CHE COS’E’ LA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO La sociologia del diritto in Italia viene rifondata negli anni ’70 da TREVES, dopo un lungo periodo di abbandono. Infatti la rinascita della sociologia giuridica in Italia nel secondo dopoguerra è stata la manifestazione non solo dell’esigenza di rinnovare il diritto dal mondo giuridico, ma anche delle diffuse richieste di un diritto migliore provenienti dalla società. L’OGGETTO specifico della SOCIOLOGIA DEL DIRITTO e della sua ricerca è lo studio dei rapporti tra DIRITTO e SOCIETA’, questi rapporti sono caratterizzati da un continuo interscambio e cioè “Ubi societas ibi ius” o “Ubi ius ibi societas”. (laddove vi è società allora lì vi è diritto - Principio di origine romanistica che sta ad indicare come l'uomo abbisogni necessariamente di regole giuridiche per poter vivere). Infatti la sociologia giuridica proprio per questo suo oggetto è designata dagli studiosi anglosassoni anche con espressioni del tipo: - Law and Society - Law and Sociology - Law and Social Sciences. In poche parole tutto ciò significa che il diritto dovrebbe avere con la società stretti rapporti e la società dovrebbe essere concepita in modo da riconoscere al diritto idonei spazi. Il fondatore della sociologia giuridica è AUGUSTE COMTE: secondo lui il diritto dipende dalla società e distingue la storia in 3 stadi: 1. TEOLOGICO 2. METAFISICO 3. POSITIVO In poche parole secondo lui i giuristi insieme ai metafisici avevano preso il potere nella guida della società succedendo ai teologi e ai militari, ma a loro volta erano destinati a cedere il posto agli scienziati e ai tecnici che avrebbero costituito la futura classe dirigente dell’epoca industriale e positiva. Tutto questo perché gli scienziati sarebbero stati in grado di decifrare meglio la società essendo degli esperti dei metodi di osservazione e di sperimentazione. Quindi Comte aveva da una parte una forte fiducia nella possibilità di conoscere le leggi effettive della società attraverso una FISICA SOCIALE ( denominata SOCIOLOGIA ) e al tempo stesso una sfiducia nelle leggi del diritto con cui avevano a che fare i giuristi destinati, secondo lui, ad essere sempre più distaccati dal mondo reale. In poche parole Comte aveva notato e riflettuto sul forte distacco dei Giuristi dal mondo reale: tutto ciò era dovuto in primo luogo dal forte tecnicismo e chiusura terminologica; in poche parole “tutti possono conoscere il diritto, non tutti possono parlarne!”. Grazie a Comte e alla sociologia che si iniziò a porre l’accento sulla realtà sociale in modo da far uscire i giuristi dalle loro gabbie concettuali e avvicinarli sempre di più ad un esame delle condizioni in cui il diritto opera nella società. Tutto ciò comporta una diversa percezione non solo della SOCIETA’ da parte dei giuristi, ma anche dei GIURISTI da parte della società. Quindi la scienza giuridica dogmatica doveva ampliare il proprio orizzonte e uscire dalle proprie mura. In poche parole le varie discipline giuridiche (il diritto privato, pubblico, commerciale, penale) devono tener conte delle effettive esigenze dell’agire umano a cui si riferiscono che cambiano nel corso del tempo, di conseguenza possono richiedere nuove classificazioni. IL CONCETTO DI DIRITTO Il DIRITTO è una struttura normativa complessa: - dotata di un apparato sanzionatorio riconosciuto - capace di predeterminare le procedure con cui reagire agli stimoli provenienti dalla società - capace di mantenere la coesione della società - applicabile ad ogni campo della vita sociale. In poche parole il DIRITTO è una struttura normativa capace di regolamentare prima se stessa e poi la società: in quanto solo se è regolamentato al suo interno coerentemente, può riuscire a regolamentare un qualunque oggetto posto al suo esterno. Per quanto riguarda il concetto di diritto ci rifacciamo alla CONTROVERSIA tra due grandi filosofi della sociologia giuridica: - EHRLICH - KELSEN Questi due filosofi hanno due visioni diverse del DIRITTO: Eugen Ehrlich, di origini ebree come il suo antagonista Hans Kelsen, era nato a Czernowitz, nella Bucovina, oggi parte della Repubblica Ucraina (ex sovietica). 