GRANDE RITORNO DI SERENA SINIGAGLIA A COMO Una storia vera, reale, drammatica, quella che andrà in scena martedì 28 marzo alle ore 20.30 al Teatro Sociale di Como con lo spettacolo 32’’.16 TRENTADUE SECONDI E SEDICI, di Serena Sinigaglia. Una storia tragica, quella di Samia Yusuf Omar, e come la sua, quella di molte altre donne, uomini, bambini… troppe tragedie che si riversano sulle nostre coste, sulle nostre spiagge, e che sono purtroppo diventate ormai ordinari fatti di cronaca. Dietro ciascuna di queste disgrazie, però, ci sono vite vissute. Come quella di Samia, giovane atleta somala che ha partecipato alle olimpiadi a Pechino nel 2008, correndo i 200 metri. Trentadue secondi e sedici il suo tempo, ultima posizione in classica, ma non si scoraggia. Avrebbe voluto partecipare anche a quelle di Londra nel 2012, ma non ce l’ha fatta: alla ricerca di una vita migliore, su un barcone, ha intrapreso uno dei viaggi della speranza, che è tragicamente finito nelle acque del Mediterraneo, poco lontano da Lampedusa. Lo spettacolo, prodotto da Atir Teatro Ringhera, scritto da Michele Santeramo e messo in scena da Serena Sinigaglia, non vuole solo narrare la storia di Samia, ma stando alle dichiarazioni dell’autore intende rendere la vicenda uno specchio in cui rifletterci tutti. Tre bravissimi interpreti, una regia scarna, uno spettacolo intenso e profondo che sorprenderà il pubblico. INFO Biglietti in vendita presso la biglietteria del Teatro e online su www.teatrosocialecomo.it Prezzi 20€ + prevendita. PROSSIMI APPUNTAMENTI DELLA STAGIONE CTL 1 aprile IL GIARDINO DELLE CILIEGIE Uno spettacolo Nina's Drag Queens Regia Francesco Micheli 27 aprile MARGHERITA HACK Una stella infinita con Laura Curino Teatro Sociale martedì, 28 marzo – ore 20.30 32’’.16 TRENTADUE SECONDI E SEDICI di Michele Santeramo con Tindaro Granata, Valentina Picello, Chiara Stoppa Regia Serena Sinigaglia Scene e costumi Stefano Zullo Musiche Silvia Laureti Luci Sarah Chiarcos Video Elvio Longato Produzione ATIR Teatro Ringhiera con il sostegno di NEXT2015 Lo spettacolo scritto da Michele Santeramo e messo in scena da Serena Sinigaglia porterà sul palco la storia di Samia Yusuf Omar, giovane atleta somala scomparsa nel 2012 nelle acque del Mediterraneo, poco lontano da Lampedusa. Un racconto conta sull’abilità narrativa di tre attori chiamati a ricostruire la vicenda di Samia, nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino e nel 2012 imbarcata su uno dei viaggi della speranza, alla ricerca di una vita migliore. È infatti il 20 agosto quando il Corriere della Sera pubblica la notizia: «atleta somala muore su un barcone per raggiungere l’Italia: avrebbe dovuto partecipare alle Olimpiadi», quelle di Londra. Un sogno infranto e che avrebbe dovuto riscattarla da quell’ultimo posto conquistato a Pechino. Lo spettacolo, prodotto da Atir Teatro Ringhera, non vuole solo narrare la storia di Samia, ma stando alle dichiarazioni dell’autore intende rendere la vicenda uno specchio in cui rifletterci tutti, un’occasione per mostrarci cosa siamo diventati. «Il senso di scrivere questa storia – spiega, infatti, Santeramo – non è solo raccontare una vicenda legata all’immigrazione. È provare a capire cosa facciamo noi mentre il Mediterraneo si riempie di occhi aperti, cosa siamo diventati, ciascuno sulla sua isola a decidere, purtroppo, non soltanto della propria vita». NOTE DI REGIA 2008. Olimpiadi di Pechino. Samia Yusuf Omar viene ripresa da tutte le telecamere del mondo accanto ai mostri sacri dell’atletica, corre per i 200 metri. Il risultato è scontato: è ultima, quasi dieci secondi di distacco dalla prima. Dieci secondi nei 200 metri sono un tempo infinito. Il tempo di Samia: 32.16. 2012. Il Corriere della Sera pubblica una notizia. “Atleta somala muore su un barcone per raggiungere l’Italia: avrebbe voluto partecipare alle Olimpiadi di Londra.” Ho conosciuto la storia di Samia grazie al bel ilbro di Catozzella “ Non dirmi che hai paura” e grazie alla segnalazione di amici che lavorano in Sky. Mi sono appassionata subito. Perché la questione dell’immigrazione, perché la questione dell’accoglienza e perché lo “scontro di civiltà”... insomma il nostro presente è questo, ci piaccia o meno. Ma mi sono appassionata anche perché da bambina ho vissuto (e a lungo) proprio in Somalia, proprio a Mogadiscio, dove Samia è nata e da dove Samia è scappata per intraprendere il “viaggio”. Il “viaggio” di Samia è anche il mio viaggio e il viaggio di tutti coloro che guardano con pena e preoccupazione a quanto succede ogni giorno a largo di Lampedusa. Serena Sinigaglia NOTE DELL’AUTORE Ho