della band: “Grand Master Mogol”, un insieme perfetto di melodie pop e sperimentazioni che piacciono tanto a gente magra con gli occhiali. Pubblico e stampa impazziscono per questo lavoro ed il tour di 100 date che lo segue. Si scomoda anche la Warner che ripubblica il disco ad un anno dalla sua uscita in una nuova versione, mentre ben 3 video tratti dall'album entrano in rotazione su Mtv. E' Ora il turno del nuovissimo disco degli AMARI: intitolato “Scimmie d'Amore" (Riotmaker/Warner), uscito il 15 ottobre, vede il combo friulano cimentarsi con brani più pop e romantici che in passato ma strutturati ed arrangiati per essere hit di ogni dancefloor di rock alternativo che si rispetti. Il singolo apripista è “Le Gite Fuori Porta” è il miglior biglietto da visita possibile. Siete stati avvertiti! Gli Amari sono una band di culto: con "Grand Master Mogol", un geniale ed innovativo mix di pop, indie-rock ed elttronica, hanno conquistato pubblico e critica. E' ora il turno del nuovo album “Scimmie d'Amore” (Riotmaker/Warner), uscito ad ottobre 2007, che ha tutte le carte in regola per imporre definitivamente gli AMARI come una delle band di punta della scena italiana. Il disco è presentato dal singolo/video di “Le Gite Fuori Porta” e relativo tour sponsorizzato da Myspace, media partner del progetto. “Se Franco Battiato oggi avesse 25 anni farebbe un disco geniale come questo” - XL La rivelazione indie-rock del 2007: tre folli vestiti da Napoleone che hanno stupito pubblico e critica con “I Soldi Sono Finiti” (Otorecords) – il primo album della storia con i soldi dentro. Un esordio fulminante che li ha portati a esibirsi su palchi prestigiosi – dal main stage del Miami a quello di Italia Wave – e a collezionare più di cinquanta sudatissimi concerti in pochi mesi. Presuntuosi, iconoclasti e visionari, i Ministri tornano all’attacco con la Saphary Deluxe in attesa del prossimo pericolosissimo album. I Ministri si conoscono tra le mura di un liceo, una genesi tanto suggestiva se si sta parlando di un gruppo brit, quanto insipida se si tratta di un gruppo italiota. Col diploma in mano decidono finalmente di darsi alla musica e di evitare di buttarsi a capofitto in progetti più rischiosi, come le rapine in banca o l’università. La band, che decide senza nessun motivo apparente di chiamarsi Ministro del tempo, viene presto abbandonata dal tastierista, e viene così costretta a confrontarsi con gioie e dolori dell’essere rimasti in tre. I tre anni seguenti, passati a non tirarsi indietro di fronte ai concorsi e ai palchi più improbabili, danno i loro frutti e l’incontro con la Otorecords completa la crescita. Il trio, come chi si taglia i capelli in un momento di euforia, decide quindi di semplificare il proprio nome (facile a fraintendimenti prog) in Ministri, e comincia a lavorare al proprio primo vero lavoro in studio. Con, sullo sfondo, un’industria discografica in braghe di tela, i Ministri decidono di tentare il tutto per tutto. Ovvero, quel cd che è stabile nel vostro lettore. C’era bisogno dei Ministri. Si possono riassumere così le molte entusiastiche recensioni seguite al loro album d’esordio I Soldi Sono Finiti (2006) – il primo della storia con dei veri soldi dentro, un euro a copia. I Ministri sono artisticamente dei cani sciolti: quello che viene fuori dalle casse non ha niente dell’indie dilagante e ancor meno del rock italiano ammuffito e lagnoso. Il loro sound è semplicemente il modo migliore che il trio abbia trovato per dire quello che ha da dire. Lontani da ogni schieramento, Divi (voce e basso), Fede (chitarra e voce) e Michi (batteria) preferiscono essere Ministri solo di sé stessi. E cercano di dire qualcosa in anni in cui l’Italia preferisce parlare in inglese – che suona meglio, ma non dice niente. Dopo il loro primo album i Ministri hanno trovato in BlackOut / Universal Music la casa discografica per il loro esordio. Nasce così LA PIAZZA: chi si aspetta una versione edulcorata dell’attitudine iconoclasta della band verrà deluso. I quattro brani che anticipano il full-length che verrà pubblicato il prossimo autunno non sono stati né imbrigliati, né ammaestrati. Il risultato di questo Ep è di un lavoro denso, ironico, incattivito e suggestivo. La piazza né è di certo il manifesto. I Ministri lo dicono a chiare lettere in Fari Spenti: facciamo il bene se ci viene, e se non viene, pace. In uno scenario immobile, con da una parte il realismo comodo di certo hip-hop e dall’altra il pacifismo seduto degli ultimi dieci anni, i Ministri richiamano tutti all’azione – perché per fare il bene bisogna rischiare qualcosa. Non è da meno il brano che segue: Diritto al Tetto affronta insieme il curioso paradosso per il quale oggi non solo non è garantito appunto un “diritto al tetto”, ma nemmeno quello a non averlo – con casi vergognosi, come quello dei senzatetto condannati agli arresti domiciliari sulle panchine. Meglio Se Non Lo Sai è l’altra faccia della medaglia: è un tormentone atipico sulla voglia di molti di non sapere, di farla finita una volta per tutte col mondo e ritirarsi nel proprio giardino. Chiude il quartetto Le Parole Da Non Dire, uno dei brani più maturi e intensi. Il sogno tradito di un’adolescenza che aveva scambiato la voglia di apparire con la rivoluzione è l’humus dal quale parte un lungo flusso di coscienza, in equilibrio tra la grande tradizione cantautorale italiana e il post-rock più suggestivo. JOLAURLO è voglia di gridare ma anche di incantare e di esplorare contraddizioni, ambiguità, contaminazioni. Jolaurlo è una band di grande impatto, che contamina punkrock e reggae-ska e contagia il pubblico con un sapiente innesto di musica, parola, immagine ed energia