lezione 1 - Comune di Caorle

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CENTRO RICREATIVO CULTURALE
“SANDRO PERTINI”
-
LEZIONE 1
Intro.
Oggi come oggi l’offerta di informazioni meteo ha raggiunto livelli davvero eccellenti,
soprattutto per quanto riguardo la disponibilità on line.
Per carità, esistono anche delle reti radio-televisive che danno buone informazioni in campo
meteorologico, anche se per onestà bisogna riconoscere che spesso su questi media i programmi
sono condotti da persone carine ma non sempre ritagliate per il ruolo; e sono condotti spesso in
modo superficiale e sbrigativo, con l’ausilio di simbolini e simboletti che invece di semplificare la
comprensione la banalizzano, cosa ben diversa e assolutamente deleteria in quanto sembra partire
dal presupposto che il pubblico non sia un insieme di individui, magari poco esperti ma comunque
pensanti, bensì un ammasso di caproni...
E dunque oggi più che mai, proprio in seguito alle carenze del servizio televisivo pubblico e
privato, e alla contemporanea provvidenziale abbondanza di siti eccellenti disponibili on line, chi è
interessato alla comprensione del tempo conviene si sappia districare con snellezza e buon senso
nell’universo informatico: le opportunità sono ottime, ma vanno selezionate sulla base delle
particolari esigenze di ciascuno.
Posto che l’obiettivo principale di ogni utente è riuscire a prevedere il tempo sulla propria
zona di residenza o comunque su regioni territorialmente limitate che rivestono interesse per i più
svariati motivi (vacanze, lavoro, impegni diversi), bisogna comunque riflettere su un fatto: per
conoscere il tempo che farà qui io devo sempre, necessariamente avere le idee chiare anche sul
tempo che fa e farà lì, a 10, 100, 1.000 e addirittura 10.000 chilometri di distanza.
L’arte di prevedere le condizioni meteo è un’arte dallo sguardo lungo, molto lungo.
“Rosso di sera bel tempo si spera” oggi non basta più: capire il futuro limitandosi a
osservare il proprio “orticello” è un sistema empirico che poteva soddisfare fino a 100 anni fa, oggi
no; oggi la tecnologia ci offre la possibilità di conoscere la congiuntura a livello continentale,
emisferico, addirittura planetario, e ciò affina in modo significativo le armi che abbiamo a
disposizione. Ma ciò presuppone delle conoscenze di base semplici ma assolutamente
imprescindibili.
1. Un po’ di fisica dell’atmosfera.
L’aria pesa; e pesa a seconda della sua temperatura. Come regola generale: l’aria calda è più
leggera, l’aria fredda più pesante.
Il peso dell’aria si traduce in una pressione, ovviamente dall’alto verso il basso, la quale
viene misurata in hectopascal (hp) o millibar (mb), unità di misura equivalenti. Si può misurare
anche in millimetri di mercurio (mm), ma oggi come oggi tale sistema non si usa quasi più.
La pressione è misurata dal barometro, e al suolo in genere varia tra valori massimi di 1060
hp e valori minimi di 940 hp; naturalmente questi sono valori molto estremi, e possono essere anche
superati, magari in occasione di eventi eccezionali come determinati blocchi di aria gelida o di
intensi cicloni tropicali. Tuttavia in Italia e in Europa la forchetta barica al suolo è più o meno
quella cui si faceva riferimento sopra.
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Molto importante per l’elaborazione delle previsioni meteo è anche la misurazione della
pressione in quota, a diverse quote, ma possiamo dire che un’ottima visione d’insieme per il
previsore dilettante è quella fornita dal quadro della pressione a circa 4.000 – 6.000 metri (dove
essa, MEDIAMENTE, è di 500 hpa), quota ideale per monitorare le dinamiche atmosferiche.
Osserviamo infatti che, a prescindere dalle temperature e dalle altre condizioni contingenti, più si
sale di quota e meno pressione c’è, in quanto minore è la colonna d’aria che abbiamo sopra di noi:
la quota di circa 4.000 – 6.000 metri (ove MEDIAMENTE la pressione è di 500 hpa) è quella ideale
per sviscerare il comportamento standard della troposfera, la porzione di atmosfera a noi più vicina.
In genere quindi nel linguaggio meteo si preferisce dire “pressione a 500 hpa” piuttosto che
“pressione a 4.000 o 5.000 o 6.000 etc... metri”. (Certo, lo riconosco, è come dire “adesso la
PRESSIONE a 500 hpa di PRESSIONE è tot o tot o tot...”; può sembrare un controsenso, ma è un
linguaggio comune e COMODO che mette d’accordo tutti. E per uscire da questo apparente, strano
equivoco, per COMODITÀ sulle mappe viene comunque riportato il valore di pressione “ridotto” o
“corretto” a livello del mare; dunque su di esse leggeremo ad esempio 995 o 1020 hpa, anche se in
realtà quella pressione a 4.000 o 5.000 metri, cioè alla quota media di 500 hpa, non potrà mai
esserci!).
Torniamo a noi: tutta la nostra atmosfera, essenzialmente per differenze di temperatura, è un
continuo susseguirsi (nello spazio e nel tempo) di zone di alta e di bassa pressione.
E il fatto che la pressione in alcuni luoghi sia alta e in altri sia bassa provoca a sua volta lo
stabilirsi di correnti, venti, spostamenti di masse d’aria. Infatti l’aria tende sempre a muoversi dalle
zone dove c’è pressione più alta verso zone dove c’è pressione più bassa in quanto, per lo stesso
principio dei vasi comunicanti, ricercherà sempre un equilibrio muovendosi dai luoghi dove è “in
eccesso” (alte pressioni) verso quelli dove è “in difetto” (basse pressioni).
In natura, quando si ha a che fare con fluidi allo stato libero, il “molto” tenderà sempre a
colmare il “poco” alla ricerca di un’armonia che magari non verrà mai trovata, ma proprio per
questo motivo eternamente inseguita.
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Le alte pressioni possono essere “dinamiche” (legate cioè alla subsidenza di aria dalle quote
superiori, aria che esercita una pressione, una forza, una “dynamis” verso il basso)
oppure “termiche” (legate cioè al forte peso di grandi masse d’aria fredda).
I cicloni possono essere “extratropicali”, e sono le basse pressioni che interessano le nostre
zone, talvolta intense ma quasi mai rovinose; poi abbiamo i cicloni “tropicali”, che si originano
sugli oceani alle latitudini più calde del pianeta, e spesso provocano danni incalcolabili quando
vanno a interessare nel loro cammino città e paesi.
Come legge generale possiamo dire che alle zone di alta pressione (o anticicloniche)
corrisponde il bel tempo e a quelle di bassa pressione (o cicloniche) corrisponde il tempo brutto.
Infatti più l’aria è compressa (alta pressione) e più difficile sarà la formazione delle nubi. Ecco la
grande importanza di conoscere la distribuzione barica su oceani e continenti, l’evoluzione delle
grandi figure pressorie, i loro spostamenti, le più diverse interazioni, etc....
Naturalmente l’equazione alta pressione = bel tempo e bassa pressione = maltempo è solo
una regola molto generale, e va presa assolutamente con le pinze. Però può già aiutarci ad avere
un’idea d’insieme quando osserviamo una mappa del tempo e desideriamo dare una sbirciatina nel
futuro.
Per motivi legati alla rotazione terrestre, nel nostro emisfero le zone di alta pressione fanno
registrare una circolazione dei venti in senso orario, le zone di bassa pressione in senso antiorario.
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L’esatto contrario accade nell’emisfero meridionale.
Tutto ciò è alla base dell’importantissima circolazione generale dell’atmosfera.
2. Le mappe meteorologiche
Conoscere i valori della pressione alle diverse quote consente di tracciare le mappe bariche,
la più utile delle quali, come già si accennava, è quella a 500 hpa, cioè riferita a circa 5.000 mt.
Una mappa barica è composta da “isobare”, linee più o meno curve che uniscono i punti con
egual pressione (in genere di 5 in 5 hpa). L’ammassarsi e/o il diradarsi delle isobare attorno a vari
centri indica l’alternarsi delle alte e delle basse pressioni, figure che presentano una forma
approssimativamente circolare, anche se in realtà esistono alte e basse pressioni che poi si
disegnano come nasi, promontori, avallamenti, etc... Caratteristica comune però a ogni figura barica
è l’essere chiusa; le linee che limitano un’alta o una bassa pressione sono sempre chiuse, in quanto
alla fine le fasce ad egual pressione tornano sempre su sè stesse. La natura non procede “a strappi”.
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Siccome noi sappiamo che nel nostro emisfero attorno alle alte pressioni l’aria ruota in senso
orario e intorno alle basse pressioni in senso antiorario, le isobare ci indicano anche la direzione di
provenienza dei venti. E più sono fitte più intenso è il vento, in quanto significa che la pressione
varia di molto in poco spazio, e dunque c’è un massiccio travaso d’aria da una zona all’altra.
