“Guarda bello” indico con la mano l`albero di natale stilizzato che

UN’ISTANTANEA DI VITA A COLORI
“Guarda bello” indico con la mano l’albero di natale che lampeggia in modo intermittente, al di là
del vetro appannato della stanza n.723 dell’ospedale. E’ un albero finto, stilizzato, ma come il mio
sorriso del resto. Però il mio cucciolo d’uomo, Marco, due anni scarsi, non se ne accorge e ripete
con me “beloo”.
Chiudo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime e ripercorro gli ultimi eventi della mia vita.
Istantanee in bianco e nero, uno spaccato di vita: Giulio che se ne va sbattendo la porta, Marco che
inizia a stare male, Marco che sviene, due, tre, cinque pediatri che non individuano la causa, poi
l’incontro con Harjad, il primario del reparto di cardiologia infantile e finalmente il ricovero.
Verrà operato domani, da Harjad. E’ bravo, preparato, nel suo paese è il migliore. Il suo cuore
guarirà, mi assicura, il mio per ora è ancora a pezzi.
Ogni sera passa a trovarmi, si siede lì con me e mi parla del suo Paese in Libano, del suo profumo
di cedro, degli ulivi e del vino, profumato e speziato che riesce a rievocare solo davanti ad un
bicchiere di Chianti toscano. Mi sorride, a volte mi stringe la mano per farmi forza, per dirmi che
andrà tutto bene, che devo crederci.
Marco, quando è sveglio se lo mangia con gli occhi, ascolta a bocca aperta i suoi racconti di novelle
arabe, con quella bella voce, calda, rassicurante. Non chiede mai di suo padre, che ci ha lasciati
senza darci un motivo, un perché. Chiede di “Assgià”.
Stasera è arrivato con una bottiglia avvolta da una carta bianca e due calici, per dimenticare un
pochino, mi dice, che domani ci sarà l’operazione. Marco già dorme. Stappa la bottiglia con mani
sicure, e versa il liquido scuro nei bicchieri. Lo guardo affascinata, è un uomo, attraente, chissà
quante donne avrà conquistato penso. Bevo quasi di un fiato senza togliergli gli occhi di dosso.
Il vino non inganna e inizia a fare il suo corso. Un calore improvviso mi sale dalle mani gelide fino
alla testa. Sto meglio, mi rilasso. Lui continua a parlarmi con la sua voce calda di orizzonti di sole
infuocato, di palmeti e di noi… Sì di noi. Mi dice che presto saremo a casa e che se vorremo io e
Marco potremmo trasferirci da lui. Non rispondo ma benedico mentalmente quest’uomo e questo
momento.
Ripongo la bottiglia vuota nella sua carta, la conserverò per ricordo, magari da usare come
portacandela per una nostra futura cena. Domani quest’uomo aggiusterà il cuore al mio bambino,
come ora ha fatto con il mio. Ne sono certa anche io ora. Il mio cuore scatta un’altra istantanea, ma
stavolta è a colori.