1) Per EHRLICH è importantissimo lo studio dei fenomeni sociali grazie al quale può svilupparsi il “diritto positivo” posto dallo Stato; quindi la sua visione è incentrata sui “fatti sociali” che nel corso del tempo producono il consolidamento di strutture normative. Di conseguenza le norme giuridiche sono condizionate da variabili storiche e sociologiche esterne all’ordinamento giuridico. 2) Invece la concezione del diritto di KELSEN è incentrata sulle “norme giuridiche” formalmente prodotte dallo Stato; quindi per lui le norme giuridiche sono condizionate da variabili interne all’ordinamento giuridico e proprio per questo si parla di “DIRITTO POSITIVO” di Kelsen che si contrappone al “diritto incrementale” di Ehrich. In poche parole per Kelsen non c’è diritto senza norme formali, per Ehrlich non c’è diritto senza regolarità fattuali. La controversia tra Kelsen ed Ehrlich avviene in occasione della pubblicazione, nel 1912, dell’opera più importante di Ehrlich, “I fondamenti della sociologia del diritto” che viene “criticata” da Kelsen e seguita, poi, da controbiezioni di Ehrilch. - Prima di tutto Kelsen rimprovera ad Ehrlich di confondere i confini tra mondo delle norme e mondo dei fatti e a ciò Ehrich risponde che il diritto nasce spontaneamente dalle relazioni sociali. Comunque le critiche che Kelsen muove ad Ehrlich si possono così distinguere: 1. Kelsen accusa Ehrlich di non distinguere e separare il diritto dagli altri insiemi di regole dell’agire: infatti per Ehrlich il diritto è un insieme di regole la cui funzione è quella di stabilire i compiti specifici e la posizione del singolo membro nel gruppo sociale ( cioè la sua sovra ordinazione o subordinazione); in questo modo il diritto non si distingue con altri insiemi di norme come la morale, la religione, il costume, l’onore … ad esempio la proposizione “onora il padre e la madre” può essere considerata un precetto del diritto, della morale, della religione, del costume … Quindi Ehrilch giunge a caratterizzare il diritto ricorrendo alla diversa “intensità dei sentimenti” che tali norme suscitano e alle diverse “emozioni” con cui si reagisce alle loro trasgressioni; esempio: si può andare dal sentimento di rivolta che segue alla violazione di un diritto, dall’indignazione, dal risentimento, dalla disapprovazione, dal sorriso di scherno con cui si reagisce alla violazione delle altre norme sociali. Secondo Kelsen questa definizione e distinzione di Ehrlich è troppo psicologistica. 2. La seconda accusa di kelsen riguarda la distinzione che Ehrlich fa tra: PROPOSIZIONE GIURIDICA NORME GIURIDICHE è la formulazione contingente e obbligatoria di è il comando giuridico attuato che domina la una prescrizione giuridica contenuta in una vita di un gruppo sociale anche senza essere legge o un testo di diritto. formulata verbalmente. Facendo tale distinzione per Ehrlich il diritto non è composto solo da proposizioni giuridiche ma anche e soprattutto da norme giuridiche che sebbene “mute” sono importantissime non solo negli stadi primitivi ma anche in quelli più avanzati di sviluppo. Invece per Kelsen le proposizioni giuridiche devono precedere le norme giuridiche non solo dal punto di vista temporale ma anche logico, in quanto occorre presupporre una proposizione giuridica per poter attribuire ad un fatto concreto una rilevanza giuridica. Ma Ehrlich risponde a questo che in ogni fase di sviluppo del diritto sono numerosissime le norme che non vengono formalizzate e inoltre molto proposizioni giuridiche si rifanno a norme extragiuridiche (usi, buona fede …). Sono, quindi, i fatti di diritto che influenzano in modo determinante l’ordinamento giuridico … in poche parole è la società ad influenzare il giurista nel legiferare. 3. La terza accusa di Kelsen riguarda l’articolazione dei “fatti del diritto” di Ehrlich in quanto quest’ultimo vi annovera anche la CONSUETUDINE che secondo Kelsen non è un fatto perché indicherebbe solo la strada attraverso la quale certi fatti diventano giuridicamente importanti e quindi fatti di diritto. A questo Ehrliche risponde che la consuetudine è la base dell’organizzazione dei primi gruppi sociali, quindi è tra i fatti del diritto l’unico originario e rimane sempre importante perché attraverso essa si organizzano anche i gruppi sociali più complessi. Inoltre per Ehrlich i fatti del diritto rappresentano un insieme che collega l’ordinamento giuridico con l’ordinamento economico di un gruppo: ad esempio il “dominio” basato sulla sovra ordinazione di singoli membri del gruppo è compatibile con “l’unità del gruppo” in quanto i dominati ottengono in cambio della loro soggezione la protezione e la contropartita materiale di cui hanno bisogno. 