Isobare fitte, e correnti intense, sull’Europa centro-settentrionale
Le alte pressioni sono dette anche anticicloni, le basse pressioni possono essere chiamate
anche cicloni o depressioni.
In genere nel seno di una depressione si originano dei fronti, o perturbazioni o linee di
instabilità che separano masse d’aria tra loro diverse; dove l’aria fredda insegue l’aria calda che la
precede avviene un moto di sollevamento che origina nubi e precipitazioni. Come norma generale
poi, all’arrivo dell’aria fredda, più pesante, la pressione aumenta e le nubi si dissolvono. Tengo
comunque a precisare che queste sono soltanto delle indicazioni di larga massima, infatti le variabili
che intervengono nelle dinamiche meteorologiche sono tante e tali da rendere tutto molto più
complicato.
Una volta sulle mappe meteorologiche illustrate in televisione, dal colonnello Bernacca per
esempio, le alte e le basse pressioni venivano individuate con delle lettere “A” e “B” al centro della
figura. Oggi spesso queste lettere vengono omesse, e allora possiamo evincere se una figura è
ciclonica o anticiclonica dai numeretti posti a fianco delle isobare e indicanti gli hpa: se verso il
centro crescono l’area è anticiclonica, se scendono l’area è una depressione. Siccome on line sono
sempre più spesso disponibili mappe bariche elaborate in Inghilterra, Stati Uniti o Germania,
ricordiamo che presso questi paesi è ancora frequente l’uso delle lettere di cui sopra; in tal caso
allora le alte pressioni sono individuate con la lettera H e le basse con la lettera L o T, dai
corrispondenti termini inglesi e tedeschi rispettivamente.
LEZIONE 2
1. Le figure bariche
Abbiamo detto che le figure bariche presentano a grandi linee forma tonda o rotondeggiante.
Molto spesso però il gioco delle correnti, le dinamiche troposferiche più complesse, l’influenza
stessa dell’orografia e molti altri fattori concorrono a deformare anche sensibilmente l’aspetto di
alte e basse pressioni le quali così assumono diverse caratteristiche morfologiche.
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Allora si dirà che un’alta pressione può presentare una “spalla”, oppure un “naso”, o ancora
una “elevazione”, o un “promontorio”, e può essere estesa nel senso dei meridiani o dei paralleli.
Spalla anticiclonica verso l’Europa centro-occidentale; figura
ben distesa lungo i paralleli
Elevazione anticiclonica verso l’Islanda; figura
ben estesa lungo i meridiani
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Naso anticiclonico verso l’Europa centrale
Promontorio anticiclonico sull’Europa centro-meridionale
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Viceversa una bassa pressione potrà presentare una “saccatura” (penetrazione più o meno
acuta in aree distanti dalla sua origine) o essere definita “lago depressionario” (estensione blanda e
non particolarmente virulenta).
Quando invece la pressione su una vasta zona non ha particolari caratterizzazioni e presenta
deboli “gradienti” (o “variazioni”, cioè muta poco anche a grandi distanze e quindi le isobare sono
assai distanziate) si può parlare di “palude barica”.
Acuta saccatura dalla Scandinavia verso l’Italia
Lago depressionario tra Francia, Spagna e Italia
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Palude barica su gran parte d’Europa
Fasi durante le quali alte e basse pressioni si alternano con relativa rapidità su una regione si
chiamano “dinamiche”, mentre quando viceversa abbiamo congiunture bariche capaci di insediarsi
per giorni e talvolta settimane, riproponendo lo stesso tipo di tempo sulle medesime zone molto a
lungo, allora siamo in presenza di situazioni di “blocco”.
In genere le porzioni destre delle alte pressioni sono più fresche di quelle sinistre (in quanto
la circolazione in senso orario della masse d’aria anticicloniche fa in modo che a destra prevalgano
correnti mediamente settentrionali, a sinistra meridionali). Il contrario ovviamente accade per i
cicloni.
Quindi, siccome in generale la circolazione dell’atmosfera, favorita dal moto rotatorio della
terra, è da Ovest verso Est, quando da occidente giunge da noi una depressione essa spesso è
preceduta da un richiamo di aria calda e seguita da un flusso più freddo. Se invece giunge una zona
anticiclonica sono favoriti in un primo tempo flussi settentrionali freddi e secchi, mentre poi,
quando l’anticiclone invecchia e si sposta verso l’Europa orientale, i venti si dispongono da Sud e le
temperature aumentano.
La normale circolazione dell’aria da Ovest verso Est nel senso dei paralleli è detta “zonale”
ed è associata in genere a tempo piuttosto mite e variabile. Ma a volte accade che le correnti si
dispongano in senso contrario, da oriente verso occidente; allora siamo in presenza di una
circolazione “antizonale”, la quale in inverno favorisce forti ondate di gelo sul nostro paese, con
cieli che possono essere indifferentemente sereni, se prevale l’alta pressione fredda dell’Est, oppure
tempestosi, se abbiamo delle retrogressioni depressionarie dai Balcani e dalla Russia.
Se poi invece della circolazione zonale abbiamo delle forti oscillazioni (o sinuosità) delle
correnti verso Nord e verso Sud, allora siamo in presenza di una circolazione “meridiana”, perchè
appunto segue il senso dei meridiani; in questi casi è favorito tempo molto instabile con forti
oscillazioni di temperatura a seconda che la nostra zona si trovi sotto il flusso meridionale o
settentrionale, cosa che può mutare anche nel giro di poco tempo: più marcate sono le sinuosità, più
veloce è il mutare del tempo, più sensibili sono le variazioni di temperatura e di provenienza dei
venti.
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Freddo su Europa occidentale (lato destro dell’anticiclone delle Azzorre e
sinistro della depressione italica); mite sui Balcani (lato sinistro
dell’anticiclone dell’Europa orientale e destro della depressione italica)
Circolazione zonale sull’Europa (da Ovest verso Est)
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Retrogressione antizonale dalla Russia verso l’Italia
Circolazione meridiana sull’Europa (da Nord verso Sud e da Sud verso Nord)
Se sappiamo leggere appena un po’ una carta barica, ecco che le isobare, con la loro
disposizione e la loro frequenza, ci diranno con un solo colpo d’occhio quanto ci aspetta...
2. Le figure bariche prevalenti per il tempo sull’Italia.
Ora tratteggiamo molto a grandi linee quelle che sono le figure bariche capaci di influenzare
in maniera particolare il tempo sulla nostra penisola.
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Si tratta di figure semipermanenti o almeno periodiche, con le quali è necessario prendere un
minimo di confidenza perchè, alternandosi sulla scena europea e mediterranea, caratterizzano i
nostri cieli dispensando piogge e sole, nubi e temporali, freddo e caldo, Bora e Scirocco, e così via...
a) Alta pressione delle Azzorre
E’ un’alta pressione dinamica, derivante cioè da fenomeni di subsidenza nel comparto
tropicale e subtropicale, e rappresenta la figura anticiclonica più importante per le nostre
zone. A seconda del suo comportamento può causare condizioni meteorologiche di tutti i
tipi.
Quando si espande placida verso oriente è causa di tempo stabile e soleggiato, caldo ma non
troppo in estate, mite in inverno, accompagnandosi spesso in tale stagione a nebbie fitte
(circolazione zonale).
Quando viceversa rimane isolata in Atlantico lascia via libera alle perturbazioni occidentali
e non riesce a portare il proprio alito gradevole verso di noi (circolazione zonale-meridiana).
Quando infine si espande con dei promontori o addirittura delle elevazioni verso Nord (Gran
Bretagna, Scandinavia, Polo), ecco che favorisce la tracimazione lungo il suo bordo
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orientale di masse d’aria fredda foriere di instabilità accentuata e talvolta di autentiche
ondate di gelo sul comparto mediterraneo (circolazione meridiana). In estate a tale
situazione si accompagnano frequenti e violenti temporali.
b) Alta pressione russo-siberiana
Figura tipicamente termica, questa alta pressione si origina soprattutto nel semestre freddo
sulle steppe russo-siberiane a causa del peso assunto dall’aria gelida che sovrasta queste
regioni. Per tale motivo è un anticiclone pellicolare, cioè non ha grande spessore, perchè
deriva appunto da una massa d’aria molto fredda e molto pesante, dunque molto compressa
e non troppo sviluppata in altitudine. Ciò nonostante è spesso difficile da spodestare quando
prende possesso di una regione, proprio perchè composta da masse d’aria assai compatte.
Quando si espande franca verso occidente porta il gelido alito siberiano a intirizzire
l’Europa e il Mediterraneo, con fasi di tempo spesso stabile ma ventoso e molto freddo
(circolazione antizonale).
