SETE di PAROLA
IV Settimana di Quaresima
dal 30 Marzo al 5 Aprile 2014
VANGELO del GIORNO
COMMENTO
PREGHIERA
IMPEGNO
Domenica, 30 marzo 2014
Liturgia della Parola
Sam 16,1b.4.6-7.10-13a; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù Passando, vide un uomo cieco dalla
nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha
peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha
peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio.
Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno;
poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono
la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva,
spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di
Sìloe» - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i
vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano:
«Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano:
«È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva:
«Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli
occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha
spalmato gli occhi e mi ha detto: «Va’ a Sìloe e làvati!». Io sono andato, mi
sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose:
«Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il
giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i
farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli
disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».
Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non
osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere
segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al
cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli
rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco
e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che
aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi
dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero:
«Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda
non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo.
Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori,
perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se
uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per
questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di
nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo
che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo
so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha
fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non
avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi
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suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo
discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non
sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che
voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio
non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo
ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto
gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far
nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo
cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli
disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché
io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli
disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per
un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non
vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che
erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?».
Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome
dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
…È MEDITATA
Domenica scorsa era la "domenica
dell'acqua" (l'incontro di Gesù con
la samaritana), questa domenica
possiamo definirla "domenica della
luce" (Gesù dà la luce degli occhi e
della fede al cieco). Nel cammino
quaresimale che ci porta a
rinnovare insieme le promesse del
nostro battesimo nella Veglia
Pasquale, l'acqua e luce sono due
simboli, presi dalla natura, che ci
parlano di vita, ci portano alla vita
eterna. "Cristo illuminerà", così
finisce la seconda lettura. È Lui la
luce del mondo, le nostre tenebre
saranno illuminate da Cristo, solo
Lui può aprire i nostri occhi alla
luce. Il brano del cieco nato ci
presenta la condizione degli
uomini: chi accoglie la luce, Gesù
Cristo e chi, invece, si mette in
contrasto con Lui che è la luce del
mondo. La luce di Cristo è un dono
gratuito: questo è ciò che ci mostra
Il vangelo della guarigione del
cieco nato. Il cieco non aveva mai
visto la luce e di conseguenza tutte
le cose che prendono forma proprio
dalla luce; forse aveva già sentito
parlare di Gesù. Le sue tenebre lo
avvolgevano e non sapeva dove
incontrare il Signore. È Gesù che
prima lo vede, poi si mette accanto
a lui, fa del fango che gli spalma
sugli occhi. Questo uomo avvolto
dalla oscurità rappresenta la nostra
vita. Anche noi siamo nelle tenebre,
nelle difficoltà, nei problemi che ci
assillano. Dio che ci conosce
personalmente è vicino a chi ha il
cuore ferito, a chi è ammalato e
tocca ciascuno per riportarlo alla
luce. Ci fa capaci di vedere la realtà
e cosi distinguere il bene e il male e
poter scegliere cosa veramente
desideriamo. Tutto è dono gratuito
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di Dio. Il cieco non vede, ma sente
il tocco della mano, sente la voce di
Gesù che gli ordina di andare a
lavarsi nella piscina di Siloe. Alla
iniziativa di Dio il cieco deve fare
qualcosa, deve obbedire alla parola
di Dio, non deve giustificarsi per il
fatto che non vedendo non può
dirigersi alla piscina. Deve rischiare
di camminare ancora nel buio, di
inciampare, di cadere, se si fida
della parola del Signore che l'ha
toccato con amore, solo allora può
sperimentare la potenza dell'azione
divina nella sua esistenza e
cominciare a vedere. Perché la luce
entri e ci illumini è necessario la
nostra parte: ascoltare la Parola di
Dio e metterla in pratica. Egli fa
quello che Gesù gli ordina di fare
però ancora non l'ha visto. Dio
agisce sempre cosi, ci riporta alla
vita piena e ci lascia liberi. Per
quell'uomo che ora ci vede, c'è un
cammino nell'illuminazione, nella
comprensione della persona di
Gesù: prima dichiara davanti ai
giudei che "Gesù è un profeta",
che egli viene da Dio. Con questa
dichiarazione
pubblica
viene
rifiutato, anche i genitori non lo
difendono. Assumere la fede fino in
fondo è compromettente. In un
secondo momento Gesù stesso si
presenta davanti a lui e dice chi è.