4. Kelsen accusa, poi, Ehrlich di fare una netta distinzione tra DIRITTO e STATO, distinzione per lui non giustificabile in quanto lo Stato è una forma dell’unità sociale e non un suo contenuto. Invece Ehrlich ritiene che lo Stato è un semplice organo della società e va, quindi, descritto secondo i suoi contenuti e gli scopi da esso perseguiti. In poche parole le leggi poste dallo Stato conseguono il loro scopo solo quando vengono osservate dalla maggior parte del popolo spontaneamente. 5. Kelsen accusa, inoltre, l’atteggiamento di superiorità che la sociologia del diritto ehrlichiana assume nei confronti della scienza giuridica pratica. A questa accusa Ehrlich risponde dicendo che il progresso della sociologia non solo non minaccia la scienza giuridica ma le consentirà di indicare agli operatori e cioè al giudice e al legislatore, se il loro lavoro è producente e fruttuoso o al contrario inutile. 6. Si giunge così all’accusa di fondo di Kelsen che secondo lui Ehrlich fa nella sua opera una confusione tra le due sfere della dogmatica giuridica (normatività) e della sociologia (spontaneità dell’agire sociale). A questa accusa Ehrlich risponde sottolineando che gli articoli di una legge sono come lo schizzo di n dipinto al quale solamente l’esperienza e la ricchezza della vita può dare forma e colore; quindi il centro di sviluppo del diritto non s trova nella legislazione, né nella giurisprudenza ma nella società stessa. Il dibattito si conclude all’insegna della reciproca incomprensione senza vinti né vincitori!!! Del resto la storia ha dato ragione ad entrambi i contendenti. Concludendo per un sociologo l’impostazione tecnicistica di Kelsen non consente di affrontare problemi che riguardano variabili non giuridiche o l’impatto che le norme hanno sulla vita dei cittadini; dall’altro lato, l’impostazione spontaneistica di Ehrlich non sembra preoccuparsi dei problemi relativi agli eventuali conflitti fra il diritto positivo e il diritto vivente. Comunque entrambi i filosofi accettano la divisione kantiana tra il mondo delle “norme” (dover essere) e il mondo dei “fatti” (essere). IL CONCETTO DI DIRITTO VIVENTE Il DIRITTO VIVENTE è quel diritto non formulato in proposizioni giuridiche ma che al tempo stesso regola la vita sociale degli associati. Infatti Ehrlich porta l’esempio della regione nella quale viveva, la Bucovina: • Nel ducato della Bucovina vivono attualmente in parte addirittura pacificamente gli uni a diretto contatto con gli altri, nove gruppi etnici: armeni, tedeschi, ebrei, romeni, russi, ruteni, slovacchi, ungheresi, zingari. Un giurista di indirizzo tradizionale affermerebbe senz’altro che tutti questi popoli hanno un solo diritto, vale a dire lo stesso diritto vigente (geltendes Recht) nell’intera Austria. E, tuttavia, un semplice sguardo superficiale potrebbe convincere questo giurista che ciascuna di tali stirpi osserva regole completamente diverse nei rapporti giuridici della vita di tutti i giorni. (Eugen Ehrlich) Quindi per Ehrlich ci sono due concetti di DIRITTO: 1. DIRITTO VIVENTE: insieme di istituti sociali (matrimonio, famiglia, possesso, contratto, successione) 2. DIRITTO VIGENTE: insieme di proposizioni giuridiche sulla coercizione. “La proposizione giuridica consiste in una istruzione rivolta ai tribunali sul modo in cui essi devono decidere in dati casi.” (Ehrlich) Per Ehrlich il DIRITTO VIVENTE è diritto senza proposizioni giuridiche. Il DIRITTO VIVENTE secondo Ehrlich può essere sia di origine statuale che extrastatuale: - Il diritto vivente statuale rappresenta solo una minima parte del diritto posto dallo Stato ( infatti secondo lui il numero degli artt. Del codice civile austriaco che non hanno avuto alcuna influenza sulla vita sociale possono stimarsi in circa un terzo dell’intero codice). Il diritto vivente extrastatuale è quello su cui bisogna porre la massima attenzione infatti per Ehrlich il diritto di famiglia non è nato dal codice ma dai bisogni degli individui che vivono in famiglia, quindi è destinato a cambiare in base a questi bisogni. il DIRITTO