Verona, 15 maggio 2010
Ordinazioni presbiterali
Con la forza dello Spirito, presbiteri in persona Christi,
per il popolo di Dio, in mezzo alla gente
Carissimi, la Liturgia ci fa vivere oggi il mistero dell’Ascensione al cielo di Gesù,
il Crocifisso Risorto. Parrebbe un evento che crea un allontanamento irreversibile di
Gesù dai discepoli. In realtà, l’Ascensione lo radica nella storia, in una dimensione
diversa: trascendente e universale. Pur nella invisibilità, Gesù è stabilmente
presente e operante nelle vicende dell’umanità. Sotto forma sacramentale.
Attraverso il mirabile sacramento della sua Chiesa (cfr LG e GS), animata dalla
presenza certa e salvifica dello Spirito Santo.
Proprio alla presenza e all’azione dello Spirito Santo come protagonista
dell’essere e dell’agire della Chiesa si mostra estremamente attento l’evangelista
Luca, autore dell’omonimo vangelo e degli Atti che ne sono la continuità letteraria e
spirituale: “E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi
restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto.. Sarete battezzati in
Spirito Santo.. Avrete forza dallo Spirito Santo..”. Nello stesso tempo, va ricordato
che Luca è l’evangelista che più degli altri accentua il moto centripeto di Gesù dalla
Galilea fino a Gerusalemme (dal cap 9 fino al 19), dove porterà a compimento il
mistero pasquale; e, successivamente, il moto centrifugo, da Gerusalemme al
mondo intero: “mi sarete testimoni a Gerusalemme.. fino agli estremi confini della
terra.. Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono
dei peccati, cominciando da Gerusalemme”.
In tal modo, la Chiesa, nata dal mistero pasquale, ha potuto salpare,
immergendosi sempre di più nel fluire della storia, complessa e travagliata, avendo
come ammiraglio lo Spirito Santo. Egli ne è l’anima e la risorsa inesauribile. Grazie
alla sua presenza, la Chiesa, pur perseguitata dall’esterno, da una cultura che le è
avversa, e resa estremamente fragile per i peccati dei suoi membri, non ha fatto né
mai farà naufragio.
I poteri conferiti agli ordinati in persona Christi capitis
Carissimi ordinandi, tra poco i nostri presbiteri dell’Anno sacerdotale,
diocesani e religiosi, con l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, vi
verrà trasmesso sacramentalmente il secondo grado dell’Ordine sacro, voluto da
Cristo e da lui consegnato alla sua Chiesa, finalizzato non ad una vostra pur nobile
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realizzazione personale, ma alla edificazione della comunità di credenti, come diretti
collaboratori dello Spirito. A tal fine vi verranno conferiti tre poteri ministeriali,
interamente a servizio del popolo di Dio, evidenziati dal Concilio, dalla Pastores dabo
vobis e da papa Benedetto. Pur facendovi lo sconto delle citazioni, che potrete
agevolmente rintracciare, ve li ricordo: il potere di insegnare, di santificare, di
guidare (munus docendi, sanctificandi, regendi). Si tratta di uffici, cioè di opere da
compiere, autorizzati dalla Chiesa, in quanto da Essa affidati a livello sacramentale,
caricandoli delle risorse spirituali sacramentali specifiche. Precisiamo ulteriormente.
Voi agirete non solo per autorizzazione della Chiesa e in nome della Chiesa, ma “in
persona Christi capitis”, come evidenzia la Pastores dabo vobis (cfr n 15.33) e lo
stesso papa Benedetto ribadisce spesso (cfr ad es la catechesi generale di mercoledì
14 aprile). I presbiteri cioè, e a maggior ragione i vescovi, non soltanto
rappresentano Cristo capo in qualità di suoi delegati, ma ne sono la personificazione
sacramentale. In essi, attraverso il ministero loro conferito sacramentalmente, si
rende presente Cristo nel suo agire salvifico. Quando il presbitero, in piena
comunione con il suo vescovo, annuncia, celebra e guida la comunità, è Cristo che in
lui annuncia, celebra e guida.
È questo il dono che la gente ha diritto di richiedere da voi. È la vostra
specificità ministeriale. Il resto gli è relativo. Mettetevi in mente che non sono poteri
provvisori e circostanziati, ad intermittenza e puramente funzionali, ma stabili,
radicati nel vostro nuovo essere abilitato ad essere partecipe della pastoralità di
Cristo Pastore.
Di conseguenza, in Cristo pastore, tutto subordinate e finalizzate alla efficacia
del ministero della Parola di verità (munus docendi): tempi adeguati di preparazione
e di aggiornamento, di assimilazione e di esercizio di trasmissione; tempi di riposo e
tempi di contemplazione; tempi di ascolto e di meditazione. Tutto poi subordinate e
finalizzate alla celebrazione dei misteri sacramentali che, dopo averli fatti entrare
nella Chiesa per il Battesimo, santificano i credenti (munus sanctificandi): tutto fate
convergere su una fede matura che sente come esigenza intrinseca la
partecipazione all’Eucaristia di cui siete i presidenti, la assidua frequentazione del
sacramento della Confessione di cui siete ministri insostituibili. Altare e
confessionale siano per voi luoghi sacri nei quali esprimere al meglio il vostro
sacerdozio ministeriale, come lo sono stati per il Curato d’Ars e per S. Giovanni
Calabria: siatene assidui, in piena consapevolezza del mistero di grazia che vi si
compie grazie al ministero a voi affidato. Operate infine sempre ed esclusivamente
per creare comunione fraterna (munus regendi), dove non ci sia posto per
protagonismi e autoreferenzialità, ma solo per reciproca comprensione, stima e
benevolenza. Siate dunque ministri di comunione ecclesiale, in tutti i sensi:
comunione di fede e di affetti con il Santo Padre e con il Vescovo; comunione
fraterna che tende a condividere tutto nel Presbiterio; comunione limpida e sincera
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con i Laici che cercherete di coinvolgere sempre più nelle corresponsabilità, previo
intenso e adeguato percorso formativo.
