SETE di PAROLA IV Settimana di Quaresima dal 30 Marzo al 5 Aprile 2014 VANGELO del GIORNO COMMENTO PREGHIERA IMPEGNO Domenica, 30 marzo 2014 Liturgia della Parola Sam 16,1b.4.6-7.10-13a; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: «Va’ a Sìloe e làvati!». Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi 2 suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». …È MEDITATA Domenica scorsa era la "domenica dell'acqua" (l'incontro di Gesù con la samaritana), questa domenica possiamo definirla "domenica della luce" (Gesù dà la luce degli occhi e della fede al cieco). Nel cammino quaresimale che ci porta a rinnovare insieme le promesse del nostro battesimo nella Veglia Pasquale, l'acqua e luce sono due simboli, presi dalla natura, che ci parlano di vita, ci portano alla vita eterna. "Cristo illuminerà", così finisce la seconda lettura. È Lui la luce del mondo, le nostre tenebre saranno illuminate da Cristo, solo Lui può aprire i nostri occhi alla luce. Il brano del cieco nato ci presenta la condizione degli uomini: chi accoglie la luce, Gesù Cristo e chi, invece, si mette in contrasto con Lui che è la luce del mondo. La luce di Cristo è un dono gratuito: questo è ciò che ci mostra Il vangelo della guarigione del cieco nato. Il cieco non aveva mai visto la luce e di conseguenza tutte le cose che prendono forma proprio dalla luce; forse aveva già sentito parlare di Gesù. Le sue tenebre lo avvolgevano e non sapeva dove incontrare il Signore. È Gesù che prima lo vede, poi si mette accanto a lui, fa del fango che gli spalma sugli occhi. Questo uomo avvolto dalla oscurità rappresenta la nostra vita. Anche noi siamo nelle tenebre, nelle difficoltà, nei problemi che ci assillano. Dio che ci conosce personalmente è vicino a chi ha il cuore ferito, a chi è ammalato e tocca ciascuno per riportarlo alla luce. Ci fa capaci di vedere la realtà e cosi distinguere il bene e il male e poter scegliere cosa veramente desideriamo. Tutto è dono gratuito 3 di Dio. Il cieco non vede, ma sente il tocco della mano, sente la voce di Gesù che gli ordina di andare a lavarsi nella piscina di Siloe. Alla iniziativa di Dio il cieco deve fare qualcosa, deve obbedire alla parola di Dio, non deve giustificarsi per il fatto che non vedendo non può dirigersi alla piscina. Deve rischiare di camminare ancora nel buio, di inciampare, di cadere, se si fida della parola del Signore che l'ha toccato con amore, solo allora può sperimentare la potenza dell'azione divina nella sua esistenza e cominciare a vedere. Perché la luce entri e ci illumini è necessario la nostra parte: ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica. Egli fa quello che Gesù gli ordina di fare però ancora non l'ha visto. Dio agisce sempre cosi, ci riporta alla vita piena e ci lascia liberi. Per quell'uomo che ora ci vede, c'è un cammino nell'illuminazione, nella comprensione della persona di Gesù: prima dichiara davanti ai giudei che "Gesù è un profeta", che egli viene da Dio. Con questa dichiarazione pubblica viene rifiutato, anche i genitori non lo difendono. Assumere la fede fino in fondo è compromettente. In un secondo momento Gesù stesso si presenta davanti a lui e dice chi è. Solo allora vede con gli "occhi nuovi" Colui che l'ha guarito e nasce la vera fede: "si prostrò e l'adorò". La luce piena entra in noi quando avviene l'incontro personale con Gesù Luce. -----------------------------------------Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce. …È PREGATA Vieni ad illuminarci,luce di questo mondo: vieni a rifare il mondo,Gesù, figlio di Dio! Signore, aumenta la mia fede! Cresca la mia conoscenza di te in questo tempo favorevole del cammino quaresimale. Dammi di avere un cuore sempre nuovamente stupito di te, del tuo amore. Un cuore capace di adorazione. …MI IMPEGNA In quanto credenti, sappiamo che Cristo è la luce, è colui che, col dono della fede, nel nostro Battesimo ha aperto i nostri occhi rendendoci capaci di vedere la realtà: la realtà di Dio e la realtà del mondo