umana. Per definire il proprio genere ha coniato il termine Pulp rock! La vittoria, nel 2000, del concorso "Pagella Rock" proietta gli Jolaurlo per la prima volta fuori dai confini della Puglia, ad aprire il concerto dei Prozac+ a Milano. La fantastica risposta del pubblico, anche in una situazione così nuova, spinge gli Jolaurlo a continuare, suonando nei contesti più diversi e ottenendo ottimi risultati in molti concorsi per gruppi emergenti (Pagella Rock, Arezzowave, Bari Ground etc.). Fra jack poco funzionanti, amplificatori esplosi e quasi mai retribuiti gli Jolaurlo arrivano a fare in un anno circa 170 date, configurandosi così come un gruppo fondamentalmente live. Dopo Enjoy it! – demo di 4 tracce dal vivo incise nel 2000 nasce la voglia di un nuovo Cd, che conservi l’atmosfera dei concerti ma che vi aggiunga una maggiore cura dei suoni e degli arrangiamenti. Nel 2003 gli Jolaurlo aprono i concerti dei 24 Grana e degli Articolo 31 a Marina di Camerorta (SA), e in quel contesto vengono in contatto con i Bisca di Napoli. Nasce una collaborazione e Vinci Acunto, tastieristaarrangiatore dei Bisca, si incarica della direzione artistica del nuovo disco degli Jolaurlo. D’Istanti viene pubblicato nel 2005 dall’etichetta indipendente TubeRecords. Con D'Istanti fanno capolino nel sound degli Jolaurlo cenni di elettronica che rendono ancora più variegata la “tavolozza” di suoni e di generi con cui dipingono il loro progetto di “contamin’azione” musicale, da loro definito Pulp-rock. Dirsi “pulp” per loro significa ammettere l’incapacità teorica ma anche artistica di produrre qualcosa di mai fatto prima. La loro musica fatta di incursioni nel Dub-elettronico con sprizzate di Punk’n roll grintoso ed energico e di melodia quanto basta, si ricollega alle sperimentazioni iniziate negli anni '80 da Ozric tentacles, Madness, Police, Manonegra ("Patchanka”) e riprese in Italia negli anni '90 da Ustmamò, 99 Posse, CSI e Le Luop Garou. Pulp rock è l'interazione di linguaggi diversi: né belli né brutti, né buoni né cattivi, vecchi e nuovi gli Jolaurlo rappresentano la convivenza non sempre pacifica di entrambi i poli. I testi, tutti di Marzia Stano, non trascurano a volte il puro gusto del suono della parola, ma non rinunciano a comunicare. Da cui anche la scelta di cantare in italiano. Sia che riguardino tematiche personali – l'ansia, il sesso, l'odio e l'amore, il rapporto col tempo – sia che trattino di problemi sociali – media, consumismo, religione – le canzoni degli Jolaurlo parlano con uguale gusto ed efficacia a mente ed emozioni. Perché la "militanza" degli Jolaurlo non è mai astratta, mai esibita o ridotta a etichetta, ma sentita vissuta e combattuta con il corpo e con la mente, con la capacità di collegarla alle cose di ogni giorno e mai senza un pizzico di ironia. E a riprova di tutto ciò, nell’ultimo anno sono arrivate anche importanti gratificazioni: la band ha infatti vinto le selezioni regionali per Arezzo Wave, palco sul quale è stata grande protagonista questa estate all’interno del tabellone principale; ha partecipato inoltre all’ultimo “Meeting del Mare” di Marina di Camerota (Sa) supportando artisti del calibro di Battiato e Linea 77. In Luglio la band è salita sul palco del Neapolis a fianco di artisti di livello assoluto quali Iggy Pop, Santana, Robert Plant ecc.. Infine gli Jolaurlo hanno partecipato alle fase finali di “Primo Maggio tutto l’anno”, legato al “Concerto del Primo Maggio” di Roma, e sono stati finalisti anche per il contest legato allo “Sziget Festival” (Ungheria), il più grande festival europeo. Il 9 novembre 2007 esce InMediataMente, nuovo album di inediti pubblicato dalla OTR/Tube records. Le luci della centrale elettrica illuminano le periferie delle città. si vedono dalle tangenziali, dalle strade provinciali, dalle nostre finestre a contemplare il panorama delle case popolari tutte uguali. con la scritta COOP rossa che svetta e i camion dei netturbini che investono i nottambuli e passano a pulire quel poco di sporco e di disturbo che siamo riusciti a provocare. canzoni senza stelle, con costellazioni di macchie di sperma sui tuoi vestiti neri, che strillano di carceri speciali e di lavori rari. Siano scivoli per te le occhiaia dei pendolari e le merde dei cani. Portami a bere dalle pozzanghere. a subaffittare i pezzi dei vecchi cantautori, di De Andrè che stava seduto per cantare, ubriaco fradicio, e dei gruppi punk dei primi anni ottanta che si fabbricavano vestiti adatti per combattere le loro guerre stellari. E non si pettinavano abbastanza per vederti. Con canzoni contagiate, siringhe male disinfettate, canzoni con l'epatite e occhi di criptonite. Assaltatori dei cieli e tuffatori dai grattacieli. io e te tre metri sotto terra. Incitamenti a resistere spudoratamente e tanta santa impazienza. ci piscino pure addosso gli angeli e i conoscenti morti negli incidenti stradali. Proteggimi dai lacrimogeni. e proteggimi le sopracciglia dai manganelli. è ora di ricucirsi i polsi. sono state accese da me in un pomeriggio troppo lungo e troppo azzurro come progetto di cantautorato denuclearizzato. Un cantautorato attualizzato, che non trascuri le distorsioni sature, le frasi urlate, i ritmi ossessivi. Una chitarra acustica/distorta comprata a rate e una voce che sussurra urla e tossisce. cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero. Da marzo scorso ho suonato in apertura di parecchi concerti di Moltheni grazie al paradossale interesse di quest'ultimo per Le luci della centrale elettrica. aprii date anche di Vinicio Capossela, degli Ardecore, dei Franklin Delano, di Bugo, di Dente, dei Tre Allegri Ragazzi Morti, degli Zen Circus, e di Giorgio