Sintesi VICARIALE per il Convegno diocesano VITA AFFETTIVA SITUAZIONE La comunità parrocchiale si riconosce complessivamente accogliente anche se avverte la presenza di alcune delle difficoltà che sono evidenti nelle relazioni quotidiane delle persone. C’è un crescere della diffidenza reciproca, minor entusiasmo per ciò che si vive, sembra sia aumentata la tristezza del vivere, prevale il senso di pesantezza sulla serena accettazione del proprio stato. La preoccupazione per i bisogni distoglie dalla attenzione alle persone, in casa e fuori. Le incoerenze percepite e il senso di ingiustizia portano a chiudersi, inquinano la fiducia tra le persone. Nella famiglia entra in difficoltà il rapporto genitori-figli, manca sempre di più il tempo per avere cura delle relazioni quotidiane, viene meno il senso del dono. C’è una certa consapevolezza dell’impegno che chiede ogni relazione autentica I coniugi separati o che vivono situazioni irregolari vivono una situazione di solitudine Le famiglie vivono una certa fatica nell’affrontare, coi figli, i problemi e le questioni legate alle relazioni Gli anziani vivono in una solitudine che è conseguenza di un certo individualismo da parte degli altri componenti della famiglia Negli adolescenti è forte l’esigenza di relazioni senza poi alcuna preoccupazione per i contenuti delle medesime; con la conseguenza di una forte banalizzazione della sessualità Si notano situazioni familiari non stabili che rendono faticosa la crescita di bambini e ragazzi nelle relazioni e nella loro presa di coscienza PER ESSERE TESTIMONI I gruppi parrocchiali (adolescenti/giovani/adulti) sono luoghi positivi di incontro, conoscenza e coinvolgimento affettivo, ma devono essere più accoglienti e aperti, mentre spesso diventano in fretta luoghi chiusi. La testimonianza vale più delle prediche! L’esempio di coerenza degli adulti da forza alla crescita dei più giovani. L’incoerenza invece disorienta e fa rimandare le decisioni forti della vita. Cercare un linguaggio che sia il più possibile comprensibile per coloro ai quali viene rivolta ogni proposta PROPOSTE PASTORALI Molte persone chiedono corsi di preparazione più adeguati per i formatori dei cammini per preadolescenti e adolescenti, e per i percorsi di accompagnamento pre e post matrimonio. “Famiglie che formano famiglie”. Educare i gruppi sposi e i gruppi famiglia a divenire una risorsa: uno sbocco per quei genitori che la comunità incontra nei percorsi di catechesi e nelle attività scout. Il loro aiuto è spesso più incisivo di quello del sacerdote. Diventa ormai urgente prendersi cura di quelle situazioni dove separazione/divorzio lasciano ferite profonde, sia negli adulti che nei figli. Anche qua va declinata la misericordia (spesso c’è solo il giudizio drastico e l’esclusione) e offerto un cammino di speranza. La Parrocchia deve favorire tutto ciò che crea relazioni. Ad esempio l’incontro dei gruppi giovanili con gli anziani permette di avvicinare le generazioni e così dare più occasioni di testimonianza nella crescita della fede. Da parte di molti genitori arriva la domanda di “scuole per la famiglia”. Per le giovani coppie emerge la necessità di incontri per stimolare la condivisione e la conoscenza reciproca Pensare a momenti di testimonianza nel cammino dei gruppi giovanili riguardo le scelte valoriali e vocazionali della vita. LAVORO E FESTA SITUAZIONE La maggior parte delle persone lavora in un territorio diverso da quello dove vive la propria vita familiare e sociale. Si ha la percezione che è tornata forte la prevalenza del profitto sulla persona. Si vive l’esasperazione della competitività. E’ venuto meno lo Stato sociale che garantiva continuità, futuro e possibilità di progettare. Anzi, lo spostamento sull’aspetto della finanza e l’eccesso di liberismo ha provocato il venir meno della solidarietà e, alla fine, del rapporto umano. Manca completamente il rapporto mondo del lavoro-comunità credente: ci sono dentro i cristiani, ma come devono starci? L’essere cristiani nel mondo del lavoro resta spesso mascherato. La giusta attenzione ai diritti della persona che lavora è spesso esasperata a scapito dei doveri. La comunità parrocchiale spesso non è luogo “attraente” per viverci momenti diversi da quello della partecipazione alla Messa anche se si offrono occasioni per far festa con adulti e anziani (pranzi, tombole…) Il lavoro condiziona e limita la festa La festa non è vista come celebrazione, come occasione per superare le diversità; non è concepita come esperienza comunitaria ma individualista La festa è separata dalla quotidianità PER ESSERE TESTIMONI Far percepire un senso diverso che diamo al nostro lavoro, la passione/attenzione per la persona che precede i tempi/esigenze personali, la disponibilità e la cura del “fare bene”, la correttezza, l’onestà, la professionalità: in sostanza annunciare i valori motivati dalla nostra fede con l’esempio