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Quando la sua espansione invece avviene in maniera importante ma con i massimi pressori
che si isolano verso Nord, diciamo verso la penisola scandinava, ecco che sulla nostra
regione le correnti possono arrivare da direzione più settentrionale o nordorientale e sono
favorite le retrogressioni di piccoli ma insidiosi cicloni russo-balcanici in grado poi di
interagire con le calde acque mediterranee e provocare maltempo con Bora scura
sull’Adriatico.
Se l’espansione verso occidente di questo anticiclone è solo parziale, ed esso arriva a non
superare la longitudine dei Balcani, ecco che può fungere da blocco per le perturbazioni
atlantico-mediterranee attivando intensi flussi meridionali di aria calda e molto umida, con
piogge talvolta alluvionali (circolazione zonale-meridiana).
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Quando infine i due anticicloni sopra menzionati (Azzorre e siberiano) si fondono proprio
sull’Europa, allora si forma una figura barica duratura che prende il nome di “Ponte di
Wejkoff”, e mantiene spesso le nostre regioni sotto un tempo stabile, moderatamente freddo
e davvero secco per giorni e anche settimane, fungendo da blocco per le perturbazioni
atlantiche.
c) Alta pressione nordafricana
Figura dinamica che in questi ultimi anni, forse complice la tendenza verso il riscaldamento
globale, ha preso sempre più piede sul comparto euro-mediterraneo. E’ un’alta pressione
tipicamente estiva, ma compare spesso ormai anche nelle altre stagioni, e causa le maggiori
ondate di calore sul nostro paese.
In genere si presenta come una campana molto calda che arriva a lambire il continente
europeo dove favorisce a lungo bel tempo con lo scorrimento di aria subtropicale e tropicale
da Ovest – Sudovest (circolazione zonale).
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Talvolta può anche presentarsi come un naso o una lingua che precede l’arrivo di una
perturbazione dall’oceano; in tal caso le correnti che provoca sono schiettamente
meridionali (circolazione meridiana) e il bel tempo è accompagnato dalle ondate di caldo
peggiori. Si tratta però di ondate brevi, effimere, in quanto la sopraggiungente depressione
porta presto su di noi temporali e frescura.
Durante la stagione invernale l’alta pressione nordafricana può portare lunghi periodi di bel
tempo con nebbie molto fitte e persistenti sulle pianure specie del Nord ove l’aria, a causa
della subsidenza e della mancanza di sole, può mantenersi molto fredda a dispetto della
figura barica dominante. Frequentissime in tali situazioni le “inversioni termiche”, con il
gelo confinato al suolo e il tepore invece trionfante su colline e montagne.
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d) Ciclone d’Islanda
E’ la principale figura depressionaria che interessa, spesso in modo massiccio, il comparto
europeo e mediterraneo.
Tendenzialmente si tratta di una struttura che affonda i propri minimi nell’Atlantico
settentrionale, presso l’Islanda appunto, ma può subire molte modificazioni nella propria
localizzazione, natura e, di conseguenza, negli effetti che provoca poi sul nostro continente.
Quando può agire indisturbata, senza trovare l’ostacolo di alte pressioni particolarmente
importanti, ecco che invia correnti umide verso l’Europa (circolazione zonale), apportando
piogge (e temporali in estate), temperature mai eccessive, miti in inverno e fresche in estate.
Ma quando la depressione d’Islanda deve fare i conti con le alte pressioni più invadenti,
ecco che allora può isolarsi a Nord, tenuta a bada da un forte anticiclone delle Azzorre o del
Nordafrica (circolazione zonale) oppure può essere costretta da elevazioni anticicloniche
significative a spezzarsi in vari tronconi, uno dei quali spesso si isola sulla Scandinavia e
sull’Europa nordorientale con conseguenti massicci flussi freddi e instabili verso il
Mediterraneo (circolazione meridiana, vedi ultimo caso citato a proposito dell’alta pressione
delle Azzorre: è la stessa congiuntura).
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Infine, quando il ciclone islandese spinge una saccatura molto a Sud verso Spagna, Marocco
e Canarie, ecco che sul Mediterraneo si attiva una temporanea risposta anticiclonica
dall’Africa molto mite in inverno e rovente d’estate (circolazione meridiana, vedi caso citato
a proposito del naso o lingua di alta pressione nordafricana: è la stessa congiuntura).
e) Gocce depressionarie balcaniche
Soprattutto nella stagione invernale si fanno sentire sul comparto euromediterraneo delle
retrogressioni antizonali che spingono piccole ma attive depressioni a carattere freddo
(“gocce”) di estrazione balcanica o addirittura russa. Ciò avviene quando a Nord della nostra
penisola la pressione è alta, si forma magari un ponte di Wejkoff, o si estende in modo
franco l’anticiclone siberiano, ma sul comparto europeo meridionale, o ancora meglio
sudorientale, la pressione è più bassa e favorisce il richiamo di correnti da Nordest.
Quando una goccia fredda balcanica (o russa) si porta sull’Italia spesso il tempo peggiora
brevemente, si attiva un’intensa Bora, le temperature scendono e non di rado cade la neve
anche in pianura, magari a carattere di bufera soprattutto in occasione delle retrogressioni
risucchiate da quell’impianto depressionario chiamato “Atlantico basso”.
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L’Atlantico basso si identifica come una collana depressionaria che, originandosi in
Atlantico, penetra sul Mediterraneo a basse latitudini (entra da Gibilterra, dall’Algeria, e non
dalla più classica porta franco-spagnola), cosicchè le nostre regioni, almeno quelle centrosettentrionali, pur interessate da nubi e instabilità di derivazione oceanica, al suolo
rimangono sotto il tiro di correnti orientali o nordorientali fredde e nevose. Le retrogressioni
di gocce balcaniche vengono incentivate oltremisura da questo disegno pressorio.
Può tuttavia accadere che, se la traiettoria della goccia è troppo occidentale (west-shift) o se
la goccia stessa, dopo essere transitata da Est a Ovest sul nostro paese, si isola tra la
Sardegna e le Baleari, ecco allora attivarsi delle correnti meridionali che fanno risalire le
temperature e trasformano le nevicate in piogge.
LEZIONE 3
1. Prevedere il tempo: non uno ma tanti orizzonti
Prevedere il tempo non significa una cosa soltanto. Significa molte cose.
Si può essere interessati a prevedere quali saranno le condizioni atmosferiche “qui” e
“domani”, oppure, “lì” e “fra tre giorni”; e ancora “sull’intera regione” o “sull’intero paese” in cui
viviamo “fra una settimana” o “fra dieci giorni”. Può interessare il tempo della settimana prossima
sulle Alpi, per andare a sciare, oppure sulle spiagge dell’Adriatico, per andare a prendere il sole.
Insomma, a seconda delle esigenze di ciascuno ci saranno diversi modi di concepire la previsione
che ci interessa.
Oggi come oggi questo modo di fare previsioni è abbastanza affinato dalle moderne
tecnologie, e ci viene servito su un piatto d’argento, e con notevole precisione, dai siti che abbiamo
citato nella scorsa lezione.
Oltre tutto, acquisendo un minimo di dimestichezza con le mappe meteo, questo genere di
previsioni “personalizzate” siamo in grado di farcele anche da soli, se non altro perchè in qualunque
momento della giornata possiamo accedere a informazioni sulla situazione barica continentale (o
addirittura emisferica e globale) non di adesso, ma di domani, di dopodomani, e così via, fino ai
pannelli che riassumono la tendenza ai fatidici 9 giorni, e quelli, per la verità spesso “fantasiosi”,
che si spingono addirittura in avanti fino a 12 – 15 giorni!
La soddisfazione più grande, per l’amatore meteo, è sentir dire dai bollettini radio-televisivi
che, ad esempio, per l’intera settimana sull’Italia il tempo sarà bello e caldo, ma poi andarsi a
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guardare le carte sul computer di casa e intuire che dopo 2 giorni una piccola, quasi invisibile
saccatura, la quale poco interessa a livello nazionale, transiterà proprio sulle nostre teste e potrà
forse dispensare qualche temporale sparso. E se 2 giorni dopo, all’interno del ben previsto e
scontato trionfo anticiclonico, sulla nostra piccola cittadina si manifesta davvero il temporale da noi
paventato, ecco che percepiamo netta la sensazione di aver davvero “capito qualcosa” che
l’informazione nazionale non avrebbe mai potuto spiegarci, perchè irrilevante a livello generale.
Tutto ciò è molto bello! Come si usa dire: un’autentica iniezione di autostima!
Ma ora volgiamo lo sguardo a un altro orizzonte previsionale: quello delle
“teleconnessioni”.
Lo diciamo chiaramente: si tratta di meteorologia sperimentale; ma per rimanere al passo coi
tempi è bene prendere il toro per le corna e iniziare subito a conoscere determinate discipline che
fra 2 o 3 o 5 anni saranno magari diventate veramente la nuova frontiera della scienza atmosferica.