Canali. Ho stravolto Un Giorno Balordo per una compilation dei Diaframma voluta da Federico Fiumani in uscita a metà maggio e che vede la partecipazione tra gli altri di Marlene Kuntz, Baustelle, The Zen Circus, Dente, The Niro ecc ecc ecc ecc Il primo maggio fuoriesce per La Tempesta CANZONI DA SPIAGGIA DETURPATA il cosiddetto disco d'esordio de Le Luci Della Centrale Elettrica (quello precedente era un demo e non aveva un nome). andiamo a vedere i colori delle ciminiere dall'alto dei nostri elicotteri immaginari andiamo a dare fuoco ai tramonti e alle macchine parcheggiate male ad assaltare ancora i cieli a farci sconfiggere e finire sui telegiornali foto in bianco e nero delle nostre facce stravolte sui quotidiani locali andiamo a vedere cantieri delle case popolari dai finestrini dei treni ad alta velocità trasformiamo questa città in un'altra cazzo di città andiamo a vedere le luci della centrale elettrica INFLUENZE Luca Carboni quando era un tossico, le nuvole della montedison, i CCCP, De andrè, Leo Ferrè, le moretti nanni moretti e gli schiamazzi notturni, fiducia nel nulla migliore di Moltheni e il rumore della fiat uno a metano, i porno amatoriali, Babalot, i discorsi dei fatticci e i giudizi universali dei frequentatori assidui dei bar, altri libertini di tondelli, closet meraviglia di cesare basile, In quiete, i quinto stato, amici/he, i La quiete, mia mamma che canticchia battisti, Gipi e i baci dalla provincia, ferrara dimmerda, i CSI,le voci metalliche, giorgiocanali, Bolognaelepassanti, blob e le manganellate, Claudio Lolli e il suo sogno numero zero, Babsi Jones, Miss violetta, Nada e tutte le altre mie madri, er truceklan, i muezzin di Sarajevo, Sary, i fluxus e Rino Gaetano, qualche canzone stupenda dei baustelle, Mostar, le luci della centrale elettrica, i camion notturni dei netturbini, le occhiaia dei pendolari, i diaframma, ecce bombo, le straordinarie avventure di Pentothal e gli ultimi giorni di Pompeo, gli anni zero, gli anni a novanta, i cantanti morti, i padri e i loro padri morti, Céline e Vian, i temporali festivi, il cd di de gregori con la pecora in copertina, le avanGuardie, le ceres usate come molotov, la linea della fronte, il fuoco amico, le seghe mentali e non, il rumore del mare e della tosse, le albe in treno fuori dal finestrino vietato sporgersi, la provincia buonificata, le donne osservate, ordigni, il punk ferrarese degli anni ottanta, l'alcool l'insonnia ghezzi la morte, quelli che hanno qualcosa dentro che LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA (canzoni d'amore e di merda dalla provincia) RASSEGNA STAMPA COPERTINA DI BLOW UP maggio 2008 DISCO DEL MESE SU RUMORE maggio 2008 Il progetto è una bomba: otto tracce di urla irrimediabili che danno ruggine a frasi vissute e non più dimenticate. Un ritratto decadente di Ferrara, romanzo e conflitto, provincia e nuova generazione. Andiamo a vedere - niente. "Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica". Peggio gioventù di cui indelebili restano le lune degli occhi disfatte. (...) Canta il piacere improbabile della civiltà postindustriale. Che trova conforto nella pulizia meccanica dei netturbini, nelle insegne della Coop. Una generazione di finto benessere, che cerca poesia di materiali industriali. L'artificiale non fà male o ne fà meno. Parole furiose da squarciagola o da bisbigli incatenati. Niente di sbagliato, la passione straripa e deturpa e colma l'assetto compositivo a volte scarno a volte scarnificato. Se vi brucia la gola è solo l'inizio. Claudia Selmi, ROCKIT (07/06/07) Le Luci Della Centrale Elettrica, al secolo Vasco Brondi: immaginate, anzi, ascoltate un turbine assemblato con gli scarti di Rino Gaetano, Massimo Volume, Bukowski e Baudelaire, Giordano Tedoldi e i nichilisti storici, ambientato nella pianura biker degli Offlaga e dotato di fraseologia disillusa a prontissima presa. (...) un diamante grezzo senza rivali lingua alla mano: parchimetri e case sfitte, memoria documentata, scorrettezza politica lo pongono su un piano di alterità complessiva e benvenuta come una sveglia. Enrico Veronese, BLOW UP(Luglio-Agosto 2007) Incanta soprattutto dal punto di vista delle liriche questo esordio. (...) da Lolli a Daolio che invece delle sigarette eccede in alcool, facendo tabula rasa elettrificata e ovviamente pagando dazio ai CCCP (che non ci sono più), ma con una rabbia giovane che infatti spritza da tutti i pori di questo gioiellino. Un esordio col botto che fa bruciare gli occhi, quasi quanto i lacrimogeni da cui la musica di Vasco si e ci protegge. Er-P, RUMORE (Luglio-Agosto 2007) Le Luci della Centrale Elettrica, unica illuminazione – insieme a una immancabile insegna della Coop – per un paesaggio urbano desolante nella sua piatta e inumana monotonia; quello non solo di Ferrara, che Vasco Brondi (titolare unico di progetto e ragione sociale) conosce bene, ma anche di qualsiasi città medio-grande, non solo italiana. Un contesto desolante, che fa da sfondo a composizioni che grondano tensione e rabbia, ma che non mancano di limpidi squarci di poesia e intimismo. Come un frullatore in cui siano stati messi i cantautori classici come i CCCP e Rino Gaetano, le canzoni de Le Luci della Centrale Elettrica sono un urlo di dolore e un diario intimo, uno sfogo catartico e una carezza romantica, intense e toccanti nella loro essenza scarnificata (voce, una chitarra acustica, un’elettrica e poco altro). In attesa di un primo disco che sarà prodotto da Giorgio Canali è possibile farne la conoscenza – e noi ve lo consigliamo vivamente – collegandosi a www.myspace.com/lelucidellacentraleelettrica. Aurelio Pasini, IL MUCCHIO SELVAGGIO Morgan ed Andy, amici dai tempi