GRUPPO 2 – RAGAZZI PROTAGONISTI A PARTIRE DALL’ANNUNCIO DEL VANGELO
I GIOVANI E LA BIBBIA
IL METODO NARRATIVO
È certamente fuori discussione a consapevolezza dell’importanza della Bibbia nell’educazione dei giovani alla fede. Le
difficoltà non mancano di certo. Essa esige di essere incontrata, sperimentata, approfondita e pregata, per avviare e
consolidare il processo di maturazione della fede. Come educatori siamo inviatati a ricercare vie nuovi ed efficaci attraverso
cui realizzare l’evangelizzazione. “Di ciò di cui non si può teorizzare, si deve narrare” (U. Eco)
Gli stessi Vangeli sono scritti con uno stile narrativo. Non è intenzione dei Vangeli riportare fatti per informazione, ma
piuttosto trasmettere un’esperienza di vita con la quale l’ascoltatore possa coniugare la propria. Narrando l’essenziale, questi
racconti hanno lo scopo di “far entrare nell’avvenimento” che ascolta o legge, comunicando la “presenzialità del narrato”.
Dalla constatazione della funzione primaria del linguaggio narrativo della Scrittura, la pastorale deve trarre opportune
indicazioni, fino a riconoscere che l0annuncio non può essere comunicato in modo argomentativo; esso sollecita verso
comunicazioni di tipo narrativo.
Lo stile con cui sono stati scritti i vangeli assomiglia molto più al racconto appassionato del tifoso presente alla partita, che a
quello del processo in Tv. Il registro della parola biblica è più vicino alla poesia e alla narrazione che alla cronaca e al dogma.
Così, per esprimere la fede, l’uomo biblico racconta una storia. La bibbia narra la storia di Dio con l’uomo, storia che si dipana
attraverso una miriade di storie umane, umanissime.
I vangeli non sono mai il resoconto materiale degli avvenimenti della vita di Gesù, di cui i discepoli sono stati testimoni. Essi
sono invece un documento di fede e di amore. Sono l’espressione di avvenimenti, comunicati non per informare ma per
suscitare nuove esperienze di fede. C’è un fatto certo e documentabile: la persona di Gesù, i gesti da lui compiuti e le parole
che ha detto. C’è però la fede appassionata del discepolo e della prima comunità cristiana, nata dall’entusiasmo di questi
avvenimenti. I Vangeli sono un pezzo di storia, vera e autentica, scritta però in “amorese (la lingua in cui diciamo agli altri il
nostro amore) che in “matematichese” (la lingua in cui siamo abituati a descrivere scientificamente le nostre conoscenze)
Poiché lo scopo della lettura del vangelo non è semplicemente quello di conoscere i fatti e le parole del Signore, bensì di
riconoscere in Gesù di Nazaret la buona notizia della propria vita, è necessario uno strumento adatto allo scopo con
accostare il testo evangelico. L’approccio narrativo si rivela uno strumento efficace. Nei testi che possediamo c’è costruita
una storia di salvezza costruita su tre differenti storie: l’evento di Gesù, la fede appassionata dei suoi discepoli, le attese e le
esperienze dei destinatari, che diventano contenuto stesso del vangelo. Noi possiamo continuare nello stesso stile. Lo stile
narrativo dei vangeli infatti, lungi dall'essere una semplice forma accattivante di presentazione di un brano, permette, a chi
propone la narrazione prima, e a chi vi partecipa poi, di entrare nel movimento che il testo evangelico, come ogni racconto
ben fatto, genera ogni volta che viene proclamato. Tale dinamica consta di tre passaggi che, intrecciano in un unico racconto
tre differenti storie:
- l'agire di Dio nella storia degli uomini (che, in quanto fatto storico, non può che essere raccontato);
- la vita del narratore segnata dall'opera di Dio (perché non si può rimanere asettici cronisti quando si racconta);
- l'esperienza nuova che la narrazione genera in chi l'ascolta (è il frutto di ogni racconto, che non lascia mai impassibili e
schiude nuovi orizzonti vitali).