Solo allora vede con gli "occhi
nuovi" Colui che l'ha guarito e
nasce la vera fede: "si prostrò e
l'adorò". La luce piena entra in noi
quando avviene l'incontro personale
con Gesù Luce.
-----------------------------------------Possiamo perdonare un bambino
quando ha paura del buio.
La vera tragedia della vita è
quando un uomo ha paura
della luce.
…È PREGATA
Vieni ad illuminarci,luce di questo mondo: vieni a rifare il mondo,Gesù, figlio
di Dio!
Signore, aumenta la mia fede! Cresca la mia conoscenza di te in questo tempo
favorevole del cammino quaresimale. Dammi di avere un cuore sempre
nuovamente stupito di te, del tuo amore. Un cuore capace di adorazione.
…MI IMPEGNA
In quanto credenti, sappiamo che Cristo è la luce, è colui che, col dono della
fede, nel nostro Battesimo ha aperto i nostri occhi rendendoci capaci di vedere
la realtà: la realtà di Dio e la realtà del mondo con gli occhi stessi di Dio. Tale
dono, però, impegna al contatto costante con Cristo luce e alla testimonianza
instancabile della fede.
Paul Claudel in una sua opera mette in bocca a un cieco questa domanda: "Voi
che ci vedete, che ne fate della luce?" E' una domanda che milioni di ciechi
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spirituali rivolgono oggi ai cristiani: "Voi che credete in Cristo che ne fate della
vostra fede?"
A che punto mi trovo nel cammino di fede? Permetto a Gesù di guarirmi col
Vangelo e con i Sacramenti, oppure sono ancora cieco o miope?
In che misura faccio mia la professione: "Io credo, Signore"?
Più si crede e più si testimonia. Ma anche, più si testimonia e più cresce la fede.
"La fede si rafforza donandola". (Giovanni Paolo II)
Com'è la mia testimonianza? Timida? Superficiale? Convinta? Entusiasta?
Lunedì, 31 marzo 2014
Liturgia della Parola
Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti
aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano
andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva
cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio
malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea,
si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per
morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il
funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che
Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli
vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a
che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo
mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a
quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua
famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea
in Galilea.
…È MEDITATA
Gesù, dopo il miracolo di Cana
dove ha trasformato l’acqua in
vino, continua il suo viaggio nella
periferia di Israele, la Galilea,
lontano dal potere. E qui s’imbatte
in un funzionario reale, che per
amore del figlio malato si abbassa a
chiedere aiuto al falegname di
Nazaret.
Due uomini, che in modo diverso
scendono dalla loro situazione di
privilegio e si umiliano per amore.
Da una parte sta il Figlio di Dio,
che è sceso dal cielo e si è fatto uno
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di noi; dall’altra sta un uomo di
potere, che dimentica il suo ruolo e
mendica un aiuto per amore del
figlio.
Il Maestro, dapprima, risponde in
modo
brusco
all’invocazione.
Vuole ammonire il popolo ebreo,
sempre alla ricerca di segni
prodigiosi per credere. In seguito,
vista l’insistenza di un padre
disperato, dà la risposta sicura:
“Va’, tuo figlio vive!”
I miracoli di Gesù sono sempre
l’esito di un incontro personale, di
uno sguardo che penetra nell’anima
e intuisce il senso profondo della
domanda. Quando trova la purezza
di cuore, risponde immediatamente,
magari con modalità che non
sempre ci sono chiare, ma
senz’altro per “dare vita e vita in
abbondanza”.
In questo percorso quaresimale che
ci porta alla Pasqua presentiamoci
anche noi davanti a Gesù,
prostriamoci e preghiamo. Anche
noi portiamo nel cuore figli e figlie
che soffrono, fratelli e sorelle che
disperano in una crisi economica
che non lascia scampo a nessuno.