del liceo, hanno già all’attivo diverse esperienze musicali sotto svariati nomi e fogge quando, nel 1992 danno vita all’embrione dei Bluvertigo. Con loro c’è il chitarrista Marco Pancaldi al quale si aggiunge presto il batterista Stefano Panceri, commesso del reparto strumenti al negozio Ricordi di Monza. Il gruppo si propone dal vivo con il materiale che verrà registrato in un primo demo intitolato Le note del poeta fingitore (tuttora in circolazione tra gli appassionati). Supportati con entusiasmo da Robert Gligorov, un macedone con ambizioni da talent-scout, riescono a catturare l’interesse di una casa discografica indipendente del capoluogo lombardo, la Cave Digital. Rimasti in tre, per l’uscita di Panceri dalla formazione, mentre sono già in studio per registrare il loro primo album i Bluvertigo trovano la disponibilità di Sergio Carnevale che diventa il batterista ufficiale della band. Nel 1994 esce il primo singolo dei Bluvertigo “Iodio”, presentato a Sanremo Giovani. Nel novembre dello stesso anno esce il primo album ACIDI E BASI, accompagnato da due videoclip (“Iodio” e “LSD - la sua dimensione -”) che catalizzano l’attenzione del pubblico e dei media. Con questo assetto il gruppo affronta un tour italiano, come supporter degli Oasis, realizza una cover di “Prospettiva Nevsky” per un album-tributo a Franco Battiato, partecipa al concerto del Primo Maggio a Roma e inaugura con Mauro Pagani l’apertura della personale di Andy Warhol con un grandioso concerto al Teatro delle Erbe. Nel 96, provato dalla dura gavetta, Pancaldi abbandona la band e lascia il posto al giovane Livio Magnini, un chitarrista-atleta campione internazionale di sciabola che ha anche all’attivo lun’esperienza come prodotte per l’album degli N8 Reality Fate (1993). Con la nuova line-up i Bluvertigo realizzano il secondo album METALLO NON METALLO (1997). Dopo una prima settimana in classifica il disco scompare, per poi riapparire a sorpresa un anno e mezzo dopo, sulla scia di un’intensa attività live (180 date in tutta Italia e supporting-act dei Tears for Fears) e grazie a tre videoclip (“Fuori dal tempo”, “Altre forme di vita”, “Cieli neri”) che valgono ai Bluvertigo il premio agli Mtv European Music Awards come miglior band del Sud Europa. Il biennio 98/99 si rivela particolarmente denso di avvenimenti per i Bluvertigo: la collaborazione con la Fondazione Medikinale di Parma che culmina in uno spettacolo multimediale di incontro arte-scienza (Il Prix Leonardo al Teatro Regio di Parma), la partecipazione ai più importanti rock festival italiani (Heineken Jammin Festival, MTV Day, Bellinzona, Meta Rock), l’esibizione al Premio Tenco ’99. Numerose e spontanee sono anche le collaborazioni musicali: Antonella Ruggiero (Registrazioni Moderne), Franco Battiato (Gommalacca), Alice (Exit e Personal Juke Box), Juri Camisasca (Arcano Enigma), Subsonica (Microchip Emozionale), Cristina Donà (Nido). In questo periodo Morgan produce anche due fortunati dischi d'esordio: Playback dei Soerba e L'Eroe Romantico dei La Sintesi. Andy, invece, spinto dalla passione per la pittura espone le sue opere in vari contesti e rassegne, e partecipa a "Musica senza suono", un'iniziativa di Francesco Messina con protagonisti i musicisti-pittori italiani. Ma il 1999 è anche e soprattutto l’anno del terzo album ZERO - ovvero “la famosa nevicata dell'85”, ultimo capitolo di una “trilogia chimica” inaugurata nel 1995 da ACIDI E BASI. ZERO, lavoro complesso e avanguardistico, è il risultato di un lungo viaggio attraverso le tecnologie digitali, affrontato personalmente e in totale autonomia dai quattro elementi della band che si riconferma così originale laboratorio di sperimentazione gestionale, sonora, grafica e filmica (i videoclip di “La crisi”, “Soprappensiero” e soprattutto “Sono=Sono”, piccolo capolavoro di effettistica e creatività visuale). I tredici testi delle canzoni di ZERO sono estratti da un più vasto lavoro poetico di Morgan che trova la sua pubblicazione in un libro della Bompiani intitolato 'Di(s)soluzione', al quale viene allegato il cd Canone Inverso, inedito esperimento dei Bluvertigo di fusione pop-poesia nato da una interessante collaborazione del gruppo con alcuni poeti e letterati (Alda Merini, Manlio Sgalambro, Enrico Ghezzi, Rosaria Lo Russo, Tommaso Ottonieri, Murray Lachlan Young, Luca Ragagnin ,Nanni Balestrini, Aldo Nove, Elio Pagliarini). Il nuovo lavoro viene promosso dal tour ipertecnologico 'Digital Low Live', a cui seguiranno l’’Electric Live Tour’ (con tappa al concerto del Primo Maggio e al concerto di Tor Vergata per l’annullamento del debito) e, nell’estate 2000, il ‘3 PM Live’. Sempre nel 99 i Bluvertigo ricevono dal Prix Leonardo, festival internazionale sulla scienza, il "Premio Speciale Per La Comunicazione Ai Giovani", come gruppo europeo artisticamente più creativo nell'interpretare i grandi interrogativi che la società e la scienza si pongono oggi. L’anno si chiude in bellezza, con la rivista Tribe che premia i Bluvertigo come miglior gruppo, con il 'Tribe Awards 2000'. Tappa successiva: Festival di Sanremo 2001. I Bluvertigo vi partecipano con “L'assenzio”, firmato da Morgan e Luca Urbani dei Soerba. Il brano viene inserito in POP TOOLS, prima raccolta antologica di canzoni del gruppo dagli esordi fino al 2001. La raccolta contiene 14 brani di cui due inediti (“Comequando” e L’assenzio”) collocati alle due estremità della sequenza, mentre i 12 rimanenti sono posizionati in ordine cronologico di pubblicazione. Questo permette di cogliere con chiarezza il percorso creativo del gruppo, sin dagli inizi in equilibrio dialettico tra elettronica e suono elettrico. L'ascolto d'insieme di queste canzoni