con gli occhi stessi di Dio. Tale dono, però, impegna al contatto costante con Cristo luce e alla testimonianza instancabile della fede. Paul Claudel in una sua opera mette in bocca a un cieco questa domanda: "Voi che ci vedete, che ne fate della luce?" E' una domanda che milioni di ciechi 4 spirituali rivolgono oggi ai cristiani: "Voi che credete in Cristo che ne fate della vostra fede?" A che punto mi trovo nel cammino di fede? Permetto a Gesù di guarirmi col Vangelo e con i Sacramenti, oppure sono ancora cieco o miope? In che misura faccio mia la professione: "Io credo, Signore"? Più si crede e più si testimonia. Ma anche, più si testimonia e più cresce la fede. "La fede si rafforza donandola". (Giovanni Paolo II) Com'è la mia testimonianza? Timida? Superficiale? Convinta? Entusiasta? Lunedì, 31 marzo 2014 Liturgia della Parola Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. …È MEDITATA Gesù, dopo il miracolo di Cana dove ha trasformato l’acqua in vino, continua il suo viaggio nella periferia di Israele, la Galilea, lontano dal potere. E qui s’imbatte in un funzionario reale, che per amore del figlio malato si abbassa a chiedere aiuto al falegname di Nazaret. Due uomini, che in modo diverso scendono dalla loro situazione di privilegio e si umiliano per amore. Da una parte sta il Figlio di Dio, che è sceso dal cielo e si è fatto uno 5 di noi; dall’altra sta un uomo di potere, che dimentica il suo ruolo e mendica un aiuto per amore del figlio. Il Maestro, dapprima, risponde in modo brusco all’invocazione. Vuole ammonire il popolo ebreo, sempre alla ricerca di segni prodigiosi per credere. In seguito, vista l’insistenza di un padre disperato, dà la risposta sicura: “Va’, tuo figlio vive!” I miracoli di Gesù sono sempre l’esito di un incontro personale, di uno sguardo che penetra nell’anima e intuisce il senso profondo della domanda. Quando trova la purezza di cuore, risponde immediatamente, magari con modalità che non sempre ci sono chiare, ma senz’altro per “dare vita e vita in abbondanza”. In questo percorso quaresimale che ci porta alla Pasqua presentiamoci anche noi davanti a Gesù, prostriamoci e preghiamo. Anche noi portiamo nel cuore figli e figlie che soffrono, fratelli e sorelle che disperano in una crisi economica che non lascia scampo a nessuno. Abbiamo nell’animo le ferite delle violenze, degli stupri, delle volgarità, della pedofilia. Andiamo incontro a Gesù accompagnati da queste situazioni di dolore e chiediamo il suo intervento con la stessa fede del funzionario reale. Lui sicuramente si fermerà e ci darà la risposta di speranza, che ci ha ottenuto con la sua Pasqua. ------------------------------------------La fede è meglio, per te, che una nave sul mare. Questa infatti è retta dai remi, tuttavia i flutti la possono far affondare; ma la tua fede non affonda mai, se la tua volontà non lo vuole. S.Efrem il Siro …È PREGATA Signore io credo, ma aiuta la mia fede. …MI IMPEGNA Questa parola di oggi ci provoca a verificare se la fede, l'adesione a Cristo è radicale e permea tutta la nostra vita, oppure se ne è solo un aspetto, magari marginale, da vivere in modo nascosto. Testimoniamo con la vita e quotidianamente il nostro amore per Cristo morto e risorto? Martedì, 1 aprile 2014 Liturgia della Parola Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-3.5-16 LA PAROLA DEL SIGNORE 6 …È ASCOLTATA Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: «Prendi e cammina»?