2. Le “teleconnessioni”, queste sconosciute...
Cosa sono le “teleconnessioni”? In sostanza niente altro che degli schemi barici e/o termici
e/o dinamici (in gergo “indici” o “pattern”) capaci, si ritiene, di influenzare il tempo a grandi
distanze; cioè di “connettere” in maniera apparentemente inaspettata e sorprendente alcune
condizioni che avvengono “qui” con altre condizioni che avvengono (e, soprattutto, avverranno)
“lì”.
Le teleconnessioni sono davvero molte, e oltre tutto, se ne scoprono sempre di nuove, nel
senso che più procede lo studio dell’ecosistema – Terra, più influenze a distanza si capiscono o
almeno si ipotizzano.
Noi naturalmente nel corso del nostro studio effettueremo una notevole scrematura basata
essenzialmente su alcuni ben precisi discriminanti; privilegeremo infatti l’esame degli indici
teleconnettivi:
1) con maggiore influenza sul tempo euromediterraneo;
2) di più semplice comprensione.
3. Classificazione e generalità
Gli indici teleconnettivi si possono distinguere, a grandi linee, in tre categorie:
a) indici troposferici, riguardanti cioè dinamiche della bassa atmosfera (distribuzione
barica, vita di cicloni e anticicloni, etc...);
b) indici oceanici, riguardanti cioè particolari dinamiche (in prevalenza termiche) delle
acque oceaniche;
c) indici stratosferici, riguardanti cioè dinamiche accadenti in stratosfera, a un’altezza
mediamente tra i 15 e i 50 chilometri sopra le nostre teste.
INDICI TROPOSFERICI:
- NAO (North Atlantic Oscillation, Oscillazione nordatlantica) è un importantissimo
indice che misura la differenza di pressione tra settori più e meno settentrionali del
Nordatlantico;
- AO (Artic Oscillation, Oscillazione artica) è un indice spesso ma non sempre collegato
alla NAO e misura la vitalità del Vortice Polare, ossia di quella depressione
semipermanente che per l’Europa prende il nome di ciclone d’Islanda;
- NAM (North Anular Mode, Struttura vorticante settentrionale) è in sostanza la AO
riferita alle quote superiori, fino alla stratosfera, misura quindi la vitalità del VP
proiettato a molti chilometri di altezza (quindi potrebbe, in teoria, essere anche
considerato un indice stratosferico);
- SCAND (Scandinavian Pattern, Schema scandinavo) monitora la pressione in area
scandinava;
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PNA (Pacific North American, Indice pacifico nordamericano) è praticamente una NAO
riferita al Pacifico, ovviamente settentrionale;
ITCZ (InterTropical Convergence Zone, Zona di convergenza intertropicale) è una linea
immaginaria che evidenzia la zona di convergenza tra gli Alisei dell’emisfero Nord e
quelli dell’emisfero Sud e serpeggia a cavallo dell’equatore;
MJO (Madden Julian Oscillation, Oscillazione di Madden- Julian) è un indice scoperto
da due scienziati, Madden e Julian appunto, che fotografa l’attività temporalesca
intertropicale e, in un certo senso, è la madre dell’ITCZ, influenzandolo fortemente.
INDICI OCEANICI:
- ENSO (El Nino Southern Oscillation, Oscillazione meridionale de El Nino) è un indice
che fornisce la misura delle anomalie termiche (positive o negative) delle acque del
Pacifico situate al largo del settore nordoccidentale dell’America latina.
INDICI STRATOSFERICI:
- QBO (Quasi Biennal Oscillation, Oscillazione quasi biennale) è un indice che tiene
d’occhio la direzione dei venti a livello stratosferico sulla verticale equatoriale.
4. Gli indici troposferici
a) NAO
Questo è un indice che misura la differenza di pressione tra le zone circumpolari e le mediobasse latitudini atlantiche. Dunque, più che un indice predittivo per la nostra regione, è un indice
che fotografa la situazione contingente. Infatti quando la NAO è alta, cioè abbiamo una pronunciata
differenza di pressione (gradiente barico) fra alte e basse latitudini atlantiche (parliamo sempre
dell’Atlantico europeo, beninteso), ecco che ne derivano un anticiclone delle Azzorre e un ciclone
d’Islanda ben strutturati in loco, con circolazione d’aria mediamente occidentale verso l’Europa,
temperature miti, grandi piogge sui settori settentrionali e possibilità di fasi più stabili ma miti a
Sud, quindi anche sul Mediterraneo.
Tipica situazione di NAO positiva (NAO+)
Quando invece abbiamo minori differenze bariche tra i due settori dell’Atlantico monitorati,
magari addirittura con un’inversione di ruoli tra alte e basse pressioni, ecco che è favorito il
maltempo sul Mediterraneo e sull’Europa meridionale in genere, unitamente a correnti disposte in
senso più meridiano, da Sud a Nord o viceversa.
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Tipica situazione di NAO negativa (NAO-)
L’indice NAO può essere previsto in modo molto sintetico sulla base delle
elaborazioni bariche europee a 9 e più giorni ed è possibile, consultando il relativo grafico, avere
un’idea di massima della situazione continentale senza dover esaminare le singole cartine una ad
una.
L’indirizzo per la consultazione NAO è il seguente:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/precip/CWlink/pna/pna.shtml
Cliccandolo si apre la Home page e si sceglie sulla sinistra l’opzione NAO, quindi si vede il
grafico relativo a tale indice negli ultimi mesi; la parte in rosso è la previsione per i giorni futuri; il
divaricarsi degli “spaghi” rossi indica il grado di minore o maggiore incertezza nella previsione
(ovviamente, a spaghi più uniti corrisponde una previsione più sicura).
Andamento NAO degli ultimi 4 mesi (15 gennaio – 16 maggio 2011) e trend
previsto (in rosso) per i giorni successivi; si noti la prevalenza di NAO+, che ha
causato fasi tardoinvernali e primaverili miti e poco piovose
b) AO
Questo indice spesso, ma non sempre, va di pari passo alla NAO, e come la NAO, più che
rappresentare uno strumento predittivo per l’Europa, è uno strumento descrittivo; la previsione
dobbiamo andare a cercarla, così come per la NAO, negli spaghi rossi del relativo grafico, ma essa
ancora una volta altro non è che un’estrapolazione di quanto ci dicono le bariche a 9 e più giorni.
22
L’AO misura la forza del Vortice polare (VP) che per il nostro continente viene più o meno
a coincidere con il ciclone d’Islanda; in genere, tanto più è forte il VP, tanto più velocemente “gira”
l’aria tra le sue spire, e meno occasione ha quindi di ondularsi e di spingersi verso Sud a causare
ondate di freddo e neve. Quindi, ad AO positiva corrisponde un VP attivo sull’Europa del Nord, con
correnti zonali, mitezza e clima stabile (più o meno umido) sull’Europa.
Tipica situazione di AO positiva (AO+)
Se l’AO è negativa, il VP tende a sfrangiarsi, a rompersi in vari pezzi (“split”, talvolta
causato da riscaldamenti stratosferici o Stratwarming), a migrare verso Sud, ove porterà come
logica conseguenza le instabili e fredde masse artiche.
Tipica situazione di AO negativa (AO-)
23
Dalla combinazione fra NAO e AO possiamo dire poi che NAO+ e AO+ portano sull’Italia
tempo bello e mite; NAO+ e AO- stessa situazione, un po’ attenuata; NAO- e AO- tempo variabile
o instabile e freddo; NAO- e AO+ invece è una situazione che si verifica molto di rado perchè è
fisicamente assai difficile che a un VP molto attivo (AO+) corrisponda una scarsa differenza di
pressione tra medio e alto Atlantico; comunque ciò accade prevalentemente in estate e allora
possono arrivare intense correnti da Nordovest, tendenzialmente fresche oltre che instabili.
L’indirizzo per la consultazione AO è sempre il seguente:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/precip/CWlink/pna/pna.shtml
Cliccandolo si apre la Home page e si sceglie sulla sinistra l’opzione AO, quindi si vede il
grafico relativo a tale indice negli ultimi mesi; la parte in rosso è sempre la previsione per i giorni
futuri.
Andamento AO degli ultimi 4 mesi (15 gennaio – 16 maggio 2011) e trend
previsto (in rosso) per i giorni successivi; si noti la prevalenza di AO+, che ha
causato, assieme alla NAO+, fasi tardoinvernali e primaverili miti e poco piovose
c) NAM
Qui finalmente abbiamo a che fare con un indice schiettamente predittivo per l’Europa, in
quanto fotografa una situazione da noi molto lontana in altezza e ci permette di arguire cosa
potrebbe accadere, diciamo, nei 2 mesi successivi.
La NAM in sostanza altro non è che la descrizione dello stato di salute del VP alle alte quote
atmosferiche, dunque potrebbe legittimamente essere considerato anche un indice stratosferico.