Abbiamo nell’animo le ferite delle
violenze, degli stupri, delle
volgarità, della pedofilia. Andiamo
incontro a Gesù accompagnati da
queste situazioni di dolore e
chiediamo il suo intervento con la
stessa fede del funzionario reale.
Lui sicuramente si fermerà e ci darà
la risposta di speranza, che ci ha
ottenuto con la sua Pasqua.
------------------------------------------La fede è meglio, per te, che una
nave sul mare. Questa infatti è
retta dai remi, tuttavia i flutti la
possono far affondare; ma la tua
fede non affonda mai, se la tua
volontà
non
lo
vuole.
S.Efrem il Siro
…È PREGATA
Signore io credo, ma aiuta la mia fede.
…MI IMPEGNA
Questa parola di oggi ci provoca a verificare se la fede, l'adesione a Cristo è
radicale e permea tutta la nostra vita, oppure se ne è solo un aspetto, magari
marginale, da vivere in modo nascosto. Testimoniamo con la vita e
quotidianamente il nostro amore per Cristo morto e risorto?
Martedì, 1 aprile 2014
Liturgia della Parola
Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-3.5-16
LA PAROLA DEL SIGNORE
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…È ASCOLTATA
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme,
presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con
cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e
paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù,
vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi
guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga
nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro
scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina».
E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato
guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro:
«Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli
domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: «Prendi e cammina»?». Ma
colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato
perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli
disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di
peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
…È MEDITATA
"Vuoi guarire?" Resto sempre
perplesso
dell'ovvietà
delle
domande del Signore Gesù.
Almeno
all'apparenza.
Poi,
scavando, scopro una sottile e
attualissima sensibilità del Signore,
una conoscenza fuori dell'ordinario,
per un uomo del suo tempo, dei
meccanismi e delle capacità di
analisi dell'inconscio umano che
Gesù possedeva. A tutti verrebbe
da dire: "Certo che sì! Ma che
cavolo di domande poni?" Invece il
paralitico è sincero: "Nessuno mi
porta in acqua". No, non era per
nulla scontato guarire. Mendicante
da sempre, il paralitico si è fatto
una ragione della sua malattia e ne
trae un mezzo di sussistenza. Si
aspetta dagli altri di essere messo
nell'acqua, dagli altri una soluzione.
La domanda del Signore è, perciò,
straordinariamente rispettosa. Vuoi
guarire? Sei disposto a cambiare
vita, a mettere del tuo? Spesso solo
a parole vogliamo uscire da una
situazione di sofferenza o di
peccato: è molto più semplice
cercare
delle
soluzioni
improvvisate che mettere in
discussione
un
proprio
atteggiamento consolidato negli
anni. Il Signore conosce questa
sottile arma dell'avversario: il
pantano nebbioso e rassegnato in
cui ci fermiamo aspettando il
miracolo. E ci chiede, da adulto:
davvero vuoi cambiare? Quaresima
è un'occasione di cambiamento,
non
una
devota
penitenza,
quaresima
è
l'occasione
di
convertire il nostro cuore. Ma solo
se lo vogliamo davvero...
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Ridurre il bene al benessere è un
errore fatale. Il vero male è il
peccato e la vera guarigione è il
perdono dei peccati. Noi diciamo:
basta la salute! Ma Cristo sa che la
salute non basta. Egli è venuto a
cambiare l'uomo, cominciando dal
cuore.
…È PREGATA
Lo voglio, guarisci dalla tua fede fredda e anonima
impaurita e incapace di partire.
Lo voglio, guarisci dalla prepotenza, dall'orgoglio,
da una mente chiusa e da orizzonti stretti.
Lo voglio, guarisci dall'odio ereditato nei tuoi occhi,
dalle ferite della tua impazienza
e dall'oscuro nemico che ti corrode il cuore.