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. …È MEDITATA "Vuoi guarire?" Resto sempre perplesso dell'ovvietà delle domande del Signore Gesù. Almeno all'apparenza. Poi, scavando, scopro una sottile e attualissima sensibilità del Signore, una conoscenza fuori dell'ordinario, per un uomo del suo tempo, dei meccanismi e delle capacità di analisi dell'inconscio umano che Gesù possedeva. A tutti verrebbe da dire: "Certo che sì! Ma che cavolo di domande poni?" Invece il paralitico è sincero: "Nessuno mi porta in acqua". No, non era per nulla scontato guarire. Mendicante da sempre, il paralitico si è fatto una ragione della sua malattia e ne trae un mezzo di sussistenza. Si aspetta dagli altri di essere messo nell'acqua, dagli altri una soluzione. La domanda del Signore è, perciò, straordinariamente rispettosa. Vuoi guarire? Sei disposto a cambiare vita, a mettere del tuo? Spesso solo a parole vogliamo uscire da una situazione di sofferenza o di peccato: è molto più semplice cercare delle soluzioni improvvisate che mettere in discussione un proprio atteggiamento consolidato negli anni. Il Signore conosce questa sottile arma dell'avversario: il pantano nebbioso e rassegnato in cui ci fermiamo aspettando il miracolo. E ci chiede, da adulto: davvero vuoi cambiare? Quaresima è un'occasione di cambiamento, non una devota penitenza, quaresima è l'occasione di convertire il nostro cuore. Ma solo se lo vogliamo davvero... 7 Ridurre il bene al benessere è un errore fatale. Il vero male è il peccato e la vera guarigione è il perdono dei peccati. Noi diciamo: basta la salute! Ma Cristo sa che la salute non basta. Egli è venuto a cambiare l'uomo, cominciando dal cuore. …È PREGATA Lo voglio, guarisci dalla tua fede fredda e anonima impaurita e incapace di partire. Lo voglio, guarisci dalla prepotenza, dall'orgoglio, da una mente chiusa e da orizzonti stretti. Lo voglio, guarisci dall'odio ereditato nei tuoi occhi, dalle ferite della tua impazienza e dall'oscuro nemico che ti corrode il cuore. Lo voglio, guarisci dalla paura di te stesso, dal tuo sguardo che si difende invece di accogliere. …MI IMPEGNA Mi lascio interrogare da queste parole di Papa Francesco: La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Mercoledì, 2 aprile 2014 Liturgia della Parola Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 8 In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato». …È MEDITATA Nell'accesa diatriba tra i farisei e Gesù, seguita alla guarigione del paralitico in giorno di sabato sentita ieri, Giovanni annota che Gesù violava il sabato e chiamava Dio suo padre, facendosi uguale a Dio. Ci scordiamo, a volte, del fatto che Gesù è stato ucciso proprio a causa di questa supponenza, di questa arrogante pretesa: egli si fa uguale a Dio. La Chiesa non ha divinizzato un uomo, ma con fatica ha accettato la sconcertante notizia che Dio è diventato uomo. Conosco delle persone che si fermano all'umanità di Gesù, che ne ammirano la forza interiore, la coerenza, la serenità, la predicazione ma che considerano un'invenzione maldestra della Chiesa il fatto di avere divinizzato un grande personaggio della storia. Leggendo i vangeli, invece, possiamo affermare che, come ci dicono i testimoni del tempo, Gesù in più di un'occasione ha agito e parlato identificandosi con Dio, mettendosi al posto di Dio, cosa tanto più sconcertante perché avvenuta in seno ad un popolo che faceva dell'unicità e dell'alterità di Dio la propria gelosa peculiarità. Gesù, come avviene nella disputa sullo sabba, si permette di contraddire la prassi del tempo e di riportare al proprio significato originale il riposo fatto per l'uomo. Io credo che un grande uomo che si prende per Dio sia un povero pazzo. O che, invece, sia veramente ciò che dice di essere... -----------------------------------------Ora poi camminate nella fede, per tutto il tempo in cui, dimorando in questo corpo mortale, siete come pellegrini lontano dal Signore. Vostra via sicura si è fato colui al quale tendete, cioè Gesù Cristo, che per voi si è degnato di farsi uomo. Sant'Agostino 9 …È PREGATA Noi ti professiamo Dio, Maestro Gesù, noi crediamo che tu sei veramente ciò che dici di essere: il volto stesso di Dio, a te onore e gloria nei secoli, o Signore! …MI IMPEGNA La fede però per noi non dovrebbe essere un dato esterno, quasi imposto o soltanto culturale, ma deve nascere dal nostro rapporto personale con Gesù. È un rapporto di amore che si nutre ed alimenta il nostro rapporto di amore verso il nostro prossimo. Non vergogniamoci di dimostrare il nostro amore, proclamiamolo nella semplicità e nella discrezione della nostra vita. Cercherò di rendermi disponibile per un servizio a qualcuno che mi sta vicino (marito, moglie, figli, genitori, colleghi di lavoro…) Giovedì, 3 aprile 2014 1°giovedì del mese: preghiera per le vocazioni Liturgia della Parola Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». 