VIVENTE si forma all’interno della vita della società e per individuarlo bisogna osservare ciò che avviene nella società ed esso fonda la norma giuridica. Di conseguenza vengono prima gli istituti sociali poi le norme e E. distingue le norme giuridiche in: - Norme di organizzazione (dell’agire): nascono nella società attraverso i rapporti di dominio e sono tutte quelle norme che modificano il modo di agire nella società. (il dominio dell’uomo sull’uomo – il dominio dell’uomo sulla cosa) queste norme hanno il compito di dare la struttura al gruppo cioè determinano la posizione e la funzione dei singoli membri del gruppo e di specifici compiti che loro spettano nell'ambito del gruppo. - Norme di decisione: servono a chiarire e a risolvere i conflitti che si creano all’interno della società; norme di decisione che non sono quindi dirette agli uomini che agiscono nella vita sociale, ma ai giudici e di conseguenza hanno contenuto generale e astratto. Vi sono altre regole sociali: la morale, la religione, il costume, la moda … ma non si trasformano necessariamente in norme giuridiche. Lo Stato per E. è un semplice organo della società cioè dipende dalla società e né è lo specchio. La concezione Ehrlichiana può essere così riassunta: - Il diritto positivo, scritto nei codici, è INVISIBILE per il sociologo se non viene riconosciuto da coloro che dovrebbero osservarlo. - I giuristi i giudici non devono tener conto solo del diritto positivo ma anche di una pluralità di altri ordinamenti spontanei che convivono con il diritto positivo integrandolo e avolte sostituendolo. - Oltre al diritto positivo, ogni società è fornita di un diritto vivente che si forma nel tempo attraverso le consuetudini. - Il diritto vivente è strettamente connesso ai bisogni primari dell’uomo. In Italia un rappresentante del “pluralismo giuridico ehrlichiano” è Antonio Pigliaru che traduce in pratica il progetto di Ehrlich ricostruendo un ordinamento non statuale ma radicato nei costumi di un popolo …. Vedere pag.46! IL CONCETTO DI CULTURA GIURIDICA Esistono diverse culture giuridiche: - Quelle dei soggetti di una società - Quelle degli operatori all’interno delle strutture giuridiche - Quelle degli osservatori Il concetto di cultura giuridica è molto importante perché permette di spiegare per quali motivi in determinate circostanze vengono recepite nell’ordinamento giuridico determinate richieste provenienti da alcuni settori della società. Quindi costituisce un punto di osservazione e uno strumento fondamentale per gli studi sociologico-giuridici. DEFINIZIONE: “LA CULTURA GIURIDICA è l’insieme degli atteggiamenti, delle opinioni e delle convinzioni che vengono utilizzate da certi attori in un determinato contesto sociale per valutare ed interpretare oggetti giuridici”. Proprio per questo la cultura giuridica si può distinguere in: CULTURA GIURIDICA INTERNA CULTURA GIURIDICA ESTERNA È la cultura che tiene conto del punto di vista È quella, invece, che tiene conto del punto di “interno” degli operatori giudici. vista “esterno” cioè laico del pubblico. In questo caso si parla di CULTURA DEL In questo caso si parla, invece, di CULTURA DIRITTO propria degli operatori. SUL DIRITTO propria del semplice utente. Quindi è un tipo di cultura professionalmente Invece consapevole, altrettanto capace di cogliere le sottigliezze giuristi. coincidente con quella dei questo tipo di cultura non è tecniche del diritto e coincide con quella del pubblico. Le diverse culture sono soggette a 3 variabili per poter essere considerate giuridiche: 1. I ruoli sociali di volta in volta considerati portatori di cultura giuridica 2. L’oggetto che questi prendono in considerazione 3. I criteri di interpretazione utilizzati nei singoli casi ESEMPI DI CULTURE PARZIALMENTE GIURIDICHE: 1. ESEMPIO DELLA STAZIONE In questo esempio l’addetto alla stazione che ferma e lascia andare il viaggiatore, ricopre un ruolo ufficiale e assume come oggetto della propria attenzione un comportamento interno all’ordinamento; ma nonostante ciò finisce con l’interpretare e applicare al caso in questione criteri non rigorosamente interni all’ordinamento, in quanto il comportamento del viaggiatore dovrebbe ssere punito secondo il regolamento. In questo caso l’ufficiale ha interpretato la norma in maniera estremamente flessibile. 