quotidiano, anche sul lavoro, più che con le parole. Cercare equilibrio tra lavoro e riposo, tra fatica e festa. Il reddito da lavoro rende possibile la serenità e il progetto della vita familiare, la festa recupera quelle relazioni che il tempo del lavoro non potrebbe garantire. Utilizzare il dialogo come strumento proficuo di crescita e di incontro anche nella diversità della fede PROPOSTE PASTORALI Riscoprire e farci raccontare la Dottrina sociale della Chiesa, tenendo presente questo aspetto già nel cammino di formazione di ragazzi e adolescenti. Vivere la festa; riscoprire la domenica come giorno del Signore, non come il giorno del precetto; rendere l’Eucaristia un incontro di festa per i credenti con Dio e per i credenti tra loro; vivere l’Eucaristia come il momento centrale del Giorno del Signore, non come il momento che lo esaurisce. Per questo la parrocchia deve avere inventiva e essere propositiva con la propria vita: non basta organizzare qualcosa se non è presente una comunità. Il giorno del Signore deve tornare ad essere anche il giorno della comunità. Favorire i momenti di incontro e fraternità nell’ambito parrocchiale. Possibilmente far coincidere con la domenica i momenti di incontro dei gruppi familiari. Ritrovare il gusto dello “stare insieme”. Coinvolgere quegli anziani che anche per l’educazione ricevuta possono dare il loro attivo contributo in “lavori volontari”, impiegando il loro tempo libero. FRAGILITA’ SITUAZIONE Si evidenzia prima di tutto la fragilità di vita e di progetti di tutta la fascia giovanile, anche se forme di fragilità colpiscono tutto il tempo della crescita. C’è fragilità anche nell’età adulta, nei compiti educativi dove ci si sostituisce ai figli invece di formare alle scelte, e nei ruoli pubblici dove la fragilità personale è esasperata dalla competitività. La fragilità è accentuata dall’attuale contesto di benessere: le cose materiali mascherano quelle più importanti, a volte manca ciò che è necessario ma a volte si insegue ciò che è superfluo mettendo in crisi i bilanci familiari. C’è solidarietà con il superfluo (vestiti usati, mobili che si cambiano…) verso le nuove povertà, meno con cose più sostanziose e con la presenza personale. Chi vive situazioni di fragilità in famiglia fatica ad aprirsi, a parlarne; se ne viene a conoscenza attraverso il contatto coi figli (catechisti) La comunità fa fatica ad essere attenta alle nuove fragilità, quelle quotidiane (integrazione, insuccesso sul lavoro, nuove tossicodipendenze) E’ lodevole l’impegno delle Caritas parrocchiali, attraverso l’attività del Centro di ascolto e i momenti di formazione (doposcuola per ragazzi in difficoltà, scuola di prima alfabetizzazione…). Mettere davanti solo le fragilità degli altri e non far vedere le proprie impedisce un sincero ascolto PER ESSERE TESTIMONI Educare ad affidare la propria vita a Dio, dare a Lui il cuore, imparare da Lui il senso del dono che non si ripiega su se stesso perché anche questo mondo è luogo dove diventare strumenti per il Regno. La strada è quella del Cristo: nel Vangelo si capisce che cosa è vero e giusto, cosa tagliare e cosa far crescere, si accetta il limite e ci si apre all’altro invece di chiudersi. La speranza nella fragilità è la condivisione. “Per vivere bene è necessario provare a camminare con le scarpe degli altri”. “Non domandarti quello che gli altri devono darti, ma chiediti che cosa tu puoi fare per gli altri” E’ importante esercitare la sobrietà per capire cosa è indispensabile per me e per chi ho accanto Vincere la paura di scontrarsi con le logiche del mondo Accettare le proprie fragilità, riconoscerle PROPOSTE PASTORALI come già per altri contesti, la comunità cristiana ribadisce due strade privilegiate: diventare sempre più luogo di conoscenza, incontro, accoglienza, anche dei più fragili, e allargare ulteriormente l’attività della Caritas Parrocchiale come servizio ai poveri ma anche proposta di formazione alla carità rivolta a tutta la comunità. In un contesto che fa spazio sempre di più a sentimenti di chiusura e razzismo, per noi contrari al Vangelo, la comunità parrocchiale deve diventare luogo di accoglienza e apertura per testimoniare con i fatti la paternità e maternità di Dio. Di fronte alla morte e alla sofferenza, la fede dimostra tutta la sua fragilità. Questi momenti meritano una attenzione maggiore, come accompagnamento degli ultimi tempi della vita e come presenza verso chi vive il tempo del lutto. La stessa celebrazione delle esequie è luogo importante di annuncio. Riaprire come segno concreto la Casa della Carità. Non chiudere l’esperienza del campeggio a chi è più debole/fragile e richiede maggiore attenzione ed energie Si potrebbe “adottare”un anziano da parte dei gruppi giovanili Ravvivare la collaborazione con associazioni che si occupano in modo specifico degli ultimi TRASMISSIONE DELLA FEDE SITUAZIONE Le comunità stanno cercando di riconoscersi