Questo indice ha significato essenzialmente per quanto riguarda i mesi invernali, infatti il
VP stratosferico durante la stagione fredda può essere in salute (NAM positiva, colorazione blu violacea) o sofferente (NAM negativa, colorazione giallo - rossa), mentre durante il periodo estivo
esso quasi scompare (e dunque la NAM sarà più o meno sempre negativa, sia pure in modo assai
debole).
La grande utilità in termini previsionistici dell’indice NAM sta nel fatto che studi statistici (e
di fisica dell’atmosfera) suggeriscono che a valori fortemente negativi del NAM (riscaldamenti
stratosferici o Stratwarming in propagazione alle quote più basse) spesso fa seguito un crollo
dell’AO entro alcune settimane, con probabilità di ondate gelide dall’Artico verso il Mediterraneo a
seguito della divisione o “split” del Vortice Polare che, sbrindellato, lascia che la sua aria gelida
emigri più facilmente verso Sud.
L’indirizzo per la consultazione NAM è il seguente:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/s ... gif_files/
Cliccandolo si va su una Home page che offre le mappe NAM giorno per giorno da molto
tempo a questa parte, cliccando poi a loro volta le singole date si aprono ovviamente le singole
mappe simili alla seguente che illustra l’andamento negli ultimi 16 – 18 mesi (a numeri positivi, e
relativi colori, corrisponde NAM+, e viceversa):
24
Indice NAM da ottobre 2009 a oggi; si noti il forte NAM+ da gennaio 2011, preludio di
AO+ e temperature elevate in questa primavera. Viceversa si noti il forte NAM- tra ottobre
e dicembre 2009, preludio dell’AO- con freddo invernale europeo dei primi mesi del 2010
Osservando la NAM che sarà disponibile nell’autunno prossimo potremmo farci un’idea di
massima della tendenza AO dell’inverno 2011 – 2012!
d) SCAND
Si tratta di un indice descrittivo-predittivo per l’area mediterranea, in quanto descrive una
situazione da noi relativamente lontana, il pattern barico in area scandinava – nordeuropea, e
suggerisce come potrebbe evolvere il tempo in determinate congiunture.
E’ un indice molto semplice da cogliere, infatti lo monitoriamo soltanto osservando le carte
bariche attuali e previste a vari giorni.
La regola che ci consente di servirci in ottica previsionstica dell’indice SCAND è questa: in
inverno a valori barici elevati in area scandinava (SCAND+ o ++) corrispondono elevate probabilità
di fasi fredde, instabili, con retrogressioni russo-balcaniche sul Mediterraneo.
Tipica situazione di SCAND molto positiva (SCAND++) invernale
25
In estate invece lo SCAND+ è spesso collegato a flussi freschi ma secchi da Nordest, e
dunque a tempo bello ma scarsamente afoso, oppure, in caso di gradiente barico molto ridotto in
sede centromeridionale europea, a tempo bello, caldo e stabile per le difficoltà di una franca
penetrazione verso Est da parte delle perturbazioni atlantiche.
Pertanto quando notiamo sulle mappe bariche europee che, soprattutto durante il semestre
freddo, inizia a manifestarsi un significativo aumento pressorio in area scandinava, e da questo
aumento pressorio si origina una cellula anticiclonica via via più estesa e forte, ebbene, possiamo
arguire che nei giorni o anche nelle settimane successive assisteremo a un blocco della circolazione
zonale dall’Atlantico e alla discesa di nuclei freddi da Nordest, con tempo più instabile associato
soprattutto a una forte diminuzione delle temperature.
Lo SCAND- invece è niente altro che una variante dell’AO+ (spesso associata a NAO-), con
i minimi di pressione del VP ben strutturati sulla Scandinavia anzichè sull’Islanda, e favorevoli
dunque a intensi flussi nordoccidentali verso l’Europa, con blocco della circolazione zonale
oceanica e discesa, sia pure non direttamente da Nord, di impulsi freddi e umidi di origine articomarittima, presagio di tempo instabile e abbastanza freddo per la nostra zona, soprattutto qualora
dovessero poi formarsi delle ciclogenesi secondarie. Comunque in queste situazioni di SCAND- o
SCAND-- non è assolutamente raro che si verifichino, a causa della tesa corrente da Nordovest,
temporanee situazioni di Foehn sui versanti sottovento alle Alpi (pianura padana).
Tipica situazione di SCAND molto negativa (SCAND--) invernale
e) PNA
Con il PNA ritorniamo a un indice schiettamente predittivo per la nostra regione, in quanto
descrive condizioni riscontrabili sull’oceano Pacifico settentrionale (una sorta di NAO del Pacifico
settentrionale) le quali solo a distanza di tempo possono influenzare il tempo europeo e
mediterraneo.
E’ dunque utile monitorare il PNA e lo possiamo fare ancora una volta al seguente indirizzo:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/precip/CWlink/pna/pna.shtml
Cliccandolo si apre la Home page e si sceglie sulla sinistra l’opzione PNA, quindi si vede il
grafico relativo a tale indice negli ultimi mesi; la parte in rosso è sempre la previsione per i giorni
26
futuri, ma per noi europei, di questo indice, è già importante verificare l’andamento recente e
attuale.
Andamento PNA degli ultimi 4 mesi (15 gennaio – 16 maggio 2011) e trend previsto (in
rosso); si noti un indice in prevalenza neutro o negativo
Anche se si tratta di un indice abbastanza lontano dalle nostre vicende meteorologiche, il
PNA può comunque essere importante per capirne le diverse evoluzioni in quanto un valore
nettamente positivo favorisce i blocchi altopressori in Atlantico, in sostanza l’elevazione
dell’anticiclone delle Azzorre verso Nord, e la discesa di notevoli masse fredde artiche verso
meridione.
Infatti la circolazione occidentale alle medie latitudini dell’emisfero viene perturbata di
tanto in tanto da fenomeni aventi la più diversa origine fisica cosicchè si creano delle ondulazioni
chiamate “Onde di Rossby”, le quali null’altro sono che ampi cavi d’onda (cui si susseguono
altrettanto ampi picchi) capaci di fungere da mezzo di trasporto per masse d’aria fredda verso Sud e
calda verso Nord.
Ebbene, un PNA positivo favorisce, a causa di questo gioco simile a un domino, le già citate
elevazioni dell’azzorriano e dunque il tempo freddo e instabile sull’Europa con instaurazione
talvolta delle tipiche situazioni “di blocco” (o “blocking atlantico”) difficili da scalzare anche per
diversi giorni.
f) ITCZ
Questa linea immaginaria ci dice dove tendono a convergere quei venti costanti chiamati
“alisei” nei pressi dell’equatore africano. Si capisce bene dunque come pure con l’ITCZ abbiamo a
che fare con un indice predittivo per la nostra regione, in quanto descrive eventi che avvengono
molto lontano e possono poi, nel corso del tempo, influenzare le disposizioni bariche euromediterranee.
Qui non ci interessa comprendere cosa siano gli alisei e perchè sia importante monitorarne la
zona di convergenza; quello che ci preme sottolineare invece è che una ITCZ posizionata più a
Nord del normale tende a gonfiare gli anticicloni subtropicali (come quello delle Azzorre e quello
nordafricano) portando tempo stabile, mite e secco anche per lunghi periodi sulla nostra regione,
mentre un posizionamento più a Sud della norma tende a lasciare campo libero alle incursioni
perturbate dall’Atlantico, con clima schiettamente instabile, molto umido e talora freddo in inverno,
temporalesco e spesso fresco in estate.
27
Tipica situazione di ITCZ alta, con forte invasività altopressoria
subtropicale verso il Mediterraneo e l’Europa
Tipica situazione di ITCZ bassa, con scarsa invasività altopressoria
subtropicale verso il Mediterraneo e l’Europa
L’indirizzo per la consultazione ITCZ è il seguente:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/fews/ITCZ/itcz.shtml
Cliccandolo si va su una Home page sulla quale già compare la figura dell’Africa con la
linea ITCZ attuale (rossa), confrontata con la norma (nera) e con la pregressa dei 10 giorni
precedenti (gialla):
28
Tuttavia, cliccando ulteriormente sul link blu “Click Here” posto in alto, subito sopra la
cartina, si apre una pagina con la mappa molto più dettagliata e con due ottimi grafici che indicano
l’andamento ITCZ confrontato con la norma nel corso dei mesi.
g) MJO
Madden e Julian sono i nomi di due scienziati dell’atmosfera che hanno scoperto l’esistenza
di una sorta di regolarità nel manifestarsi delle ondate temporalesche oceaniche presso la fascia
equatoriale.
Questa specie di “ola” temporalesca, molto simile ai pittoreschi festeggiamenti collettivi
negli stadi di calcio,
con la propria intensità e precisa dislocazione nel tempo e nello spazio è in grado di
modificare la disposizione delle figure bariche anche alle medie latitudini attraverso un complicato
meccanismo di influenza sulle temperature superficiali degli specchi oceanici (SSTA) e, di
conseguenza, delle porzioni di troposfera sovrastanti.