2. ESEMPIO DELLA STAZIONE STRANIERA E’ un esempio parzialmente diverso dal primo. Qui l’osservanza della norma viene assicurata non da un “ufficiale” ma da un semplice “uomo della strada” che assume un ruolo di supplenza di altri soggetti, assenti o distratti. Quindi in questo secondo caso un ruolo “esterno” che non dovrebbe neppure interessarsi alla questione fa riferimento ad una cultura giuridica profondamente interiorizzata tnto da spingerlo ad intervenire e a spendere il suo tempo in una sorta di controllo per assicurarsi che la norma venga rispettata e osservata da tutti i destinatri. 3. ESEMPIO DELLA FIGURA DELL’ESPERTO NEL PROCESSO GIUDIZIARIO Quando nel processo giudiziario si ricorre alla figura dell’esperto che utilizza la propria cultura professionale per interpretare un fatto sottopostogli dal giudice o dalle parti, in modo che si possa giungere ad una decisione. Questa figura ha una forte rilevanza nel mettere in luce dietro al fatto tutte le connessioni psicologiche e pericoli sociali come in questo esempio: - “bambino che entra di nascosto nella proprietà di in vicino”: per l’assistente sociale che deve analizzare la situazione del bambino formula il suo giudizio che il minore deve essere sottratto alla patri potestà del padre e affidato u un istituto; il giudice che trova un po’ troppo esagerato ed insostenibile ma che non si sente neppure di ignorare il parere dell’esperto, giunge ad un decisione di comodo, di tagliare il male per metà, condizionando l’esercizio della patria potestà al controllo dei servizi sociali. Quindi in questo caso la cultura giuridica dell’esperto non coincide con la cultura giuridica del giudice, entrambi figure interne all’ordinamento giuridico. 4. “KOL” In questo caso la cultura giuridica non è propria di un solo attore, ma di una pluralità di attori, che pur collocati all’esterno dell’ordinamento si orientano ad essi per esprimere giudizi e valutazioni. Tutti questi esempi mettono in luce come quotidianamente entrano in conflitto tra loro diverse culture giuridiche. Infatti la cultura giuridica può essere articolata a seconda che ruoli, criteri, oggetti siano orientati al diritto positivo o al diritto vivente cioè all’insieme delle norme statali o non statali. IL MODELLO WEBERIANO Max Weber è l’autore che meglio di tutti è riuscito ad utilizzare il concetto duttile di CULTURA GIURIDICA. Infatti Weber si pone questa domanda: “In che modo la REGOLA esiste realmente o è il prodotto dell’attività speculativa dell’osservatore?” Per rispondere a questa domanda Weber introduce una serie di precisazioni: - La distinzione tra REGOLARITA’ Cioè la corrispondenza ad una regola REGOLATEZZA La sottoposizione ad una regola Sebbene dono distinte le due forme di regolarità, molto spesso sono interconnesse; esempio della digestione che può avvenire allo stesso tempo in maniera naturale che artificiale quando si presenta qualche disturbo. - La distinzione tra REGOLE SOCIALI Sono strettamente connesse REGOLE TECNICHE con la vita Invece, queste possono essere indipendenti dalla vita sociale; esse ,infatti, sono basate sociale più che altro sul raggiungimento di certi scopi. Ad esempio applica una regola tecnica un Robinson che nella solitudine della sua isola amministri le proprie risorse, razionalizzandole. - Inoltre Weber fa un’analogia tra: REGOLE GIURIDICHE Le regole giuridiche possono REGOLE DEL GIOCO creare dei Così nei giochi in cui sono stabiliti determinati “giochi” come ad es. avviene nei CONTRATTI modi all’interno giungere alla vittoria. dei quali determinati ruoli e di comportamento e strategie comportamenti hanno significato. Max Weber definisce la SOCIOLOGIA COMPRENDENTE: perché è una scienza in grado di capire e comprendere il significato dell’azione sociale. Weber si avvale oltre che del concetto di cultura giuridica anche del CONCETTO DI RAZIONALITA’. Infatti l’azione sociale può essere determinata in diversi modi: - Razionale rispetto allo scopo ( secondo regole tecniche) - Razionale rispetto al valore (secondo regole valutative) - Affettiva: determinata da affetti stati del sentire. - Tradizionale: determinata da una abitudine acquisita. Nella sua opera “Economia e società” Weber afferma che “un diritto può essere razionale in senso molto diverso a seconda della direzione nella