10 …È MEDITATA Le Scritture, dice il Signore, rendono testimonianza che veramente la sua vita è la via di salvezza per tutti gli uomini. E' la sapienza antica che ha guidato il popolo d'Israele, salvandolo dalla schiavitù e dal deserto, che si è voluta fare ancora più vicina agli uomini, tanto da diventare carne e parole come loro. Se non abbiamo fiducia in quella Parola, dice il Signore, che esprime tutto il suo amore per noi, come potremmo essere salvati? Cosa potrebbe convincerci se non basta a smuoverci la sua vita morte e resurrezione tramandata nel Vangelo? E' l'essenzialità di un messaggio che Dio ha voluto affidare tutto intero alla debolezza umana, senza cercare di imporlo con la forza della prepotenza. E' invece delicato e convincente come il consiglio di un amico, entra nel cuore perché conosce il suo linguaggio, vince la nostra chiusura perché percorre le vie della nostra stessa vita. Sta a noi non serrare definitivamente le porte e lasciare aperto lo spiraglio dal quale con fiducia far entrare la luce della misericordia di Dio che salva. -----------------------------------------Molta gente dirà:"Io non vedo niente, io vedo le cose andare da male in peggio". Occorre l'occhio della fede per leggere negli eventi miei e intorno a me questa presenza dello Spirito Santo che costruisce il mondo nuovo, la Gerusalemme celeste, che non è una città nel cielo separata da qui, ma una città che viene dal cielo, cioè dalla forza di Dio e trasforma tutti i rapporti di questa terra. Card Carlo Maria Martini …È PREGATA O Dio, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza, fa’ che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali. Amen. …MI IMPEGNA Anche noi spalanchiamo il cuore alla testimonianza dei tanti profeti che ancora solcano le nostre strade, guardiamo alle opere, ai piccoli miracoli che il Signore ci dona quotidianamente e scrutiamo le Scritture con un cuore attento e libero, come facciamo tutti i giorni. Tutto ci parla di Cristo e Cristo ci parla di Dio. 11 Venerdì, 4 aprile 2014 astinenza Liturgia della Parola Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. …È MEDITATA C'è un modo scontato di ascoltare la Parola di Dio che ci fa ritenere di conoscerla già. Come quegli uomini che davanti a Gesù pensano di sapere già chi è, perché sanno da dove viene. Basta loro qualche sommaria notizia a chiudere occhi e orecchie. Gesù però sfugge a questa logica della scontatezza e del pregiudizio: ha qualcosa da comunicare, o meglio qualcuno da farci conoscere che è Dio stesso, che sfugge ai facili giudizi di chi pensa di sapere già come vanno le cose. Per questo Gesù sfugge alla cattura di quegli uomini che volevo imprigionarlo. La Parola del Signore sfugge all'ingabbiamento che vogliamo tante volte imporgli, per farne qualcosa di innocuo e scontato. Sfugge e si libera del peso delle abitudini, anche quelle religiose, che tante volte noi usiamo per camuffarla. Non era giunta ancora la sua ora, dice Giovanni, perché il tempo opportuno per cercare Gesù è sempre, in ogni momento e situazione, e mai è l'ora in cui possiamo dire di possederlo già. Per Gesù non era giunta la sua ora, quella della passione e morte. Anche per noi verranno le pene e poi “la nostra ora”; ed è salutare pensarci. Essere cristiani è veramente un andare contro corrente. Esige coerenza, fortezza e perseveranza. ------------------------------------------Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo. Tu sei il centro della storia e del mondo. Tu sei colui che ci conosce 12 e ci ama. Tu sei il compagno e l'amico della nostra vita. Tu sei l'uomo del dolore e della speranza. Io non finirei mai di parlare di te. Tu sei luce