29
Si tratta quindi di un indice chiaramente predittivo per le nostre regioni d’interesse; in
particolare, dagli studi soprattutto statistici che sono stati effettuati, sembra che la MJO abbia una
maggiore importanza per il comparto euro-mediterraneo durante il periodo invernale, andando a
influenzare la ITCZ e quindi la formazione o meno di elevazioni e/o blocchi anticiclonici in pieno
Atlantico, forieri di gran freddo per le nostre zone.
L’indirizzo per la consultazione MJO è il seguente:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/precip/CWlink/MJO/whindex.shtml
Cliccandolo si va direttamente sulla pagina che ci propone i grafici i quali, lo diciamo
subito, sono davvero di complessa interpretazione. Per questo motivo se una persona non è
particolarmente interessata a monitorare la “ola” temporalesca equatoriale, ma vuole soltanto
evincere qualcosa sull’evoluzione del tempo in sede euro-mediterranea, può direttamente, e
semplicemente, fare riferimento all’ITCZ che della MJO è in qualche modo una derivazione e
risulta di assai più agevole comprensione.
Comunque noi cerchiamo di capire ugualmente qualcosa di quello che il sito di riferimento
ci propone ed esaminiamo la pagina a disposizione, o almeno il grafico principale, quello posto più
in alto e che si esprime attraverso una semicurva spezzata con ampiezze (lontananze dal centro)
diverse a seconda della sua collocazione in 8 griglie o settori oceanici a seconda delle date cui fa
riferimento:
40 Days
30
Questo grafico illustra l’intensità (o “magnitudo”) della MJO negli ultimi 40 giorni (in
questo caso nel periodo aprile – maggio 2011).
Gli 8 settori rappresentano una sorta di immaginaria divisione delle aree oceaniche
planetarie. I numeri che compaiono lungo la linea indicano le date. Ad esempio, in questo grafico
l’inizio della linea (START) presenta il numero 8 perchè coincide con l’8 aprile 2011. La distanza
dal centro della figura indica la forza dell’onda temporalesca nel senso che tanto maggiore è la
distanza dal centro tanto maggiore è la forza dell’onda. E lo è nel settore ove il punto va a cadere.
Ad esempio, nel nostro caso contingente, l’8 aprile l’onda aveva una forza o magnitudo media tra il
settore 7 e 8; e da lì è iniziata la “ola” (ovviamente nel periodo considerato dal grafico). Facciamo
un altro esempio, e prendiamo il 25 aprile: in quella data l’onda era nel settore 1, ma era molto
bassa (vicinissima al centro). Finiamo esaminando il 10 maggio: magnitudo piuttosto forte in
settore 7. E così via...
Ovviamente la linea del grafico non presenta “salti” da un settore all’altro, ma ha sempre un
andamento continuo, perchè l’onda temporalesca non può certo manifestarsi oggi qui e domani a
5.000 chilometri di distanza, ma si sposta in modo graduale e progressivo, modificando però la
propria intensità (la forza o “magnitudo”).
Le osservazioni indicano che durante il periodo invernale sarebbero favoriti i “blocking”
atlantici (e dunque le ondate di freddo per l’Europa) nei giorni successivi a fasi con magnitudo
elevata in fase 7 e 8.
31
A riprova di ciò osserviamo anche il secondo grafico che la nostra pagina offre, e che
riporta l’andamento della MJO negli ultimi 90 giorni, dunque arriva a considerare anche l’ultima
parte dell’inverno 2011 (dal 17 febbraio):
Vediamo bene come la fase invernale (linea verde per febbraio e violetta per marzo) sia
sempre vicinissima al centro, e indichi dunque magnitudo bassissime dell’onda temporalesca anche
in settore 7 e 8; infatti in quel periodo non ci sono stati neppure lontanamente blocking atlantici e
l’inverno sull’Europa non si è fatto certo sentire in modo severo.
Ma perchè una forte magnitudo in settore 7 e 8 può favorire il freddo sull’Europa? Le
spiegazioni sono molto complesse però, se vogliamo limitarci ad avere un’idea di massima,
osserviamo che i settori 7 e 8 comprendono, fra l’altro, l’oceano Atlantico (“West. Hem. and
Africa”, “Emisfero occidentale e Africa”). Ebbene, una forte attività temporalesca in zona
intertropicale atlantica riversa molta pioggia in area caraibica, smorza la salinità di quelle acque, ne
rende più difficoltoso l’inabissarsi verso i fondali oceanici e dunque in qualche modo “inceppa” il
buon funzionamento della Corrente del Golfo, con un temporaneo effetto raffreddante sull’Europa.
Ora (maggio 2011) la magnitudo in settore 7 e 8 è piuttosto alta (linea blu), infatti l’ITCZ
corrispondente è collocato in posizione inferiore alla norma, come visto sopra. Però siamo ormai
entrati in pieno nel semestre caldo e queste variazioni non hanno più grande influenza sulla
circolazione generale e sulle temperature superficiali marine (SSTA) a causa della preponderanza
dell’effetto indotto dall’intensa radiazione solare pre-estiva.
5. Gli indici oceanici
a) ENSO
32
Per molti esperti questo indice, l’unico di tipo oceanico che valutiamo, è il più importante
per le previsioni stagionali assieme all’indice stratosferico QBO, che pure sarà l’unico della sua
categoria che esamineremo.
Esso è la misura di un’importante oscillazione termica dell’oceano Pacifico prospiciente le
coste nordoccidentali dell’America latina.
Per motivi collegati all’alternanza delle piogge e delle fasi siccitose della fascia
intertropicale, si vengono a creare dei moti convettivi importanti che a intervalli più o meno regolari
di alcuni anni ammassano acque sensibilmente più calde o sensibilmente più fredde del normale
verso le coste di Perù, Ecuador e Colombia. A sua volta questa forte anomalia termica oceanica si
ripercuote sulla distribuzione delle temperature e della pressione nelle aree vicine, ma viene poi a
influenzare, in una sorta di effetto-domino, anche le condizioni troposferiche di regioni più lontane
quali l’Europa.
Se per zone vicine (Oceania, Asia meridionale, Americhe) l’influenza di queste anomalie è
vistosa e dunque molto ben prevedibile nel segno di piogge abbondanti o siccità, ondate di freddo o
di caldo, per aree come l’Europa e il Mediterraneo, poste a molte migliaia di chilometri dal “luogo
del misfatto”, questa influenza risulta più blanda, tanto da essere non completamente prevedibile e
addirittura messa in discussione da qualche studioso.
In verità oggi come oggi sono davvero pochi gli scettici, coloro i quali ritengono cioè che gli
episodi ENSO non influenzino in maniera più o meno apprezzabile il clima di quasi tutto il pianeta.
Quando le acque del Pacifico orientale si scaldano oltremisura allora siamo in presenza di un
episodio di Nino (dal termine spagnolo “bambinello”, in quanto questo riscaldamento spesso
raggiunge il suo culmine verso Natale, quando nasce Gesù). In tal caso si parla di ENSO+ o ++ in
occasione di episodi particolarmente intensi.
Quasi sempre gli episodi di Nino (ENSO+) sono seguiti a distanza di circa 12 mesi da un
episodio opposto, la Nina (che invece, a dispetto del suo nome, in genere raggiunge i massimi livelli
tra gennaio e marzo). In tal caso si parla di ENSO- o -- in occasione degli eventi più intensi.
Alla Nina spesso segue una fase neutra, della durata di 1 – 3 anni al massimo.
Il fatto che i Ninos (e le Ninas) non si manifestino certo dall’oggi al domani ma lancino i
loro messaggi con amplissimo anticipo, rende questo indice teleconnettivo particolarmente prezioso
per l’attività previsionale.
Anche la circostanza che gli effetti dell’ENSO si ripercuotano verso l’Europa con settimane
se non mesi di ritardo, è un motivo che accresce l’importanza previsionistica dei “bambinelli”.
L’indirizzo per la consultazione ENSO è ancora una volta il seguente:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/precip/CWlink/pna/pna.shtml
Cliccandolo si va ovviamente sulla consueta Home page e si sceglie a sinistra l’opzione “El
Nino/La Nina”; cliccandola si apre la pagina dedicata all’ENSO la quale pullula di informazioni,
storiche e attuali.
Io consiglio di andare col mouse sul primo box “Current Conditions” e fermarsi (senza
cliccare) su “Animations – SST Anomalies – Tropical Pacific”: subito sotto comparirà l’animazione
a colori delle anomalie della porzione di Pacifico interessata dall’ENSO negli ultimi mesi.
Facendolo oggi (maggio 2011) si nota bene come ancora a febbraio ci fosse una forte anomalia
negativa che poi, man mano che si arriva alla primavera inoltrata, si va sempre più riducendo. I
colori azzurro-bluastri indicano acque più fredde del normale, quelli giallo-rossatri acque più calde.