fa inoltre emergere un costante "discorso sui generi". I generi diventano gli "arnesi" (tools) utili per costruire l'oggetto e il gruppo si trasforma in un laboratorio che assembla materiali anche molto distanti tra loro. Composizione e s-composizione. Il pop è il non-genere che attinge all'esterno da un'infinità multiforme per creare dei mondi finiti. “L'assenzio” nasce dall'idea di lavorare ad una musica "cubista", cioè alterata nelle proporzioni e fitta d'illusioni prospettiche. Il carteggio e-mail tra Morgan e il compositore di Padova Carlo Carcano sulla musica "cubista" è servito a comporre la parte orchestrale destinata, tra l'altro, all'orchestra sanremese. Il riferimento nel testo all'anno 1904 permette di decifrare una citazione tematica tratta dall'opera Madame Batterfly di Puccini dello stesso 1904. “L’assenzio” dà vita anche a un videoclip scritto da Morgan e Asia Argento, divenuta nel frattempo la sua compagna. Girato dalla stessa Asia il clip vince al “Festival delle etichette indipendenti” di Faenza il premio come Miglior Video Italiano. Dal rapporto di Morgan con Asia, il 20 giugno 2001 nasce Anna Lou Maria Rio. Sempre nel 2001 Morgan arrangia e produce l’album di Mao, Black Mokette e il 15 luglio 2002 i Bluvertigo aprono il concerto del loro “maestro”, David Bowie, per la sua unica data italiana, a Lucca. Dal 2002 in avanti l’attività dei Bluvertigo resta ferma ma ciascuno dei componenti del gruppo sviluppa progetti personali. Morgan, dopo un cameo da attore nel film di Franco Battiato “Perduto Amor” (2002), lavora al suo primo album solista, Canzoni dell’appartamento, pubblicato nel 2003 dalla Sony Music e vincitore del Premio Tenco come Miglior Opera Prima. Segue un lunghissimo tour che durerà fino al 2005 e sarà ricco di sorprese, soprattutto di esecuzioni di cover del cantautorato italiano più o meno dimenticato, da Lauzi, a Bindi, fino a Paoli e Tenco. Nel 2004 realizza la colonna sonora del lungometraggio di Alex Infascelli “Il siero della vanità”. Nel 2005 firma invece un nuovo lavoro, il remake integrale (e in chiave barocca e contemporanea) del famoso Non al denaro, né all’amore né al cielo, album inciso nel 71 da Fabrizio De Andrè e ispirato all’”Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. Nel 2006 scrive le musiche per il cortometraggio “Il quarto sesso” di Marco Costa e partecipa al programma televisivo di Andrea Pezzi “Il tornasole”. Nel giugno 2007 arriva nei negozi il nuovo album di Morgan, Da A ad A – Teoria delle catastrofi, un disco complesso, a più piani armonici, ricco di riferimenti classici (da Bach a Wagner) e pop (dai Pink Floyd ai Beatles,Beach Boys e a Battiato) nonché ricco d’animo letterario, da John Donne ad Erasmo da Rotterdam, passando per Borges e Camus. Il titolo si riferisce principalmente al concetto del ritorno, noi, come Sisifo nel libro di Camus, ritorniamo sempre nello stesso punto, assurdamente, nonostante la vita si inerpichi per “strade secondarie e tortuose”. Il disco è ricco di partecipazioni: Asia Argento, la piccola Anna Lou, i Lombroso, Badara Sek e Cecilia Chailly. Nella primavera 2008 Morgan torna in tv, affiancando Simona Ventura e Mara Maionchi nel programma musicale di Rai 2 “X Factor”. Andy si concentra sulle sue attività pittoriche e poliformi. Dopo svariati progetti come sonorizzatore nel campo del teatro e della danza contemporanea e le musiche per “Gee-Andy”, un balletto contemporaneo ispirato alla vita di Andy Warhol, nel 2003 realizza per il Teatro 2 di Parma la sonorizzazione di “Corpo d’opera”. Sempre nel 2003 con la collaborazione della ballerina Stefania Brannetti mette in scena “La danza dell’aviatrice” tratto dal manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti, che viene presentata in esclusiva al Festival delle Arti di Amandola sotto la regia di Pepi Morgia. Successivamente Andy inaugura la sua attività di dee jay, proponendo in giro per l’Italia un dj set di matrice anni 80. Nei club dove si esibisce allestisce diverse mostre dei suoi dipinti fluorescenti. Lavora anche nel campo della moda realizzando tessuti e dipinti e collezionando collaborazioni con la maison Enrico Coveri e Iceberg. Realizza pitture anche per Bruno Bordese, Converse, Carlsberg e ritrae Condoleza Rice per l’Ambasciata Americana. Grazie all’amicizia con Marco Lodola collabora al progetto “Lodolandy”, allestendo con lui diverse mostre di opere a quattro mani. Nel 2007 inizia la lavorazione del suo album solista, un progetto vasto non ancora concluso, in coproduzione con Marco Pancaldi per la parte suonata, e con Xelius Project per quella elettronica. Livio lavora con successo –come co-produttore, arrangiatore e al mixaggio-, agli album di Giorgia Greatest Hits – Le cose non vanno mai come credi (best seller del 2002/2003 con 500mila copie vendute) e Ladra di vento (2003); il brano “Gocce di memoria”, tratto da quest’ultimo album e inserito nella colonna sonora di “La finestra di fronte” di Ozpetek si aggiudica il “Nastro d’Argento 2003”. Si occupa poi del mixaggio di We’ve Got Tonight di Ronan Keating, presente nell’ultimo album di quest’ultimo e tema principale del film “Notting Hill“. Collabora come produttore, arrangiatore tecnico del suono e/o musicista con artisti italiani di ogni estrazione artistica, dal jazz (Renato Sellani, Attilio Zanchi, Roberto Gatto, Tiziana Ghiglioni, Massimo Moriconi, Gianluigi Trovesi) al pop (Sottotono, Daniele Stefani, Delta V, Giorgia, Alice) al rock (Prozac+, Subsonica, Time Machine, Node, Carnival of Fools, Six Minute War Madness, Tupelo, Sottopressione, Crummy stuff). Realizza remix per artisti internazionali come Mary J Blidge, Shola Ama e Bill Laswell. Nel 2004 