Lo voglio, guarisci dalla paura di te stesso,
dal tuo sguardo che si difende invece di accogliere.
…MI IMPEGNA
Mi lascio interrogare da queste parole di Papa Francesco: La cultura del benessere,
che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa
vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del
futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla
globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo
caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza
dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!
Mercoledì, 2 aprile 2014
Liturgia della Parola
Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io
agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non
soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se
stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli
fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli
manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di
queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la
vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica
nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come
onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
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In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha
mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla
morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora - ed è questa - in cui i
morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata,
vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche
al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché
è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro
che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene
per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di
condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto
e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui
che mi ha mandato».
…È MEDITATA
Nell'accesa diatriba tra i farisei e
Gesù, seguita alla guarigione del
paralitico in giorno di sabato sentita
ieri, Giovanni annota che Gesù
violava il sabato e chiamava Dio
suo padre, facendosi uguale a Dio.
Ci scordiamo, a volte, del fatto che
Gesù è stato ucciso proprio a causa
di questa supponenza, di questa
arrogante pretesa: egli si fa uguale
a Dio. La Chiesa non ha divinizzato
un uomo, ma con fatica ha accettato
la sconcertante notizia che Dio è
diventato uomo. Conosco delle
persone che si fermano all'umanità
di Gesù, che ne ammirano la forza
interiore, la coerenza, la serenità, la
predicazione ma che considerano
un'invenzione
maldestra
della
Chiesa il fatto di avere divinizzato
un grande personaggio della storia.
Leggendo i vangeli, invece,
possiamo affermare che, come ci
dicono i testimoni del tempo, Gesù
in più di un'occasione ha agito e
parlato identificandosi con Dio,
mettendosi al posto di Dio, cosa
tanto più sconcertante perché
avvenuta in seno ad un popolo che
faceva dell'unicità e dell'alterità di
Dio la propria gelosa peculiarità.
Gesù, come avviene nella disputa
sullo sabba,
si
permette
di
contraddire la prassi del tempo e di
riportare al proprio significato
originale il riposo fatto per l'uomo.
Io credo che un grande uomo che si
prende per Dio sia un povero
pazzo. O che, invece, sia veramente
ciò che dice di essere...
-----------------------------------------Ora poi camminate nella fede, per
tutto il tempo in cui, dimorando in
questo corpo mortale, siete come
pellegrini lontano dal Signore.
Vostra via sicura si è fato colui al
quale tendete, cioè Gesù Cristo, che
per voi si è degnato di farsi uomo.
Sant'Agostino
9
…È PREGATA
Noi ti professiamo Dio, Maestro Gesù, noi crediamo che tu sei veramente ciò
che dici di essere: il volto stesso di Dio, a te onore e gloria nei secoli, o
Signore!
…MI IMPEGNA
La fede però per noi non dovrebbe essere un dato esterno, quasi imposto o
soltanto culturale, ma deve nascere dal nostro rapporto personale con Gesù. È
un rapporto di amore che si nutre ed alimenta il nostro rapporto di amore verso
il nostro prossimo. Non vergogniamoci di dimostrare il nostro amore,
proclamiamolo nella semplicità e nella discrezione della nostra vita. Cercherò
di rendermi disponibile per un servizio a qualcuno che mi sta vicino (marito,
moglie, figli, genitori, colleghi di lavoro…)
Giovedì, 3 aprile 2014
1°giovedì del mese: preghiera per le vocazioni
Liturgia della Parola
Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso,
la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di
me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei
messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo
testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era
la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto
rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di
Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere
che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il
Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai
ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane
in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture,
pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno
testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non
ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io
sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro
venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che
ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa:
Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè,
credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi
scritti, come potrete credere alle mie parole?».