e verità, anzi: tu sei " la via, la verità e la vita" Paolo VI …È PREGATA O Signore, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza, fa’ che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel rinnovamento della vita interiore. Amen. …MI IMPEGNA A rivedere il mio stile di vita cristiano se è conforme alle mode oppure… Sabato, 5 aprile 2014 Liturgia della Parola Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53 LA PAROLA DEL SIGNORE …È ASCOLTATA In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. …È MEDITATA Quella di oggi è una pagina cupa, a tinte fosche. Il dissidio concernente Gesù, ormai, è globale. Litigano le persone riguardo alla vera identità di Gesù, litiga il Sinedrio con le guardie mandate ad arrestarlo e che tornano quasi convertite, litigano i saggi del Sinedrio tra di loro per questioni procedurali (Povero Nicodemo! L'ideologia dimentica il buon senso!). Ognuno torna a casa propria, un muro di sospetto e indifferenza si è alzato fra le persone. Gesù scandalizza, inquieta, provoca, obbliga a schierarsi, è un mistero. Anche noi 13 sperimentiamo che egli è venuto a portare il fuoco e la spada, anche noi sappiamo che accogliere Gesù senza parentesi significa pagare sulla propria pelle un esoso prezzo di coerenza. Guai ad un cristianesimo che anestetizza le coscienze, guai ad una visione della fede che non inquieta più, guai quando, anche nella Chiesa, si cerca il consenso bulgaro! Gesù è e resta mistero e se anche la Chiesa ha l'onore e l'onere di annunciarlo, non lo possiede mai completamente. Egli è l'irraggiungibile, il totalmente altro. Non possediamo Cristo, ne siamo posseduti, ne siamo affascinati, ne siamo testimoni. Non spaventiamoci, allora, se la nostra fede ci porta a fare delle scelte che gli altri giudicano pesantemente. Dio solo è il nostro giudice, come direbbe san Paolo. ------------------------------------------------------------------------------- Gesù lascia la Galilea e si incammina verso Gerusalemme. Sa bene che le sue parole possono costargli la vita. E, in effetti, il capitolo settimo di Giovanni si apre proprio con la decisione dei capi d'Israele di far tacere quel giovane profeta. E' diventato troppo scomodo. Se è necessario va eliminato anche con la morte. E' la storia dei tanti martiri cristiani la cui voce è stata stroncata dalla violenza omicida. Quella voce libera e autorevole doveva essere fermata. …È PREGATA O Signore misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. Amen. …MI IMPEGNA "Nessun uomo ha mai parlato così". Nessuno parla come lui: insegna a voler bene agli altri senza misura. È una voce che non si è mai udita: insegna che i veri beati sono i poveri, che beati sono i non violenti, che sono i miti e non i potenti a possedere la terra. PAPA FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO DALLA ASSOCIAZIONE "LIBERA" Venerdì, 21 marzo 2014 Cari fratelli e sorelle, grazie di avere fatto questa tappa a Roma, che mi dà la possibilità di incontrarvi, prima della veglia e della “Giornata della memoria e dell’impegno” che vivrete stasera e domani a Latina. Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità piano piano 14 vinca sulla corruzione, in ogni parte del mondo… E questo deve partire da dentro, dalle coscienze, e da lì risanare, risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi, e prenda il posto dell’inequità. So che voi sentite fortemente questa speranza, e voglio condividerla con voi, dirvi che vi sarò vicino anche questa notte e domani, a Latina – pur se non potrò venire fisicamente, ma sarò con voi in questo cammino, che richiede tenacia, perseveranza. In particolare, voglio esprimere la mia solidarietà a quanti tra voi hanno perso una persona cara, vittima della violenza mafiosa. Grazie per la vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti, per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i giovani!Vorrei pregare con voi – e lo faccio di cuore – per tutte le vittime delle mafie. Anche pochi giorni fa, vicino a