Poi, per avere un’informazione più “storica” anche se molto legata all’attualità, cioè
all’ultimo episodio ENSO (nella fattispecie un ENSO--), consiglio di andare col mouse due spazi
sotto portandosi (sempre senza bisogno di cliccare) su “Sea Surface Temperatures (SST) – Nino
Regions Anomalies”: compariranno allora 4 splendidi grafichetti, molto chiari, indicanti le
anomalie termiche oceaniche negative (ENSO-) o positive (ENSO+) degli ultimi mesi su 4 regioni
del Pacifico sudamericano interessate dal fenomeno.
33
Andamento ENSO-- (Nina strong) tra fine 2010 e inizio 2011
Come si nota molto bene, tutte le 4 regioni monitorate indicano temperature delle acque
molto inferiori alla media per gran parte del periodo.
In particolare osserviamo che si comincia nel giugno 2010 dalla fine del Nino precedente
(un ENSO+) per arrivare all’ultima Nina (un ENSO--) che ha avuto il suo culmine tra novembre e
gennaio 2011 (un po’ anticipato rispetto alla “norma”); adesso le condizioni viaggiano nuovamente
verso un ENSO neutro.
La nostra pagina offre poi un’altra miriade di dettagli soprattutto storici che ognuno potrà
consultarsi come e quando vuole. In questa sede credo valga la pena suggerire lo scarico (che viene
fatto anche qui) della tabella che si trova scorrendo la nostra pagina ENSO e portandosi su
“Historical – Historical El Nino/La Nina episodes (1950-present)”; cliccando su questa opzione si
ottiene un preziosissimo prospetto che mette in luce tutte le anomalie ENSO dal 1950 a oggi, mese
per mese, con i segni negativi ovviamente per i fenomeni di Ninas e quelli positivi invece per i
Ninos.
Comunque la tabella, che può fornire l’occasione per interessantissime ricerche e
comparazioni climatologiche, è questa, (purtroppo sviluppata su due pagine):
Year DJF JFM FMA MAM AMJ MJJ JJA JAS ASO SON OND NDJ
1950 -1.7 -1.5 -1.3 -1.4 -1.3 -1.1 -0.8 -0.8 -0.8 -0.9 -0.9 -1.0
34
1951
1952
1953
1954
1955
1956
1957
1958
1959
1960
1961
1962
1963
1964
1965
1966
1967
1968
1969
1970
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
-1.0
0.3
0.2
0.5
-1.0
-1.3
-0.5
1.7
0.4
-0.3
-0.2
-0.4
-0.6
0.8
-0.8
1.2
-0.4
-0.7
1.0
0.5
-1.3
-0.7
1.8
-1.9
-0.6
-1.6
0.6
0.7
-0.1
0.5
-0.3
0.0
2.3
-0.4
-0.9
-0.5
1.2
0.7
-1.7
0.1
0.4
1.8
0.3
0.2
1.2
-0.7
-0.4
2.3
-1.4
-1.6
-0.6
-0.1
-0.9
0.1
0.4
0.3
-0.9
-0.9
-0.1
1.5
0.5
-0.3
-0.2
-0.4
-0.3
0.4
-0.4
1.0
-0.4
-0.9
1.0
0.3
-1.3
-0.4
1.2
-1.7
-0.6
-1.2
0.5
0.4
0.0
0.3
-0.5
0.1
2.0
-0.2
-0.8
-0.4
1.3
0.5
-1.5
0.2
0.3
1.6
0.4
0.2
0.9
-0.7
-0.3
1.9
-1.2
-1.4
-0.5
0.1
-0.6
0.1
0.5
-0.1
-0.9
-0.7
0.3
1.2
0.4
-0.3
-0.2
-0.4
0.0
-0.1
-0.2
0.8
-0.6
-0.8
0.9
0.2
-1.1
0.0
0.5
-1.3
-0.7
-0.8
0.2
0.0
0.1
0.2
-0.5
0.1
1.5
-0.2
-0.7
-0.2
1.2
0.1
-1.1
0.2
0.3
1.5
0.6
0.3
0.7
-0.5
0.0
1.5
-0.9
-1.0
-0.4
0.2
-0.3
0.2
0.5
-0.5
-1.0
-0.6
0.6
0.8
0.2
-0.2
-0.1
-0.5
0.1
-0.5
0.0
0.5
-0.5
-0.7
0.7
0.1
-0.9
0.2
-0.1
-1.1
-0.8
-0.6
0.2
-0.3
0.1
0.2
-0.4
0.3
1.2
-0.3
-0.7
-0.2
1.1
-0.2
-0.8
0.2
0.4
1.4
0.7
0.4
0.4
-0.3
0.4
1.0
-0.8
-0.8
-0.2
0.4
-0.2
0.1
0.5
-0.7
-1.0
-0.6
0.7
0.6
0.0
-0.2
0.1
-0.4
0.1
-0.8
0.3
0.2
-0.3
-0.3
0.6
0.0
-0.8
0.5
-0.6
-0.9
-0.9
-0.5
0.2
-0.4
0.1
0.3
-0.3
0.6
1.0
-0.5
-0.7
-0.1
1.0
-0.7
-0.6
0.2
0.6
1.2
0.8
0.5
0.3
-0.1
0.8
0.5
-0.8
-0.6
-0.1
0.7
0.2
-0.1
0.5
-0.7
-1.0
-0.6
0.9
0.5
-0.2
-0.2
0.2
-0.4
0.3
-0.8
0.6
0.2
0.0
0.0
0.5
-0.3
-0.8
0.8
-0.9
-0.8
-1.1
-0.2
0.4
-0.4
-0.1
0.3
-0.3
0.7
0.6
-0.4
-0.6
0.0
1.2
-1.2
-0.4
0.2
0.8
0.8
0.7
0.5
0.2
-0.1
1.3
0.0
-0.8
-0.5
0.1
0.8
35
0.4
-0.3
0.4
-0.8
-1.0
-0.7
0.9
0.3
-0.4
-0.1
0.0
-0.3
0.6
-0.9
1.0
0.2
0.0
0.3
0.4
-0.6
-0.8
1.0
-1.1
-0.6
-1.2
0.1
0.4
-0.4
0.0
0.2
-0.4
0.7
0.2
-0.3
-0.5
0.3
1.4
-1.3
-0.3
0.3
1.0
0.5
0.4
0.6
0.0
0.0
1.7
-0.5
-0.9
-0.4
0.2
0.9
0.7
-0.3
0.4
-1.0
-1.0
-0.8
0.9
0.1
-0.5
0.0
-0.3
-0.3
0.8
-1.0
1.2
0.0
-0.2
0.4
0.4
-0.8
-0.8
1.3
-1.3
-0.5
-1.3
0.3
0.4
-0.4
0.1
0.0
-0.4
1.0
-0.2
-0.2
-0.5
0.5
1.6
-1.2
-0.3
0.3
0.9
0.2
0.4
0.6
-0.2
-0.1
2.0
-0.8
-0.9
-0.4
0.2
1.0
0.7
-0.2
0.4
-1.2
-1.4
-0.8
0.9
0.0
-0.4
-0.1
-0.6
-0.5
0.9
-1.1
1.4
-0.2
-0.4
0.3
0.6
-0.9
-0.8
1.5
-1.4
-0.5
-1.5
0.5
0.5
-0.4
0.3
-0.1
-0.3
1.5
-0.6
-0.3
-0.5
0.7
1.6
-1.3
-0.3
0.3
0.9
0.0
0.4
0.7
-0.5
-0.1
2.2
-1.0
-1.0
-0.4
0.1
1.1
0.8
-0.2
0.4
-1.1
-1.8
-0.9
1.0
0.0
-0.3
-0.2
-0.6
-0.6
0.9
-1.2
1.5
-0.2
-0.5
0.4
0.7
-0.8
-0.9
1.8
-1.7
-0.7
-1.6
0.7
0.6
-0.3
0.4
-0.1
-0.2
1.9
-0.8
-0.6
-0.4
0.9
1.5
-1.6
-0.3
0.3
1.0
-0.1
0.4
0.9
-0.6
-0.2
2.4
-1.1
-1.1
-0.5
0.0
1.3
0.7
-0.1
0.4
-1.1
-2.0
-0.9
1.2
0.2
-0.2
-0.2
-0.5
-0.7
1.0
-1.2
1.6
-0.3
-0.4
0.7
0.8
-0.9
-1.0
2.0
-2.0
-0.9
-1.7
0.8
0.7
-0.2
0.5
0.0
-0.1
2.2
-0.9
-0.9
-0.3
1.1
1.3
-1.9
-0.2
0.3
1.4
0.0
0.3
1.2
-0.7
-0.3
2.5
-1.3
-1.3
-0.6
-0.1
1.5
0.6
0.0
0.4
-1.1
-1.9
-0.8
1.5
0.4
-0.2
-0.2
-0.4
-0.7
1.0
-1.0
1.5
-0.3
-0.5
0.9
0.7
-1.1
-0.9
2.1
-2.1
-0.7
-1.7
0.7
0.7
-0.1
0.5
-0.1
-0.1
2.3
-0.7
-1.1
-0.4
1.2
1.1
-1.9
-0.1
0.4
1.6
0.2
0.2
1.3
-0.7
-0.4
2.5
-1.4
-1.6
-0.7
-0.1
1.4
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
1.2
0.4
0.7
-0.7
0.8
-1.4
-0.8
1.7
-1.3
0.9
0.3
0.5
-0.6
0.4
-1.4
-0.7
1.5
-1.2
0.5
0.2
0.4
-0.4
0.1
-1.1
-0.5
1.2
-0.9
0.1
0.2
0.4
-0.1
-0.1
-0.8
-0.1
0.8
-0.1
0.3
0.4
0.1
-0.1
-0.6
0.2
0.3
0.1
0.5
0.4
0.2
-0.1
-0.4
0.6
-0.2
0.4
0.7
0.4
0.3
-0.1
-0.1
0.7
-0.6
0.5
0.8
0.3
0.5
-0.4
0.0
0.8
-1.0
0.6
0.9
0.2
0.6
-0.7
0.0
0.9
-1.3
0.5
0.8
-0.1
0.9
-1.0
0.0
1.2
-1.4
0.6
0.8
-0.4
1.1
-1.1
-0.3
1.5
-1.4
0.4
0.8
-0.7
1.1
-1.3
-0.6
1.8
-1.4
Ma quali vengono considerate le conseguenze dell’ENSO per l’Europa e il Mediterraneo?