10
…È MEDITATA
Le Scritture, dice il Signore,
rendono
testimonianza
che
veramente la sua vita è la via di
salvezza per tutti gli uomini. E' la
sapienza antica che ha guidato il
popolo d'Israele, salvandolo dalla
schiavitù e dal deserto, che si è
voluta fare ancora più vicina agli
uomini, tanto da diventare carne e
parole come loro. Se non abbiamo
fiducia in quella Parola, dice il
Signore, che esprime tutto il suo
amore per noi, come potremmo
essere salvati? Cosa potrebbe
convincerci se non basta a
smuoverci la sua vita morte e
resurrezione
tramandata
nel
Vangelo? E' l'essenzialità di un
messaggio che Dio ha voluto
affidare tutto intero alla debolezza
umana, senza cercare di imporlo
con la forza della prepotenza. E'
invece delicato e convincente come
il consiglio di un amico, entra nel
cuore perché conosce il suo
linguaggio, vince la nostra chiusura
perché percorre le vie della nostra
stessa vita. Sta a noi non serrare
definitivamente le porte e lasciare
aperto lo spiraglio dal quale con
fiducia far entrare la luce della
misericordia di Dio che salva.
-----------------------------------------Molta gente dirà:"Io non vedo
niente, io vedo le cose andare da
male in peggio". Occorre l'occhio
della fede per leggere negli eventi
miei e intorno a me questa
presenza dello Spirito Santo che
costruisce il mondo nuovo, la
Gerusalemme celeste, che non è
una città nel cielo separata da qui,
ma una città che viene dal cielo,
cioè dalla forza di Dio e trasforma
tutti i rapporti di questa terra.
Card Carlo Maria Martini
…È PREGATA
O Dio, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza, fa’ che
camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle
feste pasquali. Amen.
…MI IMPEGNA
Anche noi spalanchiamo il cuore alla testimonianza dei tanti profeti che ancora
solcano le nostre strade, guardiamo alle opere, ai piccoli miracoli che il Signore
ci dona quotidianamente e scrutiamo le Scritture con un cuore attento e libero,
come facciamo tutti i giorni. Tutto ci parla di Cristo e Cristo ci parla di Dio.
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Venerdì, 4 aprile 2014
astinenza
Liturgia della Parola
Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più
percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava
intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Ma quando i suoi fratelli
salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che
cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I
capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo
di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù
allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e
sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha
mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui
ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a
mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
…È MEDITATA
C'è un modo scontato di ascoltare
la Parola di Dio che ci fa ritenere di
conoscerla già. Come quegli
uomini che davanti a Gesù pensano
di sapere già chi è, perché sanno da
dove viene. Basta loro qualche
sommaria notizia a chiudere occhi e
orecchie. Gesù però sfugge a questa
logica della scontatezza e del
pregiudizio: ha qualcosa da
comunicare, o meglio qualcuno da
farci conoscere che è Dio stesso,
che sfugge ai facili giudizi di chi
pensa di sapere già come vanno le
cose. Per questo Gesù sfugge alla
cattura di quegli uomini che volevo
imprigionarlo. La Parola del
Signore sfugge all'ingabbiamento
che vogliamo tante volte imporgli,
per farne qualcosa di innocuo e
scontato. Sfugge e si libera del peso
delle abitudini, anche quelle
religiose, che tante volte noi
usiamo per camuffarla. Non era
giunta ancora la sua ora, dice
Giovanni,
perché
il
tempo
opportuno per cercare Gesù è
sempre, in ogni momento e
situazione, e mai è l'ora in cui
possiamo dire di possederlo già.
Per Gesù non era giunta la sua ora,
quella della passione e morte.
Anche per noi verranno le pene e
poi “la nostra ora”; ed è salutare
pensarci.
Essere
cristiani
è
veramente un andare contro
corrente. Esige coerenza, fortezza e
perseveranza.
------------------------------------------Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo.
Tu sei il centro della storia e del
mondo. Tu sei colui che ci conosce
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e ci ama. Tu sei il compagno e
l'amico della nostra vita. Tu sei
l'uomo del dolore e della speranza.
Io non finirei mai di parlare di te.
Tu sei luce e verità, anzi: tu sei
" la via, la verità e la vita" Paolo VI
…È PREGATA
O Signore, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza,
fa’ che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel
rinnovamento della vita interiore. Amen.
