.QUARESIMA 4 B 2009 Le tre letture rivelano il grande amore di Dio per la creazione/mondo e per l’uomo. La prima annuncia l’esilio a Babilonia e il ritorno. Premette: Dio amava il suo popolo e la sua dimora. Polo scrive agli Efesini: Dio, per il molto amore con il quale ci ha amati, ci ha vivificati con il Cristo. E’ il tema del ritiro dei giovani. Gesù dice a Nicodemo: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo figlio unigenito. Meditiamo sul dialogo tra Gesù e Nicodemo, tenendo conto anche dei primi tredici versetti che il vangelo oggi non riporta. Due maestri in Israele, uno dell’AT e uno del NT, si domandano come si può entrare nel regno di Dio che Gesù annuncia con segni grandi,segni che, riconosce Nicodemo, nessuno può fare se Dio non è con lui. Nicodemo riconosce in Gesù il maestro venuto da Dio, la luce nel regno di Dio. Nicodemo va a Gesù di notte e di nascosto dai Giudei: è AT che ha paura e non riesce a venire alla luce del NT e realizzarsi in esso. Egli non replica più, la sua fede abortisce, soprafatta dalla tenebra. L’evangelista non descrive neppure il congedo fra i due maestri e dà tutto lo spazio possibile a quello che Gesù rivela. Gesù in questi versetti parla a noi, che siamo già iniziati al regno e siamo in cammino per rinnovare la memoria della pasqua, e ci invita a fare la scelta giusta. Gesù invita a vincere la tenebra interiore in noi e a venire alla luce, cioè a nascere alla novità contenuta nel vangelo, e a credere, senza paura dello scandalo di un messia e di una religione che è luce ma è ostacolata e spesso vinta dalle tenebre. Il vangelo non è evidente ma va concepito, partorito e cresciuto ogni giorno. Il parto alla vita del regno di Dio è doloroso. Nei cristiani convivono luce e tenebra in lotta perenne fra loro. Abbiamo tanti doni di Dio. Il più grande è che il regno di Dio è vicino a noi. Dio ci parla al cuore come Gesù ha parlato con Nicodemo. Noi avvertiamo la novità di Dio ma anche una forte contraddizione tra ciò che siamo chiamati ad essere e ciò che in realtà siamo. Sentiamo, ad esempio, il bisogno di confessare che Dio ci ama con tanto amore e che noi non riusciamo a confessare il peccato. Avvertiamo comunque la fatica di riaprire una ferita con cui conviviamo da tempo: una ricerca del regno della terra che non lascia altri spazi. Allora ci chiudiamo nella tenebra e finiamo per giustificarla, custodirla e amarla. Così la nostra nascita alla verità è continuamente rimandata, perché non ci stacchiamo dall’utero dell’umano. Infatti, quando ci coccoliamo nell’umano e non curiamo la ferita che il vangelo apre in noi, l’anelito al Regno si spegne. E’ facile crederci santi e giusti che non hanno bisogno di riscatto e di redenzione; è facile accontentarci del mondo e non cercare prima di tutto il regno di Cristo. Il primo passo da fare è aprire gli occhi e meditare seriamente la rivelazione di Gesù. Il nostro cammino quaresimale ci conduce alla pasqua e dobbiamo capire che cosa significa nascere una seconda volta. Nicodemo intende: ritornare nel seno della madre e nascere. E così si giustifica con Gesù dicendo che è impossibile. Gesù invece annuncia una cosa che Dio può donarci: nascere da un’altra parte. Dice infatti: Se uno non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio” e più avanti dice: “se uno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio”. Gesù ci propone di entrare nell’utero della Chiesa, che ci gestisce durante la vita terrena e che nella morte e risurrezione quotidiana ci partorisce al regno dei cieli. I cristiani formano il corpo di Cristo e sono innalzati con lui nella pasqua, affinché, fissando lo sguardo in lui, facciano propria la sua esperienza e abbiano la vita.