quale il pensiero giuridico procede”; di per conseguenza un sistema giuridico può raggiungere alti livelli di razionalità quando più è in grado di assicurare agli utenti la “prevedibilità” dei propri esiti decisionali. Weber introduce anche il concetto di FORMALITA’: il diritto oltre ad essere razionale, è anche formale! - La decisione giuridica può definirsi “razionale” se può essere fatta oggetto di previsione anche da parte dei non appartenenti all’apparato che la produce; (il contrario è irrazionale) - Invece, la decisione giuridica può definirsi “formale” se deriva direttamente dall’applicazione dei criteri dell’apparato che l’ha prodotta. (il contrario è materiale) Utilizzando questi due concetti, il diritto può essere di 4 tipi ideali: MATERIALE ED IRRAZIONALE: è quel diritto fondato sull’arbitrio del legislatore; MATERIALE E RAZIONALE: la regola esiste ma si riferisce al libro sacro (es. Corano) o tradizione; FORMALE ED IRRAZIONALE: consiste nelle forme giuridiche basate sulla rivelazione o ricorso agli oracoli. FORMALE E RAZIONALE: è quel diritto in grado di garantire un alto grado di prevedibilità con criteri decisionali rigorosamente interni all’ordinamento giuridico, quindi su norme stabilite e codificate. ( è il diritto moderno, esempio il Codice Napoleonico). Quindi la “RAZIONALITA’ FORMALE” non va, però, confusa né con la razionalità rispetto allo “scopo” né con la razionalità rispetto al “valore”, ma rappresenta una terza ipotesi che si colloca tra queste due. Infatti il concetto di diritto “razionale-formale” è il punto di equilibrio tra spinte culturali diverse cioè tra una razionalità soggettiva (individuo) e una razionalità oggettiva (istituzioni sociali) … Weber in poche parole dimostra che ciò che è razionale per l’attore può non esserlo per l’istituzione di cui egli fa parte, e viceversa. CAPITOLO 3 TRE CONCETTI DI DIRITTO A questo punto possiamo giungere alle 3 definizioni di diritto di Kelsen, Ehrlich e Weber in base a 4 parametri: La prospettiva La fonte Il contesto Lo scopo KELSEN PROSPETIVA FONTE CONTESTO SCOPO Kelsen adotta la Per lui la fonte del colloca il contesto di Lo scopo del diritto è prospettiva di un diritto è la NORMA riferimento nell’ quello di produrre OPERATORE che ossia il prodotto ordinamento giuridico decisioni giuridiche applica solo norme dell’attività statuale. dello Stato. formalmente valide, quindi ha una statuali. funzione pragmatica. EHRLICH PROSPETTIVA FONTE CONTESTO SCOPO Egli adotta la Per lui, invece, la Per lui il contesto di Per lui lo scopo del prospettiva di attori fonte del diritto è il riferimento è il diritto è quello di sociali che attraverso “fatto” ossia la gruppo sociale che è mantenere la le loro azioni consuetudine da cui si in grado di dotarsi coesione sociale. contribuiscono a origina la norma. autonomamente di stabilizzare un diritto norme giuridiche vivente. prima ancora che di proposizioni scritte. WEBER PROSPETTIVA FONTE CONTESTO SCOPO Weber assume il La fonte del diritto Weber individua il È quello di attribuire punto di vista di un per Weber è la contesto di senso all’agire sociale OSSERVATORE REGOLA che può riferimento nei criteri da parte degli esterno in grado di essere interpretata in di razionalità capaci operatori e degli comprendere sia la maniera diversa sia di tener conto dei utenti del diritto. prospettiva interna dall’osservatore che diversi ambiti sociali dell’operatore che dagli attori da questo nei quali opera il quella esterna osservati. diritto (economia, dell’attore sociale politica, religione …) FUNZIONI DEL DIRITTO Per Talcott PARSONS il diritto è uno strumento di potere che serve non solo a stabilizzare la vita sociale ma anche a guidarla e a correggerla. Infatti proprio grazie a lui possiamo affermare che il DIRITTO ha una DUPLICE FUNZIONE: Quella di mantenere l’ordine sociale esistente e allo stesso tempo può anche pilotare un mutamento della situazione sociale. Quindi ha una duplice funzione di stabilizzazione e di innovazione. Inoltre dato che il potere dello Stato nella società contemporanea è cambiato e non è più al vertice, la sua funzione, oggi, non è più quella di imporre direttive ma quella di mediare tra le diverse culture giurifìdiche. CAPITOLO 4 IL PROBLEMA DELL’EFFICACIA Il DIRITTO EFFICACE è quello che trova applicazione