…MI IMPEGNA
A rivedere il mio stile di vita cristiano se è conforme alle mode oppure…
Sabato, 5 aprile 2014
Liturgia della Parola
Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53
LA PAROLA DEL SIGNORE
…È ASCOLTATA
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui
è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano:
«Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide
e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un
dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le
mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e
questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie:
«Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati
ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma
questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che
era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra
Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla
Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
…È MEDITATA
Quella di oggi è una pagina cupa, a
tinte fosche. Il dissidio concernente
Gesù, ormai, è globale. Litigano le
persone riguardo alla vera identità
di Gesù, litiga il Sinedrio con le
guardie mandate ad arrestarlo e che
tornano quasi convertite, litigano i
saggi del Sinedrio tra di loro per
questioni
procedurali
(Povero
Nicodemo! L'ideologia dimentica il
buon senso!). Ognuno torna a casa
propria, un muro di sospetto e
indifferenza si è alzato fra le
persone.
Gesù
scandalizza,
inquieta, provoca, obbliga a
schierarsi, è un mistero. Anche noi
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sperimentiamo che egli è venuto a
portare il fuoco e la spada, anche
noi sappiamo che accogliere Gesù
senza parentesi significa pagare
sulla propria pelle un esoso prezzo
di coerenza. Guai ad un
cristianesimo che anestetizza le
coscienze, guai ad una visione della
fede che non inquieta più, guai
quando, anche nella Chiesa, si
cerca il consenso bulgaro! Gesù è e
resta mistero e se anche la Chiesa
ha l'onore e l'onere di annunciarlo,
non
lo
possiede
mai
completamente.
Egli
è
l'irraggiungibile, il totalmente altro.
Non possediamo Cristo, ne siamo
posseduti, ne siamo affascinati, ne
siamo
testimoni.
Non
spaventiamoci, allora, se la nostra
fede ci porta a fare delle scelte che
gli altri giudicano pesantemente.
Dio solo è il nostro giudice, come
direbbe san Paolo.
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Gesù lascia la Galilea e si
incammina verso Gerusalemme.
Sa bene che le sue parole possono
costargli la vita. E, in effetti, il
capitolo settimo di Giovanni si
apre proprio con la decisione dei
capi d'Israele di far tacere quel
giovane profeta. E' diventato
troppo scomodo. Se è necessario
va eliminato anche con la morte.
E' la storia dei tanti martiri
cristiani la cui voce è stata
stroncata dalla violenza omicida.
Quella voce libera e autorevole
doveva
essere
fermata.
…È PREGATA
O Signore misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te
non possiamo piacere a te, sommo bene. Amen.
…MI IMPEGNA
"Nessun uomo ha mai parlato così". Nessuno parla come lui: insegna a voler
bene agli altri senza misura. È una voce che non si è mai udita: insegna che i
veri beati sono i poveri, che beati sono i non violenti, che sono i miti e non i
potenti a possedere la terra.
PAPA FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO DALLA ASSOCIAZIONE "LIBERA"
Venerdì, 21 marzo 2014
Cari fratelli e sorelle,
grazie di avere fatto questa tappa a Roma, che mi dà la possibilità di
incontrarvi, prima della veglia e della “Giornata della memoria e dell’impegno”
che vivrete stasera e domani a Latina. Il desiderio che sento è di condividere
con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità piano piano
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vinca sulla corruzione, in ogni parte del mondo… E questo deve partire da
dentro, dalle coscienze, e da lì risanare, risanare i comportamenti, le relazioni,
le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si
radichi, e prenda il posto dell’inequità. So che voi sentite fortemente questa
speranza, e voglio condividerla con voi, dirvi che vi sarò vicino anche questa
notte e domani, a Latina – pur se non potrò venire fisicamente, ma sarò con
voi in questo cammino, che richiede tenacia, perseveranza. In particolare,
voglio esprimere la mia solidarietà a quanti tra voi hanno perso una persona
cara, vittima della violenza mafiosa. Grazie per la vostra testimonianza, perché
non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti, per raccontare la vostra
storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i
giovani!Vorrei pregare con voi – e lo faccio di cuore – per tutte le vittime delle
mafie. Anche pochi giorni fa, vicino a Taranto, c’è stato un delitto che non ha
avuto pietà nemmeno di un bambino. Ma nello stesso tempo preghiamo
insieme, tutti quanti, per chiedere la forza di andare avanti, di non
scoraggiarci, ma di continuare a lottare contro la corruzione.
E sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai
protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore, cambiate
vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male! E noi preghiamo per
voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene. Questa vita che
vivete adesso, non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il
potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini
mafiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato, e non potrete
portarlo nell’altra vita. Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire
all’inferno. E’ quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Voi avete
avuto un papà e una mamma: pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi.
UDIENZA GENERALE 19 MARZO 2014
Oggi, 19 marzo, celebriamo la festa solenne di san Giuseppe, Sposo di Maria e Patrono
della Chiesa universale. Dedichiamo dunque questa catechesi a lui, che merita tutta la
nostra riconoscenza e la nostra devozione per come ha saputo custodire la Vergine
Santa e il Figlio Gesù. L’essere custode è la caratteristica di Giuseppe: è la sua grande
missione, essere custode. Oggi vorrei riprendere il tema della custodia secondo una
prospettiva particolare: la prospettiva educativa. Guardiamo a Giuseppe come il
modello dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di
crescita «in sapienza, età e grazia», come dice il Vangelo. Lui non era il padre di Gesù:
il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per
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farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia. Partiamo
dall’età, che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e psicologica.
Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù anzitutto da questo
punto di vista, cioè lo ha “allevato”, preoccupandosi che non gli mancasse il
necessario per un sano sviluppo. Non dimentichiamo che la custodia
premurosa della vita del Bambino ha comportato anche la fuga in Egitto, la
dura esperienza di vivere come rifugiati – Giuseppe è stato un rifugiato, con
Maria e Gesù – per scampare alla minaccia di Erode. Poi, una volta tornati in
patria e stabilitisi a Nazareth, c’è tutto il lungo periodo della vita di Gesù nella
sua famiglia. In quegli anni Giuseppe insegnò a Gesù anche il suo lavoro, e
Gesù ha imparato a fare il falegname con suo padre Giuseppe. Così Giuseppe
ha allevato Gesù. Passiamo alla seconda dimensione dell’educazione, quella
della «sapienza». Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa
sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe
ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto
accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth. E Giuseppe lo
accompagnava perché Gesù ascoltasse la Parola di Dio nella sinagoga. E infine,
la dimensione della «grazia». Dice sempre San Luca riferendosi a Gesù: «La
grazia di Dio era su di lui» (2,40). Qui certamente la parte riservata a San
Giuseppe è più limitata rispetto agli ambiti dell’età e della sapienza. Ma
sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre non possono fare
nulla per educare i figli a crescere nella grazia di Dio. Crescere in età, crescere
in sapienza, crescere in grazia: questo è il lavoro che ha fatto Giuseppe con
Gesù, farlo crescere in queste tre dimensioni, aiutarlo a crescere. Cari fratelli e
sorelle, la missione di san Giuseppe è certamente unica e irripetibile, perché
assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo custodire Gesù, educandolo a
crescere in età, sapienza e grazia, egli è modello per ogni educatore, in
particolare per ogni padre. San Giuseppe è il modello dell’educatore e del
papà, del padre. Affido dunque alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti –
che sono padri –, e coloro che hanno un compito educativo nella Chiesa e nella
società. In modo speciale, vorrei salutare oggi, giorno del papà, tutti i genitori,
tutti i papà: vi saluto di cuore! Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto
vicini ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini, vicini! Loro hanno bisogno di
voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del vostro amore. Siate per
loro come san Giuseppe: custodi della loro crescita in età, sapienza e grazia.
Custodi del loro cammino; educatori, e camminate con loro. E con questa
vicinanza, sarete veri educatori.
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