nella centralità della Parola, nella evangelizzazione, nella catechesi per/con gli adulti, come cammino di formazione permanente Accanto alla scelta di mantenere ciò che la tradizione cristiana ci ha consegnato, come cammini di formazione e di preghiera, alcune parrocchie del vicariato stanno sperimentando un percorso di rinnovamento dell’annuncio catechistico, sia nel tempo della iniziazione cristiana, attraverso il coinvolgimento dei genitori, sia nei percorsi successivi e in parte nuovi (avvicinamento alla fede da parte di adulti non cristiani o finora lontani). Anche le attività scout e oratorio prevedono come parte costitutiva l’annuncio catechistico, a partire dalla formazione per i capi e gli animatori. L’oratorio è un mezzo e non il fine che cerca di trasmettere valori cristiani per giovani e famiglie. Il fine è la comunione e l’annuncio. La parrocchia che da alcuni anni vive l’esperienza della missione ne sottolinea l’efficacia e l’opportunità, pur vedendo le fatiche che ci sono soprattutto nel coinvolgimento di adulti della comunità stessa. PER ESSERE TESTIMONI Il servizio nella comunità e la vicinanza cordiale sono atteggiamenti che provocano domande. Curare una maggior sinergia tra le varie realtà parrocchiali per presentare una comunità cristiana più autentica e credibile. Divisioni ed invidie contraddicono l’annuncio evangelico. PROPOSTE Vanno proposti, e rafforzati dove ci sono, i percorsi di formazione alla fede, a partire dall’ascolto della Parola di Dio. Sarà sempre più importante, visto il contesto di indifferenza nel quale si vive, “saper dare ragione della propria fede”. Istituire il giorno della Parola (cristiani non si nasce, si diventa). Oltre all’ascolto della Parola, la partecipazione fedele ai sacramenti nutre la vita cristiana e la rende capace di scelte evangeliche. Va riscoperto lo spazio tra gli altri al sacramento della riconciliazione… Va curato di più il raccordo tra le varie fasi della formazione cristiana, perché sia un cammino proporzionato che tiene conto dei passi fatti e non impone passi prematuri. Va migliorata la comunicazione. Forse molti non conoscono le possibilità che già la Parrocchia offre. Coinvolgere anche gli adulti nella preparazione dell’Eucaristia, proponendo la formazione di un gruppo liturgico là dove non sia già avviata. Avere maggior cura e preoccupazione per il “triste ma reale”fenomeno dell’abbandono giovanile dopo la cresima. CITTADINANZA SITUAZIONE La comunità cristiana sembra assente nella formazione alla cittadinanza, spesso non ha il coraggio della proposta, preferendo suggerire impegni interni alla vita ecclesiale, a volte guarda con sospetto all’impegno in campo sociale e politico. Manca completamente la preparazione. La gente non vive bene: è in aumento la diffidenza, e non solo verso gli stranieri, vengono meno le regole elementari di convivenza, c’è minor rispetto delle persone, c’è più aggressività, fastidio per il crescere della conflittualità, senso di frustrazione e irritazione per l’inadeguatezza di tanti servizi pubblici. Si crede sempre meno ad una politica che si presenta come luogo di urla ed insulti invece che luogo di confronto e dialogo: c’è la percezione che tutto sia mosso da interessi di parte più che dall’interesse del bene comune, anche in coloro che si dichiarano difensori dei valori cristiani.(E’ triste vedere i valori cristiani strattonati da parte di forze politiche che ne fanno un uso strumentale. Ed è triste vedere realtà cristiane che si prestano al gioco) Le parrocchie che ne dispongono valutano positivamente la collaborazione con le autorità civili nell’utilizzo di strutture come scuole e palestre, che diventano luoghi di incontro ed aggregazione anche per un primo annuncio. Non sempre c’è adeguato collegamento tra le istanze della popolazione e i luoghi della rappresentanza politica e sociale riguardo i temi dell’integrazione e dell’ambiente. PER ESSERE TESTIMONI E’ fondamentale formarsi ad essere lievito, per cercare di migliorare la realtà dove ciascuno opera: “porta frutto là dove Dio ti ha seminato”. Come Chiesa è importante continuare a formare le coscienze, non solo a dare regole: queste poi “tengono” solo se hanno alla base delle motivazioni profonde, solo se nascono in una coscienza formata. PROPOSTE PASTORALI Promuovere la formazione socio-politica (a livello diocesano/vicariale) per conoscere e saper interpretare la realtà attuale, e per conoscere la Dottrina sociale della Chiesa. Va curata anche la formazione al volontariato, per saper essere presenti con forti motivazioni in tutti gli organismi di partecipazione. Se altre realtà li hanno “occupati” è anche perché i cristiani si sono defilati o non li hanno ritenuti importanti. Essere presenti come genitori cristiani all’interno della scuola per promuovere e difendere non solo i propri interessi “familiari”ma anche una formazione integrale, fondata sui valori cristiani.