nella realtà sociale. Invece il DIRITTO è INEFFICACE quando non viene tradotto in pratica ma resterà solo diritto di carta e non avrà dal punto di vista pratico nessuna influenza sul comportamento degli uomini. Quindi il compito del sociologo del diritto è proprio quello di chiarire il perché si verifichi questa volontà di ignorare il diritto; quindi la sua attenzione non deve essere tanto rivolta al diritto efficace ma soprattutto a quello inefficace. Infatti dato che il diritto intende guidare la società e non solo descriverla, è destinato sicuramente a incontrare qualche forma di resistenza nella società e quindi sovente il sociologo si troverà di fronte a un diritto né totalmente efficace né totalmente inefficace. DURKHEIM Quando si affronta il problema del diritto efficace è necessario soprattutto individuare “determinati tipi di organizzazione sociale”; di questo problema si è occupato DURKHEIM il quale osserva che l’efficacia delle norme dipende dal tipo di solidarietà sociale che non poggia, però, solo sul diritto ma anche su altre varianti come i costumi che normalmente non si oppongono al diritto anzi ne costituiscono la base. DURKHEIM distingue le NORME GIURIDICHE in base alle diverse SANZIONI che secondo lui possono essere di due tipi: SANZIONI REPRESSIVE: esse costituiscono in un dolore o in una privazione inflitta all’agente, con lo scopo di colpirlo nella sua fortuna, nella sua vita o libertà; lo scopo è cioè di privarlo di qualcosa. (tipiche del diritto penale). Sono SANZIONI RESTITUTIVE che riguardano il diritto civile e non comportano necessariamente la sofferenza dell’agente ma riguardano la “riparazione dei rapporti turbati”; cioè si limitano al risarcimento. Queste due forme di sanzioni prevalgono negli ordinamenti a seconda del tipo di SOLIDARIETA’ che caratterizza la società: Se prevalgono le sanzioni repressive la società è caratterizzata da una SOLIDARIETA’ MECCANICA basata sulla somiglianza tra gli individui in poche parole la coscienza individuale coincide con la coscienza collettiva con la ripetizione degli stessi sentimenti. Questo tipo di solidarietà caratterizza le società primitive. Se, invece, prevalgono il secondo tipo di norme, la società è caratterizzata da una SOLIDARIETA’ ORGANICA che implica una differenza tra gli individui cioè ogni membro della società ha un suo compito specifico (deriva dalla divisione del lavoro). Tipica delle società più evolute e complesse, dove c’è maggiore distribuzione del lavoro. Questo tipo di diritto restituivo lo si può vedere nei CODICI, propri di una società complessa. TONNIES Il teorico della differenza tra società e comunità; secondo l’efficacia delle norme giuridiche dipende dal tipo di relazione sociale; secondo lui due sono i tipi di relazione che si possono stabilire in una società: COMUNITA’ Qui l’azione dei membri SOCIETA’ del gruppo è Invece, qui, l’azione dei membri del gruppo determinata da una “volontà comune” che si appare determinata da una “volontà eleva al di sopra di tutto. arbitraria” perché soggettiva. Deriva dai “caldi impulsi del cuore” Invece “dal freddo intelletto” È caratterizzata, quindi, dal diritto familiare Invece la società è caratterizzata dal diritto (DIRITTO COMUNITARIO). delle obbligazioni. (DIRITTO SOCIETARIO) In poche parole il termine comunità coincide con la priorità del gruppo rispetto all’individuo; invece il termine società coincide con la priorità dell’individuo rispetto al gruppo. Quindi a queste due forme di relazione sociale corrispondono due forme di diritto: nel primo caso abbiamo il diritto familiare, nel secondo caso il diritto delle obbligazioni, in quanto gli individui pur se abitano l’uno affianco all’altro non sono legati, anzi tendono ad essere separati ( predomina l’individualismo) e proprio per questo per relazionarsi tra di loro devono stringere dei “patti” ossia un contratto. Tonnies preferisce il DIRITTO COMUNITARIO, infatti secondo lui la comunità è condizione e prerequisito della società che non viene da quest’ultima cancellata ma è destinata a sopravvivere in essa. GEIGER Il pensiero di questi due autori vengono ripresi nell’opera di GEIGER (1964) che distingue gli ordinamenti sociali in: ORDINAMENTO REALE ED EFFETTIVO ORDINAMENTO ARTIFICIALE Caratterizzato da un reciproco e spontaneo Caratterizzato, invece, dal