firma il tema principale per la colonna sonora del film “Happy House”. Lo stesso anno, insieme a Emilio Cozzi e Jacopo Rondinella, pubblica l’album On the air, con la band dei Jetlag, di cui è anche produttore. Nel 2006 firma la produzione dell’album dei Rino Ceronti Civiltà Spettacolo. Per due anni consecutivi (2006 e 2007) interviene al “Festival della creatività” di Firenze. Livio ha anche un’etichetta editoriale, la Salazoo, con la quale ha realizzato diverse installazioni e sonorizzazioni per corto e lungometraggi. Ha inoltre aderito al progetto musicale Rezophonic che opera con lo scopo di finanziare la costruzione di pozzi in Africa. Sergio, oltre a suonare in tutti gli album solisti di Morgan e nelle relative tournèe, nel 2003 lavora col duo milanese dei Masnedo per 11.22.03, una video-installazione realizzata insieme al noto scrittore francese Michel Houellebecq e presentata a Madrid con grande successo di critica e pubblico (finalista al 56° International Film Festival di Locarno). Nel 2006 partecipa alla realizzazione di Le ombre, primo album solista di Lele Battista dei La Sintesi. Nel maggio 2006, invece, è fra gli artisti che prestano il loro contributo alla realizzazione dell’album Lato D, dedicato allo scomparso D.RaD degli Almamegretta. Nel 2007 partecipa alla lavorazione del primo album solista di Andy. A partire dall’aprile 2007 Sergio collabora con i Baustelle: suona la batteria nel loro quarto album Amen e nel tour che ne segue. LINE-UP Marco ‘Morgan’ Castoldi (1972) – voce, basso, piano Andrea ‘Andy’ Fumagalli (1971) – sax, tastiere, cori Livio Magnini (1973) – chitarra Sergio Carnevale (1970) – batteria, percussioni line-up 1992/1994: Morgan-Andy-Pancaldi line-up 1994/1996: Morgan-Andy-Pancaldi-Sergio line-up 1996/oggi: Morgan-Andy-Livio-Sergio Davide Combusti, in arte The Niro, nasce a Roma nel 1978. Il padre, batterista, gli trasmette sin da bambino l’amore per la musica e per la batteria, il primo strumento che impara a suonare. Con il passare del tempo alla passione per le percussioni si affianca anche quella per altri strumenti musicali, primi tra tutti chitarra e basso. Davide, ormai polistrumentista, inizia a collaborare con diverse formazioni capitoline in qualità di batterista. Nel 2002 decide di intraprendere un percorso più personale e fonda i “The Niro”, di cui è autore di testi e musiche. Dopo l’esperienza con la band, Davide prosegue da solo come cantautore, mantenendo comunque il nome d’arte. Nel 2005 apre la data romana del noto cantautore norvegese Sondre Lerche e successivamente viene invitato a dividere il palco con una moltitudine di songwriters stranieri, come Tom Hingley, leader degli Inspiral Carpets e Lou Barlow dei Dinosaur jr, i quali si dichiarano suoi estimatori. Apre i concerti di Zephyrs, Okkervill River, Isobel Campbell, TKO e nel febbraio del 2006 viene invitato a suonare a Tucson, in Arizona. Si esibisce per due sere consecutive al Red Room (luogo nel quale spesso suona Howe Gelb) insieme con Tom Walbank, miglior bluesman 2005 dell'Arizona, e i Pearl Handed Pistol. Appena tornato in Italia non mancano altre occasioni per esibirsi dal vivo. The Niro viene chiamato come supporter, chitarra e voce, per la data romana del tour dei Deep Purple e successivamente come supporter per il tour della band inglese dei Circulus. Nel 2006 la Radio dell'Università di Boston invita The Niro al tributo mondiale in onore di Elliott Smith, al quale partecipa con una reinterpretazione di Everything reminds me of her. Nell’estate dello stesso anno apre il concerto a Londra di Carmen Consoli e suona in giro per l’Europa: a Vienna, dove si esibisce al Tunnel e al Café Carina, e a Parigi, alla "Fléche d'or". Nel frattempo esce la compilation "A century of Covers", tributo ai Belle and Sebastian, nella quale The Niro torna al lo-fi con la cover casalinga di "I fought in a War". Verso la fine del 2006 The Niro viene contattato da Chris Hufford, manager dei Radiohead, per partecipare a un progetto da lui prodotto , insieme a Ned Bigham, chiamato Anti Atlas. Davide scrive il testo e riarrangia parte del brano strumentale "Coro", così nasce "The Travellers", che compare nel disco Between Voices 2, uscito nell’agosto 2007 per l’etichetta inglese One little Indian. Nel frattempo The Niro continua ad esibirsi in apertura ad artisti di prestigio quali Badly Drawn Boy, Mirah, Isobel Campbel Chris Leo. Nel 2007 torna a Londra per esibirsi al the Fly e al The George Tavern. Poi parte alla volta di New York dove tra fine agosto e settembre si esibisce per cinque sere consecutive in alcuni club, tra cui il Pianos e il Sidewalk, dove sono cresciuti artisti statunitensi come Regina Spektor e Adam Green. A gennaio 2008 pubblica con un EP “An Ordinary Man” che contiene quattro brani (1. About love an difference 2. Mistake 3. Just for a bit 4. On our hill ). L’ultima traccia è lo street video del singolo “About love and difference”. Testi e musiche sono firmati da Davide Combusti. Produttori Gianluca Vaccaro, Che già ha lavorato con Carmen Consoli, e Roberto Procaccini, tastierista degli 8Ohm. Ad oggi the Niro ha aperto in Italia i concerti di Carmen Consoli, Deep Purple ed Amy Winehouse. L’album d’esordio di The Niro, dal titolo omonimo, è uscito l’11 aprile 2008. Il disco, intitolato semplicemente “The Niro”, contiene 13 brani interamente scritti da Davide Combusti che già aveva in parte anticipato a febbraio nell’EP “An ordinary man”, suscitando molta curiosità e attenzione della critica e del pubblico. Alle quattro tracce dell’EP (“About love and difference”, “Mistake”, “Just for a bit”, “On our hill”) si aggiungono ora altri dieci brani da lui scritti e composti in