Le tre storie si intrecciano; ciascuna però conserva la sua rilevanza e la sua importanza in ordine all’obiettivo che la
narrazione si propone: aiutare a vivere e non solo ad assicurare l’ascolto. In ogni racconto sono presenti ed evidenti queste
tre differenti storie, la storia di Gesù e della fede che ha suscitato nei suoi discepoli e della prassi che ha scatenato;
l’esperienza, le attese, le delusioni, i sogni e le speranze del narratore e della comunità ecclesiale attuale; il vissuto delle
persone che cercano ragioni di vita e di speranza.
DIOCESI DI COMO
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SCUOLA DI PASTORALE 2013
GRUPPO 2 – RAGAZZI PROTAGONISTI A PARTIRE DALL’ANNUNCIO DEL VANGELO
Narrare: come?
La presa di coscienza della struttura esistenziale di ogni narrazione e, a maggior ragione, della narrazione
evangelica che mette in scena Gesù di Nazaret, l'uomo per eccellenza, ha permesso di raffinare alquanto la metodologia narrativa nella lettura del vangelo. Tale metodo si impara certamente con qualche buona lettura, ma
più ancora con una pratica costante: solo entrando narrativamente nel testo, è possibile raccontarlo ad altri.
Passo 1
Per preparare la narrazione di un testo evangelico è necessario anzitutto leggere più volte il testo con calma,
aiutandosi possibilmente con qualche semplice commentario.
Passo 2
Dopo aver preso dimestichezza con il brano è importante evidenziare:
-
i diversi personaggi;
le loro caratteristiche fondamentali;
le azioni da loro compiute e le parole da loro pronunciate;
gli elementi che definiscono il contesto entro cui accade la scena.
Una particolare attenzione andrà dedicata alla persona di Gesù, alle sue parole, ai suoi gesti, alla buona notizia
che egli ci comunica.
Passo 3
A questo punto si prova ad approfondire l'esperienza dei diversi personaggi, cercando di immedesimarsi nelle
varie parti:
-
interrogandosi sulla condizione iniziale e finale delle persone avvicinate da Gesù;
immaginando i pensieri e le emozioni di questi uomini;
ipotizzando le motivazioni e le reazioni che essi compiono.
Soprattutto nella fase del primo annuncio, è importante provare a immaginare che cosa hanno provato davanti
alle parole e ai gesti di Gesù.
Passo 4
Entrati così approfonditamente nella storia, è possibile interrogarsi su che cosa avremmo detto e fatto noi se
fossimo stati presenti all'episodio, o se Gesù avesse detto a noi quelle parole o avesse compiuto per noi quei
gesti.
Passo 5
Si può ora passare alla confezione del testo o della traccia della narrazione:
-
evidenziando alcuni dettagli narrativi; caratterizzando i diversi personaggi;
precisando le parole e i gesti di Gesù, così da aver chiaro l'annuncio che si vuole offrire ai bambini;
inserendo nel «copione» i momenti in cui far intervenire i bambini attraverso alcune domande loro
rivolte, che aprono lo spazio di una comunicazione di risonanze (dare voce a ciò che si prova durante la
narrazione), invenzioni, interviste immaginarie. Può essere talvolta utile drammatizzare qualche
particolare narrativo; scegliendo una conclusione dell'esperienza narrativa, che può essere, a seconda
delle situazioni, un momento di contemplazione della figura di Gesù, la scrittura di una frase su un
cartellone che rimane nella stanza, una consegna pratica.
Passo 6
DIOCESI DI COMO
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SCUOLA DI PASTORALE 2013
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Occorre, infine, preparare il luogo e i materiali necessari e accordarsi sulla divisione di eventuali parti e ruoli per la
conduzione della narrazione.
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