Ordinati per una Chiesa di popolo
Vorrei evidenziare per voi, ordinandi presbiteri, quanto mi sta particolarmente
a cuore nei riguardi dell’intero presbiterio. Intendo riferirmi alla necessità, oggi
crescente e non eludibile, del vivere in mezzo alla gente, stando volentieri con le
famiglie, con gli anziani, con gli infermi e i malati. Sono tutti vostri familiari. Vi
devono stare immensamente a cuore. Specialmente quelli che si trovano in maggior
rischio, in più grave difficoltà. Ricordate tutti, diocesani e religiosi, che, con
l’ordinazione, voi entrate nella tradizione del Presbiterio veronese, diocesano e
religioso, distinto per zelo e per vicinanza alla gente, di cui sapeva condividere la vita
e di cui godeva la stima e la fiducia. Mirate pertanto ad un cristianesimo di popolo e
non di élite. E se strategicamente predisponete un di più di formazione per alcuni è
solo per inviare questi ai più, immettendoli nel circuito dell’evangelizzazione carica
di responsabilità missionaria. A cominciare dalle generazioni dei giovani. Quanto più
infatti sembrano allergici all’opera dell’evangelizzazione, tanto più ne sono
bisognosi. In effetti, le loro inquietudini e il senso del vuoto che molti sperimentano
non li risolvono con il non senso, ma con una adeguata coltivazione dei valori
cristiani, ritrovati focalizzati nella persona di Gesù.
Ascoltateli molto e con cuore aperto. Dite loro parole di verità sapienziale e
amorevole. Con amabile determinazione, unita a pazienza lungimirante, anche
attraverso esperienze incisive e forti, e trattandoli sempre con delicato rispetto,
conducete a Gesù coloro che hanno perduto il gusto e il senso del vivere: e sarà la
loro più grande fortuna.
Sentite la bellezza, la fierezza e la responsabilità di evangelizzarli, ricordandovi
che la vostra è l’unica professione-missione che insegna il Senso del vivere. Vivete
tale missione con entusiasmo, da piccoli strumenti nelle mani di Dio, che, in voi e
per mezzo di voi, farà cose grandi. State loro vicini da testimoni e maestri di vita,
cioè da educatori: ciò avrà una feconda ricaduta sulla ulteriore formazione della
vostra personalità. Vivete per loro, anche se le delusioni non di rado vi
crocifiggeranno. Abbiate fiducia, comunque. Molti di loro, se adeguatamente
accompagnati con un percorso formativo esigente, sono ancora capaci di
sorprendere e di mirare ad alti obiettivi. Se poi intuite in qualcuno una marcia in più
e una disponibilità ad improntare e imperniare la vita su Gesù Cristo, non esitate ad
indirizzarlo al seminario minore; o se intravedete in qualche giovane, magari
animatore, una particolare sensibilità e idoneità per l’esperienza di verifica
vocazionale propria di Casa S. Giovanni, non temete di proporgliela.
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Fate scoprire ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani ai fini della qualità della
vita il senso e il valore dell’Eucaristia, celebrata ogni domenica e quando è possibile
adorata: Essa nasce da voi, nelle vostre mani, dall’esercizio del vostro ministero che
vi connota ontologicamente!
Il carisma del celibato particolarmente confacente con il presbiterato
Dite loro con una vita di dedizione generosa e di felicità in cuore che traspare
da un volto abitualmente sereno, che l’aver aperto il vostro cuore a Gesù Cristo, per
appartenergli anima e corpo senza riserve, è stato per voi un evento di grazia che sta
dando pienezza di senso al vostro vivere e vi ricarica di risorse di dedizione che
nessun’altra condizione di vita consente. Vi saranno mosse radicali obiezioni sul
celibato che riconfermate anche oggi. Sulla sua opportunità e obbligatorietà.
Dimostrate con i fatti che il celibato, che la Chiesa latina chiede a Dio come carisma
abbinato al ministero presbiterale ed episcopale, è la miglior condizione di vita
spirituale, ad alta quotazione tipica della santità, per un amore che si apre alla
gratuità delle relazioni e che potenzia la generosità di dedizione e la custodisce
integra verso tutti, come hanno testimoniato tantissimi nostri presbiteri, veri
benefattori dell’umanità senza confini. Semmai, chiedete alla vostra gente che vi
protegga e che preghi perché questo carisma da atleti dello Spirito sia vissuto con
generosità e con gioia, anche quando può chiedervi dei costi elevati.
Carissimi, l’impresa che vi attende è sovrumana. Non è vostra. È di Dio. A voi
mettervi a sua completa disposizione. Come Maria e con Maria, la nostra Madonna
del popolo, la madre tenerissima del vostro sacerdozio, che a modo suo non
mancherà di fecondare con le sue celesti benedizioni.
+ Giuseppe Zenti
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