incrociato la storia di Samia Yusuf Omar. Una giovane donna somala che ha partecipato alle olimpiadi a Pechino nel 2008, avrebbe voluto partecipare a quelle di Londra nel 2012, è morta vicino Lampedusa. Mi è sembrata subito esemplare di una serie di speranze comuni, di un tempo quotidiano nel quale viviamo, dell’attualità ma anche di qualcosa di ancestrale che è il desiderio di vivere una vita migliore. Ho cominciato a raccontare la sua storia ma mi sono accorto che il mio sguardo sarebbe stato parziale. E poi in Italia la storia di Samia è già stata raccontata sia in un romanzo sia in televisione. Non era questo dunque l’obiettivo che questo testo doveva porsi. L’obiettivo non doveva essere solo il racconto di quella storia. Era, e l’ho capito durante un percorso faticoso e il più possibile onesto, far diventare quella storia uno specchio, che ci mostrasse cosa siamo diventati noi. D’altro canto, è stato ancora una volta Eduardo a indicarmi la strada: bisogna mettere in scena personaggi tra cui lo spettatore possa riconoscersi. Per me, il senso di scrivere questa storia non è solo raccontare una vicenda legata all’immigrazione. È provare a capire cosa facciamo noi mentre il mediterraneo si riempie di occhi aperti, cosa siamo diventati, ciascuno sulla sua isola a decidere, purtroppo, non soltanto della propria vita. Così, Samia è ridiventata preziosa per me, che ho potuto chiedermi cosa sia diventato io nel tempo del suo viaggio, nel tempo di tutti questi viaggi che ormai somigliano a semplici notizie con le quali riempire tempo e pagine. La domanda è stata: noi che cataloghiamo le vite di chi muore in statistiche e flussi, noi, cosa siamo diventati? Questo mi ha raccontato Samia, mentre mi accostavo in punta di piedi alla sua memoria, a lei, al suo tempo: 32 secondi e 16. Ne è venuto fuori un atto unico in tre capitoli, che con la preziosa e costante collaborazione di Serena, mi ha mostrato aspetti, paure e desideri che prima non conoscevo. Michele Santeramo BIOGRAFIA SERENA SINIGAGLIA Direttrice artistica Teatro Ringhiera ATIR Serena Sinigaglia (1973) si diploma al corso di regia teatrale presso la Civica Scuola D’Arte Drammatica Paolo e nel 1996 è fondatrice e direttore artistico della Compagnia ATIR. Il suo percorso registico da sempre si è articolato attraverso diversi filoni. Quello dei classici, tra cui si ricordano lo spettacolo d’esordio “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, “Lear ovvero tutto su mio padre” tratto da Re Lear di W. Shakespeare, traduzione di Laura Curino, “Le Troiane” da Euripide, traduzione di Laura Curino, “Donne in parlamento” da Aristofane, traduzione di Laura Curino, “Nozze di Sangue” di F.Garcia Lorca, traduzione di Marcello Fois. Accanto ai grandi autori del passato Serena Sinigaglia ha sempre portato avanti anche il repertorio contemporaneo. I principali passaggi di questo percorso sono stati “1943 – Come un cammello in una grondaia”, libero montaggio di brani, danze, musiche, lettere, canti e parole ispirato e guidato da “ Lettere dei condannati a morte della resistenza europea”, “Natura morta in un fosso” di Fausto Paravidino, “L’età dell’oro” di e con Laura Curino, “Il grigio” di Gaber, Luporini, “1968” di Serena Sinigaglia e Paola Ponti, “1989: crolli”, “La cimice” di V. Majakovskij, con Paolo Rossi, “La bellezza e l’inferno” di e con Roberto Saviano, “Ribellioni Possibili” di Luis Garcia Arays e Javier Garcia Yague, “Alla mia età mi nascondo ancora per fumare” di Rayhana, “32”.16 – trentaduesecondiesedici”, di Michele Santeramo. Gli spettacoli sono stati prodotti sia dalla Compagnia ATIR sia da molti dei principali teatri italiani fra cui il Piccolo Teatro di Milano. Dal 2001 Sinigaglia si misura molte volte anche con l’opera lirica, come accaduto a luglio 2012 con “Carmen” di Bizet al Macerata Opera Festival. Nel maggio del 2008 pubblica per la casa editrice RIZZOLI il suo primo romanzo “E tutto fu diverso”. Tra i premi si ricordano: Premio nazionale di regia al femminile Donnediscena (2005), Premio Franco Enriquez (2006), Premio Hystrio alla compagnia ATIR (2006) e quello al Teatro Ringhiera (2012), Premio Milanodonna 2007 del Comune di Milano, Medaglia d’oro 2007 conferita dalla provincia di Milano per l’attività promossa dall’ATIR, Premio Rhegium Julii 2008 per la miglior opera prima col romanzo “E tutto fu diverso”, Premio Milano per il Teatro 2009 per il miglior spettacolo con “L’Aggancio”, Premio UNU 2009 per “La bellezza e l’inferno”, Premio Hystrio 2012 al Teatro Ringhiera, Ambrogino d’oro 2012 al Teatro Ringhiera, Premio ANCT 2014 alla carriera, Premio Hystrio 2015 alla regia.