Taranto, c’è stato un delitto che non ha avuto pietà nemmeno di un bambino. Ma nello stesso tempo preghiamo insieme, tutti quanti, per chiedere la forza di andare avanti, di non scoraggiarci, ma di continuare a lottare contro la corruzione. E sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male! E noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso, non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato, e non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire all’inferno. E’ quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Voi avete avuto un papà e una mamma: pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi. UDIENZA GENERALE 19 MARZO 2014 Oggi, 19 marzo, celebriamo la festa solenne di san Giuseppe, Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Dedichiamo dunque questa catechesi a lui, che merita tutta la nostra riconoscenza e la nostra devozione per come ha saputo custodire la Vergine Santa e il Figlio Gesù. L’essere custode è la caratteristica di Giuseppe: è la sua grande missione, essere custode. Oggi vorrei riprendere il tema della custodia secondo una prospettiva particolare: la prospettiva educativa. Guardiamo a Giuseppe come il modello dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita «in sapienza, età e grazia», come dice il Vangelo. Lui non era il padre di Gesù: il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per 15 farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia. Partiamo dall’età, che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e psicologica. Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù anzitutto da questo punto di vista, cioè lo ha “allevato”, preoccupandosi che non gli mancasse il necessario per un sano sviluppo. Non dimentichiamo che la custodia premurosa della vita del Bambino ha comportato anche la fuga in Egitto, la dura esperienza di vivere come rifugiati – Giuseppe è stato un rifugiato, con Maria e Gesù – per scampare alla minaccia di Erode. Poi, una volta tornati in patria e stabilitisi a Nazareth, c’è tutto il lungo periodo della vita di Gesù nella sua famiglia. In quegli anni Giuseppe insegnò a Gesù anche il suo lavoro, e Gesù ha imparato a fare il falegname con suo padre Giuseppe. Così Giuseppe ha allevato Gesù. Passiamo alla seconda dimensione dell’educazione, quella della «sapienza». Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth. E Giuseppe lo accompagnava perché Gesù ascoltasse la Parola di Dio nella sinagoga. E infine, la dimensione della «grazia». Dice sempre San Luca riferendosi a Gesù: «La grazia di Dio era su di lui» (2,40). Qui certamente la parte riservata a San Giuseppe è più limitata rispetto agli ambiti dell’età e della sapienza. Ma sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre non possono fare nulla per educare i figli a crescere nella grazia di Dio. Crescere in età, crescere in sapienza, crescere in grazia: questo è il lavoro che ha fatto Giuseppe con Gesù, farlo crescere in queste tre dimensioni, aiutarlo a crescere. Cari fratelli e sorelle, la missione di san Giuseppe è certamente unica e irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo custodire Gesù, educandolo a crescere in età, sapienza e grazia, egli è modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre. San Giuseppe è il modello dell’educatore e del papà, del padre. Affido dunque alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti – che sono padri –, e coloro che hanno un compito educativo nella Chiesa e nella società. In modo speciale, vorrei salutare oggi, giorno del papà, tutti i genitori, tutti i papà: vi saluto di cuore! Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto vicini ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini, vicini! Loro hanno bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del vostro amore. Siate per loro come san Giuseppe: custodi della loro crescita in età, sapienza e grazia. Custodi del loro cammino; educatori, e camminate con loro. E con questa vicinanza, sarete veri educatori. 16