rispetto di apposite adattamento dei singoli. norme. È in poche parole un ordine naturale basato Questo tipo di sull’intima connessione tra UOMO e SOCIETA’, quando in cui predomina l’istinto di coesione fondato prevedere con sicurezza il comportamento sulla necessità che per sopravvivere è meglio degli altri in determinate situazioni. gli ordinamento è necessario individui hanno il bisogno di relazionarsi con gli altri INTERDIPENDENZA COORDINAZIONE Inoltre GEIGER distingue le NORME in: - VERBALI: cioè norme dotate di una formulazione verbale (è l’enunciato di una norma); e a loro volta possono essere “proclamative” o “dichiarative”. - SUSSISTENTI: osservate, cioè, solo di fatto ( è la norma in senso proprio) e possono essere “latenti” o “attuali” a seconda se mostrano o meno la sanzione. Quindi come si può ben vedere per GEIGER la SANZIONABILITA’ è un concetto molto importante. Infatti per Geiger l’efficacia della norma e quindi la sua obbligatorietà dipende dalla SANZIONE! Cioè la SANZIONE è l’INDICATORE principe dell’esistenza delle norme nella mente degli uomini e della loro efficacia. Per Geiger un ordinamento sociale è caratterizzato dal fatto che nel gruppo sociale c’è un rapporto statisticamente probabile tra certe situazioni (s) e modi di comportamento (c) : in poche parole se c’è una determinata situazione allora molto probabilmente un soggetto avrà un determinato comportamento. Ma sottolinea Geiger si può avere anche un comportamento diverso da quello statisticamente probabile; espresso in formule si avrà: s–c s−c Proprio per questo Geiger propone di usare la formula: ( s – c) v dove la “v” sta per vincolante (stigma dell’obbligatorietà) per indicare che la connessione posta tra parentesi ha un fondamento non solo statistico ma anche normativo non solo per i destinatari (AA) ma anche per eventuali beneficiari (BB). Quindi ogni norma sociale può essere per Geiger così caratterizzata: (s – c )v AA BB Cioè tra una certa situazione s e un certo comportamento c ci sarà l’obbligatorietà e quindi sarà vincolante se i destinatari della norma AA si comporteranno nel modo previsto nei confronti dei beneficiari BB. Quindi in ogni norma si distinguono 4 elementi fondamentali:ù Il nucleo s - c Lo stigma dell’obbligatorietà v I destinatari AA Gli eventuali beneficiari BB Esempio: “i ciclisti (AA) sono tenuti (v) dopo l’imbrunire (s) ad accendere i fanali (c) “ , in questo caso manca un beneficiario esplicitamente indicato e si utilizza questa sigla ÷. Comunque Geiger sottolinea due cose: - Un comportamento può essere obbligatorio solo se per AA è possibile oltre a “c” anche un comportamento diverso (c). - Affinché un comportamento diventi obbligatorio è necessario che la maggior parte dei destinatari lo realizzano ( e non tutti), in quanto altri possono fare anche un comportamento opposto e diverso. Di conseguenza per Geiger il concetto di REGOLA implica anche il concetto di DEVIANZA. QUINDI UN COMPORTAMENTO PER ESSERE VINCOLANTE IN UNA DETERMINATA SITUAZIONE OCCORRE CHE SE NEL GRUPPO SOCIALE NON VIENE RISPETTATO A QUESTO DEVE SEGUIRE UNA LORO REAZIONE; SE INVECE MANCA QUESTA REAZIONE ALLORA IL COMPORTAMENTO NON SARA’ OBBLIGATORIO. In questo modo Geiger fa diventare le norme non semplicemente obbligatorie o non obbligatorie, ma obbligatorie in maggior o minor grado. IL PROBLEMA DELL’EVOLUZIONE Il DIRITTO non è statico ma evolve in quanto sia i fatti sociali possono cambiare le norme e sia le norme possono apprendere dai fatti. Questo processo si chiama EVOLUZIONE. La domanda che ci si pone è questa: “ entro quali limiti il sistema giuridico può sottostare a così tanti cambiamenti della società senza perdere però la sua identità?” A questa domanda risponde LUHMANN attraverso un approccio sistemico: LUHMANN parla, infatti, di SISTEMA SOCIALE che è un ambiente molto complesso e di conseguenza il DIRITTO o sistema giuridico ( è un sottosistema della società) per sopravvivere in un ambiente così complesso, ha bisogno di sviluppare in maniera adeguata la COMPLESSITA’ al proprio interno. L’EVOLUZIONE del diritto, quindi, è il risultato di un processo che coinvolge tutti i sottosistemi sociali, ognuno dei quali deve adeguarsi alla complessità non solo del proprio ambiente ma anche degli altri sottosistemi con il quale si relaziona.