Le idee degli esperti non sono unanimi, però ormai sembra aver preso piede, anche in
seguito all’esame delle tabelle come quella sopra riportata, che in caso di ENSO neutro non ci sono
particolari conseguenze sulle nostre stagioni le quali vengono dunque influenzate essenzialmente da
altri patterns.
In caso di ENSO+ (Nino debole) o ENSO- (Nina debole) sembra che l’influenza sul nostro
clima sia debole.
Quando invece siamo di fronte a un ENSO++ (Nino forte) sembra che gli autunni si
presentino molto miti e piovosi a causa di un rafforzamento delle correnti zonali dall’Atlantico,
mentre gli inverni alternerebbero fasi pure miti e piovose a rimonte anticicloniche azzorriane con
periodi di bel tempo non troppo freddo.
In ogni caso, un Nino significativo avrebbe comunque la capacità di castrare gli scambi
meridiani e favorire la mitezza su Europa e Mediterraneo.
Tipica situazione da ENSO++ in occasione del Nino più intenso della
storia recente (fine 1997 – inizio 1998)
In caso di ENSO-- (Nina forte) sembra che possano essere favorite le elevazioni invernali
dell’alta pressione azzorriana sino a creare situazione di blocking con brevi fasi fredde sull’Europa,
36
ma ancor di più le imponenti rimonte anticicloniche nordafricane con lunghe fasi miti e secche in
ogni stagione per il Mediterraneo.
In ogni caso una Nina significativa avrebbe la capacità di rinvigorire i nostri anticicloni.
Tipica situazione da ENSO-- in occasione della Nina più intensa della
storia recente (fine 1955)
6. Gli indici stratosferici
a) QBO
E’ questo un indice che si basa sulla direzione prevalente dei venti in stratosfera sopra la
verticale dell’equatore.
Essi ogni biennio all’incirca (ecco il senso del nome “Quasi Biennal Oscillation”) invertono
la propria direzione, da occidentali a orientali e viceversa.
Le dinamiche fisiche che portano alle ripercussioni per l’andamento troposferico sono
davvero complicate, e per i nostri scopi vale la pena considerare semplicemente le conseguenze che
la QBO può avere per l’Europa in sede previsionistica stagionale.
Ancora una volta infatti, fortunatamente, siamo di fronte a un indice quasi costante e
regolare che presenta dunque oscillazioni ben prevedibili a distanze temporali ragionevoli; le
conseguenze a loro volta si possono ipotizzare con buon anticipo, anche di un’intera stagione.
L’indirizzo per la consultazione QBO è il seguente:
http://www.cpc.ncep.noaa.gov/data/indices/
Cliccandolo si apre una Home page che si deve scorrere in basso fino ad arrivare alla
dicitura “QBO.U30.Index” (oppure, del tutto indifferentemente, a quella subito seguente
“QBO.U50.Index”); si clicca appena sotto su “Graphics”, e si apre una pagina con 3 grafichetti;
quello che ci interessa di più è l’ultimo, e ci informa sull’andamento a 30 e a 50 hpa (stratosfera)
della QBO (positiva con venti occidentali, o negativa con venti orientali) negli ultimi anni, fino
quasi a oggi:
37
Se concentriamo la nostra attenzione sul terzo grafico possiamo appunto notare le
oscillazioni quasi biennali dei venti stratosferici (dal 1992 all’aprile 2011).
Mi piace soffermarmi sulla QBO negativa nel 2010 e su quella positiva del 2011, per motivi
che presto capiremo.
Notiamo in margine che, in vista del 2012 sembra stiamo ritornando verso una QBO
negativa.
Ma quali sono gli effetti della QBO sul clima europeo?
Diciamo subito che trattandosi di un indice stratosferico, esso va sempre letto assieme
almeno a un’altra grandezza: l’attività del Sole.
Tutti sappiamo che il Sole ha dei periodi più o meno ciclici e regolari di massima e di
minima attività (a molte macchie solari corrisponde una grande vitalità della nostra stella, a poche
macchie corrisponde una fase di stanca).
Ebbene, in senso molto generale, possiamo dire che:
1)
2)
3)
4)
QBO- e massimo solare = fasi abbastanza miti;
QBO- e minimo solare = fasi molto fredde
QBO+ e massimo solare = fasi abbastanza fredde
QBO+ e minimo solare = fasi molto miti
Naturalmente sono regole di larga massima le quali, come ogni altro suggerimento
teleconnettivo, vanno affiancate a molti altri indici.
Comunque sembra proprio che la correlazione fra QBO e fasi solari incida parecchio sulle
temperature troposferiche delle medie latitudini. In particolare a fasi di QBO- (preferibilmente con
minimo solare) sarebbero favorite le retrogressioni russo-balcaniche sull’Europa e sul
38
Mediterraneo, come infatti accaduto nell’inverno del 2010 (ora capiamo il perchè della notazione
sopra effettuata a proposito del nostro grafico).
In quella stagione abbiamo assistito alla combinazione di QBO- e minimo solare (il quale è
tuttora in corso e sembra non avere alcuna voglia di terminare), così il risultato è stato l’inverno più
nevoso da decenni (per restar cauti) su gran parte dell’Europa e dell’Italia centro-settentrionale, con
il frequente ripetersi di situazioni simili:
Invece nel corso dell’ultima stagione invernale abbiamo avuto una netta inversione dei venti
stratosferici, con QBO+ (facciamo di nuovo riferimento al nostro grafico), sempre con una fase di
minimo solare accentuata, e il risultato si è concretizzato in una stagione che ha morso solo in
dicembre ed essenzialmente nel Nordeuropa, mentre il Mediterraneo si è spesso trovato, da gennaio
in avanti, a fare i conti con alte pressioni subtropicali o al massimo con perturbazioni occidentali,
quasi mai con retrogressioni russo-balcaniche.
Osserviamo la prossima barica e notiamo come si presenti assolutamente diversa rispetto a
quella precedente:
39
La differenza è davvero nettissima!
7. Conclusioni
Non sembra esserci alcun dubbio sul fatto che le teleconnessioni rappresentino il futuro della
meteorologia, soprattutto nell’era informatica in cui viviamo.
E’ davvero straordinario pensare che l’osservazione di fenomeni sparsi sull’intera superficie
planetaria, ma addirittura sui mari, sotto gli oceani, in stratosfera, etc... possa suggerirci il tempo
che farà, a grandi distanze, fra una settimana, un mese, la prossima stagione, addirittura il prossimo
anno.
Certo, siamo ancora alle fasi sperimentali, passeranno probabilmente dei lustri, forse dei
decenni prima che questa modernissima branca della meteorologia riesca ad affinarsi come si deve.
Ma una considerazione ci deve lasciare fiduciosi: il pianeta e la sua atmosfera sono molto
ben monitorati, i dati cui siamo in grado di accedere aumentano quasi di giorno in giorno, le
tecnologie si affinano sempre più.
Forse non è lontano il momento in cui un bravo, esperto meteorologo potrà veramente dire:
“Ecco come saranno, a grandi linee, le stagioni italiane nei prossimi 5 anni!”
Ma, da amanti dell’atmosfera, speriamo sia ancora più vicino il momento in cui tutti noi
riusciremo a rispettare maggiormente il nostro meraviglioso pianeta!
GRAZIE!
Caorle, lì 19/05/2011
40
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