inglese, che raccontano il suo mondo (quali il singolo “Liar”, “You think you are”, “So different”, “Cruel”…). L’album è prodotto da Gianluca Vaccaro (che già ha lavorato con Carmen Consoli) e Roberto Procaccini (tastierista degli 8Ohm). I Fratelli Calafuria si formano nel 2002 a Milano da un’idea di Andrea Volontè, Paco Vercelloni e Tato Vastola. Da anni attivi in realtà musicali nell’ambito rock/hardcore/metal italiano, amici di lunga data, innamorati delle sonorità forti ma col pallino della canzone, i tre iniziano un percorso di sperimentazione che li porterà a incidere un CD autoprodotto “Violent People” in lingua inglese, e ad intraprendere una consistente attività live. Delineate le coordinate del loro sound, nel 2004 incidono un secondo CD “Le Cicatrici”, questa volta cantato in lingua italiana. Le liriche dipingono un quotidiano assurdo e grottesco, e mostrano il taglio di chi non vuole prendersi per niente sul serio. Il sound rimane ruvido, urbano e minimale, lasciando ampi spazi alla melodia. L’attività live continua e il loro repertorio si intensifica e perfeziona, finchè nel 2006 iniziano la collaborazione con il Massive Arts Studio di Milano, che sfocerà nella registrazione del loro primo vero album. Un lavoro nuovo, fresco, che spazia dal post-punk alla caricatura del pop da classifica, amalgamando tutto in una formula sonora dai lineamenti incisivi, senza compromessi. Il disco conterrà i quattro brani di “Le Cicatrici” più sei brani inediti ed uscirà per Sony Music Publishing nella primavera del 2007. Un lavoro nuovo, fresco, che spazia dal post-punk alla caricatura del pop, amalgamando tutto in una formula sonora dai lineamenti incisivi e senza compromessi. La loro musica...violenza rock allo stato puro! Il video del singolo “Di Getto” è in alta rotazione su MTV e Rock TV. Dopo essere stati selezionati per il Jack Daniel's tour di quest'anno, i Fratelli Calafuria sono stati scelti da una giuria internazionale per rappresentare il nostro paese ad un evento svoltosi a Nashville (USA) lo scorso 14 aprile al quale hanno partecipato gruppi provenienti da Repubblica Ceca, Spagna, Francia e Turchia: headliner dello speciale evento sono stati gli alfieri del "nuovo" brit pop Kaiser Chiefs e la punk-funk band dei The Rapture. “Ci vuole stile per andare in manicomio yeah!” Così si apre 'Senza Titolo' il primo full-lenght ufficiale dei Fratelli Calafuria, trio milanese attivo da diversi anni nell’underground nord-italico, con alle spalle due pubblicazioni autoprodotte e un’invidiabile serie di live. I tre suonano un rock/punk potente, diretto e squadrato con una ‘attitude’ davvero fuori dagli schemi. L’atmosfera che si respira nei 12 brani del disco è quella allucinata e luccicante della Milano dei nostri giorni, un ruvido mix di post-punk rigorosamente anni 90 e di caricature italo-trash. Su un impianto minimale chitarra/basso/batteria i Fratelli costruiscono 12 piccoli gioielli di hard-pop al vetriolo, contrastando sonorità spesso ‘poco amichevoli’ con acrobatici calembour lirici e improbabili tessiture vocali, ormai diventati marchio distintivo della band. Andrea Volontè, voce chitarra e autore spiega così l’attitudine della band: “Ci piace giocare. L’approccio ludico e senza regole è l’unica via. Vogliamo ri-mandare al bel paese la seriosità che pervade sia le nicchie underground con ampli a manetta sia l’obsoleto impianto discografico major, vomitandoci sopra le nostre barzellette da settimana enigmistica. Deve essere tutto un gioco. Molto ben fatto, sia chiaro, e presentato a volumi altissimi!” La collaborazione con la struttura Massive Arts di Milano per la realizzazione dell’album ha subito reso limpidi gli obbiettivi della band, regalandoci questi tre quarti d’ora di musica ottimamente pensata e realizzata. Prodotto da Ivo Grasso e Bicio Grenghi per Massive Arts records, mixato da Marco Barusso (già fonico per Lacuna Coil, Elio e Le Storie Tese & many more…) e masterizzato da Alberto Cutolo. RASSEGNA STAMPA RUMORE 'Una delle migliori uscite indie di questo 2008.’ MUSICA E DISCHI 'L’esordio discografico del power punk trio meneghino ha tutte le carte per trasformare il vecchio e demodé stivale italico in un paio di fiammanti e comode sneakers adatte a scalare i muri della metropoli e le vette della classifica.’ IL MUCCHIO SELVAGGIO 'Rock che diventa punk ma che sa nascondere molta melodia tra le distorsioni, il tutto punteggiato da testi semplicemente intelligenti, o intelligentemente semplici se preferite.’ ROCKIT 'Un album che lascerà i più arguti tra di voi con un coloratissimo punto interrogativo tra le mani (che da qualunque angolazione lo guardi non si capisce perchè continui a guardarlo).’ IN YOUR EYES EZINE 'Sfrontati, deliranti, matematici, incalzanti, una delle cose migliori uscite in questo inizio d'anno in Italia.’ SONIC BANDS 'Un esordio con tanto ritmo, intelligente, pazzo, che lascia il segno ed è divertente da ascoltare.’ ROCK HARD 'I Fratelli Calafuria rappresentano un raggio di luce nel pretenzioso ambiente del rock italiano.’ LEFT 'Il trio milanese che dal vivo riesce a fare quanto una band di diciotto elementi.’ ROCKLINE 'La maturità del loro sound condita con una personalità che emerge sgomitando da ogni ritornello, si incastra tanto perfettamente ed inaspettatamente con un rock post-punk al vetriolo pregno di luccicanti melodie pop da lasciare perplessi riguardo alla straordinaria facilità ed efficacia con cui questo avviene.’ TRUBLEZINE 'Non so ancora se i Fratelli Calafuria si vogliono prendere per i fondelli oppure quelli a essere presi per il culo siamo noi, ma so solo che qualunque cosa intendano fare sta dando i suoi frutti.’ ROCKERILLA 'I Calafuria picchiano sui canoni del punkcore come e più di una squadra di implacabili luddisti. Un mix di rabbia e sarcasmo che i tre riescono mantenere sui binari della canzone senza costringersi ad eseguire spericolate acorbazie.’ BABYLON 'I Fratelli giocano a creare esplosivi episodi rock, volutamente esagerati e infarciti, per dissacrare, rompere gli schemi, infrangere le regole.’ MELTIN’ POT 'Bravi. Questi Fratelli Calafuria si divertono e ci fanno divertire: utilizzano la triade magica chitarra/basso/batteria, testi nonsense e pongono sullo sfondo la Milano underground di oggi.’ ULTRASONICA 'Sono veloci, con cadenze isteriche contornate da testi surreali, a tratti incomprensibili ma forse il gioco sta anche in questo.’ BEAT 'Eh si, è una Nobile Arte... quella di aver un suono solido ed inquadrato pur essendo solo un trio.’ LOUD VISION 'Bisogna dare atto ai Fratelli Calafuria che il loro esordio spiazza non poco, ed è cosa abbastanza rara se si fa riferimento a un ambito para-mainstream che è toccato solo raramente da intenti sperimentali.’ STAYPUNK 'Nel senso: va bene giocare, ma questo è vendere il culo.’ Il progetto Serpenti nasce alla fine del 2005 quando Luca Serpenti, già da dieci anni bassista del gruppo Ultraviolet, decide di dar vita ad un suono basato sull’utilizzo di chitarre basso, drum-machine e sintetizzatori. La fusione di due grandi passioni per musica rock e musica dance-elettronica portano alla ricerca di soluzioni compositive ballabili ed allo stesso tempo ricche di suoni saturi, con lo scopo di mischiare ritmiche molto cadenzate a melodie e riff ipnotici ed orecchiabili. Le voci sono, invece, affidate a Gianclaudia Franchini (voce degli Ultraviolet) che, avendo alle spalle una grande esperienza musicale, sa impreziosire il suono di Serpenti avvalendosi di soluzioni melodiche di grande impatto e di una voce delicata ma allo stesso tempo molto personale e carismatica. Nel desiderio di voler coionvolgere sia un pubblico più legato al clubbing che un pubblico più in sintonia con le esibizioni live più classiche, il live-set di Serpenti si struttura in modo tale da poter essere proposto sia all’interno di un dj-set che in un contesto da palco. Il Genio si forma nei primi mesi del 2007, quando Gianluca De Rubertis (già tastierista degli Studiodavoli) e Alessandra Contini decidono di dare voce alle loro canzoni composte al pc, focolare domestico del nuovo millennio. Il Genio suona electro-pop, attraversando atmosfere retrò, canta in italiano e francese, sfuggendo linee rette, attraverso spirali cariche di sensuali suggestioni e di ironici equilibrismi. I tracciati sonori sono di immediato accesso, ma, al tempo stesso, ricercati ed eleganti, in bilico tra gli chansonniers françaises, l'attuale melodia di gruppi come i Blonde Redhead e l'ironia degli Stereo Total. I membri, entrambi di Lecce, tastierista e chitarrista il primo, bassista la seconda, si lasciano ironicamente accompagnare da un Ipod, che diviene il loro batterista ufficiale fin dai primissimi concerti. L'attenzione che il progetto suscita è sin da subito altissima: a soli due mesi dalla sua nascita, Il Genio trova modo di esibirsi, oltre che nel Salento, anche in città come Milano, Roma e Bologna, raggiungendo sul suo myspace ufficiale (www.myspace.com/ilgenio) un numero di ascolti/visite elevatissimo. A Settembre 2007, la proposta discografica della Disastro Records, nuova <>label di casa Cramps Music. Comincia così il lavoro di registrazione del primo album omonimo, che si avvale della supervisione artistica, oltrechè di Davide D'Antuono (art producer per Disastro), di Marco Fasolo (Jennifer Gentle) e Stefano Manca (Sudestudio, fucina dell'indie salentino). Il disco è registrato presso l'Ectoplasmic Garden, tetra oasi dei Jennifer Gentle, inciso su bobina e implementato con ogni sorta di apparecchiatura vintage; missato da Stefano Manca. L'atmosfera dell'album si conferma ironica e sensuale, elegante ma ammiccante al punk, suffragata da testi incisivi e mai banali. Brani come "Pop Porno", dal gusto electro, mostrano come Il Genio sappia riproporre, in maniera ironica ed eloquente, la pornofonia degli anni '60 attraverso strutture immediate ma al contempo ricercate. "Non è possibile" è, invece, una psichedelica invettiva sull'allunaggio disegnata su di una struttura melodica dal sapore classico e retrò. I due brani, citati a titolo esemplificativo, rappresentano soltanto una piccola parte di ciò che le 12 tracce del disco d'esordio promettono di suscitare nelle orecchie dell'ascoltatore. Nel frattempo, fra la schiera degli ammiratori del Genio, spicca il nome di Federico Fiumani, che invita il duo a partecipare al nuovo disco di cover dei Diaframma in prossima uscita. Il disco d’esordio de Il Genio suona electro-pop, in un'atmosfera che si presenta ironica e sensuale, elegante ma ammiccante al punk, suffragata da testi incisivi e mai banali. Ogni brano rivela leggerezza e profondità, tracciati sonori di immediato accesso, che si strutturano nell’ascolto, in bilico tra gli chansonniers françaises, l'attuale melodia di gruppi come i Blonde Redhead e l'ironia degli Stereo Total. Brani come "Pop Porno", dal gusto electro, mostrano come Il Genio sappia riproporre, in maniera ironica ed eloquente, la pornofonia degli anni '60, attraverso strutture immediate ma al contempo ricercate. "Non è possibile" è, invece, una psichedelica invettiva sull'allunaggio disegnata su di una struttura melodica dal sapore classico e retrò. I due brani, citati a titolo esemplificativo, rappresentano soltanto una piccola parte di ciò che le 12 tracce del disco d'esordio promettono di suscitare nelle orecchie dell'ascoltatore.